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“ACCADIMENTI FIORENTINI AL BANCO GIRO DI RIALTO A VENEZIA ... NEL 1621.”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 102.

“ACCADIMENTI FIORENTINI AL BANCO GIRO DI RIALTO A VENEZIA ... NEL 1621.”

Sapete meglio di me come fervevano la vita, i commerci e gli affari nell’Emporio di Rialto di Venezia.
Fra tutti, c’erano anche i Mercanti di Panni, Banchieri, Argentieri, Cambisti, Assicuratori e Artieri Tessili, Serici e Lanieri della “Nazione Fiorentina” residenti a Venezia.  
I Fiorentini a Venezia erano una presenza molto considerata dalla Serenissima, tanto che ben 672 di loro ottennero la “Cittadinanza de intus” … cosa rarissima per i “foresti”presenti a Venezia.

La Comunità Fiorentina residente in Venezia godeva perciò di particolari esenzioni daziarie e fiscali, ed era favorita nella gestione dei commerci in entrata e uscita da Venezia in transito col Levante e Ponente, con la Lombardia e col resto d’Europa. I Fiorentini furono abilissimi a prendere accordi con i Nobili Veneziani fino a imparentarsi e sposarsi con alcuni di loro: il ricchissimo Nobile Paolo Francesco Labia, ad esempio, sposòLeonora Baglionizia di Michelangelo Baglioni, uno dei rappresentanti più significativi dei Fiorentini a Venezia, e il figlio Giovan Francesco Labiasposò nel 1614 a FirenzeLeonora Antinoridi una delle famiglie Fiorentine più significative.

In alcune epoche i Mercanti Banchieri e Finanzieri Fiorentini privilegiarono molto investire “nel pubblico” di Venezia sfruttando l’attività di scritta e le lettere di cambio dei Banchi della Piazza di Rialto e del Banco del Giro(dal 1619) considerandoli uno dei Mercati più sicuri e redditizi d’Italia.
Viceversa, in altre situazioni storiche quando esisteva conflittualità fra la Serenissima e Firenze, gli operatori Toscani venivano espulsi prontamente da Venezia, ma erano sempre altrettanto pronti a ritornare, così come venivano a rifugiarsi in Laguna se erano banditi o espulsi dalla loro Patria.

A conferma di questo, nel 1435, siccome molti Fiorentini residenti da tempo a Venezia erano morti durante la peste senza soccorsi materiali e spirituali, non volendo più vivere “… inconsulte et imprudenter”, deciserotramite il Chierico Baldulfi e Giovanni Battista Gamberelli e Giacomo Nardi di aggregarsi in apposita Schola Compagnia di Devozione "come si fa a Fiorenza" riunendosi prima presso i Padri Domenicani di San Zanipolo, e poi presso i Francescani di Santa Maria Graziosa dei Frari.

Il solito Marin Sanudo dei Diari racconta: “… secondo gli ordini della Compagnia del 1503 nella Confraternita dei Fiorentini si praticava la disciplina … cioè ministri e cerimonieri doveva imporre il sermone, il capitolo, le preci, la lauda … e tutto quel che fusse giudicato a proposito per la consolazione dei fratelli …”

La Confraternita-Compagnia dei Fiorentini accordandosi di pagare 20 ducati annui, ottenne dai Frati della Ca’Granda dei Frari “un luogo congruo et decente" collocato all’interno del loro Convento e un’altare-Cappella "in pietra viva"dentro alla chiesa entrando dalla porta maggiore, sulla sinistra, lungo la parete rivolta a mezzogiorno.
Lì la Compagnia de San Zuane Battista della Nazione dei Fiorentini avrebbe collocato il loro mirabile “San Giovanni Battista” scolpito da Donatello, le insegne della Schola, e il simbolo gigliato del Comune di Firenze ... Ai lati della porta avrebbero ricavato alcune arche per seppellire i Fiorentini morti a Venezia, e in mezzo al campo avrebbero infisso “un’abate in pietra d'Istria”per esporre il loro “penelo Gigliato” nei giorni di festa quando i Fiorentini si riunivano indossando una veste nera con l'immagine del Battista posta sulle spalle.

Nel 1445 i Fiorentini erano presenti a Venezia, perché i Vescovi di Padova e di Concordia insieme agli umanisti Francesco Barbaro e alla Fiorentina Palla Strozzi parteciparono alla laurea di Maffeo VallaressoCanonico Prebendato come i veneziani Giovanni Priuli e Giovanni Condulmer parente di Papa Eugenio IV.

