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“LE MONACHE URBANISTE DI SANTA CJARA DELLA ZIRADA ... A VENEZIA.”

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“Una curiosità veneziana per volta” – n°76.

“LE MONACHE URBANISTE DI SANTA CJARA DELLA ZIRADA ... A VENEZIA.”

“Isola, chiesa e convento delle Monache Francescane Osservanti dette Urbaniste” ... così c’è scritto sui documenti storici veneziani. Se guardate le carte antiche e nuove di Venezia: è quell’ultima isoletta che si colloca vicino a Piazzale Roma all’incrocio del famoso Canal Grande col più piccolo Canale di Santa Chiara appena dopo la Zirada, ossia la svolta che diventa subito dopo di Sant’Andrea, dove sorge ancora oggi l’omonima chiesa col campanilotto a cipolla accanto al People Mover in fondo al Sestiere di Santa Croce.
Dall’altra parte, oltre il “paludo” appartenente alle stesse Monache un tempo si navigava a sinistra per il Canale di Bottenigo portandosi a remi fino all’Isola delle Monache Benedettine di San Secondo, mentre a destra si poteva percorrere agevolmente il Canale delle Beccarie.

Oggi l’isoletta è ancora là, anche se quasi irriconoscibile, trasformata in caserma di Polizia e senza la chiesetta che caratterizzava il Complesso Conventuale. Ancora oggi è l’ultima propaggine estrema di Venezia, proprio adesa all’inizio del Ponte Translagunare, e conserva ancora, seppure rifatto di recente, il ponticello che come unico cordone ombelicale un tempo la collegava e univa al resto dello sparso arcipelago veneziano.

Nella complessa suddivisione degli Ordini Monastici in Istituti, Famiglie e classi varie, le Monache seguaci di San Francesco e Santa Chiara o Clara d’Assisi si distinguevano e suddividevano anche nel quasi sconosciuto Ordine delle Clarisse Urbaniste riformate da un certo Cardinale Gaetano Orsini e approvate appunto dal Papa Urbano IV, da cui il nome, nel lontanissimo 1263.

Le Clarisse, almeno in teoria, sarebbero dovute essere pacifiche Monache di un Ordine Claustrale dedito alla vita penitente di preghiera e contemplazione ... ma si sa bene come sono andate certe cose a Venezia e altrove lungo il trascorrere dei secoli.

Un’antica leggenda raccontata dalle“Madri vecchie delle Clarisse Urbaniste” diceva che nel1262 Ludovico Re di Francia di passaggio per Venezia vestito da pellegrino diretto in TerraSanta, abbia consegnato alle “Monache Rodiere” del Monastero (nelle clausure le Monache s’interfacciavano con l’esterno attraverso una ruota girevole per non mostrarsi in volto) una cassetta di rame con un anello preziosissimo pregandole di conservare gelosamente “quel tramesso” e non consegnarlo a nessuno se non a chi avrebbe presentato in seguito un anello simile. Trascorsi gli anni, e non presentandosi nessuno, la cassetta si salvò da incendi e acque alte, e un bel giorno “alcune pure Monache fantoline e zaghete”videro sprigionarsi più volte dal suo interno una strana luce accompagnata da una musica dolcissima armoniosa e celestiale. Incuriosite, le Monache aprirono la cassetta e trovarono un Chiodo strano che un manoscritto deposto sul fondo qualificava come quello che aveva trafitto i piedi di Cristo sulla famosa Croce. Da quel giorno, e questa è storia, ogni anno fino al 1805 nella terza domenica dopo Pasqua i veneziani si sono recati in pellegrinaggio a vedere l’ostentazione da parte delle Monache di quel “Santo Chiodo”ricevendo in cambio “l’Acqua Benedetta del Santo Chiodo”, ovviamente dopo versamento d’opportuna elemosina e recita di adatta orazione.

La storia dell’isoletta di Santa Chiara è quella tipica di quasi tutti i piccoli siti veneziani. Sembra che inizialmente, intorno all’anno mille, le Nobili famiglie Patrizie Veneziane dei Polani e Bernardo abbiano innalzato in quel luogo paludoso e acquitrinoso un piccolo Oratorio intitolato a Santa Maria Mater Domini in seguito lasciato a se stesso e abbandonato da tutti ... e da questa notizia trascorsero pressappoco duecentotrenta anni.

