Quantcast
Channel: #unacuriositàvenezianapervolta
Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

“L'ex Giustinian di Ognissanti ... fra Benedettine, Senseri e Brigate Rosse.”

$
0
0

“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 153.

“L'ex Giustinian di Ognissanti ... fra Benedettine, Senseri e Brigate Rosse.”

Ai tempi che esercitavo ancora da Prete ai Carmini nel Campo Santa Margherita a Venezia nel Sestiere di Dorsoduro, la vicinanza con l’Ospedale Geriatrico Giustiniàn (ormai declassato ma ancora attivo) m’intrigava non poco inizialmente.

Il Piovano dei Carmini (ch’era il mio “capo”) però fu categorico: “Il Giustiniàn non è zona di nostro interesse,” mi disse, “Primo perché ha già i suoi Frati che prestano assistenza spirituale ai degenti … Quindi non li dobbiamo intralciare con iniziative nostre nella loro missione … magari strampalate e inutili … Secondo perché l’Ospedale non è territorio appartenente alla nostra Parrocchia, ma semmai a quella di San Trovaso … Non vorrai mica che il Piovano di quella Parrocchia si senta da noi spodestato e invaso nella sua giurisdizione e nei suoi confini ? … Sai come sono fatti i Preti: ognuno tiene molto al proprio orticello e alle proprie “pecorelle” … e non gradiscono affatto che altri vadano a pascerle immischiandosi e intrufolandosi nei loro affari.”


“Quindi Ospedale Giustinian: zona “of limits” … Giusto ? … Ho capito bene ?”

“Esatto ! … Un posto da cui tenersi alla larga, o perlomeno in cui entrare con discrezione e meno che si può … Magari solo per necessità inerenti alla nostra Professione.”

“Professione … mi piace (per niente, invece)Zona vietata quindi come le sedi dell’Università che stanno, invece, dentro al territorio della nostra Parrocchia ? … Bisogna fare come se non ci fossero, perché se ne devono occupare esclusivamente i Preti “addetti ai lavori” … Giusto anche questo ?”

“Proprio così ! … Stai dicendo bene … Niente contatti inutili con Università e studenti … e niente assistenza o cose del genere ai Malati del Giustiniàn … Per servire certe realtà servono competenze, sensibilità e doti che non è detto che tutti i Preti possiedano ... Per questo serve un apposito mandato della Diocesi e del Patriarca … E chi non ce l’ha … Ti sembra chiaro il messaggio ?”

“Clarissimo ! … Lampante Monsignor ! … Agli ordini ! … Sarò obbediente e non oltrepasserò affatto certi confini.”

“Bene … Bravo così … Vedo che inizi a comprendere come funzionano certe cose dal punto di vista pratico e concreto dentro al nostro sistema … E non chiamarmi Monsignor … perché son Don Giuseppe e basta … Siamo intesi ?”

“Certo Monsig … cioè … don Giuseppe!” e via così di questo passo. Le cose funzionavano più o meno a questa maniera fra noi due dentro alle mura chiuse della Canonica dei Carmini affacciata sull’omonimo Rio e Campo … Lui era “il capo esperto”, quello che doveva indirizzarmi,  darmi e rammentarmi le giuste direttive da seguire, mentre io ero quello che giovane e inesperto che scalpitava provando a imparare … Quello cioè che doveva adeguarsi(più o meno) e mettere in pratica gli ordini dei Superiori … E’ andata più o meno così, quindi durante i cinque anni che sono “sopravvissuto” ai Carmini di Venezia. Non ho più toccato, obbediente, gli argomenti Ospedale Giustinian e Università … anche se erano due realtà che mi calamitavano e incuriosivano non poco.

Poi si sa come andavano le cose alla fine degli anni ‘80 dentro al microcosmo dei Preti di Venezia … Vivere come ViceParroco ai Carmini non è stato affatto un giochetto semplice ma un’esperienza intensissima e vivissima. Non mi rimaneva tanto tempo libero per interessarmi o dedicarmi ad altre cose. Il luogo di Ognissanti, ossia il Giustiniàn, rimase quindi al margine della mia esperienza Sacerdotale, anche se sorgeva a soli due passi da dove vivevo e operavo.


Sono trascorsi più di trent’anni da quei giorni … Ma quella curiosità mi è ancora rimasta, seppure in maniera del tutto diversa … Non esistono più per me quelle limitazioni e quegli strani impedimenti che mi obbligavano un tempo ... Ma nel frattempo non sono neanche più Prete, né più esiste ormai da un bel pezzo quel l’Ospedale Giustiniàn di allora. Come sempre di tanta parte di Venezia rimane come lo scheletro, l’ombra del tanto che c’è stato ed è accaduto in certi posti … E nell’ex Monastero di Ognissanti di cose ne sono accadute tante.


Tutto compreso, quello di Ognissanti è stato un Monastero Veneziano che ha fatto storicamente poco clamore, e fatto parlare poco di se a confronto con altre realtà cittadine simili o superiori. Forse perché è stato in un certo senso “oscurato” da un paio di “vicini”prestigiosi come lo erano i Gerolamini di San Sebastiano e i Carmelitani Scalzi di Santa MariaAssunta divenuta poi del Carmeloche sorgevano solo qualche ponte e pochi passi più in là rispetto a Ognissanti.

Inoltre il Monastero che era stato delle Cistercensiprima, e delle Benedettine poi, sorgeva in una zona Veneziana un po’ discosta e periferica del Sestiere di Dorsoduro. Di certo la Contrada dove sorgeva Ognissantiera più modesta rispetto al grande centro commerciale-politico-religioso di Rialto, San Marco e Castello dove si concentrava la maggior parte delle realtà Religioso-Monastico-Conventuali di Venezia. Ognissanti stava dalle parti della Fondamenta delle Zattere, e occupava un’intera isoletta dell’arcipelago Veneziano compresa fra la modesta Contrada di San Basilio e quella più prestigiosa di San Trovaso. Tutto attorno le scorreva il Rio di Ognissanti (in parte interrato nel 1860) che si concatenava col Rio del Malpagà e col Rio dell’Avogaria. La zona era popolare, occupata da squeri, botteghe di Artieri, casupole di pescatori, e magazzini di Zattieri.

Ognissanti tuttavia ospitava nelle sue mura buona parte delle figlie dell’elite Nobiliare di Venezia, e come quasi tutti gli Enti Veneziani simili era “patrocinato”soprattutto da un clan Nobiliare prestigioso, che in questo caso era quello dei Nobili Barbarigo. Il Monastero di Ognissanti era come una loro “figliolanza”, una sede sicura dove monacare e collocare le figlie come in una “dependance”di famiglia.
Alla Visita del Patriarca Priulia Ognissanti nel 1594 si registrò nei verbali: “… sopra il Parlatorio grande retrovò una stanza grande con alcuni letti dove dorme Suor Valeria Barbarigo con alcune sue nepoti et dependenti … e quivi ritrovarono diversi armari con robbe diverse cioè marcantie di cusina, et una barilla di vino con qualche scandolo …”

A Venezia si diceva: “l’Ognissanti dei Barbarigo”… e comunque in zona non abitavano solo loro, ma risiedevano molti altri Nobili. C’erano i Trevisan di Ognissanti di IV Classeche s’affrettarono presto a trasferirsi nella più centrale Contrada di San Stae più prossima al prestigioso Canal Grande; c’erano i Vitturi di Ognissanti Nobili di V Classe, i Bonliniche abitavano in un palazzo rifatto poi nel 1700; i Lombardo in una casetta, dove uno di loro fondò nel 1670 l’Accademia dei Filareti: una specie di aggregazione artistico-letteraria di un certo prestigio formata da pittori, scultori e architetti. Non c’erano però presenti nei pressi di Ognissanti i grandi nomi altisonanti della Politica ed Economia che facevano grande la Serenissima.


