#una curiosità veneziana per volta_201
Venezia fra Leoni, Draghi e Serpenti.
Ultimamente il Logo-Simbolo del Leone Marciano di Venezia lo vediamo raramente: quasi solo in televisione o sui social quando si accenna alle manifestazioni della Biennale o della Mostra del Cinema. Vediamo quel Leone un po’ liofilizzato e impachettato, quasi ridotto ai minimi termini … Più raramente può capitarci di vederlo live sul gonfalone della nostra Città Lagunare portato a spasso durante qualche Festa Veneziana da qualche Vigile pomposo infagottato nell’uniforme di gala, impacciato al seguito delle nostre Autorità Veneziane in prossima scadenza ... C’è di più da sapere un po’ di più intorno “alle Glorie del nostro Leon” tanto cantato e diciamolo: anche amato ... La Storia però a volte è avara, ha le gambe corte come le bugie, e rischiamo spesso di dimenticare … di perdere la valenza del tanto che è capitato qui da noi in Laguna lungo i secoli.
Quando entriamo nella Basilica di San Marco a Venezia non possiamo non notare oltre ai chilometri quadrati dei scintillanti e affabulanti mosaici che ricoprono cupole, volte e soffitto, anche l’incredibile pavimento di marmi policromi che calpestiamo sotto ai piedi. E’ una specie di festa e canzone visiva, un intreccio policromo incredibile di Aquile simboliche segno di Saggezza, Pavoni simbolo di Rinascita, Aironi immagine di Sacrificio, e Grifonimezzi Leone e mezzi Aquila simbolo di Coraggio, Virtù, Fede e Purezza, che secondo i Miti Antichi facevano il nido vicino ai tesori deponendo uova d'oro … Stupiscono ogni volta vero ? … e fanno pensare che i Veneziani di ieri pensavano diversamente da noi … Sembravano attaccatissimi a quel mondo così immaginario, quasi fiabesco … apparentemente poco reale e concreto.
Credo di poter dire che i Veneziani di ieri non erano affatto creduloni e sempliciotti, nè persi bambinescamente dietro a Miti e fiabe ... Erano, invece, piuttosto scaltri e sapevano leggere benissimo fatti e segni della Storia, solo che se la intendevano e interpretavano diversamente da noi tecnologici e moderni di oggi. Avevano un’altra prospettiva socio-politica-economica e spirituale, e forse anche un qualcosina in più dal punto di vista culturale rispetto a noi di oggi … Un qualcosa che probabilmente abbiamo perso ...
Dunque: Venezia aveva appena combattuto e vinto la Battaglia del Cadore del 02 marzo 1508, in montagna e sotto una tormenta di neve … Sebbene il tempo fosse stato proibitivo, i Venezianiguidati dal Comandante Bartolomeo d’Alvianosi erano portati sul Ru Secco presso Tai di Cadoredove travolsero letteralmente gliImperiali di Massimiliano d’Asburgo facendone letteralmente strage ...L’Imperatoreintendeva passare per i territori Veneziani per recarsi a Roma dove farsi incoronare dal Papa, ma i Venezianinon glielo avevano permesso, per cui dovette accontentarsi di farsi incoronare a Trento dal Principe-Vescovo della città ...Il Papa s’era rabbuiato contro Venezia per questo fatto, e l’Imperatore se l’era legata al dito … Mai come allora Leone e Aquila erano giunti così ai ferri corti … Un Distaccamento Tedescoquindi, guidato da Sixt Von Trautson Conte-Maresciallo del Tirolo si era portato dalla Pusteria nel Cadore passando per Misurina e l’Ampezzano valicando Passo Tre Croci“con le gràmpie (i ramponi) ai piedi”… I Veneziani fuggirono giù per la Valle del Piave, mentre gli Imperialiconquistarono il Castello di Pieve di Cadore… Il Senato Veneziano reagì subito inviando il D’Alviano a Longaronementre Girolamo Savorgnansarebbe arrivato a supporto dal Friuli accerchiando gli Imperiali in una morsa mortale …L’Alviano con 1500 Fanti e 100 Cavalieri Pesanti e 400 Cavalieri Leggeri, e i temibilissimi, feroci e indisciplinati Stradioti, cioè: Albanesi, Epiroti e Greci del Peloponneso mercenari di Venezia, passò nel gelo per la Val Zoldana e Forno di Zoldo valicando Forcella Cibianafacendosi strada nella bufera di neve e sulle strette mulattiere con l’aiuto dei buoi dei Villici locali … Si ritrovarono così alla fine a Valle di Cadore: giusto alle spalle dei Tedeschiignari … GliStradioti subito incendiarono case, fecero violenza e saccheggio …Gli Imperialiallora si accorsero delle manovre, videro il fumo degli incendi, e presi dal panico fuggirono scappando verso Cortina: finirono giusti in bocca dei Veneziani, e soprattutto degli Stradiotiche tolsero loro tutti i cariaggi, le artiglierie, razziarono i cavalli lasciando a piedi Cavalieri e Balestrieri … Fu una carneficina: vennero uccisi tutti i Comandanti Imperialie “lasciati nudi semimorti nella neve diversi Gentiluomini Todeschi”. Vennero stuprate tutte le donne trovate al seguito degli Imperiali, e i fuggiaschi vennero inseguiti fin dentro al Torrente Boite, braccati e presi-annegati, spogliati, derubati di tutto, perfino dei vestiti e dei soldi e gioielli nascosti nelle parti intime. Rimasero sul campo 1800 Tedeschi ammazzati, mentre i Venezianicontarono solo dodici perdite umane e quindici cavalli abbattuti … Gli Stradioti erano tremendi, implacabili: si riconquistò il Castello di Pieve con dentro ancora ottanta Imperiali che si arresero, e vennero inviati e scortati a piedi come prigionieri verso i Territori Asburgici, con gli Stradioti che li massacrarono uno dopo l’altro strada facendo: morirono tutti ! … Nei giorni seguenti apparentemente senza nessuna fatica Venezia conquistò: Pordenone, Gorizia, Cormons, Trieste, Postumia, Pisino e Fiume giungendo fin sul Golfo del Quarnero: insomma dilagò su tutto il Friuli arrivando fino in Istria ... Gli Asburgonon solo erano stati sconfitti, ma anche villipesi e umiliati, mentre il D’Alvianocol Cornere il Savorgnanrientrarono in trionfo prima a Margherae poi a Venezia sul Bucintoro fino a San Pietro di Castellodove fra barche addobbate, più di trecento Nobili Patrizi eProcuratori, e Senatori e Clero vestiti sontuosamente, trombe, banchetti, musiche, danze, dolci enormi di zucchero a forma delle città conquistate, e Zentiluomi e Belle Dame si fece:“memorabile e assaissima festa per la grandissima Vittoria dei Veneziani”.
Ebbene in un pomeriggio afoso estivo di poco tempo dopo, il Papa di Roma rabbuiato e vistosamente incazzato per quanto era accaduto e aveva saputo da poco … ricevette in udienza l’Ambasciatore Veneziano dotato di un’ironia e una sagacia capaci di rovinargli i nervi ... Non gli andava né su né giù quell’uomo Veneziano … Anzi: peggio … Gli procurava un fastidio insolito, soprattutto perché gli ribatteva spavaldo parola dopo parola ogni cosa che gli diceva ... Se avesse potuto gliela avrebbe fatta ingoiare tutta quella sua presuntuosa sicumera … ma non conveniva né al Papatoné alla Serenissima.
Il Sommo Pontefice quindi aspirò forte la sua profumata polverina dalla sua preziosissima tabacchiera incastonata e decorata riccamente, tutta tappezzata dai Santi del Paradiso: quella si che era un piccolo gioiello-capolavoro … Magari tutte le cose che intendeva gli fossero riuscite come quella piccola cosa là realizzata alla perfezione secondo il suo intendere e volere ! … Quello smargiasso di Veneziano, invece, era tutt’altra cosa, quasi l’opposto di quella corroborante Bellezza che stringeva in mano … Chiudendo quindi la scatoletta respirò a fondo di nuovo … Provò a rilassarsi, e lanciò un fugace sguardo di fuori al suo bellissimo giardino in fiore.
Poi riprese in mano la situazione e tutto se stesso, e col “pugno chiuso” che danzava in aria, riprese a dire parole veementi nei confronti dell’elegante e baldanzoso Veneziano che aveva volutamente lasciato lungamente in piedi davanti a lui: “Che imparasse a chi si doveva riverenza e ossequio !”borbottò fra se e se … Infine alzò il tono della voce, e tornò a dirgli: “Prima o poi qualcuno riuscirà a tagliare la criniera e strappare unghie e denti a quel vostro arrogante Leone Marciano.” esordì rabbioso.
Il Sommo Pontefice Romano era davvero inviperito, pareva gli fosse riuscito di vuotare d’un colpo solo il pesante calderone che gli ribolliva dentro. L’Ambasciatore Veneziano, invece,non battè ciglio né si scompose di un solo pelo, e le parole gli salirono ancora una volta prontissime e spontanee fuori dalla gola con tutta la loro capacità di ferire peggio di lame chiunque le avesse accolte e ascoltate:“Mi dovrà scusare se la contradico Santità Eminentissima … o se preferisce Sacrosantissima … Venezia non diverrà mai uno stagno di scarni pescatori salinari cenciosi come vorrebbe la vostra illuminata Santissima idea.”
Si pulì un angolo della bocca con un delicatissimo fazzoletto merlettato e profumato, e continuò: “Sarà piuttosto maggiormente verosimile che accada, e forse sarà più opportuno, che Roma torni ad essere, nonostante le sue glorie, quel pescatore grossolano e ignorante che è stato Pietro all’inizio … talmente rozzo e poco pronto da abbisognare in tutto dell’ingegno, e del saper leggere e scrivere del nostro giovane Santissimo Evangelista Marco … Come Voi ben sapete: è stato il nostro San Marco che ha ruggito e dato voce in maniera ottimale alle esperienze e memorie ingarbugliate del Primo Apostolo inventandosi il Santo ProtoEvangelo ... E quel possente ruggito da Leone, Papa Nostro Amabilissimo, non è ancora inverosimile terminato … Venezia con San Marco ruggiscono ancora.”
Il Papa quasi esplose sul suo seggiolone, o poco ci mancò ... Strinse il bracciolo dorato, drizzò nervosamente il ricciolo del baffo che gli pendeva accanto alla bocca, e dimostrando vistosamente l’imbarazzo di non sapere ancora prontamente replicare borbottò: “Neanche un miscredente infedele oserebbe apostrofarmi così … Non sembrate neanche un Cristiano.”
“Per grazia di Dio, Santità Illustrissima, noi Veneziani Credenti e Popolo di Fede lo siamo, ma siamo prima Veneziani e poi Cristiani."replicò di nuovo l’Ambasciatore … e vi tralascio il resto del piccato dialogo che accadde nel cuore della Città Eterna, che sembrava ignara di tutto e quasi sonnecchiare pigra come un gatto abbandonato al sole dentro a quella calura estiva.
Come avete inteso, non se le mandavano di certo a dire il Papae l’Ambasciatore Veneziano in udienza ... Da una parte c’era schierata la volontà del Sommo Pontefice di primeggiare sull’intera Europa Cristianaaffossando le velleità sognanti della Serenissima Veneziana che intendeva farsi padrona a sua volta dell’Europa … e quasi quasi ci stava riuscendo … Dall’altra c’era, appunto: Venezia conscia di se, del suo appeal, della sua forza e arguzia economico-commerciale-militare. La Serenissima stava subdorando la possibilità di diventare parte integrante dei Grandi d’Europa insieme e alla pari deivari Imperatore, Zar e Re di Francia e Spagna… e perchè no ? … Al modo delle tanto chiacchierate e semisconosciute potenze del lontano ma vicinissimo Orientetanto magico e misterioso, quanto redditizio e tutto da sfruttare e imitare … Il Doge Veneziano della Repubblica Serenissima sarebbe diventato un Novello Khan d’Europa???
Che idea luminosissima ! … “Magari !”pensò l’Ambasciatore Veneziano … O era solo un sogno ?
Noi di oggi possiamo dire che se in quell’occasione storica fosse riuscito a Venezia d’affrontare e vincere certi contrasti Italiani e Europei surclassando il Papa e gli altri Sovrani, probabilmente adesso non staremmo qui a raccontare le memorie della Repubblica Serenissima rimasta ferma a cavallo fra Laguna e Terraferma, e affacciata solo sulle sponde Adriatiche e Mediterranee… Forse racconteremmo la storia dell’Impero Veneziano se Milano, Firenze e lo stesso Papato fossero diventati parte integrante e dedita ai progetti Veneziani ...
C’è stato un momento storico in cui è mancato solo un attimo … solo un pizzico di ardimento in più perché potesse accadere tutto questo, ma non è accaduto ... Pensate ! … Se solo Veneziaavesse osato e fosse stata meno indecisa e più intraprendente vincendo i Visconti Lombardi di Milano: al posto della Madonnina oggi forse vedremmo il Leone Marciano sul pinnacolo più alto del Duomo Milanese, o un Leone Alato sul Castello Sforzesco … Se il Leone Marciano di Venezia in un’altra occasione avesse maggiormente affondato i colpi, gli artigli e i denti su Firenzerivendicando i debiti che aveva con lei, la Serenissimasarebbe arrivata a dominare fino a Livorno, Pisa e il Mar Tirreno… e se avesse vinto con Genova ? … Immaginate … ma con i se e i ma non si è mai fatta la Storia.
Lasciamo perciò cadere nel dimenticatoio quei sogni nostalgici, e ritorniamo a dire di quel Papa dentro a quel torrido pomeriggio Romano … Deglutì ancora “amaro” per colpa dell’Ambasciatore di Venezia, e dentro di se, ma anche attorno a lui: nell’animo rabbuiato di tutto il suo pomposo corteggio ed entourage divenne più pressante l’urgenza di calmierare e contenere quella Serenissima Venezia. Era giunto il momento di provare a spegnerne tutta quell’alterigia e veemenza, e soprattutto tutte quelle velleità di grandezza che indossava San Marco… Sarebbe servito cercare e trovare le giuste alleanze sullo scacchiere politico dell’Europa che contava … ma che ci voleva ? … A nessuno piaceva in realtà la boria ascendente dei Veneziani … Per tutti stavano diventando sempre più ingombranti e scomodi ... Dove credevano di poter arrivare ?
La Storia la conoscete … Sapete bene come all’inizio del 1500 Venezia venne ammorbidita, anzi: demolita, rallentata e ridimensionata pesantemente da l’insieme dei potenti della Cristianità, amici o nemici che le fossero stati in precedenza. Tutti si coalizzarono contro al Leone Marciano per deprimerlo e ridurne sogni e ambizioni una volta per tutte ... La Lega Santa, la cocente sconfitta di Agnadello, la logorante lotta secolare senza fine con i Turchi avrebbero succhiato all’infinito e quasi del tutto le risorse e le velleità di Venezia… Da quella solenne batosta la Repubblica Serenissima non si rinvenne più, e si dedicò per tre secoli a un declinante quanto progressivo ridimensionamento di se stessa, che si concluse con lo sfortunato arrivo dei francesi in Laguna all’inizio del 1800 … Così andò la Storia ...
Al Papa di Roma & C riuscì alla fine l’intento di contenere la Serenissima Repubblica… anche se criniera e artigli del Leone Marciano non gli riuscì di spuntarli e tagliarli mai del tutto.
Quella volta, comunque, l’Ambasciatore Veneziano aveva perfettamente ragione nell’inseguire i suoi ragionamenti davanti al Papa. VeneziaSerenissima aveva sempre saputo approfittare di ogni momento di debolezza dimostrato dal Papatoper poter procacciare i propri interessi ... Aveva perfino annesso al suo Dominio ulteriori pezzi proprio nel momento in cui lo Stato Pontificio era più debole: durante l’interregno fra un Papa e l’altro … Nell’ultima occasione Venezia ne aveva approfittato subito, e s’era incamerata la Romagna Pontificia… e non è stato un caso isolato, il modo e lo stile della Serenissima era sempre lo stesso, era risaputo ormai: “Venezia è un Leone potente difficile da domare: mai sazio … mai domo ... La Regina Cornaro di Creta e altri ancora ne sanno qualcosa: un Regno in cambio di una bella scampagnata sui Colli Asolani.” così si diceva in giro per le Corti Italiane.
L’opportunismo come il tempismo erano di sicuro alcune delle tante doti dei Veneziani… Venezia insomma: sapeva agire e ruggire, e sfoderava gli artigli, e ghermiva e sbranava la preda quando le conveniva ... Ne erano a conoscenza tutti: il Mito di San Marcoera raffinatissimo, arguto, ambizioso e lungimirante: Venezia intendeva diventare Nuova Roma, una specie di “Pietro 2”disposto a giocarsi il primato sullo scacchiere Mediterraneo ed Europeo… o addirittura, chissà ? ... forse Mondiale.
Non sono mie queste considerazioni, sono valutazioni e riflessioni di Storici autorevoli, che accanto all’analisi del Mito di Venezia, hanno anche saputo ricostruire dinamiche seminascoste o non del tutto palesi della regia storica e della gestione del potere in Europa durante certi secoli ... Si ipotizza documenti alla mano, ad esempio … e io ci credo … Che l’intera Opera delle Crociate sia stata un’altra invenzione dei Papi ideata per distrarre e deviare altrove le forze, gli interessi, le risorse e la presenza dei Grandi Poteri costituiti che gestivano l’Europa. S’inventò come nemico urgente da combattere fino alla morte il Turco Infedele e Ottomano residente nell’Asia MedioOrientale, così da lasciare sguarnita e sgombra l’Europa: libero spazio dove poteva esplicarsi l’iniziativa e concretizzarsi il controllo dei progetti Cristiano-Papali… L’intero Mondo Europeo sarebbe stato tutto finalmente Cristianizzatoin maniera irreversibile e secondo gli schemi etico-morali e politico-economici Ecclesiastico-Pontifici...Mentre tutti i Grandi d’Europa, Venezia compresa, erano impegnati in nome del “Dio lo vuole !” sui fronti della Crociatatutti dediti al sogno del bottino, all’allestimento dei Nuovi Regni Cristiani, e a “matàre i Mori”meritandosi in cambio il Paradiso… Beh ? … Papa & C che facevano ?
Potevano bellamente e tranquillamente seminare e infiltrare se stessi e le proprie dottrine fin nel più profondo degli animi più disparati, e negli angoli più reconditi dell’intera Antica Europa ottenendone il possesso e il pieno controllo politico-economico-sociale e morale.
Illazioni ? … Bah ! … Non so … Questa è Storia … Ed è stato così che la Chiesa si è ritrovata ad essere per secoli incontrastata padrona dell’Europa, facendo alto e basso un po’ di tutto e tutti, almeno fino all’epoca della Riforma Protestante. In quell’occasione di nuovo la Chiesa venne rimessa in discussione, e si vide costretta a scendere un’altra volta in campo inventandosi a suo favore un’altra puntata della Lotta contro l’Eresia, che a quanto si sa non la portò stavolta da nessuna parte … o quasi ... Ma stiamo divagando …
Solo Veneziaè stata capace in una certa stagione storica di dirottare in parte la Crociataa suo favore contrastando parzialmente quell’immane Progetto Pontificio-Ecclesiastico, che in fondo si è realizzato ... Le tracce e conseguenze storiche di quella pensata Cristiana pesano ancora su noi di oggi.
Torniamo in Laguna però … a casa del Leone Marciano Serenissimo, e osserviamolo stavolta in maniera un po’ diversa.
Veneziaera stracolma di Leoni… Troverete Leoni Marciani ovunque a Palazzo Ducale: un intero campionario di ogni sorta, misura e sembianza… Quelli che possiamo vedere oggi sono solo una piccolissima parte di quanto c’era, il poco rimasto dopo il passaggio velleitario ma ben riuscito dei napoleonici che hanno capillarmente scalpellato Venezia … Rimangono però ancora tanti Leoni a Venezia: quanti bastano per poterne fare ancora memoria.
Della figura-simbolo del Leone in generale si sa, è risaputo: è quell’icona che riempie da secoli gli stemmi di Sovrani, Nobili Casati, Avventurieri, Mercanti e altro ancora … Non è un caso se ancora oggi appare plastico negli stemmi di Svezia, Regno Unito, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Bulgaria, India, Iran, Canada, Spagna e altro ancora ...
L’antica immagine del Leone è sempre stata fascinosa, una dei più diffuse in ogni civiltà. Pensate: Leoni dipinti appaiono rappresentati già nelle Grotte Paleolitiche di Lascaux e Chauvet in Francia ... Il Leone fu pensato come simbolo di Virtù, Fierezza, Intraprendenza, Ardore, Maestosità, Nobiltà, Regalità, Orgoglio, Valore, Eroicità e Coraggio: il Re Leoneinsomma … ma significava anche la forza istintiva primordiale incontrollabile, la concupiscenza, il desiderio sfrenato di possedere tutto ciò che cade sotto ai sensi ... Il Leone è l’indomabile, il feroce.
