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“NON S'ABBRUSARA’ PERSONA IN PIAZZA SAN MARCO !”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 109.

“NON S'ABBRUSARA’ PERSONA IN PIAZZA SAN MARCO !”

Quella volta sembrava tutto pronto, tutto risaputo e quasi fatto, e, invece durante il 1500, non andò affatto così a Venezia. Gli spioni efficentissimi della Serenissima avevano scoperto tutto: nomi, posti, persone coinvolte … Ogni tassello del mosaico era stato messo argutamente al suo posto. Gli Osti delle Locande della Contrada di Santi Apostoli avevano meticolosamente elencato tutto e tutti: avevano perfino descritto gli abiti, detto delle barbe degli uomini, dei libri che avevano, degli incontri che avevano fatto. Pareva proprio che quella volta non dovesse sfuggire proprio nessuno … che la retata fosse imminente, e che in seguito sarebbe calata inesorabile la mannaia implacabile della Giustizia Divina dell’Inquisizione che sarebbe proceduta di pari passo, quasi andata a braccetto insieme a quella Civile della Repubblica di Venezia.

Si diceva, infatti, che il Nunzio Apostolico ossia l’Ambasciatore del Papa residente a Venezia gongolasse già parecchio, e con lui anche il potente capo dell’Inquisizione Veneziana.

Ecco i nomi, i fatti e i personaggi della lunga lista pronti per essere arrestati:
  • Giovanni Paolo Alciati della Motta: eretico Piemontese da Savigliano, costretto a fuggire a Ginevra. 
  • Giorgio Biandrata: Medico eretico da Saluzzo. 
  • Francesco Negri da Bassano: ex Monaco Benedettino che aveva vissuto nei Monasteri di Santa Giustina di Padova e di San Benedetto Po nel Mantovano convertitosi di fatto al Luteranesimo, scrittore, esiliato in Svizzera, plurimaritato.
  • Matteo Gribaldi Mofa da Chieri: giurista e antitrinitario filoprotestante, proprietario del castello di Farges, amico del famoso eretico Pier Paolo Vergerio, fatto bandire da Calvino a Ginevra, accoltellato a Berna in Svizzera.
  • Nicolò Paruta: Patrizio Veneto, Medico ed eretico.
  • Valentino Gentile: Cosentino arrestato e pluricondannato.
  • Girolamo Busale: leader del gruppo ed eretico radicale antitrinitario, ex commendatario dell'Abbazia di Sant'Onofrio di Monteleone, seguace di Valdès.
  • Bernardino Tommasino detto Ochino: figlio di un barbiere, Medico, Teologo e Predicatore, ex Vicario Generale dell'Ordine dei Frati Cappuccini, perseguitato dall'Inquisizione Romana paragonato a Lucifero perchè passato alla Riforma, fuggito dall’Italia a Zurigo, Ginevra, Basilea e Augusta.
  • Lelio Sozzini: Teologo antitrinitario passato per Siena e Bologna, poi viaggiatore in Inghilterra, Francia e Svizzera.
  • Francesco Della Sega da Rovigo: gaudente e libertino (in seguito condannato a morte a Venezia nel febbraio 1565 per annegamento nelle acque della Laguna, secondo il rito veneziano nel caso di esecuzioni capitali di eretici).
  • Giulio Gherlandi:di professione lanternaio, figlio illegittimo del Curato del suo paese.
  • Infine un certo misterioso Tiziano da Serravalle o Ceneda: espulso dai Grigioni per propaganda anabattista, convertitore nel Trevigiano, Padova e ad Asolo.               

Quel gruppo di“nuovi fanatici”aveva partecipato fin dal 1546 a dei “Collegia segreti e sospetti”, assemblee eterodosse tenute in alcuni palazzi della Nobiltà di Vicenza. Avevano inoltre discusso di questioni dottrinali, teologiche e intellettuali delicate e pericolosissime per non dire sfacciatamente ereticali. Costoro negavano apertamente la divinità di Cristo e affermavano la mortalità dell'Anima …

Figurarsi l’Inquisizione ! … Aveva di certo i fumetti accesi in testa ... era di certo preoccupatissima, e fremeva per la voglia d’intervenire rimettendo “ogni cosa e ciascuno” al suo giusto posto.

Ad aiutare lo smascheramento di quel gruppo eretico così pericoloso c’era stata anche la delazione di un certo Prete Cattolico don Pietro Manelfi Marchigiano di Senigallia in contatto ad Ancona con Bernardino Ochino, ribatezzato dall’Anabattista Tiziano, perseguitato dal Cardinale Rodolfo Pio di Carpi Legato Papale ad Ancona, e fuggito in territorio Veneziano. Al seguito di quelle notizie l’Inquisizione di Roma aveva inviato a Venezia il Frate Domenicano Inquisitore Girolamo Muzzarelliuomo fidato di Papa Giulio III° che si presentò davanti al Consiglio dei Dieci chiedendo di procedere e attivarsi duramente contro tutte le persone denunciate.

In effetti “erano piovute” e pervenute puntuali a Palazzo Ducale certe recenti notizie segrete da Rovigo e dalle terre di Padova e Ferrara, e in Senato si sapeva anche che il Vescovo di Rovigoultimamente s’era vantato parecchio d’essere riuscito finalmente a far bruciare alcuni eretici nella sua giurisdizione diocesana in attesa che la stessa cosa capitasse presto anche a Venezia.

La Serenissima era sempre informatissima, sapeva tutto dei Processi, degli Interrogatori, dei Libri bruciati, delle prolungate carcerazioni … come sapeva bene dei malefizi, delle stregonerie, delle eresie, delle torture e dei roghi promossi dal Santo Uffizio dell’Inquisizione. Si sapeva … La Serenissima possedeva “occhi e orecchie lunghe” per davvero, ed erano anzi: lunghissime e attente. Venezia tramite una rete amplissima, sofisticatissima ed efficentissima d’informatori e delatori sapeva quasi tutto di tutti, erano rari i segreti e i “giochi politici dello scacchiere Italiano ed Europeo” di cui non fosse almeno un poco a conoscenza.

