“Una curiosità Veneziana per volta.”- n° 165 … tratta dal capitolo 09: “Lampi da Burano nel 1600” della mia autobiografia: “Buranèo … e Prete per giunta”.
“Non posso crederci ! ... a Burano nel 1689.”
Ricordate i Pelagini, i così detti Eretici della Valcamonica bruciati sul rogo, e i modi dell’Inquisizione che ospedalizzava “ai Pazzerelli” gli Eretici perché convinta che l’Eresia e la differenza dottrinale fossero una malattia mentale ? … Ho accennato anche ai fatti accaduti allaFava di Venezia, del Beccarelli morto nei Piombi a Palazzo Ducale, e della storia del Prete di Sant’Agostin nel Sestiere di San Polo in qualche modo tutti connessi con quelle vicende ?
Beh … Non è ancora tutto, perchè altri accadimenti legati con questi appena citati mi hanno portato dritto dritto a Burano: la mia isoletta natale … e questa per me è stata un’altra sorpresa, nonchè una gran cosa curiosissima !
Entriamo però subito nel merito dei fatti e degli eventi: quella volta la Storia “lampeggiò forte e parecchio” nell’isola di Burano. Le cronache di quel secolo raccontano fra l’altro di quanto accadde nel Convento delle Cappuccine di Burano subito dopo gli anni della burrascosa Pestilenza del 1630 (quella della Madonna della Salute a Venezia) che decimò tragicamente l’intera Venezia e gran parte delle isole lagunari.
Non doveva essere brutto e insignificante quel Conventino-Chiesetta di Santa Maria delle Grazie di Burano perso in fondo alla Laguna. Sembra sia stato fondato forse verso il 1548 dalla sua prima Badessa: la Madre Maria Benedetta De Rubeis cioè Dei Rossi o De Rossi(come me), e annoverava al suo interno ben sette Oratori o Altari.
Fra le tante Monache ritiratesi a professare la loro Religione lì dentro, ci fu anche Giovanna Antonia Biondini nata nell’isola di Corfù(appartenente al Dominio Veneto da Mar), settima di nove figli del Governatore dell’isola Andrea e della moglie Angela Cicogna. Non è ben chiaro come e perché abbia coperto tutto il tragitto che la portò dalla lontana Corfù fino ad approdare quattordicenne nell’altrettanto remoto Monastero delle Cappuccine-Servite di Burano… e lì prese il nome monacale di Suor Maria Arcangela all’atto della sua Professione Monastica Solenne che accadde due anni dopo.
E fin qua … avete ragione: niente di che, se non il fatto che la stessa Monaca visse sempre a Burano per altri vent’anni scalando passo dopo passo e giorno dopo giorno le gerarchie interne del conventino Buranello fino a divenirne la Badessa giusto nel 1677. Nacque in quegli anni l’equivoco, perché se da una parte la Monaca Maria Arcangela era stimatissima per il suo spirito, gli insegnamenti, le intuizioni spirituali e le buone intenzioni, dall’altra … come spesso accadeva negli ambienti monacali, non mancò di suscitare perplessità, malcontento, invidie e rivalse da parte delle altre Monache del conventino isolano. La sua buona fama comunque varcò i limitati confini dell’isola e si spinse altrove anche oltre la stessa Venezia giungendo ad interessare perfino l’Imperatore Leopoldo I° d’Austria che la prese a cuore divenendo suo assiduo protettore.
Vedete allora che la Suor ArcangelaBuranella non fu più soltanto un’oscura e anonima monachella lagunare.
Suor Arcangela si definiva: “di carattere e temperamento sanguigno”, e nelle sue intenzioni in un tempo in cui i costumi monacali non andavano molto per la quale per assiduità e coerenza, c’era anche quella di riformare lo stile di vita del suo stesso monastero claustrale. Anzi: voleva riformare l’intero Ordine delle Monache Servite recuperandone credibilità e fedeltà alla Regola originale … Figuratevi certe altre Monache abituate a vivere in tutt’altro modo ! … Nacque di certo casino … ma in maniera subdola e sottile.
