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L'ISOLA DI SANT’ANGELO DEL PECCATO.

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 106.

L'ISOLA DI SANT’ANGELO DEL PECCATO.

In realtà oggi il nome giusto, lo dico subito, sarebbe Sant’Angelo della polvere... ma si potrebbe anche definirlo per diversi motivi: Sant’Angelo pirotecnico o piroclastico, anche se all’inizio i Veneziani finirono per chiamare quell’isoletta semplicemente: San Michele Arcangelo in isola per distinguerlo dall’altro Sant’Arcangelo che c’era a Venezia ossia quello della Contrada e del Campo di Sant’Angelo o Sant’Arcangelo situata vicino a Santo Stefano, San Beneto e l’attuale Campo Manin ossia l’ex Contrada di San Paterniàn. Inoltre in Laguna c’era anche un altro San Michele: quello dei Frati Camaldolesi di fronte a Murano (oggi Cimitero) dove abitò anche il famoso Fra Mauro…il celebre cartografo della Serenissima, quello dei mappamondi … e molto altro.

A dirla tutta e bene, i Veneziani tanto tempo fa chiamavano la stessa isola anche Sant’Angelo di Contortaprobabilmente per via del vicino Canale lagunare di Contorta… e alla fine della storia la nominarono infine: Sant’Angelo della polvere.

E fin qua c’è solo un nome.

Detto questo, c’è da aggiungere che oggi Sant’Angelo della Polvereè una di quelle isolette quasi dimenticate da tutti, Veneziani compresi, ed esiste relegata nelle sue amene solitudini quasi magiche ridotta a un cumulo di rovine, spazzature e macerie varie. Negli ultimi decenni è divenuta un sito utile da utilizzare come magazzino per rari pescatori, e se ne sta in fondo alla Laguna Sud di Venezia in attesa di tempi migliori sorvolata da rauchi Gabbiani incazzosi e da qualche Volpoca, specie d’anatra che sembra prediligere deporre le proprie uova dentro a tane di Volpi … che però non ci sono.
Un recente quanto vaghissimo accenno all’esistenza di quest’isola ci è stato dettato dalla cronaca veneziana recente in quanto si è ricordato che Sant’Angelo di Contorta o Caotorta si trova sul Canale che se scavato a fondo potrebbe essere utilizzabile per il passaggio delle Grandi Navi giunte a Venezia dalla Bocca di Porto di Malamocco, e dirottabili sulle banchine del Porto di Santa Marta deviandole appunto attraverso questo canale senza passare attraverso il mitico Bacino di San Marco e il Canale della Giudeccasconquassandone rive e fondali. Accadrà mai ?

Un secondo piccolo recente accenno all’isola di Sant’Angelo di Contorta o delle Polveriè stato fatto a causa della sua comparsa nella lista dei beni che lo Stato vorrebbe provare a vendere a privati per convertirli in piccoli Paradisi monumentali destinati a pochi fortunati vacanzieri e ospiti. Alcune isole come Santo Spirito e Sant’Angelo delle Polveri, come è già accaduto a San Servolo, San Clemente e Sacca Sessola potrebbero diventare nuovi mega super alberghi di lusso forniti di ogni comodità e benessere da proporre a pochi fortunati per vivere giorni da sogno in luoghi da fiaba … zanzare comprese.

Ma al di là delle battute, è interessante ricordare che questo sparso arcipelago secondario della Venezia Serenissima ora “dal futuro interrogativo e sospeso”ha vissuto tempi migliori …

“Diverrà un altro albergo extralusso che finirà poi in fallimento come gli altri.”
“Sempre meglio che lasciare le isole lì ferme, abbandonate a marcire e basta !” commenta qualche Veneziano.
“Sarebbe meglio aprire l’isola e darla in gestione ai Veneziani … destinarla ad opere sociali utili.” aggiunge qualcun altro.

Forse sì … o forse anche no. Vedremo quel che succederà.