Sempre a confronto con gli altri “colossi Monastici” Veneziani (pensiamo al San Zaccaria, al San Lorenzo, ai Frari e San Zanipolo e tanti altri), Ognissantinon brillava affatto dal punto di vista dei contenuti artistici, anche se fra le sue pareti raccoglieva opere di notevole prestigio realizzate da artisti molto in voga in certi periodi: Paolo Veronese, Palma il Giovane, Pietro Muttoni detto Della Vecchia, Pietro Liberi, Andrea Vicentino fra i tanti che potrei citare. Ognissanti, insomma, non è stato un Conventino e una chiesetta spogli, tutt’altro … perchè possedeva le sue “belle cosette”, oltre alle preziose Reliquie dei Corpi di San Maurizio e Santa Demetria trasferiti a Venezia dalle Catacombe Romane delle quali le Monache andavano parecchio fiere.

Curiosamente lo stesso Monastero di Ognissanti ha ospitato pochissime Schole d’Arte, Mestiere e Devozione: cosa molto insolita a Venezia, perché le Schole-Confraternite erano sempre fonte di sicuri guadagni per chi le ospitava. A Ognissanti ne sono “passate”soltanto due in tutto: ossia la “Schola della Miracolosa Immagine della Madonna”(che presentò una richiesta di Concessione d’Apertura alle Monache nel maggio 1505), e soprattutto la chiacchieratissima “Schola dell’Assunta dei Senseri o Sensali della Messetaria di Rialto” la cui storia andò quasi di pari passo con quella del Monastero di Ognissanti.

Più che una Schola, quella dei Senseri di Rialto è stata, invece, una vera e propria Corporazione di Mestiere che possedeva privilegi e attribuzioni importanti simili a quelle della prestigiosa Arte della Seta di Venezia che trovava spazi nella Scuola Grande della Misericordia a Cannaregio.
Le Cronache e i documenti Veneziani raccontano che nel luglio 1465 il Consiglio dei Dieci della Serenissima permise ai Senseri di Rialto di organizzarsi in una nuova Schola per“ovviare alli disordini …. et per la malicia di molti”, e che qualche tempo dopo andarono a sistemarsi in una casa addossata al Monastero di Ognissanti.


Dovete sapere che l’Arte dei Senseri era famosissima in Venezia e in tutta la Laguna, nonché all’estero, per le sue “maòne-imbrogli” da cui ci si doveva assolutamente guardare. A differenza di molte altre Schole dipendeva dai Consoli dei Mercanti Tedeschi e non dai Visdomini del Fontego che avevano funzioni di vigilanza e polizia negli affari commerciali e mercantili Veneziani ed Esteri.
L'Università ovvero l’Officio dei Sanseri Ordinari de Rialto, distinti inizialmente dai Senseri del Fontego dei Tedeschi, riuniva tutti i mediatori commerciali considerati depositari della “parola e della fede” nelle traslazioni economiche (erano una specie di garanzia alla maniera dei Notai), e possedeva l’esclusiva di occuparsi di ogni mediazione e contratto relativo a compravendite di beni mobili e immobili a Rialto e in tutta Venezia.
A Venezia esistevano Sensericioè intermediariper ogni occasione. C’erano: “Senseri da Matrimoni”, “Senseri da Camera dei Prestidi”, “Senseri da Sicurtà o Assicurazioni”, “Senseri da Formento”, “Senseri da zoggie e cambi” e “Senseri del Monte Novo” che avevano di solito “in paga”: 1 piccolo e ½ d’oro per ogni ducato trattato nelle transizioni, e continuarono fino al 1802 a tenere i loro Capitoli Ordinari ossia le riunioni di categoria rivolgendo Suppliche al Governo della Serenissima, e intentando processi e cause a Mercanti, Artigiani, Nobili e contro chiunque avesse osato ostacolare l’esercizio e gli interessi del loro particolare mestiere.


I Sensali per poter esercitare nei territori della Serenissima ricevevano dall’Officio-Magistratura della Messetaria, previo un deposito di 300 ducati, un “libretto cartado, bollato e numerado” col quale dovevano accompagnare ogni transizione commerciale. Chi non ce l’aveva o non lo utilizzava subiva la revoca dell’incarico di Sensale, mentre chi lo perdeva veniva privato dell’incarico almeno per un anno. I contratti di compravendita dovevano essere dichiarati all’Officioentro 8 giorni per poter essere registrati, e si pagava il relativo dazio obbligatorio applicabile entro 25 miglia da Venezia. I Sensali Veneziani erano però considerati furbi, e spesso abilissimi nel frodare. Più di qualche volta, ad esempio, approfittavano dalle lungaggini burocratiche dei Dazi lasciando partire i Mercanti e i Turchi obbligandoli a lasciare bloccate le merci sequestrate a Venezia … dove di che, più di qualche volta le merci “andavano misteriosamente perdute” attraverso strani “passaggi e maneggi”.

Nel luglio 1470 la Monaca Maria, figlia di Domenico Partioro e Comella Marzana, ricevette come donazione nel giorno della sua Professione nel Monastero Cistercense di Santa Margherita di Torcello tutta una serie di immobili in Contrada di San Basegio a Venezia. Per entrare però in possesso di tutti quei beni, le Monache Torcellane avrebbero dovuto fondare in Venezia un nuovo Monastero intitolato alla stessa Santa.

Due anni dopo, infatti, nonostante le tante rimostranze, e scavalcando le renitenze dei Superiori Ecclesiastici di Torcello, quattro Monache Professe da Coro, e quattro Monache ConverseCistercensi del Monastero Osservante di Santa Margherita, ottenuta l’autorizzazione del Patriarca Matteo Girardi, “ripararono a Venezia” a causa delle averse condizioni atmosferiche e dell’impaludamento della Laguna Torcellana. Guarda caso nei pressi della Contrada di San Basilio si dedicarono a fabbricare un primo Ospizio-Monastero a cui aggiunsero una chiesetta fatta di tavole dedicata a Maria Vergine della Pacee aTutti i Santi ossia Ognissanti.
Quattro anni dopo, le ormai ex Monache Torcellane elessero una di loro: Eufrosina Berengo o Belegno, come prima Badessa, e almeno fino al 1501 si dedicarono tramite i loro Procuratori: Daniele di Luca Da Lezze già Procuratore di San Marco de Supra e Antonio e Marco Barbarigo del Ramo di San Trovaso (Doge nel 1479 !) ad acquistare terreni vacui, case limitrofe, e perfino uno squero con tesa per ampliare il nuovo Monastero di Ognissanti e impinguare il loro patrimonio. 



Le Cronache degli Archivi Veneziani raccontano di Monache di Ognissanti severe, aspre, talvolta “tignòse e taccagne”. Si diceva in giro per Venezia che oltre ad essere austere e rigide, erano anche avare, “dal braccino corto … e dai cordoni della borsa stretti”, tanto che si chiacchierava che le Monache indirizzassero altrove “a cercar minestra e sussidio” la sempre incontenibile folla dei questuanti e dei miseri che s’assiepavano ogni giorno alle porte di tutti i Monasteri di Venezia … Ma forse erano soltanto voci pettegole e invidiose ... o forse no.
Negli stessi anni, il Senato della Repubblica Serenissima concesse speciali esenzioni fiscali all’ “erigendoCimiterio, Ecclesiae et Claustro di Ognissanti”, e permise alle Religiose di vendere una casa destinandone il ricavato: “in fabrica dicti Monasteri”… Lo stesso nuovo Doge Marco Barbarigo collocò ad Ognissanti le sue figlie Cassandrae Guidafacendo loro assumere il nuovo nome Monacale di Pacifica e Vienna, mentre la moglie Lucia Ruzzini lasciò alle figlie per testamento uno stranamente “povero”vitalizio di 3 ducati annui ciascuna. Pier Francesco figlio del Doge Marcofu però più splendido e munifico nei riguardi delle Monache di Ognissanti, perché lasciò per testamento alle sorelle 50 ducati, oltre che un ulteriore lascito di altri 150 ducati per il Monastero.

