“Una curiosità veneziana per volta.” - n° 133.
“L’HOSPEAL DE SAN ZUAN DE BATTUDI DE MURAN.”
I “Battuti o Flagellanti” sono stati una delle espressioni penitenziali più antiche della Devozione popolare e Fraternale. Sono state forme d’aggregazione sorte già sul principio del Medioevo sulla scia delle esperienze dei Bianchi dell’Umbria, delle Marche e della Toscana che via via si sono allargati fino ad interessare l’Italia e anche l’Europa intera.
Scordatevi però l’immagine spettacolare coi scenari sanguinolenti dei Flagellanti ciondolanti, dolenti e imbrattati di sangue dalla testa ai piedi. Quelle sono scene da film e da ricostruzioni storiche un po’ forzate per non dire fasulle, o casi rari interpretati dai soliti fanatici che nella Storia non mancano mai.
C’è stato sì qualche gruppo esagitato e truculento, ma sono stati l’eccezione, poca cosa, perché in realtà i Battuti o Flagellanti portavano spesso sulla loro veste rozza una specie di portellino che si apriva quando serviva sulle “carni nude” per percuotersi simbolicamente a ricordo e condivisione dei “patimenti della Passione di Cristo”, e in espiazione dei propri peccati. I Battuti non erano affatto persone colte saltuariamente da raptus persecutorio e autolesionistico … Il più delle volte erano persone credenti normali che sceglievano quella via d’intensa partecipazione interiore e di coinvolgimento pratico rituale e liturgico.
Gente ispirata quindi, disposta a vivere esperienze di pietà, orazione, povertà, digiuni, riti e processioni ed elemosine … Niente bagni di sangue, carni martoriate da flagelli uncinati, e pelle strappata, ridotta a brandelli a suon di staffilate e scudisciate terribili e schioccanti. Dispiace per lo spettacolo … ma non è andata affatto così. Niente persone sadomasochiste … ma solo Penitenti che ci tenevano alla loro pelle e anche a quella degli altri.
Il movimento dei Battuti Flagellanti comunque giunse anche nel Veneto, un po’ ovunque: ce n’erano a Treviso, Conegliano, Belluno e perfino in piccoli paesetti di montagna come Vigo di Cadore, solo per citarne alcuni … e c’erano anche in Laguna e a Venezia, dove ad esempio la famosa Scuola Grande di San Rocco e di Santa Maria della Carità prima di cambiare stile e “far carriera”erano sorte appunto come Fraterne di Battuti. Si dice che tutte le Scuole Grandi di Venezia siano state all’inizio Fraterne di Battuti e Flagellanti, e che sostanzialmente i Battuti si distinguessero in due categorie: i Battuti di San Giovanni Battista il famoso profeta ruvido ed eremita penitenziale del deserto, e i Battuti della Vergine o di Santa Mariaispirati ovviamente alla Beata Vergine Maria, ossia la Madonna: la donna penitenziale per eccellenza, il modello orante di ogni penitenza e virtù efficace davanti a Dio.
Di Battuti quindi ce ne furono parecchi, e s’insediarono anche nell’Isola di Murano dove c’erano appunto i Flagellanti della Schola di San Giovanni Battista ... in veneziano: San Zan o Zuàn Battista.
Circa l’Ospedaletto, non si conosce bene il motivo per cui lo fece, ma in previsione della sua morte e col testamento del giugno 1337, fu il Mercante Fiorentino Orsolino o Chersolìn degli Ubbriachi o Ubriati figlio del defunto Giovanni a lasciare diecimila lire “… de piccoli veneti…” perché si erigesse in Murano: “un Hospeàl pe’ poveri dedito a San Giovanni Battista”.
La Devozione dei Fiorentiniverso San Giovanni Battista era un “classico”perché ovunque andavano a mercanteggiare o a vivere e lavorare “in trasferta” istituivano Schole dedicate proprio a quel Santo. Ne sia conferma il fatto che a Venezia prima a San Zanipolonel Sestiere di Castello, e poi in Santa Maria Graziosa dei Frari nel Sestiere di San Polo esisteva fin dal 1409 una Schola di San Giovanni Battista dei Fiorentini committente fra le altre cose della famosissima statua lignea di “San Giovanni Battista” realizzata da Donatello (capolavoro ancora oggi godibile).