E’ accaduto più di qualche volta che dopo l’iniziale entusiasmo per la riscoperta di un’isola associato a eclatanti iniziative, manifestazioni, petizioni, e comparsa di variopinte associazioni preposte a fantomatici recuperi e riutilizzi si sia ritornati, invece, al solito oblio e abbandono da parte di tutti. Il disinteresse per l’Isolario Veneziano credo sia una “malattia di Venezia”, un atteggiamento destinato a perdurare ancora a lungo ... e come si dice di solito: “Occhio non vede … cuore non duole”, essendo certe isole davvero lontane, fuorimano rispetto al solito vivere che conta, si finisce sempre e inevitabilmente per dimenticarle ancora una volta.
Probabilmente il tempo delle isole è finito ancora una volta ... anche se questo pensiero genera una certa mestizia nel considerarlo.

Ma torniamo al nostro Sant’Angelo di Contorta… che forse è meglio, ed è la cosa più interessante.

Facciamo un bel balzo indietro nel tempo di qualche secolo, quando i nostri antenati Veneziani astuti come volpi possedevano anche sensibilità interiori raffinate che forse noi di oggi abbiamo un po’ perduto. I Veneziani non erano solo abilissimi Marinai, Artieri e Mercanti, ma credevano anche che in certi luoghi ameni e di grande solitudine si potesse esprimere meglio l’Animo umano tanto da poter quasi arrivare a toccare con un dito il Cielo di Dio … Uomini e donne andavano a isolarsi ed eremitarsi anche a nome degli altri Veneziani che rimanevano ad occuparsi d’interessi economici e di cose terrestri più concrete. I Veneziani di un tempo hanno sempre visto di buon occhio e favorito grandemente la costituzione di nuovi Monasteri nelle isole più remote della loro splendida Laguna … se non altro per spedirvi lì le loro Nobili figlie e figli “scomodi e in esubero”.

Ha funzionato l’idea ? A volte sì, altre volte no perché qualche volta i Veneziani si sono ritrovati con qualche isola occupata da sole due tre Monache o Frati rimasti, vecchi e spelacchiati, e a volte un po’ cenciosi e malconcia. Altre volte, invece, alcune isole sono state occupate per secoli da Comunità Religiose fiorenti e di successo che hanno riempito le cronache della Laguna con le loro curiose vicende storico-artistiche.

La storia dell’isoletta di Sant’Angelo era partita più che bene all’inizio, piena di buoni propositi. Infatti venne collocata lì dal Doge Domenico Contarini fin dal 1060 una dependance dei Monaci Benedettini di San Nicolò del Lidofinanziandone la costruzione di chiesa e convento. Poco tempo dopo, i Monaci vennero sostituiti da un buon numero di Monache Veneziane dello stesso genere ossia Benedettine,che si dice all’inizio “tenessero vita Santa e Devota”. In quei tempi l’isola si trovava in una posizione strategica della Laguna di Venezia, poco distante dallo sbocco delle acque del fiume Brenta, che uscivano attraversando le “roste dei molini” del canale di Volpadego, ultimo tratto del fiume che sfociava nelle secche omonime sulla gronda lagunare. Non lontano da Sant’Angelo di Caotorta sorgevano altre isole gemelle abitate e vivissime come San Marco e Santa Maria in Boccalama, e poco distante sorgeva anche l’insediamento monastico di San Leonardo di Fossamala collocato nel primo entroterra dei Moranzani di Fusina dove sorgeva soprattutto il potentissimo e ricchissimo Monastero Benedettino di Sant’Ilariole cui proprietà giungevano fino a Oriago e oltre arrivando fino a Padova.

Altri tempi … oggi la stessa zona è attraversata dal Canale dei Petroli, è occupata da qualche barena e palude, da qualche stagno delle Casse di Colmata, e dal Terminal di Fusina sulla punta estrema della Terraferma … Nello stesso posto della Laguna Sud di Venezia sorge anche l’isola celebre e altrettanto abbandonata di San Giorgio in Alga, poco più in là ci sono Sacca Sessola e Santo Spirito… e più avanti ancora i ruderi delle Batterie di Podo, Poveglia e Campana andando verso la bocca di Porto di Malamocco.