Tuttavia quella volta Venezia Serenissima rimase come bloccata … deliberatamente immobile. Non accadde nulla … proprio un bel niente, perché la Repubblica decise di schiararsi a favore della libera tolleranza … e basta.

Esiste un dispaccio privato fra un Nobile Veneziano e il Nunzio Ambasciatore Papale a Venezia che riassume bene quella partiolare circostanza che andò a crearsi:
“Eminenza Reverendissima Signor Nunzio Apostolico di Santa Romana Ecclesia Luigi Beccatelli… Reverendissmo e Illustrissimo Signor Inquisitore Grando Frate Nicola dei Francescani Minori Conventuali della Ca’ Granda dei Frari ed Eminente Inquisitore Girolamo Muzzarelli dei Padri Domenicani inviato da Roma …” hascritto confidenzialmente un Nobile Molin alle più alte autorità Religiose di Venezia.La Repubblica Serenissima per opportunità aveva già deciso di non pronunciarsi ufficialmente in maniera feroce. Avrebbe concluso sì le indagini, allestito i processi e tutto il resto, ma non avrebbe infierito.
“Non sarà prudente accatastare pile di legna per accendere roghi in Piazza San Marco a Venezia ... non s’abbrucerà persona alcuna a Venezia o altrove nelle Lagune della nostra Repubblica … tantomeno in nome della Religione e della Giustizia … Come ben ognuno sa a Venezia, la nostra città Serenissima è fragile e facilmente infiammabile … Basterebbe una favilla imprudente portata dal vento perchè tutto possa andare rovinosamente in fumo … E’ più salutare e proficuo quindi per i Veneziani di sempre odorare il profumo di salsedine, spezie, vino e pesce piuttosto che il macabro e quanto mai tristo puzzo di carne umana abbruciata ... A Venezia prossimamente non s’innalzerà la catasta di legna per ardere il condannato … né s’addurrà al pubblico carcere quel giovine pittore di bottega che ha osato dipingere alcune rane nel loro stagno … Illustrissime Signorie Reverendissime: loro dovranno intendere che nella Repubblica di Venezia è tutto diverso … La Serenissima Illustrissima col suo Doge e la Signoria hanno sempre saputo e vorranno sempre distinguere e discernere fra Verità, Menzogna e giusta tolleranza … così come si desidererà sempre preservare ogni persona da ingiusta calunnia …”

Strano quell’appunto curioso sul giovane pittore di Rospi e di Rane !

Come poteva essere considerato pericoloso un giovane dipintore di Rane e Rospi ?

Per noi di oggi sembrerà cosa inverosimile, futile … Un pittorello Naturalista, un semplice vagheggiatore di paesaggi e vedute può essere pericoloso ?

E, invece, per la consapevolezza soprattutto Religiosa ed Ecclesiastica di quel tempo, ma anche sociale e popolare lo era … e anche tanto … Troppo ! Anche a Venezia erano ancora vivissime certe tradizioni, e c’era una specie di vera e propria nostalgia per certi simboli e contenuti risalenti a culti e convinzioni antiche dei secoli passati, mai assopite del tutto e ancora presenti nel’Evo considerato del tutto Cristianizzato. Non era stato sufficiente cancellare le tracce delle antiche Religioni sovrapponendovi sopra la Religione Cristiana, né era bastato affermare che erano stati culti pagani, diabolici e dannati per sradicarli del tutto dalla memoria e dal patrimonio tradizionale della gente qualsiasi e dei Nobili e Letterati delle Lagune.

Nonostante le Cattoliche proibizioni, si continuava a Venezia a parlare ancora del “viaggio esotico dei Morti e della loro cavalcata furiosa nell’Aldilà in Mondi diversi”. Si continuava a pensare che i Morti ritornanassero ancora in maniera speciale fra i vivi, e che avessero un ruolo nella prosperità di chi è rimasto di qua. Si diceva anche: “… quell’esercito d’Anime assetato di vita e senso è cappeggiato da donne-madri, figlie della Grande Madre: Percha, Holda, Abolde …”

“Tutte donne strassinàe dal Diavolo” ribadiva la Religione Cristiana con la sua Inquisizione … e l’antica “Donna di Bel Zogo” venne progressivamente sostituita dalla Madonna: “… la Nuova Donna per eccellenza, la Pura e tuttaSanta che calpestava sotto ai piedi i simboli del Male pagano e antico”.

Gli antichi culti e le tradizioni popolari Venete raccontavano anche di lotte epiche stagionali per l’abbondanza fatte da Spiriti e Stregoni buoni e cattivi che s’affrontavano annualmente fra loro lottando con fruste di Finocchio o di Sargo. Da quelle lotte magiche che si tenevano nella Notte delle Quattro Tempora di Natale o di altri momenti dell’anno dipendeva il successo dei raccolti dei campi ... Quelle dei culti pagani erano inoltre una serie di tradizioni e sensazioni trasmesse oralmente, e di natura spesso personale, estatica, evasiva, oracolistica, miracolistica e di libero accesso a tutti. Erano il giusto contrario del pragmatismo solido, dogmatico, ordinato, codificato e gerarchico della nuova proposta Ecclesiale del Cristianesimo che proponeva atteggiamenti etico-morali ben precisi secondo schemi ben preordinati e obbligati come: i Principi Dogmatici della Fede, i Sacramenti, i Decaloghi, i Vizi e le Virtù, le Penitenze, le Indulgenze, le Elemosine e tutto il resto.

