San Agostin da un disegno del Guardi.
“Una curiosità veneziana per volta” – n° 47.
“A PROPOSITO DI SAN AGOSTIN A VENEZIA …”
Secondo le “Consuetudines Ecclesiae Sancti Agostini” del 1500 … la chiesa si chiamava di “San Agostin e Santa Monica”, e nel suo piccolo ospitava diverse Scuole di Devozione e Mestieri molto attive … soprattutto quelle dell’Arte dei Conzacurami e dell’Arte dei Mercanti da Ogio e Saoneri.
La chiesa però aveva origini antichissime collocate circa intorno all’anno 1000 come una grossa fetta di Venezia, e a cavallo fra storia e leggenda, sembra sia sempre stata affiliata alla vicina chiesa Matrice di San Silvestro ma con dipendenza dal Vescovo di Castello con quale litigava di frequente per il diritto di autoeleggersi liberamente il proprio Piovano.
Alla fine si giunse al compromesso che il Prete di Sant’Agostin doveva essere “…istituito per autorità del Vescovo e volontà dei vicini … (ossia i parrocchiani).”
L’avevano avuta vinta, insomma, quelli di Sant’Agostin.
Nel gennaio 1106 e nel 1149 la chiesa e tutta la Contrada subirono due incendi gravissimi che coinvolsero ben 13 Contrade distruggendole. La prima volta furono intaccate dalle fiamme anche le vicine chiese e Contrade di Santi Apostoli, San Cassiano, Santa Maria Materdomini, Sant’Agata ossia San Boldo e San Stin. La seconda volta, invece, furono coinvolte anche le chiese e le Contrade di San Basegio, dell’Anzolo Raffael, San Nicolò dei Mendicoli, San Zan Degolà, San Stae, San Giacomo dell’Orio, Santa Croce, San Simeon Grande e San Simeon Piccolo.
Niente male come rogo … andò bruciata mezza Venezia.
Durante il 1200 la Contrada di San Agostin era contraddistinta dalla presenza di una delle tante “piscine”o ampie zone acquatiche veneziane che sarebbero state presto imbonite e strappate alla laguna. In ogni caso la zona di Sant’Agostin, vicina all’emporio di Rialto, fu fin da subito zona di mercanti, artigiani e faccendieri.
“ … Domenico Aldoino del Confinio di Sant’Agostin fa quietanza a Tommaso Viaro del Confinio di San Maurizio di lire 100 di denari veneti prestatigli nel luglio 1199 e sino alla Muda d’inverno o di Pasqua per commerciare fino al Alessandria nel viaggio con la nave Paradiso ... nel giugno 1203 fa ancora quietanza allo stesso di lire 110 di denaro veneto prestategli nel 1202 novembre 7 per commerciare lungo le sponde dell’Adriatico con la nave del padrone Bartolotto Gritti e nel novembre 1204 di altre 200 di denari veneti dategli per commerciare lungo le sponde dell’Adriatico fino a Brindisi e Durazzo con la nave Leoncello del padron Angelo Vendelino...” mentre ancora nell’aprile 1243 Marino Balbi, sempre del Confinio di Sant’Agostin, faceva quietanza alla moglie Margherita della sua dote consistente in lire 200 di denaro veneto.
Nel 1310, invece, “… a mezo del mese delle ceriese …” in Contrada di Sant’Agostin in Campiello del Remer venne atterrata la casa dell’ex Doge Jacopo Tiepolo congiurato con i Nobili Querini contro il bene della Repubblica.
Qualche anno dopo, Leonardo Vendelino di Venerabile Famiglia Patrizia, Notaio in Venezia, era Pre’ in Sant’Agostin dove i Preti si davano molto da fare con i prestiti: Pre’ Nicolò prestò 100 lire di grossi ad Andrea Coto da investire in una “Colleganza marittima”, mentre Pre’ Lorenzo della Torre prestò 100 lire di grossi a un residente in Contrada di Santa Maria Formosa, e Giovanni fruttivendolo a Sant’Agostin prese a prestito 5 ducati dal Pre’ Damiano della stessa chiesa.
