“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 157.
“La dirimpettaia di San Micièl: l’isoletta Veneziana di San Cristoforo della Pace.”
Se vi recate a Palazzo Ducale a Venezia, ovviamente in Piazza San Marco, e vi spingerete insolitamente giù per la scaletta stretta e spoglia che un tempo collegava gli Appartamenti privati del Doge Andrea Gritti con la Chiesetta di Palazzo Ducale e il Collegio, finirete inevitabilmente col sbattere lo sguardo su di un bel affresco di San Cristoforo che occupa tutta la parete dipinto in sole tre giornate di lavoro. L’ha realizzato un “pintorello”, un certo: Tiziano Vecellio circa nel 1523ispirandosi di certo a stampe nordiche. Il grandissimo Tiziano si candidò arditamente e venne accettato come “Pittore Ufficiale della Serenissima Repubblica” succedendo a Giovanni Bellini. In cima a quella scalettadisegnò un muscoloso “Santo Gigante”, il “Traghettatore” col bastone della Leggenda collocandolo sull’orizzonte stupendo della Laguna Veneziana. Nell’affresco ha voluto riassumere un po’ tutto: c’è, infatti, Venezia col campanile di San Marco e la Riva degli Schiavoni, eperfino le vette alpine collocate sullo sfondo, che alludono sia ai larghi possedimenti di Terraferma della Serenissima, che alle aspre origini Cadorine e Dolomitiche dello stesso grandissimo pittore.
Strano connubio però quello del Dogee la Serenissima con San Cristoforo ! … Penso sarete d’accordo.
Che valenza poteva avere San Cristoforo per la Repubblica di Venezia ?
Siccome non siamo ingenui e abbiamo sbirciato un pochetto la Storia, sappiamo bene che Doge, Senatori, Nobili e Mercanti di Venezia erano uomini esperti, potenti, determinati, disinibiti e ispidi, avezzi a gestire i destini di buona parte del mondo Mediterraneo di allora. Spadroneggiavano sui mari fino al Vicino Oriente e oltre, e non è che i loro modi fossero sempre così gentili, buonini e diplomatici: facevano alto e basso a piacimento usando mezzi direi spesso bruschi per non dire brutali e spesso violenti ... anche fra loro stessi. Era lo scopo, il fine, ciò che contava per Venezia Serenissima: ossia il successo politico-economico. Come sapete meglio di me, i Veneziani di ieri erano quindi affaristi interessati, non affatto “stinchi di Santo”, anche se non disdegnavano di possedere attributi e competenze culturali e religiose, e sapevano atteggiarsi elegantemente rispettando e interessandosi delle mille regole del galateo, della moda, e di quanto interessava ai vari Potenti presenti sul palcoscenico della Storia dell’epoca.
Fra tutto questo alla Serenissima interessava anche San Cristoforo, tanto da dipingerselo in casa.
Perché ? … mi chiedo. Che senso aveva ?
Se osserverete con attenzione il San Cristoforo dipinto dal Tiziano a Palazzo Ducale, noterete di certo che emana una specie di complicità, c’è dipinto uno strano incrocio di sguardi “focosi e intensi” fra il San Cristoforo Veneziano “dal vigoroso piglio selvatico” e il Bambinello. San Cristoforo in un certo senso riassumeva in se tutto quella che era il destino della Serenissima, mentre il “Bambinello pesante” della Leggenda intendeva rappresentare il destino dell’Universo intero. Si capisce allora intuitivamente che le due realtà: la Serenissima e il Cristo erano come le due facce di un’unica medaglia, si scontravano-incontravano coagulandosi fra loro e assommandosi in un unico e comune destino e scopo. Lo sguardo del Bambinelloe del San Cristoforo, infatti, pare quasi lo sguardo “di due amanti e da moròsi”: Insomma significava che Venezia e il Padre Eterno, Dio e Cristo andavano “a braccetto”, si corrispondevano strettamente, formando “un unicum” inscindibile.
E la Storia lo confermava … Doge e Signoria Serenissima avevano sempre gran bisogno di aiuto dal Cielo per tutte le loro imprese e per tutti i travagli e le acrobazie economiche che incontravano. “Ogni buon aiuto” era gradito, quindi, a prescindere da quale parte provenisse ... fosse anche “dal Cielo”. Venezia era spregiudicata, cinica talvolta, disposta a tutto, sapeva ricorrere e servirsi di chiunque per i suoi scopi … anche di Dio, e dei Santi e delle Madonne se fosse stato necessario.
Nella figura di San Cristoforo comunque c’era riassunto dell’altro, che i Veneziani conoscevano bene. Non a caso San Cristoforo era “molto caro” alla Repubblica, perché il suo nome oltre ad indicare il “Traghettatore Affidabile”(una specie di rivisto Caronte mitico), aveva anche altri significati, ad esempio quello di: “Portato da Cristo” e non solo “Portatore di Cristo”: il nome aveva un significato double face. La Serenissima era devota a San Cristoforo perché in lui riconosceva un personaggio che aveva abbracciato e si era lasciato guidare dalla Dottrina Cristiana e dalla Fededentro a possenti avversità, uno che si muoveva nelle difficoltà accompagnato e abbracciando la potenza miracolosa di Dio col quale tutto diventava possibile … Non dimentichiamo che alle porte della Storia di Venezia bussavano gli scontri-incontri col possente Turco, e c’erano in ballo tutte leGuerre Mediterranee e Crociatesche.
Venezia, insomma, era ambiziosa. Essendo disincantata e parecchio avveduta nelle “cose politiche del Mondo”, intendeva adergersi a “Portatrice del Cristo e della Cristianità”ossia voleva essere in qualche modo “Guida” dell’intera Umanitàconcepita allora. Non a caso era sempre Venezia a traghettare verso la Palestina-Terrasantamigliaia di Pellegrini da tutta Europa (su navi che a volte si chiamavano non per pura coincidenza: San Crìstobal, o San Cristòfaro).Era come un DNA, un compito che si attribuiva Venezia: “Essere afferrata, abbracciata e sostenuta, portata dal Cristo” per riuscire in qualche maniera a sua volta a dettare il modo di agire degli altri … chiunque fossero, anche i Potenti del Mondo con i quali valeva sempre la pensa di contrattare.