In quest’area della sua Laguna la Serenissima alla fine del 1300 ordinò di modificare e costruire l’Argine di San Marco e la Resta de Aio costringendo i barcaroli del commercio a lunghi percorsi supplementari.  Bisognava aprire bocche d’acqua diverse, e creare correnti pulite e scorrevoli che dessero vita e flusso a quella parte della Laguna mezza impaludata e intasata da mille lagni, deflussi lenti e innaturali, stagnazioni, paludi e canneti che procuravano la “mala-aria”oltre che le zanzare e tutto il resto. Nello stesso tempo sembra che nell’isola di Sant’Angelo fosse attiva una fornace, mentre di certo c’erano in zona diversi molini con prese d’acqua potabile, e diversi lavatoi per la lana … Quello era anche posto di contrabbandi, agguati, e qualche bandito da quattro soldi … ma qualche volta anche di vere e proprie bande organizzate che davano filo da torcere ai Fanti e ai Dazieri della Serenissima.

Nell’ottobre 1331 Angelo Zuccato depositò il proprio testamento presso il Notaio Nicolò Bettini dicendo di voler beneficare proprio il Monastero di Sant’Angelo di Contortadove vivevano santamente come Monache quattro sue nipoti. L’isola quindi sembrava posta dentro a un quadretto idilliaco quasi perfetto … Invece, poco dopo si è rotto qualcosa, come è accaduto anche in altri siti dell’epoca non solo Veneziani.
L’immagine dell’isola e Monastero di Sant’Angelo di Caotortafinì in un certo senso capovolta del tutto, perché fra 1401 e 1487 il Monastero subì ben 52 processi per attività sessuali illecite con nascita anche di 4 bambini … le Monache che vivevano lì erano davvero donne scatenate.

Già nell’aprile 1401: Giorgio barcarolo del Convento venne prima giudicato dalla Quarantia Criminal e poi condannato a un anno di carcere per essere entrato più volte di notte nel Convento avendo rapporti carnali con una Conversa Maria. Fu solo l’inizio, perché l’anno seguente lo stesso uomo venne condannato a morte perché recidivo e per aver rubato gli arredi dalla chiesa del convento.
Nel luglio di sei anni dopo, un altro barcarolo dello stesso Convento: Nicolò de Alemagna subì la sentenza di due anni di carcere per l’accusa di molestie e rapporti con la Novizia Zaneta… ma non fu tutto, perché accadde di peggio: si trascinarono a processo davanti alla Quarantia “per eccesso di sessualità molesta” le Nobili Monache Filippa e Clara Sanudoresidenti nello stesso Convento. A Venezia ne derivò un putiferio e un gran casotto perché risultò essere coinvolto anche Marco BonoNotaio di Palazzo Ducale che era diventato amante della stessa Filippatrovata però in intima compagnia con un altro Nobile: Andrea Valier. Venne fuori che i fratelli Paolo e Andrea Valier erano andati più volte a “visitare a fondo” le Monache intrallazzando anche con Suor Magda Lucia de Cha di Veglia, perciò la Serenissima affibbiò loro una condanna di due anni di carcere ... Dalle stesse indagini risultò anche che Andrea Amizio se la vedeva anche lui con la Monaca Clara Sanudo, e per questo la Serenissima condannò anche lui a due anni di prigione.
Benedetto Malipiero, invece, andò più volte a prendere in barca al Monastero le solite Monache Filippa e Clara Sanudo e le portò in gita e a spasso per la Laguna fino all’isola di Ammiana dietro Torcello combinandone strada facendone “tante, di cotte e di crude” che non si possono raccontare ma solo intuire. Si beccò anche lui due anni di carcere ... mentre il Nobile Rafeleto Moro che finì con l’avere una figlia dalla Monaca Costanza Balistario venne condannato in contumacia dalla Serenissima a due anni di prigione se solo avesse osato rimettere piede dalle parti di Venezia e dintorni.
Nell’aprile 1431 Luca Raffono già Gastaldo dello stesso Convento di Sant’Angelo in isola, e il Nobile Giovanni Minio vennero accusati e condannati ai soliti due anni di carcere inferiore per aver “conosciuto carnaliter” la solita Monaca Clara Sanudo … Caspita ancora lei ! … Trent’anni dopo ! … ed era intanto diventata anche Badessa del Convento.
Nel maggio dell’anno seguente la solita Quarantia Criminal conferì un anno di carcere a Jacobo Lanarius per gli ormai soliti “traffici carnali” con Donata Secolare addetta al Monastero, e un anno fu dato anche a Francesco Bonvesin per lo stesso motivo insieme a Eufemia servente di un’altra Monaca sempre di Sant’Angelo in isola.

