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I SEGRETI DEI MOSAICI DI SAN MARCO A VENEZIA.

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“UNA CURIOSITA’ VENEZIANA PER VOLTA” – n° 44.

I SEGRETI DEI MOSAICI DI SAN MARCO A VENEZIA.

Stavolta questa “Curiosità” ve la racconto alla rovescia: dalle cose più recenti alle più antiche.
Sapete bene come vanno certe cose. Accade spesso che frequentando gli stessi luoghi e le stesse persone si finisce per conoscersi. Mi è capitato, diversi anni fa ormai, d’incontrare e poi conoscere una signora veneziana d.o.c. che frequentava spesso, praticamente quasi tutti i giorni, la Basilica di San Marco a Venezia. Per la sua siluette affatto snella e prosperosa, per il suo incedere lento e solenne, e per il fatto che portava sempre al collo delle grosse collane vistosissime, l’avevamo soprannominata “la Dogaressa”.
Era simpatica, alla buona, la vera veneziana cordiale e arguta di un tempo. Sempre pronta con la battuta, occhio vispo e buone maniere aveva suscitato la nostra simpatia, e di volta in volta si passò dal semplice saluto frettoloso alle frasi di circostanza saltuarie, fino al soffermarsi volentieri e a lungo ad ascoltarla incuriositi raccontare.
I Canonici della Basilica erano entusiasti di quella presenza assidua che sole o pioggia, vento o afa o acqua alta, non mancava quasi mai di presenziare alle loro celebrazioni quotidiane. Di solito gli alti prelati vivono un po’ nell’ombra di chi conta più di loro, e avere quindi qualche fan che disertasse le grandi celebrazioni solenni col Patriarca per privilegiare le loro più modeste e quotidiane era per tutti un piccolo vanto e una soddisfazione. (a volte ci si accontenta di poco per vivere e sentirsi bene)

Di mattina presto la matrona si presentava, dunque, quasi ogni giorno nelle prime file quasi vuote della grande basilica dorata immersa nella tiepida penombra dorata procurata dai pochi lumi rimbalzanti sui grandi mosaici che tappezzano la mirabile chiesa.

Veniamo al dunque.

Un bel giorno, la “Dogaressa” confidò a noi “giovinastri devoti” il perché di quelle sue assidue comparizioni in Basilica.

“I Canonici pensano che io sia qui per le devozioni, la Comunione e la Messa, ma non è così. Io vengo da anni qui dentro perché questa chiesa mirabile è piena di segreti e mi suggerisce in continuità numeri magici … che uscendo vado prontamente a giocarmi al Lotto. Ogni volta non me ne esco se non ho chiari in mente tre numeri da andarmi a giocare.
Non è difficile, basta tirare un po’ l’orecchio e stare attenti e il gioco è presto fatto.
Incomincio sempre con l’ascoltare attentamente quel che dice il Canonico che celebra la Messa.

“Oggi celebriamo il 75° di fondazione dell’Ordine delle Suore … Eccolo il primo numero da giocare: “75 !” mi dico.

“Abbiamo letto nelle parole del Vangelo del Cristo che è rimasto quaranta giorni e quaranta notti a digiunare e far penitenza nel deserto …”

“Ecco il secondo numero: “40 !” ci siamo quasi.

“Le due sorelle di Lazzaro … Marta e Maria …”

“ 2 !” e i numeri sono pronti.

Se le parole del Canonico non mi suggeriscono nulla, nessun problema ! Basta che alzi gli occhi in alto verso le volte e le cupole istoriate con i mosaici della Basilica d’oro, e la “cosa magica” continua. Ci sono sempre numeri che emergono da tutta quella foresta di storie e d’immagini. Basta guardare attentamente ! “Dodici apostoli”, i “Settegiorni della Creazione”, la “Pentecoste: Cinquantagiorni dopo Pasqua”, i “Sette doni dello Spirito Santo”... “Due” furono quelli che trafugarono il corpo di San Marco ad Alessandria d’Egitto … e così via.
E se non bastasse ancora, guardo per terra sul pavimento dove c’è tutto un altro universo dipinto pieno di simboli, cabale, numeri, ghirigori e significati misteriosi … San Marco è una miniera magica inesauribile … E quel che è più curioso è che finisco per vincere spesso … perché quelli che trovo qui dentro sono “numeri davvero santi” ! ”
“E brava la “Dogaressa” ! … e poveri i Canonici che ci dicevano sempre d’avere di fronte ogni giorno un’assidua e squisita “anima bella”.”