Il 13 febbraio 1278 vennero bruciati nell'arena di Verona circa duecento Catari eretici… mentre il 10 agosto 1553, ossia diversi secoli dopo, moriva ancora sul rogo a Ginevra il Medico umanista antitrinitario Michele Serveto … e il 22 giugno 1633 venne condannato all'abiura e al carcere perpetuo perché "veementemente sospetto d’eresia": Galileo Galilei, per il semplice fatto di sostenere la teoria eliocentrica … S’era perciò innescata in Europa e anche oltre una lunga catena di convinzioni, certezze dogmatiche inopugnabili, fatti, inquisizioni, sopprusi e morti che tempestò la Storia per lungo tempo.

Tuttavia le vecchie convinzioni e attitudini erano rimaste comunque, a poco era valso continuare a definirle: “superstizionidel Diavolo da cancellare e sopprimere”. La Serenissima era a conoscenza dei fatti accaduti a Milano circa gli antichi culti della “Madre” le cui “Apostole e Adepte” erano state bruciate ... Così come anche a Venezia c’erano stati Santuari della Laguna, Templi pagani inglobati, assimilati e incapsulati, coperti da una miriade di nuove Chiese e Monasteri. Nei territori della Serenissima erano rimaste vistose tracce degli antichi culti pagani estatici, bacchici, visionari, esoterici, sciamanici oltre che legati ai ritmi arcaici delle stagioni, della Natura e del Tempo. Venezia sapeva bene che non era stato sufficiente cancellare tutto perché terminassero per davvero d’esistere certe convinzioni radicate nel cuore e nella mente della gente. Non bastava tacere di certe cose perché non fossero accadute … 

Quel che era stato era stato, e la Storia trascorsa non si può mai cambiare e rinnegare del tutto … il Cristianesimo non sarebbe mai potuto essere l’unica realtà esistente al Mondo.

Ecco perché Rane e Rospi dipinti avevano un loro senso e significato … che faceva imbufalire, e  di molto, gli uomini dell’Inquisizione.

Rane e Rospi non erano solo i protagonisti dell’amena storiellina antica della Batracoiomachia… In certi ambienti Veneziani si conoscevano bene gli effetti della bufotenina contenuta in quelle bestie. Si sapeva di quel potente allucinogeno sgradevole, "il latte di rospo" che traspirava dalla pelle, del sudore degli anfibi capace anche di uccidere l’uomo ... come “la sua orina, la traspirazione, il fiato mefitico, la saliva, e lo stesso sguardo che rappresentavano pericoli mortali per gli umani ... Possono accecare, sputare negli occhi di coloro che lo infastidiscono, strisciare su una persona addormentata, berne il respiro e provocarne la morte…”

Il Rospoanimale notturno come il Gufo e la Civetta era un essere considerato presente nei sogni, compagno di viaggi onirici sepolto nell’inconscio di tutti … Rospo e Rana nei tempi antichi erano sinonimo e possedevano valenze positive. Significavano: Saggezza Primordiale e potere di guarigione fisica degli stati più inconsci, profondi e nascosti della persona. Quegli animali legati all’acqua in cui trascorrevano l’intera esistenza, erano esseri viventi molto presenti e visibili nelle campagne, nei boschi, negli stagni e nelle paludi Venete.  Animali che comparivano quasi dal nulla con l’arrivo della pioggia, si ritenevano segno di novità, fecondità e trasformazione, immagine della capacità di rinascita della Natura e della Terra. Come la Tartaruga e la Salamandra s’intendevano come concentrato del segreto della Vita e della Morte ... Rane e Rospi quindi erano utili a vincere ogni forma di sterilità.

Si favoleggiava intorno alle doti magico-mistiche-simboliche delle Rane e dei Rospi: la loro capacità emetica velenosa veniva interpretata anche come capacità di rimettere una situazione e superarla, di liberarsi da momenti di crisi e difficoltà. Il loro rimanere immobili sulla difensiva di fronte agli esseri umani era ritenuto indicazione di capacità d’affrontare le novità con pacatezza, lucidità, immobilità e freddezza senza farsi sopraffare dall’emozione … “Il modo” di comportarsi di Rane e Rospi era indicazione di un “modo buono” valido per uscire dal passato e per affrontare il futuro.

Secondo le conoscenze antiche: Rane e Rospi erano animali sacri caduti dalle nuvole e dal Cielo, protettori della sessualità e delle nuove vite: assistevano le donne durante la gestione del parto la cui posizione "a gambe di Rana"richiamava la postura dell’animale … Le secrezioni del Rospo si usavano per far aumentare le contrazioni uterine ... Si regalavano alle donne "Rospi votivi di donna-Rospo",anelli e gioielli a forma di Rana e Rospo per augurare d’avere figli, un parto facile, o di guarire da malattie ginecologiche ...  Si pensavano le Rane e i Rospi presenti alla germinazione iniziale del grano … creatori delle Arti Magiche e Pratiche, dell’Agricoltura …  aiutanti ogni giorno del Sole nel suo sorgere, difensori dell’unità familiare, custodi della casa, induttori di prosperità, salute, longevità e ricchezza … amuleti capaci di tenere lontano ogni Male e Negatività.

Si era convinti che gli occhi di Rospo guarissero l'oftalmia … SecondoDioscoride la cenere di tre Rospi bruciati vivi mescolata a miele o a pece liquida curava l'alopecia … Nel Rinascimento e nell’epoca Barocca: le zampe di un grosso Rospo recise mentre era ancora vivo e applicate al collo di una persona affetta da scrofo­la la guarivano … il fegato di Rospo essiccato all'ombra, applicato sulle cisti sebacee della testa o sui tumori benigni li eliminavano a poco a poco … la cenere o polvere di Rospo sospesa al collo di una donna dai flussi mestruali irregolari ne ristabi­liva la regolarità ... La stessa polvere guariva l'incontinenza urinaria, assunta per uso interno curava l'idropisia, posta sui reni aumentava l’urina, smuoveva l'anuresi … Cosparsa sopra a un morso velenoso attraeva a sé il veleno, applicata sulle piante dei piedi era rimedio efficace contro febbri e disturbi cardiaci.

