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“Le fave della Fava a Venezia … Ma c’è stato ben di più.”

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“Una curiosità Veneziana per volta.” – n°160.

“Le fave della Fava a Venezia … Ma c’è stato ben di più.”

La chiesa e il Ponte quasi nascosti “della Fava” si trovano a Venezia fra la Contrade di “San Bòrtolo mio”, cioè San Bartolomeo di Rialto, e quella di San Lio ossia San Leone IX, e la si può raggiungere attraversando o l’una o l’altra delle tante callette storte, scavèzze e sconte che vanno di là ... fino a scoprirla come un vago arcano ancora una volta ricco di Storia Veneziana curiosissima.

Il chiesone detto confidenzialmente e da sempre dai Veneziani: “la Fava, vi apparirà davanti agli occhi solo all’ultimo momento: “rustico e incompleto” e incastrato fra le case e oltre al ponte. Il suo vero nome sarebbe: Santa Maria della Consolazione, ed è stato per secoli la Casa dei Preti Secolari di San Filippo Neri o Filippini con laCompagnia o Sacra Lega di S.Filippo Neri.

E’ curiosa, tanto per cambiare, la storia della chiesa della Fava di Venezia, a partire dal suo nome. Alcuni raccontano la leggenda di un Veneziano che aveva una bottega di legumi e di fave proprio ai piedi del ponte, ma che in realtà era un contrabbandiere di prezioso sale … La Serenissima è sempre stata gelosissima e attenta a garantirsi il commercio di quel prezioso elemento, e lungo i secoli ha sempre dato una caccia spietata a tutti quelli che volevano portarlo ed esportarlo liberamente dalla Laguna.

Insomma, lì c’era quel bottegaio contrabbandiere, che celava il sale dentro a dei sacchi apparentemente pieni di comunissime fave. Avuta la soffiata, ma troppo tardi, che gli uomini e del Provveditor al Sale lo stavano braccando per catturarlo, l’ometto “non sapeva più che pesci pigliare”, perciò pensò bene di buttarsi ginocchioni, racconta ancora la leggenda, davanti all’icona-capitello di una delle tante Madonne di Contrada, invocando, sperando e sognando l’improbabile miracolo ... E perché no ? … Sarebbe potuto anche accadere.

Infatti, la Madonnalo ascoltò, e quando irruppero i Fanti nella sua bottega, comparvero (per miracolo) davanti ai loro occhi increduli: soltanto sacchi ricolmi di fave e senza neanche un briciolo di sale. La Madonna aveva gabbato i Birri … Non me l’aspettavo questa Madonna Contrabbandiera a Venezia.

Da allora la zona divenne quella della Madonna della Fava… e questa è una delle leggende.

Di natura diversa, invece, è un altro racconto tipicamente Veneziano: in quella stessa zona, proprio davanti al cimiterietto che sorgeva davanti a un’antica chiesuola, viveva un tempo anche Maria figlia di un ricco commerciante Veneziano, che era innamorata contraccambiata di Gregorio: pittore d’icone e immagini sacre. La loro storia continuava tranquilla in segreto ormai da qualche anno, finchè il padre della donna decise di maritarla con un partito Nobile che le fosse confacente.

E fin qua: niente di che perché quella era una tipica tradizione Veneziana e Nobiliare … Infatti, Maria obbedì al Padre, e si sposò con il Nobile che le era stato proposto … imposto. Invece di vivere “felici e contenti” come nelle fiabe, Maria venne presa da un brutto male fulminante che in pochi anni la portò a morte. Quindi venne seppellita proprio nel cimiterietto davanti alla chiesupola della Contrada:“al ponte delle Fave”.

Durante il successivo inverno, però, in una Venezia tutta innevata compreso il cimiterietto, si risvegliò e alzò la figura misteriosa di Maria tornata miracolosamente in vita ... “L’Amore vero non può né essere soffocato, né morire.” spiegavano un tempo i Veneziani.
Perciò Maria rediviva si recò subito a casa del suo legittimo sposo, ma costui la cacciò via spaventato credendola: “un malospirito e un dimonio”… Maria allora si recò dai genitori … Stessa storia: la mandarono via spauriti.

La “povera Maria” allora andò da Gregorio, il suo amore giovanile, sperando che almeno in lui fosse rimasto acceso qualcosa di buono. Infatti Gregorio, che era intento a completare e dipingere un’icona per la nuova chiesa, l’accolse con gioia e senza paura stringendola a se “con tutto l’affetto del mondo” … La vestì meglio che potè visto che era stracciona, e il giorno dopo se la portò dietro pimpante e pomposo  in chiesa fra la sorpresa di tutti … Era il giorno di Natale… e fu un Natale miracoloso quell’anno.