Negli stessi anni, Muzzola che era Tintore con bottega a Sant’Agostin venne multato perché “tingeva di guado” certe “sergie” fornitegli da Nobili clienti invece di tingerle a Murano come da regole vigenti.
Nel 1368 Gasparino Favaccio, che aveva due fratelli abitanti poco distante, in Contrada di San Giacomo dell’Orio, divenne Plebanus della Contrada di Sant’Agostin che offrì nel suo insieme alla Serenissima lire 42.100 per finanziare la guerra contro i Genovesi al tempo del doge Andrea Contarini.
All’inizio del 1400 la rivendita del pane della Contrada era gestita da Valentin, e Pietro Zane era Plebanus con casa in proprio della Collegiata dei quattro Preti di Sant’Agostin che percepivano 140 ducati di stipendio,12 lire provenienti da incerti di stola, e celebravano 11 Mansionerie guadagnando altri 203 ducati, mentre la Fabbriceria della chiesa gestiva un gruzzoletto di altre 15 lire.
Tanti soldi !
Infatti vennero processati e condannati Pre’ Michele De Leonardi e Pre’Giorgio Furtelli per gravi irregolarità patrimoniali associate a vizi carnali e di gioco.
Esattamente un secolo dopo, in Contrada Sant’Agostin abitavano 628 persone e il Piovano di Sant’Agostin distribuiva ogni volta in media 400 Comunioni, ma si lamentava per la scarsezza delle elemosine raccolte in chiesa: “…quando era i boni tempi adesso non se observa per che le oblation non se fa piu’ come se soleva, ma solum el se a reservado la offerta de la domenega de Ressurection, la qual el Piovan si a la mità de quella offerta…”
Aveva ragione a lamentarsi perché la chiesa era piena di spese da pagare: 5 ducati all’organista, altri 2 ducati per accordare l’organo, e 10 ducati per smontarlo e pulirlo dalla polvere, 5 ducati per i cantori e strumentisti per la Festa nel giorno di Sant’Agostin, e tutte le spese da pagare per le cere e le candele, e per “conzar la chiesa” dove c’era una “Madonna con Bambino” vestita con 4 abiti molto preziosi.
All’inizio del 1600 il numero delle persone che abitavano la Contrada era più o meno lo stesso: 715 o 724, e in Campo Sant’Agostin, a venti metri dal “pistor-forner”sorgeva la famosa stamperia di Aldo Manuzio con l’Accademia Aldina, prima di spostarsi in Contrada di San Paternian vicino a San Marco.
I Preti in chiesa fecero dipingere da Bernardino Prudenti per l’Altar Maggiore una: “Madonna con Bambino e Sant’Agostino e Santa Monica”, ma finirono sulla cronaca cittadina e Veneta perché il Prete Michiel Cicogna Titolato e Confessore presso la chiesa di Sant’Agostin fece stampare con le illustrazioni di Suor Isabella Piccini ben 11 libri quietisti tutti immediatamente condannati dal Sant’Offizio dell’Inquisizione con ben cinque condanne. Il Prete andò ad abitare in Contrada di Santa Margherita dove morìin giorni otto, a 75 anni circa,ammalato da apoplessia, come attestato dal medico Zerbin, e seppellito da suo nipote a Santa Teresa vicino ai Mendicoli “… con processione e torzi otto accesi”.
Fino dal 1638 quando fu aperto quello celebre in Contrada di San Moisè, esisteva in Contrada di Sant’Agostin un “Ridotto”,ossia un locale notturno-diurno dove la Nobiltà si ritrovava per incontrarsi, distrarsi e divertirsi con propri simili. Nella zona, infatti, abitavano diverse prestigiose famiglie Nobili: Soranzo, Pisani, Contarini e i Morosini di cui un antenato Domenico nel 1204 ruppe accidentalmente una zampa dei quattro cavalli in bronzo dorato predati a Costantinopoli, posti prima in Arsenale e poi collocati sul davanzale della Basilica di San Marco. La zampa rotta la collocò proprio sulla facciata del suo palazzo di Sant’Agostin.