Le ossa delle cosce del Rospo accostate ai denti guarivano dal dolore, sfregando sulla fronte un Rospo vi­vo si otteneva sollievo dall’emicrania … I “succhi”del Rospo venivano adoperati anche come farmaco contro la peste. Giovanni Battista Van der Helmont fabbricò delle pillole chiamate: Xenèchtum, Xenechdòn o Zenetòn ossia amuleto. Erano impastate di cera e gomma arabica mettendo insieme Ro­spi morti appesi per tre giorni a testa in giù accanto a un gran fuo­co. Si aggiungeva poi la loro materia mucosa dell’animale e anche i vermiciattoli trovati negli occhi, e si consigliava di porre quelle pillole sopra alla mammella sinistra dell'appestato e sopra le parti infette. Si sarebbe ottenuto così di allontanare il contagio estraendone e assorbendone il veleno.

E c’era ancora dell’altro da sapere circa Rane e Rospi … Siccome il Rospo e la Rana si trasformano da Girini e sono capaci di mutare la pelle mangiandosela periodicamente ... si consideravano sinonimo di cambiamento, trasformismo e novità …  Si pensava che nel Rospo fosse di solito nascosto un Mago o una Strega che detenevano segreti potentissimi ... Si diceva anche che sulla Luna viveva un grande Rospo a tre zampe i cui movimenti coincidevano con “le tre facce della Luna: crescente, calante e assente o nera.”

Un’antica leggenda raccontava che la Rana insieme al dio Serpente-Uccelloe al dio Mago-Giaguaro erano presenti nel mare oscuro e primordiale delle origini e della Creazione dell’Universo… da loro derivarono perciò Cielo e Terra ... Si usavano perciò a scopo propiziatorio Rane e Rospi in pranzi rituali, e si portavano sulle cime delle colline per chiedere alla Madre Terra di far scendere il dono della pioggia ... Nell’immaginifico popolare la polvere di Rospo bruciato e tritato era capace di suscitare temporali e tempeste ... ma anche di guarire dall’ubriachezza … Quando Rospi e Rane si tuffavano spesso in acqua aumentando i loro gracidii: avvertivano che sarebbe piovuto presto… Chi avesse sputato su un Rospo sarebbe morto perché lui sapeva dare Morte e Vita ... Se qualcuno lo avesse non rispettato e irritato, l'animale si sarebbe gonfiato e sarebbe esploso schiz­zando intorno un veleno mortale … Dopo la Morte un uomo che non avesse adempiuto a un voto poteva farlo assumendo le sembianze di un Rospo e dirigersi finalmente verso il Cielo strisciando sull'altare di una chiesa dedicata alla Pietà. Bisognava perciò ri­spettava un Rospo se lo s’incontrava di not­te mentre camminava goffamente … conteneva un’Anima pigra e pentita !

Con l'avvento del Cristianesimo di derivazione Ebraica si volle far scomparire tutti quei contenuti considerati ormai obsoleti. Si provò a rovesciare tutto quel modo di pensare: nella Bibbia e nella conseguente Tradizione Cristiana Rane e Rospi vennero considerati come animali impuri, manifestazioni del male, malvagi, sede di una potenza ne­fasta, messaggeri infernali di Satana … L'invasione dei Rospi descritta dal Libro dell’Esodo della Bibbia era una delle "piaghe e dei flagelli punitivi di Dio” ... I vari San Giovanni, San Martino e la Madonna cristianizzarono ogni cosa, abitudine e necessità, e presero il posto e le doti di tutti i “Patrocinatori Antichi Naturali”… come lo erano stati anche le Rane e i Rospi.

E non è ancora tutto … Nelle Alpi Bavaresi si considerava terapeutico uccidere i Rospi nei giorni delle Feste della Madonna, soprattutto il 15 agosto e l'8 settembre. Tuttavia si continuava a pensare che catturati negli stessi giorni festivi i Rospi dovessero venire essicati e in­chiodati sulle porte o sul soffitto delle case e delle stalle per poter proteggere umani e animali da paura, angoscie, malattie e Morte ... In Provenza si chiudevano i Rospi in una trottola di terracotta con del­l'olio di oliva e poi si cuocevano nel forno usando il risultato per curare le febbri maligne ... In Germania settentrionale si essiccava la pelle di Rane e Rospi per applicarla sulle parti malate per aspirarne il male ... Un po’ovunque in Europa(Italia, Francia e Germania) si favoleggiava sul fatto che il Rospo possedesse al suo interno una pietra portentosa: la “Lapis bufonius” ossia la “Pietra Rospina”, la “Batrakités”dei Greci, la “Bora” dei Latini. Grande come una nocciola, si sarebbe trovata dentro alla testa del Rospo, dietro alla fronte, nel cervello dei Rospi grossi e vecchi. Si pensava fosse un talismano potente, un amuleto raro di grande valore capace di neutralizzare veleni, sedare infiammazioni, diverse malattie e ostilità ... Chi solo toccava una coppa dove fosse stata versata una goccia di tale potente veleno si co­priva immediatamente di sudore in tutto il corpo … Orafi provetti creavano anelli d'oro e d'argento con la Pietra Rospina … e il Duca e Re di Na­poli ne possedeva una incastonata in una coppa di cristallo tempestata di smalti.

“Si può indurre l'animale mefitico a sputare e vomitare la Pietra Rospina spingendolo con un panno rosso dentro a una buca ... Lì lo si terrà esposto al sole finché tormentato dalla calura e dall'arsura sarà indotto a vomitare la Pietra ... Oppure s’imprigionerà il Rospo in un vaso di terracotta forato da deporre in un formicaio. Le Formi­che spolpato il Rospo lascieranno la sola Pietra Rospina insieme alle ossa.”