Qualcuno ha aggiunto anche che il Leoneè espressione massima di Luminosità, Saggezza ed Energia … Considerato “Re degli Animali” per antonomasia, a differenza di altri felini questo maestoso animale ha uno spiccato senso di socialità vivendo spesso in branco dove vige la predominanza ... Come abbiamo imparato fin da bambini: caratteristica fisica del Leone maschio è la folta criniera della testa, che è stata associata e paragonata al Sole attorniato dai suoi raggi ... Templi, città e Palazzi nell’antichità, così come qui a Venezia, erano e sono ancora decorati da numerosi Leoni e Leonesse … Alla stessa figura del Leone, ad esempio, si riconducono tutti i Miti legati al Sole degli Egiziani: la Sfinge aveva il corpo da Leone, la Chimera e il Grifone erano animali Leoniformi che assicuravano il passaggio dei Faraoni nell’Aldilà … Il Leone esisteva nel Giappone con Amterasu Dio del Sole, nell’India di Surya e del Vedico Mytradove coloro che superavano le prove Misteriche venivano chiamati non a caso "Leoni"… Leoni c’erano in Grecia dove il felino era riconosciuto come volto di Zeus, Apollo ed Helios… Il Leone rappresentava anche il Calendario ... Un Leone stava sulla parte superiore di ogni Arco Reale dove il SoleLeoninoritornava a passare durante ogni Solstizio Estivo ... A Babilonia: IshtarDea dell’Amore e dell’Eros era definita “Leonessa”, e il Leone era animale sacro consacrato a lei. In quel caso si sottolineavano ed evidenziavano anche le doti di sensualità e maternità della Leonessa riconoscibile come Dea-Madre ... La Dea SumericaInannacavalcava due leonesse ... Nella Cina un tempo Buddistail Leone rappresentava il Fuoco, era una creatura misteriosa: un Vigilante della Porta che proteggeva gli esseri umani da Spiriti, Fantasmi e Demoni ... Il Leone ancora era sinonimo di Potere, Stabilità, Prudenza, Dignità, Gloria e Vittoria: il Budda stesso appariva in forma di Leone ... In Tibet il Leone delle Nevi rappresenta la Terra … potremmo continuare a lungo.
Esemplare e curiosissima è l’immagine del Leone presente nei Bestiari Medievalidove appare dotato della capacità di “dormire ad occhi aperti” … Ugo da San Vittore affermava che il Leone simboleggiava il Cristo: l’Unico capace per davvero di dormire ad occhi aperti, cioè di vedere e cogliere il significato dell’Aldilà del Mondo, delle persone e delle cose … La Vigilanza Attentaè stata per secoli una delle doti e VirtùMaggiori consideratissime in tutti i Monasteri del Cosmo Cristiano Occidentale… Nel mondo Biblico-Evangelico-Liturgico-Catechetico ruggiscono “come un Leone” sia la Parola di Dio che la Parola del Diavolo ... Il Leone richiamava anche una realtà salvifico-pacifico-idilliaca dove lui riposava tranquillamente accanto alle pecore: un Leone mansueto insomma, quasi come un Agnellino … ma allo stesso tempo il Leone rappresentava anche l’immagine delle passioni irrefrenabili e nascoste, delle forze del Male Puro e del CaosInfinito e Abissale… Il Leone, insomma, possedeva significati ambivalenti, anzi: era ambiguo di suo.
Di recente qui a Venezia ho sentito consigliare alla Giudecca: “Fàtte un tatuagio da Leon … xè ben stamparselo addosso su un bràso o su una gamba … Xe par sentirse Leoni ... par esser come lù.”
Il senso-significato del Drago, invece, è presto detto ... Indica tante cose, e più che un fatto di stampo Religioso-Interiore, il Drago rimanda a un fatto esistenziale-Storico. Il Drago indica la consapevolezza del proprio limite, ciò che l’uomo ha di fronte, ma di cui gli manca la chiara consapevolezza … Il Drago richiama l’handicap del non capire che l’Uomo ha di fronte alla Morte e ad ogni ostica forma di Male che lo brutalizza in ogni tempo. Indica e sintetizza tutte le attese e gli obiettivi non raggiunti, inevasi o impossibili da raggiungere, gli insuccessi e i timori, i bisogni d’aiuto, e la gran voglia di esplicare e rendere plasticamente visibile e immaginabile ciò che ogni Uomo e Donna che respirano sulla Terra non sanno comprendere. Il Drago-Serpentepoi, personificava anche l’inconscio, le passioni, l’istinto, la valenza fallica della sfera sessuale soprattutto quando diventa incontrollata, violenta e incontenibile, cioè il Lato Oscuro dell’Umanità ... Ecco quindi che si contrappone al Drago l’altra faccia della medaglia: quella del Mito e della Leggenda del Nobile Cavaliere che indosa ogni Valore e Virtù, e si valorizza l’atteggiamento Verginale, la Purezza Sacrale, e i Culti della Santità degli infiniti Santi e Madonne che affollano ogni giorno del Calendario contrapponendosi ad ogni forma Draconica in cui si sintetizza e riassume il Male.
Ciascuno portava dentro al proprio Animo un Drago di perplessità, incoerenze, egoismi e incertezze da combattere, ed ogni esistenza di volta in volta mostrava eventi dentro ai quali si era obbligati a combattere Mali che ti assaltavano come possenti Draghi.
Il Drago in qualche modo indicava l’affacciarsi del Divino, del MisteriosoTerribile e dell’UltraUmano sullo scenario del mondo concreto, visibile e spicciolo del quotidiano qualsiasi. Il Drago si poteva incontrare, ed era incontrollabile ed ostico come gli effetti della Natura che procuravano Vita e Morte, cioè la cronica sfida esistenziale presente in ogni tipo di cultura.
Non trovando in se e nel proprio entourage valide spiegazioni, l’Uomo si buttava allora nel Mito e sulla fantasiosa Leggenda pur sapendo che quelle non erano vere risposte, ma solo immagini, prefigurazioni, intuizioni limitate che potevano anche ingannare ... il Mistero del Vivere e del Cosmo rimaneva lo stesso tutto là intonso … Ma tutte quelle immagini erano pur sempre un coraggioso tentativo di porsi certe domande: cosa che noi di oggi evitiamo più che spesso accuratamente di fare …
Tante persone: tanti problemi … tante vite e situazioni diverse … quindi tante risposte e figure differenti per interpretare tutto il vivere che c’era intorno. Ecco spiegata quindi tutta la folla enigmatica e allusoria delle Arpie, delle Chimere, Serpenti e Basilischi “Piccolo Re” (l’essere covato da un Rospo, ma nato Serpente coronato e con le ali da Gallo. Pure lui sputafuoco e con lo sguardo e l’alito mortiferi, capaci di distruggere e rovinare ogni impurità e vizio, ma anche simbolo del Demonio) ... E poi c’erano ancora: Sfingi, Meduse, Idre, Sirene, Aguane, Melusine,Astomati e Astomori che si nutrivano di soli odori, e Panozi, velocissimi Sciòpodi, Blemmi, Unicorni, Ciclopi, Androgini, Traghelafi o Ircocervi, Cinocefali,Acefali, Centauri e chi più ne ha più ne metta … S’impiegava il catalogo di un’immaginazione fantasiosa intera per descrivere tutto ciò che non si capiva, ma stava accadendo dentro ai limiti e la sfera della Storia Umana.
Il Dragosi mostrava e svelava come figura complessa dai tratti ricorrenti che riassumevano in se i quattro Elementi Naturali della conoscenza classica e alchemica, quella considerata “scientifica” allora. Il Drago possedeva, infatti, il corpo da Serpentecon le zampe ad indicare la Terra, il Serpente con la sua continua muta era anche simbolo di ambiguità, doppiezza, viscidità, micidialità velenosa maligna, ma anche di rinascita, continua riproduzione, scaltrezza, furbizia e forza. Non a caso il Culto del Serpente era antichissimo, e implementato in numerose culture diverse … Il Dragopoi aveva ali da Uccelloper ricordarel’Aria e il Cielo, aveva la coda-timone da Pesce per richiamare l’Acqua e il Maredove s’annidava il Misterioso Male, e sputava dalle fauci il Fuoco per ricordare appunto la potenza distruttiva ma calorifera dell’elemento Fuoco… In altre parole il Dragoera una figura di Sintesi Cosmica … Il Dragone, infatti, fin dalle Tradizioni Greco-Romane e Orientalistava ovunque influendo sul Destino delle singole persone e delle comunità procurando Vita e Morte: lo si riconosceva nel Cielo nelle Costellazioni, nelle caverne ipogee sotterranee, nei posti più segreti dove custodiva tesori, nel Tempio-caverna, nella foresta-palude-santuario, e negli abissi delle acque del Mare-Oceano ben conosciuti dalle Civiltà Marinare e fluviali come quella Veneziana, che individuavano e sapevano riconoscere il Kêtos, cioè: il Drago-Leviatanocome qualcosa in tutto simile a una Balena o grande Pesce.
Quando si partiva per qualsiasi forma di viaggio, un tempo non si sapeva se si ritornava. I Draghi come Scilla e Cariddiincombevano sugli stretti dalle vorticose correnti di Messina, Gibilterra e del Bosforo, ma potevano trovarsi ovunque, ad ogni bivio o strettoia di strada. Erano sinonimo di quel pericolo sempre incombente che esisteva durante il multiforme vivere …. I Miti antichi come quello di Perseo e Andromeda, come i Racconti Biblico Ebreo-Cristiani erano chiari: c’era sempre un Mostro Marino Serpentiforme che inghiottiva ondeggiando ogni evento e circostanza del vivere storico. Il Giona biblico veniva inghiottito dalla Balena-Leviatano, ma quella era una variante di uno stesso motivo originale ripetuto mille volte dai marinari dei porti del Mediterraneo, come a Giaffa e Alessandria, o sul Mar Rosso, nel Mare Indico-Cinese, dai beduini del deserto dell’area Semitica-Ugaritica… Insomma il Drago sputava ovunque … e c’era sempre ovunque un qualche Dio o SantoGuerriero deputato a combatterlo e eliminarlo, o perlomeno a tenerlo a bada e governarlo … e il Mondo era il sito, il campo di battaglia di quel combattimento primordiale ancestrale mai terminato ...
Sorprendente la somiglianza con le concezioni dei Benandanti Friulani “nati con la camicia” del 1500-1600, che a distanza di secoli, e in un tutt’altro luogo riproponevano più o meno le stesse cose.
Quando si andava e navigava mercanteggiando per Mari, impervi Monti e Deserti infidi come facevano i Veneziani, era sempre possibile incappare in qualche razzia, incontrare la Peste, qualche comunità ostile, e perfinoperdere la vita oltre che il carico o il capitale, annegare e perdere il cadavere … Era il Drago ! … Si rimaneva privi di quella Sacra Sepoltura nella terra-Patria dove si era nati, quella degli Avi, del Clan e di tutti i parenti da dove si era sorti come infimo granellino di polvere immesso per procrearli da un uomo come Adamoin una donna come Eva sinonimo di ogni UomoDonnaqualsiasi.
Il meraviglioso enigmatico insolito quanto pericoloso del Dragone abitava spesso in zone poco frequentate e ostili, sul margine ultimo fra Natura e Civiltà: oltre le Colonne d’Ercole, sui confini dell’esplorato, e nelle zone di periferia dove c’era l’imprevisto e il banditesco di cui non si avevano mappe nè carte per prevederne un qualche controllo … Di quei posti ai naviganti e mercanti riusciva solo d’immaginare l’imprevisto pauroso e incognito: “Hic sunt Leones” scrivevano i Romani sulle loro mappe circa le parti dell’Africa ancora inesplorate e sconosciute ... Il che significava: “Lì non si sa che cosa ci possa essere …State attenti ! … Non si sa bene come potrà andare … C’è sempre il Drago: un Mostro incognito, che potrà ghermirvi e farvi del Male in qualche modo.”
Insomma: il Dragone dai mille volti e opportunità era sempre quella grande incognita in agguato ... Nell'iconografia e nel riciclo dei contenuti antichi fatto dalla cultura Cristiana, il Drago divenne reincarnazione-immagine fantastico-intellettuale di Satanail Diavolo, il Nemico Antico contro il quale l’intera Storia dell’Umanità non aveva mai smesso d’intraprendere una lotta senza scampo, senza fine e senza Tempo. La Lotta col Dragosintetizzava e riepilogava il Destino del Mondo e di ogni persona che si destreggia di continuo fra Bene e Male durante tutta l’esistenza … A volte vinceva il Drago Maligno, altre volte, invece, vincevano Santi, Madonne, Pii Cavalieri… e persone qualsiasi di turno che riuscivano a sconfiggerlo.
Antiche teogonie, cronache monastiche, leggende popolari si sono affannate a descrivere più e più volte il Dragone Antico che aveva l’età dell’Umanità … Il Profeta Isaia appartenente alla letteratura d’impronta MedioOrientaleBiblicache divenne ben presto EuropeoOccidentale diceva: “In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatano serpente guizzante, il Leviatano serpente tortuoso e ucciderà il Drago che sta nel mare.”… Il Salmo 74: “con la tua forza hai diviso il mare e hai schiacciato la testa dei mostri marini nelle acque. Hai frantumato le teste del Leviatano…”, e il Biblico Libro di Giobbe: “Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema, è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca. Chi potrà afferrarlo per gli occhi, prenderlo con lacci e forargli le narici? Puoi tu pescare il Leviatano con l`amo e tener ferma la sua lingua con una corda, ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un uncino ? Ti farà forse molte suppliche e ti rivolgerà dolci parole ? Stipulerà forse con te un'alleanza, perché tu lo prenda come servo per sempre ?”… Nel costume comune della Tradizioni Ebraica si ponevano porzioni del Libro di Giona sotto al cuscino delle partorienti, e si ampliava il significato originale della Bibbia affermando che il Mostro Anticosarebbe finito come portata principale sul Banchetto Futuro dei Giusti… L’equazione Mostro Marino-Tomba esplicita nel Libro di Giona venne trasposta pure nel Vangelo di Matteo, e affrescata più tardi nelle Catacombe Paleocristiane come “segno-annuncio-prefigurazione”della Resurrezione di Cristo, che a sua volta era pure lui: “un fuoriuscito illeso dalla bocca e dal ventre del Mostro del Male e della Morte”. La Risurrezione del Cristo proposto dalla Rinascita Cristiana era assimilabile a un nuovo parto, ed era parabola-epopea di Morte e Vita e vittoria del Bene Eterno sul Male … Chi Rinasceva-Battezzato prendeva nome di Renato o Rinatus, ed era come Giona scappato fuori “in salute”(Salus = Salvezza) dalla bocca del Leviatano-Male… Non fu un caso se qualche secolo dopo in perfetta analogia, sintonia e continuità con quelle vecchie usanze e precisazioni del Microcosmo Ebraico, anche la Devotio a Santa Marina diede raccomandazioni simili alle partorienti di cui divenne Patrona.
Altri ancora, come Rabano Mauro, si sono cimentati nel dipingere e descrivere quello stesso Drago Antico: “Il Drago è il Diavolo, è Satana, e i Draghi sono i suoi adepti”… e Isidoro di Siviglia: “E’ il più grande di tutti gli animali: è una bestia sotterranea ed aerea che ama lasciare le caverne in cui si nasconde per volare nell'aria, la sua forza risiede non nella bocca o nei denti ma nella coda con cui può stritolare il suo avversario per eccellenza: l’elefante …”, e l’ultrafamosa Apocalisse Giovannea con i suoi Commentari: “Nel Cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di Sole, con la Luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici Stelle … Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto … Allora apparve un altro segno nel Cielo: un enorme Drago Rosso con dieci corna e sette teste con sette diademi: la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del Cielo e le precipitava sulla terra ... Il Drago si pose davanti alla Donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. La Donna, invece, fuggì nel deserto dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per 1260 giorni … Scoppio quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi Angeli combattevano contro il Drago. Il Drago combatteva insieme con i suoi Angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in Cielo … Il grande Drago, il Serpente Antico, colui che chiamiamo il Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra. Fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi Angeli … Ora quando il Drago si vide precipitato sulla terra si avventò contro la Donna che aveva partorito un figlio maschio … ma furono date alla Donna le due ali della grande Aquila per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal Serpente ... L'Arcangelo Michele gli impedì di volare ma egli vomitò liquido per far annegare la Donna e Dio aprì una voragine che inghiottì il fiume. Allora il Serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua dietro alla Donna per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso della Donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il Drago aveva vomitato dalla propria bocca … Il Drago infuriato contro la Donna giurò di vendicarsi verso la sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù … Due furono le Bestie create dal Drago: la Bestia del Mare e la Bestia della Terra ... La Bestia del Mare aveva sette teste con sette bestemmie e dieci corna con dieci diademi; era simile a una Pantera con le zampe di un Orso e la bocca di un Leone. Gli antichi Romani furono impressionati da quella Bestia perché le sue ferite si rimarginavano. La Bestia della Terra aveva due corna d'Agnello e parlava come un Drago. Subito questa fece far costruire dai Romani una statua della Bestia del Mare e la animò cosicché potesse mettere a morte chi non la adorava ... Dalla bocca del Drago escono tre spiriti di Demoni simili a Rane che operano prodigi radunando tutti i re della terra per la guerra del gran Giorno di Dio.”
Beh ? … Che ne dite ? … Fate un po’ voi: Draghi e Leoni erano Simboli potenti ed efficaci: la maggior parte delle persone nella loro ignoranza “li leggeva” avidamente pur senza saper né scrivere nè leggere. Non erano immagini isolate e uniche, ma facevano parte di un pacchetto di figureSimbolo parallele a loro volta ricchissime di significato, che più di qualche volta finivano col sovrapporsi e confondersi l’una con l’altra divenendo integrate ed equipollenti. L’Albero Cosmico della Vita, del Bene e Male, della Conoscenza, Sapienza e Verità, ad esempio, era uno di questi. Il Simbolo Arboreo rappresentava la ciclicità stagionale riproduttiva, col ritmo annuale di Morte e Rinascita: era figlio immortale del Tempo … Nell’immaginario culturale sfidava i secoli radicandosi nel Mondo di Sottodei Morti, stava col tronco tenace nello Spazio del Mondo di Mezzospettatore del comune Vivere, e aveva chiome al vento protese a sostenere e interagire col Mondo di Sopra del Cielo Eternodel Santorale Divino. L’Albero al pari del Drago riassumeva in se i Quattro Elementi Naturali essenziali dello scibile “scientifico”di allora: Acqua, Terra, Aria e Fuoco… Stormiva nel vento parlando a modo suo, emettendo da specie a specie voci diverse, mandava messaggi, con i suoi prodotti sapeva nutrire, e possedeva sensibilità medicamentose e propiziatrici capaci di risanare la comunità umana come le Erbe della Guarigione: gli efficaci Semplici… L’Albero ancora era anche Casa degli Spiriti. Le Piante ospitavano entità misteriose partecipi delle qualità vitali del Cosmo Divino Naturale che si rivelava in modo superUmano tramite la violenza dei terremoti, dei vulcani e degli incendi, nelle acque impetuose delle cascate e delle piene dei torrenti alluvionali che straripavano, nei vortici delle profondità marine dove si annegava e naufragava … Quel Naturale Potente e Misterioso oltre che Benefico sapeva, tuttavia, essere anche docile e delicato: faceva capolino in maniera gentile e pacifica nelle amene Sorgenti, Fonti e Fontane, oppure nei placidi fiumi che scorrevano giorno e notte all’insaputa dell’uomo sopra e sottoterra, o nei placidi Laghi: altre case capaci di ospitare il Divino, il Nume Tutelare, la Pizia o l’Oracolo di turno ... L’Alberoalla fine finì anche col trasformarsi in Croce, in Palma Benedetta, in Cipressi e Betulle Funebri-Cimiteriali, nei Melograni della prosperità e fertilità … E sapete bene come la Croce: Nuovo Albero di Morte e Rinascitaè riuscito a spaccare a metà Oriente e Occidentale contrapponendolo per secoli, e ancora oggi, una buona parte del Mondo mena ancora botte da orbi o le subisce infiammando la Storia per lo stesso motivo e simbolo … Chi starà combattendo la giusta battaglia ? … E chi lo sa ?
Esistevano Simboli “positivi” come l’Aquila, il Bue, l’Angelo e appunto il Leonedell’EvangelistaSan Marco … E c’erano SimboliSegni “cattivi-negativi”, cioè “nocivi”per il corpo, la psiche umana e la comunità sociale come appunto il Noce o Nòghero Albero delle Streghe, dei sortilegi e degli incontri con Satana ... Il Vecchio Noce di Benevento ... Era stata la Santa Inquisizione, che proprio Santa non era, a modificarne, trasporne ed evidenziarne il contenuto rendendolo malefico … E’ vero che l’albero Nocecontiene la Juglandina alcaloide allucinogeno, così come il Tasso Sacro ad Ecate: l’Albero della Morte esala la mortale Tassina. Ma chi lo sapeva a quei tempi di quei contenuti velenosi ? … Il motivo del mutamento di significato non fu quello, ma un altro: l’Inquisizione e il Cristianesimoin genere intesero dislocare, sradicare, stravolgere e capovolgere ogni immagine efficace della Cultura Pagana che fosse pregna di qualche significato apprezzato dalle persone. Il Noce, ad esempio, significava e rappresentava nella fattispecie gli Antichi Culti Propiziatori della Fertilitàassociati alla Madre Terra che si celebravano attorno ad esso … Allo stesso modo: Bosso, Cipresso, Mirto e Pioppo Nero(come la Morte) e Pioppo Bianco(come la Vita-Rinascita)erano gli Alberi dei Morti e della Dea Ade degli Inferi-Oltretomba… Dentro alle Sacre Querce delle radure dei Druidi abitava la Ninfa Amadriade, mentre Dafne abitava nell’Alloro, e l’Animo delle Sorelle di Fetonte risiedeva dentro ai Pioppi, così come le Sette Ninfe Sorelle abitavano, s’incarnavano e personificavano nellearcane quanto stupende Stelle Pleiadi del Cielo.