C’è poco da dire: i Veneziani di ieri erano davvero arguti e riflessivi, quasi geniali, oltre che immaginifici. Non si facevano“imbrombolàr”, condizionare e manipolare da nessuno facilmente, macome moderni manager pubblicitari e mediatici, non mancavano mai di arricchire le loro imprese politico-economico-militari-religiose con grandi immagini, ed esempi eclatanti spettacolari. che di rimbalzo fornivano alla Serenissima grande contenuto e spessore inducendo ad affidabilità e fiducia nei suoi confronti.
San Cristoforo allora, come tante altre immagini e contenuti: San Marco, Todaro, San Giorgio, la Madonna… faceva parte del Phanteon Santo Veneziano e di “un sentire tutto Veneziano” che era un misto di cultura, religiosità, tradizione e propensione a far proprio tutto quel “contenuto buono e utile”fornito dall’Antichità passata, o disponibile “fin nel più alto dei Cieli”.
La Storia ci racconta comunque, che Venezia ebbe il pregio in ogni epoca di rimanere irrinunciabilmente libera ed equidistante da tutto e tutti … Doge & C non erano affatto vecchi bigotti superstiziosi, timorosi e dalle vedute ristrette come si potrebbe pensare, ma un insieme efficiente e consapevole capace di muoversi acutamente nel panorama storico che di volta in volta si prospettava.
E non è ancora tutto su significato recondito dell’immagine di San Cristoforo ... La figura per molto tempo fu pure sinonimo dell’ideale Esploratore Universale, del Navigatore Avveduto e Intelligente che sapeva affrontare e attraversare ogni difficoltà: giusto quello che intendeva essere la Serenissima. San Cristoforo era pure simbolo dell’invisibile e temibile guerra da affrontare contro l’oscuro e ignoto Male Antico vecchio quanto l’Umanità se non di più. Cristoforo simboleggiava la volontà di contrastare le tormentate acque della Lotta contro Satana: il Male Storico simile a un Mare ostico, possente e ingovernabile, che tuttavia poteva essere sconfitto, superato e “guadato”, attraversato e vinto portati sulle spalle sicure della Cristianità e del Buon Governo. Venezia era simile e si riconosceva in quel Traghettatore muscoloso, ipotetico Navigatore, Avventuriero, Cartografo, Astronomo, Marinaio e Mercadante, e aveva con se, quasi come forza intrinseca, quel Bimbino Santo che era Padrone Economico e Salvifico del Mondo.
Venezia la sapeva lunga: covava una formidabile volontà di potenza ... che in un certo modo vedeva riassunta nella figura di San Cristoforo.
Una delle tante Leggende su San Cristoforo che girarono nei secoli lo dipingeva come: guerriero forzuto e coraggioso, quasi animalesco, appartenente a una rozza tribù antropofaga, il cui vero nome era: “Rèprobo dalla Testa di Cane". La Leggenda indicava un San Cristoforo Cinocefalo(dalla testa di cane) con tratti che rielaboravano le fisionomie dei famosi Miti della Divinità dell’Antichità. Si faceva assomigliare molto San Cristoforo all’Egiziano Anubis: il mostruoso “Traghettatore di Anime dalla Morte alla Vita”, oppure ad Ermete... Interessantissimo quanto impensabile fra il resto fu l’abbinamento di San Cristoforo Santo Cinocefalo con la Stella principale della Costellazione del Cane: la misteriosissima Sirio(complesso stellare quadruplo dai moti astronomici insoliti, protagonista annuale del Cielo Estivo). Sirio si vedeva distintamente in Cielo nel “tempo della Canicola” quando la stella luminosissima inseguiva lo spuntare e il tramontare del Sole. La Chiesa “vedeva San Cristoforo” in Sirioe nella Costellazione del Cane Maggiore, tanto che intendeva cambiare il nome della Costellazione intitolandola a lui.
San Cristoforo era quindi: un “Santo Cane”… anche se suona un po’ strana come immagine ed espressione, ma riassumeva in se un’infinità di significati.
Un’altra Leggenda raccontava, ancora, di un Cristoforo soldato imperiale convertito al Cristianesimo, insidiato da donne: Niceta e Aquilina, finite convertite a loro volta. Predicatore denunziato, processato e torturato, arso e decapitato, martirizzato in Licia nel 250 d.C. durante una persecuzione decretata dall'Imperatore Decio… Per Jacopo da Varagine nel 1200, nella sua nota Legenda Aurea, San Cristoforo era già trasformato in “muscoloso Gigante generoso”disposto a servire chiunque avesse avuto bisogno. Cristoforo servì un po’ tutti: Re, Imperatori, e perfino il Demonio dal quale scoprì che il Cristo era il più forte di tutti, quindi meritevole della sua disponibilità e dei suoi servigi.
E non è ancora tutto … Secondo altre Leggende e Sinassari su San Cristoforo, compresi gli Atti di San Cristoforo risalenti all’VII secolo, il futuro “Sant’Uomo” divenuto Catecumeno, e volendo prepararsi a ricevere il Battesimo, su suggerimento di un “Pio Eremita” andò ad abitare e far penitenza in riva a un turbolento fiume dove traghettava i viaggiatori da una riva all'altra. Una notte venne svegliato da un anonimo ragazzino che lo pregò di guadarlo; Cristoforo allora disinvolto come sempre se lo caricò sulle spalle, ma mentre s'addentrava nell'acqua “il fanciullo” divenne sempre più pesante passo dopo passo, tanto che solo a stento riuscì a raggiungere la riva opposta destreggiandosi con un nodoso e lungo bastone nella corrente divenuta inspiegabilmente e improvvisamente vorticosa e impetuosa.
Il Medioevo era pieno di racconti, fiabe e leggende che dicevano di uomini selvatici ripescati sul fondo di stagni insidiosissimi, pestilenziali e mortiferi, dov’erano finiti da chissà quanto tempo.
“Ma chi mai sei tu ? … Che mi pare di trasportare sulle mie spalle il Mondo intero ?” esclamò il Cristoforo.
Ovviamente il “misterioso Bambino” gli si rivelò come “il Cristo” profetizzandogli che come lui avrebbe portato sulle spalle i destini e gli affanni del mondo intero meritandosi l’imminente martirio. Ecco quindi spiegato il nome di: Cristo-foro, (il verbo “fero” in Greco significa: portare o essere portati) ossia: “Portatore di Cristo e Portato da Cristo”.