Dopo questo, le Nobili sorelle Maria e Lavinia Badoer col fratello Giovanni figli di Pietro Badoer della Contrada di San Pantalòn regalarono quel terreno paludoso di cui erano entrate in possesso presso la “Ziradadel Canal Grande”  a una certa Costanza Calbo e alle sue figlie Maria e Onorabile perché vi fabbricassero sopra una chiesetta e un nuovo Monastero. Quando le nuove Monache dette di San Damiano iniziarono a praticare la Regola di Vita Religiosa dettata da Santa Chiara d’Assisi, chiesa, Monastero e l’intera isoletta assunsero il nome di Santa Chiara o Cjara, detto alla veneziana, che si conserva ancora oggi.

E iniziò subito il subbuglio …  Già nel giugno dell’anno seguente, il Papa Gregorio IX scrisse preoccupatissimo al Vescovo Veneziano di Castello Pietro Pino perché intervenisse per frenare e spegnere certe molestie che venivano arrecate alle Monache del nuovo Monastero di Santa Chiara ... così come nel gennaio del 1260 il Papa Alessandro IV dovette ordinare al nuovo Vescovo di Castello: Gualtiero della famiglia Nobile veneziana degli Agnus Dei di far restituire immediatamente al Monastero di Santa Cjara alcuni beni che gli erano stati ingiustamente tolti. E non è finita lì … perchè anche due anni dopo un altro Papa, stavolta Urbano IV, ordinò a Tommaso II Franco Vescovo Veneziano di Castello, di costringere coloro che molestavano le Monache di Santa Chiara a desistere da qualunque ingiuria pena una scomunica sempiterna immediata.

Cominciamo bene … Se questo fu l’inizio …

In un mese di giugno di circa vent’anni dopo il Monastero di Santa Chiara venne solennemente consacrato dall’Arcivescovo di Ragusa Aleardo dei Frati Minori Francescani, dal Vescovo dei Frati Predicatori di Treviso Valterio e dallo stesso Vescovo di Castello Pietro Pino (il primo Vescovo ad essere contattato in precedenza dal Papa).
Le Monache dovevano essere simpatiche al Sommo Pontefice di Roma, perché anche stavolta il nuovo Papa Giovanni XXII concesse loro la facoltà di trattenersi qualsiasi bene mobile e immobile e qualsiasi donazione o successione testamentaria avessero ricevuto ... senza pagare alcuna imposta a Roma ! … Che fortuna !

Cinquant’anni dopo, iniziò un’enorme baruffa e un contenzioso senza fine fra le Monache del Santa Chiara e le Monache Agostiniane del vicino Monastero di Sant’Andrea della Zirada per il possesso di certe case nel Sestiere di Santa Croce che fra proteste e processi durò per 350 anni (!) fino al 1677 ripetendosi per ben 4 appelli e relative sentenze giudiziarie.

A metà del 1383, le Monache di Santa Chiara iniziarono a diventare famose per la loro “disinvoltura”, tanto che il Senato della Serenissima dovette ordinare loro che non tenessero “… fratres minores propinquos monasterio suo…” ... troppi Frati Maschi vicini … troppi casini … e si sa bene che la Serenissima era molto tollerante … Significò quindi che le “monachellas erantvispe et birbantelle …”

Nel1406 il Nobile Pietro Pisano abitante nei pressi del Monastero di Santa Chiara venne accusato di aver partecipato di nascosto nel Monastero a un colloquio segreto con alcuni individui del nemico Carrarese. Venne condannato a cinque anni di carcere per aver complottato contro lo Stato, e qualora fosse fuggito da Venezia gli sarebbero stati confiscati tutti i beni e avrebbe perso per sempre l’Onore, la Nobiltà e qualsiasi incarico di Governo dentro all’intera Repubblica Serenissima.

