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“SAN GIOVANNI DEI TEMPLARI … A VENEZIA.”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 48.

“SAN GIOVANNI DEI TEMPLARI … A VENEZIA.”

La storia dei Templari a Venezia, ben si sa, è spesso storia d’illazioni, supposizioni e leggende … C’è poco di certo … Quasi tutto è perso nel passato del tempo antico che è andato per sempre … Ma qualcosina ancora c’è … Si sa per certo che erano già presenti a Venezia a soli vent’anni dalla fondazione del loro Ordine. Nel 1144 i Milites Templi Domini o Templariottennero terreni in concessione in Contrada di San Moisè, e una chiesa chiamata “Santa Maria de Brolio” in seguito detta “Santa Mariadell’Ascensione” nell’attuale Calle dell’Ascensione accanto a Piazza San Marco.
Venezia era la Porta dell’Europa per la Terrasanta e l’Oriente, perciò i Templari possedettero per secoli proprio qui, a seguito anche di una donazione fatta il 9 novembre 1187 da Gerardo Arcivescovo di Ravenna, terreni e proprietà, locande, case, convento, annesso Ospedaletto di Santa Caterina e alcune chiese.
Molti Templari viaggianti di ritorno dalla Terrasanta o diretti verso di essa con le loro storie e i loro segni misteriosi passarono per San Zuan Battista al Tempio di Venezia o dei Furlani (perché lì accanto abitavano molti provenienti dal Friuli).
Nel settembre 1263era Priore dei Templari Fra' Engheramo da Gragnana, a cui successe Fra' Guglielmo Bolgaroni… Il 12 dicembre 1281, Frate Guido dei Templari, Amministratore di San Tommaso di Treviso, nominò suo Nunxio Frà Giacobino Torcifica nella lite contro il Monastero di Santa Maria Materdomini in Venezia … Nel 1303 era Precettore Frà Simone da Osimo che fu eletto Giudice nella controversia tra il Vescovo di Capodistria e il suo Clero ... mentre nell’ottobre dell’anno dopo il Cavaliere Templare Rodolfo, regio esattore in Sciampagna, istituì una requisitoria contro Giovanni Balduino di Venezia che gli era debitore per 70 lire.
Alla fine del 1200 e inizio del 1300, lungo i corsi de fiumi Sile, Zero e Dese, nella zona ad est e a sud di Treviso, esistevano 52 ettari superiori a 100 campi trevigiani di proprietà di enti monastici veneziani, fra cui l’Ospedale del Tempio di Venezia che esigeva un censo in frumento e gestiva con Gastaldi il patrimonio.
Nel 1312 accadde la tragica soppressione dell’Ordine dei Templari da parte di Clemente V col Concilio di Vienna curiosamente e storicamente nota.
Subito nel novembre dello stesso anno il Cavaliere Frà Nicola da Parma, Priore di Venezia dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme o Giovanniti, accompagnato dal Cavaliere Fra' Bonaccorso da Treviso, si presentarono al Doge Giovanni Soranzo per chiedere che i beni dei Templari fossero dati loro in proprietà. La domanda fu accolta ed essi acquisirono fra 1313 e 1316 sia il Convento e la chiesa di San Giovanni del Tempio, che la casa e la chiesa di Santa Maria in Broglio o Brolo direttamente nei pressi, “in boccadi Piazza” a San Marco, da quel momento in poi sempre gestiti da Priori appartenenti alla Nobiltà Veneziana.

In seguito l’ex complesso di San Giovanni dei Templari o al Tempio passò ai Cavalieri di Rodi o Gerosolimitani ed infine ai Cavalieri Ospedalieri di Malta
indebitati per 93.000 fiorini ...che ottennero nel 1322 dal Papa Giovanni XXII di poter principalmente vendere le case e i beni per salvarsi dalla bancarotta e dal fallimento dell’Ordine. Perciò nel 1324 vendettero la casa dei Templari che divenne Locanda-Osteria della Luna… oggi Hotel Luna Baglioni, e la chiesa di Santa Maria in Broglio ai Procuratori di San Marco che la concessero alla Confraternita dello Spirito Santo.

Nel 1379, al tempo del Doge Andrea Contarini e degli imprestiti allo Stato Serenissimo per affrontare la guerra contro i Genovesi che presero Chioggia, le case di San Giovanni dei Templari o al Tempio contribuirono con lire 2.000.

A metà del 1400, San Giovanni del Tempio dichiarava redditi, al terzo posto fra d’importanza fra i dichiaranti, per 1.291 lire da 350 fra fondi e terreni padovani, il 51% era denaro contante e il resto erano beni in natura. Nel 1455, infatti, Donà da Casal Maciego dichiarò nella sua polizza fiscale di lavorare 125 campi di cui alcuni boschivi distribuiti in 3 località diverse. Di questi: 36 erano suoi, 7 della moglie che li dava in affitto, e 66 appartenevano a San Giovanni al Tempio di Venezia ...

