Quantcast
Channel: #unacuriositàvenezianapervolta
Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

“LO SAPEVATE DI BURANO CHE …”

$
0
0

“UNA CURIOSITA’ VENEZIANA PER VOLTA” – n° 35.

“LO SAPEVATE DI BURANO CHE …”

Sembra che un tempo esistesse nella città di Altino romana, fra le altre porte di cinta, anche una "Porta Boreana", il cui nome forse derivava dal vento del Nord. Lì vicino il fiume Sile fluiva liberamente nella Laguna di Venezia e quindi al mare a Trepalade, lasciando Altino a destra e seguendo il canale della Ciggolia,uscendo di fronte all’isoletta del Monte dell’Oro (sarebbe curiosissimo da raccontare l’origine di questo toponimo vicino all’isola di Torcello … ma sarà per un’altra volta). Le acque del Sile, diventate laguna, andavano poi a Tre Porti a sfociare in mare, passando davanti ai monasteri dei Borgognoni e di San Giovanni di Torcello da una riva, e San Eufemia di Mazzorbo e “la bella Burano dei merletti”dall’altra.

La leggenda spiega bene da dove derivano quei punti ad ago meravigliosi, leggeri come nuvole. Un pescatore buranello aveva resistito, buttando le reti, al canto maliardo, fascinoso e rapitore delle Sirene del mare. Lo aveva fatto per amore e in nome della sua bella che lo attendeva ogni sera al tramonto sulla riva dell’isola colorata di Burano. La regina della Sirene, meravigliata da tale fedeltà, gli offrì una delicatissima corona di schiume per ornare il capo della sua bella sposa. Da quel giorno, le donne di Burano, conquistate e ammirate dalla bellezza di quel velo speciale, cercarono in ogni modo di imitarlo, iniziando a ricamare i merletti a mano, i famosi pizzi di Burano. Il merletto di Burano è stato ed è un dono magico e misterioso prodotto dalle Sirene dei Mari e della Laguna Veneziana, poi offerto ai Buranelli.

Diffidate quindi dalle imitazioni !

Quand’ero bambino, l’isola, la mia isola, contava circa 7.018 abitanti mi diceva il parroco, non so secondo quale suo conteggio contorto. Ora mi riferiscono che ne annoveri circa e solo 2.300: una bella discesa direi. Comunque Burano rimane il più importante e significativo centro della Laguna Nord di Venezia. E non sono certo io a dirlo ...

Quel numero di abitanti della mia giovinezza, sembra sia stato fra i più alti da quando intorno all’anno 1000 l’isola di Burano risultava già abitata. Da allora non venne mai più abbandonata, toccando il massimo del suo sviluppo nel lontano 1500: più di mezzo millennio fa. 
Burano era un semplice sobborgo di Torcello dove risiedeva sia il Podestà che il Vescovo di quell’ampia zona della laguna comprendente almeno nove fra isole grandi e piccole.

Burano lievitava … perché già nel 1120 un documento certo accennava alla presenza della chiesa di San Martino di Burano, mentre solo tre anni dopo un altro documento indicava la presenza del monastero femminile dei Santi Cornelio e Cipriano di Burano, che verrà soppresso già nel 1347.

Per avere un’idea un po’ più precisa della situazione di quello spicchio omogeneo e vivissimo di laguna veneziana nascosta, ricordiamo che Papa Urbano VIII specificò, nel marzo 1186, che il Vescovo Leonardo Donà di Torcello governava sulle tutte le pievi e monasteri delle isole di:
-  Ammiana.
-  Santa Cristina con i monasteri di San Felice e Fortunato.
-  Sul monastero di San Giovanni Evangelista di Torcello.
-  Centranico.
-  Castrazio.
-  Lio Maggiore.
-  Burano con San Cipriano di Burano.
-  San Cipriano di Murano.
Inoltre aveva diritti e giurisdizione su tutta la striscia di Terraferma oltre il bordo della Laguna di Venezia, comprendente:
-  Caverniaco con il suo porto.
-  San Pietro di Terzo con Tessera (escluso l’aeroporto ! ) e diritti su paludi, boschi, prati e sulla chiesa di San Michele del Quarto.
-  Altino con i resti del Forte antico.
-  Campalto sulla strada dei mercanti.
-  San Felice di Torre di Dossa sul Sile o Villafranca.
-  Quarto e Trepalade con l’Ospedale di San Giacomo sul Sile  o della palude.
-  I mulini sulla sinistra del Piave con la chiesa di San Giovanni Evangelista di fronte alla città episcopale di Equilo (che sarebbe Jesolo di oggi) detta Villafranca.
-  La chiesa di San Donato di Musile con tutte le terre fino al mare.
-  Infine la chiesa di San Samuele presso il fiume Livenza nel territorio della diocesi di Olivolo ossia di Castello a Venezia.