Secondo le stesse Cronache Veneziane, il Monastero di Ognissanti nel 1486 era già ben avviato perché ospitava 50 Monache che conducevano “vita poverissima”… Possibile (?) ... Infatti il Senato della Serenissima tramite l’Ambasciatore di Venezia Antonio Loredan si rivolse a Sisto IV Papa di Roma supplicandolo di concedere al nuovo “povero Cenobio” qualche beneficio, o almeno una rendita annuale di 300-400 ducati … per non morire di fame.
La risposta del Papa non si fece attendere, e Alessandro VI, il controverso libertino e nepotista Papa Borgia pieno di figli, aggregò le Monache Cistercensi di Ognissanti al circuito della Congregazione Cassinese Benedettina con tutte le prerogative e gli indulti che ne conseguivano ... Tradotto in concreto, significò appoggi, protezioni e danarose sovvenzioni … e le Monache Cistercensi di Ognissantidivennero Benedettine.

Nel frattempo il Senatodi Venezia fece scavare un pozzo a Ognissanti per rendere le Monache autonome nell’approvvigionamento idrico ... e si destinò come Cappellano e Confessore delle Monache un certo Prè Giovanni Piero quondam Girolamo da Farra, che s’introduceva nel Monastero da una sua casetta comunicante in cui abitava. Fu lui ad essere testimone delle ultime volontà di Agnesina Missani madre della Monaca Corona Missani, che fu stravagante Badessa di Ognissanti per ben 25 anni.

Nel 1504 le Monache di Ognissanti non dovevano essere così povere se si misero a costruirsi una bella chiesa e Monastero nuovi ... Ma a loro dire lo fecero con le generosissime elemosine dei Veneziani, che offrirono riconoscenti molti denari e sostanze:“… all’immagine miracolosa della Sacratissima Vergine che si palesò in picciola pittura ristretta sopra il coperto della fabrica di quella chiesa di Ognissanti”

“Dove ci sono fiori e miele ronzano le Api … così come dove ci sono i soldi ronzano le persone.”… Infatti problemi e malcostume non si fecero attendere ad Ognissanti. Le Cronache Veneziane raccontano di alcuni gravi fatti inscenati dalla stessa Badessa Corona Missani che iniziò a frequentare un “… tal Prè Hector Persigino homo zovene et suspecto … che dilapidava et consumava le oblation et elemosine, et altri beni immobili del dicto Monasterio facendo le miserabili Monache patir grande desasio …” A costui si aggiunse Prè Hieronimo fratello della stessa Badessa Missani, che divenne Procuratore del Monastero insieme a Bernardo figlio del Doge Marco Barbarigo che sottoscrissero alcuni loschi accordi con i Sensali di Venezia che andarono a porre la sede della loro Schola proprio ad Ognissanti.



Ed eccoci così ritornati ai Sensali Veneziani“trafeghìni e scondariòli”.

Il solito Diarista Marin Sanudo fu più che esplicito nel raccontare tutti i fatti in data 12 febbraio 1505 More Veneto: “Serpeggiò anche in esso Monasterio il mal costume … E' da saper in questi zorni fo scoperto di la Badessa di Ogni Santi qual era gravida con altre Muneghe di un Prè Francesco Persegin, el qual fo ritenuto, e cussì vi andò con gran strepito il Patriarcha ivi, e li Avogadori Francesco Orio, Hieronimo Querini, et Antonio Zustignan dottor, et con barche di Officiali intorno el Monastier, et zercorno la verità … et fo ritenuta la Badessa.” 

Non si racconti quindi che il Monastero di Ognissanti è sempre stato in Venezia un Monastero d’esemplare Santità, correttezza e generosità … Raccontiamo piuttosto come sono andate veramente nel bene e nel male le cose, senza fantasticare e senza nascondere certe magagne.

I Senseri di Venezia in quella stessa epoca si davano un gran da fare procurandosi affari e guadagni d’oro in maniera più o meno lecita. Nel tentativo di “salvarsi un puòcoda loro”, nel 1582 i Mercanti Bossinesi supplicarono la Serenissima: “… di provveder loro Senseri che sapine la lingua Schiavina.”... Così come sette anni dopo la Serenissima creò sei ViceFanti dell’Officio dei Senseri per vigilare e denunziare i Senseri trasgressori … E non fu sufficiente ad arginarne l’azione, perché ancora nel 1621 si vietò ai Sensali di ospitare direttamente a casa propria i Mercanti Turchi “per cercare d’inguaiarli meglio”.

Per essere Sensere di Rialto, del Fontego dei Tedeschi, del Fontego delle Farine o dell’Officio del Pèvare si doveva essere Cittadini Originari Veneziani, o almeno avere moglie veneziana, o abitare a Venezia da almeno 10 anni … Si riteneva incompatibile la presenza simultanea nello stesso affare di fratelli, padre e figlio: “… pena per i trasgressori di sei mesi continui serài in prisòn buia, e per i rei: bando par dièse ani dall’insula di San Marco e Rialto”… Già nel marzo 1346 la multa da 30 libbre di denaro e 12 soldi e mezzo inflitta come pena per le normali trasgressioni dei Sensali, venne portata a 50 libbre di denaro nel caso avessero permesso ad estranei d’inserirsi in qualche affare. Alla seconda infrazione il Sensale non solo perdeva per 2 anni il posto, ma veniva anche interdetto dal Fondaco dei Tedeschi e dalle zone delle insule commerciali di Rialto e San Marco fino al Ponte dell’Ogio.

Sembra che già nel lontanissimo dicembre 1096 si fosse provato senza risultato ad unire fra loro i Senseri del Fontego dei Tedeschi con quelli Ordinari di Rialto ... Si dice ancora che “originalmente”, ossia nel 1266, i Senseri di Venezia fossero 20, e trovassero posto sotto la loggia del Portico d’Acqua del Fondaco dei Tedeschi…Vista l’importanza che i Sensali avevano in tutti gli affari, nel 1317 la Quarantia della Serenissima assunse direttamente la supervisione dei Senseri di Rialto obbligandoli a subire ogni anno un vero e proprio esame che si teneva il giorno di San Michele. Veniva esaminato ogni Sensale, e chi non dimostrava di possedere le doti adatte per esserlo veniva sospeso dall’attività commerciale per due anni perdendo il posto ... Si tenevano anche altri esami “di riparazione-ammissione” anche a giugno e a dicembre, e i Visdomini della Serenissimacontrollavano di mese in mese l’operato di ciascun Sensale ... più o meno.

Sempre circa i Senseri nel settembre 1503 si decretò a Venezia: “… nel Rialto nostro siano deputati a far praticar et concluder tutti i mercadi quali per li Mercadanti nostri si Terrieri come Forestieri saranno fatti, né altri che loro detti mercadi possino praticarsi, far né conceder …”
Come potete immaginare, il pericolo della corruzione e della frode era all’ordine del giorno in quella categoria di operatori commerciali, tanto che il Governo della Serenissimanon li perse mai d’occhio lungo tutto il corso della sua Storia, adottando numerosi provvedimenti nei loro riguardi perché non alterassero e monopolizzassero la Mercatura Veneziana.