Questi sono solo alcuni esempi di tutto ciò che accadde nel Monastero di Sant’Angelo che venne considerato il Convento forse il più libertino, inquieto e perverso della Laguna di Venezia … Infatti poco dopo, fu la volta di Antonio “famulus del Convento”e di Jacobo di Macario che si beccarono i due soliti anni di carcere per essersela vista entrambi con Suor Valeria Valier, e qualche giorno dopo fu il turno di Giovanni Strazzaròl che prese anche 200 lire di multa per “trafficato” con la stessa Monaca avendo anche un figlio.

La lista sarebbe lunghissima, e non finisce di certo qui: Marco de Buora venne portato a giudizio insieme a una sua parente Liseta Monaca a Sant’Angelo, all’ormai immancabile Suor Valeria Valier,e a una fanciulla Margherita da Murano posta dalla famiglia in Convento per imparare un lavoro. La giovane era rimasta nell’isola solo 15 giorni, ma era finita presto a letto con la Monaca Liseta e violentata da Marco de Buora abituè ad entrare di notte nel convento. Venne condannato a un anno di carcere e 200 lire di multa da destinare in dote a Margherita per trovarle un marito, mentre la Monaca Liseta de Buora venne espulsa dal Convento rea anche di “traffici carnali” anche con Nicolò Strazzaruol condannato a sua volta a due anni e 100 lire di multa, e per essere finita a Venezia in casa di una certa Tadhea Cortigiana o Compagnessa. Si condannò ad un anno di carcere e 100 lire di multa anche Simone il barcarolo che aveva condotto tutti al Convento ingiuriando anche la Badessa e minacciando di bruciare l’intero Convento.
Dall’inchiesta venne fuori che anche Zanino dal Sale e i Nobili Giovanni Valier e Marco Marcello avevano “baciato e toccato inoneste”la stessa Monaca Liseta meritandosi multa e carcere, mentre Giorgio della Scala meritò il doppio della pena per aver eseguito “l’opera completa” sempre con la stessa donna.
Qualche anno dopo il Nobile Girolamo Tagliapietra, recidivo e già condannato al carcere in catene per incesto, subì una nuova condanna di tre anni da scontare nel Carcere Nuovo per le sue visite disoneste nel chiostro dell’isola di Sant’Angelo. Con lui si condannarono altri Nobili: Luciano Franco, Francesco Turlano, Battista Viadana, e perfino Zazino Barberius che si recavano in barca in isola a “insolentàr e ingiuriràr le Muneghe”e a rubare l’insalata nell’orto del Monastero.

Che ve ne pare ?

“Ma che avevano quelle Monache ? … Il samòro ? … Erano proprio assatanate !”