La Storia riporta ancora che in Bitinia c’erano tracce di una Basilica dedicata a San Cristoforo già nel 452, e che nel lontanissimo 536 d.C. tra i firmatari del Concilio di Costantinopoli c’era stato un certo Fotino proveniente da un Monastero di San Cristoforo ... San Gregorio Magno poco dopo parlò di un Monastero intitolato a San Cristoforo presente a Taormina in Sicilia… Di certo San Cristoforo fu uno dei Santi più venerati nel Medioevo e del Rinascimento, soprattutto in Austria, Dalmazia e Spagna, ma anche in Oriente in quanto è considerato Santo anche dai Cristiani Ortodossi. San Cristoforo veniva rappresentato molto spesso all'esterno delle chiese come grande “Santo Viàtor” protettore e accompagnatore. Si diceva che chi lo osservava quel giorno non sarebbe morto, né avrebbe subito incidenti, nè incontrato pericoli.
A Venezia come altrove San Cristoforo è sempre stato recepito e venerato come il Patrono di tutti quelli che hanno a che fare con il trasporto, il viaggio e le spedizioni: Barcaioli, Pellegrini, Viandanti e viaggiatori, ma anche Facchini, Ferrovieri e Autieri. Nei tempi moderni il culto di San Cristoforo è stato perfino rilanciato su scala mondiale perché considerato: Protettore degli Automobilisti, dei Pendolari, dei Portalettere e degli Atleti … e perfino dei Fruttivendoli perché la Leggenda raccontava che dopo l’incontro col Cristo il suo secco bastone nodoso rifiorì rigoglioso.
Si dice ancora che la devozione per San Cristoforo sia d’origine Tedesca, e che già dal 1200 si sia diffusa progressivamente in tutta Europa e nel Bacino Mediterraneo giungendo ovviamente anche fino a Venezia. San Cristoforo era considerato come uno dei 14 Santi Ausiliatori("che recano aiuto") il cui Patrocinio eraparticolarmente invocato in occasione di calamità naturali, pestilenze e malattie, o come gesto taumaturgico contro disgrazie e pericoli d’ogni genere. La solita immancabile Leggenda raccontava ancora che: “Il 17 settembre 1445 un Gesù Bambino con un Crocefisso Rosso sul petto apparve prima da solo circondato da una miriade di candele accese a Hermann Leicht, un pastorello di Langheim, figlio dell’affittuario di un podere nel Frankental del Palatinato Germanico, e l’anno seguente in compagnia di altri quattordici straordinari quanto misteriosi “bambini”.
“Chi siete ?”ovviamente chiese il ragazzetto a quei misteriosi “14”, e quelli gli risposero d’essere i Quattordici Santi Salvatori bisognosi che venisse loro dedicata almeno una Cappella in quel posto “per il loro riposo”.
“Se ti farai nostro Servo … Saremo tuoi Servi.” sembrarono aggiungere ... o qualcosa del genere.
Per confermare che si meritavano quel sito accogliente, qualche tempo dopo i “14 Ausiliatori” apparvero di nuovo a una giovane molto ammalata portata lì appositamente (era la moglie del pecoraio), e da loro venne immediatamente miracolosamente sanata. Fu subito tutto un accorrere di Pellegrini e Devoti verso quei Quattordici Santi sconosciuti e dai nomi segreti mai rivelati, e per loro l'Abate Cistercense del vicino Monastero fu indotto a mettere in piedi tre anni dopo quanto avevano chiesto istituendo per gli stessi un’annuale Festa e grande Fiera e Sagra a metà dell’estate. Papa Niccolò V, venuto come sempre a conoscenza della cosa, si affrettò da parte sua a rifornire “quel fenomeno” di tutta una serie di adeguate Indulgenze e approvazioni: “Le Buone Opere devono sempre essere associate alla Fede.”
Ci fu quindi tutta un’escalation rituale, penitenziale ed elemosiniera che durò un bel pezzo ... per secoli. Solo verso la metà del 1700 si giunse all’edificazione del Santuario di Vierzehnheligen visibile ancora oggi nell’Alta Franconia Tedesca, e l’attenzione secolare verso i Quattordici Santi Ausiliatori continuò fino al 1969 quando Papa Paolo VI mise fine a quel particolare culto e devozione (parecchio seguita nonché redditizia).
I 14 Ausiliatori tuttavia rimasero a lungo anonimi, e quindi tutti un po’ a turno provarono a riconoscere nel loro elenco i Santi che più gradivano e sembravano loro adatti … soprattutto “utili”, e non si smise per secoli d’intestare loro un’infinità di Cappelle, Santuari, Ospedali e Monasteri.
Spulciando “la Tradizione”appartenevano ai Santi Ausiliatori: Sant'Acacio (o Agazio) e San Dionigi invocati contro l’emicrania e i mal di testa; Santa Barbara protettrice contro: fulmini, febbre e morte improvvisa; San Biagio contro il mal di gola; Santa Caterina d’Alessandria contro i mali della lingua; San Ciriaco da Roma valido contro le tentazioni e le ossessioni diaboliche; Sant’Egidio intercessore in casi di panico e pazzia; Sant’Eustachio sintetizzato in San Stàe a Venezia: Protettore contro i pericoli del fuoco; Sant’Erasmo adatto per i dolori addominali; San Giorgio efficace contro le infezioni della pelle; Santa Margherita d’Antiochia utile circa tutto quanto riguardava gravidanza e parto; San Pantaleone ossia il San PantalònVeneziano:buono per ogni tipo di dimagramento, disidratazione, dismetabolismo e consunzione compreso Diabete, Tubercolosi, Malattie Croniche e Vecchiaia; San Vito miracoloso per: Còrea, Idrofobia, Mal di Mare, Letargia, Sonnambulismo, Epilessiaed ogni accidente a carattere Neurologico. Infine fra i “14 Ausiliatori” c’era pure San Cristoforo “oriundo Cananeo” tutore contro: uragani, tempeste e pestilenze … e “chi più ne ha, più ne metta”.
Fra i “14 Ausiliatori” ce n’era per ogni evenienza e necessità, anzi: ce ne sarebbero stati molti altri da aggiungere alla lista, solo che il “14” non sarebbe bastato più. In “lista d’attesa” comunque ci furono: San Pancrazio, San Magno da Oderzo, Santa Dorotea, San Sebastiano eSan Rocco che qualche volta comparvero fra i nomi a cui rivolgersi fiduciosamente … Erano una specie di Supereroi dell’Antichitàdalle sembianze Celesti… con tutto rispetto, ovviamente … che non potevano non essere presenti e seguiti anche a Venezia.