C’è da ricordare inoltre che la presenza dei Banchieri di moneta e argento, dei Mercanti, degli Artieri e dei Lavoranti Fiorentini è stata per secoli molto significativa e considerata a Venezia, tanto che la Serenissima ha ospitato, riconosciuto e trattato “con Privilegio” la Nazione Foresta dei Fiorentiniconcedendole la “Cittadinanza de Intus” che prevedeva speciali favori e precedenze, nonché significative esenzioni daziarie e fiscali.
Fra 1330 e 1430 ai Toscani residenti in Venezia vennero concessi 672 “Privilegi” mercantili e socio-economici, di cui 281 a soli Fiorentini. Venezia dopo l’ascesa dei Medici a Firenze divenne rifugio di molti espatriati ed esuli Fiorentini, così come in diverse occasione i conflitti politici fra Venezia e Firenze segnarono l’espulsione da Venezia di Assicuratori, Cambisti, Mercanti, Artigiani e Commercianti Toscani destinati poco dopo a ritornare in Laguna. Nel 1450, ad esempio, la famiglia Giunti di Firenze si trasferì a Venezia integrandosi perfettamente. Luca Antonio Giunti spediva casse di libri in tutta Europa e trafficava in panni, zuccheri, pepe, olio e stagno reinvestendo i propri guadagni in possedimenti fondiari nella Marca Trevigiana dove dai 180 campi che possedeva la famiglia nel 1564, passarono ad averne più di 400 nel 1601.
Tornando ai Battuti e ai Flagellanti, il solito puntuale diarista Marin Sanudoricordava: “… secondo gli ordini della Compagnia del 1503 nella Confraternita dei Fiorentini si praticava la Disciplina … cioè Ministri e Cerimonieri doveva imporre il Sermone, il Capitolo, le Preci, la Lauda … e tutto quel che fusse giudicato a proposito per la consolazione dei Fratelli …”
Nel capitolo XXVII della Mariegola dei Fiorentini dei Frari si può leggere: “de le Correzioni”, ossia: “… debbiano esser corretti da’ Padri Governatori, ad arbitrio e discrezione loro per la prima, seconda e terza correzione; agravando e alleggerendo secondo la qualità dell’eccesso e circostanze d’essa o con l’Orazione, o col Digiuno, o con l’Elemosina, o col mandarlo perciò a qualche devozione o flagellazione per Penitenza dove e come lor parrà conveniente …”
Orsolìn degli Ubbriachi, il fondatore benemerito dell’Hospeàl de Batudi de Muran, abitava a Venezia, in Contrada di Santa Maria Formosa, e dopo aver comprato un terreno nei pressi del “Lago di San Basilio de Murano”(attuale zona del Faro, Bressagio e Fondamenta dei Battuti), d proprietà della chiesa di Santa Maria e Donato, ma sotto la giurisdizione della Pieve di Santo Stefano chiese e ottenne che il Juspatronato del costruendo Ospedale venisse concesso alla sua famiglia e ai suoi parenti prossimi. S’iniziò così l’anno seguente a costruire l’edificio secondo le volontà del testamento, e fin da subito l’Ospizio venne gestito dal Priore Massimo Belligotti o Belligratis o Belligatti, che era parente stretto del defunto Orsolìn, coadiuvato da dei “Pii Rettori” confermati dal Vescovo di Torcello.
Tre anni dopo, lo stesso Priore Belligotti chiese a Giovanni Morosini Vescovo di Torcellodi poter erigere in quel “caritatevole albergo” un altare dedicato a San Demetrio per consentire “agli ospiti impossibilitati di udir Messa ogni giorno”.
A Murano esisteva già da tempo una “Fragia dei Battuti” residente ed“esercitante”nell’“Oratorietto di San Vittore Martire” poco distante dall’Ospedale, perciò fu giocoforza che costoro chiedessero e ottenessero tramite il loro GuardianNicoletto Carrer di entrare a far parte e presenziare nell’Ospedaletto per esercitare la loro Carità. I nuovi iscritti dei Battuti venivano accolti dal Guardian con “l’abbraccio di pace” e il “bacio Santo” associati alla formula: "Pax tibi frater". In seguito potevano indossare l’abito nero della Fraterna con l'immagine di San Giovanni Battista sulle spalle, e ottenere in caso di malattia: “… medico et medicine et 30 soldi la settimana” che "humilmente poteano restituire segretamente” collocandoli in un’apposita cassetta delle elemosine della Fraterna.