C’è da aggiungere che le Monache del Monastero di Sant'Angelofurono anche oggetto di una petizione alle autorità della Serenissima presentata dalle mogli dei pescatori Veneziani di Malamocco e Pellestrina. I pescatori di ritorno verso casa dalla pesca o dal mercato-pescheria San Marco e Rialto usavano fermarsi troppo spesso presso quelle “allegre Monachelle” con le quali spendevano i pochi soldi guadagnati, o regalavano parte del pescato scambiandolo col loro turpe mercato”.

“Quella è l’isola di Sant’Angelo del peccato !” dichiararono le mogli nella loro supplica.

Infine … dal momento che anche in Laguna si diceva che: “il troppo stroppia” e che “tutti i nodi vengono alla fine al pettine” il Vescovo Lorenzo Giustinianiinviò a Sant’Angelo di Contorta alcune Monache Osservanti dal Convento di Santa Croce della Giudecca detto de Scopulo per provare a riformarlo.

Niente da fare ! … Si fece un “buco nell’acqua” ... le Monache del Sant’Angelo erano incontenibili oltre che incorreggibili perché cacciarono a sassate i Preti e le Monache inviati dal Vescovo per riformarle.

“Batti e ribatti … si piega anche il ferro.” si disse ancora … Perciò nell’agosto 1440 Papa Eugenio IV in persona emise una sentenza, e lo stesso Lorenzo Giustiniani,ancora Vescovo e non ancora Patriarca di Venezia, ordinò la chiusura definitiva del Monastero incorporandone rendite e beni a quello di Santa Croce della Giudecca. Il Senato della Serenissima inizialmente aveva fatto “orecchie da Mercante” di fronte a quella situazione dilazionato i provvedimenti e pazientando senza fine con le Monache (d’altronde era le figlie di Nobili ricchi e prestigiosi), ma nel giugno 1474 sollecitato dal Patriarca mandò i Fanti della Serenissima a “prelevare di peso” le Monache vincendo la loro fiera resistenza portandole nel Monastero Osservante di Santa Croce della Giudecca.

Finito tutto ? Macchè ! … perché continuarono a fioccare ancora processi e condanne: nel dicembre 1477 si condannarono tutti a due anni di carcere Vettor Ciocha Monachinusper aver conosciuto ancora una delle Suore del Sant’Angelo, e altri 4 “monachini”: Nicolò Fligerio, Alvise dal Monte, Feleto Feleti e tale Magister Matteus Murarius et Marangonustutti imputati di aver dormito in Convento ed aver avuto rapporti con le Monache e le loro domestiche. Fu poi la volta di condannare i Nobili Paolo Soranzo, Gerolamo Barbarigo, Alvise Barbo e Domenico Trevisanoper lo stesso motivo, e infine s’appiopparono 4 mesi di carcere e 100 lire di multa a un altro Nobile: Pietro Lando per essere entrato nella cella di Suor Visa Bianco “con mala intentioni”. Costei era sorella di Suor Orsa Bianco per la quale nel luglio 1487 i Quaranta furono costretti a condannare il Vicentino Angelo Buso per averla conosciuta “carnaliter”.

Ma come mai ? direte ... Le Monache non erano state trascinate via dall’isola e s’era chiuso il Convento?

Vero … solo che quelle donne Nobili erano così potenti e baldanzose da riuscire a far dichiarare nulli i provvedimenti nei loro riguardi dal nuovo Papa Innocenzo VIII che annullò la bolla della sentenza precedente permettendo alle Monache di ritornare tranquillamente a vivere nella loro isola.

Solamente Papa Sisto IV, più tardi, tramite il Patriarca Maffeo Girardi rese definitiva la soppressione del Convento di Sant’Angelo in isola nonostante le suppliche delle Monache estromesse, che perseverarono comunque nel loro “modus viventi” e nelle loro “pratiche”fino al 1508 quando morirono le ultime Monache di quel tipo che lasciarono finalmente libero il Monastero.

