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“Sant’Eufemia di Mazzorbo e …”

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“Una curiosità Veneziana per volta.” – n° 164.

“Sant’Eufemia di Mazzorbo e …”

Veramente il nome giusto e completo del Monastero è stato: “Sante Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma delle Monache Benedettine dell’isola di Mazzorbo”

Buonanotte ! … Chi mai avrebbe potuto chiamarlo così ? … Immaginate solo per un attimo un barcarolo di un tempo in servizio sulla sponda della Laguna Veneziana, sulle Fondamente Nove, ad esempio: “Dove ve porto Sior … o Siora ?” avrebbe chiesto.

Poteva forse accadere che qualcuno rispondesse: “Al Sante Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma delle Monache Benedettine dell’isola di Mazzorbo … Grazie !”

Impossibile ! … Di certo ci doveva essere un altro modo più sintetico per indicare quel posto sperso in fondo alla Laguna verso Burano e Torcello ... Infatti lo chiamavano anche: “Sant’Eufemia Vergine e Compagne Martiri”, o meglio ancora: “Santa Fèmia de Mazòrbo o Le Vergini de Mazzorbo”… come dicevano senza tanti giri di discorsi, titoloni e parole i Mazzorbesi, i Veneziani, i Torcellani e i Buranelli di un tempo …

El me porta a Santa Fèmia de Mazzorbo !” si diceva quindi all’ipotetico barcarolo Veneziano … punto e basta … e quello è stato un nome, un toponimo di un luogo che è contato a lungo e per davvero lì in fondo alla nostra Laguna Veneziana.

Non ne siete convinti del tutto ? … Vi dice forse poco quel nome e quel posto oggi quasi del tutto scomparso ?

Sentite un po’ !



Era appena la fine di luglio 1297 quando Pancrazio Giustinian Podestà di Torcello registrava una sentenza con cui autorizzava Filippa Balastro Badessa di Sant'Eufemia di Mazzorbo a piantare un palo nella palude sita presso a Majurbio(Mazzorbo), la cui proprietà era stata contestata da Giovanni di Walperto e Nicolò Mudacio Procuratori della Pieve di San Bartolomeo dello stesso Mazzorbo ... Nello stesso mese e anno, e sempre nell’antica isola-emporio di Torcello, Marco Trica figlio del defunto Paganino da Zermàn, fece quietanza a Nicolò Vendelino dal Confinio di Santa Fosca Procuratore di Filippa Balastro Badessa di Sant'Eufemia di Mazzorbo, di lire 800 di denari veneziani, pagamento di beni siti a Zermàn e Marcònacquisiti da Alemanno Notaio da Veronella  … Non si trattava di un praticello, ma di un manso di 30 iugeri sito a Zermàn, di un altro sedime colà sito di 15 iugeri con casa, di due terre con decima site a Casale con bosco di 15 iugeri, e dei diritti su quattro campi siti a Marcòn… un vero tesoretto insomma … Tanto era vero che Artico da Castello Podestà di Treviso per ben tre volte consecutive nei mesi precedenti aveva ordinato al Precone Martino da Fontanelle di notificare tramite “stride” che chiunque avesse avuto interesse su quei beni lo facesse valere in giudizio ... o tacesse per sempre.

Perfino la famosa Maria vedova di Giacomo Gradenigo aveva disposto per testamento in quello stesso luglio 1267 luglio che venissero dati cospicui legati e denari ai Monasteri e agli Ospedali del Dogado Veneziano ... Soprattutto alle Vergini(di Venezia a Castello) che intendeva eleggere a sua sepoltura, e agli Ospedali: Domus Dei (Cà di Dio), Domus Misericordie, Santa Maria Crociferorum(i Crociferi ai Gesuiti vicino alla Fondamente Nove), Sancto Joahannis Evangelista, Santa Maria e San Lazzaro ... e agli altri Monasteri “da Grado usque Caput Aggeris”(Cavarzere)… che in seguito ricevettero ciascuno 2 rate di 8 e 12 soldi dai Procuratori di San Marco ... Tra tutti quei nomi da beneficiare c’era elencato anche: “Sanctis Virginibus de Majorbio”... cioè il nostro Monastero di Sant’Eufemia & C di Mazzorbo.