L’anno dopo, la chiesa venne distrutta per la terza volta da un incendio, ma fu subito ricostruita dal pievano Niccolo’ Formentini, e riconsacrata dal Patriarca Giovanni Badoer con cinque altari, pavimento rifatto a spese di Girolama Lomellini, campanile e canonica “veramente degna per un Piovano”su disegno di Francesco Contin, lo stesso progettista di Sant’Angelo, Sant’Anna di Castello e Santa Maria del Pianto sulle Fondamente Nove.
“…l’altar maggiore era bello per disegno, per marmi, per ornamenti di figure d’intaglio et altri lavori…”
Si ricollocarono i quadri della vecchia chiesa salvati dall’incendio:
Un“Ecce Homo”di Paris Bordone accanto alla porta di destra, una “Madonna con un Santo”della Scuola del Tiziano di fronte, un’altra “Madonna con bambino, Sant’Agostino e San Carlo, San Francesco dalle stimmate e San Francesco di Paola”di Pietro Mera Fiammingo da Bruxelles(che si chiamava precisamente Pieter van der Meyer)collocata in un tabernacolo esterno alla chiesa.Nell’occasione si aggiunsero quattro tele con“Storie di Sant’Agostino”di Antonio Molinari, mentre Giuseppe Nogari, fratello del Pievano di Sant’Agostin, dipinse per l’altare di San Cristoforo un“Martirio di Sant’Agostino”e Francesco Zugno la “Purificazione della Vergine”.
Infine, per completare l’opera, la ricca famiglia Zane, che aveva palazzo lì vicino,fece costruire una sua Cappella privata, imitata dal Nobile Senatore Jacopo Da Lezze che si fece costruire una Cappella di Famiglia collocandovi una pala dipinta dal Cavalier Liberi rappresentante un “Crocefisso con San Francesco e altri Santi”.
Niente male come chiesetta secondaria di Contrada!
Nel 1661 quando in contrada di sant’Agostin c’erano 16 botteghe, Michiel da Valan Fornerpagava: “lire una esoldi uno edenari dieci di tasse”, mentre il Capitolo dei Preti di Sant'Agostin pagava “lire zero, soldi due e denari otto”.
Quando nel 1684 Paolina Airoldi Marchesini chiese all’Avogaria di Comun d'essere abilitata a “…collocarsi in persona Nobile, et a procrear figli capaci di entrare a far parte del Serenissimo Consiglio …”,venne chiamato come testimone “…Antonio Sarcinelli Spicier nella bottega “Al Calice”a Sant’Agostin presso il Ponte del Calice … all'imboccatura della Calle del Scaleter ...”
Nel 1700 la Contrada di Sant’Agostin misurava 637 passi, e vi abitavano circa 624 persone, di cui 307 persone abili al lavoro e gli altri invece Nobili viventi di rendita. 16 padroni lavoravano in 20 botteghe, in un inviamento da Forno con casa e bottega, e in una Pistoria. Il tetto e il soffitto della chiesa minacciavano di crollare e vennero restaurati a stucchi e pitture. A più riprese, infatti, i Proto Andrea Tirali e Giovanni Scalfarotto rilasciarono scritture e ricevute per un restauro di 250 ducati e poi 490 ducati per la chiesa e la Cappella Maggiore di Sant’Agostin.
Nel dicembre 1777:“…a fonditori di piombo in Salizada a San Giovanni Crisostomo, in Contrada San Lio et appresso la chiesa di Sant’Agostin è permesso fondere piombi nelle situazioni nelli quali s’attrovano, dalla mezza notte pero’ sino al levar del sole nell’inverno, dalle 5 sino alle 9 d’estate, sempre pero’ in fornelli possibilmente appartati con la canna alata e situata in modo da non inferire incomodo e pregiudizio ad alcuno…”
E siamo già al 1800.
Il 6 settembre 1803 il Patriarca Flangini visitò la chiesa e la Contrada di Sant’Agostin di 800 anime circa.
Fece notare e scrivere che nella chiesa non esisteva un registro di “Cassa Fabbrica”, che la Sacrestia possedeva una rendita e entrate per 43,7 ducati provenienti da legati e doti di Mansionerie, ma spendeva 47 ducati in uscita indebitandosi col Parroco Piovano per 23 ducati circa.