Insomma, certe usanze erano dure a morire ed essere cancellate e dimenticate dalla gente e dagli ambienti medico-alchemici anche di Venezia. L’Inquisizione poi, esasperando una certa fantasia contorta comune e popolare, ci mise del suo: “… Rane e Rospi sono da sempre servi e famili, spiriti alleati, compagni di Streghe e Stregoni come i Corvi, i Pipistrelli, i Serpenti, i Gatti, il Lupo e le Rane … li avvertono di eventuali pericoli, appagano i loro desideri sessuali, procacciano loro cibo e denaro … Di sabato i Rospi svolgono compiti casalinghi nelle case del Diavolo ... Infatti, in Inghilterra vengono impiccati e bruciati insieme a maghe e stregoni ... Sono animali negativi appartenenti ai culti antichi dove primeggiavano: Elementi, Acqua, Terra, Pioggia e Cielo … sembianze della Grande Madre rappresentata nuda con due Rospi at­taccati ai seni ... indispensabili amuleti, oggetti utili per la preparazione di pozioni, esseri capaci di trasmettere sensazioni e proprietà mentali ... I Rospi vengono allevati negli stagni e nelle paludi dai Novizi del Diavolo … il Rospo è l’assistente, “l’Angelo Custode rovescio delle Streghe” ... Le Streghe recitando formule incantatorie aspergono i neofiti con l'urina del Demonio raccolta da buchi osceni, e fanno segni di Croce alla rovescia con la mano sinistra ... mentre Rane e Rospi stanno assiepati insieme ad altri Spiriti Diabolici al di fuori del cerchio tracciato dal Mago per proteggersi durante l’evocazione Diabolica ...Un unguento prodotto con la saliva del Rospo rende invisibili le Streghe ... un altro a base di varie Piante e animali associati a parti organiche del Rospo è utile per volare ... Le cerimonie dei Sabba si tengono di solito in vicinanza di corsi d´acqua o di stagni dove le Streghe, pronunciando bestemmie contro Dio e alzan­do gli occhi al cielo, decapitano e mutilano Rane e Rospi vestiti di seta scarlatta, con piccoli berretti di velluto verde e minuscoli campanelli intorno al collo. Vengono quindi scuoiati e sminuzzati, gettati dentro al gran calderone, uniti ad altri strani ingredienti come viveri, resti umani, lombrichi, ragni e lumache, poi vengono deposti su un piatto ... Allora le Streghe battendo un piede inviano altri Rospi come messaggeri negli Inferi, e danzano con loro tenendoli sul palmo delle mani, partecipano insieme schiena contro schiena all’immondo girotondo “controsole” ... Vari Rospi stanno appollaiati sulle spalle del Demonio in persona … i Demoni imbandiscono Rospi come pietanza per i dannati colpevoli del peccato di gola … Le Streghe trasformate in Rospi avvelenano i nemici con un veleno denso e bianco secreto dalle ghiandole dei Rospi a cui loro sono immuni, procurano danni, guai e disgrazie, infettano, rendono storpi, procurano “fatture a morte”, e trasformano in vapori portati dal vento procurando sterilità del terreno e di tutto ciò che vanno a toccare ... Per questo tanti Nobili e Signori pagano perché vengano schiacciati tutti i Rospi e le Rane che si trovano nei dintorni dei loro palazzi e castelli ...”

Agnes Sampson consigliata da Satana disse che per provocare la morte di Re Giacomo VI era necessario: “…appendere un rospo, arrostirlo e farlo gocciolare, mettendo tali gocce dove Sua Maestà suole entrare o uscire o dove queste potrebbero cadere in testa o sul corpo di Sua Maestà e ucciderlo così che altri comandassero al suo posto e il governo fosse assunto dal Diavolo in persona”.

Nei vecchi manuali in uso dell’Inquisizione si può continuare ancora a leggere: “… Il ricettario dei filtri, degli incantesimi e dei veleni delle Streghe prevede l’estratto di Rospo: “una spugna avvelenata e tossica” ripiena di potentissimo veleno, o un Rospo imbottito di Amanita, Digitale Purpurea e Cicuta.
“Recatevi in un prato prima che il sole si levi e con un panno bianchissimo e acchiappate una Rana. La metterete in una scatoletta, nella quale avrete fatto nove buchi: poi andrete ai piedi di un albero dove vi siano grosse formiche, scaverete una fossa, vi poserete la scatola e la ricoprirete con il piede sinistro, dicendo: “Che tu cada in confusione secondo i miei desideri”. Al termine di nove giorni, alla stessa ora, tornerete a cercare la scatola: vi troverete dentro due ossi, l’uno somigliante ad una forca, l’altro ad una piccola gamba. L’osso a foggia di gamba servirà per farvi amare se toccherete con esso la persona, la forca invece a respingerla, raffreddare i bollori e litigare”.

Fra molte altre osservazioni, Plinio il Vecchio raccomandava: “… Anche soltanto la vista di un Rospo produce guai. Ed ecco come: se uno gli si pone davanti e lo guarda fissamente, esso, obbedendo al suo istinto, ricambia arditamente lo sguardo ed emette un soffio che per lui è naturale e innocuo, ma per l'uomo è dannoso alla pelle; gliela tinge infatti di un giallo così intenso che chi ne è colpito, se incontra qualcuno che non lo ha visto prima, può sembrare affetto da qualche malattia. Questo colore, dopo non molti giorni, sparisce.”

Dei terribili effetti del veleno dei Rospi era convinto nel 1500 l’abile chirurgo progressista Ambroise Paré: “Benché i rospi non abbiamo denti, tuttavia non mancano di avvelenare la parte che mordono con le loro labbra cascanti e le gengive, che sono aspre e ruvide al tatto, facendo passare il veleno attraverso i condotti della parte rosicata … Inoltre gettano veleno mediante l'urina, la bava, e vomitano sulle erbe, e specialmente sulle fragole, di cui sono molto golosi. Non ci si deve meravigliare perciò se le persone, dopo avere assorbito questo veleno, muoiono di morte istantanea.”