Niente male i possedimenti del Vescovo di Torcello, eh !

Nel 1200 la Serenissima riordinò il suo sistema politico-amministrativo sostituendo i vecchi Gastaldi locali con Podestà di sua nomina diretta. All’isola di Burano concesse di eleggere una sua Assemblea detta Consiglio della Magnifica Comunità di Burano. Il Consiglio aveva un suo palazzo civico, (ancora oggi visibile in Piazza Galuppi, seppure molto modificato) ed era composto da 40 cittadini facoltosi originari di Burano di età superiore ai 25 anni. Eleggeva a maggioranza: Giudici, Ufficiali, Procuratori, Uomini de Comun, Massari, Notaio, Cancelliere, Comandador e Capi di Contrada.  Ogni istanza doveva essere approvata dal Podestà della Serenissima, e gli assenti al suono di campana della chiamata pagavano una multa di 20 soldi per ogni assenza (come i politici di oggi ...magari).

Nel 1214 si fondò e istituì a Burano un altro monastero femminile nella zona detta di San Mauro. Sarà abitato e attivo fino al 1806.
A distanza di neanche 50 anni, se ne fondò un altro ancora, sempre di donne monache, il monastero di San Vito e Modesto, (vicino alla chiesa di San Martino rimasta oggi) che verrà soppresso nel 1768.

In una domenica d’inizio ottobre fra 1370 e 1375, al tempo “del Nobile et Savio Messer Polo Zuliano, Honorevole Podestà de Torcello”, Buranelli e Podestà decisero delle importantissime regole da rispettare in laguna sulla “misuris vini”. Si decise il modo in cui i tavernieri dovevano misurare e vendere il vino usando “bozze”apposite fornite dal Comune. Si disciplinò la materia dei debiti verso il Comune, le condizioni d’affitto delle taverne, e l’entità  delle multe e delle pene per Beccheri e Tavernieri sull’uso e abuso delle riserve di carne e di vino.

I Buranelli con i loro vicini, erano considerati persone sempre vispe e intraprendenti ... forse anche coraggiosi, sempre disposti a difendere i propri diritti.
Nell’aprile 1378, infatti, con la Guerra di Chioggia contro i Genovesi, 600 abitanti di Burano,Torcello e Mazzorbo andarono incontro con una grande bandiera all’Ammiraglio Pisani che era stato deposto e sostituito da Taddeo Giustinian,e fecero un grande clamore. Ottennero il reincarico del Pisani, che allestì anche con i contributi personali dei popolani una flotta di 40 nuove galee nell’Arsenale di Venezia, riuscendo ad armarle d’equipaggio in soli 3 giorni per ben 2/3.
Con quella determinazione, la guerra termino’ ovviamente a favore di Venezia, come ricorda la storia.

Fra 1427 e 1474, Burano disponeva, per ordine diretto del Senato Veneto della Serenissima, di balestrieri e milizie all’ordine del Podestà di Torcello usati come scorta d’onore o a merci preziose in transito verso Venezia.

Nel giugno 1449, quando in quella zona si segnalavano attivi diversi mulini, il Doge Francesco Foscari scrisse una lettera-ordine al Podestà di Torcello Antonio Erizzo. Ordinava che la Comunità di Burano scegliesse e comunicasse al Vescovo di Torcello chi voleva come Pievano dell’isola. Inoltre, pregava il suddetto Vescovo di Torcello di rimuovere immediatamente la scomunica inferta ai Buranelli per non aver accettato la persona da lui nominata, e di non osare più infliggerne altre simili per il futuro. Infine avvertiva il Vescovo che era incorso nella pena di 25 lire da parte della Serenissima, per non aver preso parte alla processione di San Vito nella stessa isola di Burano.
Povero Vescovo di Torcello ! Che strapazzata da parte dei Buranelli.