Anche il Lupo divenne un Simbolo negativo: abitazione del Demonio, e finì per questo in seguito anche col far la parte del cattivo nella fiaba di Cappuccetto Rosso… Il GalloNerodivenne Segno-Simbolo del tradimento del boss San Pietro raccontato nei Vangeli, ma corrispondeva anche alla capacità innata di ciascuno vivente di tradire ed essere incoerente e infedele … Ovviamente il Serpente più di tutto si trasformò in segno cattivo diventando la casa del Diavolodopo essere stato per millenni il principale simbolo dei Culti Antichi alternativi al Cristianesimo. E’ emblematico, infatti, il fatto che il Cristostesso, venisse considerato innalzato come Nuovo Serpente della Storia in sostituzione e miglioramento delle facoltà salvifiche dei vecchi Culti del Serpente ... Prima c‘era DioGiove a scagliare il fulmine e far tremare la terra, a far sorgere il Sole facendolo correre nel Cielo col suo mitico carro … Ora s’era voltato pagina, c’erano “i nuovi SuperEroi”, le nuove storie, e i nuovi Miti-Leggende da accogliere e condividere, che avrebbero sostituito tutto ciò che era vecchio e superato ... e per questo: insano, peccaminoso, negativo e malefico ... causa di morte e dannazione.
Non dimentichiamo però: le grandi Cattedrali Gotichecon le loro possenti foreste di colonne, pilastri e capitelli intendevano visualizzare plasticamente proprio il bosco, la radura, le chiome della foresta tanto cari ai Simbolici Culti Naturali Antichi… Erano in un certo senso: la clonazione, la replica e il prolungamento trasformato, l’elaborazione e integrazione di tutto quanto aveva interessato il vecchio Mondo Pagano precedente il Cristianesimo ... Per certi versi il Cristianesimosi è rivelato come Nuovo Paganesimo: un Paganesimo.2, una nuova sensibilità con cui leggere diversamente il significato del Vivere riciclando, ampliando, modificando ed esorcizzando il prima PreCristiano… Gira e rigira tutta la Simbologia dei Draghi, Serpenti coabitanti con le figure Mitico-Bibliche di Adamo ed Eva, Cabala, Bestiari, e i vari: Odino, Dea Madre della Fertilità, Gilgamesh, Ulisse, Vizi e Virtù: “Licet o non licet”, Budda, Islam, Sacramenti e Santi e Madonne di turno sono stati e sono una sorta di servizio immaginifico che ha provato a regalare, proporre e tramandare la Storia con i suoi numerosi Sacri Testi, Leggende e Miti per aiutarci a intendere noi stessi, il Destino che ci avvolge, e il contesto storico ed epopea personale in cui tutti ci ritroviamo immersi volenti o nolenti … La marea dei Simboli sparsi, diffusi, riconoscibili e collocati ovunque: fra le Costellazioni e gli Astri in Cielo, nel grembo ipogeo di cripte, grotte, caverne e SacriMonti sulla Terra, nell’Aria volatile e nuvolosa, o nelle profondità acquose del Mare, delle Baie, degli Stretti e dei Canali: tutto quell’immane e immaginifica disgressione e riflessione della nostra cultura, è stata consegnata di generazione in generazione come seme di Tradizione-Educazione concentrato, trasposto, liofilizzato e passato in eredità alla nostra mente insieme al latte materno, quasi fosse un DNA supplementare, un patrimonio irrinunciabile aggiunto che diventa parte integrante di ciò che siamo.
L’immaginifico simbolico è diventato cultura, abitudine, convinzione, e spesso anche insito dictat-precetto etico-morale codificato dentro noi stessi.
Ricordo quando vivevo da bambino nella mia isoletta di Burano in fondo alla Laguna di Venezia: “Via gli Allori, il Bosso e i Cipressi dalla mia chiesa !” diceva il vecchio Piovàn Bonsignòr di Burano Don Marco Polo: “Non voglio piante pagane nella mia Casa di Dio !”… ed eravamo negli anni 60-70 del 1900 !
Torniamo alla nostra Venezia però con i suoi Simboli … La Serenissima fin da subito non poteva esimersi dal frequentare, e dall’essere parte coinvolta di tutto quell’immane calderone immaginifico, fantasioso ed espressivo … Anzi: ne è stata per certi versi anche estroso esempio, prototipo ed esplicito modello innovatore nonché sintesi curiosissima.
Il Leone Veneziano piano piano ha cambiato sembianza e significato: è diventato più pregnante di significato. Nell’intendere Veneziano si assemblò, integrò e concentrò nel Drago-Serpenteuna grande massa di significati fondendoli e coniugandoli insieme nel unico simbolo di San Marco col suo Leòn ... Il Leone finì col simboleggiare e impersonificare Venezia stessa, e i Veneziani, che divennero i “figli del Leòn de San Marco”.
Allo stesso modo Venezia si identificò nel Cavaliere San Giorgio o nelCoPatrono San Tòdaro o Teodoro che combattevano, infilzavano e calpestavano il Drago-Coccodrillo-Biscione posto quale simbolo preminente proprio in Piazza sulle Due Colonne, proprio di fronte all’Isola dei Benedettini dedicata esattamente allo stesso San Giorgio…Si trattava di due grandi SantiSoldativincitori del Demonio-Dragone effigiati in vesti Bizantine con in mano un Libro e una Crocetta, simboli della Fede Cattolica professata col Martirio.
Dal Molo e dal Bacino di fronte a Piazza San Marco, cuore pulsante della nostra città, partiva e arrivava, si esplicava buona parte dell’economia commerciale e marittima Veneziana. Tutti i Veneziani dovevano per forza guardare sempre quelle massicce Due Colonne Simboliche cogliendone il significato … Sul Molo di San Marco ad accogliere ed ispirare i naviganti al rientro a casa in Patria si levavano alla vista sempre loro: quelle due Colonne-Immagine di Marco e Tòdaro Lottatori e Vincitori contro ogni Male Cosmico e Quotidiano.
San Tòdaro era San Teodoro Tirone detto l’“Orientale”, cioè d’origine Bizzantina, era del IV secolo, e fu un altro MegaloMartire di Venezia … A Bisanzio-Costantinopoli, cioè Istambul, esistevano ben sei chiese a lui dedicate, e anche a Ravenna, nel 680, l'Esarca Teodoro fece costruire una chiesa in suo onore ... Il titolo Teodoriano era presente pure a Roma, non poteva quindi mancare a Venezia.
Originario di Amasea nell’Ellesponto oggi Turco, Tòdaro-Teodoro fu un legionario romano torturato e bruciato vivo sul rogo … anche se il suo Santo Corpo finì a Brindisi… Ma allora, fu bruciato o no ? … dettagli inutili … Secondo la Leggenda di San Teodoro la cosa più importante fu che fu lui a bruciare il Tempio di Cibele Madre degli Dei, e che fu sempre lui a combattere e uccidere dei Draghi ben quattro secoli prima dell’epopea del famosissimo Cavaliere San Giorgio ... San Tòdaro quindi era un altro SantoMatadraghi: un altro capace di dissolvere e superare tutto l’Antico retaggio Pagano-Malefico.
In seguito anche il Mito di San Marco si riferì ai contenuti Leggendari dell’antico coProtettore San Tòdaro ... Non a caso la Leggenda Marciana narra di una Venezia nata dentro alla lotta di una burrasca Marina dove le acque buie e incerte del Misterioso Mare-Male minacciavano di annegare il futuro di Venezia … Tramite l’intervento dei Protettori e di San Marco le acque ostili, come il Dragoneche spesso contenevano, si rappacificarono e diventarono talmente favorevoli alla Serenissima che non solo imparò a navigarle e dominarle, ma addirittura le sposò amandole del tutto e condividendone il Destino … Suggestione dell’immagine e del racconto Leggendario !
E’ evidente il richiamo alle Acque Primordiale della Creazione Biblica, nonchè alle antichissime e travagliatissime Acque Diluviali della Saga di Noèsopravvissuto sull’Arca all’acqua Malefica di Morte, non può mancare come riferimento il Mosè Salvato dalle Acque, e la correlazione ispirativa con tutti quei grandi personaggi mitici storici lottatori contro l’instabilità del Cosmo incerto, e talvolta inopportuno e importuno … San Tòdaro quindi prima di San Marcoè stato archetipo, tipos Mitologico-Leggendario, schema di riferimento per il Mito Marciano che esprime quella stessa lotta cosmico-politica-economico-esistenziale contro il Male, le avversità, e tutto ciò che era difficoltà e incertezza storica.
A Venezia esisteva già un edificio sacro dedicato al Santo Tòdaro-Teodorocontiguo a San Marco: il testimone oculare Giovanni Diacono lo vide bruciare nell'incendio del 976 ... Le spoglie del Corpo di San Teodoro giunsero a Venezia nel 1096 al tempo delle Crociate insieme a quelle di San Nicola-Nicolò di Mira: “San Pietro, San Marco, Sant'Ermagora e San Nicolò figurano tra i Patroni Ufficiali del nostro Stato … A questi Quattro è affidata la cura e l'onore dei Veneti. Con questi Protettori la Repubblica sta salda, cresce e risplende per Terra e per Mare."declamavano le Cronache Veneziane Antichissime.
Durante la Guerra di Chioggia del 1377-1381 sembra ci sia stato un ulteriore incremento del Culto di San Tòdaro, una specie di riscoperta-Inventioda schema Leggendario. Fu allora che venne eretta la statua sul pilastro del Molo collocandola accanto al Leone Marciano già esistente. In quello stesso frangente storico San Tòdaro entrò a far parte del tutto del Leggendariodella Coscienza Nazionale Veneziana. Secondo il racconto del Sansovino, che riprese un poema di Bernardo Zorzi, in quel momento storico si sarebbe inalberato a Venezia il Vessillo Teodoriano considerandolo Patrono delle Armi Veneziane.
Diciamone poi un’altra: i Veneziani fecero confusione tra San Tòdaro Teodorosoldato di Amasea (quello della Colonna di Piazza San Marco) e un altro San Teodoro di Eraclea Comandante e Patrono delle truppe Imperiali Bizantine sepolto ad Euchaita… La “Traslatio” del Santo Corpo di San Teodoro di Eraclea avvenne a Venezia nel 1267 a cura di Marco Dauro che si premurò di collocarlo nella chiesa di San Salvadorpoco distante da San Marco ... ma nelle Mercerie prossime a Rialto, dove un Santo in più non avrebbe guastato per proteggere, favorire e tutelare ulteriormente le economie dell’Emporio Realtino. Alla fine come d’abitudine a Venezia, e per non far torto a nessuno … figurarsi al Cielo ! … si tennero e venerarono entrambi i CorpiSanti dei due San Teodoro, ed entrambi vennero rappresentati sui mosaici della Basilica Marciana… Che importava quale fosse il Tòdaro giusto ? Ciò che importava era sempre, solo e unicamente il bene di Venezia sotto ogni forma … e con buona pace di qualsiasi tipo di Cielo.
Leone e Drago quindi richiamavano alla mente dei Veneziani una Venezia intesa come: “Porta fra Luce e Tenebre del Destino della Storia … Palcoscenico privilegiato dove si combatteva la Battaglia Cosmica definitiva fra Bene e Male”.
Sapete una curiosità circa i Leoni-Drago di Piazza San Marco e di Veneziain genere ? … Per secoli i Veneziani hanno tramandato l’idea che ogni Drago, compreso quello del San Tòdaro Sauropode della Colonna di Piazza San Marco, corrispondesse a quello combattuto con le Crociate, cioè il Drago era sembianza e sinonimo del Turco Maligno, Bestia Nera Maledetta, Malefico InfedeleSenzaDio, l’Eretico Nemico dei Nemici, il Peggior dei Mali in genere, quasi quanto la Peste e la Carestia. Il Turco era l’Antico-Ancestrale Male-Nemico da vincere, trafiggere e calpestare, e ogni Veneziano di fronte alla Colonna pensava che Venezia era come quella Principessa Salvata da San Giorgio o dal Tòdaro, e pensava ancora che San Marco e la Serenissima sarebbero stati capaci di continuare quella Lotta combattendo, difendendosi e vincendo contro ogni tipo di Male ... Anche se con lo stesso Turco Malvagio si poteva ugualmente continuare a fare buonissimi affari e commerci … perfino in tempo di guerra, e le guerre si sa: a volte duravano anche decenni allora.
Raramente, infatti, s’è interrotto del tutto il flusso commerciale ed economico fra Venezia e la Porta dell’Oriente Arabo-Ottomano. Il risvolto economico e il guadagno venivano prima di ogni Fede e Politica: “Siamo Veneziani prima che Cristiani” aveva detto l’Ambasciatore Veneziano al Papacome vi ricordavo prima ... Andate a vedere i teleri realizzati da Vittore Carpaccio per la Schola di San Giorgio e Trifone nelle popolari Contrade di Sant’Antonin e della Bragora nel Sestiere di Castello… Stupendi !!! … con tre punti esclamativi.
Anche in quei dipinti il Drago dipinto da Carpaccio per i Veneziani era una strana sintesi di Bestia alata Antica e Nuovo … Di sicuro vedendolo i Veneziani di allora andavano col pensiero dritti dritti alla vittoria desiderata e voluta contro quel Drago Maledetto dei Turchi Infedeli: erano loro il Male dei Mali, il Drago indomito da schiacciare con coraggio, e provare a vincere senza esitazioni, e risparmi di energie e risorse.
Tornando in Piazza San Marco, accanto al Tòdaro, giusto sull’altra Colonna, c’era e c’è il Leone Alato Marcianod’incerta provenienza, Di sicuro era già presente in città dalla fine del 1200, e s’integrò alla perfezione collocandosi nell’ormai usuale discorso di San Giorgio, San Teodoro, l’Arcangelo Michele trafittore di Draghi e Giudice con la Bilancia del Destino dell’Umanità, e tutti gli altri Santi e Sante Sauroctoni presenti a Venezia … Qualcuno dice che la testa del Leone Marciano della Colonna sia stata privata di alcune corna caprine sostituite dalla criniera di riccioli visibili ancora oggi. Le corna erano tipiche dell’iconografia del culto al Dio Sandon Protettore di Tarso in Cilicia… Altri dicono, invece, che il Leone fosse parte di un monumento funebre eretto da Alessandro Magno per i caduti della battaglia contro Dario a Issopoco distante da Tarso.
A guardarla meglio poi, quella statua proprio Leonedel tutto non è, perché è un miscuglio fraLeone, Serpente, Basilisco, Chimera e Coccodrillo (l’Essere-Coccodrillo era simbolo di Ipocrisiae Lussuria in quanto l’animale pur incedendo solenne, elegante e impavido, era di natura furbesca e malvagia rimanendo sommerso, mimetizzato e nascosto in agguato. Covava e dissimulava brutali intenzioni rapaci.)
Poco cambiò comunque per i Veneziani … Ogni immagine di Drago-Leone-Serpentepresente in Laguna e a Venezia impersonava e riassumeva plasticamente qualsiasi Nemico potesse avere nel tempo la Repubblica Serenissima. La tipica immagine del Leone Marciano, infatti, mostra una coda appuntita “da DragoAntico”, il Libro del Sapere, della Legge, e del Bene e Male del Vivere aperto in tempo di pace e chiuso in tempo di guerra, criniera raggiata al vento come un Sole Divino, occhi di brace, artigli rampanti e spada in mano … Gli mancava solo di sputare fuoco, ma la Serenissima sapeva sputare benissimo fuoco, e non solo quello … senza paura e in ogni circostanza.
La sintesi plastica Drago-Leone-Serpente divenne emblema politico-religioso, motivo d’identificazione, intenzionalità espressiva della potenza e delle capacità-intenzioni della Città Lagunare… Come simbolo di straordinaria diffusione, il Leone Marciano venne amato e odiato sia dai Veneziani, che dai Veneti, che da tutto il suddito Dominio da Mar e di Terraferma, ma fu anche input per molti di rispetto e timore: “Col Leon de San Marco no se scherza ! … El Leòn de San Marco fa ribaltar le budella in corpo, infiamma gli animi, accende una sensasiòn de violenta ribelliòn dentro … Impìssa un sentimento d’ostilità vendicativa incontenibile mai esausto verso i nemici della Repubblica, insieme a un sentimento d’amòr generoso e sacrificio pal Gonfalòn-Bandiera nostro … Il nostro Leon fa combatter ogni rivalsa con furbizia e coraggio, e spinge ad accompagnàr Venessia e San Marco dovunque andranno …”
Mettiamo da parte l’idea un po’ semplicistica di Venezia col Canal Grande a forma di Drago-Grande Pesce Marino, e anche quella di SanGiorgiocontroSanMarco, e della fantasiosa coda Draconica-Demoniaca che raggiunge Palazzo Dario dove nei secoli sono accaduti uccisioni, morti e feriti ... Sono mere illazioni e congetture fantastiche gratuite che fanno sorridere ... Non c’è nulla di storico e utile in certe considerazioni per cogliere il senso di Venezia col suo Mito.
Come ben sapete, a Venezia esisteva Il classico Leone Alato col libro e la scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”. Lo si ritrova a Palazzo Ducale sulla Porta della Carta, sulla Torre dell’Orologio, nella Piazzetta dei Leoni, appunto sulle Colonne di Marco e Todaro, sulla Porta dell’Arsenale, sul culmine della facciata della Basilica Marciana ... Qualche Nobile Veneziano oltre a inserire il Leone nel proprio stemma araldico, provò anche ad allevare qualche leone spelacchiato in casa: nel 1316 una leonessa partorì dei cuccioli a Palazzo Ducale… Raccontano le Cronache Veneziane che per un certo tempo in Piazza San Marco esisteva un altro spelacchiato Leone in gabbiache sembra sia morto avvelenato per l’ingestione delle dorature della sua stessa gabbia … Durante il Carnevale 1762 venne esposto un leone vivo in Piazza San Marco ritratto da Pietro Longhi nel “Il casotto del leone”.
Minuzie, curiosità e luoghi comuni sul Leone Marciano: veniva raffigurato “rampante” di profilo, o piuttosto: “in moèca”, cioè frontale con l’aspetto del granchio al tempo della muta del carapace. A volte il Leone era fuoriuscente dall’acqua simboleggiando l’elemento e il Dominio di Venezia: con una zampa sulla Terraferma e una sul Dominio da Mar, la dualità del Dominio Veneziano … C’erano poi Leoni accosciati, con le ali spiegate a ventaglio, Leoni “in gazzetta”: cioè seduti ad ali spiegate e con l’aureola, Leoni Vessilliferi con la bandiera della Serenissima, “Leoni andanti” col libro aperto o chiuso e con la spada sguainata verso l’alto o il basso a seconda che Venezia fosse in pace o in battaglia. Secondo un’interpretazione diversa: il libro aperto voleva significare città soggetta a pagamento di tasse alla Repubblica Serenissima; mentre libro chiuso e spada rivolta verso il basso significava: città esente da imposte, affiliata e di “comodo economico”per Venezia.
Come vi dicevo, c’era un vero e proprio affollamento di Leoni a Venezia. C’era e c’è ancora quello davanti alla Porta dell’Arsenale, ad esempio. Parte di quel monumentale insieme è stata portata a Venezia nel 1687 da Francesco Morosini da Delosdurante le guerre della Lega Santa contro il Turco dell’Impero Ottomanoe l’assedio di Atene. Delos oggi è un’isoletta disabitata di tre kmq e mezzo poco distante dall’altra isoletta di Rineja e dalla famosa Mykonos nell’Arcipelago delle Cicladi nel Mare della Grecia. E’ un sito archeologico di primaria grandezza ricco di reperti e mosaici, patrimonio U.N.E.S.C.O. molto conosciuto e visitato … Un tempo era isola strategica sulle rotte Mediterranee, centro di mercato, scambi e commercio di ogni genere conosciuto e frequentato anche dalle Mude della Serenissima. Per il Porto Leone di Delosnel Pireo, antico porto di Atene, sono passati Romani, pirati, e appunto anche i Veneziani che scambiavano schiavi, e che per non smentirsi al momento giusto si sono presi dei “ricordini”saccheggiando frettolosamente l’isola. Hanno rubato ed asportato, ad esempio, alcune teste di antichi Leoni del I secolo abbandonandone il corpo lì dov’era e dove sta ancora adesso, e viceversa: hanno imbarcato pesanti statue di tre metri portandole oltremare fino davanti alla Porta dell’Arsenale di Venezia.
Curiosa le vicende di alcuni di quei Leoni vandalizzati mentre stavano a Delosda alcuni “writer Scandinavi-Variaghi” dell’anno 1000 che vi incisero su spalle e fianchi alcune iscrizioni in Runicoincidendole a forma di Serpente ... Rieccolo sottolineato: torna l’abbinata Serpente-Dragone sopra a un Leone ! … Si sa che in quell’epoca alcuni Variaghi erano al servizio come mercenari dell’Impero Bizantino, e che vennero inviati in Grecia e nelle isole per reprimere alcune rivolte della popolazione locale. Comunque al di là della bravata della manomissione di quei Marinai, e della quasi banalità del contenuto delle iscrizioni che dicono solamente: “Asmund incise queste rune con Asgeir e Thorleif, Thord e Ivar, su richiesta di Harold l'Alto, nonostante i Greci riflettendoci lo vietino.”... e: “Hakon con Ulf e Asmund e Örn conquistarono questo porto. Questi uomini e Harold l'Alto imposero una forte tassa a causa della rivolta dei Greci ... Dalk è tenuto prigioniero in terre lontane. Egil è andato in missione con Ragnar in Romania e in Armenia.”, emerge il segno di una cultura Nordica che considerava il significato del potere ancestrale del Serpente-Dragone, chissà: forse in contrapposizione a quello del Leone?
Sui quattro Leoni diventati subito parte integrante del Portale dell’Arsenale Veneziano non mancò d’impiantarsi e fiorire immediatamente una fra le più curiose Leggende tipicamente Veneziane. Si narrò che nell’autunno 1719, ma poteva essere un giorno e un anno qualsiasi, dopo che aveva infuriato su Venezia e la Laguna una violenta bufera si ritrovarono nei pressi del Portale dell’Arsenale i corpi dilaniati di un paio di Marinai Greco-Maltesi che sembravano sbranati da un Leone. Ovviamente la Serenissima s’attivò subito ad indagare, ma non trovò alcuna spiegazione plausibile, perciò crebbe la paura degli Arsenalottie soprattutto della gente popolanissima delle misere Contrade delSestiere di Castello.
