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La “Barbarella” dei Nobili Veneziani

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La “Barbarella” dei Nobili Veneziani


Beh ... Qualcuno dicendo Barbarella penserà subito a una bella donnina, magari giovane, avvenente e carina … Qualcun altro, invece, forse più spavaldo e spregiudicato penserà forse a qualcos’altro di più procace … Che ne so: a una storia Veneziana stravagante, forse di quelle pungenti … Niente da fare … Già vi deludo.

Si tratta di tutt’altra cosa: niente donnino sexy …

La “Barbarella” fu piuttosto una tradizione antica, una consuetudine secolare, esclusiva dei giovani Nobili Veneziani, anzi: di quelli giovanissimi … proprio alle prime armi … Ed è forse per questo che si tratta di una singolarità curiosa che merita la nostra attenzione …

Quella della “Barbarella”è insomma una “robetta” tipica di Venezia: una delle mille su mille che popolano il microcosmo della vecchia Storia Lagunare.

A farla breve: veniamo al dunque … C’è stato un momento in cui il Governo Veneziano s’inventò e attuò per la Nobiltà un meccanismo di dichiarazione e controllo per inquadrarla meglio, e per darle forse una specie di forma definendola dividendola in una serie di classi.

Come ben sapete, Venezia e i Veneziani erano arguti, sapevano rendersi appetibili, perciò proposero ai Nobili una specie di gioco: una Lotteria … Sì: proprio una Lotteria.

 


Esisteva la regola per i Nobili Veneziani che solo al compimento del venticinquesimo anno d’età il Nobile avrebbe potuto entrare di diritto nell’ambitissimo consorzio del Maggior Consiglio: cioè la massima opportunità di partecipazione del Governo della Serenissima.

Con quella insolita Lotteria chiamata presto “Barbarella”si mise in palio una cosa curiosissima: la possibilità d’entrare nel Maggior Consiglio cinque anni prima … a soli vent’anni. Il fortunatissimo prescelto avrebbe sopravanzato di ben cinque anni tutti i suoi coetanei nell’entrare nel consesso Veneziano di quelli che contavano di più … E cinque anni a quei tempi non erano pochi … Quel fortunato avrebbe preso un abbrivio, una distanza e un addentramento così significativo che chi lo seguiva non sarebbe stato mai capace di colmarne la distanza ... Faceva la differenza entrare prima nel Maggio Consiglio della Serenissima.

Vincere a quella Lotteria, insomma, sarebbe stato proprio un “ben di Dio, un dono del Cielo”, un’occasione davvero importantissima, perché far parte del Maggior Consiglio significava poter entrare in un certo senso nella “camera dei bottini” dell’organismo della Repubblica di San Marco, e non solo … Significava in un’epoca in cui le news correvano piano, essere messi al corrente e aggiornati prontamente su tutto quanto accadeva nel Mondo di allora … Avere il polso della situazione, dei Mercati e delle Fiere, delle guerre, delle alleanze dell’intero Bacino del Mediterraneo, dell’Oriente, e del Centro e Nord Europa, e altro ancora di più.

Il Maggior Consiglio per uno ricco, intraprendente e ambizioso Nobile, come lo erano la gran parte dei Nobili Veneziani, che erano spesso arrivisti formidabili desiderosi di diventare ancor più ricchi, potenti e famosi di quel che già erano ottenendo molto e molto di più, era un formidabile trampolino da cui spiccare il volo su un’infinità di affari, un’occasione imperdibile di metter mano e impegnarsi in situazioni che nessun altro avrebbe potuto conoscere.

Chi faceva parte del Maggior Consiglio si può dire vivesse “una vita superiore” ... Era come se stesse affacciato a uno speciale balcone da cui poteva osservare comodamente il panorama della società e del mondo politico e commerciale di allora, e non solo: da quel punto di privilegiata osservazione e d’imbarco esclusivo aveva la possibilità di partire per mille mete tornando ancor più ricco e Nobile di prima … Così accade per davvero per buona parte dei Nobili Veneziani ... e per secoli.

La Barbarella quindi, era “appetitosa”, e fin da quando venne ideata nel 1400 fu subito una possibilità incredibile per ogni giovane Nobile Veneziano “d’aver Fortuna”… Era una ricorrenza annuale che tutti i giovani Nobili attendevano con ansia.