Come non bastasse … Già sessant’anni prima, nell’ottobre 1235, sotto ai portici di Rivoalto a Veneziastavolta, Pietro da Sacco Ministeriale attestava che nel 19 del mese, d'ordine di Giacomo Tiepolo Doge e dei Giudici dell'Esaminador, aveva investito "ad proprium"Palma Badessa di Sant'Eufemia di Mazzorbo, di una terra e casa colà sita comprata nel luglio precedente da Marco Riccardo da Mazzorbo per lire 88 di denari veneziani.

Sant’Eufemia di Mazzorboquindi non era affatto un bugigattolo, né un Conventucolo sperduto da quattro soldi, ma un’antica e fiorente realtà Nobile e Religiosa sita proprio in faccia all’isola di Burano, giusto sull’imboccatura del Canale di Mazzorbo che portava e veniva da Torcello. Anticamente più o meno da quella parte: da Trepalade e Altino sull’orlo della Terraferma e attraversando il Canale della Ciggolia presso l’isola del Monte dell’Oro, il fiume Sile sboccava in Laguna e poi a mare attraversando il Porto di Tre Porti Poi il fiume è stato deviato portandolo a sfociare verso  Cava Zuccherina (cioè Jesolo) dove prese a fluire a mare poco distante dalla Piave(i nomi dei fiumi alla latina erano sempre considerati al femminile: flumina) ... In quella maniera si portò via dalla Laguna anche una buona parte dei commerci, che vennero dirottati altrove chiudendo e interrando infine, anche per motivi militari e di sicurezza, la bocca di Porto di Treporti … Anche questo contribuì al tramonto definitivo dell’Emporio Torcellano, e alla sminuzione di prestigio e utilità pure delle isole limitrofe di Mazzorbo e Burano ... Sant’Eufemia di Mazzorbo compresa.



Inizialmente, le antiche notizie a cavallo fra Storia e Leggenda raccontavano di una nobildonna Padovana: Margarita, che circa nell’anno 900 o verso il 1000 si ritirò presso Mazzorbo con tre nobili fanciulle proprio per fondare un nuovo Monastero dedicato a Santa Fèmia Vergine e Martire al tempo del Vescovo Giovanni II° di Torcello ... Di vero e certo c’è stato di certo: che proprio alla fine del IX secolo ci sono state le incursioni degli Ungariche hanno costretto molti a trovare scampo nella nostra Laguna.

E trascorse il tempo …



Altre cronache lagunari e diversi atti processuali raccontano ancora, che in seguito fra 1368 e 1463 le Monache di Mazzorbo: “facevano già man bassa e alzavano la cresta”… Tanto che il Monastero di Sant’Eufemia venne perseguito da Dogi, Inquisizione e Patriarchi per la sua smoderatezza subendo ben 10 processi per abusi sessuali delle Monache con nascita di 2 bambini … Storie e storielle di abusi e licenziosità delle Monache di Mazzorbo riempirono a lungo i discorsi e i pettegolezzi di quelli e quelle della Laguna e di Venezia … e non soltanto di loro.

Nel 1438 intanto, Papa Eugenio IV e il Vescovo di Torcello Filippo Paruta unificarono col Monastero di Sant’Eufemia di Mazzorbo anche quello di Sant’Angelo di Ammiana o dei Nani con le sue rendite: “perché mangiato dalle acque e dalla mala aria”, e ridotto a sole tre Monache Benedettine … Allo stesso degrado e abbandono progressivo furono soggette tutte le piccole isole dell’Arcipelago di Ammiana, Ammianella, Castrasia e Costanziaco.

Nel ventennio seguente accaddero serrate liti fra le Monache Benedettine del Santa Cristina di Torcelloe quelle dello stesso Ordine di Sant’Eufemia di Mazzorbo: il contenzioso stava in alcuni livelli di beni che ciascuno considerava di propria pertinenza … Agli stessi anni risalgono insieme ai Registri che contengono l’elenco delle “Monache Professe di Sant’Eufemia di Mazzorbo”, anche altre carte e documenti relativi ai possedimenti e alle rendite del Monastero di Sant’Eufemia situati inMogliano e Marcòn, e altre registrazioni di proventi e affitti da alcune case a Murano di proprietà dello stesso Monastero … A fine secolo le Monache di Sant’Eufemia erano anche proprietarie di una vigna, di una foresteria e di un altro posto nella stessa isola di Mazzorbo.

