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“L’Hospeàl de San Piero e Paolo dei feriti … a Castello.”

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“UNA CURIOSITA’ VENEZIANA PER VOLTA” – n° 49.

“L’Hospeàl de San Piero e Paolo dei feriti … a Castello.”

Stavo scrivendo d’altro … Poi come sapete, io lavoro da Infermiere, quindi mi sono imbattuto in queste notizie e informazioni che mi hanno particolarmente incuriosito e attratto.

Si tratta della “foto” di uno degli Ospedaletti antichi di Venezia che non esistono più. Un intero piccolo mondo situato nel Sestiere di Castello, uno dei più periferici, popolari e lontani di Venezia, dove, come sempre, sono accadute cose e storie interessanti e perfettamente coerenti con le vicende della Serenissima che in molti apprezziamo.
Già in un’altra occasione mi sono ritrovato a raccontare qualcosa di quel posto, riportando le vicende di Cattaruzza figlia di Zuanne e di Caterina Foscarini del ramo III dei Grimani di San Boldo nel 1758.

Vedi: “INCROCI FRA UOMINI E DONNE … VENEZIA 1786.”

Stavolta scrivo dei luoghi che sorgevano e sorgono in parte al di là del Rio-Canale di Sant’Anna, dove c’era:“l’Ospedaletto dei Santi Pietro e Paolo”, detto“Hospeàl Avanzo o di San Gioacchino”. A Venezia tutti lo chiamavano: “Ospedaletto dei feriti”, e fu fondato nel lontano 1000 per ospitare pellegrini in transito o di ritorno dalla Terrasanta. Nel 1328 venne ampliato dal Prior Marco Bonaldo e utilizzato soprattutto per i feriti di guerra, e messo dal 1348 sotto diretto Patrocinio del Doge che vi assegnò per gestirlo un apposito Gastaldo e in seguito cinque Procuratori Nobili e Cittadini.

Nel 1350 Francesco Avanzo o D'Avanzo concesse per testamento un lascito investito nel Monte Novissimo e presso la Camera dei Imprestidi. Fu quella la più consistente eredità della storia dell'Ospeàl che nell’occasione venne ulteriormente ampliato inglobando un contiguo Ospedaeto Avanzo con 8 sue “caxette” annesse.
Alla fine del 1300, “l’Hospeal dei Feriti de San Piero e Paolo”era considerato l’ “Hospeal Mazor”diVenezia, possedeva una sua Scuola di Chirurgia che godeva di gran prestigio, accoglieva fino a circa cento fra feriti, ammalati e pellegrini, e possedeva proprietà e un vasto patrimonio immobiliare dal quale traeva grosse rendite annuali.
Se si gira per il Sestiere di Castello, ancora oggi si trova murata in un vecchio squero nella Contrada di San Piero una patera in pietra d'Istria raffigurante un spada verticale che incrocia due chiavi orizzontali simbolo dell’ “Hospeàl de San Piero e Paolo dei feriti”.
Nel 1418 Elena Marchi lasciò per testamento, presso il Notaio Arcidiacono Nicolò Bono, una casa per accogliere e farne l’Ospizio delle Pizzocchere Terziarie Francescane, che vi aggiunsero un piccolo Oratorio di San Gioachin. La piccola comunità di donne crebbe nel tempo in simbiosi col vicino Ospedale di San Pietro e Paolo dove le Pinzochare assistevano i ricoverati.

Vent’anni dopo, Maddalena moglie di Nicolò Carretto Priore dell’Ospedal dei Feriti che possedeva circa 150 campi a Postioma nel Trevigiano, lasciò altre 4 “caxette”a Sant’Anna di Castello per fondare un altro piccolo Ospizio. Nel 1455, invece, Bortolo q Stefano da Casale dichiarò nella sua polizza fiscale di lavorare 59 campi di cui 42 appartenevano a 3 possessioni veneziane, prese in affitto rispettivamente dall’Ospedale di San Pietro e Paolo di Venezia, dalle monache di San Antonio di Torcello e dall’Abate di San Filippo e Giacomo sempre in Venezia.

