#unacuriositàvenezianapervolta
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“Gròndici e Repit” anche a Venezia
Sapete tutti che molti Campi Veneziani un tempo
erano Cimiteri addossati alle chiese delle Contrade. E’ rimasto
ancora qualche toponimo al riguardo, ed erano parecchi: a San Francesco
della Vignacol Cimiterietto dei Picài, a Sant’Angelo
e Santo Stefano, San Pietro di Castello, San Trovàso, San Giacomo
dell’Orio, San Simeon Grando, San Basso, e ai Santi Giovanni e Paolo accanto
alla perduta Schola di Sant’Orsola solo per citarne alcuni.
C’erano piccoli Cimiteri di Contrada attorno alle chiese anche
a Murano, Burano e Torcello. La Piazzetta di Burano,
ad esempio, dove ora sorge il Monumento a Galuppi, altro non è
stata per secoli che il Cimitero dell’Isola prima che si andasse
a seppellire a Mazzorbo.
Come
ben sapete: Coimatèrion, detto “alla Greca”,
significa: “luogo delle Ceneri e della Terra”, ma anche: “luogo
del Vento”, perché lì va a spegnersi e volatilizzarsi l’ultimo “afflato
Vitale dell’Esistenza” ... Koimētḕrion significava anche: "luogo
del riposo", cioè: dormitorio
… e Porta del sonno ... Bella l’idea di associare Morte e Sonno:
si muore di fatto ogni giorno abbandonandosi nel sonno ... Ed è vero in fondo.
Solo dopo i Cimiteri sono stati chiamati
Camposanto… Perché ?
Non solo perché nei Cimiteri Europei i Pellegrini
di ritorno dalla Terrasanta andavano a depositare un po' di terra
del Campo Santo dov’era morto e aveva sparso il Prezioso Sangue
il Cristo Redentore del Mondo, ma soprattutto perché lì venivano sepolti i Cristiani:
cioè quelli patentati e adatti ad andare incontro alla Salvezza Eterna
sulla scia del Risorto, e in quanto erano stati Battezzati,
cioè designati in esclusiva ad essere partecipi della stessa Rissurrezione
del Cristo.
Un po’ contorta e complicata come spiegazione …
Ma era Dogma, Dottrina, Quaestio di Fede, e quindi convinzione
indubitabile, alla quale si era quasi tutti soggetti “in saecula
saeculorum amen”… Perché così insegnava e prescriveva la Chiesa da
sempre, e perché nel mondo in cui tutto era Cristianizzato: si usava e credeva così
... Non esisteva possibilità di diversa soluzione e interpretazione.
Insomma: a Venezia, fra i vari Cimiterietti
Veneziani c’era anche quello della Contrada dell’Anzolo Raffaèl,
che occupava tutto lo spazio intorno alla chiesa, arrivando fin quasi in riva
dalla parte di San Sebastiano, dove confinava con gli orti del Monastero
dei Frati Gerolimini, cioè gli Eremiti di San Girolamo.
Sapete
meglio di me, di come nei primi anni del 1500, e dopo numerose liti con i Preti
del Capitolo della vicina chiesa dell’Anzolo Raffaèl, si è
realizzato sotto la direzione di Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino,
quello speciale complesso architettonico di San Sebastiano
affacciato sul Rio di San Basilio ... Sapete che si tratta
di un tesoretto: uno scrigno Veneziano arricchito meravigliosamente dalle
pitture di Paolo Veronese, che tutt’oggi ci fanno rimanere a
bocca aperta ad ammirarle. All'interno
della stessa chiesa, oltre al sublime ciclo pittorico del Veronese, sepolto lì
dentro, si sono anche altre opere di Tiziano, Sansovino, Paris Bordone e Bencovich ...
Dopo
qualche decina d’anni, nel Monastero di San Sebastiano vivevano
circa 30 Eremitani, senza contare i forestieri che di continuo andavano e
venivano da Venezia, ieri come oggi ... Dentro al Monastero c’era attiva anche
una Scuola con un Maestro di Grammatica frequentata da pochissimi
privilegiati.