 


Agli Avogadori da Comun fu dato l’incarico di tenere un apposito Registrodella Serenissima in cui venivano annotati tutti coloro che desideravano far parte della Lotteria della Barbarella avendone le credenziali giuste … Cioè ogni Nobile doveva provare d’essere davvero tale: Nobile di sangue e d’origine da almeno due generazioni.

Come ben sapete, però, non tutto ciò che luccica è oro massiccio … Quella specie di giochino aveva un suo bel perché … Era cioè un modo che utilizzava la Serenissima per stendere una bella lista di chi aveva e non aveva a disposizione, o meglio: di chi poteva e non poteva dare, di quelli cioè di cui la Serenissima poteva abilmente servirsi per i suoi scopi … Non fu un caso, infatti, se buona parte dei Nobili più ricchi e potenti all’inizio si tenne ben lontana da prendere parte a quella Lotteria … Significava esporsi, farsi fare i conti in tasca.

Essere ricco e Nobile era di certo una buona cosa sia a Venezia che ovunque … Esserlo però dentro al complicato ingranaggio della gestione della Repubblica Serenissimalo era un po’ meno, perché più Nobile eri: più eri obbligato a farti carico delle sorti e della gestione della stessa Serenissima.

Venezia, infatti, è stata sostanzialmente per secoli un’oligarchia, una realtà politica, uno Stato guidato non da un Re, ma da un consesso di pochi Casati Nobili “potenti, danarosi e fortunati” che si riassumevano ed esplicavano nella figura pomposa del Doge e della Signoria.

Tutta la Nobiltà a vario titolo doveva contribuire al buon funzionamento di quello Stato che aveva contribuito a renderlo ricco e potente … Era un “Do ut des”, un dare per avere … Tanto che ogni Nobile Veneziano, volente o nolente, doveva oltre a rincorrere i suoi affari, anche concorrere freneticamente all’idea di ricoprire le numerosissime cariche che facevano funzionare il Governo della Serenissima …

Per prendere altri soldi direte ?

Si … Di sicuro: ne guadagnavano, e parecchi anche … perché facevano anche affari in proprio rivestendo le Cariche della Serenissima… Ma più la carica cresceva d’importanza, più dovevano investirci di tasca propria ... Più prevalevi e contavi: più la Serenissima diventava anche “affar tuo”... e non poteva essere se non così.

Un esempio … Gli Ambasciatori della Serenissima erano sempre dei Nobili Manager avvedutissimi, svegli, abili, preparatissimi … Venivano inviati alle Corti più importanti d’Europa e del Mondo: presso il Turco, in Siria, dal Papa, dai vari Re di Spagna, Francia e Inghilterra, dall’Imperatore, dallo Zar e tutti gli altri … Ma si dovevano pagare tutto: viaggio e soggiorno compreso.

In cambio tornavano quasi sempre straricchi, perché durante quei “mandati”in giro per il Mondo, quei Nobili così selezionati tramite i loro figli e agenti mettevano in piedi piccoli imperi commerciali che restituivano loro ben di più di quanto avevano investito per impersonare quel loro Incarico di Stato. Chi diventava Ambasciatore per Veneziaallontanandosi dalla Laguna a volte anche per diversi anni: faceva davvero fortuna.

Tornando alla “Barbarella” … I Nobili che finivano selezionati e scritti in quel Registro in un certo senso venivano “allo scoperto”, e s’impelagavano in quel meccanismo che li avrebbe per tutta la vita indotti a foraggiare senza limiti le sorti della Serenissima: tasse, prestiti, incarichi, balzelli, obblighi, presenze.

Una volta entrati nel Maggior Consiglio non ne uscivi più, era giocoforza dover accedere alle cariche delle Magistrature e di Governo. Si apriva per i giovani Veneziani la carriera di Avogador, Rettore e Podestà, e via via mentre si cresceva di lustro, competenza, età, soldi ed esperienza, si diventava: Giudice, Savio, Procurator… e avanti così fino alla prospettiva di diventare appunto: Ambasciatore, Senatore dei Pregadi, Consigliere … e perché no: anche Doge!