Circa vent’anni dopo e ancora, quando economicamente il Monastero viveva “alla grande” perchè era considerato per introiti e redditi al decimo posto fra tutti quelli che sorgevano nella Laguna di Venezia …  e nel Monastero si radunavano periodicamente e con continuità gli uomini dell’Arte dei Filacanevo sotto la protezione del Patrono Sant’Ubaldo … le Monache del Santa Chiara si scatenarono letteralmente, tanto che il Consiglio dei Dieci della Serenissima fu costretto a informare immediatamente il Papa di Roma e a indagare su uno strano caso accaduto nel Monastero che coinvolgeva i Frati Francescani e le stesse Monache del Santa Chiara.

“…vengono compiuti atti orribili da parecchi Fratelli … cerimonie orrende contro la razza umana, e l’immagine di Gesù Cristo fu calpestata ... Altri Frati sono colpevoli di sodomia ... Altri ancora commettono incesto con le Monache del Santa Chiara ed altri Conventi vicini dello stesso Ordine Francescano…”

Un’altra bufera … che fece tuonare non poco il Pontefice di Roma … e costrinse anche la Serenissima a fare la sua parte cacciando in prigione un bel po’ di gente ... ossia un bel gruppo di Frati e Monache. E si sentenziò anche contro:“… i vicini Frati di San Francesco della Cha Granda, i quali avean un suo luogo a confin della giexia et monasterio de dicte donne di Sancta Cjara…”, che vennero interdetti dal frequentare lo stesso Monastero di Sancta Cjara col pretesto di celebrare Messe e Confessioni.

E non finì neanche qui … perché di nuovo nel 1494, il nuovo Papa Alessandro VI fu costretto a richiamare le Monache del Santa Chiara revocando loro ogni permesso di uscire dal Monastero in giro per Venezia. L’avevano informato che molte Monache con la scusa di uscire dal Monastero per recarsi a casa di familiari, abusavano di quella libertà: 

“… per recarsi anche a casa di estranei a far feste e discorsi poco onesti e in obbrobrio alla Religione, et in pericolo per l’Anima loro, e altri esempi et cose malvagie ...”

Tremende le Monache ! … incontenibili … e d’altra parte erano facoltose, giovani, e soprattutto costrette a quel genere di vita reclusa … Scusabili ? … Forse … o forse no … Ma erano quelli i modi e i costumi di Venezia in quell’epoca … e non solo a Venezia, ma per l’Europa intera.

Passarono i decenni, e Papa o non Papa, Serenissima o non Serenissima, le cose non cambiarono affatto.
Nel novembre 1519 il Patriarca Contarini non ne potè più delle denunce e delle proteste riguardo al comportamento della Monache di Santa Chiara. Entrò con forza nel Monastero, e diede ordine di riformarlo del tutto. Trasferì d’ufficio dentro al Santa Chiara nove Monache austere e osservanti della Regola provenienti dal Monastero del Santo Sepolcro sito accanto al molo di San Marco, e le costrinse a vivere insieme alle ricche quaranta Monache che possedevano ciascuna rendite ed entrate annue per 600 ducati.
Il Consiglio dei Dieci della Serenissima da parte sua stanziò ben 200 ducati per sopperire alle spese di ristrutturazione del Monastero che era stato trasformato dalle Monache in un bel palazzo di lusso.
Inoltre il Patriarca Contarini si recò di persona a criticare e minacciare aspramente i Frati Francescani della Ca’ Granda dei Frari che continuavano ad abitare vicino al Monastero delle Monache nonostante gli ordini dati di allontanarsi quanto bastava.

Finita lì ? ... Risolto tutto ? … Macchè ! … le Nobili Monache erano tostissime, ingovernabili …

Di nuovo nell’agosto 1521, ossia appena due anni dopo i fatti appena detti, la Nobildonna e Badessa ultracentenaria (106 anni !) del Santa Chiara, accompagnata da altre sei Monache Conventuali di Nobile Famiglia protette dal potente Cardinale Grimani di Venezia, si presentarono a Palazzo Ducale dal Doge e in Collegio accompagnate dal Padre Germano Guardiano della Ca’ Granda dei Frati Minori Conventuali dei Frari e da diversi parenti imbufaliti.
Il solito diarista veneziano Sanudo racconta che le Monache protestarono solennemente per il fatto che: “… secondo le Monache Observanti non li era dato el suo viver e crepàvano di fame, cossa da non poter più suportar ...”

