Quantcast
Channel: #unacuriositàvenezianapervolta
Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

I NOBILI GIRARDI, UN PATRIARCA AVVELENATO (?), LA NAVE GIRARDA E SAN SABA DEGLI STIORERI ... A VENEZIA, OVVIAMENTE !

$
0
0

"Una curiosità veneziana per volta." - n° 107.

I NOBILI GIRARDI, UN PATRIARCA AVVELENATO (?), LA NAVE GIRARDA E SAN SABA DEGLI STIORERI ... A VENEZIA, OVVIAMENTE !

Cominciamo con la Nave Girarda ... Anzi, da una cosa stranissima che accadde prima che la nave fosse acquistata dai Nobili Veneziani Girardi.  

Accadde a Venezia che una sera di vigilia festiva, fra venerdì e sabato 28 maggio 1594, successe a Rialto un gran clamore in una locanda tanto da mandare a chiamare i Birri della Serenissima perché dopo un’intera notte di confusione, grida, minacce e botte, un uomo forestiero era caduto giù … o forse buttato da una finestra ed era rimasto morto sulla pubblica strada.
Questi furono i fatti che dovettero costatare senza grandi indizi e testimoni il Capitano della Ronda Girolamo Venier, Andrea Breani Coadiutore dei Signori di Notte, e il barbiere di Piazza San Marco di nome Lorenzo precettato dai militari perché autorevolmente costatasse il decesso dello sconosciuto. La Locanda interessata dai fatti fu l’Osteria all’Insegna dell’Aquila Nera in Contrada di San Bartolomeo proprio quasi ai piedi del Ponte di Rialto e a due passi dal Fondaco dei Tedeschi. Dal resoconto dell’Oste, il gruppo dei quattro Marinai foresti aveva mangiato fino a tarda sera e s’era ubriacato alla grande prima di salire di sopra in una stanza a due letti per dormire, quando in realtà chiusa la porta scatenarono un finimondo di discussioni, parole oscene, maledizioni e offese che sfociarono in rissa, pugni e botte con lo sfasciamento completo di tutto l’arredo della stanza.

Tutti gli ospiti s’erano ampiamente lamentati di quella gran confusione, e le voci erano giunte fino in Piazza San Marco dove la gente gridava: “ I se mazza a San Bortolo ! … e ghe xe uno sa morto.” … e quando il Capitano giunse sul posto la gente in strada gli gridò: “Andè su Capitano ! che i se mazza …Tutta questa notte i se dà !”

Ovviamente i Birri salirono di sopra nella Locanda, e dopo un ulteriore parapiglia con molteplici tentativi di fuga da parte dei Marinai che sfondarono porte, fracassarono sedie, letti, brocche e boccali da notte provando a scappare dappertutto, i gendarmi riuscirono finalmente a portarli tutti in Prigione dove rimasero fino al lunedì seguente quando dovettero presentarsi davanti all’Avogador da Comun Corner per ricostruire i fatti e pagarne le conseguenze.

Il fatto della rissa vicino a Rialto in se non era granchè di speciale, perché in quello stesso sabato si registrarono a Venezia altri dodici morti, fra cui più di uno ammazzato. Nell’intero mese di maggio di quello stesso anno i morti conteggiati furono oltre 300, ed era normalità che non meravigliava più di tanto.

Facendovela breve, i Marinai vennero a più riprese “Interrogati alla maniera Veneziana”, e indotti a confessare i dettagli dell’accaduto. Ma non ne venne fuori niente, se non il fatto sciocco che il Marinaio morto era solito tuffarsi dalla nave in acqua quand’era ubriaco, mentre quella volta prese viceversa la via della finestra aperta tuffandosi di sotto in calle. Rimase il mistero.

Quello che interessa per il nostro racconto, è che il Marinaio rimasto accoppato o ucciso era il Nocchiero della nave San Nicolò, ossia la nostra Nave Girarda.
“Una nave maledetta !” si diceva, perché era stata in precedenza anche attaccata dai Pirati. Così come non si escludeva che il movente di quell’omicidio fosse legato a “movimenti e sotterfugi loschi” legati ai traffici condotti da quella strana nave.
Poco dopo i fatti in questione, accadde, infatti, che fosse venduta e comprata dalla Compagnia commerciale di cui faceva parte il Nobile Veneziano Giovan Matteo Girardi che si preoccupò di riequipaggiarla nominando un nuovo Patròn che la conducesse, e di assumere una nuova squadra di Marinai.