Dopo
metà aprile 1562 venne finalmente consacrata la chiesa da Gianfrancesco
Rossi Vescovo di Osseno, e da Michele Jorba Vescovo Arcusense,
a significare che i lavori di chiesa-monastero s’erano conclusi.
Ancora
negli ultimi anni del secolo, invece, continuavano senza sosta le liti e le
discordie fra i Frati di San Sebastiano e i Preti del Clero
della vicina chiesa dell’Anzolo Raffaèl. Dovette intervenire perfino il
Papa in persona per calmare gli animi, stabilendo che i Frati di San
Sebastiano avrebbero dovuto dare un contributo annuale di ½ libbra di
cera bianca, e una rendita ai Preti dell’Anzolo Raffaèl.
Ma
perché tutto quel livore ?
Semplice:
c’erano di mezzo gli interessi legati ai Funerali e alle Sepolture
dei numerosi Morti sepolti nel Cimitero della Contrada,
che comprendevano non solo l’atto della sepoltura, ma anche tutto il ricco
indotto dei Suffragi e delle Messe con relative offerte, che si
sarebbe prolungato per anni … per secoli a volte ... Erano tanti denari insomma
! … e gli affari erano affari … Giravano
non poche entrate intorno ai Morti, e per di più: sicure, visto che morire si
doveva tutti per forza.
Nel
1601 la NobilDonna Lucrezia Corner, a titolo d’esempio, lasciò
per testamento 20 ducati annui alla chiesa-Monastero di Santa Croxe,
e altri 20 ducati annui a sua sorella Prudenzia, che era Monaca
nello stesso Monastero. Chiese inoltre d’essere seppellita nella chiesa di San
Sebastiano insieme col marito già morto, lasciando ai Frati di
San Sebastiano una buona somma destinata a far celebrare una Messa di
Suffragio due volte la settimana nella loro chiesa ... in perpetuo ! … Chiese
infine anche di essere vestita in morte con l’abito delle Francescane di
Santa Croce, e d’essere accompagnata processionalmente alla sepoltura
in San Sebastiano da tutte le Monache del Convento Veneziano che nominò sue
esecutrici testamentarie.
E’
solo un esempio … per ricordare quanto spesso accadeva in Contrada.
Non
a caso nel 1671 i Padri Gerolamiti di San Sebastiano furono in
grado d’acquistare “al Pubblico Incanto della Serenissima” tutti
i possedimenti a Zimella di Colonia Vicentina provenienti dalla
soppressione dei Canonici della Congregazione dell’Isola di San Giorgio
in Alga di Venezia operata da Clemente IX ... Ancora a metà 1700, la
gestione di quei beni da parte dei Frati di San Sebastiano era legata
all’obbligo della celebrazione di una Mansioneria di Messe
finanziata dalla NobilDonna Maria Giustinian Statio ... e ancora
non fu di certo un caso se gli stessi Padri di San Sebastiano di Venezia
percepivano buone rendite annuali provenienti da numerosi immobili che progressivamente
giunsero a possedere in Venezia.
Raccontano
le Cronache Veneziane, che il 07 marzo 1752 venne ritrovato il
corpicino di un bimbo morto davanti alla porta della chiesa di San
Sebastiano ... Solo più tardi, dopo lunghe indagini, si scoprì che lo
sfortunato bimbo era stato ucciso dalla sua stessa madre: Francesca
Pretegianni, che abitava al di là del ponte e canale in Corte Rossi
... Era rimasta incinta di un Barcarolo Veneziano, che non intendeva rovinarsi
l'onore esponendosi con lei ... Storie qualsiasi Veneziane.