Erano stati i Leoni delPortale stregato dell’Arsenale?
Lo Stato allora incaricò Enrico Giustinian Capitano della Marina Venezianadi venirne a capo di quei fatti misteriosi, e di sorvegliare la zona ... Dopo circa un’altra settimana, come nelle fiabe: altra bufera sulla Laguna, e altro cadavere dilaniato rinvenuto il giorno seguente davanti alla stessa Porta dell’Arsenale … Stavolta si trattava del corpo di Jacopo Zanchi… La cronaca cittadina esplose saltando di bocca in bocca, e fu panico per tutti ! … Zanchi abitava lì nei pressi, ed era un Veneziano qualsiasi “senza arte né parte”, uno di poco conto e un po’ losco a dire il vero, la cui moglie “per arrotondare”faceva la prostituta. Fu proprio la vedova insieme ad altri testimoni che si presentò dal Capitano Giustinianad accusare un certo Fòscaro. Costui era un vecchio mercante usuraio che abitava pure lui in una calletta poco distante dall’Arsenale. I testimoni raccontarono che Foscaro il giorno precedente al nubifragio s’era affacciato alla finestra di casa minacciando lo sfortunato Zanchi: “Vedrai dove finirà la tua baldanza la prossima notte di tempesta !”
Il Capitano Giustinian ascoltò tutti e annotò ogni cosa ... Altra settimana … e terza bufera tra mezzanotte e l’una: terzo tempo scenico come nelle migliori Leggende … col Capitano nascosto a controllare ogni cosa nei pressi del Portale dell’Arsenale. Mentre scrosciava la pioggia s’accese nell’aria un arco luminoso che uscì da una delle caxette vicine, e dalla luce comparve Fòscaroche iniziò a girare attorno alle belve di pietra accarezzandole e sussurrando loro parole stranissime. Poco dopo: altro fulmine che andò a schiantarsi su uno dei Leoni che si svegliò e mosse riprendendo completa vitalità ... Fatalità, in quel momento stava rincasando la vedova del Zanchi con una sua amica, e fu allora che un secondo fulmine colpì un altro Leone che si scagliò ruggendo col primo sulle due sfortunate. Fòscaro immobile stava ad osservare la raccapricciante scena rimanendo immobile e impassibile.
Capitàn Giustiniàn allora non perse tempo: estrasse la spada conficcandola nel petto del vecchio stregone maledetto, proprio mentre un terzo fulmine colpì un terzo leone che iniziò a muoversi e ruggire … Trucidato Fòscaro, tutto si fermò: due Leoni tornarono immediatamente ad essere di pietra, mentre il terzo continuò a ruggire scuotendo la testa imprigionata nella pietra. Giustinian allora con un altro deciso fendente decapitò il Leone la cui testa esplose in aria in mille frantumi spandendo ovunque una misteriosa sostanza nerastra puzzolente (come i Draghi)… Per terra intanto stavano i corpi delle due donne sbranate accanto a un cuore di pietra: era quello del vècjo Foscaro maledetto.
Le indagini finali chiarirono che Fòscaro era effettivamente un mago-stregone, e che Zanchi contrattando un prestito ad usura aveva provato ad imbrogliarlo … La vedova sopravvisse alla tragedia, ma si dovette internarla in una delle isole manicomiali in quanto era andata del tutto fuori di testa … La testa del terzo leone, quello verso il Rio delle Galeazze dell’Arsenale, venne sostituita con una copia, e oggi si possono ancora vedere i segni di quella spadata ben data dal Capitàn Giustiniàn.
Fine della storiella … Interessante vero ? … Una fascinosa leggenda di una Venezia tutta noir e non molto antica, la cui regia aveva gran voglia di stupire e meravigliare!
Di Leoni vecchi e nuovi, solitari o in lotta con Serpenti e Draghi se ne trovano molti altri in giro per Venezia: immessi in muro al Traghetto della Contrada di San Tomà… in marmo rosso collocati nella Piazzetta nel 1722 realizzati da Giovanni Bonazza… sulle pareti dell’Archivio di Stato, cioè sulle pareti di quel che è stato il magnifico quanto potente Convento della Cà Grande dei Frari dove è capitato di tutto … e ai piedi del Campanile a cuspide conica del 1352 della chiesa di San Polo poco distante. I Leoni di San Polo sono stati realizzati in perfetto stile Romanico di certo fra 1100 e 1200, e sono stati probabilmente due Leoni stilofori che adornavano l’antico portale della precedente chiesa di San Polo. Indossano però alcune storie singolari curiose: uno dei due Leoni viene aggredito al collo da un Biscione… Era Venezia tradita dalla “serpe in grembo” del decapitato Francesco Bussone Conte di Carmagnola Capitano delle truppe Veneziane durante la guerra con Filippo Visconti di Milano? … L’altra statua dei Leoni di San Polo ha una testa umana fra le zampe, e allude forse alla decapitazione del Doge Marin Falierpure lui personaggio traditore della Repubblica … Erano quindi due Leoni di monito quelli di San Polo ? … Infatti in quelle occasioni storiche s’era appositamente istituito il Consiglio dei Dieci col compito specifico di “stritolare” il tradimento della congiura Baiamonte Tiepolo… Carmagnola era però del 1432, mentre il Doge Falier era del 1355, e la congiura dei Patrizi Bajamonte-Tiepolo-Queriniè avvenuta nel 1310 ... I Leoni di San Polo quindi erano molto più vecchi di secoli, quindi precedenti a quelle vicende che vennero loro giustapposte e attribuite dalla credenza immaginifica Veneziana e popolare ... Durante il Medioevo era normalissimo porre e trovare sull’esterno di facciate di chiese e campanili tristi e foschi Mostri, Draghi, Leoni e Serpenti che riassumevano e simboleggiavano il Male del Mondo contrapposto alla Gloria Luminosa di Dio che risplendevano all’interno della chiesa dove trionfava e si celebrava il Mistero Provvidente del Bene di Dio.
Come sapete meglio di me, di Biscioni Milanesi-Lombardiche insidiavano il Leone Marciano a Venezia ne sono stati accuratamente rimossi e scalpellati via diversi. Ogni volta che Venezia e Veneziani erano in rotta con i Milanesi facevano piazza pulita di tutto … Se ne salvano e ritrovano, infatti, pochissimi: solo qualche esemplare che per qualche motivo è riuscito a nascondersi in qualche calle o angolo di palazzo privato sfuggendo alla cancellazione … Nel Sestiere di San Polo ne esiste uno in una calletta chiusa, e ce n’è un altro, invece, molto bello, liberamente visibile nella nascostissima Corte del Rosario ai Santi Filippo e Giacomo. E’ quasi impossibile da scovare se qualcuno non ti segnala esattamente il posto … E’ bellissimo: andatelo a vedere !
Altri mirabili e significanti Leoni Venezianisi possono ammirare ancora nell’amena Isola di Torcello: sui plutei della Cattedrale di Santa Maria Assunta a sostenere l’Albero della vita, ad esempio, e ci sono altri Leoni messi in muro appesi nella Piazzetta antistante la tonda Santa Fosca nella stessa protoIsolaVeneziana … Altri Leoni ancora si trovano incisi nei “cippi di conterminanza o conterminazione” lagunare, alpina o territoriale che segnavano un tempo la fine o l’inizio, i confini del territorio Veneziano fin sulle pareti sperdute delle cime Dolomitiche, come sulla Muraglia di Passo Giau, ad esempio ... Tanti altri Leoni “a guardia e monito” si possono vedere in cima alle colonne di tante Piazze Venete: Padova, Verona, Vicenza, Bassano, Marostica, Conegliano, Castelfranco, Cologna Veneta, Belluno, Feltre, Udine, “il gatto” di Chioggia solo per citarne alcune … e Leoni Veneziani Marciani sono sparsi nei porti di buona parte del Mediterraneo: Montenegro, Croazia, Istria, Corfù, Pola, Zadare ovunque dove è giunta Venezia … che ha saputo arrivare lontanissimo: più in là di quanto si possa credere ... IQuerinisono arrivati di sicuro fino all’Estremo Nord riportando salva la vita a Venezia insieme ai baccalà … Si dice perfino di alcuni Veneziani, che pare abbiano messo piedi nella ghiacciata Groenlandia e in Americaben prima di Colombo. Di sicuro Mercanti e Navigatori Veneziani hanno navigato la calda Africa, e impresso le orme mille volte sulle sabbiose Vie della Seta, dell’Incenso, dell’Ambra, dei Profumi e delle Spezie dell’Asiacol misterioso, ricchissimo e misconosciuto Estremo Oriente… Infiniti Leoni continuano ancora a sventolare su mille bandiere colorate, a volte slabbrate, smunte e consumate dal tempo, nostalgiche o entusiaste issate un po’ ovunque per le Contrade, i Campi, i Traghetti di Venezia, ma anche in giro per il Veneto antico o nuovo ...
Venezia col suo Leone non finisce mai di stupire e ammaliare.
Esiste un’altra Leggenda Veneziana che sicuramente conoscete. Racconta dei Gondolieri Veneziani che come novelli Guerrieri Samurai della Laguna avrebbero combattuto, vinto e sottomesso un tremendo Drago del tutto nostrano: un “Mostro delle Acque Nere” che risiedeva proprio “in casa nostra”, nel cuore della Laguna Veneziana, proprio dentro al Bacino di San Marco, in una caverna subacquea sotto alla Punta della Dogana della Saluteallo sbocco-imbocco del famoso Canal Grande. Da lì usciva per far danni e predare dopo aver sputato immense nuvole di “Caìgo” che riempivano di fosca e densa nebbia la Laguna ... Pare che il termine Gondola e Gondolierederivi da etimologia tedesca che significherebbe: “Guerriero-Guerreggiare” ... Mamma mia ! … Ve li vedete i Gondolieri Guerrieri ? … Quelli benestanti e addizionati di oggi, prendersi cura delle sorti di Venezia frammischiandosi con la Leggenda? … Io proprio no … Li vedo semmai più dediti a combattere fra una vogata e l’altra Draghi e Leviatani che spuntano dallo spritz, dai cicchetti, e dal prosecco in qualche bàcaro, ignari per non dire indifferenti come molti di noi Veneziani sia dei turisti che di quanto accade quando si rivoltano le acque o le memorie della nostra Laguna ... Secondo la Leggenda Venezianacome San Giorgio aveva ucciso il Drago con la lancia, così i Gondolierisarebbero riusciti nell’antichità a soggiogare a suon di remate l’orribile bestione, e solcando e vorticando col remo in perpetuo l’acqua dei Canali Lagunari sarebbero in grado di mantenerlo sempre intimorito, mansueto e buono: addirittura pauroso di uscire fuori e risalire in superficie … Sempre secondo la stessa Leggenda, i Neri Monaci Benedettini dell’Isola di San Giorgio Maggiore, pure loro esperti in Draghi, si sarebbero aggregati ai Gondolieri in quell’opera di contenimento del Mostro Venezianoimpegnandosi per sempre a contenerlo e tenerlo a freno a suon di potenti quanto costanti canti, litanie e orazioni recitate giorno e notte in saecula saeculorum ... Amen !
A Beryto in Libia, cioè a Lydda, una ProtoLeggenda profilo base di molte altre seguenti raccontò che esisteva un grande stagno in cui si nascondeva un enorme Drago sputafuoco cioè ignivomo, alato, coduto e pieno di zampe: anche sei, sette se fosse stato il caso, il cui alito fetente e velenoso giungeva fino alla città vicina di Selem uccidendone gli abitanti. Per tenere a bada la Bruttabestia, i cittadini Seleniti(Adoratori dellaLuna: cioè appartenenti a un Culto Maledetto Pagano, quindi rei, e meritevoli della pena di avere il potente Drago incarnazione del Male in casa) iniziarono a versare tributi allo stesso Drago dandogli in pasto dapprima le proprie pecore, e poi persino esseri umani e fanciulle scelti a sorte fra i più giovani della città. Venne il turno della giovane Silene il cui padre Re si oppose scatenando le furie dei suoi concittadini ... La Leggenda continuò a narrare che sbucò dal nulla un impavido Cavaliere Santo-Guerriero di passaggio che si offrì di uccidere il Drago in cambio della conversione al Cristianesimo dell’intera città ... Che rappresentava quindi quel Drago ?
Il Drago abitava nell’acqua: personificazione certa dell’elemento oscuro vitale primordiale … L’alito pestifero era quell’influsso negativo delle convinzioni pagane che riuscivano ad arrivare ovunque fin oltre le mura difensive di qualsiasi città e roccaforte interiore o ordinamento sociale … Ciascuno: chi in un modo o nell’altro, chi prima e chi poi, doveva affrontare dentro al grande o nel piccolo della propria esistenza episodi di Draconico Male… Nessuno era esente, proprio nessuno: neanche gli apparentemente fortunati che sembravano esenti da tutto e tutti e protetti dalla cultura e dall’efficienza urbana … Le seguenti epopee di San Giorgio, dell’Arcangelo, di San Tòdaro, Santa Marta e Marina e di numerosi gli altri vennero quindi declinate e raccontate ovunque a partire da quella specie di copione e tracciato base principale di Leggenda, e da lì con mille varianti si riempirono e affrescarono infinite chiese, cripte e Monasteri in tutto il mondo Cristiano-Occidentale ... Un gran bel vedere di certo per tutti.
Come nelle fiabe, infine, ottenuta la conversione di tutti: battezzati uno per uno, il giovane San Giorgio fracassò “l’orribile animale”, che divenne così mansueto tanto da poter essere tenuto a guinzaglio dalla stessa Principessa Silene… Attenzione a un dettaglio interessante: non venne uccise il Drago, ma lo vinse … ossia la lotta col Drago non finisce mai, è sempre vivo, latente e in agguato abitando dentro al cuore sociale della città di tutti.
Vi dice niente questo dettaglio ? … Il Male del Cosmo e del Mondoè stato mai vinto del tutto ? … Servirebbero ancora oggi milioni di San Giorgio di turno per poter continuare l’effetto benefico della Leggenda, che forse Leggenda del tutto non è, ma credo corrisponda alla Storia reale vissuta da quelli di ogni epoca. Credo che Draghi e Leggende descrivano quanto ciascuno di noi vive a proprio modo nella propria personalissima lotta interiore e sociale in cui gli capita d’esistere.
Fatalità … Il Mito Greco di Perseo col cavallo Pegaso salvava la Principessa d’Etiopia Andromeda da un Mostro Marinoproprio a Lydda: nello stesso posto in cui nacque la Leggenda di San Giorgio e il Drago ... Proprio lì ilSanto Giorgio Agricoltoree del buon raccolto, questo significa il nome, vinceva la sua nuova lotta persa dal PaganesimoClassico Dragosinonimo e causa di ogni Male, quindi anche della carestia, della siccità, di ogni forma d’infertilità, e di ogni magagna poteva capitare … Al pari del vecchio mitico Pegaso: anche lui personaggio “ammazzaDraghi” veneratissimo ovunque nei tempi antichi, i SantiMataDraghi Giorgio, Michele, Tòdaro, Giustina, Marina & C prolungarono e rinnovarono l’antico Mito pre-cristiano trafiggendo con la spada il mostruoso "Ketòs o Kètos" alla cui volontà bisognava votarsi per forza in sacrificio … Stranissima, quasi contradditoria, ambigua e storpiata a volte la Leggenda: paradossalmente al tempo delle Crociate l’ImperatoreBizzantino era assimilato e identificato col Dragone… Si voleva alludere al fatto che l’Imperatore stesso fosse un nemico pestifero della Fede, della Cristianità, e della Storia … La più antica rappresentazione di San Giorgio Santo-Soldatoè Armena di Akdamar e risale a prima del 1000. Lì San Giorgio appare insieme a San Sergio eSan Teodoro di Amasea: tutti impegnati a uccidere Draghi-Serpenti antropomorfi, cioè: persone figli del Caos Eretico-Pagano aderenti alla perdizione dell’antico onnipresente Culto Eretico della Grande Madre Terra ... Il Drago aveva il volto dell’Imperatore, e la Principessa salvata dal Drago, infatti, simboleggiava la Nuova Fede, cioè il Bene che trionfava battagliando sul Male Religioso del Paganesimo, ma anche contro qualsiasi Male Sociale e Fisico, e perché no ? … Anche Male Politico-Economico … Non a caso San Giorgio divenne Patrono d'Inghilterra e Portogallo ... Non vi ritorna in mente come i Veneziani impersonavano il Male del Mondo nel Turco ?
Le Crociate in seguito amplificarono tutto quel primigenio apparato Leggendario, e funsero come da immensa cassa di risonanza Europea per tutta quella concettualità Simbolica: il Serpente Orientale si trasformò nel Drago-Infedele da combattere senza fine, e ciascuno si sentì coinvolto nel compito del San Giorgio e di tutto quel Santorale Leggendario-Eroico che traboccava in Occidente insieme ai Crociati, il bottino del saccheggio, le Sante Reliquie e i sopravvissuti Pellegrini che tornavano a coinvolgere con i loro racconti fra paure e speranze: grandi e ricchi, poveri e miseri, Papi, Re, Monaci, Mercanti e Preti, e fino all’ultimo dei popolani ignoranti riempendoli di Corpi e Reliquie da venerare e Leggende a cui ispirarsi e in cui identificarsi.
Fu quindi per questi motivi che anche Veneziaa seguito delle politiche filoBizzantine e Papali che andavano di moda in quel momento divenne una grande Dragoneria di Santi Orientali, Protettori, Mitici e Miracolosiai quali non si mancò in fretta e furia di innalzare chiese e cappelle e d’intitolare Parrocchie, Piovanie, Contrade e Isole Lagunari… Venezia volle diventare una Seconda e Nuova Bisanzio come veniva ricordato ancora nel 1400 dall’acculturatissimo e ricco famoso Cardinal Bessarione… I Veneziani come tutti allora, erano convinti che c’erano Draghi-Maligni ovunque sempre nascosti in dirupi scoscesi, paludi ostili e caverne, ma anche in città rabbuiate dalle tenebre … Anche a Venezia quindi fu tutto un fiorire d’Icone e dipinti, cicli raffigurativi affrescati dentro a numerose chiese cittadine o insulari, cripte, chiostri e cappelle di Monasteri, statue e mosaici: più di un terzo dei Santi raffigurati nei mosaici di San Marco corrispondevano a Santi d’importazione Orientale vestiti da Bizzantini: Gregorio Nazianzeno, Sant'Atanasio, San Basilio, San Giovanni Damasceno che nell’VIII secolo descriveva i Demoni come Draghi volanti in Aria, San Simone Stilita, San Foca, i Santi Cosma Eremita e Damiano finiti incardinati alla Giudecca, Santa Caterina di Alessandria, Santa Barbara di Nicomedia, Sant’Elena, i Santi Sergio e Bacco nella Contrada del Vescovo di Olivolo-Castello che solo dopo si sarebbe dedicata a San Pietro, e ancora: Santa Marina, Sant’Eufemia, Santa Dorotea, Tecla ed Erasma, San Metodio Patriarca di Costantinopoli, San Fantin, San Giovanni Crisostomo, San Lazzaro, Sant'Antonin, San Biagio, San Giminiano, San Giuliano, San Saba e Santa Giustina Martire giunta attraverso Padova vestita da Imperatrice.
Santa Giustina era anche lei una Santa con Drago, ed era Protettrice di vigne, campi e del raccolto, una SantaZonale come San Francesco della Vigna e la contigua San Marco “in vinea”a cui si legò la Leggenda Marciana.
Venezia poi volle fare “la splendida”, in quanto più di altri e in maniera insolita, unica e curiosa dentro a tutto il panorama scenico Devozionale Europeo, accolse il Culto e le numerosissime Reliquie, Corpi, Resti e Memorie dei Santi dell’Antico Testamento Biblico.Certi Santi vennero celebrati in Europa solo a Venezia, e secondo le scadenze calendariali Orientali e non del Calendario Romano-Papale:San Moisè, San Zaccaria, San Geremia, Sant’Isaia(sostituito poi da San Stae), San Giobbe, San Samuel, San Simeone Profeta e San Daniele:ultimo dei Profeti Maggioridell’Antico Testamento Biblico, era stato Prefetto e Principe di Babilonia dove i Babilonesi erano sfegatati adoratori di Draghi, e Oracolo Potente e Giusto, grande visionario e lettore, Operatore di Segni, e ovviamente Uccisore di Draghi che faceva scoppiare offrendo loro focaccia fatta con pece, peli e grasso cotto. Sopravvisse al crollo dell’Impero NeoBabilonese del 539-38 a.C. ma non al rigurgito del Paganesimo … La chiesa-Monastero dedicata a San Daniele sorgeva a Venezia nel Sestiere di Castello fino al 1800, e venne spazzata via dal solito napoleone ovviamente.
Le conquiste di Narsete e la Guerra Greco-Gotica indussero i Veneziani a costruire due chiese dedicate al culto di San Mennasoldato e Martire Egiziano il cui culto era diffusissimo in Oriente e Occidente, e il Santuario meta di continui pellegrinaggi, e a San Tòdaro o Teodoro di Amaseasul Ponto martirizzato sotto Massimiano.