La Girarda, soprannominata anche “Nave San Nicolò”, non era un elegante Galea Veneziana, ma una nave tozza, una cocca dall’alto bordo, ossia una nave tonda commerciale capace di trasportare 600 botti. Era di proprietà del Nobile Veneziano Giovan Matteo Girardi e del Mercante Fiammingo Giacomo Van Lemens residente in Contrada di San Giacomo dell’Orio, proprietario anche della Spezieria “All’insegna della Nave” a Rialto.

Il Nobile Giovan Matteo Girardi abitava in Contrada di Santa Sofia a Cannaregio, ed era armatore di navi, assicuratore, teneva un collegamento marittimo fra Venezia e Candia, gestiva affari, e commerciava in pellami, tessuti, sete, cotoni e generi alimentari insieme ad alcuniFiamminghi residenti a Venezia, e con i Nobili Veneziani Zen, Corner e Morosini. Gestì, infatti, in tempi diversi anche altre navi, fra cui una marciliana e una galea, e nel 1594 fu anche proprietario insieme ai Correr della nave“Girarda et Correra” catturata dai Pirati a Cretanell’estate 1595.

La Girarda si trovava in partenza da Malamocco, e partì effettivamente dalla Laguna di Venezia il primo settembre del 1594, anno del suo stesso acquisto, con destinazione: Cagliari ! … Una rotta insolita, lontana, secondaria, diversa dai famosi e redditizi viaggi per Aleppo diSoria(la Siria),Alessandria d’Egitto, Londra, o le Fiandre. Niente aggregazione quindi alla nutritissima flotta della Muda composta dalle sontuose e ricchissime Galee di Stato della Serenissima. Niente scorta armata, o carico preziosissimo di sete, spezie, denaro, Mercadanti e soldati … La Girardanon trasportava neanche Pellegrini a buon prezzo, disposti a sistemarsi alla bellemeglio sopra ai sacchi, le casse, o le balle delle merci … ma trasportava solo legname proveniente dall’entroterra Veneto, mentre al ritorno dopo la pausa invernale portò a Venezia il 30 marzo 1595 solo un grosso carico di 2.600 quartini di sale, equivalente di 550 botti, e un po’ di generi alimentari venduti in Dalmazia.

Lo Scrivano imbarcato a bordo era Francesco Bonazzo che doveva descrivere nei suoi Libridi bordo: il carico, le entrate e uscite di cassa, le spese per il vitto, quelle di carico e scarico delle merci, dei gondolieri, dei dazi, dei facchini-bastazi, e come altri Marinai era persona ambigua e “trafeghìna”perché si ritrovò debitore di 784 ducati dopo un viaggio fatto con la Girarda fino a Lisbona, e fu condannato a pagarli dai Consoli dei Mercanti Nicolò Marcello e Pietro Benedetto … cosa che però probabilmente non fece mai.
Anche il Patròn Gianuli Cosadino da Milos, comandante della nave e dell’equipaggio di 40 uomini in prevalenza Italiani e Greci, non era persona molto diversa, perché si ritrovò anche lui a dover rendere conto di un’eccessiva spesa di 625 ducati di “panaticho” contestatagli durante lo stesso viaggio della Girarda fino a Lisbona in Portogallo.

La nave del nostro viaggio arrivò a Cagliari il 3 novembre dopo aver sostato per un mese intero a Siracusa, mentre al ritorno fece sosta e scalo a Lissa, in Dalmazia, a Cittanova e in Istria. In seguito compì di certo un altro viaggio raggiungendo Lisbona, mentre nel febbraio 1598 una nave diretta a Corfù di nome San Nicolò comandata dallo stesso Gianuli da Milo naufragò a Curzola. In quell’anno però la nave non apparteneva già più ai Girardi ma era stata comperata da un armatore Greco Spilioti Tapinò.