Ma veniamo finalmente dopo tutto questo preambolo, a parlare dell’isoletta di San Cristoforo della Pace presente per secoli nella Laguna di Venezia, perché è di quella che intendevo parlarvi fin dall’inizio.
Ve lo dico subito: è inutile che andiate a cercare di riconoscere e visitare l’isoletta di San Cristoforo della Pace dirimpettaia dell’isola di San Michele Arcangelo di Murano. L’isola di San Cristoforo della Pacenon esiste più: è stata inglobata nell’Isola dei Morti e del Cimiterodi San Micièl fin dagli interramenti e dai lavori napoleonici del 1800, e quindi di lei praticamente non rimane più niente se non il nome e la memoria.
A dirla bene tutta, il nome giusto e completo dell’isola era: Santi Onorio e Cristoforo della Pace ... e l’isoletta distava solo “uno sputo”, ottanta metri d’acqua dalla più considerevole e ampia Isola di San Michele, quella della Via Michaelica di cui ho scritto di recente. Una specie di “isola gemella” appaiata a San Michele, a pochi metri d’acqua dall’arcipelaghetto di Murano e dalle Fondamente Nove di Venezia.
Perché “della Pace” ? … e perché di “San Cristoforo” ?
Come sempre, secondo me sono interrogativi curiosi che meritano qualche tentativo di risposta. Non è mai banale andare a frugare fra “le cose” di Venezia, ci sono sempre interessantissime sorprese.
L’isoletta di San Cristoforo di Venezia, inizialmente “lungo tratto di rilevata palude”, venne concessa per decreto del Maggior Consiglio del 1322 a Bartolomeo Verde per istallarvi un mulino a vento e ad acqua per uso cittadino. Poco tempo dopo, sulla stessa isoletta sorse un Ospizio posto già sotto il titolo dei Santi Cristoforo e Onofrio per ricoverare “donne penitenti” sotto il controllo di un Priore nominato dal Doge in persona. Curiosamente e proprio “alla Veneziana”, tutto quanto stava a Nord del Canale di San Michele apparteneva alla giurisdizione della Diocesi di Torcello e quindi a Santo Stefano di Murano, mentre quanto emergeva a Sud dello stesso canale era sotto il controllo della Diocesi Castellana di Olivolo ossia affidata alla Parrocchia e Contrada di San Cancian nel Sestiere di Cannaregio.
Nel 1384 Leonardo Frescobaldi Pellegrino di passaggio a Venezia diretto in Terrasanta annotava nel suo diario:“… alla chiesa di Santa Lucia vedemo il suo Corpo intero ed è bellissima Reliquia e hannovi grandissima divozione i Viniziani ... Al Munistero delle donne di San Zaccaria … di un altare vedemo interi e salvi bellissime Reliquie del detto San Zaccaria e quelle di San Giorgio di Nazareth e quelle di San Teodoro Martire ... Nella chiesa di San Cristofano nell’altare si dicono come è il corpo suo, vedemo il suo ginocchio et è grandissima cosa a vedere. Nella chiesa di San Giorgio fuori Venezia vedemo il braccio suo e l’corpo di San Paolo Martire e la testa di San Felice. Nella chiesa di Santa Lena madre di Costantino imperatore fuori di Venezia vedemo il corpo suo intero e è bellissimo Reliquia, e vedemovi un gran pezzo del legno della Santa Croxe e uno dito della mano di Santo Jacopo Apostolo, e tre dita della mano di San Costantino imperatore. Nella chiesa di San Donato a Murano fuori di Venegia vedemo nella chiesa una grande arca di pietra, entrovi 198 corpi di fanciulli piccolini interi i quali dicono che furono di quel numero degli Innocenti che l’Erode fece uccidere a quali si vede i colpi e le ferite chiaramente e ogni membro naturale, dicono che soleano essere 200 ma quando i Viniziani feciono la pace con Re d’Ungheria per patto ne ebbe 2 ...”
Probabilmente il Pellegrino accennava all’isola di San Cristoforo o a qualcosa di simile e con lo stesso nome presente di certo in Venezia.
Le Penitentise ne andarono ben presto dall’isola di San Cristoforo, e tutto andò in rovina finchè il Doge Francesco Foscari nel 1424 diede le rovine dell’Ospizio al Fiorentino Giovanni Brunacci Religioso di Santa Brigida. I Brigidini allora rimasero nell’isola per una decina d’anni fino a quando lo stesso Doge diede la stessa, di fatto sempre abbandonata, a Fra Simone da Camerino Rettore Generale degli Eremiti Agostiniani di Monte Ortone e soprattutto grande intermediario nel 1447 fra il Ducato di Milano e la Repubblica Serenissima durante la guerra che si concluse nel 1454 con la Pace di Lodi.
In quella stessa occasione, la Serenissima scelse proprio l’isola di San Cristoforoper farne una specie di monumento nazionale in grande stile. Al Monastero e chiesa degli Eremitani Agostiniani rifabbricati e restaurati furono concessi grandi privilegi e l’isola venne chiamata: San Cristoforo della Pace. S’incisero ovunque nell’isola le insegne di Milano concatenate a quelle di Venezia, e nella chiesa si esposero gli stendardi di Milano che Francesco Sforza aveva donato a Padre Simone.
Per questi motivi l’isoletta Veneziana divenne prestigiosa, e durante il secolo seguente numerosi Nobili Veneziani collocarono lì le loro tombe e Cappelle Funerarie di famiglia: Stella, Duodo, Morosini, Marcello, Cappello, Corner i nomi più significativi … e come accadeva sempre, Papa Pio IV volle fare la sua parte nel 1561 consegnando in regalo con apposito “breve” agli Eremitani Agostiniani di San Cristoforo della Pace e alla Congregazione di Monte Ortonela Parrocchiale del Contado di Meolo con relativi livelli e rendite sui fondi dati in gestione ai Nobili Cappello.