Va detto però che la stessa Serenissima ha considerato i Senseri-Sensali indispensabili per controllare gli affari del suo Mercato, rendendone obbligatoria la presenza nelle intermediazioni di molte categorie mercantili come quella degli Orefici, Diamanterie Varoteri(venditori di Pelli di Varota-Ermellino e pellami preziosi in genere). Le Arti dei Mandoleri, degli Speziali da Grosso e dei Fruttaroli, invece, ottennero speciali deroghe che li esentava dal servirsi obbligatoriamente dei Senseri per le loro operazioni e attività commerciali. 


In caso di guerra i Sensali di Venezia contribuivano “spontaneamente” ai bisogni della Serenissima offrendo “generosamente” 50 ducati mensili per tutta la durata del conflitto. In più di qualche occasione la Signoria giunse a tassare da 1 a 3 ducati ciascuno i Sensali più “capaci e attivi”, mentre tassò i redditi di tutti gli altri fino a ¼ o 1/3 del totale ricavato dagli affari ... Nel 1472 i Sensali non avendo pagato regolarmente le imposte, vantavano un debito di 1500 ducati con la Repubblica, che provvide a dilazionarne il recupero e pagamento fino all’agosto dell’anno seguente, quando i Sensali furono costretti a versare a saldo 500 ducati d’oro nelle casse della Signoria. Da allora i Sensali furono soggetti a un’imposta fissa annuale di 35 ducati, che solo in seguito venne ridotta a 18 ducati.

I 30 Senseri del Fondaco dei Tedeschinel 1300 erano una categoria a se stante che si riuniva come Schola dei Senseri di Santa Caterina nei locali dell’omonima chiesa e Monastero di Santa Caterina dei Sacchiti a Cannaregio(attuale Liceo Foscarini). Era vietato a Senseri diversi da quelli del Fondaco di mettersi in contatto con i Mercanti Tedeschi e con altri Mercanti Foresti pena l’esclusione perpetua da Incarichi Pubblici, ed esclusione da tutti i Fondaci di Rialto per un anno con multa di 50 libbre di denaro.

Esistevano tuttavia generosi indulti e notevoli sconti di pena circa le limitazioni dell’esercizio dei Sensali Veneziani, perché visto che la legge proibiva di contattare direttamente i Mercanti nel Fondaco, si stipulavano contratti con loro altrove, fuori della portata vigile dello Stato. Sembra che l’Ufficio della Messetaria di Rialto che aveva il compito di vigilare sulla stipula dei contratti e la confezionatura dei colli da spedizione, operasse abusivamente per conto proprio in accordo con gli Imballadori, e che gran parte del Commercio fosse in mano di 3 o 4 “Nobili fureghìni” che s’accaparravano gran parte degli “affari grossi” che capitavano a Venezia. Risultava inoltre, che i contratti più daziati e redditizi come erano quelli dei Panni Oro, le Sete, gli Ori Filati, le Pietre Preziose, e gli oggetti di gran valore venissero realizzati dai Mercanti Tedeschi alla fine della giornata, dopo il tramonto, e altrove quando il controllo della Messetaria era minore, ed era maggiore la presenza di Senseri di ogni sorta … soprattutto non autorizzati.

Anche per questi motivi, e per provar a porre rimedio a questi “vizi di fondo” delle Economie Veneziane, alla fine si tentò di unificare tutte le categorie dei Sensali residenti e attivi in Venezia.

Come già vi dicevo: “Sette Sanseri Ordinari di Rialto e originari di Venezia che sapessero leggere e scrivere", avevano ottenuto dal Consiglio dei Dieci fin dal luglio 1465 il consenso di poter governare l'Arte dei Senseri e riunirsi in Schola in una casetta presso il Monastero di Ognissanti a Dorsoduro… In tale occasione lo stesso Consiglio dei Dieci precisava: “… non possino essi Sanseri dar recapito in casa sua a Mercanti forestieri, né meno far maòna (impresa autonoma) in pena di privation del suo carico in perpetuo, e bandito per anni doi dall’isola de Rialto … Non è consentito far esercizio, né esser Stimadori, né Fattori di alcuno, ma solum incomber in tal Offizio. Non possino etiam far Mercanzia alcuna, né farla fare ad altri per nome suo, né aver parte, né compagnia in bottega, né con Mercanti o Botteghiero alcuno.”
Ancora in quella stessa circostanza, il Maggior Consiglio invitò il Gastaldo e il Capitolo dei Senseri a vigilare e castigare sui “contrafacentes” della categoria.

L'anno seguente i Proveditori da Comun di Venezia approvarono la Mariegola dei Senseri di Rialto, precisando che ogni anno avrebbero dovuto offrire al Doge, nella ricorrenza della Madonna Candelora del 2 febbraio, un bel cero da 6 libbre ... Solo nel 1504 però, i Senseri Realtini tramite il Notaio Francesco Mondoriuscirono a trovare l’accordo con le Monache Benedettine di Ognissantiper essere ospitati presso la loro chiesa assumendo come Patroni dell’Arte la Beata Vergine Assunta e Ognissanti. Un successivo accordo tra i Senseri e le Monache stipulato davanti al Notaio Nicolò Coruccio prevedeva che la Schola utilizzasse un’Arca per i suoi Morti in Sacrestia; che si  stipendiasse con un salario di 20 ducati annui un apposito Cappellano che celebrasse le loro Messe; che si celebrassero a pagamento varie funzioni religiose anche quotidiane a beneficio e suffragio dei Confratelli Senseri vivi o Defunti; e che la Schola potesse occupare come propria sede versando un censo annuo di 28 ducati alle Monache: "… la casa che continua dalla porta della gièsia fino alla strada".

I Senseri di Rialto, che non potevano essere complessivamente più di 100,ma che in realtà nel 1481 erano più di 200, venivano definiti “… numero infinito … uomini infimi e in gran parte forestieri …” Anche se iscrivendosi alla loro Schola giuravano sul Crocifisso: “di compiere con esattezza il loro Ufficio”, erano in realtà una categoria tumultuosa, perché nell’agosto 1490 indussero perfino il Consiglio dei Dieci a diffidare ufficialmente il Piovano della Contrada di San Zuàn Elemosinario di Rialto minacciandolo di rimozione, perchè stava provando ad attirare e ospitare l’Officio dei Senseri nella sua chiesa presso l’Emporio di Rialto per provare pure lui a guadagnarci qualcosa. In quell’occasione sorse un gran tumulto nel Mercato di Rialto, e si contestò ai Senseri di: “volèr farsi padroni del Mercato di Venezia”.

Per farvi intendere quanto valeva la qualifica di Sensale a Venezia, nel 1490 Antonio Saracco ex Piovano e Arciprete di San Pietro di Castello divenuto Vicario Generale del Vescovo di Castello Maffeo Girardi, ottenne per i suoi meriti e la sua povertà dal Consiglio dei Dieci della Serenissima una pensione annua di 200 ducati tratta dai “Benefici di Stato”. Divenuto in seguito prima Vescovo di Milopotamo a Candia, e poi di Corinto, e non avendo usufruito in tutto se non di 62 ducati annuali di quella pensione di Stato, chiese e ottenne dalla Serenissima per suo nipote un redditizio Ufficio di Sensale al Fontego dei Tedeschi… Essere Sensale a Venezia, quindi, era considerato un ruolo prestigioso oltre che sicuramente redditizio.