Questo per dirvi e farvi osservare quali curiose interpretazioni sanno ancora suscitare a distanza di secoli i disegni prestigiosi della famosa Basilica Marciana.  Il bello però è, che spulciando le solite vecchie carte, mi sono reso conto che l’abitudine della “Dogaressa” non era per niente una novità, ma era la continuazione di quella di molti Veneziani di sempre.

I duemila mq del pavimento di San Marco, ad esempio, non sono stati collocati lì a casaccio, ma seguendo una loro precisa sequenza di significati molto ricca. Esistono almeno 14 disegni pavimentali precisi contornati da una giungla di geometrie e contorni davvero fantasiosi che determinano un tappeto musivo davvero prezioso.
Basti pensare che gli Antichi hanno inscenato per terra e sulle volte del soffitto e della pareti della Basilica tutti i numeri dell’Apocalisse e del sapere astronomico e astrologico delle tradizioni di sempre.
Ad esempio, il grande Cristo Signore del Mondo e dell’Universo del Firmamento sostenuto da Quattro immense colonne se ne sta seduto in Maestà nel SettimoCielo e oltre … Sta in mezzo al numero dei Cherubini … La Terra è un quadrato, il Cielo un cerchio … Il Cristo riesce nell’impresa di unificarli fra loro fondendo umano e divino.
     
Non è solo Bibbia, perché con essa si mescolano e tornano e ritornano tutti i numeri simbolici della tradizione cabalistica, astrologica e magica di provenienza Greca, Orientale, Mesopotamica, medio Asiatico-Cinese, Egiziana e molto altro riassunta nell’arte pittorica, come nella scultura, nella poesia, nella letteratura e nella musica. E’ un intero mondo onirico e di proporzioni matematiche che conserva intatto un suo fascino fortemente misterioso e tutt’ora non svelato del tutto.

Il triangolo equilatero della perfezione simboleggia la Trinità divina, massima espressione della proporzione e dell’armonia; la stella a sei punte è il doppio del triangolo, chiamato il Sigillo di Salomone sinonimo della massima Sapienza. In Alchimia la rappresentazione dei poliedri ha un significato misterioso-simbolico: il cubo è la Terra, il tetraedo è il Fuoco, l’icosaedro è l’Acqua, l’ottaedro l’Aria, il dodecaedro stellato è l’Etere: ossia la Quinta dimensione segreta che ci manca, l’incomprensibile, il mistero che ci sfugge.

Nei mosaici e nel pavimento di San Marco però c’è nascosto di più.

Nel 1509 Venezia subì la batosta della battaglia umiliante di Agnadello.

“La prophetia di mosaicho della chiesia di San Marco aveva ragione !”,commentò lo storico veneziano Marin Sanudo.

Perfino il Doge Leonardo Loredan citò il pavimento di San Marco dandogli ragione.
“Non si sa per quale sciocchezza ci si abbia tolti dal Mare e rivolti alla Terraferma … Secondo le antiche indovinazioni della chiesa di San Marco il Leone posto in acqua è lieto, grasso e felice … quello in Terra, invece, fra fronde e fiori è mesto, consumato dalla fame e rabbuffato …”

Negli stessi anni, infatti, lo scrittore francese Jean Lemaire de Belges era di passaggio a Venezia. Gli furono mostrati due leoni sul pavimento di San Marco: uno grasso e maestoso che sembrava nuotare sulle onde del mare, e un altro smagrito e malridotto che si poggiava sulla Terraferma. Significava che i Veneziani sarebbero stati prosperi finché fossero rimasti Signori del Mare, ma sarebbero finiti in rovina se si fossero interessati della Terraferma.
Il francese incuriosito e sorpreso osservò bene tutto il pavimento, e alla fine accennò anche a un gallo che cavava gli occhi a una volpe.
“Il Gallo è il re Francese e la Volpe è Venezia”concluse sorridendo ironico. Inconsapevolmente stava per davvero guardando una profezia.

Nel 1513 in Quaresima il predicatore Fra Girolamo da Verona degli Eremitani di San Agostino predicava nella chiesa di Santo Stefano a Venezia richiamando le profezie dipinte a San Marco avveratesi.

