“Una curiosità Veneziana per volta.” – n° 162.
“Piccola aggiunta su Pelagini, Inquisizione e Borri.”
Per completezza, e soprattutto a beneficio dei coraggiosi lettori che seguono e leggono le mie “Una curiosità Veneziana per volta”, aggiungo un paio di cosette sui Pelagini, l’Inquisizione e Borri che ho “scovato” solo di recente. Sono solo piccoli dettagli a completamento, che … almeno per me … sembrano essere curiosi e interessanti.
Avevo appena terminato di postare: “I Pelagini … anche a Venezia nel 1600”quando ho letto della fine che hanno fatto due dei stretti seguaci di Giacomo Filippo Casòlo: il fondatore dei Pelagini Lombardo-Veneti, processato e morto a Brescia.
Vi ho detto di come insieme a lui furono arrestati altri sette nel 1658, processati e condannati a “carcere perpetuo a vita”. Fra costoro c’erano pure: Giovan Pietro Schilzino Cercante del Monastero di Santa Pelagiae “amicissimus di Giacomo Filippo Casòlo”, Andrea Brusati o Brusato Sacerdote di Assolo:“qui digitum dictum Jacobi Philippi pro reliquiat habebat”, e ilChierico Antonio Bonardo.
Sapete dove vennero inviati da Milano e Brescia per scontare la loro pena ? … Uno vi ricordate è finito nei Piombi a Venezia …
Indovinate un po’ sono finiti gli altri ?
A Roma! … Presso le carceri della Santa Inquisizione che risiedeva anche presso il Convento Domenicano di Santa Maria sopra Minerva, chiamato curiosamente: “Insula Sapientiae”, a pochi passi dal Phanteon, nella piazzetta al centro della quale sorge ancora oggi il curioso obelisco con l’elefantino sotto. Ebbene quello era il posto dove settimanalmente si riuniva la Santa Inquisizione, e lo scenario-teatro in cui accorrevano in massa Cardinali, popolo e Nobili Romani per assistere allo “spettacolo” delle pubbliche abiure e delle condanne inferte dalla Santissima Inquisizione … compreso il rogo e gli altri tipi di morte.
Nello stesso luogo a Roma venne processato, condannato e fatto abiurare anche Galileo Galilei: “… parendo a noi che tu non avessi detto intieramente la verità circa la tua intentione, giudicassimo esser necessario venir contro di te al rigoroso essame; nel quale, senza però pregiuditio alcuno delle cose da te confessate e contro di te dedotte come di sopra circa la detta tua intentione, rispondesti cattolicamente … Pertanto, visti e maturamente considerati i meriti di questa tua causa, con le sodette tue confessioni e scuse e quanto di ragione si doveva vedere e considerare, siamo venuti contro di te alla infrascritta diffinitiva sentenza.
Invocato dunque il S.mo nome di N. S.re Gesù Cristo e della sua gloriosissima Madre sempre Vergine Maria; per questa nostra diffinitiva sentenza, qual sedendo pro tribunali, di consiglio e parere de’ RR. Maestri di Sacra Teologia e Dottori dell’una e dell’altra legge, nostri consultori, proferimo in questi scritti nella causa e cause vertenti avanti di noi tra il M.co Carlo Sinceri, dell’una e dell’altra legge Dottore, Procuratore fiscale di questo S.o Off.o, per una parte, e te Galileo Galilei antedetto, reo qua presente, inquisito, processato e confesso come sopra, dall’altra;
Diciamo, pronunziamo sentenziamo e dichiaramo che tu, Galileo sudetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S.o Off.o vehementemente sospetto d’heresia, cioè d’haver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch’il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni et altre constitutioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori et heresie et qualunque altro errore et heresia contraria alla Cattolica ed Apostolica Chiesa, nel modo e forma che da noi ti sarà data … Et acciocchè questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, et sii più cauto nell’avvenire et essempio all’altri che si astenghino da simili delitti, ordiniamo che per publico editto sia prohibito il libro de’ Dialoghi di Galileo Galilei.
Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t’imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitentiali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare, o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze.
Et così diciamo, pronuntiamo, sententiamo, dichiariamo, ordiniamo e reservamo in questo et in ogni altro meglior modo e forma che di ragione potemo e dovemo.
Ita pronuntiamus Cardinales infrascripti: F. Cardinalis de Asculo; G. Cardinalis Bentivolus; Fr. D. Cardinalis de Cremona; Fr. Ant.s Cardinalis S. Honuphrii; B. Cardinalis Gipsius; F. Cardinalis Verospius; M. Cardinalis Ginettus …”
Raccontano gli storici, che dai e dai, ai Cardinali dell’Inquisizione a un certo punto è venuto il dubbio se era la cosa più giusta bruciare tutta quella gente in giro per il mondo … Perciò si ridussero a decidere che l’eresia in fondo fosse una malattia della mente, perciò era forse meglio e più giusto curarla col carcere e il manicomio … Grande saggezza !
Tornando ai nostri Pelagini, il 2 gennaio 1661, in una solenne cerimonia proprio in Santa Maria sopra Minerva, venne letta la sentenza di condanna di quattro Quietisti e Pelagini facendoli abiurare, fra costoro comparvero anche Giovan PietroSchilzino, che poi venne gettato: “a svernare a carcere perpetuo”nelle prigioni del Santo Uffizio Romano a San Salvatore in Terrione o in ossibus, oggi conosciuto come San Pietro in Borgo (lì sorgeva anche la Schola Francorum, cioè un antico Ospizio riservato ai Pellegrini Francesi che si recavano a Roma).
I documenti raccontano ancora, che Giovan PietroSchilzino dentro al carcere, a detta degli Inquisitori Romani, iniziò a dare segni di disequilibrio mentale in quanto rifiutava d’ammettere le proprie colpe e si rifiutava di predisporsi ad abiurare … Venne perciò trasferito … sapete dove ?
“Ai pazzerelli” dell’Ospedale di Santa Maria della Pietà, dove tre anni dopo venne raggiunto anche dall’altro Pelagino il Prete Antonio Bonardo condannato a più di dieci anni di carcere, ad arbitrio dell’Inquisizione … Anche Prete Bonardo si era dimostrato: “relapsus et obstinatus”, perciò il Papa in persona aveva decretato che venisse isolato “a pane e acqua” in una segreta finchè non si fosse ricreduto e piegato.
Quando dopo quattro mesi di quel trattamento si presentarono i Cardinali dell’Inquisizioneper costatare il suo “status” e la rinuncia alle sue “credulonerie”, Bonardosi scagliò con veemenza contro di loro “pronunciando multa impertinentia”, perciò gli venne ulteriormente ridotto il sostentamento, e si pensò bene d’internarlo a Santa Maria della Pietà ... “per guarirlo”.
Circa il Borri, invece, che si beccò dall’Inquisizione il “rogo in contumacia”, si deve solo confermare il fatto che d’autentico “Pelagino” ebbe proprio ben poco, quasi niente. Mentre i suoi seguaci venivano inquisiti, catturati, processati, torturati e condannati, lui se ne fuggì bel bello per tutta Europa spassandosela alla grande come Medico e Alchimista:“… un gran ciarlatàn”, come ebbero a dire di lui alcuni testimoni dell’epoca. Di certo fu un opportunista, e uno che d’assistenza continuativa e generosa ai poveri e bisognosi, nonché di esperienze interiori e spirituali s’interessò pochetto ... nonostante le “grandi visioni mistiche e apocalittiche”che diceva d’aver avuto inizialmente.
Tutto qua ! … La conferma quindi dell’uso non infrequente dell’Inquisizione di utilizzare l’invio all’Hospital de Pazzi per “risanare”i “malati eretici”… e il fatto che qualche volta dietro a certe singolari esperienze spirituali e a certi personaggi santissimi capaci di fare tanti proseliti, a volte si cela “dell’altro”.