Tutti alla fine furono felici per quel stupendo quanto particolare “ritorno”, tanto che anche i genitori di Maria finirono col darla in sposa a Gregorio… visto che la Morte aveva separato Maria dal suo primo “spaventatissimo” marito ... che forse non l’amava quanto meritava. 

Sempre per quel fatto, la nuova chiesa venne dedicata a Santa Maria della Consolazione…  e si decise di porre sopra all’altare l`icona dipinta da Gregorio… Si costruirono anche due grandi statue che rappresentavano i due innamorati: Gregorio e Maria rediviva, e si decise di collocarle in facciata del nuovo chiesone … Solo che … un bel giorno durante il completamento dei lavori della chiesa, scomparvero in un colpo solo sia l’icona all’interno che le due statue in facciata !

Miracolo al rovescio ? … Forse … Sta di fatto che da allora, e andate pure a controllare se volete, si possono notare ancora le due grandi nicchie della facciata rimaste vuote.

E con questa: fa due ...

Altri Veneziani di ieri, raccontavano ancora che anche a Venezia era vivissima la tradizione e consuetudine tramandata fin dai tempi lontanissimi dal Romano Ovidio: i petali dei fiori delle Fave erano utili per comunicare con l’Aldilà e col Mondo dei Morti.

“… i Gentili leggevano nel petalo del fiore della Fava alcune lettere funebri, e credendo eziandio che l'Anime dei Morti trasmigrassero nelle Fave, se ne cibavano nei funebri banchetti, e le offrivano ai Mani nelle feste Lemurie, gettandosele per rito dietro le spalle (dai “Fasti” di Ovidio, Libro V).

Per questo nei Giorni dei Morti si procuravano e si vendevano nelle botteghe di Venezia le Fave: per richiamare quell’antica usanza funebre e superstiziosa: “I Veneziani ogni 2 di novembre e durante tutto l’Ottavario dei Morti mangiavano fave, e in gran quantità ne dispensavano i Conventi e ai poveri, e ai Gondolieri dei Traghetti in premio del servigio che prestavano durante l'anno ai Veneziani passandoli gratuitamente dall'una all'altra riva della città. Siccome poi tal cibo non riusciva molto gradito al palato dei ricchi, col progresso del tempo se ne cangiò la natura, e lo si convertì nelle ghiotte pastiglie dolci, ma conservandone il primitivo nome.”



Nel Codice 2929 della Raccolta Cicogna si legge, invece: “che il Ponte della Fava, e per esso le strade vicine, derivano il nome dalla famiglia Fava e da un Francesco Fava Spezièr da Ferrara, domiciliato in Parrocchia di San Salvador, che ottenne nel 1306 la cittadinanza Veneziana ... Un Nicolò Fava da San Salvador era diventato nel 1345 Confratello della Scuola Grande della Carità ... Inoltre esisteva originariamente una sacra effige apposta sul muro di un’abitazione della famiglia Amadi in Parrocchia di San Lio molto venerata dai passanti ... Comunque siasi, la chiesetta dedicata a Santa Maria della Consolazione, che anticamente era in riva al canale, rimase fino al 1662 sotto l'amministrazione di varii Procuratori, e poi si diede in cura ai Padri di San Filippo Neri …” e questo m’interessa non poco, perché a costoro è legata un’autentica storia veneziana … un po’ contorta … che vi racconterò la prossima volta.

“Senonché nel principio del secolo XVIII (la chiesa) fu atterrata, ed in sua vece si fabbricò, un poco più addentro perché ne dovesse risultare una piazzetta anteriore, la chiesa presente sul disegno di Antonio Gaspari, e di Francesco Fossati, dilatandosi eziandio la casa dei Padri. Questi furono soppressi all'epoca napoleonica, e quindi ristabiliti nel 1821.”

Le Cronache Veneziane vere, infatti confermano, che negli ultimi anni del 1400 si costruì abbattendo un paio di caxette di proprietà dei Nobili Dolce una chiesetta per ospitare un'immagine miracolosa della Madonna collocata in Contrada ... Nel giugno 1662 con decreto del Senato la chiesetta venne affidata ai Preti secolari della Congregazione dell’Oratorio che la fecero abbattere ed arretrare dalla riva del canale, per farla riedificare. La nuova chiesa progettata da Antonio Gaspari prevedeva di realizzare tutta una serie di progetti dall'impronta Borrominiana con motivi geometrici sovrapposti a linee curve. I committenti però negarono all'artista la possibilità di realizzare quelle idee ... c’erano nell’aria problemi di soldi oltre che di progettualità ? … Non si sa.