Athanasius Kircher aggiungeva: “Il rospo è centro d’attrazione di tutte le sostanze velenose … compie funzione disinfestante e, pur appartenendo alla zona della diabolicità, rientra nel piano provvidenziale di Dio. Perciò veniva posto sotto al letto dei malati dove si gonfia fino a scoppiare impregnato dell'aria mefitica che circonda i febbricitanti. Il Rospo aspira il veleno a distanza, in particolare quello della febbre tifoide … ma fino a un certo limite, perché poi torna a diffondere ad altri esseri il miasma accumulato; sicché occorre ucciderlo al momento giusto.”

Si favoleg­giava su Rettili striscianti che divoravano Rospi per incrementare la loro capacità d’avvelenare ... di accoppiamenti mostruosi fra Batrace e Serpi da cui nascevano Rospi con code serpentine. Ulisse Aldrovandi riferì nel 1555 che in un paese della Turingia un Rospo dalla lunga coda di Serpente era nato ad­dirittura da una donna.

“Alcuni Rospi si appostano presso l’ovulo malefico e mangiano le mosche uccise dal suo veleno. In tale maniera si accumula nella pelle del batrace il potente alcaloide della bufotenina che procura aumento dell’energia muscolare, dell’aggressività e dell’eccitazione sessuale; aumento delle capacità psichiche e sensazione di chiaroveggenza; e perdita del senso delle coordinate spazio-temporali con conseguente sensazione di volare.”

Sempre negli stessi manuali dell’Inquizione si può leggere: “Il Rospo è simbolo dei peggiori Vizi Capitali: della Lussuria con i suoi amplessi li­bidinosi e schifosamente aggressivi … dell'Accidia dal passo lento, incerto e indolente … dell'Avarizia che scava nel terreno per nascondervi i tesori … della Gola che mangia perfino la ter­ra con disgustosa avidità … dell’Ira che s’adira secernendo liquido velenoso … della Superbia che si gonfia con alterigia mostrando la sua superiorità … dell'Invidia e della Maldicenza di cui esprimono il verso rauco, sordo e inafferrabile ... Il Rospo è anche simbolo dell'Ingiustizia che è donna biancovestita piena di macchie, che tiene nella ma­no destra una spada e nella sinistra un Rospo, mentre per terra schiaccia con i piedi Tavole e Libri della Legge spezzati e la bilancia abbandonata dell’Equità ... I Rospi vanno a mordere i seni gonfi e lussuriosi delle don­ne peccatrici, s’arrampicano sulle loro cosce e penetrano nelle loro vagine, e dall’interno le divorano tutte … Vanno a portare la Tentazione e mordono la lingua libertina dei Monaci … Il Grande Tentatore ha sembianze di Bel Tenebroso, ma sulla sua schiena e fra le pieghe dei suoi abiti si nascondono e arrampicano Rospi e Serpenti insidiosi ... Nel­l'Inferno dei Dannati vengono infilati Rospi nelle bocche fameliche dei crapuloni ... Sulla cappa di Papa Clemente V il Salvatore comunica Giuda traditore nella Cena Estrema non offrendogli un boccone di pa­ne Eucaristico ma un Rospo perché dopo quel boccone: “Satana entrò in Giuda … dannandolo.”

Gli uomini del Santo Uffizio perquisivano le case degli inquisiti cercando diligentemente in ciascuna stanza se per caso vi fossero Rospi nudi o ve­stiti in livrea.
“Sputa il Rospo ! Libera la tua coscienza ! …Confessa la tua colpa mettendo fine alle tue sofferenze !” gridavano di solito i torturatori dell’Inquisizione che andavano a cercare sul volto delle presunte Streghe il marchio del Demonio che segnava “una zampa di Rospo” in un angolo bianco dell'occhio.

Venezia Serenissima e i Veneziani conoscevano bene tutte queste cose, pur essendo passati attraversi la “grande rivolta storica ed epurativa” del Cristianesimo. Venezia di certo conservava nelle sue viscere il ricordo di quei tempi e di quelle credenze che erano state, così come era consapevole dei “pericoli” provenienti dalle grandi “novità eretiche” del Nord. Non a caso s’era premurata di inventarsi la Magistratura dei Tre Savi all’Eresia ... e questo anche perché la Serenissima non desiderava affatto adeguarsi ed essere completamente succube dei dettami e delle disposizioni della Chiesa con la sua Inquisizione.
“Il cuore umano non si governa …” continuò saggiamente e in maniera lungimirante a scrivere il Nobile Molin nel suo dispaccio indirizzato al Nunzio Apostolico e agli Inquisitori, “La mente umana è sempre capace d’inventarsi percorsi nuovi e diversi che portano all’unico Cielo di sempre ... Sta alla capacità di Buon Governo di ogni Stato sapiente permettere l’espressione sana di tali sentimenti religiosi in maniera che non abbiano a nuocere al bene comune e non possano intralciare i fini politici ed economici della propria sovranità e il benessere quotidiano delle proprie genti…”

Perché Venezia ci teneva così tanto a sottolineare l’aspetto del “buon esercizio della Giustizia” ?

C’era più di un motivo … Primo di certo che la Repubblica Serenissima s’era da sempre votata ad accogliere e metabolizzare al suo interno: persone, civiltà, culture, espressioni e culti di ogni genere con le quali voleva sempre imparare a convivere in maniera rispettosa ed equidistante. 