Viceversa, all’inizio del 1500 i Frati della Ca’Granda dei Frari cercarono di appropriarsi della Cappella dei Fiorentini che s’erano di nuovo allontanati da Venezia, tanto che il Legato Apostolico intervenne condannando il Convento: “ … a ridur in pristino stato tutto quello che da loro fu demolito nella Cappella di detta Schola …”
Anche un’ulteriore delibera del Consiglio dei Dieci obbligò i Padri: “a dover conseniàr detta Schola de Fiorentini nel pacifico possesso di detta Cappella …” perché i Toscani stavano tornando a Venezia un’altra volta.

Nel 1621 Michelangelo Baglioni era uno dei venti “principali Gentiluomini”, Signori della Nazione Fiorentina a Venezia: Vice-Console dei Fiorentini, mentre Alessandro Franceschi era Consigliere, Pietro Mannelli Vice-Consigliere. Giulio Strozzi e Carlo di Alessandro Strozzi assieme a Francesco Bonsi organizzarono a Venezia ai Santi Giovanni e Paolo “il negoziodella Nazione dei Fiorentini” delle Solennissime Esequie ufficiali celebrate anche a stampa, per la morte del Granduca Cosimo II de Medici, usate dai Mercanti anche come occasione per affermare e pubblicizzare se stessi e i propri affari a Venezia.

L’anno seguente, invece del successo, giunse anche a Venezia la crisi economica, e i Mercanti Fiorentini si trovarono di nuovo in difficoltà fino ad abbandonare “la piazza della Serenissima”.
Nel 1622 Pietro Manelli schivò per un soffio il fallimento per voci di mancato credito, e fu costretto a depositare in tutta fretta una considerevole somma di ducati sul Banco di Giro di Rialto.
Qualche mese dopo, invece, voci di contrabbando di seta coinvolsero Carlo Strozzi ricchissimo Nobile,Mercante e Banchiere Fiorentino residente in Contrada di San Canciano portandolo a un fallimento che fece insorgere rabbiosi molti Nobili Veneziani che si rifiutando di rispettare gli accordi pattuiti con lui per i cambi di moneta:

“Il fallimento di questi Strozzi arriverà a 500.000 ducati per quel che si dice per la Piazza, a 200.000 di quali restano sotto molti di questi Nobili et Senatori Principalissimi, che avezzi a non perder mai, et ad essere serviti et ringratiati, mettono strida alle stelle, e … qui tutto il Mondo grida contro di lui et della Natione Fiorentina … Carlo Strozzi si è assentato havendo lasciato in abbandono ogni cosa, et nella sua casa sono state bollate le scritture, mercantie, mobili et ciò che vi è …”

Gli Strozzi e i Fiorentini erano fuggiti in fretta e furia da Venezia un’altra volta.

Comunque nelle Cronache Veneziane e nei documenti del 1613 si può ancora leggere: “… alli signori Ruberto Strozzi et Donà Baglioni, mercanti in Venezia, lire dese settemila et sono per l’amontar di stara mille formento di Fiandra a peso mullin a lire 17 il staro.”… il 06 agosto 1619 venne battezzata a Venezia la soprana e compositrice Barbara Strozzi … mentre nell’agosto 1644 morì a Venezia l'artista Bernardo Strozzi, detto “il Cappuccino” o“il Prete Genovese”.

I Fiorentini erano quindi tornati a Venezia, o forse non se n’erano mai andati via del tutto … ma di certo non fu più come accadeva una volta a Rialto.

Ancora nel 1658-1675 i Fiorentini residenti a Venezia pagavano regolarmente l’affitto di 20 ducati annui stabilito nel 1443 dai Frati del Convento dei Frari, nonostante fosse diminuita quasi del tutto la presenza dei Mercanti e Operatori finanziari Fiorentini sul mercato Veneziano. Anche gli spazi all’interno della Cappella in chiesa ai Frari risultarono progressivamente abbandonati, tanto che nel dicembre 1703 il Fiorentino Matteo Teglia residente a Venezia rinunciò definitivamente ai locali per “le riduzioni” della Schola al pianterreno del Convento, e i Frati si premurarono di assegnarli subito alla Schola di Sant’Antonio... “almeno fino a quando i Fiorentini non fossero ritornati in massa a operare a Venezia”precisava il documento di disdetta dei locali usati dalla Confraternita dei Fiorentini.

Ma la cosa non avvenne mai più.






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