I Nobili Girardi o Girardini o Gherardinifurono una famiglia annoverata fra le Casate Novissime dei Patrizi di Venezia. Probabilmente originari della Romagna,o forse da Fano nelle Marche, altri dicono, invece, di Arezzo; si dice abbiano vissuto e commerciato con poco successo prima a Firenze e Verona, e poi abbiamo raggiunto Venezia e la Laguna già nel 970 facendo grande fortuna con attività commerciali e finanziarie. I Girardi risultavano già ascritti fin dal 1297 al Patriziato di Veneziaed erano membri del Maggior Consiglio della Serenissima prima della famosa Serrata, ma ne furono successivamente esclusi e poi riammessi nel settembre del 1381 con Francesco e Lorenzo Girardi insieme alle altre 30 famiglie meritevoli di Nobiltà dopo il contributo economico offerto allo Stato e per essersi distinti in battaglia durante la guerra di Chioggia.  I Girardi avevano servito l’esercito Veneziano con due famigli e 40 balestrieri imbarcati sulle navi impegnate a respingere l'assedio dei Genovesi.
In città i Girardi risiedevano in Contrada di San Barnaba, ed erano molto apprezzati dai Veneziani per il loro modo “nobile e arguto” di proporsi. Possedevano botteghe, terreni e proprietà date in affitto a Venezia, Mestre, Carpenedo, nell’entroterra Veneziano e a Monselice, oltre che alcune Baronie a Corfù dove i Girardi occuparono la carica di Bailo fra il 1598 e il 1599.

Nell’estate del 1527, il celebre Diarista Marin Sanudo descriveva così il Patriziato Veneziano: “… almeno 150 Patrizi occupano cariche di governo nella Terraferma ed altrettanti nei Domini da Mar … Alle riunioni solite del Senato partecipano di solito 180 su 300 membri ed il quorum è di 70 individui. Su un totale di 2700 membri Patrizi eleggibili con quorum di 600 persone, in Maggior Consiglio sono presenti in media 1.000-1.500 Consiglieri che salgono di qualche centinaio in occasioni particolari ... Numerosi Patrizi si trovavano e vivono fuori città per motivi ed affari pubblici o privati … Alcuni Nobili pur essendo residenti in città non hanno mai messo piede in Palazzo Ducale, altri, almeno 46: non vi si recano da almeno 20 anni.
I patrizi appartengono a 134 clan diversi, e solo 9 gruppi familiari non hanno maschi in età da entrare nel Maggior Consiglio. Alcune Famiglie di piccole o medie dimensioni godono di posizione di prestigio perché uno dei membri glielo conferiva col successo personale commerciale o acquisendo benefici importanti … 30 clan ossia il 59% dell’intera Nobiltà sono costituiti ciascuno da oltre 30 membri ... Le Case Grandi sono 19 con più di 40 individui ciascuna formando il 45% del Patriziato. La Signoria ed i 50 Consiglieri Ducali sono rappresentati delle Casate Grandi mentre i Capi dei Quaranta provengono salvo eccezioni dalle Famiglie più piccole come: Lippomano, Bon, Calbo e Grioni.
Alcuni clan comprendono fino a 17 membri ciascuno, e raramente presentano le proprie candidature per incarichi importanti. Sono i Baffo, Cocco, Civran, Da Mezzo, Manolesso, Pizzamano, Semitecolo e i Viario. Altri Nobili, invece, vengono eletti solo a cariche di Sovraintendenti al Fondaco dei Tedeschi o ad uno dei Tribunali Minori di Palazzo Ducale comparendo raramente nelle liste dei Dieci o del Collegio, sono i Briani, GIRARDI, Zancani, Nadal e Belegno ... mentre altri 19 clan sono prossimi ad estinguersi avendo solo uno o due rappresentanti in età matura. Fra questi ci sono: Avonal, Balastro, Battaglia, Calergi, Celsi, Caotorta, D’Avanzago, Guoro, Lolin, Onorati, Ruzzini e Vizzamano ...”

Stupenda quest’analisi della Nobiltà Veneziana dell’epoca … e nella lista come potete leggere appaiono anche i Girardi.
Non sono stati quindi dei Nobili fra i più potenti e importanti … lo erano forse di “serie B”, ma contribuirono di certo in maniera significativa con le loro attività e l’ingente patrimonio a rendere grande e pingue la ricca e gloriosa Serenissima.

