“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 105.
LA FESTA DELLA SENSA E LO SPOSALIZIO DEL MARE A VENEZIA.
Oggi si ricelebra a Venezia ancora una volta la Festa della Sensa o dell’Ascensione di Cristo. La festa è nata con I’intento degli antichi Veneziani di commemorare insieme due eventi che ritenevano importanti per la Serenissima. Il primo fu che il 9 maggio dell’anno 1000 sotto il Doge Pietro Orseolo II° i Veneziani salvarono i popoli della Dalmazia dalle minacce dei Croati e degli Slavi Narentani ... e perciò per proteggere meglio quelle indifese genti oltremare ne incamerarono terre e risorse. Infatti da quel momento il Doge di Venezia divenne anche: Duca di Dalmazia.
Il Doge era partito da Venezia per quell’operazione militare proprio il giorno dell’Ascensione, e giunto in Dalmazia mise a ferro e a fuoco le isole di Lissa, Curzolae Lagostaavamposti tradizionali dei Pirati, poi risalì il fiume Narenta e fece il resto facendoli capitolare e arrendere del tutto ... per forza: li aveva trucidati tutti. Quel gesto guerresco fu l’inizio ufficiale dell’epopea economico-politica dei Veneziani sul Mediterraneo, operazione militare di successo sostenuta e condivisa anche dai Patriarchi di Aquileia e Grado, e addirittura dal Papa Silvestro II°, che sembra in quell’occasione abbiano benedetto e inaugurato insieme per la prima volta il Gonfalone di San Marco col Leone alatoissato dalla Flotta da Mar della Serenissima Repubblica Veneziana.
Lo Sposalizio del Mare da parte della Serenissima associato alla stessa festa risale, invece, al 1177. Nel 1177 sotto il Doge Sebastiano Ziani,che era d’accordo con i Re di Francia, Spagna e Inghilterra, Papa Alessandro III amico dei Normanni che lo portarono in nave fino a Zara per poi trasferirlo su navi Veneziane, e l’Imperatore Federico Barbarossa che scelse Venezia perché: “…città più sicura e abbondante di ogni cosa e di una popolazione quieta ed amante della pace.”, s’incontrarono nella zona neutrale della Laguna per definire finalmente la pace fra Papato e Impero.
Già che c’era, l’Imperatore Barbarossa prima di passare per Venezia si fermò un attimo a Chioggia dove i Vescovi di Ostia, Porto e Pellestrinaa nome del Papa sistemarono una volta per tutte certe sue pendenze col Papa che l’aveva più volte scomunicato per via di eresie e abiure varie, e lo assolsero da ogni censura e condanna.
Per l’occasione convennero a Venezia più di 3.000 fra dignitari, diplomatici, invitati, Cavalieri e soldati di scorta, e sotto gli Arconi e il Portico della Basilica di San Marco i due potenti “capi di Stato” stipularono un trattato di pace di almeno sei anni ponendo fine a lotte e a disaccordi che duravano ormai da secoli.
La leggenda sorta su quell’incontro racconta cose curiosissime: si dice che il Barbarossasi sia buttato a baciare i piedi del Papa, e che lui l’abbia contraccambiato scambiando il simbolico e beneagurante “bacio di Pace” sulla bocca.
Lo storico Obone da Ravenna aggiunge che mentre l'Imperatore baciava il piede al Papa, costui gli abbia messo il piede sopra il collo dicendogli beneaugurante: "Camminerai sull'aspide e sul basilico !"(che non è l’Erba medica ma una ferocissima Bestia mitologica). Il Barbarossa sembra gli abbia risposto: "Non tihi, sed Petrus" ossia: "Guarda che non mi inchino davanti a te, ma a Pietro, ossia il rappresentante di Dio". Allora si dice che il Papa gli abbia risposto: "Et mihi et Petrus" ossia: "Ti stai inchinando sia davanti a me che a San Pietro", come a dire: “Ti inchini due volte, ossia: “Ti umili proprio del tutto … che di più non si può”.
Vero o non vero che sia stato tutto questo … poco cambia, si tratta solo d’infiorettamenti della Leggenda. Mi pare improbabile che il Barbarossa si sia tanto umiliato col Papa ... Comunque a ricordo di quell’incontro esiste ancora oggi nel Nartece della Basilica di San Marco una losanga bianca che indica il punto preciso dove avvenne quell’incontro.
La cosa che contò di più in quel frangente fu che Venezia ebbe riconosciuta ufficialmente la sua valenza politica da parte di tutte le potenze Europee dell’epoca … La Serenissima era entrata a far parte ufficialmente delle“Grandi Nazioni”.