Allora il 22 dicembre del 1566 la Procuratoria di San Marco ordinò che:
“… Non venisse cancellata nessuna scritta e mosaico di San Marco con profezie Gioachimite senza prima prenderne accuratamente nota in modo da poterci ritornare sopra ...”

Le cronache raccontano ancora che nel 1572 alcuni artigiani veneziani entrarono a ragionare in San Marco. Si trattava di Benedetto Floriani costruttore di clavicembali e arpicordi, Lunardo Forlano cimatore di panni, Biagio Lancillotti lavorante di seta, Giovanni Battista Ravaioli fabbricatore di cuoi d’oro e Domenico di Lorenzo calzolaio.
Da molto tempo a Venezia si era ormai certi che i mosaici di San Marco contenessero grandi rivelazioni future sul destino di Venezia nascoste dentro alle scene disegnate. Era addirittura scritto con grandi frasi sui mosaici stessi e sul pavimento che lì c’era nascosto il futuro e non solo di Venezia. Si diceva che l’Abate Gioacchino da Fiore avesse formulato un programma intero d’iconografia segreta da celare soprattutto dentro ai mosaici dell’Apocalisse realizzati in San Marco.

Il gruppetto degli artigiani Veneziani, allora, si mise a interpretare i mosaici realizzati dai fratelli Zuccato su disegni forse di Tiziano e di un certo “Horatio forestier”.
Guardavano i mosaici e li interpretavano secondo le indicazioni contenute in un certo libretto scritto a mano da un certo loro Mastro Benedetto corazzaro.
Secondo il testo la Donna rappresentata nei mosaici dell’Apocalisse significava la Chiesa, il Drago era il Turco e Martin Lutero insieme, il bambino partorito dalla Donna non era il Cristo ma un Capitano Generale da Mar, un Magno Pastor, un Servo fidel forse un nuovo Papa che doveva venire e arrivare, capace di vincere il Turco (la Luna sotto ai piedi della Donna andrà in sangue) e i Luterani riconducendo il mondo intero sotto un’unica fede e pastore governante.
Gli artigiani erano anche giunti a riconoscere nei volti dei mosaici i lineamenti della faccia di un certo Cavaliere Priuli di 25 anni, con barba tonda e bassa, che girava per Venezia con un pomolo di spada pieno di parabole e una spada di sette colori … 

“Vorrà andarsi al presentare al Papa Gregorio XIII …”

Che fosse lui il nuovo Papa ? Oppure si pensò che la somiglianza richiamasse Gabriele Paleotti vescovo di Bologna … o altri ancora … Era tutto un congetturare e scommettere e intuire e interpretare.
Ovviamente per queste loro parole gli artigiani finirono tutti dritti dritti davanti al Tribunale dell’Inquisizione per avere dato interpretazioni politiche dannose per la Serenissima e soprattutto per la Religione. Il libretto scritto a mano da Mastro corazzaro venne occultato e non consegnato nelle mani dell’Inquisitore … “Perché finito nella mani di una comare che l’ha venduto … e non si sa più dove essa habita …” fu la spiegazione fornita.

La vittoria di Lepanto e dei Veneziani contro i Turchi verrà considerata a Venezia come l’avveramento di quelle profezie dipinte sui mosaici.

 All’inizio del 1600 il Canonico di San Marco Stringa ricordò le cose venture nascoste e raffigurate negli animali simbolici del pavimento.

“Ci sono due galli che portano legata una volpe presso la porta di San Giovanni Evangelista di San Marco … Sono Carlo VIII e Luigi XII che portano fuori dalla Signoria di Milano il Duca Ludovico Sforza che viene considerato astuto come una volpe.”

I “Galli” di San Marco che portano la “Volpe” al suo funerale è di certo un richiamo agli antichi Bestiari medioevali: la Volpe è simbolo dell'astuzia, del Demonio e della persecuzione contro la Chiesa.

Ridendoci sopra, mi viene in mente un’altra cosa che da ragione alle antiche profezie di Santo Johacchino nascoste nelle rappresentazioni dei mosaici e nel pavimento di San Marco.
La “Volpe” rappresentata e portata al funerale dai “due Galli”è la profezia su Venezia che per ben due volte sarà distrutta, violentata e rovinata dai Francesi nel 1800. Ma questo i Veneziani del Rinascimento non potevano saperlo e prevederlo … e poi chissà quali e quante profezie ci saranno ancora nascoste lì dentro …

Quasi quasi un giorno vado a dare un’occhiata … Non si sa mai.


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