Tre anni dopo nell’isola di San Cristoforo risiedevano 18 Eremiti Agostiniani che erano proprietari insieme ad Augustin Dozzo di tre mulini a Borbazzo sul fiume Sile(di cui uno fermo perché aveva le ruote in disordine) concessi “a livello” ai mugnai del posto: De Nardi e Domenego Mattaragin. La posta da mulino inattiva venne data in concessione ugualmente a Jeronimo Contarini e a Giobatta Duino perché l’aggiustassero e riattivassero, mentre poco distante c’era un’altra posta da molino abbandonata dai Nobili Querini.
Alcune Cronache Veneziane narrano che: “Nel 1491 fondossi in San Cristoforo della Pace la Schola dei Barcajuoli del Traghetto di Murano con Stazio al Sottoportico e Ponte di San Cancian, (donde all'epoca democratica passò a Santa Maria degli Angeli di Murano): Traghetto antichissimo, narrando un vecchio cronista che il Doge Angelo Partecipazio, il quale nel nono secolo aveva foro nel prossimo “Campiello della Casòn”, teneva delle barche armate colà ove ricevevansi quelle provenienti dall'isola di Murano.”
Il Sodalizio-Fraglia dei Barcaroli del Traghetto di Murano dedicato alla “Natività di Maria Vergine”si trovava spesso in contenzioso col vicino Traghetto di Santa Caterina, e contava ancora nel 1719: 57 Compagni che esercitavano altrettante“Libertà” ossia: diritto acquistato o ereditato d'occupare un posto nel Traghetto esercitando il mestiere di Barcarolo o Gondoliere.
Apro una piccola parentesi secondo me“curiosa nel curioso”: [Durante il 1800, i Servizi di Paràda con gondole da Venezia alle Rive di Murano e viceversa costavano per una e fino a quattro persone: lire 25 per una gondola a 1 remo, e lire 50 per una a 2 remi “in giorno tranquillo”, mentre costavano: lire 40 e lire 70 “in giorno con tempo burrascoso”. Di notte, invece: “dall’Ave Maria della sera suonata, al tiro del cannone (ora della Pattuglia), e con buon tempo”, la tariffa era di lire 40 e lire 80; lire 60 e 100 se “con tempo burrascoso”. Dal tiro del cannone della sera fino all’alba con buon tempo, “il tragitto”costava: lire 60 e 120; lire 80 e 140 con tempo burrascoso. In caso di “gran burrasca” in cui fosse stato necessario armare la barca con 4 rematori i prezzi giornalieri salivano a lire 250 di giorno e 500 di notte ... Noleggiare per un’ora una Gondola a 1 remo con Barcaroli decentemente vestiti, costava: 1 lira, e 0.50 per ogni ora successiva ... Per una giornata di 10 ore: 5 lire, e ogni bagaglio non portato a mano: lire 0.20 ... Tutto costava 1/3 in meno se si arrivava a trasportare fino a 6 persone in un colpo solo ... “Fuori Circondario” il prezzo andava contrattato.
Secondo me curioso ancora: fino al maggio 1858, i Barcaroli Veneziani pagavano giornalmente un’antica “Provvidenza di un Soldo per l’ammalà” destinata ai Compagni indisposti e inabili. Da quell’anno si costituì, invece, un “Fondo di Soccorso per i Barcaruoli dei Traghetti cittadini per il comodo pubblico ed il benessere della numerosa classe dei barcajoili e delle loro famiglie”. Contemporaneamente le singole Fraglie o Compagnie di ciascun Traghetto costituirono un Fondo alimentato dall’esborso giornaliero di 6 centesimi da maggio ad ottobre, e da una porzione delle multe inflitte ai Gondolieri per le contravvenzioni. A chi era “nel bisogno”si corrispondevano: “lire 1 al giorno estendibile a 2 lire per le situazioni segnalate dalle singole Fraglie dei Gondolieri” ... Il Comune e il Principe Ereditario contribuirono nell’occasione con: lire 1.000.
Qualche anno più tardi si istituì anche un velocissimo “Servizio di Omnibuscoperto” a 8 remi dalla portata massima di 14 persone, attivo soprattutto nella stagione estiva con prima partenza da Murano Sottoportego della Madonetta per Venezia Sottoportego de Santi Apostoli alle ore 04 del mattino. Una corsa giornaliera costava a persona: 10 centesimi di lira Italiana di giorno, e 25 centesimi di notte. Al di fuori dell’orario stabilito, chi volesse usufruire di una corsa singola urgente di sola andata doveva pagare: lire 2 Italiane, il doppio per andata-ritorno.]
Interessante no ?
Tornando all’isoletta di San Cristoforo, dall’inizio del 1600 e durante gli anni della Pestilenza che decimò Venezia e il Veneto, gli Eremiti di San Cristoforoaffittarono a livello il fondo di Meolo a Cattarin Malipiero ... Negli stessi anni il Monastero pagava lire:4,soldi:9, edenari: 11 di tasse alla Serenissima, e possedeva una rendita annuale di 76 ducati proveniente da beni immobili posseduti in Venezia.
Un secolo dopo però il Monastero “perdeva i pezzi”, e nel maggio 1763 si fece “una scrittura” al perito Ignazio Caccia perchè si restaurasse la chiesa di San Cristoforo spendendo 1.820 ducati ... Di lì in poi fu: “tutto un taconàr isola, Cièsa e Monasterio per almeno vent’anni consecutivi” spendendo a più riprese: prima 488 ducati, poi 512, poi 360 … Nell’isola in cui abitavano stabilmente 30 persone, sorgeva oltre al Convento, un deposito-bottega di legname, un’ampia ortaglia coltivata da contadini Veneziani, un piccolo Cimitero della Nazione Allemanna, e anche una Fornacedi mattoni e pietre cotte circa la quale si giunse a denunciare presso la Serenissima che accadevano furti reiterati di cenere da mattone. Gli uomini della Repubblica s’attivarono subito e catturarono “in flagranza di reato”: Francesco Dal Moro e Giovanni Fuga detto Cina che vennero rinchiusi “nei camerotti” di Palazzo Ducale.
Alla fine della fine anche per l’isoletta con chiesa e Monastero di San Cristoforo giunsero a più riprese Francesi e Austriaci che requisirono e chiusero tutto “per pressanti esigenze militari” spedendo i 6 Monaci Eremitani rimasti nel Convento di Santo Stefano di Venezia vicino a San Marco.
A dicembre 1806 gli ex Eremitani dell’Isola di San Cristoforo chiesero: “che uno dei Confratelli possa rimanere nel Convento abbandonato per attendere alla quotidiana spirituale assistenza della sebben picciola popolazione.” … Il magnanimo Ministro del Governo addetto al Culto: acconsentì.