L’Hospeàl e la Fragia perciò divennero un tutt’uno inscindibile posto sotto la protezione di San Giovanni Battista e riconoscendo la Pieve di Santo Stefano di Murano come “Mater etJurisdicente”, e anche all’altarolo dell’Ospedale si cambiò nome dedicandolo aSan Vittore.
Visto il successo dell’iniziativa, la Confraternita pensò ben presto d’ingrandire e allargare l’Ospedale a proprie spese acquisendo i terreni circostanti dell’isola. Fatto questo, si costruì un nuovo edificio con una grande sala, un Ospizio per ospitare Poveri e Pellegrini a pianterreno, e tre camere “in solàro” da adibire ad abitazione dei Priori e per i Capitoli e gli usi dei Battuti.
Già nel 1357 l’Ospedàl di San Giovanni Battista dei Battuti risultava ultimato e attivo anche come Ospizio per Pellegrini che potevano essere alloggiati per almeno due giorni … e meno di dieci anni dopo, la Schola potè usufruire anche di “…tre arche per la sepoltura dei Confratelli”, e usava la Sacrestia dell’Ospedaletto per svolgere il ricorrente Capitolodei Battuti di Murano.
Tre anni dopo, Lucia moglie del Cittadino Nicoletto Alberti residente nella Contrada di Sant’Agnese di Venezia comperò dai Canonici di Torcello un terreno di 6 campi “… confinante a mane con Ser Nicoletto Alberti, a meridie con la Scomenzera per la qual si va al Lido del Mar; a sera col Monasterio di Sant’Arian; a monte col Monasterio de San Marco de Amiani.” Nel 1385 le stesse terre in Lio Piccolo cedute alla Nobildonna Simona moglie di Zaccaria Contarinidel Ramo di San Cassian che aveva partecipato alla realizzazione dell’Ospedale dei Battuti di San Giovanni Battista di Murano, vennero donate allo stesso Ospedale l’anno seguente ingrandendone il patrimonio.
Nel 1436 cessò del tutto la gestione dell’Ospedale affidata ai Fiorentini discendenti di Orsolino degli Ubbriachi, e il Consiglio dei Dieci della Serenissima, vista l’opera meritevole che compiva l’Ospedale offrendo anche “dote” alle fanciulle Muranesi per maritarsi o monacarsi, fece unire la Confraternitadei Battuti di Murano con apposito decreto del 1466, ed equiparare con tutti i diritti e privilegi alle Scuole Grandidi Venezia, dispensandola solo dallo sfilare in Piazza San Marco durante le solennità previste a causa degli “...accidenti e pericoli a cui essa si esponeva a cagione della instabilitàde’ tempi nell’andata e nel ritorno da Venezia”.
Luciano Dataledi professione Mastro Pellicciaio fu Priore dell’Ospedale di San Zuàn de Muran … Fra il primo e il secondo decennio del 1500 la Schola-Hospitiodotata ormai di considerevoli risorse si allargò ulteriormente ricostruendo Ospizio, Oratorio e Schola su due piani: con notevole spesa ed eleganza stilistica a imitazione delle altre Schole Grandi cittadine di Venezia. Ancora nel 1589-1590 Simone di Bartolomeo tagiapiera della Contrada de San Felise e Angiolo tagiapiera della Contrada de San Marcuola lavoravano al completamento dell’opera.
Come costume dell’epoca, la Schola si dotò di numerose e preziose Reliquie, al piano superiore realizzò la Sala dell’Albergoabbellita da un soffitto prospettico di Faustino Moretti da Brenna in Valcamonica,e la Sala delCapitolorivestita da preziosissime dossali in legno intagliato realizzati da Pietro Morando, e decorata da numerosi teleri che raccontavano la vita di San Giovanni Battista ritraendo anche i Confratelli committenti.