Nel 1100 insieme al Corpo di San Nicola trafugato a Myradalla flotta Veneziana del Doge, giunse a Venezia il Corpo di Santo Stefano trafugato da Costantinopoli dieci anni dopo. Sant'Isidoroarrivò con la quarta Crociata quando i Veneziani ebbero fino al 1260 il Patriarcato di Costantinopoli e parte dei territori dell'Impero Bizantino ... Nel 1204 arrivò a Venezia il Corpo di Santa Lucia, due anni dopo giunse quello di San Simeone Profeta a cui era già stata innalzata una chiesa in anticipo ... Nel 1211 giunse il Corpo di Sant'Elena, nel 1240 il Corpo di San Paolo Eremita, sei anni dopo: quello di Sant'Eutichio (San Stae), tre anni dopo ancora: il Corpo di San Giovanni Elemosinario Patriarca di Alessandria in cui onore già da due secoli esisteva una chiesa a Rialto ... Nel 1258 fu il turno di San Barnaba, e nel 1267 del Corpo del Vescovo Paolo portato a Venezia da Marco Dauro ... E fu così Venezia insieme ai frutti di tutti quei saccheggi e Traslatio di Santi e Sante, iniziò a riempirsi di Leggende Auree e Memorie di Mirabilia, Acta Sanctorum e Diari di Viaggio di esploratori, pellegrini e missionari visionari come Giovanni da Pian del Carpine, Nicola Ascellino, Simone da San Quintino (1245-47), Guglielmo di Rubruck (1253), Giovanni da Montecorvino(1289), Odorico da Pordenone e Giordano da Séverac (1320), Pasquale di Victoria(1338), e Giovanni dei Marignolli (1342), che vennero letti e riletti e assimilati avidamente dalla Cultura-Tradizione locale Veneziana divenuta “TuttaCristiana”.
In seguito, quando passò la moda della politica filoBizzantina, a Venezia si aprirono nuovi orizzonti politici e d’autonomia. Giunse così la nuova moda-Culto degli Apostoli, dei Santi Zonali con relative Reliquie, e della Madonna in tutte le sue numerose espressioni, con Reliquie anche di lei, talvolta inverosimili. Nella Basilica di San Marco si conserva ancora la Reliquia del Latte della Madonna, e se si mettessero insieme le Reliquie del Velo della Madonna, e quelle dei Capelli della Madonna la Vergine Santissimadovrebbe aver avuto un guardaroba grande come un bazar, e una criniera folta due volte Branduardi … Sorsero così le numerose chiese Veneziane dedicate alla Vergine: le così dette Sante Marie delle Lagune: Torcello, Grado, Caorle, Murano, Jesolo-Equilio, Santa Maria Assunta di Malamocco,e Santa Maria di Eraclea spazzata via dai contadini nottetempo nel dopoguerra per timore di venire espropriati dei terreni dallo Stato… e poi ci furono le Sante Marie del tutto Veneziane: Santa Maria Formosa, Santa Maria Materdomini, Santa Maria Maggiore… Lo sapete vero ? … La Madonna Madre di Dio: la MaterDei, MaterDomini andava intesa come la Nuova Eva assimilabile alla donna dell’Apocalisse che calpestava sotto i piedi il Dragone Antico Eterno… Vedete ! … Siamo sempre là con i discorsi: Miti, Storie e Leggende: tornavano e ritornavano ...e nacque anche sulla scia di tutto questo la dedica della Leggendaria fondazione di Venezia del 25 marzo Festa dell’Annunciazione a Maria: l’"Origo et Salus" di tutti i Veneziani.
A Castello-Olivolo il titolo di San Pietrodi connotazione Franco-Carolingia-Papale Romana prese il posto agli ormai superati Santi Sergio e BaccoBizzantini, e ci fu una nuova ondata di Leggende-Profezie e Visioni con i vari San Magno di Oderzo e Prete Mauro di Altino che sognavano a raffica di costruire nuove chiese in Laguna … Comparvero allora le varie dediche-titolarità a San Giovanni Battista, Sant’Antonio Abate o del Porsèo: asceta nel Deserto della Tebaide Egiziana, Padre dei Monaci al tempo di Diocleziano, autore col grande Padre Atanasio della grande lotta contro i Draghi Ariani; a Gesù Salvatore cioè San Salvador, e Sant’Erasmo Protettore delle genti di Mare e dei Naviganti ... Spuntò la chiesa dedita ai Dodici Santi Apostoli: dove secondo la Nuova Leggenda s’erano fermate dodici Gru … Anche gli Apostoli… fatalità … erano uccisori di Draghi Maligni: San Giovanni Evangelista e Apostolo figlio di Zebedeo, fratello di Giacomo Apostolo testimone all’atto della Trasfigurazione e Passione di Cristo ai piedi della Croce: venne avvelenato, ma ne uscì incolume, e veniva rappresentato col Drago nel calice… L’avvelenamento quindi era paragonabile a un Drago … Anche San Filippo di Betsaida Apostolo insieme a Giacomo figlio di Alfeo detto il Giusto era combattente di Draghi… Sorse poi la chiesa dedicata agli Angeli Raffaele e Michele protettori della Porta della Cittàdi Venezia e di chi entrava ed usciva dalla Via Acquea di Terrafermache portava al Sestiere di Dossoduro … Michele vincitore del Drago-Diavolo-Luciferocontinuatore forse dell’antica Saga di Giobbe riempì del suo culto l’intera Europa soprattutto ad opera deiLongobardi prima e dei Normanni poi, che ne fecero il loro Santo Nazionale.
Poi quasi una marea, la cultura di tutti quei Santi-Cavaliere Sauroctoni duellanti col malvagio Drago-Pippistrello orripilante, a più teste, squamoso, invulnerabile, coduto, con artigli e fuoco si espansero insieme all’immagine del Grifo Alato a popolare l’intera Italia e l’Europa ponendo Draghi e Mostri Marini dappertutto.
La Penisola Italica si riempì soprattutto di San Giorgio e dell’Arcangelo Michele che si contesero il primato e la prevalenza dal Gargano Pugliese alle Alpi lungo la Via dell’Angelo, la Via degli Abatie dei Santi e la Via Francigena… C’erano, e ci sono ancora, migliaia di luoghi a loro dedicati capaci di calamitare per secoli folle di Pellegrini da tutta Europa … Ma non c’erano solo loro due, a cavallo fra Leggenda, Tradizione e Storia, c’erano presenti e attivi in Italia un’intera Litania di Santi Ammazzadrago…
Ve li dico tutti ? … Meglio di no ... Vero ?
Vi ho salvato … erano e sono più di una quarantina.
Vi cito solo a titolo d’esempio: San Bernardino da Tolentino Vescovo di Lodi che uccise il Drago Tarantasio del Lago Gerundo il cui scheletro venne conservato fino al 1700 nella chiesa di San Cristoforo di Lodi, mentre una costola si conservava ancora nel Santuario della Natività della Vergine di Sombreno … Altri pezzi di Balena o Dinosauro riciclati giustificando Mito e Leggenda ? …
Voglio però sprecare qualche parola per il “fenomeno Puglia” che è sempre traboccata di Santi, Reliquie e Draghi, soprattutto nelle città marinaresche e commerciali che hanno avuto parecchio a che fare con Venezia finendo spesso in concorrenza con lei … Intorno all’anno Mille, quand’era frequente il pericolo dei Saraceni… riecco spuntare il Turo tanto temuto dai Veneziani … era conosciutissimo l’episodio di Basilio o Adeodato: il ragazzo rapito dai Saraceni divenuto prima Coppiere dell’Emiro di Creta, e poi liberato miracolosamente da San Nicola.
Leggenda Pugliese raccontava che nell’VIII sec l’Imperatore Bizzantino Costante IIsbarcò a Tarantodistruggendo Sipontoe assediando Beneventodominata dai Longobardi del Duca Romualdo... Il Santo Vescovo Barbatoesperto convertitori di Longobardi al Cristianesimo, chiamato da Theodorada sposa dell’Imperatore, scoprì che costoro benchè battezzati continuavano ad adorare segretamente la Vipera d’Oro Anfisbena e gli Alberi Sacri... Il Santo promise allora di salvare Beneventoin cambio della rinuncia all’Idolatria da parte dell’intera città … Apparve quindi la Madonna, e il Longobardo Romualdo consegnò il Serpente d’Oro simbolo della Dea Terra, Tellus, Igea, Egeria e Atena che venne immediatamente fuso e trasformato in Calice da Messa ... Già che si era in ballo si fece anche tagliare il secolare famoso Noce Sacro di Benevento: l’Albero Serpenteusato dalle Sacerdotesse della Dea Diana Caria, e si fece costruire al suo posto la chiesa di Santa Maria in Volto… e Benevento fu così salvata, e vissero tutti felici e contenti.
Il Culto del Noce Sacro di non di riempire per secoli tutte le saghe e storie di Streghe e Magia Eretica perseguite dall’Inquisizione, e sopravvisse lo stesso nelle campagne e nella mentalità popolare almeno fino al 1500 e ben oltre.
Anche l’Otranto SalentinaPuglieseè stata storicamente: Terra di Draghi e di Miti di SerpentiBarbuti come Caproni. A Otranto la Leggenda raccontava che il Satanico Bifido Rettile possedeva palchi da Cervone, assomigliava a un Basilisco cornuto, ed era una bestia anfibia di dieci-quindici metri di lunghezza con zampette laterali da Coccodrillo… Sul mosaico pavimentale del 1100 della Basilica di Santa Maria Annunziata di Otranto si possono vedere diverse rappresentazioni di animali mostruosi: grandi Serpenti squamosi, coloratissimi dai denti bianchissimi e con gli occhi diabolici accesi, Draghicornuti e “uròburi” cioè che si mangiano la coda, (richiamano l’idea dell’eterna ciclicità ripetitiva della Storia e del Tempo: l’Inverno-Autunno delle foglie caduche è simile al Serpente capace di donare Morte velenosa. Il Serpente si rifugia in tane ipogee penetrando l’utero della Terra Madre quasi fosse un fallo che la feconda predisponendola alla Rinascita e al Rinnovamento Primaverile … Il Serpente muta la pelle.) I Draghi divoravano: Capre, Lepri e Chimere(anche la Chimera era partecipe delle corrispondenze Astrologiche, Mitiche e Zodiacali, e rappresenta lo scorrere del Tempo e delle Stagioni dell’anno), ma venivano a loro volta attaccati e morsi da Leoni: l’Animale Solare dalla criniera fiammeggiante che riscaldava e faceva maturare le messi al Tempo del Solleone … Potenza del Bestiario rappresentativo e simbolico del Medioevo: bellissimi !
Secondo un’ulteriore Leggenda di Otranto, usciva dalle acque del Canale Otrantino o Idruntino dove s’incontrano Mare Adriatico e Ionio,un gigantesco Serpente-Khetos-Mostro notturno che, mentre le sentinelle dormivano, risaliva la scogliera e scalava il Faro del Serpe, antica torre d’avvistamento, per bersi l’olio della lampada lasciando al buio i naviganti. Per questo in molti erano naufragati e annegati, anche se allo stesso tempo il Serpente-Drago lasciando tutti al buio proteggeva Otranto dalle scorrerie dei Draghi-Pirati che divoravano le genti in mare ... Il Drago di Otranto era bivalente quindi: autore di maleficio e beneficio insieme.
Altri Draghi erano presenti nell’isola greca di Fanò prossima ad Otranto. Era l'isola omerica di Ogigia dove la Ninfa Calipsotrattenne per sette anni l’eroico Ulisse, e c’erano Draghi tremendi anche a Corcira Terra dei Feaci ossia Corfù. Lo testimoniano gli scritti di Esichio di Mileto storico bizantino che racconta di Elefenore Re degli Abanti di Eubea:erroneo uccisore del nonno Abantee, perciò costretto all'esilio nell’isola disabitata dove trovò un Drago che lo respinse.
Ancora oggi certi Carrettieri e vecchi Contadini Salentiniraccontano di Antiche Vie dei Serpenti, e giurano e spergiurano d’aver incontrato nei campi, in zone boscose o paludose fra canneti e stagni l’antico gigantesco, mostruoso “Serpente Pastura-vacche” che si nutre del latte delle mucche …Solino nel III secolo d. C. nella “Collectanea Rerum Memorabilium” raccontava: “In Salento è assai diffuso il serpente detto Chersydros, e vi nascono buoi che permettono a quel serpente di crescere fino a raggiungere dimensioni enormi. Per prima cosa intercetta una mandria di buoi, e attaccatosi alle mammelle della mucca che sia più ricca di latte si ingrassa succhiando senza posa; col passar del tempo, a causa delle copiose suzioni, da ultimo si gonfia tanto che nessuna forza può contrastare la sua mole, sì che finisce, facendo strage di animali, per rendere deserte le regioni cui si sia stabilito.”
Quanti Draghi in Puglia vero ? … A quelli vanno sommati i Draghi legati alle numerosissime presenze del Culto di Santa Marina-Santa Margherita, pure loro Sante col Drago la cui Devozione era diffusissima in cripte e chiese del Salento: San Vito ad Ortelle di Lecce, Parabita, Miggiano, Ruggiano, Bisceglie, Laterza, Taviano, Muro Leccese solo per citarne alcune.
Faccio un salto nel Nord’Italia … per non scontentare nessuno, poi ritorno di nuovo a Venezia.
Altra Leggenda racconta ancora, che nella seconda metà del IV secolo, stavolta dalla parte opposta dell’Italia, i fratelli Giulio e Giuliano Monaci girovaghi provenienti dall’Isola di Egina col mandato Imperiale di divulgare il Cristianesimo sostituendolo al vecchio Paganesimo… solita storia che ormai ben conoscete … raggiunsero Gozzano sulle rive del Novarese Lago d’Orta… I due candidati alla Santità, fra l’altro, s’erano proposti di costruire almeno cento chiese, e fra contrasti e insuccessi ne avevano innalzate già novantanove quando giunsero a osservare lo scoglio roccioso e inospitale che fuoriusciva dalle acque del centrolago. Lì volevano costruire di sicuro la loro centesima chiesa ... Ma proprio lì ? … Perché ? … Nessun barcaiolo osava accompagnarli, e i contadini del posto li mettevano in guardia informandoli che quella era l’Isola Maledetta del Drago: un posto dimenticato da Dio, dove c’era una tana che ospitava una creatura che si saziava attaccando bestiame, distruggendo case e raccolti, e talvolta divorando anche qualche persona.
Riecco quindi comparire di nuovo il Drago che coincideva col Paganesimo … I due fratelli erano giunti lì appositamente per quello … Giulio San Giulioovviamente sapeva benissimo che il Lago d’Orta oltre ad essere sede di diversi avvistamenti di code e draghi da parte dei pescatori che lavoravano dentro le fredde nebbie invernali, era anche sede di un Antico Culto Pagano del Lago, che ovviamente doveva andare eliminato nella nuova ottica Cristiano-Imperiale … La Leggenda continuava: San Giuliosi commosse per tutte quelle vittime innocenti del Drago, e decise di risolvere la situazione a suo modo ... Stese allora il mantello sull’acqua utilizzandolo come zattera e raggiunse l’isola, brandì la spada, e affrontò, sconfisse e cacciò il Drago ... L’isola mutò quindi nome assumendo quello del Santo Liberatore dai Draghi che fece costruire una chiesa e Convento, e alla fine venne pure sepolto proprio nella stessa isola ... Tutt’oggi al centro della Sacrestia del Convento si custodisce ancora una possente vertebra di quel Drago che pendula inquietante sospesa al soffitto ... L’ha persa per strada il Drago mentre se ne andava ? … O è un comune osso di Balena ?
Chicca curiosa sull’Isola di Orta San Giulio ? … Nello stessa Sacrestia si custodisce il “Drago di ferro dalle ali di Farfalla”, cioè un Draghetto smontabile rosso sangue coperto di squame verdi, con denti aguzzi e fauci minacciose, e appunto due leggiadrissime ali da Farfalla ... Fino al 1840 veniva portato in Processione per tre giorni lungo le sponde del Lago insieme a un Crocefisso: il Dragostava in testa al corteo, e la Croce in fondo ... Durante la Processione, la coda veniva srotolata e alzata e, dopo la scena rituale della Resurrezionedel Cristo, il Drago passava in fondo alla Processione abbassando ali e coda e chiudendo le fauci ... Poi veniva smontato e riportato nella Sacrestia dove veniva ricomposto in attesa dell’anno seguente.
In Europa, invece, le Leggende misero Draghi dentro a tutti i fiumi del Tirolo, nel fiume Rodanodella ProvenzaCarolingia, nei Monasteri di Cluny, Fulda, Reichenau, San Gallo, Montecassino, San Vincenzo al Volturno e in molti altri insigni Scriptorium Monasticipresenti fra le Alpi e le Piramidi … Anche in questo caso credo non v’interessi di conoscere nel dettaglio tutti i posti e i nomi dei Santi e Sante Domatori di Draghi dell’Europa: sono ben più di trenta … Vi risparmio pure questa.
Anche stavolta vi cito solo un caso: l’ultimo della lista, che è stato San Gottardo di Hidesheim che oltre ad essere Combattente contro il Drago, fu anche abile a vincere la febbre, la pellagra, l’idropisia, le malattie dei bambini, le doglie del parto, e i danni della grandine … Era un bel Santo polivalente tuttofare, insomma: un Santo davvero molto utile da avere come Amico e Protettore.
L’Europa come l’Italia erano quindi proprio infestate da Draghi o Gargouille essendocene praticamente uno ovunque, e ce n’erano molti altri in giro per il Mondo: giù giù per l’Africa Copta-Etiope, nell’OltreOceano delle NuoveTerre scoperte di fresco dove spuntarono fra tutto il resto le strane vicende-leggendarie del Serpente Piumato del Messico scappato dal Cielo lungo la Via Lattea, o quelle del Dragone del Cieloche spuntava ogni anno quando si apriva la Porta del Cielo Estivo a cavallo fra Presente, Eternità e misterioso Infinito delle Costellazioni Sudamericane e Andine … Beh ? ... Della Cina lo sapete: c’era il Dragone figura eminente e polisimbolica ben prima della nascita delle Leggende del Drago Mediterranee, e le Lettere del Prete Gianni provenienti dall’Asia indicarono chiaramente l’esistenza di Draghi Asiatici portati a spasso da Principi e Maharajà Indiani durante feste nuziali e banchetti, o cavalcati da Guardiani che li imponevano di morso e sella.
E rieccomi a Venezia come promesso … Se navigherete il Canale dell’Isola di Mazzorboancora oggi passerete davanti alla Madonnetta che calpesta il Drago-Serpente: l’Antico Male Antico rappresentato dalle Leggende anche là in fondo alla Laguna … Così come troverete rappresentato ancora il Leviatano nel grande Mosaico del Giudizio Universale di Torcello. L’avete visto ? … Avete poi notato il Drago divoratore ai piedi dei Tetrarchi a Palazzo Ducale accanto alla Porta della Carta ?
Come ben sapete dopo il 1508 la Repubblica diede incarico al pittore Zorzòn da Conegiàn, cioè Giorgione insieme al suo sconosciuto giovane allievo Tiziano di dipingere, anzi affrescare le facciate esterne della nuova Casa-Fondaco della Nazione Todesca a Venezia. Al Maestro toccò di decorare la prestigiosa facciata che guardava il Canal Grande e il Mercato dell’Emporio Realtino, mentre all’allievo toccò di dipingere la facciata secondaria affacciata sulla strada delle Mercerie di San Bartolomio e San Giovanni Crisostomo.
Sapete che dipinse “il garzòn da bottega Tiziano” sulla facciata di sua spettanza ?
Le Memorie Veneziane sono esplicite, l’appena diciottenne Tiziano dipinse: “ … Dragoni, Putti, Mostri e Giganti …”, che purtroppo andarono tutti irrimediabilmente perduti.
Ci sono poi altri esempi di Draghi cittadini Veneziani: il Drago di Santa Marina ad esempio, cioè di Santa Margherita d'Antiochia di Pisidia: un tempo una delle città più fiorenti dell'Asia Minore. Quello di Santa Marina-Margheritaè un altro di quei Culti antichi Iconici di stampo Eremitico-Monastico e d’importazione Orientale-Bizzantina. Santa Marina, la: “donna del mare”, era una Santa Marinara come San Nicola, cioè ancora una volta una Santa affacciata sul Mistero arcano e antico del Mare-Drago-Male.
Avete capito giusto: ho detto Santa Marina e Santa Margherita insieme, perché sono state la stessa figura-persona … I Veneziani anche in questo caso e nella foga d’importare in Laguna tutti i Santi e le Sante del Paradiso e del Calendario, hanno fatto un bel casino importando Leggenda e Reliquie che finirono col clonarsi-sdoppiarsi e sovrapporsi, così che la Santa Marina originale divenne due Sante distinte indipendenti: Santa Marina e Santa Margherita.
Sapete bene: Venezia non faceva torto a nessuno, figurarsi a Santi e Madonne del Cielo ! … Per cui si edificò in città una chiesa distinta per entrambe le Sante, e si lasciò spazio alla devozione di ciascuna: Santa Marina nel Sestiere di Castello da una parte della città, e Santa Margherita nell’omonimo Campo Popolare del Sestiere di Dorsoduro oltre il Canal Grandedall’altra parte della città ... I Veneziani non ci fecero caso, e non si posero tante domande: tutto ciò che “pioveva dal Cielo” in fondo poteva essere buono e giovare a Venezia Serenissima … Poco importava se erano esistite una o due Sante: che venissero entrambe a proteggere Venezia e i Veneziani.
Ve la dico tutta ? … La Santa Marina originale non solo venne clonata, ma venne quadruplicata perché oltre a trasformarsi in Santa Margherita divenne anche San Marino, San Pelagio e Santa Pelagia: tutti Santi corrispondenti e derivanti dalla stessa Santa Marina iniziale ... Un Santo in Quattro, i cui Culto-Devozione di ciascuno furono diffusissimi e sparsi ovunque.
Che c’è di strano ? ... Sono cose che capitano lungo la Storia.