 


Bella la figura del Doge: a pensarci sembrava essere il top di ogni ambizione, una specie di piccolo Imperatore Lagunare… Ma non era affatto così … Il Serenissimo Principe nonostante sembrasse “un uomo d’oro” e un pomposissimo sovrano, era in realtà una specie di spada spuntata e non tagliente, perché era soltanto la punta emergente di un grande iceberg sommerso, cioè della Nobiltà stessa, al cui volere era del tutto dedito e sottomesso … Già la sua elezione non era un caso: la maggior parte delle volte il Doge era un Nobile anziano, talvolta cadente e alla fine dei suoi anni … Certi Dogadi durarono pochi mesi, un anno, forse due … e qualche Doge “col pannolone” non fece neanche a tempo ad imbarcarsi per le imprese che proponeva, che doveva già andare a occupare il sepolcro lasciando il posto al suo ambizioso successore … Venezia era così: famosa è quella notizia di quel grande Capitano da Mar che combatteva sulla sua Galea da Guerra in pantofole perché aveva male ai piedi che erano gonfissimi.

E poi la sapete bene anche voi la Storia … I Nobili Veneziani non ci mettevano molto “a chiudere il saldo” a qualche Dogeche diventava troppo borioso, scomodo o pieno di se … Una bella uccisione, un recondito avvelenamento, una malattia rara che faceva deflettere e diventare cagionevole la salute dell’uomo che fin poco prima stava benissimo … acciacchi dell’età … e il gioco era fatto: un sontuoso funerale … Una pomposa sepoltura nel Phanteon dei Dogi… e avanti il prossimo !

A volte “dopo morte” certi Dogi, come altri detentori di alte cariche della Serenissima, venivano screditati con le loro famiglie, indagati, processati, condannati e poi spogliati di quanto avevano “predato”e messo insieme durante il loro tempo fortunato … Venezia dava … Venezia sapeva togliere … Venezia non aveva pietà per nessuno, se non per se stessa … o forse un po’ per qualcun altro … se le conveniva.

A Venezia si faceva a posta che le cose andassero così: per mantenere gli equilibri interni di potere della Repubblica, la cui Nobiltà era divisa da sempre in clan, fazioni e partiti che determinavano i destini soprattutto economici della Serenissima.

In questo Venezia è sempre stata unica sul palcoscenico degli Stati e Europei e Mediterranei … e per questo anche invidiata, amata, favorita, cercata, temuta e odiata.

Far parte della Barbarella poteva essere, insomma, un gran affare … e lo era davvero … ma era anche l’inizio di una sudditanza obbligata che avrebbe condotto la Famiglia a seguire le sorti delle casse sempre vuote della Serenissima … Venezia spesso s’impegnava in decennali battaglie e guerre per allestire e mantenere le quali non c’erano mai denari a sufficienza … Ed erano soprattutto i Nobili a foraggiare quella bocca mai sazia della Repubblica, anche se la Serenissima non risparmiava mai nessuno “dal dare” andando a chiedere e batter cassa fino all’ultimo dei suoi cittadini … nessuno escluso: Arti, Mestieri, Ecclesiastici, Monache, Schole e Popolo compresi.

E’ molto interessante il Registro 162: quello della Barbarella detto anche Registro della Balla d’Oro(intendendo la pallina fortuna che veniva estratta dal Bòssolo della Lotteria), perché annota e racconta di più di un centinaio di famiglie e Casati Veneziani … Si dice ancora oggi a Venezia indicando chi è fortunato: “El gha ciapà a bàla d’oro”… Il Registro era un “Libro furbo”, perché accanto ai nomi dei “Nuovi Giovani Nobili” che si dichiaravano precisando legami matrimoniali e parentele d.o.c., annotava tutta una serie di antiche famiglie Nobili ormai dismesse, cioè estinte … Le annotava e citava “per far numero e volume”, per dare ispirazione e far raffronti promettenti … Il Registro indicava che veniva segnato lì dentro entrava a far parte di una tradizione secolare, di un filone d’appartenenza privilegiato e “di qualità” della Serenissima.