Nel gran trambusto, intanto, s’inviarono alla neonata Galleria dell’Accademia di Venezia tutte le preziose opere pittoriche che tappezzavano la chiesetta di San Cristoforo realizzate dai Vivarini di Murano, Giovanni Bellini, Marco Andrea Vicentino, da Giacomo Bassano, Cima da Conegliano e dalla Scuola del Tintoretto ... Andò smarrita, invece, la Santa Reliquia del Corpo della Beata Grazia Agostiniana che come tante altre attirò nell’isola per secoli le visite dei Pellegrini di passaggio per Venezia.
Fra 1810 e 1827, s’imbonì e interrò il canale che divideva le due isole di San Michele e San Cristoforo, e si demolì quasi tutto per far spazio all’idea del Nuovo Cimitero che sulla carta voleva arricchirsi di molti portici e monumenti (mai realizzati però per mancanza di soldi). A ricordo delle vicende dell’isola dal marzo 1824 rimase l’Arciconfraternita e Compagnia di San Cristoforo e della Misericordia che accompagnava i Morti alla sepoltura, e utilizzava prima l’antica Cappella Funeraria di San Cristoforo e poi dal 1840 la Cappella Emiliani in San Michele in Isola. Ancora nel 1853: “nell’ultimo giorno di Carnevale i Confratelli dell’Arciconfraternita e Compagnia di San Cristoforo e della Misericordia si riunivano in isola per celebrare Suffragi per i Morti e Atti Riparatori per le dissipazioni dello stesso Carnevale”.
Nel bel mezzo dell’attuale Cimitero insulare di San Michelein Isola troneggia ancora oggi fra i Cipressi e satura di melanconici silenzi, una chiesetta a cupoletta (a mio avviso bruttina e di modesta fattura), un po’ naif nei dipinti mosaicati, e pomposetta nell’architettura: è la Chiesetta di San Cristoforo, ultimo riferimento all’isola che non c’è più e che lì c’è stata per molto tempo.
Ho quasi finito … e termino abbinando un’altra curiosità Veneziana su San Cristoforo secondo me ugualmente singolare. Non tutti sanno che a Venezia la chiesa conosciuta come Madonna dell’Orto nel Sestiere di Cannaregio in realtà si chiamava ed era dedicata inizialmente proprio a San Cristoforo.
Dietro la Fondamenta de la Sensadedicata allora a San Cristoforo Martire, in una zona di Venezia allora scarsamente abitata, doveva esserci un’ampia area utilizzata soprattutto per i Commerci, l’attività mercantile, la navigazione, e il deposito di merci e legname sulla Via Acquea che veniva dalle Isole della Laguna e dalla Vie Fluviali provenienti dalle zone montane della Terraferma: dicevamo appunto di San Cristoforo Protettore di Mercanti e Viaggiatori e Trasportatori…
Leggenda racconta che nel 1366 Paolo dalle MasegneMastro Scalpellino ebbe incarico di scolpire le 12 statue degli Apostoli per la facciata della nuova chiesa di San Cristoforo. Esisteva l’usanza Medioevale del mestiere di non rappresentare mai “Giuda Traditore” sostituendolo con San Mattia che aveva preso il suo posto di Apostolo. Paolo Delle Masegne si diceva fosse un segreto Adoratore del Demonio, e che perfino la chiesa di San Cristoforo fosse un luogo di Culto Satanico e Pagano(niente di improbabile perché anche a Venezia sono attestati diversi culti preCristiani). Al Dalle Masegne in persona il Demonioconsegnò 30 monete come quelle di Giuda dandogli l’ordine di inserire in facciata anche la statua di Giuda Traditore. Lo Scalpellino quindi eseguì facendo celebrare da un Frate di San Cristoforoun’apposita Messa Nera per favorire la realizzazione dell’opera: Paoloprese accordi col Frate e stabilì la data per la strana Messa ... Questo avvenne durante la Settimana Santa, mentre in chiesa assisteva ignara al “Rito Profano” anche Isabella Contarini: una dodicenne facoltosa Nobile Veneziana considerata “mezza Santa” in quanto capace di dialogare con l`Aldilà e predire il Futuro leggendolo nell`aura delle persone ... Guarda te ? … Nel bel mezzo della“Strana Messa” la donna smascherò il Dalle Masegne indicandolo a tutti come Discepolo del Diavolo, e costui preso da rabbia le si scagliò contro ... Un fedele presente ebbe però la prontezza di buttargli dell`Acqua Santa addosso, perciò lo Scalpellino stramazzò a terra svenuto mentre si oscurò il cielo e soffiò un vento fortissimo.Quando Paolo rinvenne non ricordava nulla ... ma la statua di Giuda rimase al suo posto in facciata, dove sta ancora oggi.
Nello stesso luogo, Storia racconta, alcuni uomini Veneziani: "bone persone et boni mercadanti" fondarono la Schola di Santa Maria e San Cristoforo dei Mercatanti approvata dal Consiglio dei Diese e accolta dal Preposito degli Umiliati. I Frati Umiliati erano un Ordine Monastico sorto fra i Lavoratori della Lana in Lombardia e poi espanso e allargatosi fino a giungere anche a Venezia.
Quei Mercadanti della Schola scrivevano nel 1377: “… quanto com maggior lodi, reverentia e devocion a San Cristofro se tornaremo, tanto plu ferventemente ello serà avanti lo nostro Creatore nostro protectore et advocato…”
Tutto iniziò come si faceva in quei tempi con una gran bella Processione di Ringraziamento, e nella stessa estate si portò in chiesa la statua miracolosa della Madonna col Bambino dell’Orto detta Madonna Odorifera(nome andato perduto) che i Frati Umiliati comprarono da un privato Veneziano per 150 ducati d’oro in accordo con la Schola dei Mercanti. In verità: i Frati erano senza soldi, e si offrirono di pagare il Veneziano celebrandogli un po’ di Messe. Pensate che accettò ? … I soldi veri li misero i Mercanti della Schola di San Cristoforo, e la Madonna miracolosa venne trionfalmente portata in chiesa.