Il “pezzo più pregiato” dei Girardi, l’uomo più famoso, è stato di certo Maffeo Girardi che alla fine è diventato anche Patriarca di Venezia. Nato probabilmente a Venezia nel 1406, secondo dei figli maschi di Giovanni Girardi di Francesco e di Franceschina figlia di Maffeo Barbarigo.
I Girardi allacciarono tramite matrimoni rapporti stretti con diverse famiglie ricche e influenti del Patriziato Veneziano: Foscari, Barbo, Donà e Mocenigo, e incamerarono molte risorse di quelle grosse famiglie i cui rami andarono progressivamente estinguendosi tra 1500 e 1600. Altre figlie dei Girardi, invece, si monacarono: Laura nel Monastero di San Lorenzo di Castello, Prudenza e Fiorenza nel Monastero di San Jseppo di Castello, ed Elena e Cristina in quello di Santa Lucia di Cannaregio.
Il patrimonio dei Girardi accumulato col commercio era ingente, e a quello associarono numerose proprietà immobiliari in Venezia, ma anche nel Padovano, Trevigiano e Bellunese, e nel Dominio Oltre Mare soprattutto a Corfù.
Maffeo Girardi cercò di entrare in Maggior Consiglio prima dei 25 anni previsti dalla legge, si laureò a Padova in Filosofia e Teologia, e scelse la carriera ecclesiastica entrando a trentadue anni nel 1438, come Professo e Insegnante nel Monastero Camaldolese di San Michele di Murano(l’attuale isola del Cimitero di Venezia).
In quel periodo il Monastero stava vivendo una stagione fiorentissima sotto la guida dell’Abate Paolo Venier che lo guidò dal 1392 al 1448 riformando i costumi dei Monaci, ampliando gli edifici del Convento, e integrandone ampiamente il patrimonio fondiario e le rendite. Da San Michele in isola partì la Riforma che interessò e ispirò per decenni l’intero Ordine Monastico dei Camaldolesiche ne mantenne i dettami per secoli.
Dal 1448, Maffeo Girardi fu il successore per ben vent’anni dell’Abate Venier di San Michele in isola, continuò la sua opera riformistica, completò l'edificazione del chiostro, avviò la costruzione del nuovo campanile terminato nel 1456, e per testamento nominò il Monastero fra gli eredi della famiglia Girardi donando diversi legati in denaro per acquistare paramenti, libri sacri, e pietre con "chalzìna" per i bisogni della chiesa e del Convento. Pietro Dolfin fu uno dei suoi Monaci, e divenne in seguito protagonista della riforma dell'Ordine Camaldolese e Priore Generale.
Papa Niccolò V e la Curia Romana non furono affatto contenti di quella nomina ad Abate del Girardi, perché avevano in mente di nominare a San Michele un loro pupillo straniero. Perciò il Senato della Serenissima non perse tempo e il 26 maggio 1449 fece consacrare Abate il Girardi dal Delegato Apostolico Martino de Bernardinis… aggirando così le aspettative e i progetti del Papa.
“Una volta fatto l’Abate … l’Abate è fatto. Indietro non si torna …” si disse a Venezia non senza una certa soddisfazione di certo furbetta.
Nell'aprile del 1466, alla morte del Patriarca di VeneziaGiovanni Barozzi, il Senato della Serenissima designò all'unanimità il Girardi come candidato alla successione e alla cura delle 69 Contrade-Parrocchie di Veneziacon tutte le loro chiese, Monasteri e Isole.
Nell'agosto 1464 era diventato Papa Paolo II, ossia il Veneziano Pietro Barbo, già in conflitto con Senato della Serenissima che si era opposto alla sua elezione a Vescovo di Padova quando era già Cardinale e Vescovo di Vicenza. Divenuto Papa, il Barbo “che se l’era legata al dito” nominò suo nipote Giovanni Barozzi già Vescovo di Bergamo come Patriarca di Venezia dopo la morte del Patriarca Bondumier e del successore Gregorio Correr. La Repubblica di Venezia si oppose perché voleva nominare a Patriarca un suo candidato gradito … Tira e molla, e molla e tira fra Roma e Venezia e fra Venezia e Roma … Alla fine la vinse il Papa che nominò Patriarca di Venezia suo nipote Giovanni Barozzi nel 1451, sanissimo di salute … ma già morto nel 1468 dopo essere stato assente per due anni dal suo incarico lagunare. 