Per ogni Famiglia Nobile si teneva una pagina, e lì si andava ad elencare di volta in volta chi aveva diritto prima o poi ad entrare a far parte di quel “consesso di quelli che contavano”… Cioè di quei Nobili che erano “il cuore, le midolla, la testa e il cuore della Serenissima Repubblica.”

Sembra che l’idea della Barbarella sia stata già proposta da una Legge Veneziana del 1370, o perfino da un Decreto del lontano 1356 approvato sia dal Maggior Consiglio che dalla Quarantia… Qualcuno afferma che la cerimonia annuale della Balla d’Ororisalga addirittura al 1319.

Di sicuro fu il 1414 l’anno in cui con un apposito Decreto il Maggior Consigliofissò le procedure da seguire nella Barbarella o Balla d'Oro alla quale i giovani Nobili ultradiciottenni solo Veneziani, potevano partecipare vincendo il diritto di entrare in Maggior Consiglio a vent'anni invece che ai venticinque anni “canonici” stabiliti dalla Legge. I giovani Nobili dovevano attestare, documenti-credenziali alla mano, i propri requisiti d’appartenenza alla Classe Dominante della Repubblica. I dati venivano: "ordinate descriptis in uno quaterno ad officium Advogarie"dopo le opportune verifiche (molti non vennero accettati per via della non diretta consequenzialità di sangue, o perché “figli illegittimi o bastardi”).

 


Il primo Registro della Barbarella raccoglie i primi dati dei Nobili retrodatandoli dal 1408 fino al 1435. Nel Libro si possono vedere elencate 236 Nobili Famiglie a ciascuna delle quali era riservata una pagina … Secondo le Cronache Veneziane nella seconda metà del 1200, prima della storica “Serrata”, sedevano già in Maggior Consiglio i rappresentanti di 247 Famiglie Nobili ... Nel Registro 162 della Barbarella si segnarono, dichiararono e aggiunsero circa 142 “nuovi giovani Casati”, ai quali si aggiunsero via via nel tempo altri 21, tra cui: i Fontana, Zancaruol, Balastro, Ruzzini e Lombardo ... Si trattava insomma della lista indiretta dei 163 Casati Nobili Dominantiche in quell’epoca erano attivi nel Maggior Consiglio determinando le sorti della Repubblica ... Gli altri 72 Nobili Casati elencati avevano già fatto ormai il loro tempo, ed erano usciti di scena e dalla vita pubblica di Venezia lasciando solo il ricordo. Quando si provvide alla redazione del Registro della Barbarella, probabilmente le Nobili Casate risalenti al 1100, come gli Acotanto, Aicardo, Amizo, Babilonio, Balestrieri, Barbamazolo, Barison, Bellegno, Betani, Bolpe o Volpe, Bonomo, Briosso, Campolo, Caroso, Diesolo o Da Jesolo o D’Equilo, De Malis, Disenove, Dondolo, Donzorzi, Doro o Dauro, Galina, Goso, Grausoni o Grasoni, Istrigo, Leucari, Liòn, Lugnano, Marangon, Mariòn o Marignòn, Mengolo, Navazoso o Navagaioso, Renoldo.,Romano, Rosso, Pantaleo, Pollini, Rampani e Savoner, Secogolo, Stanièr, Tonòligo o Tanòligo o Tolònigo, Tonisto, Tomado, Totulo, Vendelino, Vidal, Vioni e Ziani non c’erano più ormai da decenni …

Gli ultimi a scomparire erano stati i Nobili Steno, che col Doge Michele Steno morto nel 1413 avevano estinto il loro Casato.

Altri Casati annotati nella Barbarella erano, invece, ancora vivi e vegeti, perfettamente integrati nell’oliato meccanismo della Repubblica di cui erano protagonisti a tutti gli effetti. Si trattava dei “più Nobili fra i Nobili”, cioè dell’elite Veneziana formata dai vari: Arian, Boninsegna, Da Mare, Ghezzo, Lanzuòl, Lion e Surian, e soprattutto dai: "Duodecim nobiliorum proles Venetiarum", ossia le Famiglie Apostoliche Veneziane, tredici in realtà: Badoer, Baseggio o Basilio, Contarini, Corner, Dandolo, Dolfin, Falier, Giustinian, Gradenigo, Michiel, Morosini, Polani e Sanudo ... A questi si aggiungevano altri dodici cognomi illustri:"que in nobilitate secuntur stirpes XII superius memoratas". Si trattava delle così dette “Case Vecchie o dei Longhi”, ossia: i Barozzi, Bellegno, Bembo, Bragadin, Gauli, Memmo, Querini, Salomon, Soranzo, Tiepolo, Zane, Zeno, Ziani e Zorzi.