Racconta
ancora un Codice della Marciana, che: “nel febbraio 1615
Sjor Pietro Vitturi, quondam Ser ZuanBatta, fu di notte a San Sebastiano,
mentre se ne andava a casa, con un'archibugiata ucciso, et fu detto esser stato
un suo Prete di casa, e col sospetto che fosse partecipe anche sua moglie
Caterina Marcello.” … ancora Storie a San Sebastiano.
All’atto
della soppressione del Convento e della chiesa con i diciassette Gerolimini
rimasti, si dichiarò a inizio 1800: che in chiesa c’era una Madonna
di Pietà molto benvoluta dai Veneziani delle vicine Contrade, vestita
con 4 abiti molto preziosi … Anche nella Sacrestia della stessa
chiesa dentro ad una nicchia di cristallo: c’era un’altra Madonna con un
notevole guardaroba di 7 abiti e 4 veli di notevole valore … Che fine avranno
fatto Madonne e abiti ? … Mah ? … Immaginate un po’.
Negli
stessi anni: Civico ed Ecclesiastico a braccetto, proposero anche di abbattere chiesa
e Convento di San Sebastiano spostando i dipinti del Veronese nella non
lontana chiesa di Ognissanti … Per fortuna non si realizzò il
progetto, e ci si accontentò di destinare l’intero complesso di San Sebastiano ad
ospitare la sezione femminile dell'Istituto Manin affidandone la
direzione alle Suore Figlie di San Giuseppe ... Meglio che sia
andata così.
Insomma … Proprio là, in quell’ex Contrada Veneziana di
San Sebastiano e dell’Anzolo Raffèl, cancellata via come tutte le altre
dal napoleonino d’inizio 1800, è collocabile una curiosità Venezianissima
secondo me singolare, o perlomeno insolita.
Qualche tempo fa (1971) s’è detto che durante i
restauri dell’ex Monastero per trasformarlo finalmente in Sede
Universitaria di Lettere e Filosofia distaccamento di Cà Foscari,
si sono rinvenute degli ossicini: delle tombe murate dentro alle pareti del
Monastero.
S’è detto subito: che erano i corpicini dei bimbi partoriti di
nascosto dalle Monache, frutto di storie scabrose e rapporti proibiti.
Peccato che lì a San Sebastiano le Monache non ci sono mai state,
e non mi risulta che i Monaci partorissero feti ... La spiegazione doveva quindi
essere un’altra.
E c’è, infatti, ed è anche singolare per di più.
Spulciando i Registri e i Libri degli Archivi della
Contrada, quei corpicini “nascosti” trovano una loro “semplice
quanto immediata verità e perchè”.
Quei resti umani erano dei figli neonati dei Veneziani
della Contradamorti prima d’essere Battezzati. Per
questo, essendo privi del “marchio santo del Battesimo”, non
avevano “il diritto d’essere sepolti in Grazia di Dio dentro al Cimitero”… e soprattutto d’essere ammessi alla Salvezza Eterna.
Per noi di oggi queste considerazioni potranno risultare forse
cavillose, e cosa da poco per non dire insignificante.
Era un dramma, invece, per la gente e i Veneziani di un
tempo, che di sicuro erano molto più attaccati alle tradizioni e ai contenuti
Cristiani rispetto a noi di oggi. Ultimamente, presi dal sentire attuale e
moderno, perfino non si arriva più a seppellire nei Cimiteri, ma esistono casi
non infrequenti in cui il Defunto/a resi polvere con la Cremazione, neanche
entrano in un Cimitero, ma vanno ad occupare un posto nel soggiorno di casa, o vengono
sparsi sulle acque della Laguna.
Siamo cambiati nella sensibilità moderna … E non è forse un
male del tutto.
Comunque: chi è privo di Sepoltura si salverà lo stesso ?
Nicchiano i tradizionalisti nostalgici di sempre, ma di
motivazione fondate da presentare non ne hanno. Esiste solo la suggestione
mentale e il parametro delle Regole tradizionali di sempre ... Ma sono davvero
Regole di Dio ?