La quiete dopo la tempesta ... L’isola dopo tanti traffici e casini divenne abbandonata, deserta e silenziosa, e venne data in concessione a tale Prete Antonio … che ne fece: niente. 
E passò il tempo …

Nell’aprile 1518 alcuni Carmelitani della Sacra Congregazione di Mantova e di Brescia ottennero di stabilirsi nell’isola con obbligo di accudirla e conservarla e dare ogni anno alle Monache di Santa Croce della Giudecca: “due candelotti di cera da due libbre nei giorni tre di maggio e quattordici di settembre”.
Otto anni dopo gli stessi Carmelitani furono costretti a far ricorso alla Signoria Serenissima contro le Monache della Croce che godevano ancora del Giuspatronato sull’isola perché aveva inviato dei loro messi per cacciarli dall’isola … Non c’era pace per Sant’Angelo in isola.

Chi vinse alla fine ? Apparentemente le Monache perché nel 1555 i Frati Carmelitani dovettero abbandonare l’isola e trasferirsi alla Giudecca in un piccolo Convento e chiesa abbandonati dai Frati Cappuccini. In realtà persero anche le Monache perché il Senato della Serenissima decise di sfollare l’isola con la scusa dell'insalubrità dell'aria, per: “…installarvi una sua polveriera per fabbricar, soleggiar, asciugar e conservar la polvere da sparo dall’umidità della Laguna.”

C’era una cosa, una serie di vicende interne circa il suo celebre Arsenale, di cui la Serenissima amava poco parlare …  anzi non ne parlava affatto. Intere parti dell’Arsenale erano saltate per aria non una ma diverse volte … e non da sole, perché erano esplose in aria anche le mura di cinta, qualche torre, e perfino gran parte del vicino Convento delle Monache della Celestia e alcune case della Contrade vicine.
Nel 1440 era esplosa causando danni gravissimi la “Caxa de le polveri” dove c’era una grande macina azionata da cavalli per preparare la polvere da sparo. Fu necessario restaurare le officine nell'area est dell’Arsenale, costruire nuovi Squeri lignei per le Galee, e intervenire sulla trecentesca Teza longa de la Tana divenuta traballante. Erano poi trascorsi solo nove anni, e nonostante tutte le precauzioni adottate, era avvenuta una seconda esplosione altrettanto disastrosa: “Di nuovo il 14 marzo del 1509, nonostante gli sforzi generosi delle maestranze, un violento incendio propagatosi nei pressi del deposito arrivò infine ad intaccare le polveri e a lambire il Tezon del salnitro; la terribile deflagrazione che ne seguì causò la distruzione degli edifici adiacenti, nonché il crollo di un lungo tratto del muro di cinta prospiciente il Rio de San Daniel …”

Riparato tutto un’altra volta, l’Arsenale riprese la sua solita produzione mentre il Senato andava cercando soluzioni di sicurezza: decretò che la polvere da sparo venisse suddivisa in piccoli lotti da custodire ai piani alti di alcune delle numerose torri che scandivano il perimetro dell’Arsenale, e poi pensò bene di spostare il deposito del Salnitro al di fuori dell'Arsenale, suddividendolo in appositi Caselli da polvere” costruiti nelle isole della Certosa, San Secondo, Santo Spirito, Poveglia, Lazzaretto Vecio e Lazzaretto Novo concentrando la maggior quantità della polvere nella remota isoletta disabitata di Sant'Angelo di Contorta che da allora si chiamò Sant’Angelo de la polvere.

Ma mentre si tergiversava con questi provvedimenti, nella notte tra il 14 e il 15 settembre 1569 una nuova esplosione dovuta a un violento incendio sviluppatosi dentro al Recinto de le polveri interessò l’Arsenale stavolta però senza gravi danni. Un manifesto affisso per le strade di Venezia, interpretò l’incendio dell’Arsenale come: “… punizione divina per le ingiustizie et tirannie del Doge e dei Senatori Veneziani …”

“Fu un gran bel botto ! … ma andarono distrutte solo le Teze ed edifici de le macine nonchè un tratto delle mura perimetrali appena completate nel 1535 per isolare dalla Laguna la nuova vasca de le galeazze”. Poco tempo, infatti, partirono i lavori per la costruzione di sei nuovi tezoni atti ad ospitare la costruzione di una innovativa galeazza armata da guerra.