“Avvelenato dal Senato della Serenissima!” dissero subito a Roma … ma intanto il Senato designò immediatamente Maffeo Girardi come nuovo Patriarcaa lui graditissimo. Alla fine Papa Paolo II si rassegnò all’idea … sperando di non far la fine del Barozzi, e confermò il Girardi ma solo dopo incessanti pressioni degli Ambasciatori Veneziani.
Poco dopo le relazioni fra Papa e Repubblica di Venezia divennero burrascose perché il Papa voleva espandere il proprio territorio a spese della Serenissima, non gli piaceva affatto le scelte e il modo di pensare del Senato, così come non mandava giù l’idea che Venezia imponesse a piacimento tasse e decime sugli Ecclesiastici e che scegliesse negli incarichi candidati non graditi alla Curia di Roma.
Maffeo Girardi venne consacrato Vescovo nella Cattedrale di San Pietro di Castelloil 9 aprile del 1469, e per 25 anni non si allontanò mai da Venezia se non per una brevissima visita in Dalmazia alla fine della sua vita. Men che mai si recò a far visita al Papa di Roma … chissà perché ?
Col costante appoggio del Governo della Serenissima supervisionò l’elezione di tutti i Piovani di Venezia effettuate dalle Collegiate e dai Veneziani e senza lo zampino di Roma. Contrastò con forza tutti coloro che approfittavano dello Status Ecclesiastico cercando forme d'immunità, così come ostacolò tutti i Preti, Chierici, Monaci e Monache Veneziani e Foresti che cercavano tramite esenzioni, favori, privilegi e bolle papali, di sottrarsi al suo controllo e a quello della Serenissima della quale però non si mostrò mai asservito del tutto. Trattò reati e cause giudiziarie in cui erano coinvolti Preti e Religiosi o in lotta con Capitani di navi, Mercanti, Artigiani e Stampatori, riformò diversi Monasteri di Venezia, e insieme all’Arcivescovo di Spalato e al Generale dei Francescani Zanetto da Udine introdusse l'Osservanza nel Convento di Santa Maria dei Servi inducendo i Frati riluttanti ad abbandonarlo.
Quando Sisto IV durante la guerra di Ferrara del 1481-82 decretò contro la Repubblica di Venezia censure spirituali e l’Interdetto, il Patriarca Girardi rifiutò di riceverne nel Patriarcato il Breve Papale di notifica, perciò il Senato, forte di questo, proibì la pubblicazione della comunicazione dell’Interdetto Papale sia a Venezia che in tutto il suo Dominio da Terra e da Mar, e giunse perfino a redigere un testo di protesta contro l’Interdettosi andò ad affiggere tramite un corriere (!!!) sulle porte della Basilica di San Pietro in Roma appellandosi all’istituzione di un Concilio Generale della Chiesa.
L'interdetto su Venezia venne tolto ufficialmente solo nel febbraio 1485 … il Papa ci mise un poco “a digerire” quella faccenda.
Maffeo Girardi ormai ultraottantenne e malfermo in salute venne promosso a Cardinale dei Santi Nereo ed Achilleo nel marzo 1489 da Innocenzo VIII insieme con altri sette esponenti di grandi famiglie Italiane, Spagnole e Francesi ma solo in pectore”ossia senza pubblica proclamazione ufficiale della Chiesa, perciòil Senato di Venezia dovette inviare in tutta fretta a Roma le lettere e le credenziali del Girardi perché potesse essere ammesso a votare nel Conclave dei Cardinali per eleggere un nuovo Papa.
Il Patriarca Girardi si recò a Roma quando il Papa era ancora morente, e il 4 agosto venne accolto dal Collegio dei Cardinali guidati dal Cardinale Giovanni Battista Orsini che riconobbe come validi i suoi titoli. Poté così partecipare al Conclave scegliendo un Pontefice che fosse gradito anche alla Serenissima, e si elesse come Papa il 12 agosto: Rodrigo Borgia… ossia l’esatto contrario di quantovoleva Venezia che preferiva, invece, Giuliano Della Rovere.