Sembra ancora, che il Papa, già che si trovava a Venezia, al di là delle vertenze politico-economico-commerciali che di certo gli interessavano di più, non abbia perso l’occasione per fare anche un po’ il Papa vero e proprio. Perciò si mise a consacrare nuove chiese come San salvador, Ognissanti e Santa Maria della Carità, e a concedere indulgenze a destra e a manca soprattutto alla chiesa di San Marco. Mise fine anche agli eterni contrasti e lotte fra il Patriarcato di Aquileia e quello di Grado, (che nel frattempo eradiventato amico della Repubblica Serenissima tanto da essere andato ad abitare in suo palazzo a San Silvestro), assegnando ai Patriarchi la giurisdizione sulle Diocesi di Capodistria, Parenzo e Pola, oltre che l’intera Dalmazia e Istria… Perché al Doge sì il Dominio sulla “Dalmazia et Istria” e ai Patriarchi no ?
Era meglio equiparare, pareggiare le cose fra Civico ed Ecclesiastico … cancellando certe scomode differenze gestionali.
In vena di donazioni e contributi, il Papa donò anche al Doge una "Rosa d'oro", il privilegio dell'"Ombrella", e il privilegio dello "Stocco et Pileo" che lo definiva: "Defensor Ecclesiae". A completamento del gesto, gli donò anche un anello benedetto che da quel momento il Doge usò per lo sposalizio del mare il giorno della "Sensa".
Qualche malizioso dell’epoca aggiunse subito ironicamente che il Doge cercò di sbarazzarsi appena possibile ed elegantemente di quel scomodo anello Papale buttandolo in acqua a caccia di vera e redditizia Fortuna piuttosto di tante benemerenze fumose e vuote.
In quella stessa occasione sembra che il Doge si sia dimostrato “Gran Signore”, perchè donò in cambio al Papa otto vessilli con il Leone di San Marco, i famosi “Vexilla triunphalae dogali” che precedevano le sue processioni ufficiali: rossi, verdi, celesti e gialli (come i colori delle bandiere delle Regate). Si dice che quelle bandiere avessero un particolare significato durante le processioni Dogali: se aprivano il corteo i vessilli rossi significava che la Repubblica era in guerra; se bianchi: in pace; se verdi: in guerra col Turco; se celesti: la Serenissima stava vivendo un periodo di neutralità.
E’ una storia simile a quella del Leone di San Marco, che se mostrava di tenere il libro aperto fra le zampe significava che Venezia era intenta a dispensare Pace come gli aveva insegnato il suo Evangelista: “PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”; mentre se il Libro era tenuto chiuso fra gli artigli, significava che Venezia si trovava in guerra. Infatti il Leone Marciano veniva raffigurato con una spada sguainata, e ruggiva feroce mostrando denti e artigli sotto a una criniera scompigliata e arruffata da far paura, con le zampe anteriori sulla Terra e quella posteriori sul Mare a simboleggiare i due Domini della Serenissima.
Come sapete meglio di me, il Doge guidava sul suo Bucintoro la solenne processione acquea di barche che usciva dal Molo di San Marco e si recava (e si reca ancora oggi) fino alla Bocca di Porto del Lido davanti alla chiesadi San Nicolò Patrono dei Marinai e dei Naviganti. Lì il Doge pregava a nome di tutti i Veneziani dicendo fra l’altro: “…per noi e per tutti i navigatori il mare possa essere calmo e tranquillo …”, poi aggiungeva recitando la Formula Rituale: “Desponsamus te, Mare ... In signum veri perpetuique dominii...”(Ti sposiamo, mare. In segno di vero e perpetuo dominio). Poi come da cerimoniale il Doge “Sposava il Mare” gettando in acqua quel famoso anello da sposo donatogli dal Papa. (si dice che c’era immediatamente una squadra di Veneziani tuffatori che s’immergevano subito per recuperare l’anello e restituirlo al Doge in cambio di congruo premio-gratifica).
Di certo quel gesto scenico non ricalcava solo un Rito leggendario di “Mistica unione sponsale”, ma rispolveravaanche un significato propiziatorio e di buona sorte forse di antichissima origine pagana già presente fra le Genti della Laguna chissà da quanto tempo.
In ogni caso: tutto bello ! … sia leggenda che gestualità … Anche questo è Venezia con la sua Storia e le sue superbe Tradizioni.
Un unico neo però … Credo sia legittimo interrogarsi da buoni Veneziani d’oggi su che cosa intendano “sposare di Venezia” i nostri ultimi Sindaci come Cacciari, Orsoni e Brugnaro … Qualche dubbio e perplessità resta confrontandoli con l’antica Storia … Speriamo bene, come hanno sempre fatto nonostante tutto i Veneziani di ogni tempo.
Buona Festa della Sensa a tutti i Veneziani !