Tornando ancora un po’ sulle Monache di Ognissanti… Nel 1507 il Patriarca Antonio Surian fu dunque costretto ad entrare di nuovo a forza nel Monastero di Ognissanti con tre Avvogadori da Comun(fra cui Antonio Giustinian), e a rimuovere la Badessa Corona Missani prendendo il Monastero in diretta custodia. Il 23 aprile seguente nominò Angela Bernardo nuova Badessa ... e le “cose del Monastero”sembrarono prendere un indirizzo diverso … Nell’ottobre di tre anni dopo, venne eletta Badessa dal Capitolo delle Monache di Ognissanti con ballottaggio: Hieronima Coppo che superò nelle preferenze Pacifica Barbarigo figlia del Doge… Fu un bell’affronto alla Nobile Famiglia dei Barbarigo… che però aveva già intrallazzato lì dentro quanto bastava.

Sembravano essere tornate “pace e onestà” nel Monastero … Le Monache di Ognissanti sembrarono essere diventate così oneste e disciplinate che alcune di loro vennero inviate dal Patriarca Antonio Contarini a riformare il turbolento Monastero dei Santi Biagio e Cataldo della Giudecca(situato sul posto dove sorge oggi l’Hotel Hilton Molino Stucky) dove: “In questi zorni a San Biaxio Catoldo … seguite certa questione fra loro Monache e si treteno i libri intesta adeo andoe el Patriarca (Antonio Contarini veniva chiamato “Luctus” dalle Monache di Venezia per la sua smania di riformarle) ed ivi udite le loro querele et scoperse come vivevano inhonestamente, et trova a una Faustina Manolesso una peliza damaschin bianco foderà di martori la qual si dice l’à fata Sier Cristoforo Capello Savio ai Ordini di Sier Francesco el Cavalier …”
Qualche tempo dopo, visto il successo delle “Provvide Monache di Ognissanti”, vennero inviate a riformare anche le cento Monache Benedettine del Santa Croce della Giudecca sulle quali prevaleva la gestione e l’influenza del clan Nobiliare dei Patrizi Da Molin.

Intanto, sempre per via della loro innata povertà, le Monache di Ognissanti nel 1511-1513 rinnovarono gli ambienti claustrali con “pière, terra di sabiòn e chalzina …”, si costruì: “… la sofita della fabrica nova, si zeta terazo, napa de marmo del camin novo, albergo de Madona la Badessa, Oratorii, Chonfession apreso el Parlatorio vechio, el lavatorio, la fermaria …” Sui lati del chiostro a sette campate si realizzò la Sala Capitolare, e dalla parte opposta il Refettorio, “… et si spese per il Graner che varda sopra la vigna”... Si lastricò il campiello antistante la chiesa, si restaurò il ponte in legno verso San Barnaba, e “… si compràron 100 coppi per coprir la giesia pagandoli a Piero Murer”... Infine si pagarono i Mureri Zorzi, i Marangoni Domenico ed Andrea, e Simoneper la fornitura di legnami da parte di Zaccaria Trevisan(che approvvigionava l’Arsenale con il legname del Cadoreessendo in diretto contatto col Doge Barbarigo. Nel 1520 lo stesso Trevisan fornì legname anche per costruire le celle del Dormitorio dei Monaci Benedettini dell’isola di San Giorgio Maggiore), e il Nobile Marco Michiel altro fornitore di legnami (uno dei suoi figlio fornì legnami anche alle Monache di Santa Maria Maggiore), che era anche Procuratore e finanziatore-benefattore di Ognissanti.

A completare l’opera, sette anni dopo una parte del Maggior Consiglio destinò alle Monache di Ognissanti “in grandissimo numero e poverissime … che hanno principiato la chiesa già tanti anni et non poter quella finir”,il legname di una “Galia Grossa innavigabile da mazza”, cioè dismessa. Il ricavato della vendita doveva essere utilizzato: “… per metter la ditta soa chiesa a coperto … e le Monache dovranno pregare Dio per il felice stato della Repubblica nostra.”

La contabilità del Monastero di Ognissanti era tenuta dallo stesso Nobile Marco Michiel coadiuvato da Prè Piero Piovano di San Vidal e Confessore delle Monache, e da Antonio Paolucci ricco Drapièr abitante in Riva de Biasio, che aveva acquistato all’incanto metà della Draparia Granda di Rialto(ed ospitato pericolosamente l’eretico-eterodosso Fra Girolamo Galateo). In cambio le Monache concessero al Michiel di costruirsi nella chiesa di Ognissanti una Cappella di famiglia da decorare secondo il suo gusto ... Alla morte di Marco Michiel presero a ricoprire l’incarico di Procuratori di Ognissanti: Giacomo di Giovanni Alvise Duodo, Angela Contarini, Santo Barbarigo e Girolamo di Lorenzo Priuli la cui madre Paola Barbarigo, sorella dei Dogi Marco e Agostino, si lamentò del fatto che volendo spendere per i Monasteri di San Salvador e Ognissanti solo 10 ducati, si ritrovò a doverne spendere ben più di 100.

Si pagò infine Julio Fabbro per lavori fatti e ordinati dallo stesso Marco di Antonio Michiel, i Tagiapjera per tutti i lapicidi utilizzati e lavorati in chiesa e nel Monastero, e Mastro Zuane a Andrea Bora che avevano bottega in Campo Santo Stefano. I Buora percepivano 1 lira al giorno, cioè 20 soldi in più rispetto a quanto percepivano i Mastri Pezin e Di Luca. E’ curioso notare che venivano pagati anche con beni di consumo: letti, lenzuola, e perfino con un maialino.

Ancora nel 1542 una parte del Senato esentò le 72 “pòvare” Monache Benedettine di Ognissanti dal pagare alcune Decime per “compier la fabrica di esso Monasterio”… Cinque anni dopo un’altra parte del Consiglio Dieci fece pervenire alle Monache alcuni proventi dall’Officio all’Armamento: “perché siano impiegati alla fabrica e reparatione di quella chiesa” ... e anche il Nobile Girolamo di Andrea Marcello divenuto Procuratore de Citra sborsando 15.000 ducati, offrì 100 ducati “per el Choro et Barcho de Ognissanti”.

Quando Dio volle, la costruzione della nuova chiesa di Ognissanti fu portata a termine e riconsacrata da Girolamo Ragazzino o Righettini Vescovo di Caorle. Risultò in tutto e per tutto incredibilmente simile a quelle di Santa Maria Maggiore, San Cosma e Damiano della Giudecca, Santa Croce della Giudecca e San Giuseppe di Castello. La facciata possedeva misure simili in larghezza, lunghezza e altezza con uno scarto di solo qualche decina di centimetri.


Per completare l’opera iniziata dalle “sempre angustiate e dimesse Monache di Ognissanti”,Alvise Michiel Procuratore di Ognissanti pagò a Paolo Veronese 100 ducati per la stupenda pala dell’ “Incoronazione della Vergine” e 3 scudi per la portella del Tabernacolo ... Pagò anche 112 ducati a Antonio Intagiadòr per l’intaglio della cornice, e altri 120 ducati a Gerolamo Indoradòr del Campo Santa Marina per la doratura del Tabernacolo e il completamento della cornice della pala del Veronese … Si costruì l’organo sull’abside su disegno di Francesco di Bernardino Smeraldi prendendo accordi col Marangon Zuanne di Battista da Feltree quello venne a costare: 120 ducati. Si pagarono inoltre Alessandro Pallazo Vesentin Organer, e l’Indoradòr Ottavio Da Lin che aveva già completato le balaustre in chiesa, e il Marangon Filippo per altri lavori minori d’ornamento delle canne dell’organo. Allo stesso Paolo Veronese venne commissionato di dipingere le portelle dell’organo che ultimò nel luglio 1586 collocandole sul “Poggio dell’Organo” dove già c’erano vari chiaroscuro, e al di sotto un: “Padre Eterno con Angeletti”.