Viceversa, nel giugno 1453, viste le risse furibonde, le bestemmie, le scommesse, i debiti, il Doge e il Consiglio dei Dieci di Venezia, ingiungevano e ribadivano il divieto di giocare a dadi nelle taverne di Burano. Qualche anno dopo, per sostenere la vita civica e l’economia traballante dell’isola, s’istituì la Camera dei Pegni sulle cose mobili, per provare a combattere usura e concedere prestiti equi.

Nel 1462 si promulgarono gli Statuti di Torcello comprendenti anche Burano durante la Podesteria di Giovanni Gabrielli, mentre nel 1474 il Podestà di Torcello ordinò di trovare ed approntare colle sue armi 50 balestieri atti all’esercito per l’impresa di Scutari in Albania e di tenere sempre pronte 15-20 barche da guerra.

Nel 1487 il Consiglio della Magnifica Comunità di Burano approvò che il chirurgo-barbiere Mastro Battista Catellàn fosse confermato per altri 5 anni in quella sorta di servizio per l’isola.

Giunto dicembre 1492, l’anno della scoperta dell’America oltreoceano, i Governatori delle Entrate della Serenissima ingiunsero a Lorenzo Manolexo, Esattore delle tasse veneziane, di non vessare i cittadini di Torcello, Burano e Mazzorbo per i debiti contrati a causa delle decime da pagare, e di restituire subito i loro pegni e denari riscossi con forza dagli insolventi.

Durante il 1500, il Podestà di Torcello si spostò ad abitare prima saltuariamente poi definitivamente a Burano, considerata isola più sana, anche se la Serenissima era contraria e lo richiamava continuamente a risiedere a Torcello, permettendogli di rimanere a Burano al massimo per 2 mesi l’anno per curarsi la salute.

Otto anni dopo, una disposizione della Quarantia Civile Nuova di Venezia esonerava i Pistori di Torcello, Burano e Mazzorbo dal pagare il dazio di 10 piccoli per staio sulle farine acquistate,  nonostante le disposizioni emanate dai Provveditori alle Biave nel 1428.

Il 10 dicembre 1524, i Governatori alle Entrate di Venezia confermarono la concessione accordata già nel 1480 agli abitanti di Murano, Torcello, Mazzorbo e Burano di trasportare nelle loro terre maiali per uso personale esenti da dazio.
Tre anni dopo, nel 1527-1528, essendosi ridotta per Venezia la possibilità d’importare grano dai tradizionali paesi con cui commerciava di solito, il prezzo del grano crebbe di ben 4 volte. La fame spinse la gente verso la città lagunare dove c’erano i Fondaci e i Magazzini del grano.
Lo storico Marin Sanudo, a meno di una settimana da Natale, descriveva così la situazione drammatica:

“…. ogni sera in piazza San Marco, sulle vie della città e su Rialto è pieno di bambini che gridano ai passanti: “Pane ! Pane ! Muoio di fame e di freddo !” E’ una visione terribile.
Al mattino, sotto i portici dei palazzi vengono trovati cadaveri.”

Arrivò poi il tempo seguente di Carnevale nel febbraio del 1528.

“… la città è in festa, sono stati organizzati molti balli in maschera e al tempo stesso, di giorno e di notte, è immensa la folla dei poveri … A causa della gran fame che regna nel paese, molti vagabondi si sono decisi di giungere qui, insieme ai bambini, in cerca di cibo … In questa città regna continuamente una gran fame. Oltre ai poveri di Venezia che si lamentano per le strade, ci sono anche i miserabili dell’isola di Burano, con i loro fazzoletti in testa ed i bimbi in braccio a chiedere l’elemosina ... Non si puo’ assistere in pace ad una messa, senza che una dozzina di mendicanti non ti circondi e chieda aiuto. Non si puo’ aprire la borsa, senza che subito un poveraccio non ti avvicini, chiedendo un denaro. Girano per le strade persino a tarda sera, bussando alle porte e gridando “Muoio di fame !” …”

Nonostante tutto questo, nel 1533 si costruì e fondò a Burano un altro monastero femminile: quello di Santa Maria delle Grazie, che verrà soppresso solo da un certo Napoleone, trecento anni dopo nel 1807.