Ritornando a Venezia il nostro Maffeo Girardi si ammalò di dissenteria e il 13 o 14 settembre 1492 morì a Terni … Anche qui si vociferò non poco insinuando che la morte improvvisa del Girardi durante il viaggio fosse stata causata da veleno propinatogli da due Cancellieri messigli accanto dal Senato della Serenissima poco soddisfatto e arrabbiato per il suo operato.

Povero Girardi! … ma chissà se è vera questa diceria ?
Di certo si sa che il Senato fece trasportare a Venezia il corpo del suo Cardinale-Patriarca che venne accolto con tutti gli onori dal Doge in persona e tumulato nella Cattedrale di San Pietro di Castello.
Ma i Nobili Girardi di Venezia non furono soltanto questo: nel dicembre 1542, infatti, a proclamare in piazza a Cison una sentenza nella Contea sperduta di Valmareno, c’erano i Sindici Inquisitori: Giacomo Ghisi, Mattio Girardi e Agostino Barbarigo ... Nel 1579 e 1584, Fra Stefano Girardinio Gerardino o Girardi fu Guardian Grando della Ca’Granda dei Frari e Ministro Provinciale dei Francescani nel 1584 … Essere Guardiano della Ca’Granda di Venezia non era cosa tanto da poco … così come da poco non erano le investiture a Provveditori di feudi nel Veronese concesse ai Girardi.

Negli stessi anni, un altro Ramo dei Nobili Girardi abitava alla Madonna dell’Orto con i Mercanti Lorenzo e Antonio Girardi attivi da decenni sulla piazza Veneziana e Veneta. I fratelli Girardi stipularono ben 7 livelli da 550 ducati ciascuno con gente di Chiampo e Arzignano che erano loro debitori di forniture di lana greggia … e Johannes Paulus Veltronius, Chierico di 45 anni da Arezzo, che insegnava Grammatica a 21 alunni abitava proprio a casa loro insegnando ai loro figli ed a altri cittadini di Venezia: “…Alli mazzori Virgilio, hora leggo Oratio et Cicerone, Terentio. Alli più piccoli leggo l’Exercitation della Lingua Latina et le Epistole de Ovidio. I più grandi chi fano epistole, chi fano latini, i più piccoli concordantie …”

Esiste anche un altro dettaglio curioso da ricordare circa i Nobili Girardi, e per spiegarlo devo partire un po’ da lontano.
Dovete sapere che una delle Reliquie più famose per la quale i Veneziani andavano fieri tanto da mostrarla a tutti i Pellegrini diretti in Terrasanta di passaggio o di ritorno a Venezia, era di certo il Corpo prestigiosissimo di San Saba conservato nella chiesa di Sant’Antonin nel Sestiere di Castello.  

San Saba era stato Abate, Archimandrita capo di tutti gli Anacoreti di Palestina, Monaco di Flavianae in Cappadocia. Era quindi un “Santo grosso” in quanto era stato Eremita vivendo in grotte e capanne della Giordania e a Gerusalemme nella Valle del Cedrondove fondò una Laura, ossia un’aggregazione, un villaggio Monastico di grandissimo prestigio che contava più di 150 Monaci ed era famosissima ovunque nel Bacino del Mediterraneo, e l’eco delle sue gesta percorreva l’intera Europa.  Anzi, alla fine San Saba di “Laure”ne fondò ben sette … La sua guida spirituale era stata il Monaco Eutimio detto “il grande”,altro pezzo da novanta della spiritualità e della cultura Monastica Orientale col quale condivise la vita eremitica.
Il Monaco Saba morì vecchissimo, ultranovantenne nel 532, e fu fatto presto Santo “per meriti sul campo”e per la grande difesa che fece dei Dogmi della Fede stabiliti dal Concilio di Calcedonia.

E che dovevano fare i Veneziani di fronte a tale immane “monumento della Fede”… se non portarselo a casa ? Infatti si “presero a prestito” il Corpo di San Saba e se lo portarono a Venezia che ritenevano il posto migliore al mondo dove poter onorare quel Santo egregiamente e come meritava.

“Altolà !” aveva detto subito secondo la Leggenda il Santo-Angelo che vigilava sul Corpo di San Saba giunto navigando fino alla Laguna di Venezia sulle Galee che avevano saccheggiato e depredato Costantinopoli durante la Crociata.
“Voglio che il mio Corpo venga seppellito e conservato proprio qui ! … in Contrada di Sant’Antonin!” sembra abbia precisato lo stesso Angelo rappresentante di San Saba in persona. E così accadde ... Perciò a Venezia si pensò bene di soprassedere tacendo del tutto sulla faccenda della Crociata (gli affari erano affari), e di considerare venialissima la predazione di quelle Sante Reliquie, sottolineandone invece la presenza benefica e salutare per tutte le genti della Laguna.