A Venezia è sempre interessato vivere e prosperare tranquillamente insieme ad Ebrei, Persiani, Arabi, Greci, Turchi, Africani, Alemanni, Egiziani… Non aveva alcuna importanza se venivano definiti: “pagani, senza Dio, innimici della vera Fede, reprobi e Infedeli”. Ognuno poteva conservare in Laguna la propria precipuità e le proprie “certezze”… a patto che non si disturbasse gli interessi soprattutto economici della Repubblica Serenissima e le “sue convinzioni comuni”.

Esisteva poi un secondo motivo per il quale Venezia Serenissima fin da subito s’era dimostrata dubbiosa e un po’ ostica nei riguardi dell’Inquisizione e dei suoi processi. Storicamente il Doge ottenne dal Papa fin dal 1200 l’opportunità di processare in proprio e liberamente anche i casi di eresia più estrema … con l’aiuto ma non delegando e riservando quei contenuti esclusivamente all’Inquisizione di Roma di cui era estremamente sospettosa.
Venezia ha sempre voluto essere libera di decidere … Non c’erano Papa e Inquisizione che potessero provare ad impedirglielo … e i fatti le diedero ampiamente ragione.

La Serenissima del 1500, ad esempio, era venuta di recente a conoscenza di un fatto accaduto a una sorta di “Benandante” come quelli della Terra del Friuli, residente però nel Canevese Trentino. Si trattò di una storia losca e contorta che diede molto da pensare e riflettere alla Repubblica con le sue Magistrature e i sui pronunciamenti. Era emerso su in Val di Fiemme, che della Religione e della Stregoneria s’era fatta tutta una questione, un imbroglio di potere e di tasse, di guadagni e sopprusi e vendette più che di vera e propria passione per l’Ortodossia della Religione, e di vera lotta contro “il Diavolo e le sue Strigarie”.

In quel posto montano c’era stato un intero gruppo di persone coinvolte e ricapitolate sotto al nome di Giovanni delle Piatte, che indussero l’Inquisizione a celebrare ben 28 processi con 4 persone decedute durante la conseguente prigionia il cui corpo di una venne bruciato, uno sepolto fuori del cimitero, e due messi in una cassa e abbandonate alle acque vorticose del torrente Avisio. 18 donne vennero bruciate sul rogo, e altri 6 colpevoli riuscirono a sfuggire all’arresto. A Cavalese risiedevano 400 dei 2.500 abitanti che popolavano la Val di Fiemme all’inizio del 1504. Il Principe Vescovo Uldarico IV di Liechtenstein era coadiuvato dal suo Vicario o Gastaldione Vigilio Firmin che riscuoteva i tributi fiscali per lui tramite un Capitano Vescovile e gestendo anche il Tribunale dell’Inquisizione. 

Era accaduto che l’Assemblea della Comunità di Fiemme s’era appellata direttamente all’Imperatore Massimiliano d’Austria chiedendo la sospensione dell’applicazione di nuovi dazi sul commercio introdotti dal Firmin che avrebbero vessato e flesso l’economia dell’intera Valle.
Inizialmente era giunta la sentenza favorevole alla Comunità che invitava il Firmin a non importunare i valligiani sudditi, ma in seguito un Avvocato Pietro Alessandrini riuscì a ricorrere in appello al Consiglio Aulico della Comunità presieduto dallo stesso Vescovo Liechtenstein chiedendo alla Comunità un risarcimento di 3.000 Fiorini per l’offesa recata al Vicario e ribaltando così la sentenza iniziale emessa dall’Imperatore.

Della somma dei Fiorini non se ne seppe più niente, ma quel che fu certo è che a partire dall’arresto del circa quarantenne vagabondo “benandante”, guaritore e indovino Giovanni delle Piattefiglio di Mastro Leonardo d’Anterivone derivò sotto tortura una lunga lista di colpevoli che finirono processati, torturati e trucidati… Fatalità i nomi di costoro coincidevano in qualche modo (ben 23 su 28 !) o erano parenti di coloro che avevano denunciato inizialmente il Firmin all’Imperatore. A tutti vennero confiscati i beni raccogliendo la somma di 1135 Fiorini, e vennero accusati tutti di Stregoneria.

S’era detto che l’inondazione dell’Avisio dovuta alle grandi piogge con rovina di tutto il raccolto era stata provocata dal Delle Piattein combutta col Demonio. Testimoni giuravano d’averlo sentito predire lo straripamento associandolo ad altre future catastrofi imminenti. Nella casa dove aveva temporanea dimora s’erano trovate cose e oggetti compromettenti: un cristallo, delle radici strane, varie Erbe di Satana, e vari libri in Tedesco contenenti scongiuri proibiti e obbrobriose invocazioni al Demonio … tutti testi che lui dichiarò utili per la sua professione abituale di guaritore. 

Venne condannato una prima volta espellendolo dalla Valle, ma tre anni dopo venne sorpreso nella chiesa di Sant’Eliseo di Tesero durante una funzione, e per di più in possesso del solito cristallo e di un libro contenente delle ostie per la Messa. Venne subito arrestato, incarcerato e interrogato e torturato più volte e per più giorni “con ripetuti squassi di corda” nel palazzo Vescovile di Cavalese:
“Le ostie mi servivano per una ricetta contro la febbre quartina … Si dovevano scrivere sulle ostie i nomi dei Tre Re Magi, poi il malato le doveva mangiare e sarebbe guarito ... Però non si trattava di ostie consacrate, perciò non era un sacrilegio, una profanazione.” provò a dichiarare inizialmente secondo quanto riportato a verbale nel processo a suo carico. In seguito, invece, crollò del tutto e ammise davanti al Banco della Rasòn qualsiasi accusa gli presentassero:“… circa Magia, viaggi fantastici intrapresi insieme a streghe e al Diavolo sul Monte delle Sibille o di Venere, e rinnegamenti della Fede Cristiana”… Confessò di tutto e di più, compresa una lunga lista di nomi di donne attempate “colpevoli di appartenere alla sua Compagnia Dannatae di avere agito insieme a lui nelle notti delle Quattro Tempora partecipando al Sabba e al Zogo col Demonio, uccidendo animali, cannibalizzando bambini, e producendo abominevoli malefici e perfidi sortilegi.”