Il Senato di Venezia nel 1350-1351 era formato dai Nobili: Leonardo, Piero, Andrea e Giovanni Contarini; Marco e Simeone Dandolo; Marino e Piero Dolfin; Nicolò e Piero Falier; Pantalon Ghezzo; Giovanni e Moretto Gradenigo; Piero e Marino Michiel; Fantino, Micheletto, Francesco, Nicoletto e Albano Morosini;  Lorenzo e Marco Polani; Giovanni e Nicolò Querini; Andrea e Nicolò Zeno; Marco, Franceschino e Lorenzo Soranzo; Giovanni Tiepolo; Tomaso Zane e Giovanni, Bertuccio e Pangrazio Zorzi.

E c’erano in sottordine, quasi “in panchina di riserva” Casati che partecipavano solo al margine della gestione dello Stato in attesa d’affermarsi e trovar spazio … Erano nomi che in seguito contarono parecchio: Barbaro, Da Mosto, Fontana, Gritti, Loredan, Nani, Priuli e Viadro.

A questi seguiva quasi in ulteriore subordine un’altra cerchia Nobiliare meno attiva e di certo meno intraprendente che faceva da contorno a quella “creme di Governo ed eccellenza”. Erano i vari: Adoldo, Arimondo, Basadonna, Benedetto, Caotorta, Dente, Guoro,  Lombardo, Moio, Renier, Storlado, Valier, Zaccaria e Zancaruol.

Il Registro della Barbarella insomma determinò una specie di filone storico d’appartenenza, un alveo di “qualità e continuità” a cui i Nuovi Nobili andavano ad aggiungersi e facevano riferimento.

Comparvero così alla ribalta del palcoscenico Veneziano segnati nel Registro della Barbarella nomi nuovi considerati dai “Vecchi” come “meno Nobili”, e definiti in senso dispregiativo: “Nobili di Casa Nuova, Ducali o Curti”. Fra costoro c’erano i discussi e ambigui Dalle Boccoledall’appartenenza nobiliare incerta, che si accontentarono sempre di ricoprire cariche secondarie nel meccanismo della Repubblica estinguendosi però ben presto … Questo tipo di Nobiltà Nuova venne a lungo disprezzata, sminuita e tenuta al margine della gestione dello Stato, anche se fra loro c’erano, ad esempio, i sempre più emergenti Morosini, che già c’erano, ma si stavano “ramificando” evolvendo e allargando sempre di più ... Troppo per qualche Vecchio Casato … Nuovi Casaticome: gli Adoldo, Avenario, Avonal, Barbarigo, Campanile, Esulo, Foscari, Franco, Gomberto, Griego, Gritti, Lambardo, Lanzuol, Malipiero, Marcello, Miolo, Moro, Pantaleo, Papacizza, Rampani, Semitecolo, Trevisan, Tron e Veniervennero per moto tempo detti: "Cives, qui de multis et diversis partibus secederunt et in RivoAlto venerunt ad habitandum" … cioè: erano dei semplici “cittadini importati”, gente poco importante insomma.

Alcuni Casati, come ben sapete, crebbero d’importanza e prosperarono per secoli realizzando la Storia di Venezia fino al 1800 ... altri vennero iscritti “d’ufficio”nella Barbarella anche se non intendevano partecipare alla Lotteria e farsi carico d’essere Nobili con quello che ne conseguiva … Altri si dispersero presto scomparendo nelle nebbie della Storia … Altri infine ebbero successo facendo la Storia.

Sorprende in ogni caso dover costatare che in quell’epoca: Donà, Grimani, Lando, Loredan e Vendramin erano considerati solo come “zènte refàda”, venivano nominati appena ... o anche no: come i Mocenigo.

Ma questa era Venezia nel 1400 e oltre … La Venezia descritta nel Registro della Barbarella.



 


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