Qualcuno parlò del classico mozzicone dimenticato da un Arsenalotto sbadato o forse ubriaco ... un incidente da sbadatezza insomma … Altri parlarono della solita lanterna buttata a terra dal vento … Altri ancora si spinsero a parlare di complotto e attentato organizzato dai Turchi o da parte di qualche rivoluzionario che voleva ribaltare lo Stato Serenissimo … In ogni caso s’era evitato di un soffio l’ennesimo disastro e la tragedia, perciò Doge e Senato dissero: “Mai più saltàr par aria!”… perciò tutte le polveri vennero distribuite ad equa distanza all’esterno dell’Arsenale, lasciandovi dentro la sola preparazione del Salnitro.
Trasformata allora l’isola di Sant’Angelo in polveriera, risale, invece, al 29 agosto 1689 la notizia del terribile incendio causato da un fulmine che provocò la distruzione quasi totale dell'isola di Sant’Angelo della polvere facendo esplodere 800 barili di polvere lì accumulati ecausando la subitanea distruzione del muro di cinta dell’isola, delle quattro torri angolari del portale d'entrata del Forte e di tutto quanto rimaneva dell’antica chiesa e del Monastero delle Monache.
L’isola per un bel pezzo rimase una distesa bruciacchiata e brulla, e come tale venne anche rappresentata in alcune stampe e incisioni della stessa epoca. Da allora fino alla seconda Guerra Mondiale l’isola continuò ad essere utilizzata per scopi militari come dimostra la cartografia settecentesca.

Nella “Biblioteca Universale Sacro Profana Antico Moderna appartenente a qualunque materia”, al tomo 3scritto daFra Vincenzo Coronelli Ministro Generale dell’Ordine de Minori Conventuali, Cosmografo della Serenissima Repubblica stampato in Venezia nel 1703 a spese di Antonio Tivani con licenza de Superiori e Privilegio dell’Eccellentissimo Senato, si legge alla voce SANT’ANGELO DELLE POLVERI, ISOLA:

“… poco lungo da essa trovasi l’isola detta un tempo sant’Angelo di Contorta, e poscia Sant'Angelo della polvere. Ebbe quel primo titolo da un Monastero di Monache dedicato a San Michele Arcangelo, che nel 1474 si rese celebre per la scioltezza delle sue abitatrici e per la caparbietà ed ostinazione loro nel far fronte a quanti le volevano riformare. Fu forza levarle di là e concentrarle nel Convento della Croce della Giudecca. Per la qual cosa rimase bensì solitario il Monastero, ma bramosi i Padri Carmelitani della Congregazione appellata di Mantova di piantar sede in Venezia, lo chiesero alle Monache della Croce, e mediante piccoli censi presero ad abitarlo nel 1518. E lo abitarono pel‘ 55 anni finchè, avendo il Senato destinata quest‘ isola tanto discosta dalla città alla fabbrica della polvere, i Carmelitani passarono a Sant’Angelo della Giudecca e l’isola assunse il nome di Sant’Angelo della polvere. Nondimeno un fulmine caduto in que’ magazzini incendiò tutta l’isola, che circondata dapprima da grossa muraglia, con quattro torri ai quattro angoli e con un solo portone magnifico non divenne più che un mucchio di sassi. Rimessa però nel miglior modo possibile fu destinata ad altri usi, ma sempre con vari lavori conviene difenderlo dalla corrosione delle correnti marine.”