Nel secolo seguente, il 1500, fu tutto un susseguirsi di registrazioni d’entrate e uscite, pertinenze, lasciti testamentari e Mansionarie di Messe disposte a favore del Monastero di Sant’Eufemia … Fra 1537 e 1650 si affittarono gli 8 campi di Marcòn alla Nobile Famiglia di Pietro Gritti… Così come si affittò in continuità fra 1556 e 1705 la vigna di Mazzorbo ricavandone frutti, onoranze, vino e denari che il Monastero spendeva per vivere, pagarsi Medico e Medicinali, “… e restaurar Monasterio e fabbrica della chiesa”… Non mancarono ovviamente ulteriori processi a carico delle “piuttosto turbolente” Monache del Sant’Eufemia di Mazzorbo che aprirono vertenza contro Antonio Dal Gallo “debitor de livelli sòra la casa de Muran”… e intentarono causa anche contro il Nobile Francesco Manolesso che aveva collocato una sua figlia nel monastero “in maniera non del tutto opportuna” ... C’era la dote da pagare per Monacarsi … e che diamine ? … Andava puntualmente pagata e senza esitazione alcuna: “le Munèghe non posson vivere solo d’aria e orazioni.”


Nel 1564 nel Monastero delle Vergini di Santa Femia di Mazzorbo c’erano 26 Monache che pagavano 25 ducati annui per le feste, i paramenti ed altro della chiesa e Monasterio … e nel 1588, poco prima di far un’altra causa contro Monticano Vincenzo(la disputa legale continuò ininterrotta dal 1589 al 1779), e di litigare col NobilHomo Balbi per (il prezzo e la dota) la Professione Monastica di sua sorella, le Mùneghe de Santa Fèmia spesero di nuovo per costruire una vera da pozzo nuova … e si era al tempo della Nobile Badessa Scolastica Pisani(la vera da pozzo è ancora esistente sul prato poco distante dall’imbarcadero di Burano in Via Mazzorbo).



Durante il 1600 il Sant’Eufemia di Mazzorbo aveva diversi capitali depositati nella Zecca di San Marco a Venezia … e la Badessa continuava spesso a scrivere lettere al Magistrato Sopra ai Monasteri, al Proveditor, e ad altri invitandoli ad intervenire contro gli affittuari debitori e insolventi nei riguardi del Monastero ... Nel 1622 e 1629, proprio intorno agli anni della terribile Peste della Madonna della Salute che decimò mezza Venezia e altrettanta Laguna, le Monache del Sant’Eufemia non smisero di intentar processi e cause contro chiunque ledeva i loro interessi: il Nobile Domenico Condulmier, ad esempio, e il livellario Baron Baroni Gritti che doveva alle Monache la bellezza di 500 ducati.



Subito dopo metà secolo, però, nel gennaio 1659, le Monache furono condotte a processo: “per fuochi d'artificio e balli di donne fatte venire da Venezia nel cortile del Monasterio per opera di quattro secolari”… L’anno seguente si giunse perfino a inquisire: “Podestà ed altri, per pranzi, cene, ecc. in e fuori del Monastero, coll'Abbadessa e con due Monache Converse …”

Pur continuando a litigare e a far cause secolari contro i Nobili Grimani e Pollani, il Monastero stava bene economicamente: continuava a ricevere eredità, e possedeva rendite annuali di almeno 15 ducati da affittanze e da beni immobili che possedeva in Venezia … anche se fu costretto a vendere al Nobile Antonio Bernardo gli 8 campi posti in Marcònper pareggiare il bilancio delle spese.

Nel settembre 1682, giusto l’anno seguente a un processo a carico delle Monache “per frequenza nei Parlatori di un Patrizio”, giunse al Sant’Eufemia in Visita Pastorale e ispettiva il Vescovo Jacopo Vianoli che s’infilò dappertutto a controllare tutto e tutti … Sembrava tutto a posto: sia in chiesa che nel Monastero, dove c’erano tutti i Libri di Devozione, i Breviari e i Messali giusti, anche se “c’era qualche ornamento superfluo più dell’ordinario …”

Le Monache sembrano destreggiarsi e alternarsi fra zelo a volte fin troppo eccessivo, intransigenza per quanto riguardava le questioni economiche … come quando litigarono per quasi vent’anni contro la famiglia di Zuanne Trevisan da Burano per via di una Mansioneria di Messe da pagare istituita dalla defunta Meneghina vedova di GiovanBattista Trevisan ... e atti di libertinaggio estremo come quando nel 1691 alcune Monache finirono a processo “per commercio carnale con parto di una donna e pericoli di veleni, coinvolgendo un Patrizio ed altri”.