Trascorsi altri dieci anni, la Ternaria Vecchia di Venezia emise una terminazione che concedeva ai poveri Buranelli di condurre nella loro comunità olio e altro senza pagare dazio, purché giurassero di destinarlo a solo uso domestico. In seguito si annullò tutto, perché tutti portavano olio a Burano per non pagare il dazio.

Nel giugno 1550, i Governatori delle Entrate di Venezia, permisero  ad Angelo Callegher di portare ogni settimana nella sua bottega di Burano: 1 cuoio per suole, 5-6 pelli e del cordame per fabbricare scarpe e ciabatte agli isolani.

Nel febbraio 1577, Burano inviò una supplica al Doge chiedendo per la miseria in cui versavano i suoi abitanti, di essere esentati dal debito di 269 lire di grossi contratto nel 1573 per non aver pagato l’imposta sulle abitazioni. In risposta, un decreto del Senato e una successiva imposizione dei Savi alle Cazude sollevarono le Comunità di Burano, Mazzorbo e Torcello dal debito di 26 lire di grossi contratto durante la guerra per l’aumento della decima sulle case. E ancora nel 1622-1624, un mandato dei Governatori delle Entrate sciolse il Comune di Burano dai debiti derivanti dal mancato pagamento di decime. Inoltre, una terminazione degli Officiali alle Rason Vecchie di Venezia, concesse ai pescatori Buranelli di recarsi a turno due per barca a vendere al Mercato di Rialto e di San Marco in deroga alla normativa precedente che limitava a un venditore soltanto.

Intanto, il 27 agosto 1615, Alessandro da Buran di anni 20 era stato impiccato a Venezia per ordine del Consiglio dei Dieci.

Fra 1625 e1661, ai tempi della terribilissima peste, gli abitanti di Burano erano 4.890. Nel 1638 a ringraziamento d’essere stati risparmiati dalla peste che a Venezia nel 1630 aveva fatto più di 35.000 vittime, Torcello e Burano grazie alle manifestazioni promosse dal Vescovo Torcellano Marco Zen e dal Parroco di Burano Giuseppe Tagliapietra, costruirono l’attuale altare in onore dei Tre Santi: Albano, Orso e Domenico ponendoli in un'unica urna. In quegli anni, a Burano si contavano 971 fra case e casette, 33 casini, 5 botteghe, 1 osteria e 1 taverna, 4 magazzini, 3 cavane da barche, 13 forni  per il pane, 1 squero per costruire barche e un Fontego della farina.

Il 18 marzo 1673, si eseguì a Venezia l’esecuzione capitale di Alvise Quintavalle da Buran, tirato a coda di cavallo per le strade, decapitato e squartato per ordine del Consiglio dei Dieci. Due anni dopo, Liberal figlio di Rocco Buranello fu attaccato alla forca in Piazza San Marco a Venezia dopo essere rimasto ucciso cercando di catturarlo, sempre per ordine del Consiglio dei Dieci.

Venezia Serenissima sapeva dimostrarsi, come sempre, provvida protettrice dei deboli, ma anche terribile giustiziera allo stesso tempo.

Alla fine del 1600 la vita religiosa in isola di Burano era fiorentissima: nei 3 conventi c’erano 90 monache e ben 44 sacerdoti curavano le anime dei Buranelli. Esistevano inoltre 5 Confraternite ed un Ospizio-Ospedale per i poveri dell’isola.

All’inizio del 1700, s’istituì un cordone marittimo di protezione sanitaria e di prevenzione lagunare per provare a salvarsi dai contagi e dalle pesti provenienti dall’estero. L’Ufficio Sanitario di Burano vigilava sulla Costa di Levante di Venezia, che andava da Burano, Treporti, Caorle, Falconeria fino a Lignano, mentre sulla Costa di Ponente di Venezia vigilava l’Ufficio di Sanità di Malamocco e Chioggia. L’Ufficio di Burano era gestito da 3 nobili o 3 cittadini aiutati da un certo numero di Guardiani d’Ispezione che controllavano tutte le barche in entrata ed uscita dalla laguna di Burano-Torcello rilasciando regolare Permesso Sanitario di Libera Navigazione, ed erano in stretto contatto con i Lazzaretti della Laguna di Venezia fino alla caduta della Repubblica.