Era il 1591 quando si aprirono nel Presbiterio due finestre per illuminare meglio le tele collocate … e Andrea de Michieli o Vicentino consegnò due quadri posti ai lati della pala del veronese: “Annunciazione” e “Fede e Speranza” per le quali guadagnò 40 ducati. Qualche tempo dopo ne consegnò altri due: “Le nozze di Cana” e “Cristo entra in Gerusalemme” per i quali percepì altri 120 ducati.



Le Monache di Ognissanti (come le altre) avevano molti modi per procurarsi denaro: oltre a farsi intestare donazione e lasciti, “Mansionerie di Messe” da celebrare a pagamento senza fine, fiumi d’elemosine dai Veneziani devoti, doti di Nobili figlie da Monacare, e sostanziose rette di “Figlie a Spese” da educare, si preoccupavano anche d’inviare di continuo suppliche alle Autorità dichiarandosi “miserrime” e chiedendo sempre ulteriori elargizioni. Quelli della Serenissima non è che fossero creduloni, ma ci tenevano a finanziare le Monache che spesso erano loro figlie e parenti. Perciò le Istituzione di Venezia spesso elargivano, ma qualche volta anche no.

Le Monache di Ognissanti, ad esempio, chiesero al Doge 500 ducati da investire nella costruzione del nuovo campanile interrotto alle fondazioni per mancanza di denaro. Ma la supplica venne disattesa …. Il campanile venne ovviamente costruito lo stesso, e le Monache di Ognissanti pagarono tranquillamente 500 lire tramite il loro solito Procuratore Alvise Michiel per il legname al Murer Cristoforo, ad Andrea Zuliani dal Ligname, al Marangon Filippo e a Stefano Palliaga per le forniture edili.

Un altro modo che le Monache utilizzavano per procurarsi soldi, era quello di affittare o vendere spazi della chiesa per le sepolture dei Nobili. Nel 1580 si permise alla Nobile Famiglia Savorgnan di porre una loro lastra tombale in chiesa, un’altra la misero a pagamento ai piedi dell’Altar Maggiore quelli della Famiglia Marcello passandola poi ai Nobili Vitturi. Giacomo della Seda e Nicolò Battaglia si aprirono un “Conto Spesa” per farsi seppellire in chiesa, e in apposita Cappella. Battaglia lasciò 500 ducati per quello scopo: “… far la sepoltura et il suo salizado intorno simeli a quella del Chiarissimo Migiel. Item far li suoi banchi simile alla sudetta chapella del Migiel … mensa in pietra viva e l’alzato si farà di legno fento di pietra et questa tal spesa per finimento della ditta chappella monteranno ducati 300.”(L’opera venne completa nel 1611)… In chiesa esisteva anche uno spazio mortuario riservato al Nobile Giovanni Battista Bernardo, e c’erano Cappelle e Altari e Arche e Sepolture dedicati … ed ogni cosa aveva un suo prezzo, e ogni devozione, presenza, celebrazione e suffragio delle Monache … un altro.

Fra 1606 e 1609 la Badessa Girolama Bragadin tramite il Proto Smeraldi eseguì:“… lavori per vari fabricati all’interno del Monastero. Si spesero 220 ducati per conzàr il luogo novo delle Fie a Spese … 970 ducati per conzàr li colmi de la gièsia e del Monasterio, e per assicurar il muro dell’orto … per la fabrica del dormitorio et lavandaria ...”



Nel 1610 alla Visita del Patriarca Francesco Vendramin ad Ognissanti si ordinò alla Badessa di macellare tutti i polli privati che vagavano per il Monastero condividendo la carne con le altre Monache nel Refettorio comunitario ... Si osservò inoltre: “… che la predella dell’Altar Maggior era ancora da salizar con marmi … che la Madre Badessa et le Monache procurino che si seguiti de finir l’altar della Capella de Cà Battagia con le debite immagini, parapetti, tovaglie et altri ornamenti necessari al Culto Divino, facendoli le banche con li suoi pozzi di noghera attorno … avendo lasciato 500 ducati per questo Nicolò Battagia … Che si accomodi la predella dell’altar de San Michiel … la predella dell’altar della Visitazione … dell’altar dell’Annunciazione de Cà Lazaroni … Che come saranno accomodate le stanze nuove sopra la lavanderia le Monache Converse ci dormano dentro … mentre le Figliole a spese non dormano a capoletto delle Monache da Ufficio ma nei luoghi suddetti nella stanza granda … Si rifabbrichi in muratura il Parlatoio in legno o di stuore non più usabile fino al ripristino.”

Gli Esecutori Sopra alla Bestemmia,inoltre, posero una lapide sul campanile che intimava a non praticare più giochi nel Campiello antistante la chiesa di Ognissanti, né nella Corte dei Parlatori del Monasteroche doveva essere considerati Luoghi Sacri a tutti gli effetti … anche dalle Monache.

Una caterva di pretese, insomma, da parte del Patriarca e di tutti gli altri … Perciò le Monache di Ognissanti si rivolsero ancora una volta a chiedere aiuto“a chi potèva”, cioè al Senato della Serenissima, che concesse 300 ducati. Si provvide perciò subito a spenderli: “… per restaurar il muro del nostro orto … per il terazo fatto da novo nel luogo delle Fie a Spese … per il pozo per benedir le acque in chiesa … per il pergolo … e la nuova finestra di chiesa sopra la sagrestia.”



Ma al di là di questi piccoli episodi, pareva andare tutto bene nel Monasterio d’Ognissanti che necessitava semmai solo di qualche piccola correzione … Un paio d’anni dopo, infatti, l’Inquisizione di Venezia fu costretta ad avviare un processo “per frequenti visite nei Parlatori, di un certo Frate”… ma oltre a queste quisquilie …

Nel 1531, l’Officio dei Sensali si trovò in difficoltà economica “per la penuria de’ tempi e la guerra”, perciò si ridusse a restituire alle Monache di Ognissanti “il solèr di sopra” della loro Schola … Quasi per ripicca forse, nel settembre 1594 il Patriarca Lorenzo Priuli ordinò di non celebrare più Messa: “… all’esterno della chiesa di Ognissanti dove c’era l’altare in legno della Schola dei Senseri di Rialto  ... Nel 1531 infatti i Senseri sono stati allontanati dopo alcune ambiguità accadute col figlio del Doge.”… Un documento della Schola dei Senseri ricorda che pur avendo rinunciato i Senseri ad utilizzare i locali delle Monache di Ognissanti, vollero continuare ugualmente a fornire le cere necessarie per la Festa di Ognissanti, e spendere pure un ducato per pagare i Trombettieri.

Solo un secolo dopo però, l’Università dell’Offizio dei Senseri ormai decadente abbandonò definitivamente “i luoghi di Ognissanti” andando a trovarsi una nuova sede presso la chiesa di Sant’Aponal di Rialto… Nell’occasione si riformò laMariegola dei Senseri provando a rafforzare la categoria e difendendola dalla concorrenza sempre più incalzante degli Ebrei del Ghetto ... Nel 1674-75 Giovanni Maria Fermetti mise in vendita la sua carica di Sensale. Nell’occasione fece presente che i Sensali di Venezia erano 380 divisi in 7 gruppi, mentre altri 117 erano “mediatori generici” non subordinati ad alcuna Schola o Regola: 200 erano i Senseri Ordinari di Rialto, 30 quelli del Fontego dei Tedeschi, 36 i Senseri alle Biave, 25 i Senseri ai Cambi, 40 i Senseri ai Vini, 24 i Senseri attivi nel Ghetto degli Ebrei, e 25 i Senseri da Turchi… Nel luglio 1683, finalmente tutti i Senseri di Venezia si unirono in un’unica Schola, compresi iSenseri del Fondaco dei Tedeschi.