Da tortura venne tortura, e dalle confessioni delle donne distrutte vennero fuori nuove malefatte, nuovi rapporti anche carnali col Diavolo, e soprattutto altri nomi di persone che vennero a loro volta arrestate, torturate, e uccise bruciate con confisca dei beni … sempre secondo e applicando le vigenti Leggi Imperiali e di Santa Romana Chiesa.

Ci si chiedeva in quei giorni d’attesa di nuovi eventi a Venezia: “Erano per davvero Streghe autentiche quelle del Canavese ?”… e si venne anche a sapere di un atro caso in cui un Medico aveva minacciato un’altra donna “Herbarola e Strìa” rea d’avergli portato via i clienti con i suoi medicamenti ancestrali e naturali e la sua perizia e bravura.
Il Medico le aveva urlato in piazza: “Ti farò bruciare come Strega !”… E infatti così era per davvero accaduto. La donna era stata per davvero inquisita, arrestata, carcerata, accusata, torturata e bruciata esemplarmente sul rogo.

“Che avesse qualche significato il fatto che il Medico era da sempre amico fraterno e socio in affari con l’Inquisitore che pronunciò la sentenza di morte di quella povera donna probabilmente innocente ?”

Si disquisiva al riguardo a Venezia e in Laguna dove aleggiava un nuovo comune sentire diverso, e una sensibilità più raffinata presente soprattutto negli uomini più colti e potenti della Serenissima. Era tempo di Rinascimento delle Arti, della Cultura e del Pensiero. Si voleva perciò voltare pagina, uscire da quei miserrimi serragli mentali e da quei stereotipi superstiziosi e oscuri:
“Quindi basta con queste storie di processi, roghi e condanne a morte e al rogo per causa di qualche fola spesso inventata ! … Certe pensate su cui si ostina l’Ecclesia e l’Inquisizione sono retaggi ormai superati … Servirebbe oculatezza e prudenza, non infondata avventatezza …” discuteva un Nobile Barbaro in “bocca di Piazza” prima di entrare nel grande consesso del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale.

“Basta con questa misura giusta buona solo per accendere la fiamma purificatrice !” gli fece eco perplesso un altro Nobile Soranzo. “Per troppe volte dietro a questi fatti e ingiuste accuse di Magia, Sortilegio e Strigaria si nascondono storie di ruberie, malocchi, vendette, guasti economici, prevaricazioni e miserie.”
“Servirebbe uscirne in maniera illuminata” aggiunse un terzo Nobile ugualmente convocato a Palazzo Ducale:“… Johann Wier Medico del Brabante autore del “De lamiis” ritiene che le Streghe siano per lo più povere donne anziane e semplici di campagna … Non sono vittime e strumenti diretti dal Demonio, ma solo donne ignoranti, disturbate, male alimentate, deliranti e affette da Melancolia ... Non è Satana Principe dell’inganno e delle burle in persona a illuderle facendo loro credere di volare e di partecipare ai Sabba … Il medico suggerisce di non bruciarle ma di curarle con l’Elleboro ossia il rimedio utilizzato per i pazzi. ”

“Vedi ! Serve grande prudenza … Il Santo Uffizio è aguerrito e potente … Ma Venezia saprà esserlo molto di più …”
In conclusione: quella volta Venezia Serenissima non si pronunciò affatto alla maniera in cui molti si sarebbero attesi. Niente roghi in Piazza San Marco … Sarebbe bastato un cenno silenzioso del capo o della mano, un assenso convinto, un niente … e si sarebbe completata, celebrata e messa in scena l’ennesima solenne tragedia. La potentissima e feroce macchina dell’Inquisizione Veneziana si sarebbe messa in moto esternando tutta la sua spettacolare spietatezza.
Invece per fortuna non accadde ... Quelli uomini elencati avevano sì: abiurato, s’erano ribatezzati, predicato pericolose eresie, venduto, nascosto e bruciato libri. E’ vero ! … Gli spioni della Serenissima avevano riferito bene della posizione equivoca “di quello che cuciva scarpe a Ferrara”, “di quanti erano stati ospitati e nascosti a Ferrara, Padova e Rovigo”, dell’ “enigmatico personaggio Tiziano: reprobo, apostata ed oscuro evangelizzatore perverso” ... e “circa le riunioni in Contrada dei Santi Apostoli a Venezia.”… C’erano a disposizione prove più che sufficienti per avviare l’iter processuale e giungere a sentenza e condanna.

La Santa Inquisizione aveva infatti tuonato fortemente al riguardo in Senato e nel Maggior Consiglio: “E’ tempo che a Venezia si agisca !” aveva concluso con veemenza il suo discorso l’inviato del Papa e dell’Inquisizione Romana.

In quella situazione Venezia si dimostrò: “illuminata e lucida”…  e decise di “lasciare larghe le proprie maglie di Giustizia”: richiamò, rimproverò, mise in giro voci di minaccia e condanne esemplari … ma non fece nulla di concreto. Niente retate che finivano inevitabilmente in processi, torture e roghi ... Permise a tutti gli accusati di scappareliberamente altrove: “… come formiche impazzite in fuga da un Formicaio calpestato”… Infatti tutti andarono a rifugiarsi soprattutto all’estero, in Moravia, Austria, Polonia o perfino in Egitto, dove ottennero quasi tutti salva la vita oltre che la libertà.

“Non si accenderanno roghi a Venezia ! … Venezia sa anche esercitare Giustizia.” ribadì ancora una volta se ce ne fosse stato bisogno il Nobile Barbaro seduto“in boca di Piazza ... nel brolo di San Marco”.



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