Morivano di fame ? … Falsissimo !

Il Monastero di Santa Chiara di Venezia possedeva diverse proprietà a Scorzè, Piove di Sacco e in Villa di Cendòn nel Trevigiano presso il fiume Sile … Inoltre sessanta campi in Villa di Cappella di Noale affittati prima a Pellegrino Vidal e poi ai fratelli Gesso ... Affittanze di beni e botteghe in Venezia e Terraferma … Partite di Capitali nel Deposito Novissimo in Zecca al 9% … Riceveri vari da Mansionerie e riceveri da molti Legati da 1000 ducati ciascuno, e uno da 2.000 ducati a credito a favore del Monastero ... Si spendeva ogni anno 25 ducati per la Festa patronale di Santa Chiara … Nel 1574 un violento incendio distrusse quasi completamente chiesa, campanile e Monastero, e le Monache “non si scomposero di un pelo soltanto”, e in brevissimo tempo ricostruirono tutto com’era … e senza chiedere aiuto a nessuno.

Anche se la loro chiesetta esternamente sembrava modesta, all’interno si potevano contare non meno di cinquanta opere d’arte di prestigio appese ad adornare le pareti: Paolo Veneziano, Matteo Ingoli, Jacopo Palma il Giovane, Pietro Vecchia, Antonio Aliense, Matteo Scaligero, Bernardino Prudenti, Pietro Malombra, Giovanbattista Lorenzetti … Tizianello, Petrelli ... non erano di certo scarabocchiatori, né artistucoli che producevano “croste” pagabili due soldi.


Le Monache del Santa Chiara erano tutt’altro che indigenti e povere … Anzi, erano proprio l’opposto, per davvero ricche e benestanti.
La forte riforma del Monastero di Santa Chiara durò per ben 36 anni … ossia fino alla morte delle Monache “dalla vita allegra” … e fino a quando venne eletta nuova Badessa la MonacaGabriela Molin, quando tutte le Monache si dichiararono Osservanti.

Tornata la quiete ? … Non ancora.

Nel luglio 1568 le Monache “furibonde e indomabili” continuavano ancora nei loro intrallazzi e disordini inventandoli e spartendoli con quelle del vicino Monastero di Sant’Andrea della Zirada … Dopo due anni di serrate indagini dei Provveditori Sopra ai Monasteri furono interdette 8 donne e 3 uomini dal recarsi nei due Conventi di Santa Chiara e Sant’Andrea della Zirada, di parlare con Monache e d’avvicinarsi al Parlatorio degli stessi Conventi, pena il bando da Venezia e l’espulsione dai due Monasteri.

Vennero condannati rispettivamente: “… Zuana Gagliarda che stà sula fondamenta di Sant’Andrea in calesela et sua fia ... Pasqua Furlana che stà al Santa Chiara … Lucretia Zotta che stà a San Polo, e Franceschina vedoa che stà al ponte de legno in chavo del Campo omonimo ... Anzola Sartora al Santa Chiara … Madalena stà al Santa Chiara … Donado Fachin stà alli Frari … Donna Andreina filachanevo stà per mezzo la chiesia delli stessi Frari … Alvise fio de Donna Felicita già bandito dal convento un anno prima .. e Zan Francesco sartor al ponte di legno in cavo al campo delli stessi Frari ...”

Alla fine del 1500 finalmente le cose sembrarono cambiare dentro al Santa Chiara … Il Patriarca Priuli durante una sua visita di controllo sperimentò di persona l’estrema scomodità e austerità con cui si viveva dentro al Convento:

“… prese talmente freddo per le correnti d’aria fredda e gli spifferi pungenti presenti negli edifici da essere costretto ad interrompere la visita e mettersi a letto ... Tornato dopo Natale, notò che il Coro in cui le Monache si recavano notte e giorno era anch’esso freddo e ventoso, per cui propose che i sedili delle Monache venissero sollevati e foderati per essere messi al riparo dalle correnti d’aria ... Il Convento sembrava povero, anche se scoprì la deprecabile abitudine delle Monache di sprecare risorse della comunità comprando dolciumi e frittelle da donare: “…che le monache a tavola si fanno dar le ove crude, e non le mangiano, ma le salvano per far frittole, e torte per donar via…”

Nel 1611 alla visita del Patriarca Vendramin le Monache da Coro del Santa Chiara erano ancora quaranta di cui undici erano Nobili Patrizie Veneziane ... Sembravano essersi messe tranquille … facevano finalmente cose da Monache.