Nel 1428-1439 Francesco Cesanis, fratello di Alvise, era proprietario di una nave tonda o cocca, ed era iscritto alla “prova” per i viaggi di Siria e il commercio del cotone. Fu ufficiale di bordo sulle Galee della Muda per la Fiandra, e nel 1457 fu uomo di Consiglio su una Galea di mercato della Muda per Beirut. L’anno dopo fu nel Consiglio sulla Galea di mercato di Barbaria, e nel 1460 sulla Galea di mercato di Cipro. Era figlio di Biasio Priore dell’Ospedale di San Pietro e Paolo di Castello e possedeva case a Venezia e Malamocco. Nel suo testamento del 05 novembre 1496 ricordava di affittare le sue case a prezzo onesto, e stabiliva d’essere sepolto a Sant’Antonin di Castello, di lasciare denaro alla Pietà, all’Ospedal di Gesu’ Cristo di Castello, per pellegrinaggi a Roma e Campostela, una rendita di 10 ducati + 50 ducati di dote alla serva Lena e una di 10 ducati alla serva Lucia. Inoltre lasciava una rendita di 10 ducati all’Ospedale di San Pietro e Paolo, una rendita di 10 ducati a Marina sua figlia naturale, e la sua schiava etiope Caterina al suo amico Modesto Spiera. Infine istituiva un lascito per la Scuola Grande di San Marco risultante ancora attivo e fruttuoso più di trecento anni dopo.

Dal 1487 al 1536 il Collegio dei Fisici e dei Chirurghi di Venezia teneva nell’Hospedal di San Pietro e Paolo le sue lezioni annuali di anatomia con dissezioni ricordate da Nicolo’ Massa nel “Liber Introductorius anathomiae”pubblicato a Venezia nel 1536.
Nel 1558 Francesco da Castello fu nominato “Chirurgo dell’Hospedàl” che aveva solo i muri perimetrali in pietra, mentre tutto l'interno era formato da tramezzi, scale, pavimenti e arredi in legno, contava circa 131 decessi totali annui, in maggior parte maschi adulti, salvo 2 ragazzi di 14 e 12 anni, 23 decessi per ferite e fratture, e 27 su 83 deceduti erano soldati o galeotti.

Si racconta anche che nel 1615 i Commissari della Serenissima entrarono a forza nell’Ospedale per cacciare fuori gli uomini che convivevano con quattro donne ospiziate, mentre nel 1630 tutte le Pizzocchere che servivano nell’Ospedale morirono di peste ad eccezione di Domenica Rossi che in seguito raccolse e organizzò nuove compagne.

Nel febbraio 1648 si scriveva: “ …chi entra nell’Ospeàl viene spogliato nudo, gli si leva d’intorno immondizie e sporco, e gli si da camicia e lenzuoli netti … si riscaldano e pongono in un letto, e vengono tosto confessati e visitati da un medico … Qualor prendano medicina, si dà loro un ovo fresco, pan in brodo, un poco di pollastra o vitello … o non potendo masticare sostentasi con brodetti di ova fresche, pesti di pollastre, o ristori secondo la gravità dei mali. Nella convalescenza o liberi da febre, giusto agli ordini del medico, si dà loro minestra d’orzo, riso o pan grattato, un pezzo di carne di manzo, qualche pomo o pero cotto, pane e vino sino a partenza …”

Solo fra 1727 e 1750, dopo secoli, quando l'Ospeàl godeva ancora della rendita di circa 3.000 ducati annui, le Pizzocchere Terziarie Francescane si “ridussero” in comunità regolare ordinata, e restaurarono Ospedale e Oratorio di San Gioacchin. Col solito passaggio Napoleonico le Pizzoccare furono concentrate con le Pinzochare di San Francesco della Vigna, i locali indemaniati e poi venduti a privati, e gli ammalati“dell’Hospeàl di San Piero e Paolo” concentrati in quello degli Incurabili nel Sestiere di Dorsoduro dall’altra parte della città.

Nel 1900, dopo essere stato utilizzato dalla Congregazione di Carità e come Patronato pei Ragazzi Vagabondi”, la proprietà modificata e ridotta per l’escavazione di un Rio e la costruzione di una fondamenta, passò alle Suore di Maria Ausiliatrice, che in seguito vendettero tutto al Comune che ne ha fatto da poco una piccola residenza universitaria.
Se andate a Castello, vicino a Sant’Anna, vedrete negli edifici i tre ingressi significativi rimasti. Il primo a sinistra era l’ingresso della casa delle PizzòcareTerziarie di San Francesco, quello centrale era quello dell'Hospeàl di San Piero e Paolo dei Feriti, e quello a destra l’entrata dell'Oratorio di San Gioachin. 


Un breve spaccato di sanità veneziana dei tempi andati …


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