Le Monache e le Badesse di Ognissanti intanto proseguivano la loro strada. Provvedevano a far redigere scrupolosamente ogni volontà e determinazione delle Monache nell’apposito Registro dei Capitoli o Convocati, così come si segnavano meticolosamente tutte le voci inerenti l’Amministrazione del Monastero e il mantenimento delle Educande a Spese. Un Registro delle Monache elencava i “Capitali di ragione del Monastero di Ognissanti” depositati in Zecca di San Marco, registrando tutte le terminazioni e i passaggi di capitali che le Monache depositavano con interessi annuali del 3 ½ e 3%. Un altro Registro raccontava di quanto le Monache depositavano nella Cassa delle Obbedienze, e in un altro ancora metteva agli atti i “crediti di dadie nella città di Padova”dovute al Monastero di Ognissanti.
Accanto a tali Libri Contabili, esistevano: Quaderni delle Scossioni, Inventari e Catastici dei Beni, Registri degli Stabili e delle Affittanze posseduti in Venezia, Mirano, Scaltenigo, Scodavacca e Revis nella Terraferma Veneta e successivamente nel Dipartimento del Tagliamento e dell’Adriatico, e Mensuali di Spesa, Libri dei Riceveri, Tanse e Decime, Squarzi de Beni, e Libri delle Mansionerie e delle Messe Obbligate del Monastero.


Una serie impressionante di carte, faldoni e registri, documentava invece, tutti i numerosissimi Processi Giudiziari intentati dal Monastero di Ognissanti di volta in volta contro l’Abbazia di Moggio, i Nobili Badoer col le consorti, contro Domenico Barbaro, Zuanne Bernardo, la Schola Granda e la Fraterna dei Poveri Vergognosi di Sant’Antonin, i fratelli Mangilli, Antonio Ruggeri, Antonio Regazzoni, Giacomo Zennaro e molti altri … Tutto venne ordinato, conservato e documentato diligentemente fino alla fine della Serenissima e all’arrivo esagitato e distruttore dei Francesi.

Alla nuova Visita Pastorale, il Patriarca Giovanni Tiepolo dovette costatare che la Cappella Battaglia in chiesa d’Ognissanti non è stata ancora terminata; e che c’era ancora in chiesa l’Altare della Visitazione con l’Immagine Miracolosa della Madonna del 1504 non dotato di adeguate Mansionarie di Messe Quotidiane e Perpetuein grado di sostenerlo. Da quando era stato tolto nel 1626 agli eredi dei Paolucciche non pagavano le spese, “l’Altare Miracoloso è rimasto in balia di se stesso”.



Per sopperire a quella vergognosa negligenza del Monastero, si offrì subito di contribuire a mantenere l’Altare Francesco d’Abram che aveva la figlia Eccelsa Monaca in Ognissanti, e si associò a coprire le spese pure Pacifica Corteloza Monaca pure lei in Ognissanti. Si potè così finalmente provvedere a pagare Tagiapjera e Pittore perchè realizzassero una bella pala nuova per rinnovare l’Altare della MadonnaMiracolosa.

E si giunse così ai tempi della Peste del 1630, quella che portò la Serenissima alla costruzione del Tempio Votivo della Madonna della Salute. Mentre a Venezia la gente moriva “a flotte, e come Mosche in autunno”, le Monache di Ognissantiavvertivano, invece, un bisogno impellente e irrinunciabile di aprire nuove finestre nella loro chiesa: “… per dar libero sfogo all’umidore miasmatico che vi ristagnava dentro forse a causa della moria”. Durante il triennio di governo della Badessa Elena Priuli, utilizzando le donazioni di quattro Monache e altri 200 ducati offerto da Eccelsa d’Abram, si rifecero le cornici della chiesa, s’aprirono appunto quattro finestroni ad arco sui fianchi dell’edificio accecando le antiche monofore e cambiando l’illuminazione interna della chiesa, si rimaneggiò il soffitto ligneo a specchiature, si aprì “l’occhio del timpano” in facciata, e una “mezzaluna” sopra il portale d’ingresso spendendo più di 1.000 ducati … L’anno seguente se ne spesero altri 400 per rifare la cuspide del campanile impiombandovi dentro la croce che in precedenza era rovinata sul colmo della chiesa ... Già che si era in spesa, si consacrò pure l’Altare della Visitazione spendendo altri 18 ducati, e la nuova Badessa Teodora Sansonio fece decorare la volta della Cappella del Santissimoda Giacomo Grassi e Agostin Literini spendendone altri 150 ducati.



L’ulteriore nuova Badessa Laura Bembo, si ritrovò piena di debiti appena dopo la sua elezione. Non le rimase che andare “a bàtter cassa nuovamente” presso tutte le Autorità competenti.  Racimolò, infatti: 25 ducati dal Patriarca Gianfranco Morosini, 36 ducati dalla Camera del Purgo, e 200 ducati dal Senato della Serenissima... meglio che niente.

Fuori della porta e nei dintorni del Monastero di Ognissanti intanto, fin dal 1563 al Ponte, Calle e Fondamenta dei Cortellotti agli Ognissanti esisteva un Magazzino da Vin condotto dalla ricca famiglia Cortellotto dei Salvioni che erano Mercanti possidenti molti beni soprattutto nel Bassanese ... Sempre in zona Ognissanti, in una casa privata fra Campo e Rio degli Ognissanti, esisteva un secolo dopo un “Teatro alle Zattere” in cui si tenevano forse spettacoli di Marionette fatte muovere con meccanismi mentre i Musicisti cantavano e suonavano dietro la scena. E’ documentato uno spettacolo realizzato da Leandro di Francesco Antonio Pistocchi su libretto di Camillo Badoer… Nel 1681, invece, un altro fulmine colpì il campanile di Ognissanti che venne quasi subito ripristinato dalla Badessa Donna Laura Paulucciche gli feceaggiungere un tamburo ottagonale e una cuspide spendendo ancora 1.350 ducati …


Qualche anno dopo la Badessa Donna Maria Andrianna Imberti fece rifare in pietra gli altari lignei della chiesa che erano rovinosi e cadenti restaurando l’intero edificio, e rifece pure il muro che circondava tutta l’isola col Monastero. Spese prima 2.100 ducati e poi altre 8.150 lire pagando il Tagiapiera Agostino Canciani, lo Scultore Francesco Bonazza e il Pittore Galdiascalli per alcune statue e una pala collocate sull’Altar Grando … Francesco Olivieri, intanto, provvide alla stesura di un nuovo Catastico dei beni e delle Mansionerie del Monastero di Ognissanti che dedicò alla Badessa Regina Donati ... tanto era stata lei a finanziarlo durante tutto il suo lavoro di riordino.

Si può dire, insomma, che anche all’Ognissanti i soldi in un certo senso “piovessero abbondanti dal Cielo”.  

Il Monastero possedeva una vigna a Treporti, e diverse rendite da immobili siti in Venezia soprattutto in Contrada di San Boldo, e nei primi decenni del 1700 per incrementare ulteriormente il proprio patrimonio acquistò alcune case in giro per Venezia, che erano state dei Riccobon e Cinasei… In quegli stessi anni, i Birri, gli Spioni e gli uomini della Serenissima debellarono una congrega di ladri cappeggiata da Francesco Pezzi Pubblico Sensale giungendo a trascinarli tutti a pubblico processo e condanna … Rieccoli perciò all’opera i Sensali Veneziani !