Tornando al dunque … Anche nella Contrada dell’Anzolo e
di San Sebastiano in fondo al Sestiere di Dorsoduro e non lontano dalla
Marittima del Porto di Venezia, sono accaduti i drammi esistenziali di tante Madri
Veneziane che si sono viste privare della sepoltura in “Terra
Sacra” dei loro “cuccioli perduti” ... Una minoranza di
certo, però ci sono stati.
Fino all’arrivo di napoleonetto, i Cimiteri Lagunari sorgevano
soprattutto attorno alle chiese Piovanali dove di solito c’era il
Fonte Battesimale: cioè il luogo dove si poteva ottenere il “Passaporto
per l’Eternità”… L’Anzolo Raffaèl era una chiesa Piovanale.
Non credo sia banale immaginare il dolore immenso di quelle
donne, che di sicuro avevano “certezze e parametri di Fede”, ma
anche cultura molto diversi e meno elastici di noi di oggi. Per quelle Madri,
il sapere che “di certo” il loro figlio non era ammesso alla Salvezza
Eterna, era una pena e una sofferenza ulteriore impressa a quella già
grande di aver perso un figlio.
Quasi inutile dirvi poi, che più che spesso, quelle
situazioni venivano vissute dai più come “un disonore” e “una
punizione del Cielo” per quella donna e quella famiglia. Se erano
incappati in quella “disgrazia” poteva significare che avevano
magari qualche “peccato nascosto da scontare e purgare”.
Becchi e bastonati quindi … Poveri ! … Di sicuro quelle
famiglie e quelle donne sfortunate finivano con non goder più della
considerazione e della stima di tutti quelli della Contrada, che all’epoca
erano quasi del tutto “Cristianissimi”, ma soprattutto vivevano “la
Contrada” in modo intenso: quasi fosse un allargamento naturale del fatto
familiare.
E allora ?
Allora, come sempre, “ciò che non può di solito entrare
per la Porta, più che spesso riuscirà magari ad entrare passando per la
finestra”.
Cioè esistevano in Venezia: Frati e Preti “sentimentali
e pietosi”, che … a pagamento … intuendo il dolore di quelle donne e di
quelle famiglie “dai figli dannati o incastrati nel Limbo dei Padri”,
permettevano loro di dare una qualche sepoltura “accessoria, e in qualche
modo valida e suplettoria” alle loro creaturine... in gran segreto
ovviamente.
Accessoria ?
Si … Esisteva ovunque la “voce” che diceva, che
quelle “creaturine rimaste senza Dio”, si sarebbero potute collocare
almeno sotto alla grondaia di una chiesa, o dentro a qualche chiostro o
perimetro di Cimitero. Lì l’acqua della pioggia scendendo sul tetto del luogo
consacrato, sarebbe poi scesa a dilavare e a “purificare” in
qualche modo quei poveri corpicini “senza Salvezza” rendendoli
degni se non dell’intera Misericordia Divina, ma almeno di una sua vaga ombra o
sembianza.
Meglio che niente insomma … Quei “piccoli perduti”
non avrebbero potuto avere una regolare sepoltura, una tomba, una croce o una lapide nel Cimitero di tutti, ma almeno
sarebbero stati “purificati in eterno” sperando nella “Misericordiosa
quanto Miracolosa Grazia di Dio”, che al momento non sembrava
plausibile per qualcuno.
Tristissima come situazione: è vero … Meschina direi … Ma è
stata per secoli trista realtà, che purtroppo passava spesso sotto silenzio
venendo nascosta, ma accettata da molti.
Quei corpicini ritrovati nei muri di San Sebastiano
quindi: erano “dei Gròndici”, cioè dei bimbi non battezzati,
sepolti “per pietà”… e a pagamento s’intende … sotto alle
grondaie del Luogo Santo di San Sebastiano di Venezia. A quelle
donne e famiglie quindi, in qualche modo veniva restituita una speranza.