Suor Maria ArcangelaBiondinigovernò comunque il Convento delle Cappuccine di Burano per circa un decennio: fino al 1686: quando accadde l’inverosimile e il parapiglia ... Già un paio d’anni prima la sua situazione personale s’era fatta burrascosa e incerta: si andavano dicendo in giro per l’isola e fino a Venezia molte malignità e accuse contro di lei. Erano gli anni in cui giravano e si propagavano soprattutto negli ambienti Ecclesiastici, Pretereschi e Monastici gli insegnamenti mistici di quel Miguel de Molinos, del Quietismo e dei Pelagini Lombardo Veneticonsiderati “Eretici pericolosissimi” puntualmente processati, fatti abiurare e condannati dalla chiesa.
Il Teologo Spagnolo Miguel de Molinos considerato il maggior teorico del Quietismo, e ombra e immagine forse degli Alumbrados o Aluminados spagnoli venne arrestato e torturato nel 1685, processato nel 1687, e come “reo confesso” costretto alla pubblica abiura in Piazza Santa Maria sopra Minerva a Roma prima d’essere condannato a “carcere perpetuo”.
Secondo l’Inquisizione la stessa idea Eretica si diffuse anche a Venezia e nei territori della Serenissima dove le autorità civili ed ecclesiastiche perseguirono con successo personaggi come il Cardinale Pier Matteo Petrucci, il Prete Cicogna di Sant’Agostin e il Bresciano Giuseppe Beccarellifinito a morire carcerato nei Piombi di Venezia la sera del 5 luglio 1716.
Prima del 1678 l’Oratorista Petrucci (poi Cardinale) era approdato a Venezia presso gli Oratoriani Filippini di Santa Maria della Consolazione della Fava, e in quella parentesi Veneziana aveva conosciuto e incontrato più volte sia il Prete Michele Cicogna di Sant’Agostin: “L’eretico Quietista Veneziano”, che a Padova e Brescia i Pelagini Camuni e Lombardi: “… altra genia di eretici ribelli finiti bruciati al rogo” … Petrucci accusato di Quietismo ebbe l’accortezza di lasciare Venezia portandosi a Jesi nel 1664, e fu così che si salvò per un soffio dalle mani dell’Inquisizione, mentre il povero Prete Cicogna di Sant’Agostin di Venezia rimasto in Laguna finì “strapazzato”dall’Inquisizione Veneziana.
Suor Maria Arcangela Biondini da Buranofece forse l’errore inconsapevole d’intrattenere prolungati contati e rapporti epistolari, spirituali ed intellettuali con costoro (fatalità la madre di Suor Maria Arcangela faceva “Cicogna” di cognome ... Che sia stata parente del Prete Cicogna di Sant’Agostin ?). Lo stesso Cardinale Petrucci difese più volte per iscritto Suor Maria Arcangela dalle pesanti accuse“… d’immoralità e indisciplina”che le vennero rivolte fin dal 1680 dalle sue stesse Consorelle Monache di Buranoche la segnalarono e denunziarono presso l’Inquisizione Veneziana.
Suor Maria Arcangela Biondini scrisse nelle sue memorie: “… ne nacque incredibile tumulto.”
La piccola comunità del Convento delle Cappuccine di Burano si spaccò in due fazioni contrapposte: pro e contro la Badessa Suor Maria Arcangela Biondini… Alla fine, visto che le cose non si mettevano affatto bene, Suor Maria Arcangela avvertì l’impellente bisogno di cambiare aria … e di salvare probabilmente anche la pelle.
In maniera tipicamente Suoresca e Monastica, venne fuori che in Convento un'anziana Monaca le avesse predetto: “… per te Iddio tiene preparato un Convento in una prateria ove è anche fatta una chiesa.” … pareva una mezza profezia, ma anche un’utile scappatoia: partirsene dall’isola per andare a fondare un nuovo Monastero altrove.