Nell’aprile 1626, qualche anno prima della grande peste della Madonna della Salute, fu presentato un Consulto alla Signoria Serenissima sulla pratica non gradita in uso presso l’Ordine di Malta di concedere il Priorato di San Giovanni dei Furlani in Commenda a un siciliano. Nel dicembre 1640, invece, quando il Priorato di San Giovanni dei Furlani possedeva una rendita annuale di 174 ducati da beni immobili in Venezia, fu richiesto dal Nobile Ricevitore dell’Ordine di Malta un altro Consulto alla Signoria Serenissima. Si chiedeva: “… che non venisse molestato dai Magistrati Signori di Notte un Professo dell’Ordine di Malta per aver derubato una misera e insignificante vedova ...”  

Tutto era ieri come oggi …

Come sempre, su tutto alla fine mise zampino la “Bufera Napoleonica”:la chiesa presso San Marco finì distrutta nel 1824, e San Giovanni dei Furlani fu spogliato di tutto e chiuso per 40 anni utilizzandolo come“Deposito della Commenda” per quadri tolti dalle chiese distrutte, poi di panche ed arredi. Nel Depositorio della Commenda furono radunati numerosi dipinti provenienti dall’entroterra Padovano poi inviati alla Pinacoteca di Brera di Milano, all’Accademia, o in altre chiese dell’entroterra … Molte opere andarono misteriosamente disperse strada facendo.
Nel 1833 i rimanenti quadri in deposito alla Commenda vennero trasportati a Palazzo Ducale, e i luoghi furono ridotti a stamperia e a teatrino di spettacoli ... Rimasero nel chiostro solo alcune tombe e stemmi di Cavalieri degli Ordini antichi … e durante la Dominazione Austriaca si provò a ricollocare alcuni arredi e opere per cercare di riempire il vuoto totale lasciato dai Francesi.

Solo nel 1839 il complesso di San Giovanni dei Furlani fu restituito ai Cavalieri e restaurato fino al 1843 ponendoci l’altar maggiore di Cristoforo del Legname con statue di Bartolomeo Lombardo e dipinti del Piazzetta provenienti dalla distrutta chiesa di San Gimignano presente sulle Procuratie di Piazza San Marco. L’organaro musicista Agostini Angelo da Padova costruì l’organo ponendolo in cantoria sopra la porta d’ingresso, e dieci anni dopo si demolì il campanile pericolante.

E siamo ad oggi … Quando sono nato io, nel 1958, il Gran Priorato di Malta inaugurò un ambulatorio a scopo benefico accanto alla vecchia chiesa dei Templari.

Infine, racconta una vecchia cronaca, che a Venezia stava: “…tale Missèr Zermàn Nobil Templariotto … che nei muri di San Zuan dixit nascondere gran bel tesorotto … Di taverne, donne e soldi si rimanda essere stato molto edotto … Dicevansi uscire spesso nottetempo da una portucola in una calle sconta … per spassarsela fino a mattina con buon vino e buone donne ... Se navigare si doveva per la Terrasanta, Cavaliere con Pellegrini, o partire viandante pe il Gran Nord Teutonico o per i luoghi Jacobei, indossava sempre come corazza tutte le stanchezze e le malattie del mondo rimanendo quaggiù in Wenetia a oziare … Et che sempre nottetempo fu costretto a fuggire fuori e oltre delle Serenissime Lagune braccato e inseguito dai bravi uomini al soldo di un nobile signorotto disonorato nella moglie e inferocito al punto tale d’impedirgli di ritrovar sicuro rifugio in San Zuan del Tempio …” 

Che fine avrà fatto il tesoretto di Sier Zermàn Templar ?  Perduto o forse ancora nascosto lì ?

Solo ora ho capito perché di recente (pochi giorni fa) l’autorità pubblica di Venezia ci teneva tanto a partecipare all’inaugurazione del restaurato e riqualificato complesso del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta a Castello… L’Autorità odierna dovrebbe in qualche modo significare la discendenza di quei nobili Cavalieri antichi dai grandi ideali … ma forse spesso ne conserva solo l’ambizione, la fame insaziabile di potere, e il fiuto per lo spasso, i soldi e i tesoretti … e niente più.

"E' morto il Doge ! ... Viva il Doge !" gridavano un tempo i Veneziani ... ossia: "Bravo il Doge ! ... ma meno male che è morto." 
In un certo senso avevano ragione, e probabilmente è un pensiero valido anche per oggi.


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