Si sa per certo, che nell’agosto 1705, ossia quasi quarant’anni dopo, fu posta la prima pietra dal Patriarca Giovanni Badoer … Fatalità  ! … Vedrete che cosa vi racconterò e chi era quel tipino ! … Comunque servirono altri dieci anni prima di riuscire a celebrarvi dentro la prima Messa … e si giunse perciò al novembre 1715, quando i lavori non erano affatto terminati, anzi: erano stati interrotti, e si finì col modificare il primitivo progetto a pianta ovale di cui restano ancora oggi gli angoli arrotondati nella navata.

Comunque la costruzione procedette: si costruirono tre Cappelle per parte giungendo al 1725, e il Coro su progetto di Giorgio Massari arrivando al 1738 … Si abbattè l’antico Oratorio per rendere più spaziosa la piazzetta ... e la facciata rimase alla fine incompiuta al grezzo e con i nicchioni vuoti, eccetto il portale.

Scriveva Vincenzo Coronelli nel 1724: “… alli Padri della Fava ogni festa quivi ci sono molti cantanti e sonadori di vari istrumenti … in chiesa si fa musica parimenti tutte le domeniche e feste dell’anno, la notte di Natale e la settimana santa …”

Gli faceva quasi eco Pietro Gradenigo nei suoi “Notatori” scrivendo nell’agosto 1761: “… nell’Oratorio dei Padri della Fava … sull’altare dello stesso Luogo Sacro fu posta pala uscita modernamente dalla vasta idea e stimato pennello di Giovan Bettino Cignaroli Veronese che fa vedere Filippo sollecito a raccogliere i fanciulli …”

Fra 1847 e 1852 va collocata, invece, la singolare la vicenda delle Sorelle Antonie finite a vivere infine proprio nei pressi della chiesa della Madonna della Fava nel Sestiere di Castello. Erano tremende ! … Affidate in custodia a Giovanni De BiasiMastro d’Ascia dell’Arsenale abitante alle Zattere: le abbandonò dopo qualche mese “per l’incorregibilità del carattere delle due sorelle” ...Un’altra sorella sedicenne venne affidata a una famiglia della Contrada di San Gregorio.

All’inizio della loro storia: Antonia Pin la sorella maggiore aveva 16 anni, mentrel’altra Antonia Pin, la sorella minore, ne aveva soltanto 13. Entrambe erano ospitate come prostitute in un postribolo pubblico che si trovava in Corte del Nonzolo, e lì alternavano“il lavoro” alle visite ispettive mediche obbligatorie, agli arresti, e ai ricoveri coatti in ospedale a causa delle malattie veneree da cui erano affette. Tornando ad uscire ogni volta dall’Ospedale, passarono ad abitare e a“praticare” un po’ in tutti i luoghi del mestiere esistenti in Venezia: Corte Barozzi a San Moisè, Calle Pedrocchi, Calle Greca e Calle Squero a Santa Maria del Giglio; Corte del Forno a San Luca; Calle Venier, Calle Veneziana, Calle delle Marionette e Corte Banchetto nei dintorni di Piazza San Marco dove Antonia Minore prese residenza stabile dopo essersi separata dal militare Anconetano Paolo Recaneschi dal quale aveva avuto una figlia, che finì abbandonata agli Esposti di TrevisoAntonia Maggiore, invece, andò a soggiornare nel Casino di Anna Scalabrinin Calle Bombaseri in Contrada di San Salvador. La



Alla Favasi conservano ancora oggi le preziosissime musiche che venivano eseguite nell’antico Oratorio dei Padri Filippini durante il 1600-1700 … La chiesa s’è trasformata, invece, ancora una volta come nella leggenda: ai Padri Filippini di un tempo si sono sostituiti i circa 200 Filippini migranti dalle Filippineospitati a Venezia, che oggi hanno eletto quella chiesa a loro punto di riferimento assistiti dai Padri Redentoristi(fondati nel 1732 da Sant’Alfonso Maria de Liguori) che dal 1912 hanno preso il posto dei Padri Oratoriani Filippini di ieri subentrando a Padre Calmieri anziano e malato, ultima presenza dei Padri Filippini di San Filippo Neri nella chiesa della Fava.

Fine della trasmissione ? … No, assolutamente … Neanche v’immaginate che cosa accadde nella chiesa della Fava, a Venezia e dintorni negli anni subito dopo e seguenti alla Grande Peste della Salute, e fino ai primi decenni del 1700.


Alla prossima !


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