Il Piovano Niccolo’ Druizzi in persona possedeva come Rendite: la casa di residenza, ed entrate per 512 ducati provenienti dall’affitto di 8 case e 1 negozio in Venezia, e da incerti di stola per altri 100 ducati, con spese in uscita per 292,13 ducati dovute a spese per cere, candele per la Festa della Purificazione, e un’altra spesa di 60 ducati in candele per la Festa del titolare Sant’Agostino e per la Dedicazione della chiesa.
Intorno alla chiesa di Sant’Agostin ruotavano ben attivi 15 Preti e 1 Chierico, fra cui alcuni specializzati in celebrazioni di Messe Mansionarie a pagamento. Uno di questi faceva anche il Cappellano nell’isola della Grazia, e alcuni Preti provenivano perfino dalla lontana isola di Modone o da Udine. Questo piccolo esercito di Preti celebrava 3.091 Messe Perpetue, e rimanevano in attesa d’essere celebrate ma già pagate altre 3.777 Messe fra cui 18 Esequiali ed Anniversari e 1.139 normali Messe Avventizie … e tenevano una casella per le elemosine per celebrare altre Messe di Suffragio e una questua per comperare arredi sacri nuovi e riparare i capi vecchi.
Di buono c’era che i Preti facevano l’Esposizione del Santissimo nei Venerdì e nelle feste di Quaresima, celebravano le feste di Sant’Agostino e Santa Monica, predicavano ogni domenica e annualmente il Quaresimale, mentre al sabato tenevano un’istruzione per la gioventù che tuttavia andava per la Dottrina nella vicina chiesa di San Zan Degolà i maschi, mentre le ragazze frequentavano nella chiesa di San Stin.
Nel 1806 moriva il 12 maggio in Parrocchia di Sant’Agostin Gianbattista Gallicciolli autore delle “Memorie Venete”,come ricordava ilmedico Santo Bianchi nel Necrologio Parrocchiale: “… Sjor Domino Gio. Battista Gallicciolli figlio di Paolo, Veneto di anni 73, da nove giorni colto da emiplegia dal lato sinistro con febbre continua, remittente, mista a sintomi di lenta nervosa, questa mattina alle ore 11 circa finì di vivere per stasi cerebrale. Il suo cadavere dovrà essere tumulato al mezzo giorno circa ... e fu portato in San Cassan …”di cui era“Alunno di chiesa”e dove gli fu dedicato un busto con iscrizione.
L’anno dopo, ossia nel 1807, i Decreti eversivi del Regno d’Italia istituito da Napoleone, procurarono la soppressione della Parrocchia di Sant’Agostin che divenne “succursale sussidiaria”,e gli abitanti inglobati nella Parrocchia di San Stin e poi in quella di San Polo. Alla caduta della Repubblica Serenissima di Venezia si contavano 170 edifici religiosi. Fra 1806 e 1810 il governo francese ne fece distruggere e abbattere ben 70, adibendone molti altri per usi profani.
Nei verbali del 10 marzo 1808 si legge: “…la chiesa soppressa di Sant’Agostin possiede una casa di residenza, circa 1500 lire venete annue, circa 1000 messe per legati particolari; tutto ciò rilevato dalla Commissione Ecclesiastica, al netto degli aggravi e colla sottrazione del 33%, ossia di lire 253,01, dovrà continuare a beneficio del Parroco dimesso di Sant’Agostino e in di lui mancanza riunirsi al Parroco di San Polo salvo il mantenimento del vicario curato…”
Nel 1810 la chiesa venne chiusa e indemaniata, e quasi tutte le sue opere d'arte sparirono senza lasciare traccia. Il 18 settembre 1811, il pittore Lattanzio Querena acquistò dal Demanio quattro vecchie tele di Sant’Agostin stimate complessivamente 16 lire dal perito demaniale Baldassini ... una statua lignea policroma di Sant’Agostin finì nella vicina chiesa di San Polo, mentre un’altra in pietra rappresentante Sant’Agostin benedicente finì inserita nella facciata dell’abitazione della famiglia Lippomano in Salizada di San Polo.