Storie curiose di sicuro … che vanno associate a un altro “fenomeno”
che conviveva un tempo con quello dei “Gròndici” ... anche a
Venezia.
Sempre per quei bimbi sfortunati che non erano
riusciti a prendere in tempo “il treno della Salvezza” su cui si
poteva salire solo con “biglietto” del Battesimo Sacramentale Cristiano… esisteva una seconda opportunità offerta “nascostamente” dalla
Chiesa … Ossia si poteva in qualche modo “ottenere” che quei “bimbi
perduti” emettessero: “un ultimo respiro in più”… Che
cioè: tornassero o rimanessero “in Vita” quanto bastava, un momento
o un istante in più … Giusto il tempo necessario per riuscire a Battezzarli
!
Siamo ancora lì col discorso: il Battesimo equivaleva
al conseguimento della Salvezza Eterna.
Ci si inventò allora il così detto fenomeno del “Repit”,
cioè di un “brevissimo ritorno o prolungamento in vita”: lungo
tanto quanto un sospiro, o un impercettibile movimento delle ciglia, una
smorfia approssimativa del volto, o il movimento piccolissimo del dito di una
mano … Bastava: il bimbo/a era ancora vivo … e quindi lo si poteva battezzare …
e salvare.
Riuscite a intuirla la speranza per quelle Madri sfortunate ?
Avete già inteso: si organizzava, ed è Storia verissima pure
questa, una cerimonia particolare … ovviamente a pagamento, come sempre. Durante
la “speciale funzione” alcune “addette o addetti degni di
fiducia” riconoscevano i segni di una “breve esistenza in Vita
ulteriore” dentro alla quale il Prete-Frate di turno impartiva
immediatamente il Battesimo, e lo certificava poi con gran sollievo di tutti.
Il Bimbo allora si sarebbe potuto seppellire nel Cimitero
di tutti… e soprattutto: avrebbe potuto godere della Salvezza
Eterna.
Esisteva
perfino un’apposita e particolare formula che si usava durante quei “Battesimi
Speciali”: “Sei Vivo: quindi ti Battezzo nel nome del Padre … ecc
… ecc.”
E
la Chiesa che diceva circa quella “Vita breve
quanto un respiro” regalata miracolosamente giusto sul confine della Morte
totale e irreversibile ? … La Morte rimaneva Morte, e quella era come “una
Salvezza strappata, quasi rubata”.
La
Chiesa non ha detto niente di niente … Tanto è vero che l’ultima pratica
documentata di una cerimonia di “Repit” risale al 1912 in Francia
... A dire il vero: fin dal 1600 si è considerato il “Repit” come
pratica non ufficiale della Chiesa, e come gesto magico-superstizioso” … ma si
è comunque lasciato fare per secoli a molti Preti, Frati e affini: “Anche
i bimbi e bimbe del
Repit hanno diritto a una microvita ... seppure ottenuta con quei Riti delle Ombre, della morte sospesa, e
dell’effimero risveglio ... E’ come concedere una tregua alla Morte: per il
tempo di un Battizzo rubato.”
E’
un’altra storia quindi di tristi macchinazioni cervellotiche che per secoli
hanno venduto Speranza … Trista ovviamente per via dei copiosi interessi
meschini che ci sono girati attorno.
In quel modo però si è ottenuto almeno la consolazione di
Madri e Famiglie, perché dopo quel “gesto recondito” effettivamente
i bimbi perduti non lo erano più: avevano diritto alla sepoltura comune … e
soprattutto a sopravvivere nell’Eternità.
Sembrano quasi non vere queste cose … Quasi impossibile che
siano accadute … Invece: sono accadute per davvero anche qui a Venezia, e non
per qualche giorno: ma per secoli !
Esistono “certificazioni, note” e tracce nei Libri
dei Battesimi delle Parrocchie, che confermano proprio quella “Pratica
Salvifica” di cui vi ho detto ... Si vada, ad esempio, a guardare negli
Archivi delle chiese Contradariali Veneziane, nei “Registri
dei Battizzi Subcondicione.”