Il 18 ottobre 1706, nacque a Burano Baldassare Galuppi detto il Buranello, famoso compositore, librettista-autore di opere teatrali, oratori di musica sacra, concerti per vari strumenti e sonate per clavicembalo. Coprì il ruolo di “Primo Maestro” della Basilica di San Marco, allievo di Antonio Lotti, grande amico di Carlo Goldoni e di Caterina II di Russia presso la cui corte fu ospite.
Scrutando i connotati dell’isola fra 1736 e 1766 c’erano:
  • 5.848 abitanti divisi in 1.408 famiglie, abitanti in 1.502 fra case e casette, e 7 casoni.
  • 2 medici.
  • 46 fra preti e chierici e 113 tra frati monaci e monache.
  • 39 botteghe con 27 Mastri d’arte, 267 artigiani manifattori e 95  negozianti e bottegai.
  • 12 ortolani con 69 orti e 14 vigne.
  • 1.323 fra marinai e pescatori con 2 squeri per costruire barche.
  • 5 forni da pane,1 pistoria, e 1 beccaio.
  • 10 magazzini.
  • 1 osteria e 1 bastione.

Gli “Sbirri della Serenissima” uccisero per strada nel 1751 Antonio Vio di Burano di professione sartorello, considerato un prepotente intollerabile e già bandito dalla Repubblica.

Fra 1777 e 1794, la cronaca d’epoca del Formaleoni ricordava che nella Podesteria di Torcello e Burano c’erano 9.000 anime tutte dedite alla pescagione, rispetto al 1625 gli abitanti erano raddoppiati. Nell’isola c’era un’unica parrocchia di San Martino, 2 conventi di monache, 1 Oratorio ed 1 Ospizio-Ospedale.  I Buranelli dicevano sempre:“… la miseria è orribile … è meglio andar in guerra che languire dalla fame …”

Arrivati i Francesi, i Buranelli furono fra i primi Municipalisti guidati dal cittadino Carminati. Col ritorno degli Austriaci, i Buranelli si prestarono volentieri al ripristino della Provveditoria di Torcello-Mazzorbo-Burano. Tornati di nuovo i Francesi, Burano li accolse esultante, divenendo uno dei 34 Comuni del Dipartimento Napoleonico dell’Adriatico. Burano fu nominato Comune di 2 Classe con 8.000 abitanti, mentre Torcello divenne Comune di 3° Classe con soli 200 abitanti.

Nel 1836 accadde un episodio di colera a Burano. In paese c’erano 1 Condotta Ostetrica e 2 Spezierie-Farmacie chiamate Condotte Farmaceutiche: “All’insegna del San Albano” del dott.Giuseppe Morandini e “Al Gambarotto” della vedova del dott.Gambarotto.  L’antichissima farmacia di San Albano si diceva nata ad opera di un profugo altinate Hieronimus Erbuarius, che aprì bottega di erborista fornendo erbe, decotti e medicine anche alle isole di San Erasmo,Torcello, Cavallino e Treporti.

Su iniziativa di alcuni cittadini sorse a Burano, nel 1845, uno dei primi istituti di beneficenza della Provincia di Venezia: “Elemosiniero Istituto di Burano” con rendita di lire 50 austriache annue. Provvedeva i poveri di letto, vitto, medicinali nonché di qualche straordinaria elemosina sovvenendo ben 1.000 persone l’anno. I Buranelli sovvenzionavano l’istituzione offrendo ben 1.500 lire austriache annue, pur essendo per la maggior parte anche loro nell’indigenza.

Nel 1848-1849 fu costituito a Burano un Comando della Guardia Civica, un Commissariato di Guerra per il IV Circondario della Difesa e un reparto della Guardia Mobile con compiti militari con 170 uomini armati e stipendiati dal Governo Provvisorio di Venezia con paga di 1 lira ½  al giorno ripartiti in 2 compagnie al comando dei tenenti Domenco Tagliapietra e Luigi D’Este. Si scioglierà all’atto della capitolazione della città di Venezia.

Burano nel 1856 attiva la Scuole Elementare Maschili e Femminili di I e II classe, con 2 insegnanti: 1 maestro supplente con assegno annuo di lire 460, e 1 maestro titolare: D’Este Antonio con assegno annuo di lire 600.