La Leggenda originale di Santa Marina importata a Venezia raccontava che era orfana di madre e figlia di Edesimo Prete pagano… Riecco subito quindi la traccia della lotta AntiPaganesimo… Affidata durante l’infanzia a una nutrice di campagna, acquisì da lei i concetti principali del Cristianesimo, per cui quando rientrò nella casa paterna di città il padre la disconobbe cacciandola di casa ... Altro indizio storico: il Cristianesimo era inizialmente diffuso nelle campagne, era una Religione di campagna, per gente semplice, che viveva vite qualsiasi di periferia … Il Prefetto-Governatore della Provincia Olibrioin seguito notò Marina mentre conduceva le pecore al pascolo … Altra nota … e volle non solo sposarla e averla, ma anche distoglierla dal Cristianesimo con le sue regole ... Non si trattava quindi solo di concubinaggio e sesso, ma anche di sposare una causa, una forma mentale e culturale diversa: Marinadoveva smettere di vivere all’Orientale, extraEcclesia e non da Cristiana … Ed ecco il solito inghippo: l’avvenente solo quindicenne rifiutò. Coraggiosissima e molto consapevole la ragazza per la sua età … Il Cristianesimo era una Religione neonata, giovanissima in quel tempo … Marina precisò di preferire quella forma di vita alternativa: scelse la Verginità quasi Monastica della causa Cristiana, cioè il contrario del coinvolgimento intimo-sessuale-totale che il Governatore e l’antica Religione le proponevano. Fu inutile minacciarla, flagellarla, torturarla e carcerarla provando a persuaderla ad abiurare Fede e Principi ... In prigione apparve a Marina il Demonio sotto forma di orripilante Drago gigantecircondato da Serpenti di ogni tipo che la inghiottì ... Chi rappresentava quel Drago ? … Probabilmente corrispondeva alla Cultura, Tradizione e al Dictat etico-morale dell’antica Costumanza Orientale considerata diabolica, superata e maligna dai Nuovi Cristiani ... Quel vecchio modo di essere e credere per i Cristiani non rendeva davvero liberi e realizzati: ti fagocitava del tutto come faceva un Drago in un coinvolgimento totale intimo come quello sessuale … Ma non dava abbastanza in cambio in quanto a senso esistenziale.
Secondo il racconto della “Passio Greca” raccontata dallo pseudo Teotimo, presunto testimone oculare di tutta la vicenda, Marinaarmata di una Croce: cioè del simbolo principale di quel modo alternativo di vivere, riuscì a liberarsi squarciando il ventre del Drago dal di dentro: letteralmente facendolo esplodere e vincendo nell’intimo la sua lotta esistenziale, culturale ed interiore ... come aveva fatto il Cristo in Croce che aveva fatto esplodere la Morte risorgendo.
Poi come in una moderna fiction o Series odierna, alla sfortunata Marina capitò anche un “sequel”: il Demonio stavolta ritornò a insidiarla trasformato in un villoso e sgraziato Etiope che prese a provocarla fisicamente … Il richiamo amoroso-fisico-sessuale è potente, non facilmente accantonabile e rinunciabile. Le persone faticavano a cambiare del tutto rinunciando alle loro certezze e abitudini … Marina resistette, e tolta allora dalla prigione subì regolare processo venendo giudicata come Eretica... Ecco qua un altro elemento: la scelta Cristiana era considerata alla fine un’eresia, una scempiaggine impossibile, un colpo di matto a cui era bene non dar seguito … Marina fu però ancora irremovibile e determinata: durante un nuovo interrogatorio, racconta sempre la Leggenda, continuò a dichiararsi Cristiana .. Avvenne allora come dentro a uno dei nostri Game fantasiosi un grande effetto-sorpresa capace di generare emozione: avvenne una scossa di terremoto a riprova della potenza sconquassante della scelta Cristiana, e scese una Colomba dal cielo: Simbolo della Novità Creativa, che le depositò in testa una corona … ovviamente: Simbolo di “scelta vincente” ... Poi la scena finale, abbastanza ovvia e scontata: Marina subì una nuova serie di vicissitudine e torture, venne bollita dentro a una caldaia d’acqua calda guarendo immediatamente da ogni ustione … Infine, visto che cucinarla non funzionava, venne decapitata nell’anno 290 al tempo dell’Imperatore Diocleziano … e quella fu Storia vera al di là di quanto narrato dalla Leggenda.
Ecco perché Santa Marina divenne Patrona delle Partorienti durante le doglie … per via della sua abilità a fare “esplodere e liberare la situazione”… Che c’è di più esplosivo di una donna che sta partorendo ? … La donna che partorisce è forse simile a quel calderone con cui Marina in ebollizione era quasi pronta alla cottura ? … Immagine azzeccatissima ? … Santa Margherita-Marina inoltre è Patrona dei moribondi, delle balie, degli insegnanti, degli agricoltori e contadini, dei soldati, e viene consigliato di rivolgersi a lei per guarire dalle febbri malariche e dall’infertilità.
La vicenda di Marina ossia Margherita e il Drago oltre ad accennare all’ennesimo episodio di femminino sacro legato al Culto del Serpente, richiama anche il conflitto con gli antichi culti ricchissimi di simboli e immagini della Madre Terra. Secondo le antiche usanze: una Vergineprescelta scendeva nelle stanze ipogee della Terra portando offerte agli Dèi Inferi ... Spesso portava se stessa, la sua corporeità e disponibilità totale … Accadeva quindi un annientamento, un’offerta totale di se nella Morte all’Aldilà: qualcosa di simile a quanto accaduto sulla Croce del Cristo. Una catabasi dell’Umanità divorata dalle oscurità del Serpente-Dragodentro al ventre della Sacra Madre Terra Signora dei Serpenti. Si trattava di un simbolico incontro di fertilità propiziatoria, che induceva a ben sperare per il futuro rinnovamento fruttuoso di ogni cosa della vita: i campi, l’orto, la stalla, i figli, i sentimenti, la malattia, la senilità e la famiglia.
Il nuovo Culto Cristiano malmenava quel vecchio Diavolo-Drago antico e lo schiacciava sotto ai piedi secondo il gesto dell’iconografia Mariana d’ispirazione Biblico-Apocalittica ... Calpestava e faceva scoppiare tutta quella roba vecchia aprendo a una forma mentale di vita personale e associativa diversa, alternativa ... La Cristiana Santa Margherita sovvertiva i vecchi equilibri-sistemi-aspettative del Serpente diventato Drago: come sempre sinonimo del Male-Bene riassunto nella figura della Madre Rigenerante della Caverna incognita come le profondità Marine… La protezione di Santa Margherita quindi significò ben di più che la tutela di una Partoriente quando le Levatrici Cristiane usavano leggere ad alta voce stralci della Leggenda della Santa appoggiando sul ventre della partoriente il libro aperto propiziatorio quasi miracoloso … C’era in tutta quella Storia-Leggenda della Santa quasi una provocazione, una proposta di mentalità e la convinzione diversa da assumere circa la sfera sessuale, il travaglio, la nascita, la fertilità femminile, ma anche circa tutto il senso della Vita … Le Donne Cristiane insomma partorivano un modo diverso di Vivere, alternativo a quello Pagano.
L’immagine di Santa Marina-Margherita proposto dalla Leggenda quindi, corrispondeva a una ver a e propria rivoluzione mentale che voleva andare a toccare e innovare i temi più intimi e importanti dell’esistenza … Anche quello delicatissimo della monogamia, ad esempio. La Verginità di Marina sottolineava anche la donazione-devozione unica all’unico Partner Cristiano… Ci si contrapponeva quindi alla libertinità del vivere pagano in cui era lecita ogni eterosessualità aperta fino alla prostituzione sacra, la poligamia e il facile scambio sessuale.
Con Margherita, Santa Marta, San Giorgio & C si volevano rivoluzionare gli schemi mentali culturali impiantati nella mente delle persone da millenni … Era come proporre di assumere un DNA, un’identità diversa … Provate oggi a chiedere a un uomo o una donna se è meglio avere uno o più partner nella vita ? … Il Cristianesimo si offriva di dare risposte, principi, regole e consapevolezze nuove, diverse e soprattutto certe mostrando esempi di scelte eroiche di vita.
Già Papa Gelasio I, comunque, nel 492- 496, forse consapevole dell’implicazione e delle conseguenze interiori e sociali che comportava il nuovo regime-culto Cristiano, mise in discussione e all’indice giudicandoli infondati e apocrifi (inventati) gli Atti del Martirio di Santa Marina. Il Pontefice fece capire chiaramente che la fantasiosa lotta col Drago-Demonio, le apparizioni di candide Colombe miracolose, e tutte le Grazie speciali regalate dal Cielo tramite Santa Marina, e molto altro ancora: erano solo una grande Fake News dell’epoca ... Una rincorsa forse al cambiamento impossibile … Non si sarebbe riusciti a cambiare la testa, gli usi e la mentalità delle persone … Inutile essere fanatici, intransigenti, quasi prepotenti nel proporsi … Ma ormai era troppo tardi: il Culto e la Leggenda di Santa Marina erano già decollati e partiti prendendo la strada della diffusione ovunque in tutta Europa e nel Bacino Mediterraneo… Ovunque si trovò diniego, ma anche grande consenso, ulteriori narrazioni, integrazioni e riadattamenti che a loro volta crearono moltissimo spazio, credito e credibilità alla Santa e a tutto l’ambiente Cristiano che si allargò e diffuse ulteriormente per secoli ... Anche a Venezia … Giovanna d'Arco dichiarò che una delle “voci celesti” che udiva era proprio quella di Santa Margherita che le appariva insieme all'Arcangelo Michele e Santa Caterina d'Alessandria.
Quante donne Veneziane partorivano ? … Infinite ! … Beh: per tutte c’era a disposizione Santa Marina con i suoi rimedi, la sua Storia-Leggenda e le sue Dottrine.
E Santa Margherita ?
Beh … quella prese un’altra strada, e divenne a sua volta una delle Dodici Sante Ausiliatrici più diffuse e conosciute durante tutto il Medioevo Europeo … Nel 908 un Monaco Agostino da Pavia, già Abate in Oriente, fuggì da Costantinopoli riparandosi in Italia durante il feroce assalto vandalico di Andronico. Dall’Oriente portò con sé il Corpo di Santa Marina-Margherita prelevandolo dalla chiesa della Madonna del Mare di Costantinopoli, e lo lasciò prima in deposito a Brindisi, poi lo portò a Roma, e infine nel Monastero Benedettino di San Pietro della Valle sulle rive del Lago di Bolsena dove il Monaco finì col morire colpito da grave malattia. Da lì in seguito il Corpo Santo di Marina-Margherita venne trasportato nel 1145 nella vicina cittadina di Montefiascone di Viterbo, dove i cittadini edificarono una chiesa che Papa Urbano IV consacrò nel 1262, e Gregorio XI nominò Cattedrale nel 1376 … Ed ecco entrare in scena i Veneziani.
Nel 1213 il Doge Pietro Ziani ottenne una parte delle Reliquie di Santa Marina-Margherita per la Repubblica di Venezia ... Recita il Martirologio Calendariale Romano al 17 luglio nella Memoria Commemorativa di Santa Margherita: “Venetiis Translatio Sanctae Marinae Virginis”… Ecco qua lo sbaglio-equivoco ! … Santa Margherita venne scambiata con Santa Marina e viceversa.
Poi come il solito avvenne il vero e proprio bum del Culto di Santa Margherita che si ramificò e diffuse ovunque raffigurando in mille modi la Leggenda di Santa Margherita-Marina… Andate a guardare Santa Marina di Massafra, Santa Margherita di Bisceglie costruita dai Nobili Falconi, o la Cripta di Sant’Angelo e Santa Margherita-Marinadove venne rappresentata con San Silvestro Papa: noto per aver convertito il Drago-Imperatore Costantino, e con gli Arcangeli MataSauri Michele e Gabriele, con San Giorgio, Santo Stefano Protomartire, San Martino, San Vito e Paolo di Costantinopoli, San Basilio, Sant’Agostino: tutti Santi Orientali Campioni della Fede e dell’Ortodossia ... Osservate in alternativa la chiesa ipogea-rupestre di Mottola di Taranto in Puglianon lontano dalla Masseria di Casalrotto. Nella chiesetta scavata sulla parete a strapiombo su un burrone avvolto nella vegetazione selvaggia della gravina, Santa Margherita viene raffigurata come una dignitaria della dinastia Imperiale-Bizantina dei Comneni del 1100-1200. La MegaloMartire Santa Margherita è una Matrona, una Nobile Dama vestita di fregi e perle, cioè di“margaritae”, con una corona di gemme, un ricco mantello, il Libro con le parole miracolose della Leggenda, e la “Croce-esplodiDrago”… Accanto a lei si sono associati i grandi Santi Apotropaici dell’Asia e del Deserto: Sant’Antonio Abate, San zNicola di Myra, l’Arcangelo Michele, il Santo Guerriero Giorgio con Drago, e udite udire: San Marco Evangelista. Tutti vengono rappresentati in costume imperiale, e c’è pure San Demetrioprimo Vescovo di Tessalonica (odierna Salonicco) che lottò contro l’Eresia, e viene dipinto a cavallo mentre trafigge con la lancia un insolito Drago: cioè il Re dei Bulgari Kalojan salvando così la città greca bizantina ... Ecco che ritorna il significato polivalente e la personificazione diversa del Drago.
Durante il 1200 furono soprattutto i Monaci e le Monache Benedettini ad avviare e veicolare il Culto di Santa Marina-Margherita. Rabano Mauro e Alfano da Salerno promotori e diffusori della Leggenda Major di Santa Marina-Margherita erano Benedettini, e a Porta Santa Brigida di Piacenza, a Firenze, Bologna, Cassia, nell’Isola di Procida, a Santa Margherita di Porta San Salvatore a Sciacca in Sicilia, e a San Nicolao di Piona in Valsassina c’erano Abbazie Benedettine ... I Padri Domenicani Predicatori riuniti nel Capitolo Generale di Bolognadel 1285 stabilirono che recitando e cantando le Litanie dei Santi si doveva dopo l’invocazione di Santa Caterina proferire: “Sancta Margareta ora pro nobis”… Santa Margherita d'Antiochia divenne Protettrice-Patrona di almeno una settantina di località Italiane, e le sue Sante Reliquie o presunte tali, o generate “per contatto” con quelle “originali” si sono diffuse ovunque in giro per Francia, Spagna e Germania arrivando fino a Baardegem, a Tournai in Belgio.
E a Venezia ?
Come si usava da tempo nella città Lagunare, si cercò di non trascurare nessun Santo e Santa, e si tirò su una discreta chiesupola di media grandezza e bellezza avviando il Culto della Santa ... Sapete come sono le chiese Veneziane: sono tutte dei bijoux, dei cofani unici saturi di concentrazione di Bellezza, Arte e Storia … Come potete vedere ancora oggi al margine del Campo più sbevazzone ed evasivo di Venezia, si sono posti sui muri esterni della chiesa le statue del Drago attorcigliato della Leggenda di Santa Margherita-Marina, e si fornì l’interno di adeguata preziosissima, e “autentica” (?) Santissima Reliquia della Mascella di Santa Margherita.
Ancora una volta: ormai che c’erano entrambe le Sante a Venezia: che vi rimanessero ! … E rimasero, infatti, entrambe le Devozioni alle due distinte Sante Marina e Margherita fino alla comparsa del solito azzeratore-dissacratore napoleone ... peste lo colga.
Esisteva quindi a Venezia una specie di gara per la primazia, una sorta di continua e tacita contrapposizione e implementazione di Santi e Reliquie per poter incamerare e godere il più possibile di assistenza, benefici ed effetti positivi dal Cielo dei Cieli zeppo di Santi, Madonne, Cristi e Sante ... Chi più Corpi e Reliquie aveva: meglio stava … Più Protettori Celesti annoverava una città dalla sua parte, più prestigiosa, CittàSantaBenedettadalCieloera insieme ai suoi abitanti … il Popolo dei Mercanti-Navigatori-Veneziani giunse a contare nella sua Storia ben venti Santi Protettori facendo letteralmente incetta di migliaia di Sante Reliquie Miracolose e Prodigiose raccattate e predate da tutto l’intero Bacino Mediterraneo e dal Medio Oriente Asiatico. Non era un caso se i Pellegrini consideravano Venezia come la “Porta spalancata sul Limitare del Cielo, da dove si può deliziare l’Animo godendo della vista delle sue Delizie”.
A Venezia: si, visto quel gran numero di Storie, Reliquie e Leggende,che si sapeva lottare contro ogni forma di Male con le “armi giuste più potenti” … Ossia le “Preziosissime Vestigia Sante”che nessuno aveva come lei. Solo gli Uomini di San Marco erano riusciti arditamente e furbescamente ad ottenerne tanto possesso ... Per questo da tutta Europa si pellegrinava obbligatoriamente attraverso Venezia: “Fortunatissima Città bagnata Benedetta dai Dio e da ogni Santo del Cielo … Tappa Obbligata Irrinunciabile sulla Via della Terrasanta, Loreto, Assisi, Roma e il Gargano dell’Angelo Michele.” Venezia con tutti i suoi Santi e Reliquie Leggendari divenne una
specie di Nuova Gerusalemme che ospitava “il meglio” di quanto era utile e serviva per ascendere al Cielo e alla Salvezza.
Il Culto di Santa Margherita-Marina venne ben presto associato e integrato con quello di San Nicolò di Myra, per cui divennero entrambi “Santi di Mare”: misteriosi e potenti Protettori che proteggevano i Naviganti Marineri delle Galee delle Mude Veneziane da ogni pericolo, e dalle insidie di ogni “Mostro Marino del Destino”.
E veniamo a Santa Marta… altra Donna-Santa con Dragoal seguito pure lei.
Esisteva nel Sestiere di Dorsoduro, proprio “sul limite della Spiaggia di Santa Marta dei Nicolotti Pescatori”, cioè proprio qui “a casa mia”, il Monastero delle Monache Benedettine di Santa Marta… Si trattava di un altro quei luoghi Veneziani ricco di Storia e aneddoti che oggi non esistono quasi più: quanto ne resta è stato inglobato nell’area del Porto di Venezia… Rimane il nome imposto al nostro Quartiere, e lo scheletro della chiesa quasi sempre chiusa e ridotta a saltuaria sala d’esposizione ... Dopo il passaggio annichilente di napoleone, è stato trasposto ed è ancora visibile nella chiesa di San Nicolò dei Mendicoli l’altare principale della chiesa di Santa Marta dove la si vede raffigurata appunto con un mostriciattolo tondotto al guinzaglio. Sembra quasi un porcellino all’ingrasso, un Drago “malciapà” se messo a confronto con gli altri Draghi più pimpanti e pomposi visibili in giro … Ma tanto vale: la Leggenda di Santa Marta rimaneva la stessa, e i Veneziani d’un tempo di sicuro l’avevano ben presente e la consideravano con molta attenzione rispetto a noi di oggi.
Famosissima fu per secoli a Venezia la Sacrosantissima Reliquia della Mano di Santa Marta pervenuta al Monastero dall’Oriente forse nel 1473. Venne collocata in un preziosissimo reliquiario: un capolavoro d’oreficeria alto ben 71 cm commissionato “alla maniera d’Allemagna”dalla Badessa Orsa Zorzi a un gioielliere-argentiere Tedesco: Giovanni Leon cioè Hans Löwe da Colonia attivo a Venezia.
L’originalissimo Reliquiario-custodia venne salvato con la Reliquia di Santa Marta dalla devastazione dei Francesi dalla Badessa Marina Falier: ultima Badessa di Santa Marta che se lo portò nell’Oratorio di Famiglia di Palazzo Falier nella Contrada dei Santi Apostoli a Cannaregio. In seguito gli eredi del Monsignor-Canonico Francesco Falierdiscendente diretto di quella stessa Badessa, vendettero “per un prezzo favoloso” alla Baronessa De Rothschild il prezioso Reliquiario di Santa Marta che ora si trova al Museo del Louvreinsieme alle preziosissime Collezioni Rothschild, mentre la Reliquia sembra trovarsi nel Tesoro della Basilica Marciana ... forse ?
La chiesa-monastero di Santa Marta sorse fin dal 1018 con orti, canali e rive alla fine (o all’inizio se volete) di Venezia sulla Punta e Ponte dei Lòvi di Santa Martadi fronte alla palude e al Canneto di San Giorgio in Alga. L’edificazione avvenne a cura delle Nobili famiglie Sanudo e Salomon al cui “primo uomo” (l’anziano del Casato) ogni anno la Badessa offriva una rosa di seta ... Nel 1242 il Monastero di Santa Marta, che in realtà doveva sorgere non come Monastero ma come Ospizio per i poveri della zona(soliti tramacci degli Ecclesiastici), era già diventato ricco e prospero: possedeva campi nel distretto di Mestre, e le cinquanta Monache Benedettine prima, e le ottanta Monache Agostiniane poi tenevano diverse “Putte a spese”(educande). Durante i secoli il Monastero, anzi le Monache, furono piuttosto turbolente tanto da dover esser più volte riprese e riformate dai vari Papi, Vescovi e Dogi di turno per via del loro “gran disturbo, scandalo, danno e corruzione nella gestione delle doti”… ma questa è un’altra storia.
Secondo la Leggenda di Santa Marta, lei era una donna di Betaniadel primo secolo, figlia di Siro ed Eucaria ...Il suo nome in Aramaico significava: "Padrona del proprio Destino", e Marta fu quella sorella iperattiva e affaccendata diversa dalla contemplativa sorella Maria citata nei Vangeli di Luca e Giovanni. Marta, secondo il racconto dei Vangeli, fu amicissima di Gesù, tanto che gli risvegliò da morte il fratello Lazzaro ... Secondo la“Traditio Leggendaria” risalente circa al 48 d. C., Marta con la sorella Maria, il fratello Lazzaro, Massimino e le Marie di Cleofa e Salomè: sorella di San Giuseppe, e madri dei due Apostoli Giacomo e Giovanni, insieme alle serve Sara e Marcella si spinsero ad evangelizzare come Discepole del Cristo il sud della Francia... La Serva Marcella biografa di Santa Marta scrisse: “Dopo l’ascensione del Signore, quando avvenne la divisione dei Discepoli, Marta, insieme al fratello Lazzaro, alla sorella Maddalena e al beato Massimino […] fu gettata dagli infedeli su di una nave senza vela, senza remi, senza nocchiero né provviste che andò alla deriva [...] Ma il Signore condusse i suoi Santi a Marsiglia” dove vennero accolti dai Dignitari della città … Fu Marta quindi a trovarsi più a nord della Francia fra paludi e foreste alle prese col Drago Tirascurus metà bestia a sei zampe coperta di squame e con la testa di Leone(!!!) e metà Pesce che devastava le pianure della Valle del Rodano Francese impedendo alla comunità del villaggio di Nerlucdi vivere serena e tranquilla ... Secondo un’altra variante dell’antica Leggenda di Santa Marta la Tarasca era frutto dell’unione del mitico Onachus “bruciatore” della Galazia col Leviatano Marino ... L’orrenda Tarasca, che già il pagano Ercole aveva combattuto in precedenza senza riuscire a vincerla, secondo quanto raccontava Hygin Bibliotecario di Augusto, abitava giusto su un guado del Rodano ... Stupenda l’immagine allusiva e simbolica del guado ! … Rappresenta di sicuro quello stato di precarietà e incertezza tipico della condizione umana, quel bisogno d’attraversamento delle situazioni e delle cose che apre all’Oltre inatteso … Lasciamo stare queste precisazioni però.