Nel marzo 1634: il ricavato della vendita degli effetti personali di una persona morta di peste in Contrada di San Paternian fu concesso all’agente del Monastero di Santa Chiara che avanzava le spese d’affitto da molti anni …  Nel 1645 nell’isola di Santa Chiara esisteva un cimitero dove si tumulava e coprivano con “pietre cotte” cadaveri di appestati … Nel 1650 il Monastero di Santa Chiara con 43 Monache Professe da Coro ricevette simbolicamente dalla Serenissima solo 2 staia di grano come elemosina simbolica, segno che era in condizione economica rispettabile anche se non prospera ... possedeva, infatti, 1.177 ducati di rendite annue provenienti da immobili posseduti in Venezia ... Nel 1692 in settembre, il Monastero di Santa Chiara voleva spendere 6.000 ducati per restaurare gli edifici, ma la perizia del Proto dell’Ufficio per i Monasteri attestò che non esisteva alcuna necessità di lavori d’urgenti, e che sarebbe bastato spendere solo 500 ducati.

Nel 1711, secondo un inventario redatto durante le visite del Patriarca Barbarigo, nel Santa Chiara esisteva una “Madonna Vestita con un guardaroba di 16 abiti di cui 3 solenni e preziosi da Nobildonna sposa”, un“Crocefisso con le scarpette” e statue di “Sante vestite con sei abiti” come c’erano d’altronde anche nei Conventi Femminili Veneziani di Santa Marta, Sant’Alvise, Santo Sepolcro e Spirito Santo delle Zattere ... Nel 1747 il Monastero di Santa Chiara acquistò alcuni beni stabili dalla Scuola Grande di San Rocco pagandoli 890 ducati ... cinque anni dopo, trasgredendo apertamente ad alcune leggi emesse dal Senato vendette arredi sacri … rifabbricò il Tabernacolo della chiesa … commissionò allo scultore Giovanni Maria Morlaiter due statue per 500 ducati  rappresentanti la Vergine e Santa Chiara … e poi fatturò al pittore Gaetano Zompini lire 886 soldi 2 per 4 quadri … e lire 33 di piccoli e lire 1.514 di piccoli al Tagiapjera Corbetto Borlolo e al murer Folin Battista per ristrutturare l’Altar Maggiore … e una spesa di lire 627 all’intagliatore Rocco Antonio … 420 ducati all’architetto Giorgio Massari per il restauro dei dormitori … Ancora nel 1778 circa Grazioli musicò due solenni cerimonie di vestizione di due nuove Monache nel monastero di Santa Chiara.

Tutte cose tranquille … tutte cose da Monache … Non c’era più alcun dubbio: le Monache del Santa Chiara s’erano definitivamente calmate.


Accadde un ultimo sussulto della Cronaca cittadina di Venezia riguardante la zona: “Il 12 gennaio 1780, Veneranda Porto da Sacil di anni 43 e Stefano Fantini da Udine di anni 32, furono entrambi decapitati per ordine del Consiglio dei Quaranta della Serenissima. L’uomo fu squartato per aver ucciso con colpi di maglio insieme alla donna: Porto Francesco Centenari suo marito mentre dormiva … e poi lo gittò in calesella del letto e lo divisero in varie parti. La mattina del 14 si ritrovò nel pozzo del campo in Contrada di San Trovaso metà di un cadavere aperto e sventrato, e poche ore dopo fu ritrovata l’altra metà in un altro pozzo nella Contrada di Santa Margherita sopra la fondamenta di Casa Angaran ... Il 15 seguente, è stata ritrovata anche la testa nel canale di Santa Chiara, vicino alla zattera del Tintor, come pure si ritrovarono le interiora verso mezzogiorno nel suddetto canal di Santa Chiara ...”