Fu un affarone per entrambi: Frati e Mercanti, la chiesa cambiò nome in “Madonna Miracolosa dell’Orto”, e iniziò ad attrarre quotidianamente migliaia di Veneziani e “forèsti”. Le carte degli Archivi raccontano che il numeroso denaro che si raccoglieva veniva conservato in un cassone armato posto davanti all’Immagine della Vergine dell’Orto, le cui doppie chiavi erano affidate ovviamente una agli Umiliati e l’altra ai Mercanti, che finirono per litigare fra loro ovviamente per le spartizioni. C’era stato un accordo scritto fra i Frati Umiliati e i Mercadanti della Schola di spartirsi le elemosine e le donazioni dei Veneziani: tutto il denaro andava ai Frati per chiesa e Convento, mentre: ori, sete preziose, gioie e lasciti sarebbero andati alla Schola … Comunque solo nel 1420 lo stesso Consejo dei Dieseacconsentì che la Schola aggiungesse alla sua denominazione anche quella di “Santa Maria dell’Orto”…. Dieci anni dopo, quando fra gli elencati della Schola c’era anche Cristoforo Moro futuro Doge nel 1462, e come Gastaldi si susseguirono diversi Mercanti Lucchesi, un Confratello Mercante: tale Marco Trevisan donò alla Schola una grande statua lignea intagliata e dipinta di San Cristoforo che venne posta su di un altare della chiesa ... Nel 1433 i Mercantidella Schola denunciarono una prima volta gli Umiliati al Papa accusandoli d’essersi immoralmente appropriati di tutte le “offerte della Madonna”. Il Vescovo di Castello su mandato del Papa avviò un’apposita indagine, e alla fine espulse gli Umiliati da Venezia consegnando il complesso Monastico ai Frati Francescani Minori .
Gli Umiliatiovviamente non accettarono, e contrattaccarono Schola e Papaappellandosi al Senato e al Doge. Come finì ?
Terminò che la Serenissimapermise ai Frati Umiliati di rientrare a Venezia rientrando in possesso di tutte le loro rendite e proprietà ... Trent’anni dopo ancora, si stipulò un contratto con Bartolomeo Bon per costruire un nuovo portale della chiesa: metà delle spese sarebbero state a carico dei Frati, l'altra metà a carico della Schola dei Mercadanti ... ma partì una nuova querela dei Mercanti contro gli Umiliati per lo stesso motivo di sempre, e stavolta nel 1461 la Serenissima provvide in persona all’espulsione definitiva dei Monaci affidando la proficua Madonna dell’Orto ai Canonici Regolari di San Giorgio in Alga: i Monaci Blu, i così detti: Celestini del Patriarca (futuro San) Lorenzo Giustiniani ... Quello fu l’inizio della crisi cronica della Schola dei Mercadanti, che iniziò un lento declino progressivo vedendo diminuire sempre di più il numero dei propri iscritti.
La Schola festeggiava da sempre due Solennità pomposamente: il25 luglioFesta di San Cristoforo, e l’8 settembre: Festa della Natività di Maria: "… sempre ogni anno lo di del Martire Mesièr Cristoforo far se debia una solenne Luminaria cum doplieri e Suonadori, avanti che comensa la Messa, facando quella cum Procesion, cum lo Penelo e cum a Croxe, e con li dopleri de la Schola, portando le Reliquie,le quali è al Monasterio de San Cristofero de l'Ordine de Humiliadi, in la dicta Procession cum panno indorado, over de seda ..."
Ogni anno, inoltre, i Confratelli Mercadantidell’Orto si recavano processionalmente, il Venerdì Santo, fino alla chiesa Patriarcale di San Pietro di Castello e a quella Ducale di San Marco attraversando tutta la città di Venezia col loro prezioso Crocefisso e trasportando le preziose “Reliquie del Brazzo e del Ginocchio de San Cristoforo”accompagnate da “quattro fregi dorati”.
Nel 1534 quando la Scholaannoverava fra i suoi più di 60 Nobili, era guidata soprattutto dai Cittadini Comin ... Il numero dei Confratelli tuttavia era ormai ridotto ai minimi termini, perciò si decise d’aprire le iscrizioni anche alle donne ... ma arrivarono inaspettati “rinforzi”, ossia gli uomini di un’altra Schola dei Mercanti dislocata fin dal lontano 1261 nel chiostrino di San Nicolò della Lattuga ai Frari nel Sestiere di San Polo(esisteva un’altra Schola dei Mercanti anche a Santa Maria Formosa, ad esempio). I Mercanti dei Frari avevano litigato con i Frati Conventuali, perciò la Schola di San Francesco e Santa Maria della Misericordia dei Mercanti e Navigantisi trasferì alla Madonna dell’Orto coagulandosi con quella di Santa Maria e Cristoforo: fu la ripresa ! … Freschi di nuovi finanziamenti, si decise subito per un gran bel restauro e ampliamento della Schola, e di ricavare “una bella Sala dell’Albergo” a imitazione delle altre Schole Grandi Veneziane. Per far questo la Schola dei Mercanti ottenne dal vicino Monastero: “un magazen affacciato sulla Fondamenta della Madonna dell’Orto”.
Il ricco Capitolo dei Mercanti affidò i lavori nientemeno che ad Andrea Palladio, e sopra al timpano triangolare del portale della nuova Schola fece collocare una statua di San Cristoforo antico Protettore della Confraternita, mentre sulla porta laterale si collocò una Vergine con Bambino che i Mercanti dei Frari si erano portati dietro dalla loro vecchia sede ... Da quella volta, la Festa Patronale dei Mercadantidella Madonna e san Cristofarosi sarebbe tenuta non più in chiesa ma all’interno della Schola ... e tutti vissero per un bel pezzo: “felici e contenti”.
La Schola, infatti, divenne ricchissima, oltre che prestigiosa e avviatissima, tanto che fece ricoprire completamente le ampie pareti della sua sede da “12 Storie di San Cristoforo”e da molteplici opere e teleri dei più grandi pittori dell’epoca: Tintoretto(che abitava poco distante a due passi), Cima da Conegliano, i fratelli Antonio e Domenico Aliense, Palma il Giovane e Paolo Veronese che realizzò una spettacolare Annunciazione(conservata oggi alle Galleria dell’Accademia).