Sempre secondo la Leggenda di Santa Marta narrata tardivamente da Jacopo da Varazze nel 1200, la Santa inseguì la Bestia-Tarasca fin nel più profondo dei boschi e la domò a colpi di Segni di Croceaspergendola con Acqua Benedetta… Un po’ “alla Santa Margherita-Marina” ... La stessa Leggenda precisava che Santa Marta pregava mentre ammansiva il Drago, e che ad ogni ulteriore orazione che recitava il Drago diventava sempre più piccolo e innocuo. Infine la Santa prese la Bestia Antica, se la legò al guinzaglio alla cintura per la coda alla rovescia in segno di umiliazione, e la portò vincitrice in città dove gli abitanti la lapidarono e la fecero a pezzi con aste e balestre, così da vendicarsi di tutti i soprusi e le barbarie che avevano subito … Da quel momento la città cambiò nome: cioè voltò pagina, e iniziò una nuova fase della sua Storica: quella Cristiana ... Marta la Santa morì nell’84 d.C. … Si era circa nel 1000 quando si avviò in Europa il culto di Santa Marta … e siamo sempre là con i discorsi: come “da copione” secondo il classico triplice schema di molte Leggende, alcune decine di anni dopo accadde “l’Inventio”delle Sante Reliquie-Corpo di Santa Marta, e fu per questo che circa alla fine del 1100 si iniziò a costruire: Cappella-Chiesa-Santuario e Schola-Confraternita di Santa Marta di Tarascona meta di numerosissimi e “fortunati” pellegrinaggi: “Qui [a Tarascona] rimase la Beata Marta col permesso di Massimino e della sorella, trascorrendo i propri giorni fra digiuni e preghiere: alfine fondò un Convento di Religiose e innalzò in onore della Beata Vergine una grande Basilica ... In questo Convento visse in penitenza”… e la Leggenda di Santa Marta continuò a fiorire e allargarsi: “Una volta, mentre Marta stava predicando ad Avignone, vicino al Rodano, un giovane che si trovava dall’altra parte del fiume, desiderava udire le parole della santa: non avendo una imbarcazione si provò ad attraversare il fiume a nuoto, ma subito, sopraffatto dalla corrente, affogò. Dopo due giorni il corpo del giovane fu ritrovato e deposto ai piedi di Marta perché lo risuscitasse. La santa si distese a terra con le braccia aperte a forma di croce e così pregò: “Signore Gesù Cristo, ospite caro, che hai risuscitato il fratello mio Lazzaro da te tanto amato, risuscita questo giovane per la fede di coloro che mi circondano!” ... Subito il fanciullo risorse e fu battezzato”.
In realtà già nel 900 il Culto di Santa Marta era presente a Costantinopoli, e dal Diario di Viaggio in Terrasanta di una Monaca del 400 si apprende che a Betaniasopra a una presunta Tomba di Lazzaro sorgeva una Basilica in cui c’era un’iscrizione greca che faceva riferimento a Marta e Maria. Fu di sicuroil movimento Crociato che veicolò il Culto della Santa in tutta Europa, e fino da noi a Venezia.
“Santa Marta per divina rivelazione conobbe la data della propria morte a un anno di distanza. Prima di spirare […] si fece trasportare fuori dal Convento per potere vedere il Cielo, ordinò poi la deponessero in terra fra la cenere […]. Dopodiché chiese che venisse letta la Passione di Cristo secondo il Vangelo di Luca; nel momento in cui il lettore pronunziò le parole: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito”, la Beata Marta spirò. Il giorno dopo, era domenica, mentre i fedeli innalzavano lodi attorno al suo Corpo Santo, all’incirca verso l’ora terza, al Beato Frontone che, mentre celebrava la Messa a Perigueux, si era addormentato subito dopo l’epistola, apparve il signore e gli disse: “Mio diletto Frontone, se vuoi mantenere la promessa fatta alla mia Ospite, alzati e seguimi in fretta!”. Frontone eseguì subito il comando e, guidato da Cristo, giunse a Tarascona in tempo per cantare l’ufficio intorno alle spoglie Sante e per collocarle nel sepolcro con le proprie mani. Molti miracoli avvennero sulla tomba di Santa Marta” … Il vescovo Frontone e Gesù Cristo deposero il Corpo della Santa defunta in una tomba ipogea, e attorno a loro gli ammalati e gli storpi si affollano per chiedere la guarigione.”
Altra storia e altro Drago Veneziano: quello di San Donato Protettore di Murano… Anche in questo caso ci fu un doppione, cioè c’era un altro San Donato col Drago da cui distinguersi. Si trattava di San Donato di Arezzo Vescovo e Martire del 362 che uccise pure lui un Drago lontano dalla Laguna Veneziana. Il San Donato di Murano, invece, era nativo e Vescovo di Evorea o Euria o Evria, o forse di Cusia entrambe in Epiro, e fu “Matadòr di Draghi” pure lui lanciando semplici Segni di Croce stando in groppa a un umile asinello come il Cristo che entrò vincitore in Gerusalemme ... Leggenda racconta che l’orribile Corpo del Drago era talmente grande e ingombrante che per trasportarlo servirono otto paia di possenti buoi ... Nel VI secolo durante le invasioni Avaro-Slavele Reliquie del Corpo Santo di San Donato finirono nell’isola di Corfù, e da lì nei primi decenni del 1100 nella vicina Cefalonia da dove Domenico Michiel Doge dei Veneziani si premurò di prenderle per donarle nel 1125 alla chiesa di Santa Maria dell’Isola di Murano… Fu quasi gioco-forza che comparissero in seguito nella stessa Basilica di Santa Maria e Donatoalcune costole e un dente di Drago … cioè altre tre vertebre di Balena uccisa da non si sa chi ? … Sono poste ancora oggi dietro all’Altare Maggiore della splendida Basilica dove riposa il Corpo del Santo Donato AmmazzaDraghi... Andate a dare un’occhiata.
E San Silvestro ? … Drago anche per lui, e l’immancabilechiesa Veneziana a lui dedicata che si trova nel Sestiere di San Polo a pochi passi dall’Emporio Realtino, giusto sopra quella che era stata l’Antica Palude Poncianica dove si ipotizza esistesse, non a caso, uno dei più arcani e antichi Templi Pagani delle Lagune… San Silvestrofu un Papa, e già prima di esserlo era abituato a cacciare Draghi-Demoni del Paganesimo e dell’Eresia in giro … Ad Arezzo, ad esempio, “infestata dai Diavoli del Paganesimo”, dove combattè e vinse i Mostri Maligni su ordine diretto di San Francesco... Secondo gli"Acta Silvestri" del IV secolo, in un laghetto stagnante presso il Colle Palatino di Roma viveva in una caverna sulle rive del Tevere un terribile Dragoche ammorbava l’aria col suo alito pestilenziale, e sbranava tutti quelli che gli venivano a tiro. Papa Silvestro I, che per tenersi in allenamento aveva appena sconfitto un altro Drago a Poggio Catino, intervenne personalmente recandosi presso la tana del mostro armato solo di un Crocifisso. Si raccontò ancora che alla vista del Papa che invocava la Vergine, il Drago si fece mansueto, per cui il Papa Silvestrolo legò a guinzaglio con un filo della veste, e lo portò al cospetto dei paesani che lo uccisero trascinandolo fino al Foro Romano e al Tempio di Castore e Polluce dove lo seppellirono ... Ovviamente i Pagani esterrefatti, Sacerdoti compresi, si convertirono immediatamente al Cristianesimo … Era l’epoca della Conversione dell’imperatore Costantino, e Papa Silvestro ordinò di costruire “sul luogo del Drago”la chiesa di Santa Maria Liberatrice detta “Santa Maria libera nos a poenis inferni”.
Che c’era di autentico oltre la Leggenda ? … Papa Silvestro fu presente al Concilio di Nicea al tempo il cui Costantino costruì le grandi Basiliche e sistematizzò il Cristianesimo mutandolo in Religione Obbligatoria di Stato segnando così il destino della Storia dell’Europa e del Mondo di allora, e cancellando ogni traccia del così detto Paganesimo (che era stato in precedenza Religio di Stato pure lui)… Di autentico poi esiste anche una chiesetta detta di Santa Maria Antiqua dedicata alla Vergine edificata intorno alla metà del VI secolo sulle pendici del Palatino, e abbandonata circa per tre secoli a causa dei danneggiamenti di un terremoto che la ridusse a rudere interrato. Alla fine del 1800 sono tornati alla luce i resti di quel santuario tappezzato da ben 250 metriquadri di affreschi Bizantini: bellissimo ! … La stessa Leggenda di San Silvestro e del Drago venne rappresentata nell’Oratorio di San Silvestro ai Santi Quattro Coronati, e poi in San Silvestro di Tivoli, in San Silvestro ad Alatri… e poi su su per l’Italia fino a Venezia nel Sestiere di San Polo.
Sempre nella nostra Città Lagunareè facile riconoscere in giro ancora oggi diverse formelle infisse in muro col Drago e San Michele o col San Giorgioche calpesta e trafigge il Drago. Molto spesso quelle immagini erano emblema e segno distintivo delle proprietà del Monastero Benedettino di San Giorgio Maggiore, oppure di quello Ortodosso di San Giorgio dei Greci nel Sestiere di Castello ... Bellissimo ancora fra tutti, se lo volete andare a considerare, è il Sant’ArcangeloMichele che schiaccia il Drago collocato sul Portale del Chiostro del Monastero di San Michele in Isola (l’attuale Cimitero di San Micièl) … Di certo esistevano raffigurazioni simili anche nella chiesa di Sant’Anzoloche sorgeva accanto a quella di Santo Stefano degli Agostinianinon lontane da San Marco nell’omonimo Sestiere, e forse anche a Sant’Anzolo della Giudecca e a Sant’Anzolo di Concordia e delle Polveri in Isola … All’Anzolo Raffael, invece, l’Angelo lotta non col Drago ma con la cecità ... Siamo sempre là, gira e volta, la cecità raffigura e richiama quella dell’Umanità e del Vivere: c’è sempre un Male Cieco e Invisibile che non vediamo e capiamo da combattere nella Storia.
A Venezia ancora il Leviatano Marino, cioè il Serpente del Destino era correlato con San Giobbe, San Stae, Santa Giustina, San Silvestro, San Filippo e Giacomo, Santa Marta, Santa Margherita, San Giorgio e Trifone, San Giorgio in Alga, San Teodoro, San Donato di Murano … e Santa Margherita di Caorle… Vi basta ?
In questo contesto di Draghi combattuti e Santi Patroni totipotenticapaci di tutto, non posso fare a meno di accennare alla figura fortemente connessa con loro di San Nicola: altro Santo Marinaro originario della città di Patàracapitale della Licia ad ovest di Myra, solo più tardi rinominato come San Nicola di Bari. Il Culto Nicolaianodivenne fortissimo, esteso e molto diffuso nell’intero Bacino del Mediterraneo ponendosi a cavallo dei conflitti e delle politiche economiche Arabo–Bizantine promosse e favorite di sicuro da Mercanti e Navigatori sia Pugliesi che Veneziani.Per questo San Nicola divenne via via Patrono di Bari, Cassino in Valle Sorana, Taranto, Monopoli, Venezia, Merano, Ancona, Sassari, Cava dei Tirreni, della Puglia e Sicilia, e di Russia e Grecia… ed è pure il Sanctus Nicolaus nordico, cioè il Santa Claus della Notte di Natale.
Secondo la Leggenda Nicolaita risalente all’Alto Medioevo: Nicolanacque intorno al 270 da ricchi genitori devoti da cui ereditò moltissimo impiegandolo in carità e con stile di pietà ... Salvò dal disonore, ad esempio, tre giovani figlie di un uomo caduto in miseria destinate alla prostituzione utile per creare loro una dote-capitale per sposarle ... Nicola avvolse tre palle d’oro in un panno, e lo gettò di nascosto attraverso una finestra nella casa delle tre sventurate … Poi resuscitò tre Chierici assassinati da un Oste che voleva impossessarsi del loro danaro … Rese anche la vita e la libertà a tre Ufficiali Bizzantinicondannati a morte dall’Imperatore Costantino nel 313: l’anno spartiacque in cui la Storia passò sotto la guida del Cristianesimo … Tutto: tre, come la Fede Trinitaria che serviva ribadire in quell’epoca in contrapposizione alle Eresie Pagane che propugnavano idee di Dio diverse … Lo stesso Santo Nycola intervenne poi a favore dei Myresiin tempo di carestia ed estrema necessità diventando Soccorritore dei Bisognosi e Protettore dei Commerci delle Navi Granarie ... Raccontò Simeone Metafraste di un certo Commerciante di Grani di Bari: “Un tempo quando su tutta la Licia regnava la carestia, la città di Mira, esaurì la scorta di cibo e soffriva per questa sventura. Allora il Grande Nicola, apparve di notte ad un Marinaio che commerciava in grano e, dopo avergli dato in pegno tre misure d’oro, gli ordinò di raggiungere la città di Mira e di vendere il grano ai cittadini del posto. Il mercante, stupito di vedersi tra le mani l’oro, meditò sulla visione, meravigliandosi di quanto era successo; andò a Mira e vi vendette il grano. Gli abitanti della città attribuirono la liberazione dalla carestia a Dio e al Grande Nicola” ... Per tutto questo Nycolavenne eletto Vescovo di Myra, compito nel quale si distinse, secondo la Leggenda, per zelo pastorale e bontà operando diversi miracoli già da vivo: salvò da naufragio Marinai imbarcati su una nave diretta a Myra calmando una furiosa tempesta (curiosa l’analogia col Mito Marciano), e riuscì soprattutto a strappare ai Vecchi Dei Artemide e Poseidone-Nettuno il Patronato sulle Coste e sul Mare.
Morto tra 345 e 352, NicolaSanto venne sepolto a Myra, e i suoi resti rimasero là fino al trafugamento del 1087 da parte dei sessantadue Marinai Baresi Mercanti di Grano. Santo Nicolaus divenne quindi manifesto-bandieradella nuova borghesia Normanna antibizantina e filo Gregorianaresidente in città, protagonista dei Commerci Granari ... Giovanni Diacono scriveva: “Dopo che il Beato Nicola lasciò questo mondo per raggiungere il Signore, la tomba in cui la sua venerabile salma venne rinchiusa, non cessò di stillare un liquido oleoso: la Manna di San Nicola ... E lì, si recavano folle di malati, ciechi, sordi, muti e quanti erano oppressi di spiriti immondi, che unti col Santo Liquido, tornavano al loro originario stato di salute”.
Nacque quindi un’aspra rivalità tra Bari e Benevento impoverito delle folle dei Pellegrini Garganici del Nord dirottati a Bari presso San Nicola ... e qui ci misero lo zampino i Veneziani … Già nel 1044 il Doge Domenico Contarini aveva edificato la chiesa di San Nicolò del Lido a protezione di una delle principali Bocche di Porto di Venezia, e dieci anni dopo aveva regalato insieme al Patriarca di Grado Domenico e a Domenico Vescovo di Castello-Olivolodella terra all’Abate Sergio di San Giorgio Maggiore per costruirvi e aggiungervi un Monastero Benedettino… San Nicola o Nicolò era visto e considerato a Venezia quasi come una necessaria "controfigura" complementare di San Marco… Circa dieci anni dopo ancora, il Vescovo di Padova Olderico infeudò al Monastero tre pezze di terra di proprietà dell’Episcopato Patavino site in Corte, Centa e Lanzago, ed altre in Villa di Corte Contrada di San Nicolò in Località Centa in Pieve di Linzago ... Un altro pugno d’anni dopo lo stesso Monastero di San Nicolò ebbe in dono anche tre antichi cenobi dell’Istria: dal Vescovo Adalgero ebbe Sant’Apollinare in Gasello poco distante da Capodistria, dal Vescovo di Parenzo Bertoldo: la chiesa e l’Isola di Sant’Anastasio posta dinanzi alla città, e il Cenobio di San Pietro in Carso presso Buie di Cittanova d’Istria … Insomma San Nicolò del Lido era molto considerato a Venezia: gli mancava solo il Santo Corpo di San Nicola ... Infatti negli ultimi anni del secolo avvenne la “Traslatio di San Nicola” insieme a quella del Corpo di San Teodoro che giunsero insieme in Laguna ad opera proprio di un Monaco di San Nicolò del Lido ... Nella stesura del testo della Traslatio di San Nicolò si evidenza in primo piano il Papa seguito dall’ImperatoreGreco e dal Doge Veneziano: cioè in quel momento storico Venezia ribadiva il primato-dipendenza dal Papa di Roma e dall’imperatore, ma voleva a tutti i costi il Corpo di San Nicola in Laguna per accrescere ulteriormente il suo prestigio e la sua indipendenza da tutti … e così avvenne.
Dallo stesso San Nicolò del Lido partì nel 1099 la flotta Veneziana guidata dal figlio del Doge Michele Michiel accompagnato dalVescovo di Castello Enrico Contarini. Avevano come compito ufficiale di supportare i Crociati che si recavano ad Antiochia, ma soprattutto avevano l’incarico poco dissimulato di sopravalere Genovesi, Pisani, Provenzali e Normanni nel controllo e nei traffici commerciali del Mediterraneo ... Svernato a Rodi fino alla metà di luglio 1100, la squadra navale veneziana deviò la rotta verso le coste della Licia approdando a Myra ... La motivazione leggendaria fu la Translatio Sancti Nicolai, cioè il recupero della Reliquia del Corpo Santo di Nicola CoPatrono di Venezia.
I Baresi, in realtà, si vantavano di aver già preso quel Santo Corpo di Nicola e di averlo portato nella loro città fra 1071 e 1087 custodendolo in una sontuosa arca ... Quelli di Myra, infatti, dopo debita tortura, dovettero ammettere di possedere solo il corpo di un altro San Nicola: lo zio di quello che cercavano i Veneziani ... Racconta la Leggenda: che mentre i Veneti se ne stavano già andando delusi, vennero trattenuti a Myra dalla comparsa di uno straordinario profumo proveniente da un angolo riposto della chiesa di San Nicola… I Miresi stavano beffando i Venezianidopo dei Baresi, ma i Veneti più furbi e accorti, scoperto l’inganno recuperarono l’autentico Corpo-Reliquia del Santo dei Navigatori distruggendo per scovarlo chiesa e altare che l’aveva ospitato per 700 anni. Quindi spedirono subito a Venezia come prezioso bottino di guerra la Preziosa Reliquia del Corpo di San Nicolò insieme a quello dell’omonimo zio Santo: “Melius est abbundare quam deficere”: in Laguna un Santo in più ancora una volta non guastava.
Al Leone Santo di San Marco rapito ad Alessandria, si aggiunse quindi il Nocchiero Greco San Nicolò ritratto ovunque nella Basilica Marciana come Protettore di Venezia dalle tempeste dei Marie dei commerci della politica economia espansiva Veneziana.
Fu così che verso la fine del secolo alcuni Veneziani, forti del fatto di ospitare finalmente nella propria città anche il Patrono dei Navigatori Mercantidalla cui chiesa si partiva per lo Sposalizio del Mare il giorno della Fiera Mercantile e della Festa della Sènsa, si recano a Roma da Papa Innocenzo III per provare a fargli ritirare le scomuniche inferte a chi trafficava “merci proibite” nel Mediterraneo con Saraceni, Egiziani e Babilonesi ... Il Papa non si commosse, né cambiò idea: sapeva benissimo che i Veneziani non avevano mai smesso di organizzare viaggi in gruppo, Mude di Galee da guerra, traffici fluviali, e mille commerci e scambi monetari intrattenendo buoni rapporti con Arabi e Slavi, e vendendo e comprando quanto più potevano ... I Veneziani non si potevano cambiare: erano incorreggibili !
A Palazzo Ducale nel 1204 si costruì una Cappella dedicata a San Nicolò dove ogni anno il Doge ascoltava Messa nella Festa del Santo … La chiesa fondata dalla famiglia Zancarola anticamente dedicata ai Santi Lorenzo e Niceta sulla misera Isola dei Pescatori della Mendigolaalla periferia della città venne riadattata e ridedicata al Santo Navigatore Vescovo da Myra rappresentato secondo la Leggenda “con le tre palle d’oro in mano”: andatelo a vedere a San Nicolò dei Mendicoli ! … e San Nicolòdivenne inoltre Patrono della Fraterna dei MarineriVeneziani, e di diverse altre Schole d'Arti e Mestieri di Venezia: Spadèri, Cortelèri, Segadòri, Cimadòri di panni, Magazzinieri, Pescivendoli, Barcaroli, e della stessa Nazione Greca.