Fu un’esplosione di fervore e interesse !

La devozione dei Veneziani verso quella Reliquia si avviò in fretta e non si è più fermata, anzi s’è allargata sempre più consigliandola e proponendola solennemente a tutti i Pellegrini che convergevano a Venezia … La Serenissima era ovviamente consenziente e favorevole: gli affari continuavano ad essere affari, e non erano di certo poca cosa.

“Viva San Saba e i Veneziani !” esclamavano i Pellegrini.

Fatalità … i Pellegrini entusiasti potevano scovare quella “Speciale Presenza Miracolosa e Santa” proprio accanto al Molo di San Marco da dove si sarebbero dovuti imbarcare diretti ai Luoghi Santi della Palestina. Quel “Posto Santo di San Saba” era considerato “una manna”, una fortuna, una comodità perché non era da tutti poter vedere e ossequiare quella Preziosa Reliquia del Corpo di San Saba… Venerarla poi era anche facile e comodo perchè … sempre per pura casualità … si potevano trovare proprio in quella Contrada un gran numero di accoglienti Ospizi, Hospedaletti, taverne e locande disposti ad accogliere favorevolmente e cordialmente molti Pellegrini anche per i tempi piuttosto lunghi necessari ad attendere l’imbarco … Inoltre, sempre a pochi passi da Sant’Antonin con la sua preziosa Reliquia, abitavano anche i Cavalieri Templari, altra garanzia in fatto di TerraSanta.

A Venezia un tempo, si sa, si finiva sempre col mescolare un po’ tutto: Sacro e Profano, Crociate, Viaggi, Mercandia, Economie e Affari … che anche se venivano sempre citati per ultimi, in realtà contavano più di tutto. Perciò la Contrada di Sant’Antonin era luogo di Marineri, Artieri, Pellegrini, Osti, Mercanti, Armatori, Soldati, Foresti della Nazione Greca, Albanese, Schiavoni e di tanti altri Veneziani industriosissimi ... oltre che Contrada d’intensa Religiosità e Devozione.
Venezia era così: un cosmo fatto di tanti microcosmi fascinosi capaci di calamitarti, sorprenderti, prenderti e portarti via.

Oggi Sant’Antoninè un po’ una chiesa e una Contrada tabù, nel senso che è una zona quasi dimenticata del tutto. Molti Veneziani odierni non sanno neanche dove si trova. Un tempo, invece, come abbiamo ricordato, Sant’Antonin era un luogo di grandissimo interesse soprattutto per via di quel San Saba che non era mica un Santorello da poco … Anzi ! Pensate che in chiesa a Sant’Antonin c’era perfino una Crocetta appartenuta al Santo riposta in un pilastro attiguo al suo altare con la quale si segnavano gli infermi. Si diceva, infatti, che quella Crocetta era miracolosa e capace di guarirli tutti.

Figuratevi quindi i Pellegrini, i Devoti e i Veneziani ! … era tutto un accorrere avanti e indietro senza fine.

San Saba divenne perciò anche Patrono fin dal 1399 dell’Arte degli Stioreri: fabbricanti di stuoie, cannicci, corde di paglia, sporte e paglia per sedie che avevano in Sant’Antonin la loro Schola. Erano tutta gente popolare e miserrima, l’opposto di tutto quello che erano i Nobili Girardi… però confluivano e occupavano sgalosciando e odorando nello stesso luogo per celebrare Messa ogni giovedì per i propri Morti, e proprio dentro alla stessa Nobile Cappella di Famiglia che i Girardi riuscirono dopo un lungo tira e molla ad ottenere dal Capitolo di Sant’Antonin dove farsi seppellire poco distanti dal miracoloso e potentissimo San Saba di cui erano grandi devoti.
Ottenere quel privilegio non fu cosa affatto facile, perché Francesco Girardi dovette contribuire in maniera importante alle spese per la costruzione del nuovo Altare Maggiore in marmo della chiesa di Sant’Antonin, e finanziare una propria Mansioneria perpetua di Messe da celebrare quotidianamente.

Pensate quindi a quale grande contrasto e giustapposizione si poteva osservare lì dentro: i Nobili Girardi ricchissimi Mercanti giramondo stavano accanto e insieme ai miseri Stioreri che sopravvivevano lavorando le canne e la paglia senza probabilmente essere mai usciti dalla Laguna di Venezia.