Nel 1768, invece, quando i Sensali Veneziani tenevano ancora ogni lunedì, mercoledì e venerdì, le solite riunioni del loro Capitolo nell’Officio de la Seda a Rialto Novo, i Cinque Savi alla Mercatura della Serenissima ridussero a soli cinque i Senseriattivi in Venezia “a causa dell’eccesso d’abusi che avean fatto di quella professione”. Tra i cinque Sensali rimasti c’era pure un Armeno, che trattava direttamente con i Turchi, e qualche tempo dopo se ne aggiunse un altro “esperto in pellami”… Nel 1804, tuttavia, i Sensali Veneziani in attività erano di nuovo 220, e trattavano tranquillamente in Rialto di: “… sete, lane, gottoni, ferrarezze, pellami, ogli, droghe, spezie, cere, biancherie, merci di Fiandra, cambi di Zecca, vini e liquori nonchè di vetri”.

Nel gennaio di due anni dopo, Maria Fontana Correr Badessa di Ognissanti scriveva al nuovo Governo di Venezia lamentando che le sue Monache: “… sono bisognose di generi di sussistenza … sprovviste principalmente di farine e legna da fuoco.” Come era abitudine delle Monache implorava: “… un pubblico sussidio di 4.000 lire per poter pagare le imposte di cui siamo gravate.”

Erano però cambiati i tempi, e anche molto … anche se la Badessa e le Monache ne erano ancora poco consapevoli.

Nel marzo seguente giunse la “civica risposta” del Governo: “Tutte in strada !”… e il Monastero di Ognissanti venne soppresso disperdendone e soprattutto incamerandone tutti i beni … Le 25 Monache Benedettine vennero traslocate e concentrate con quelle del Monastero dei Santi Biagio e Cataldo della Giudecca(sito dove sorge oggi l’Hilton Stucky Hotel), mentre le ragazze “Educande a spese” vennero dirottate all’Istituto delle Zitellesempre della stessa isola della Giudecca.
Al posto delle Monache Benedettine di Ognissanti, si fecero insediare le Cappuccine Concette di Santa Maria e Antonio di Castello cacciando via le Cappuccine delle Grazie di Mazzorboche s’erano prontamente appropriate del posto lasciato libero dalle Benedettine. La sede delle Concette di Sant’Antonio Abate di Castelloera stata demolita per costruire i Giardini Pubblici di Castello(lì le Suore Concette gestivano un Collegio d’Educazione Femminile fondato nel 1668 da Francesco Vendramin).

Quattro anni dopo, comunque, le 42 Monache Concette (fra Coriste e Converse)approdate ad Ognissanti vennero anch’esse buttate in strada, rimandate a casa propria dai loro parenti, e costrette a deporre l’abito da Religiose ... Il Monastero venne in parte demolito, modificato e sopraelevato, riaprendolo e riciclandolo nel 1816 come Educandato Femminile Cittadino capace di ospitare ed educare 36 Fanciulle Venezianee Venete.
Dieci anni dopo l’Educandato languiva con sole 5 Fanciulle presenti, e palesando un significativo sbilancio economico di cassa ... Si tentò allora d’incrementare di nuovo il numero delle Monache richiamandone dieci, e soprattutto chiedendo loro di portare con se una buona dote di almeno 1.530 fiorini … In quel modo si raggiunse allora il pareggio economico dell’Istituto, le Monache ricrebbero di numero … ma le Educande rimasero ugualmente in tre.



Nel 1848 non c’era più nessuna Fanciullanell’Educandato … anche se la Badessa Teresa Eletta continuava imperterrita a rivendicare dal Governo Austriaco “per il mantenimento delle povere Nobili Figlie”, la restituzione del capitale di 100.000 ducati che le Monache di Ognissanti avevano un tempo versato e investito nella Zecca di San Marco ... Non avevano perso l’abitudine le Monache, sebbene non esistesse più chi fosse disposto “a foraggiarle gratuitamente”.

Fra 1866 e 1888, le Cappuccine Concette dell’Educandato di Ognissanti, che non esisteva più, tornarono ad essere 40 … Le Educande: una sola, e per di più dalla presenza precaria … Si rifabbricò il Ponte di Ognissanti andato distrutto, e la Calle dell'Indorador laterale alla Calle lunga di San Barnaba venne rinominata come “Calle degli Ognissanti”perché tramite quel ponte ci s’immetteva verso quella chiesa ... In quello stesso anno Elisabetta Michiel moglie del Senatore GiovanBattista Giustinian, già Podestà e Sindaco di Venezia, istituì per testamento e finanziò una nuova Opera Pia per Malati Cronici e Poveri di Venezia ... Nel 1900 il nuovo Ente Assistenziale trovò opportuna sede e collocazione nell’ex chiesa e Monastero di Ognissanti messo a disposizione gratuitamente dal Comune di Venezia.

Addio per sempre alle Monache di Ognissanti !



Quattro anni dopo si pose la prima pietra del nuovo Ente Geriatricocostruendo un edificio a pianta quadrangolare di tre piani sul posto dove sorgeva il Monastero di Ognissanti in gran parte abbattuto. Le pietre dell’ex Monastero di un certo valore e significanza: fra cui un caminetto con bassorilievo, un pregevole lavabo antico, e la “cucina superiore delle Monache” vennero trasferite al Museo Correr per ordine del Sindaco Filippo Grimani… ma scomparve tutto “strada facendo”, così come andarono dispersi l’organo e gli arredi dell’antico Barco Vecchio”, ossia il “Poggio-Cantoria sopraelevato delle Monache di Ognissanti” ... Le portelle d’organo dipinte dal Veronese con dentro l’“Adorazione dei Magi”, e fuori: “Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Gregorio e San Girolamo” ricomparvero “misteriosamente”collocate alla Pinacoteca di Brera di Milano, mentre nella piccolaSacrestia di Ognissanti trovarono posto alcuni arredi lignei intagliati e intarsiati del 1500-1600 provenienti dalla Farmacia dell'ex Ospedale Psichiatrico di San Clemente in isola un tempo sede dei Monaci Certosini.


Nel 1962 l’Ospedale Geriatrico Giustinian appartenente all’ULS 12 Veneziana ospitava 180 degenti maschi e 320 malate femmine ... Ed ecco l’ultima nota secondo me curiosissima e un po’ paradossale. Da quel che ho letto in giro, sembra che proprio nell’Ospedale Giustinian di Venezia negli anni ’70-’80 avesse sede, base o covo o quel che era, la Brigata Ospedaliera delle Brigate Rosse di Venezia composta soprattutto da Infermieri e Infermiere provenienti da altre zone d’Italia.

Altro che Monache di Clausura oranti ! … e assistenza amorevole ai vecchietti ! … Di certo i militanti delle pentastellate B.R. pur di mantenere integra la loro copertura, non avranno fatto mancare gentilezze e premure agli ultimi vecchietti Veneziani ospitati nell’ex Monastero di Ognissanti. Paradossale appunto il fatto che il “terrorismo rosso”trovasse connubio, andasse a braccetto indirettamente, e desse in un certo senso continuità e prosecuzione a quell’antica storia Monastica.

Erano agguerrite le Monache di Ognissanti … ma di certo non fino a quel punto.

Oggi l’ex Ognissanti viene ancora gestito dalla nuova ULSS 03 Serenissima, che ha affittato una sezione del complesso all’Università di Cà Foscari di Venezia ... Mi raccontano che negli edifici dell’ex Monastero di Ognissanti abiti ancora oggi il fantasma di una delle antiche Monache che considera ancora suo quel luogo, e per questo continua ad aggirarsi rabbiosa in cerca dei soliti Sensali inadempienti e disturbatori ... Neppure napoleone è riuscito a cacciarla via, e ogni tanto si dice si diverta a spaventare e sgambettare qualche ignara impiegata o qualche traballante vecchietto di passaggio.





Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>