Storia a parte, invece, quella di Sant’Isidoro originario d’Alessandria d’Egitto (uno dei maggiori porti strategico-commerciali sulle Vie dell’Africa e dell’Asia, cioè delle Spezie, Incenso, Seta e Perle ed altro ancora frequentatissime dai Veneziani). Marinaio e militare Romano, divenne Martire nel III secolo al tempo dell'Imperatore Decio che stabilì che ogni soldato dell’Impero doveva adorare esclusivamente gli Dei Pagani di Statosotto pena di tortura e morte. Denunciato mentre si trovava nell'Isola di Chios, venne appunto torturato, processato e decapitato, e il suo corpo gettato in un pozzo. Gli amici Ammone e Mirope entrambi poi Martiri come lui, si dice abbiano recuperato e seppellito il corpo. Mirope gli venne sepolta accanto, e sulla loro tomba cominciarono a fiorire guarigioni miracolose, e ovviamente copiose Leggende … Si costruì sul posto prima una semplice Cappella, poi San Marciano edificò una chiesa nel secolo seguente, e il Culto di Sant'Isidoro si diffuse in tutto il Mediterraneo Venerato da Cattolici, Copti e Ortodossi … Giunse anche a Nardò di Lecce e a Cagliari in Italia, e infine non poteva mancare anche nella Basilica di San Marco a Venezia dove divenne letteralmente un vero e proprio “cult”: cioè un altro dei Protettore di Marinai, Pellegrini, Viaggiatori e Mercanti della Serenissima … Esiste un sigillo bronzeo del VI secolo che conferma tutto questo, usato dai Pellegrini diretti al pozzo miracoloso di Chios dove Sant’Isidoro era Protettore sia dei Marinai che del Viaggio dei Pellegrini.
Secondo la “Translatio mirifici martyris Isidori a Chio insula in civitatem Venetam” redatta dallo stesso Prete Cerbano dedicandola al Vescovo di Castello Bonifacio Falier, fu il Doge Domenico Michiel a portare avventurosamente il Santo Corpo di Sant’Isidoroa Venezia nel 1125 su iniziativa del Chierico Veneziano Cerbano Cerbani ... Costui era un Nobile di Jesolo-Equiliocome Pietro Cerbano, e come Domenico Cerbano Patriarca di Grado dal 1073 al 1084 ... Il Prete Cerbano per una serie di circostante politico-religioso-commerciali favorenti risiedeva alla Corte del Bizzantino Alessio I Comneno, ma la sua fortunata posizione svanì insieme a quella di tutti gli altri Mercanti Veneziani quando avvenne l'insediamento di Giovanni II Comneno che si rifiutò di confermare i privilegi commerciali accordati dal predecessore. Cerbanoallora fu costretto a fuggire via col pretesto di recarsi in Pellegrinaggio in Terrasanta ... Venne però bloccato dal Catapano di Creta a Nicaria, che lo rimandò a Costantinopoli dove venne condannato al carcere. Anche da lì il Cerbano riuscì a fuggire, e sotto falsa identità salpò da Crisopoli naufragando però nel Mare Egeo ... Salvata a stento la vita approdando nell’Isola di Chios, il Prete Cerbano si ripromise solennemente di ritrovare le spoglie del Patrono dell'Isola Sant'Isidoro famoso per averla salvata dalla Peste, e decise quindi di traslarle a Venezia ... tanto per cambiare.
Come fare per trovarle ? … Si recò allora a Rodi dove svernava la flotta Veneziana del Doge Domenico Michiel di ritorno dalla spedizione vittoriosa sugli Infedeli Musulmani ad Ascalona e Tiro. A Rodi quindi il Prete Cerbano convinse alcuni Veneziani a trascorrere con lui l'inverno per aiutarlo a cercare le spoglie scomparse del Martire Isidoro di Chios… Ecco che come da classico Copione Leggendarioavvenne l’”Inventio”. Nel dicembre 1124 nella cripta della chiesa di Sant'Irene di Chios vennero ritrovati oltre al Corpo di Sant’Isidoro anche i resti dei Martiri Afra, Ilaria, Mirope e del figlio di quest'ultima. Il Doge tenuto all’oscuro di tutto, e desideroso soprattutto di non inimicarsi quelli dell’Isola di Chios, litigò non poco col Prete Cerbano che voleva portare tutto e tutti in Laguna ... Si giunse a un compromesso fra Doge e Prete, e dopo Pasqua si partì con la flotta per Venezia col solo Corpo Santo di Sant’Isidoro, che approdò in Laguna a giugno 1125 ... Non è veritiero quindi il racconto della Translatio di Sant’Isidoro che dice che le sue Sante Reliquie giunsero in Laguna nell’aprile 1125 ... Ma poco importa: era normale nelle Leggende una certa confusione e sovrapposizione di date distorcendo un po’ i fatti degli eventi storici adattandoli a spiegare e confermare la Leggenda … Ciò che importava a Venezia era sempre la stessa cosa: cioè che le situazioni economico-politiche dei Veneziani venissero “benedette e protette dal Cielo in qualche modo”.
Isidoro di Chios divenne quindi un altro dei rari Santi venerati e ritratti nei cicli mosaicali della Basilica Marciana fin dal Medioevo… a Venezia venne eletto anche a Patrono dell’Arte dei Segadori dell’Arsenale, finchè poi il suo Culto-Devozione finì nel dimenticatoio e in secondo piano forse per l’esubero-inflazione di Santi e Sante che erano stati importati a Venezia … Come accudirli degnamente tutti ?
Finchè poi avvenne la classica Inventio, cioè il recupero-riscoperta delle Sante Reliquie dello stesso Sant’Isidoroaccaduta probabilmente al tempo del Doge Andrea Dandolo fra 1343 e 1354 quando erano Procuratori di San Marco i Nobili Marco Loredan e Giovanni Dolfin come recita un’iscrizione sul manufatto della Santa Reliquia ... Fatalità in quel momento a Venezia stava imperversando la Peste Nera, e chi più di Sant’Isidoro Santo noto Santo Protettore Liberatore dell’Isola di Chios dalla Pestilenziale Epidemia poteva risolvere il problema dei Veneziani ?
Sant’Isidoro quindi ricomparve e tornò in auge il suo Culto di potente Santo Apotropaicoe Beneaugurante. La sua figura propiziatoria ricomparve nella Manualistica Liturgica della Basilica Dogale-Marciana, e nel Rituale Proprio di Venezia. Gli venne allestita un’apposita solennissima Processione, e comparve anche la Passio Sant’Isidoro che divenne parte integrante prima del Leggendario di Pietro Calò, e poi del Catalogus Sanctorum di Pietro De Natali ... In quegli stessi anni venne edificato nella stessa Basilica di San Marco il costoso Oratorio-Cappella di Sant’Isidoro visitato solennemente ogni anno da Doge, Senato e Clero Veneziano nel giorno della Memoria dell’Inventio per commemorare il Santo Patrono Isidoro, ma anche fallimento del colpo di mano del congiurato Doge Marin Falier avvenuto nello stesso giorno calendariale.
Nel 1627 anche la testa mancante di Sant'Isidororimasta nell’Isola di Chios venne portata a Venezia da Pantaleo Risicario, che si meritò per questo per sé e per i suoi eredi: una casa e una pensione annuale di Stato … Qualche decennio dopo l’Orafo Piero Bortoletto realizzò per la Basilica Marciana un Reliquiario in metallo e vetro per contenere quel Santo Cranio, che è ancora conservato nel Tesoro di San Marco.
Ed eccoci finalmente a San Marco, il SantoPlus, il cui Culto-Leggenda-Passio proVenezia giunsero in Laguna portate e patrocinate da Aquileia-Grado, ma anche dal circondario commerciale di Altino, Concordiae Oderzo: tutti “Luoghi Primi” a loro volta traboccanti di Reliquie totipotenti e Martiri Zonali e ProtoVescovi Santi come San Taziano e San Magno.
Quando nel 828 avvenne la Traslatio del CorpoSanto dell’Evangelista Marcoin Laguna, l’iter dell’apposita "Passio-Leggenda" era già più che pronto e compiuto: il SantoPatrono di Venezia era servito!
Già dal tempo dello Scisma dei Tre Capitoli del VI-VII secolo, quando un nutrito gruppo di Vescovi quasi tutti Occidentali si dissociò dal Papa e dal resto della Ecclesia non accettando i contenuti del Concilio Costantinopolitano II del 553, si andava cercando un nome prestigioso a cui attribuire la fondazione della neonata Chiesa Veneziana ... Doveva per forza essere un Santo che godeva di grande autorità per giustificare la ricerca d’autonomia che Venezia, come Aquileia, andavano trovando da Roma & C.
Si finì col scegliere San Marco Vescovo-Martire di Alessandria, e soprattutto: "Discipulus et Interpres" di San Pietro, cioè del“numero uno Ecclesiastico” in assoluto, quello fondante ... La Leggenda Marciana traballò e mutò più volte lungo i secoli seguendo di volta in volta gli umori storici ascendenti o discendenti della politica filoImperiale, filoBizzantina o filoPapale di Venezia, che alla fine puntò tutto su se stessa.
Inizialmente la Neonata Venezia fece occhiolino e diede di gomito ad Aquileia Bizzantina, poi si buttò dalla parte di Grado diventata NuovaAquileia e Sede Metropolitana di riferimento di tutta la Venezia et Istriaquando Aquileia divenne Longobarda e scismatica… In quel frangente storico Grado ricevette in dono dall’Imperatore Eraclio la presunta preziosissima Cattedra di San Marco.
Col Sinodo di Mantova del 827 poi, cambiò di nuovo il vento della Storia, e anche la NeonataVenezia mostrò segni e volontà d’indipendenza da Bisanzio quando Aquileia vantò supremazia su Grado, l'Italia Settentrionale e addirittura su alcuni territori ultralAlpini ... Il legame col Papa di Roma non sembrò essere più così necessario, e anche la nuova versione della Leggenda di San Marco si adeguò a questa situazione storica ribadendo che il Santo Marco valeva “in se” senza alcun bisogno di consenso e approvazione del Primate Pietro di Roma… Era nata Venezia ! … e lo sapete meglio di me che da quel momento fu tutto un botta e risposta e un gran tira e molla della Serenissima con lo Stato Pontificio.
Leggendo la Storia si evince che ai Veneziani non importò mai più di tanto delle dispute teologiche, perché avevano una concezione e visione di se stessi molto realistica e pratica: economica piuttosto che spirituale. Per questo alla fine Venezia preferì avere “in casa a disposizione” la solida garanzia del concretissimo quanto tangibile Corpo Venerabile del Patrono Marcodestinato ad essere tutto dalla sua parte.
Fu così che l’anno seguente alla Sinodo di Mantova, nel 828, si collocò il trafugamento-Traslatio del Corpo di San Marco da Alessandriad'Egitto portandolo in salvo a Venezia. Da chi lo si era salvato ? … Un po’ da tutti: in primis dalle possibili ingiurie degli Arabi Musulmani, ma in seconda battuta anche dalle pretese di primato e sudditanza sia di Roma Papale, ma anche dell’Imperatore, di Aquileia e di qualsiasi altro si fosse affacciato sul palcoscenico della Storia ... Ci fu subito un gran festone in Laguna quando i sei Vescovi Lagunari: Caorle, Cittanova-Eraclea, Equilo-Jesolo, Malamocco, Torcello e Olivolo-Castello con i loro Frati e Preti, il Doge Giustiniano Partecipazio e il Patriarca di Gradoaccolsero il Santo Corpo portato dai due Marinai-Commerciantitutti Veneziani: Buono da Malamocco (primitiva sede del governo Veneziano), e Rustico da Torcello (la prima Venezia commerciale erede di Altino) ... Subito dopo s’iniziò a costruire il sontuosissimo chiesone per il Nuovo SantoPatrono: la Basilica di San Marco… Per l’occasione la Leggenda Marciana venne ancora una volta ritoccata e amplificata in senso Veneziano: prima San Marco aveva fretta di correre a Roma e a evangelizzare Alessandria, Aquileia e il NordItalia, adesso, invece, a San Marco interessava solo trovare definitivo “riposo in Vinea” e fra le acque non più burrascose della Laguna: "ubi Rivoaltina Civitas constructa dignoscitur"… Era a Venezia il posto di San Marco: "Pax tibi Marce ... Hic requiescat corpus tuum", si leggeva sul Libro spalancato tenuto fra le zampe del Leone Marciano, e da allora iniziò l'ascesa di Venezia Serenissima, che non fu più né Aquileiese né Gradense né Romana, nè di nessuno, ma solo di se stessa e dei Veneziani “Figli di San Marco”.
Nel famoso anno 1000, nella Basilica Ducale si rappresentò San Marco accanto, cioè“alla pari” con San Pietro, e in "pendant" con la Vergine Maria la Donna delle Donne. San Marco cioè era Diretto Potente Intercessorepresso Cristo come gli altri due ... e Pietro Orseolo in partenza per la conquista della Dalmazia ricevette dal Vescovo di Olivolo un "vexillum triumphale" col ruggente Leone Marciano: Patrono Difensore di Venezia, ma anche Offensore dell’intero Mondo di allora … Allo stesso tempo San Marcocomparve sulle monete Veneziane barattate e movimentate a Rialto ... Venezia non si smentiva: era sempre Venezia.
In seguito, sempre seguendo lo schema della classica trilogia del copione leggendario Medioevale, dopo la “Passio” e la "Translatio"del Santo ci doveva essere “l’Inventio” del Corpo Santo che avrebbe dato il via allo spettacolare Culto Rilancio: alla Devozione irrinunciabile... Non si sa bene se si o se no, ma sembra che il Corpo di San Marco sia bruciato insieme alla primitiva chiesa nell'incendio del 976.
Che accadde in quegli anni in realtà ? … Perché quell’oscuramento-crisi dell’ormai divenuto pomposo Culto Marciano ?
Ci fu una crisi d’identità politica di Venezia che portò a una rivolta dei Veneziani contro il Doge Pietro Candiano IV reo di aver avviato un’infelice politica filo-Ottoniana-Imperiale. I Mercanti Veneziani prima gli bruciarono Fondaci, Palazzo e Basilica, poi lo uccisero insieme al figlio ... I Candiano avevano stipulato patti con Ottone I e II, e regalato all'Abbazia di Reichenau sul lago di Costanza una grossa Reliquia di San Marco (tuttora li conservata) come segno di intensa e profonda alleanza. S’era perfino sposata Waldrada con Pietro Candiano IV, e si stava di sicuro inclinando il successo commerciale di Venezia sia in Terraferma che per Mare ... il piatto piangeva insomma ... Serviva un nuovo reset, un riavvio e una rimotivazione di Venezia … Ed ecco accadere quindi nel 1094: la leggendaria “Inventio”, quando lo scomparso Corpo Santo di San Marco venne sostituito con un comune cadavere per far cessare le angosce e le incertezze dei Veneziani che avevano perduto l’identità … Il ritrovamento del Corpo di San Marco segnò non solo il riavvio del Culto Patronale che s’era assopito, ma anche il recupero della vocazione commerciale della Venezia Lagunare ... l'Inventioindicò quindi un ritorno alle origini e un punto di ripartenza, e si provvide quindi a ricostruire la Basilica con i mosaici ancora visibile attualmente ... Secondo la Leggenda, il Doge Vitale Falier dopo vane ricerche indisse una pubblica tregiorni di digiuni e preghiere, e alla fine il “Miracolo di Stato” si compì: da una colonna "caloprecia"(composta da vari pezzi), quella del pilastro sinistro della Cappella di San Clemente, spuntò un’arca marmorea col Corpo di San Marco mentre un profumo meraviglioso riempì la Basilica come nella migliore delle Leggende … Un'indemoniata subito guarì toccando l'Arca col Corpo Marciano, e alcuni Marinai Veneziani scamparono immediatamente a un certo naufragio ... A Venezia si riprese a pregare: "… pro Duce nostro et pro bono statu Venetiarum"… Viva San Marco quindi, e Venezia Serenissima ripartì secondo la Leggenda, e riprese ad andare a gonfie vele col suo Leone in testa.
Ho finito … Finalmente direte !
Sapete che sono un inguaribile nostalgico … Ricordo la Basilica Privata del Doge e di San Marco in certi anni andati che sono stati anche miei: quando la frequentavo da giovanotto e da Chierico-Seminarista. Lì dentro ho trovavo e vissuto atmosfere spesso incredibili, surreali, indicibili e speciali che mi hanno messo più volte i brividi. La Basilica mosaicata Doratami appariva ogni volta in tutto il suo secolare splendore, quasi una bellissima e fascinosa donna capace di affabularmi con la sua scintillante Bellezza … Oltre ad aver partecipato lì dentro a innumerevoli Feste, Scadenze Liturgie e Cerimonie, sempre lì dentro ho incontrato e conosciuto Uomini Illustrissimi e indimenticabili come i Patriarchi Albino Luciani e Marco Ce’: persone davvero uniche e squisite che hanno segnato indelebilmente la mia esistenza per sempre. Ancora lì in San Marco ho ascoltato rapito mille volte la Cappella Marciana cantare accompagnata dal suono suadente dei quattro organi della Basilica ... Non pensate che sto esagerando, ma in certi momenti i cantori letteralmente urlavano potenti motti e cantate al Cielo e ai Secoli facendo tremare le navate: “Quasi Leo fortissimus !” gridavano cantando e facendo vibrare tutto … e il suono dell’organo pareva un’onda travolgente che si spandeva ovunque serpeggiando sul pavimento, sulle volte mosaicate, e fin sulle pareti curve e concave dorate dell’immensa chiesa … Pareva un redivivo Drago moderno ? … Sembrava che il Tempo a Venezia si fosse fermato e spalancato sull’Eterno Impossibile e Luminoso, che come un Dragone Antico Buono e Cattivo insieme aleggiava tutto attorno a noi.
“Quasi Leo fortissimus !”ripetevano ancora gli abilissimi cantori a pagamento, gli stessi del Teatro lirico della Fenice, e facevano rimbombare di nuovo il chiesone magnetico … Altra onda sonora, altro brivido lungo la schiena … Era peggio e di più che trovarsi dentro a uno stadio invaso dal tifo insanabile e prorompente: nella Basilica si percepiva un’esultanza alta, forte e intensissima che la riempiva e saturava coinvolgendo anche noi, gente qualsiasi presente lì dentro ... Era la forza del Mito e della Storia di San Marco e di Venezia che si celebravano e rinnovavano ancora una volta in maniera palpabile e vivissima.
“Quasi Leo Fortissimus nullum pavens occursum, idola subvertit et gloriam Domini.”
“Fortissimo come un Leone, senza temere alcuna avversità … Rovescia gli idoli, e annuncia a tutte le genti la Gloria del Signore. Alleluia!”
Mi commuovevo allora, pur senza mostrarlo, e non ero più uno sbarbatello ingenuo ed entusiasta … Mi commovevo nel sentirmi Veneziano: allora come oggi ... Percepivo che quella sensazione singolare, quella specie di sofisticato e raffinato piacere provato in San Marco, quasi traboccava di fuori fra calli, rive, Contrade e campielli inventandosi la città ... come era già accaduto per secoli, quando Venezia si è spandeva ovunque in tutto il Mediterraneo, e più in là fino al confine degli Oceani, dei Deserti, oltre i Monti, i Fiumi e le Pianure in moltissime Città del Mondo Orientale e Occidentale.
E’ un gusto speciale sentirsi Veneziani, figli ed eredi di cotanta Storia, Bellezza, Fierezza e Singolarità… Ognuno di noi possiede una Patria e una Storia, ma diciamolo: a non tutti è dato di sentirsi orgogliosi di essa come noi Veneziani.
In questo tempo il Covid19, come moderno Leviatano, ha maltrattato di brutto anche Venezia: sembra quasi un invisibile DragoneCosmico Malefico che l’ha flessa e piegata e nuovamente frustata e percossa con la sua coda e l’alito pestilenziale infuocato ... Solo ora, piano piano la nostra città accenna a riprendersi provando a leccarsi le ferite … Il Leone Marcianoè spelacchiato, e zoppica forse per una fastidiosa spina infilata dolorosamente su una zampa … Le banchine del Porto sono da mesi desolatamente deserte e disertate: pochi turisti sgarruffati s’aggirano e perdono nei meandri della città, e anche i Veneziani sembrano smarriti e scomparsi, bisognosi di un sussulto … Che fine ha fatto San Marco ? … Dorme “In Vinea” come secoli fa ?
Non lo so.
Da sempre, fin da quando esiste l’Umanità, la Storia insegna che il Cielo-Eternità-Potenza inconoscibile, superiore, indicibile e caotica si è sempre contrapposto e alternato alla Terra fragile: Regno del Tempo abitato da effimeri quanto cagionevoli Uomini e Donne… Luce contro Oscurità, Male-Caos-Energia-Fuoco primordiali, distruttivi e incontenibili contro Bene-Ordine-Controllo Pacifico …
Sembra non possa esserci Sentimento che valga, che tenga, e che possa bastare.
La Storia è fatta di opposti, di categorie e suddivisioni mentali a volte contradittorie e mai esaurite che si rinnovano di continuo ... Siamo noi a trascorrere e passare intanto, mentre la Storia resta riassumendo tutto e tutti ... A ciascuno di noi dentro a questo immane vagabondare cosmico che ci smarrisce e porta rimanendo oscuro alla nostra comprensione per nove decimi, resta di raccontare e ascoltare, quasi a consolazione, mille Storie, Miti e Leggende di Draghi, Leoni, Santi, Persone e Serpenti che non smetteranno mai d’incuriosirci dandoci uno strattone o una spinta nella nostra personale e quotidiana Lotta Cosmica per esserci e determinarci.
E’ un discorso troppo grande ? … Più grande di noi ? … Forse.
Beh: intanto ascoltiamolo, pensiamoci … e lasciamoci andare, esistiamo, lavoriamo … viviamo senza prendercela più di tanto fra Leoni, Draghi e Serpenti Veneziani, che forse ora ci saranno un pochino meno sconosciuti ... un poco solo.