Due anni dopo a causa del blocco commerciale e di navigazione imposto a Venezia, una terribile carestia, un terremoto in Friuli Occidentale e la conseguente fame, il Podestà di Venezia Bartolomeo Girolamo Gradenigo scrisse una lettera al Direttore del Demanio Antonelli chiedendogli la temporanea consegna di sei edifici, tra cui la chiesa di Sant’Agostin e quella di San Nicoletto della Lattuga, per trasformarli in mulini per macinare grano per il pane dei Veneziani.
Nel 1821 il Patriarca Pirker visitò quel che rimaneva delle ex chiese di San Stin e Sant’Agostin “ … ormai chiuse e quasi demolite …”, mentre sette anni dopo, Monsignor Pietro Pianton comperò per la sua chiesa di Santa Maria della Misericordia a Cannaregio le 12 croci di marmo di Sant’Agostin.
Dal 1839 quel che restava della chiesa di Sant’Agostin fu usato insieme alla Scuola di San Giovanni Evangelista e alla Commenda dell’Ordine di Malta come deposito di materiali e marmi di risulta provenienti da edifici sacri demoliti. I marmi residui di Sant’Agostin furono trasferiti nella chiesa di Santa Margherita.
Nel 1852 una tela proveniente dalla chiesa di Sant’Agostin raffigurante “Mosè che spezzava le Tavole della Legge” dipinta da “… un veneto moderno...” finìnel settimo lotto di opere d’arte spedite in Austria e destinate a Leopoli ad uso delle chiese povere della Bucovina nella Galizia absburgica. Tuttavia in un documento del 1868 si legge che l’antiquario Bodin acquistò dal Demanio 208 dipinti fra cui “Mosè che spezza le Tavole” di ignoto dalla chiesa di Sant’Agostin stimato lire 25, censito fin dal 1812 nel deposito di opere sacre della chiesa di San Lorenzo a Castello.
Nel 1868, A.Mori del Regio Ufficio Costruzioni stese una perizia di stima su quel che rimaneva della chiesa di Sant’Agostin.
“ … L’edificio occupava 0,454 pertiche censuarie considerabili come rendita veneta di lire 140.40 … Presenta persistenti infiltrazioni d’acqua sia dal soffitto che dalle finestre prive di vestri e scuri … è in grave abbandono e deterioramento, i 5 gradini del portale d’ingresso sono deteriorati in più punti. Si conta: un affresco sul soffitto, 18 capitelli di marmo, 10 quarti di capitello, 4 finestroni e 6 finestre, il campanile manca di copertura e ha 7 rampe di scale inservibili ...”
Il Prefetto di Venezia, il Sindaco e due Assessori con un utile del 5% sul capitale costituirono una Società Anonima apposita e acquistarono prima un’area a Santa Ternita a Castello, e nel 1869 per 2.600 lire un antico Ospizio con 17 camere a San Giacomo dell’Orio. Il 25 novembre 1870 comperarono anche Sant’Agostin per 5.507 lire destinandolo provvisoriamente a deposito di legnami e magazzino erariale.Si decise di demolire il campanile e liberare l’intera area destinandola all’edificazione di 40 case popolari per operai costruite in 18 mesi sulle fondamenta dell’antica chiesa. La porta laterale della vecchia chiesa divenne iI portone d'accesso condominiale, mentre la vicina Calle dei Preti a fianco della chiesa di Sant’Agostin cambiò nome con quello di “Calle del remer".
Dell’antico Campo e Chiesa di Sant’Agostin rimane oggi solo la vera da pozzo rotonda a otto sfaccettature per la raccolta dell’acqua piovana“ …con l’emblema del Vescovo San Agostin con mitria e pastorale”
Infine, nell’ottobre del 2000 due muratori, collocando delle vasche di depurazione delle acque fognarie condominiali, incontrarono le fondazioni della chiesa del 1600, e due basamenti dei pilastri con quattro tombe contenenti 20 corpi dell’epoca della prima chiesa antica di Sant’Agostin dell’anno 960 … Sant’Agostin non si rassegna ad essere dimenticato del tutto … per questo ne faccio un po’ memoria.