Nell’ultimo mese dell’ultimo anno del secolo giunse di nuovo la Visita Pastorale del Vescovo Torcellano Marco Giustiniani, che accompagnato dalla Monache più anziane controllò tutte le stanze della Clausura ad una ad una, il Refettorio, tutte le celle delle Monache, gli attrezzi e i tavoli da lavoro: “senza trovare cose superflue”… Controllò anche le sbarre alle finestre “con tutta diligentia”, la Sacrestia “dove trovò le sacre suppellettili conservate con mondezza e distinzione”, gli altari della chiesa con le loro tovaglie, il Confessionario, e controllò perfino le sepolture delle Monache … Infine il Vescovo se ne uscì per far ritorno al suo palazzo “fra le ovazioni delle stesse Monache riunite”… che faccia tosta.

Scriveva Fra Vincenzo Coronellinel suo “Isolario” del 1696: “Il Canale di Mazzorbo hà i suoi casini di campagna per divertimento e delizia di Gentiluomini, fra quali considerabili sono quelli del NobilHomo Girolamo Morosini su la punta di Santa Maria, del Procuratore Corsaro nella parte di San Pietro, e del Maimenti a Sant’Eufemia, ch’è il più bello di ogni altro ...”

Venezia, i Veneziani e la loro Laguna stavano vivendo l’ultimo secolo del loro decadente e originalissimo splendore … Le Monache del Santa Fèmia de Mazzorbo continuarono ancora una volta ad incapponirsi contro Nobili, Conti e Contesse (contro Francesco Raspi, contro la NobilDonna Elena Zini Rusteghello), e a destreggiarsi fra lasciti, livelli affrancabili, debiti e crediti (con l’Arte dei Pistori e con l’Arte dei Luganegheri di Venezia, con la Scuola Granda di San Rocco, con Paolina Coppo-Zeno, con i Nobili fratelli Bembo, con Girolamo Rafasi e con Giovanni Lombardo).

Nel 1768 poco prima della sua soppressione, il Monastero possedeva ancora la vigna accanto allo Squero in Contrada San Bartolomeo di Mazzorbo che era di proprietà del Monastero di Santa Caterina di Mazzorbo… Dieci anni dopo le Monache dei due Monasteri vennero a pesante contrasto fra loro per via del Sant’Eufemia accusato d’ingrandirsi l’orto superando il confine dellaspinada” che lo divideva dalle proprietà del Santa Caterina.

Già fin dal 1768 il Monastero di Sant’Eufemiadi Mazzorbo venne soppresso dal Senato della Serenissima per passare l’isola ad uso militare … Le Monache vennero concentrate insieme a quelle di Sant’Antonio di Torcello dove s’erano rifugiate fin dal 1246 le Benedettine provenienti dal San Cipriano di Mestre o di Terra(?) ... Da Torcello le Monache dell’ex Sant’Eufemia riuscirono ancora a intentare l’ennesima causa processuale contro Beltramelli Leonardo e Antonio Zassoper alcuni beni del Monastero siti a Terzo sul bordo della Terraferma Lagunare.



La Badessa Maria Tasca, ultima Badessa del Sant’Eufemia tenne e compilò dal 1793 al 1795 l’ultimo registro amministrativo dei beni e delle economie del Monastero di Sant’Eufemia di Mazzorbo registrando anche le onoranze e i generi riscossi dagli affittuari delle proprietà che avevano ancora a Mogliano e Terzo… Poi giunsero i Francesi nel Veneto e a Venezia, e nel 1806 si soppresse e incamerò tutto, e si costruì il Forte di Mazzorbetto di cui ancora oggi si conservano le tracce. Il cortile coincideva con l’area dell’antico chiostro ... Tutto il resto venne demolito fra 1837 e 1838 approntando una batteria di sei postazioni d’artiglieria disposte in linea sopra ad una casamatta seminterrata ad ovest per contenere e stoccare le munizioni.

Gli Scout dell’A.G.E.S.C.I.calpestano ancora oggi saltuariamente e giocosamente quel posto che un tempo è stato “Sacratissimo e insigne”... un’altra briciola di quel che è stata la nostra Venezia Serenissima di ieri ... Da parte mia ogni volta che passo davanti a quello spicchio di Laguna col vaporetto diretto a Burano e Torcello, non riesco a non pensare a ciò che è accaduto lì, e a ciò che è stato quel posto ieri.



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