Si troveranno delle sorprese curiose sull’argomento, e su
quella specie di macabra tradizione … e farsa storica.
In conclusione … Sono esistiti bimbi e bimbe “Gròndici”
a Venezia, e soggetti al “Rito del Repìt” ... Ricordo da bambino, che mia Zia e la mia
Mamma mi parlavano spesso del “Cimitero degli Angioletti”, cioè di
quella particolare parte del Cimitero di Mazzorbo dove si
seppellivano: i Nati Morti, gli aborti e quei Bimbi e Bimbe per i
quali non era stato possibile compiere il tradizionale e formale Atto del
Battesimo che dava inizio ufficiale all’esistenza. Mi raccontavano che
più di qualche volta era capitato che i bimbi fossero nati diversi giorni prima
del Battizzo, ma che venivano dati per nati solo da quando veniva
loro imposto il nome al Fonte Battesimale.
Per questo c’erano anche delle differenze fra l’Anagrafe
della Parrocchia e quello del Civico Ufficio Comunale:
sia di nome che di data di nascita … Per la Chiesa si nasceva il giorno del Battesimo,
e non il giorno del parto ... A volte il cattivo tempo invernale, la lontananza
dalla chiesa, o la salute incerta del bimbo stesso o della partoriente
impedivano l’accesso immediato alla Chiesa.
Si veniva allora battezzati in fretta e furia in casa: cosa
poco consigliabile, magari dalla Levatrice, oppure si doveva
attendere per essere “dichiarati nati” ... A volte trascorrevano
perfino settimane … Nei Registri di Battesimo esistono talvolta vistose
indicazioni e note che certificano la nascita citando genitori, e luogo e tempo
del bimbo nato in precedenza … In quel “frattempo”
sarebbe potuto accadere di tutto: anche che il bimbo rischiasse: “d’andar
perduto per la Vita Eterna”.
A tal proposito, è curiosa a Venezia (e non solo in Laguna)
anche l’imposizione del nome fatta al neonato/a Battezzato. Il Sacramento
diventava un’ulteriore accentuazione impressa dalla Chiesa sui nuovi nati:
quasi un segno, un marchio d’appartenenza. Sbirciando nei Registri
Parrocchiali Veneziani, ho letto mille volte di nomi imposti a bimbe e
bimbe dall’estro del Piovano, che ad esempio ha chiamato tutti i
suoi Parrocchiani: Carmelo o Carmela in quanto erano appartenenti-referenti
alla chiesa della Madonna del Carmine.
Oppure sono stati battezzati imponendo loro anche il nome di:
Giuseppe e Bepa, o Bepina o Pina in quanto il Piovano portava
quello stesso nome … O ancora: vi aggiungeva: un Maria per via
dello stesso culto Mariano, o un Giuseppe per i Maschietti per
via dello “Sposo della Vergine e buon padre putativo di Gesù”… o
Angelo e Angela: se referenti alla chiesa dell’Anzolo Raffaèl … Antonio
e Antonia, Camillo e Camilla, o Leopoldo e Leopolda:
se il Prete era devoto al Santo di Padova o piuttosto a San
Camillo de Lellis, o a San Leopoldo Mandic, e molto altro
ancora… Solo dopo i genitori e familiari potevano sbizzarrirsi
ad aggiungere ulteriori nomi come quelli di Nonni e Nonne, o Avi o storici
Capifamiglia, o quello del Vip o Cantante o Attore preferito del momento … Infine
c’erano i nomi che fuoriuscivano dall’estro della Madre o del Padre della povera
creaturina battezzata.
Poveri figli ! … Con quali nomi improbabili e strampalati sono
vissuti a volte per una vita intera ... Non esagero nel dirvi che ho conosciuto
Veneziani con più di dieci nomi imposti, quasi fossero di provenienza Spagnola
o Brasiliana.
Anche tutto questo è stata Venezia.