Nel settembre 1867 una tromba marina si abbattè su Burano provocando però 3 morti a Treporti. Nell’isola erano attivi:
- 3 barbieri, 9 calzolai, 1 materassaio, 1 lavoratore di vimini.
17 proprietari di barche minori.
3 fabbri, 8 falegnami, 2 finestreri, 1 imprenditore e 1 muratore. 
- 1 fabbricatore e venditore di paste da minestra, ossia la Ditta D’Este Eugenio detto Manesse figlio di Antonio che produceva con 1 operaio 3,9974 kg di pasta, ma non reggeva la concorrenza degli altri prodotti che possedevano piu’ forza motrice e migliore produzione.
1 macina da pino, 3 prestinai, con 1 venditore di biade e granaglie.
6 rivenditori di legna e carbone e 2 rivenditori di commestibili.
- 1 farmacia.
4 venditori di frutta e verdura, 12 botteghe di pizzicagnolo e salsamentari, e 2 macellai.
-  6 caffettieri, 2 venditori di liquori e 13 osti, tavernieri e venditori di vino, 6 bettolieri.

Fra 1873 e 1874 si attivò l’Ufficio Postale con servizio anche 2 volte al giorno in giro per il paese. La scuola elementare maschile e femminile aveva 2 maestri e la prima classe era frequentata da 77 scolari. Quattro anni dopo, la scuola maschile contava 107 scolari in 2 classi e quella femminile 92 in un’unica classe. I Buranelli chiesero di essere aggregati al Comune di Venezia. Ma un assessore veneziano commentò:

“… Il Lido ha la spiaggia, Murano le vetrerie, ma Burano cosa può offrirci ?… I beni patrimoniali di Burano non rendono nulla, i proprietari non pagano le tasse, e i beni cadono in mano alla Finanza che non sa che farsene … Burano per Venezia sarebbe solo un peso …”
Infatti la proposta di aggregazione fu respinta.

Nello stesso anno 1880, si unificarono nella “Congregazione di Carità di Burano”, la “Causa Pia” e “L’Elemosiniero” con un patrimonio di lire 7.616 e una rendita di lire 574 annue, mentre si attivò a Burano uno dei 20 Banchi del Gioco del Lotto di Venezia con estrazioni settimanali il sabato.

Fra 1894  e 1902: nella sola isola di Burano ci contavano 49 Compagnie di Novellanti con una flotta di 210 sandoli e un altro gruppo di 20 pescatori non riuniti in compagnia. Ogni equipaggio era costituito da due uomini e un ragazzo, per cui si poteva contare circa un migliaio di Novellanti, che si spingevano a pescare dalle acque della bocca di porto del Lido e San Erasmo fino alle zone più interne della laguna: le Paludi Maggiore, di Cona, della Rosa e di Ca’Zane.

Nel periodo tra 1910 e 1930, il Comune di Burano con le sue vicinanze contava fra 9.500 e 11.000 abitanti. Vi giunse il telegrafo, e Gino Rossi con Umberto Mogioli detti “ i ribelli di Ca’ Pesaro e della Biennale” s’innamorarono dell’isola e della laguna con i suoi colori, andarono ad abitarvi e vi tennero il loro studio-atelier. Nacque la Scuola di pittura di Burano a cui parteciparono: Barbantini, Carena, Castrati, Dalla Zorza, Garbari, Martini, Novati, Semeghini, Scopinich, Valeri, Vellani Marchi e molti altri ... come si può citarli tutti ? In seguito si unificò la farmacia, arrivò il telefono, e Burano fu aggregato al Comune di Venezia.

Nel novembre 1944 un incendio distrusse l’Archivio Comunale di Burano, mentre qualche anno dopo, nel giugno 1958 nacque un certo S.D.R. di mia stretta conoscenza.

Il 4 novembre 1966, accadde “L’alluvione”.  Fu una potente sberla a quell’isoletta delicata quasi nascosta fra le pieghe della laguna, e anche alla vita di molti dei suoi abitanti pittoreschi e vivaci.

Il resto è storia che tutti conoscono … ma:


“Burano, Burano … quante cose ci sarebbero da dire su di te …”


Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>