Chissà se s’incrociavano in chiesa o se evitavano accuratamente d’incrociarsi ?

In ogni caso, prestigio era prestigio, ed essere sepolti “in faccia a San Saba” era per i Girardi un biglietto da visita di grandissimo valore. Chiunque dei Pellegrini e Mercanti che entrava in Sant’Antonin per venerare San Saba doveva necessariamente volgere il pensiero e considerare anche a loro. E non era tutto … perché un altro Ramo degli stessi Nobili Girardi ottenne di farsi seppellire anche nella Cappella del Schola del Rosarionella chiesa dei Domenicani Predicatori e Inquisitori… i famosi Mastini di Dio residenti in San Zanipolo ossia San Giovanni e Paolo. Alla Confraternita e ai Domenicani Ser Alvise Girardi quondam Antonio nipote del padrone della Nave Girarda lasciò nel 1685 tutte le ingenti ricchezze di famiglia, e in cambio i Domenicani evidenziarono meglio che poterono la sua tomba con delle geometrie marmoree proprio al centro del pavimento della loro ricca e ambitissima Cappella del Rosario.

E i Veneziani fioccavano avanti e indietro … a bocca aperta ed occhi spalancati, perché anche le pietre sapevano raccontare e spiegare.

Gli Stioreri, invece, trasferitisi di sede in Contrada di San Silvestro vicino all’Emporio di Rialto, nel 1773 erano ancora 55 con 52 Capimastri e 3 garzoni governati da 1 Gastaldo, 1 Vicario, 1 Scrivano e 10 decani. Gestivano 43 botteghe sparse in giro per le Contrade di Venezia, e pagavano 1 ducato di Benintrada per essere ammessi all’Arte, e 16 soldi annui più 8 soldi ulteriori di tassa Luminaria … ossia per le spese di Candele e Luminarie per la Festa Patronale, i Funerali e le Messe … e l’Arte degli Stioreri era orgogliosissima di contribuire a mantenere a proprie spese la Flotta Veneziana pagando 700 ducati annui per 10 anni, prolungati per altrettanti.

Tornando ancora una volta ai Nobili Girardi… Nel maggio 1614 Antonio Girardi era Podestà di Feltre,carica di discreto prestigio, e scriveva sapientemente al Senato di Venezia: “… s’io volessi rappresentare alla Serenità vostra quanto mi sono affaticato per ritener questi miserabilissimi popoli che tumultuosamente volevano ad esempio delli venuti in questa città a migliaia callare riuscirei non men longo che tedioso; li ho fermati et con il dare a molti di loro le farine di questo fontico in credenza et con promessa di non lascirli perire di fame si sono contentati godere nelle proprie case il frutto delle concessioni fattomi da cotesto eccellentissimo Senato …”

Qualche anno dopo, invece, Giulio Trona da Milano di anni 22 e Egidio Gerardi Ferrarese di anni 19, furono impiccati a Venezia per ordine del Consiglio dei Dieci … Fortune alterne quindi dei Nobili Girardi, perché di nuovo nel 1656 fu tumulata in Santa Maria delle Grazie di Mestre: Regina Girardi che era moglie del Segretario della Repubblica Serenissima.

Fra 1666 e 1698 però, i Girardi risultarono già assenti dallo scenario della Nobiltà Veneziana che contava: Iseppo Girardi risultava essere solo un comune soldato di anni 22 che stava al Lazzaretto, e venne anche “moschettato”per ordine dei Provveditori alla Sanità … Infine nel 1759 il NobilHomo Claudio Girardini si trovava sia nella liste dei Provveditori da Comun di coloro che dovevano concorrere al “pagamento del grosso per ducato”per la spesa dei lavori della selciatura della Fondamenta di San Barnaba in cui risiedeva … così come appariva nelle Anagrafi Sanitarie nel 1761, come Patrizio domiciliato ancora là: in Contrada e Parrocchia di San Barnaba … La storia dei tempi della “Nave Girarda”, del Patriarca Maffeo Girardi, e dei Girardi sepolti a Sant’Antonin era ormai “acqua passata”, trascorsa da tanto tempo … quasi dimenticata del tutto ... Eccetto che da noi.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>