Con Napoleone all’inizio del 1800 l’isola di San Angelo della Polvere divenne un “Redoute” ossia un presidio, un’installazione militare con intorno a un edificio centrale alcune costruzioni definite: "caserma", "polveriera"e "corpo di guardia". L’isola continuò ad essere circondata da una serie di bastioni con quattro torrette d’avvistamento poste sugli angoli già ricostruite e presenti alla fine dell’epoca della Serenissima.
Gli Austriaci e il Regno d’Italia, invece, non apportarono all’isola grandi modifiche sostanziali, ma costruirono qualche terrapieno e una nuova struttura militare proteggendo i magazzini delle polveri tramite un'armatura a prova di fulmine. Sant’Angelo delle Polveri venne considerato a tutti gli effetti un anello della collana-cintura delle Fortificazioni Lagunari, e nell'aspetto era molto simile a quanto è parzialmente visibile ancora oggi ... Nel marzo 1849 venne ritrovato nell’isola un’iscrizione Romana funeraria sprofondata sotto ad un terrazzo alla veneziana spesso 20 cm.

Nel 1° Volume del “Fiore di Venezia ossia i quadri, i Monumenti, le Vedute ed i costumi dei Veneziani”... una specie di guida storico-artistica di Venezia e la sua Laguna scritto in cinque volumi da Ermolao Paoletti estampato a Venezia nel 1872 si legge:“Sant’Angelo della Polvere, Isoletta della Laguna di Venezia di figura quadrata, e di circuito di pass ... mezzo miglia distante da San Giorgio in Alga , ed uno e mezzo da San Marco in Lama . Fu prima abitata da Regolari sino al 1050 ... Come riferisce il Sansovino, poi assegnata per soggiorno di Monache, dalle quali essendo stata abbandonata a causa dellinsalubrità dell’aria, il Pubblico la destìnò per la fabbrica della polvere dell’Arsenale, donde riportò la denominazione, e tuttavia tra le rovine si scoprono gran pietre di macine, ed altri stromenti di edifici erettìvi. Fu poi susseguentemente l’Isola convertita in Magazzini per solizzare e governare la stessa polvere e poi distribuirla ne depositi secondo le pubbliche indigenze; ma nel giorno fatale de 29 Agosto 1689 a ore 4 un fulmine avendo scoccato ne’ Magazzini predetti ne’ quali si trovavano 800 Barili di polvere, incendiò tutta l’Isola, e le Fabbriche restarono in un momento del tutto atterrate; di modo che al presente non si veggono che cumuli di sassi, e sulle di lei spiagge quantità di zolfo dal medesimo suolo liquefatto. Un vile Tugurio serve d’abitazione ad un Custode, mantenutovi dal Pubblico, che ha il comodo d'una Cisterna, come esprime il disegno da noi esposto nel nostro Isolario. Era prima tutta circondata di grossa, ed alta muraglia, con 4 Torri, che occupavano i 4 angoli dell’Isola, guardata in quel tempo con gran gelosia. Da un solo Portone ornato di marmi quadrati per mezzo d’un Pontile si aveva quivi l’ingresso, e vi era ancora una comoda Cavana con altro consimile Portone in parte rovinato. E’ circondata l'isola suddetta da Canali nuovamente fatti, ed ingranditi dalla Natura, che hanno di molto migliorato la Laguna, e le Paludi fino a San Biagio e sono di quegli, che ultimamente furono saviamente ricordati da zelanti Senatori de‘ quali abbiamo parlato in altro incontro.”


Ancora nel dopoguerra del 1950 sull’isola ridotta a poco più di 5.000 mq c’erano ancora i Militari che usufruivano di strutture in cemento, mura di cinta, torre piezometrica e approdo … Poi l’abbandono dell’isola fu totale fino al 1994, quando fu posta in vendita all’asta o proposta in affitto come diverse altre isole della stessa Laguna.
A seguito di questo ci fu un ultimo squillo storico di Sant’Angelo delle Polveri quando nel gennaio dell’anno seguente un Veronese originario della Giudeccaha ottenuto l'isola in affitto per un canone di poco inferiore ai 10 milioni annui …  Poi più niente … solo silenzio, Laguna aperta … e tanta Storia ormai trascorsa e quasi dimenticata.





 










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