L’Abate Muranese Zanetti ricordava la speciale Sala del Capitolo nelle sue memorie: “… ove i fratelli tengono la loro riduzione è tutta dal mezzo in giù circondata da intaglio raro e di sommo pregio formato da semplice noce in cui rappresentarsi al vivo in lavoro di rilievo tutta la vita di San Giovanni Battista; e i più rinomati personaggi dell’antichità greca e romana ed altre simboliche figure vedonsi al naturale scolpite in mezza figura fra i colonnami d’intorno posti per la separazione dei fatti del Santo … opera che in ogni tempo servì d’ammirazione ai più celebri artefici d’Italia e d’altri parti d’Europa … tanto che i maestri mandavano i loro discepoli a trarne disegni …”
E non era tutto, perché il nuovo Oratorio-Chiesetta possedeva ben tre Altari: l’Altar Maggiore decorato con un “Battesimo di Cristo” dipinto forse dal Tintoretto, mentre gli altri due Altari erano stati arredati con tele di Bartolomeo Letterini:“Annunciazione”e “San Rocco”. Sopra alla porta maggiore si pose un Politticodel Vivarini a diversi scomparti, e sulle pareti dell’Oratorio c’erano altre opere andate in gran parte disperse e perdute di Palma il Giovane, Matteo Ponzone, Stefano Pauluzzi, Filippo Abbiati, Marco Angelo detto il Moro, opere della Scuola dei Tiziano e delMalombra che rappresentò le Indulgenze concesse ai Confratelli.
Si dice che trascorsa la metà del 1600, quando la Schola de San Zuàni Battista de Muranpossedeva una rendita annuale di 499 ducati da beni immobili posseduti in Venezia, il sodalizio annoverasse più di 700 iscritti, (altri ipotizzano fino a 800), che pian piano scemarono fino a divenire 300 verso la fine della Repubblica quando l’Ospedale riuscì a sopravvivere a fatica per qualche anno alla devastazione napoleonica.
Nel febbraio 1697 Nicolò Contarini affittò con contratto rinnovabile di 29 anni a Giovanni Domenico Cottini, subentrante a Francesco Zonelli Mercante Veneziano, il godimento dei beni dell’Ospedale di San Giovanni Battista di Murano siti in Lio Piccolo: “… trattasi di campi arativi, prativi, videgadi, fabbriche, pradi, paludi, canali, valli, barene tutte e cadaune raggioni … nelle acque di Torcello eccentuata la giurisdizione di piantar grisiole e pali che rimane riservata a comodo dei Contarini … per i quali 40 campi Domenico Cottini dovrà sborsare 70 ducati annui in due rate al primo giugno ed 11 novembre”. In seguito Cottini bonificò il paludoso in coltivo e attivò alcune peschiere per l’Itticoltura che gli fruttavano da sole 100 ducati annui. Rinnovò anche“una gran casa dominical in piazza a Lio Piccolo del valore di 2.000 ducati” corrispondente alla zona dove sorge ancora oggi il Palazzo Boldù.
Nel 1711 per un terreno sito in Murano avvenne una lite che finì a processo fra il Monastero di San Girolamo di Venezia e la Schola di San Giovanni Battista di Murano... Nel 1725 morì lasciando un “congruo lascito” alla Pieve di Santo Stefano di Murano: Bortolo Dalla Motta detto Morattoche era Guardian Grando della Schola di San Zuanne dei Battuti di Murano… e nel 1738 quando la Schola de Muran possedeva una rendita annuale di 595 ducati proveniente dai suoi beni immobili siti in Venezia, due fratelli Mazzolà fecero restaurare a loro spese la pala di Marco Angiolo detto Moro rappresentante la “Deposizione dalla Croce” collocata nella Cappella della Confraternita nell’Ospedal de Muran… Secondo Michele Cicogna autore della celebre raccolta delle “Iscrizioni Veneziane”, nel 1797 a Murano esistevano 4 organi costruiti dal Sacerdote Muranese Antonio Barbini allievo di Osvaldo Carloni. L’organo più celebre era quello della Pieve di Santo Stefano, ma era opera sua anche quello dell’Ospitale della Confraternita di San Giovanni Battista di Murano.
Nell’ottobre del 1813 anche per quello che fu l’Hospeàl dei Battùi de Muran arrivò la triste fine. I francesi, come era loro solito, fecero man bassa di tutta l’isola Muranese destinando: “... Santa Maria degli Angeli, San Maffio, San Pietro Martire, le Terese, e la Schola di San Giovanni Battista de’ Battuti situati nella Comune di Murano per la custodia dei buoi vivi, e per riporvi altri generi d’approvvigionamento in caso d’assedio...”