Non fu tutto … perché prima nel 1569 il Papa diede ordine di “normalizzare”i Canonici Regolari di San Giorgio in Alga, gli stessi della Madonna dell’Orto: “… in quanto non recitavano la Professione di Fede e non risiedevano stabilmente nel Monastero … Erano Monaci ribelli in conflitto con l’Autorità Ecclesiastica e resistenti alle Riforme del Clero.(possibile ? … ma non erano i Monaci dello stesso Patriarca di Venezia ?)”... In realtà si trattava di “strategie Romane” contro la Serenissima: i Monaci che vivevano nei Monasteri quasi spogli dei Canonici Regolaridi San Giorgio in Alga, erano per la maggior parte Nobili intellettuali Veneziani, umanisti colti, uomini facoltosi liberi di muoversi in giro per Venezia e tutta l’Italia inseguendo i loro affari, spesso stranamente senza amanti e concubine. I Canonici Regolari di Venezia:“… erano molto rispettati per aver vissuto religiosamente, senza scandalo … vivendo con sovvenzioni provenienti da Bologna e pure da Roma.”
Nel 1570 quasi tutti i Canonici di San Giorgio in Alga “si arresero alle richieste di Roma”, ma preferirono lasciare l’abito monastico e rientrare nei loro nobiliari palazzi Veneziani piuttosto che pronunciare il voto d’obbedienza al Pontefice Romano ... Durante il 1600 la Schola dei Mercanti “viaggiava ancora bene”: unitamente a quella di Sant’Orsola dei Santi Giovanni e Paolo finanziavano un’altra Schola Piccola e “povera”: la Schola della Trinità della Contrada di Santa Ternita di Castello, che era come una sua dependance dall’altra parte della città … e finanziava e sosteneva pure la Repubblica Serenissima offrendo 150 ducati annui per la Guerra contro il Turco… Fu per lo stesso motivo che nel 1668 … giri e rigiri della Storia … Papa Clemente IX finì col sciogliere la Congregazione di San Giorgio in Alga fornendo i suoi cospicui beni allaRepubblica di Venezia per finanziare una nuova guerra contro i Turchi … Venezia ovviamente accettò, e stavolta toccò ai Cistercensi di San Tommaso dei Borgognoni di Torcello prendersi cura della ormai decadente “Madonna e San Cristoforo dell’Orto”.
Il secolo seguente la Schola forte nelle sue file di un gran numero di Nobili, Pittori, Tagiapera e Scultori “sparò i suoi ultimi colpi”, e giunse a chiedere al Consiglio dei Dieci di poter essere annoverata nel ristretto numero delle prestigiosissime Schole Grandi di Venezia. Per ben cinque volte le venne negato il privilegio ... Durante una sesta votazione dopo ricorso venne, invece, ammessa … per revocarle subito la concessione definitivamente … Valla a capire la Serenissima !
Ancora nell’aprile 1743, come ricordava Girolamo Zanetti:“… nelle sei Schole Grandi si fecero le solite Palme e si mandarono i soliti regali di quadri de Santi Titolari al Doge, al Patriarca e al Cancellier Grande … Sopra tutti si distinse il Vicario della Beata Vergine e San Cristoforo detta de’ Mercanti e posta alla Madonna dell’Orto che diede ai Confratelli per palma una bella medaglia d’argento del valore di circa 20 lire. Questo era di cognome Angeli e di professione Avvocato…”
Dal 1714 al 1777 (anno della “Ricondotta degli Ebrei” che vietò loro ogni attività manifatturiera mandando sul lastrico 90 famiglie), nella Contrada di San Cristoforo dell’Orto non lontana dal Ghetto Ebraico, e dalla chiesa della Madonna dell’Orto dove i Monaci Cistercensi erano inadempienti di 14.300 Messe già pagate e non celebrate, si avviò una produzione di: “tessuti di rasse e tende da galea, e vestiario da detenuti” appaltata alla famiglia Ebrea: Gentili. Venne spostata a Venezia la fabbricazione che avveniva inizialmente ad Azzano Decimo in Friuli, e s’iniziò a lavorare in 15 locali con 32 telai dando lavoro e sussistenza a 1.000 popolani Veneziani: “Si producevano coperte di schiavine, Felzàde e rasse ottenute da lane di scarto … e tessuti leggeri come: Scotti e Flanelle e Talled e Scialli alla maniera ebraica”.
Il 1800 portò come ben sapete alla fine traumatica di tutto con le consuete privazioni, i disfacimenti e le squallide soppressioni napoleoniche. Anche della Schola dei Mercanti di San Cristoforo dell’Orto si fece basso scempio sottraendo tutto il saccheggiabile, e rimase quasi niente: solo quattro pareti spoglie in seguito destinate a Cinematografo e Patronato.
Concludo, infine … per davvero stavolta. Quand’ero bimbetto e vivevo nell’isoletta di Buranoin fondo alla Laguna di Venezia, Suor Teodorica per tenerci un po’ tranquilli ci diceva: “Venite qua ! … che vi racconto un fatto.”Siccome era proprio brava ed avvincente nel raccontare, anche i più “terremoto”di noi “si chètavano”, e calava ogni volta un imponente silenzio in classe ... Lei iniziava perciò a raccontare ... Non volava una mosca … ed era capace di tenerci tutti inchiodati lì per un’oretta … Poi le gambe iniziavano a mulinare sotto ai banchi, le sedie diventavano scottanti, e c’era urgente bisogno di uscire all’aperto per “lasciarci esplodere” in tutta la nostra sana allegria ed energia. Fra le tante cose che la “magica Suora” ci ha raccontato, vi sembrerà forse strano, ma ricordo distintamente che figurava anche la Leggenda di San Cristoforo.
Mi pare ieri quando l’ascoltavo … Mi sembra ancora di udire lo scorrere travolgente di quelle acque torrenziali e impetuose che spingevano via: “quel Sant’Uomo tornito piantato saldamente con le gambe nell’acqua”… Suor Teodorica lo faceva assomigliare ai pescatori Buranelli della Laguna, San Cristoforo pareva un nostrano traslocatore e barcarolo, un assistente di Cristi … anzi: di “poveri Cristi” come ce n’erano tanti nella nostra isola … A volte succedeva per davvero che ci sostenessimo reciprocamente fra noi nell’isola. Le Leggende quindi talvolta si trasmutavano in pratica e quotidiana visibile realtà ... Non erano solo vecchia fiaba quella di San CristoforoTrasportatore e Traghettatore … ma riflesso di quanto si viveva.
Erano trascorsi secoli … ma Storia e Leggenda si confondevano ancora in un miscuglio reale vividissimo e indistinguibile.