Fatto di cronaca nerissima … ma le Monache del Santa Chiara non c’entravano nulla. Erano diventate esemplari, quasi assenti dalla scena cittadina Veneziana.

Infine, ovviamente nel 1805, giunse a Venezia quel famoso e solito Napoleone che spazzò via tutto, e anche il Monastero di Santa Cjàra in isola venne chiuso e l’Ordine delle Monache Clarisse soppresso del tutto. Il famoso Santo Chiodo dell’antica leggenda racchiuso in un’elegante teca barocca dorata venne salvato e trasferito nella chiesa di San Pantalòn nel Sestiere di Dorsoduro dove venne a lungo venerato dalla devozione spicciola popolare finchè in questi ultimi decenni sembra sia stato inspiegabilmente trafugato andando disperso. (Non ho trovato notizie aggiornate e sicure al riguardo).

Nel 1806 la Badessa del Monastero di Santa Chiara Vittoria Lucatelli provò a scrivere “rincresciuta quanto avvilita” al Magistrato Civile: “… il decreto del 28 luglio ha portato la costernazione negli animi delle Monache del Santa Chiara … tranquille di terminare i loro giorni in quel recinto dove la loro vocazione le aveva chiamate … Ciò che aggrava è il fatto che le si vuole concentrare nel vicino Monastero della Santa Croce Grande delle Clarisse Damianiste Osservanti che nel tempo hanno ottenuto la dispensa dall’alzarsi di notte per il mattutino, la riduzione dei giorni di digiuno, le deroghe all’obbligo della vita comune cosicchè si lascia a ciascuna Monaca l’uso dei suoi lavori e l’usufrutto di qualche poco livello se ne ha.
Il Monastero somministra: pane, vino, minestra, una pietanza, fuoco e olio, infermeria, medico e medicine. Qui le monache di Santa Chiara non vogliono trasferirsi non perché si sia perso l’antico fervore, ma perché esse godono di superiori privilegi: loro sono Francescane Possidenti !

Grande è l’amarezza di dover abbandonare il proprio ricetto, ma grandissima insostenibile ella è invero quando non siavi compenso di ritrovare nella sostituzione gli stessi vantaggi dei quali si godeva nel primo naturale asilo … Si assunsero doveri per non essere turbate nel loro asilo, meno poi costrette di abbandonarlo per passare in un altro tanto diverso ed inferiore … Eventualmente potevano ospitare loro le consorelle di Santa Croce o meglio ancora le Francescane del Santo Sepolcro che non potevano passare ai Miracoli perché di non sufficiente capienza …”

Il Monastero di Santa Chiara era messo bene: vi risiedevano trenta Monache non più giovanissime e di salute malferma assieme a sette educande e due Sorelle Laiche di servizio ... Essendo Monache ricche e possidenti e non questuanti come quelle degli altri Conventi cittadini, potevano accogliere facilmente più di sessanta persone e accordare a ciascuna l’uso di singole celle mentre gli altri Monasteri disponevano solo di cadenti dormitori pregiudicati dal tempo o mal riparati.

Niente da fare … I Francesi furono irremovibili, e dopo aver atteso che morissero due Monache anziane, trasferirono le rimanenti Monache nel vicino Monastero rovinoso di Santa Croce Grande permettendo loro solo di portarsi dietro la famosa “…reliquia del Santo Chiodo Sacro, deposito lasciato dal Santo Re di Francia Ludovico IX.”



Nel 1819 si demolì la chiesetta di Santa Chiara, e tutta l’isola e il Convento divenne Ospedale Militare rimanendo tale fino a quando venne trasferito in un altro complesso Conventuale, ossia a Sant’Anna nel Sestiere di Castello ... Dal 1960 la Polizia di Stato ha preso possesso di quanto rimaneva dell’antico complesso delle Monache di Santa Chiara. Ufficialmente l’ordine e la disciplina si sono instaurati del tutto e definitivamente nell’isoletta di Venezia la cui storia ha toccato il suo apice al tempo delle scatenate Monache Urbaniste di Venezia.


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