Alla fine di gennaio 1815 nella “Lista delle vigne, orti, beni da affittarsi dalla Direzione del Demanio di Venezia” nei giorni d’asta 12 e 16 febbraio seguenti”c’erano segnati: “ … una casa con orto al n° 13 in Campo San Giovanni Battista a Murano affittata a Ravanello Angelo per 114:207, e una casa n° 14 nello stesso posto … una casetta con orticello al n° 15 affittata a Marchioni Niccolò per 63:448; una casetta ed orticello al n° 16 … una casa a pian terreno con orticello al n° 17 affittata a Doro Vincenzo per 50:758; un appartamento superiore alla casa al n°18 … una casa a pian terreno con orto al n° 18 affittata a Fuga Pietro per 95:172; casette con orticello al n° 19 affittate a Fantin Francesco per 76:158; una casa a pian terreno con orticello al n° 21 affittata a Santini Francesco per 63:448; una casa in primo piano al n°21 affittata a Serena Giuseppe per 57:103; una casa a pian terreno al n° 22; una casa al n° 23 affittata a Carniello Tommaso per 31:724; una casa al n° 27 affittata a Gaggio Andrea per 50: 758; una casa al n° 28 affittata a Ravanella Secondo per 82:482; una casa al n° 29 affittata a Morato Giovanni per 76:138; una casa al n° 30; una casa al n° 523 in Fondamenta de’ Vetriari affittata a Dorigo D.Daniele per 99:777; un prato in Sacca di Murano affittato a Seguso Andrea per 102:00; una casa e orticello al n° 693 in Fondamenta degli Angeli affittato a Rubini Domenico per 101:518 appartenenti tutti alla Scuola dei Battuti in Murano …”
In quel contesto disfattista e tragico, fu gran merito di Stefano Tosi Parroco di San Pietro di Murano e Canonico di Torcello aiutato dai Muranesi acquistare dal Demanio nel 1813 e salvare dai francesi marmi e opere delle chiese distrutte di Murano. In quegli anni l’isola era allo sbando e lasciata parecchio a se stessa. Lo stesso Don Stefano Tosi dichiarava: “… i ragazzi abbandonati di San Pietro di Murano sono almeno 21 di età fra 6 e 17 anni … tutti figli di dissoluti, viziosi, bestemmiatori ed immersi in ogni sorta d’iniquità…”
Erano tempi magri, difficili, in cui l’isola sopravviveva come poteva. Nell’aprile 1819firmarono per presa visione circa il nuovo regolamento d’apertura delle botteghe dell’isola: 5 fra venditori di Lino, Seta e Canape, 2 venditori di Tabacco, 4 Barbitonsori, 6 Salsamentari e venditori di carni cotte, 6 venditori di ceste, 3 Macellai, 5 Acquavitai, 13 Fruttaroli, 2 Pizzicagnoli, 2 Prestinai e Forneri.
I Muranesi con le loro fornaci e il vetro si sono sempre e comunque dimostrati “tosti”e sono andati avanti, sebbene nel 1845 su 4.450 abitanti della Contrada di San Pietro ci fossero 397 famiglie povere, mentre in quella di San Donato ce ne fossero 143.
Infine nel 1837 l’Austriaordinò la demolizione degli edifici eccetto il solo Oratoriodei Battuti cancellando di fatto quel che era stata un’intera vivissima Contrada Muranese … Rimase un bassorilievo della Schola risalente al 1361 finito prima in San Cipriano di Murano e poi trasferito nel Seminario Patriarcale della Madonna della Salute di Venezia (ora restituito al Museo di Murano)… Sembra, invece, che il pavimento a intarsi bianchi e neri dell’Oratorio-chiesetta di San Zuanne dei Battuti sia stato trasposto nella Cappella maggiore di San Pietro Martire dove Don Tosi benemerito salvò miracolosamente nella Sacrestia dalla devastazione e dispersione napoleonica le diverse opere, compresi i dossali di San Giovanni Battista… Infine, alcuni registri, documenti, attestati d’Indulgenze, inventari e fascicoli della Schola dei Battuti di San Giovanni di Murano finirono nell’Archivio di Stato di Veneziadove forse si custodisce ancora anche l’antica Mariegola dei Battuti dalla sovracoperta borchiata d’argento (?).
Anche Murano emana Storia Serenissima … parte integrante della nostra amabile Venezia.