Infatti, d’accordo con l’Imperatore d’Austria col quale intratteneva un fitto contatto epistolare, la Badessa Suor Maria Arcangela Biondini pensò bene d’espatriare: “… andando altrove a fondare un nuovo Monastero nella campagna di Arco di Trento dove c’era un’edicoletta dedicata alla Madonna della Ghiara (venerata a Reggio Emilia in un Santuario dei Servi di Maria)”.
E questa fu perciò l’interpretazione pubblica e ufficiale data ai fatti: la Badessa Biondini sarebbe partita “con spirito missionario ed evangelico”… anche se in realtà sarebbe scappata dalle grinfie incombenti dell’Inquisizione Veneziana che si stava attivando e interessando di lei.
Il Collegio dei Savi della Serenissima accettò l’idea-soluzione di Suor Maria Arcangela di andarsene da Burano, ma prima venne interrogata dagli Inquisitori, e fu costretta a consegnare loro tutti i suoi scritti e carteggi: “… Commisero che consegnassi tutte le lettere che mi erano state scritte da Principi o loro Ministri e me le levasse per forza … Molti dicevano che ero infettata dal morbo dell’Eresia e fecero molte prove per farmi castigare … Siete voi Petruccina o Segnarina ? (ossia seguace di Petrucci ed altri eretici severamente inquisiti) … Le mie stesse Monache mi avevano querelata come usurpatrice del buono e migliore del Convento … Il Magistrato aveva spie … e il Convento era circondato dalla Barca dei Zaffi… Il cuore oppresso dal dolore…”
Il viaggio-esodo “salvavita” di Suor Maria Arcangela Biondini da Buranoiniziò nel marzo 1689 come scrisse ancora lei stessa nella sua Autobiografia: “Dissi alle mie carissime Madri: “E’ giunta l’ora … il burchiello al Monastero era già preparato per la partenza da Venezia per il Convento di Arco … Il cuore era già oppresso dal dolore di doverle lasciare, diedi un gran sospiro e dissi: “Ecco mie carissime Madri, figlie e sorelle che ormai è giunta l’ora da voi bramata di vedervi libere da questa scellerata che vi è sempre stata una spina nel cuore ... Vi ringrazio mie care Madri di tutto cuore perché mi avete sopportata e soprattutto vi ringrazio per il bene che mi avete fatto col tenermi oppressa, poiché Dio ha ricavato da questo le sue grandi misericordie verso di me ... E certo che glielo dicevo di cuore perché così conoscevo e intendevo … Chiesi loro perdono e le pregai di non voler mai più trattare le loro Superiore come avevano trattato me perché Iddio le avrebbe castigate e se io avessi saputo che trattassero male la nuova Superiora, avrei benché lontana, operato in modo che sarebbero rese mortificate, mentre la dovevano amare, riverire et obbedire e non voler essere esse superiore alla Superiora ... Poi dissi loro apertamente che la mattina mi sarei partita, che era già il Burchiello al Monastero preparato. A tale nuova diedero alcune in strida dicendo: “Ah ! … Madre ci avete tradito, così all’improvviso volete partire; sono queste cose da farci morire d’angoscia !” ... E poi diedero in un divoto pianto chi per un motivo e chi per un altro ... Io che ero assai più commossa di loro nell’affetto, dissi loro alcune altre parole e poi partii di Capitolo. Tutta quella notte però convenni passarla in confortare or l’una or l’altra poiché quelle che più mi erano contrarie erano solo sei o sette, le altre poi mi portavano piuttosto affetto, ma essendo deboli di animo e di mente, nelle occasioni si lasciavano subornare e tirare ed operare contro di me ... Il Lunedì mattina dunque, primo di Marzo 1689, il Prelato disse la Santa Messa e ci comunicò tutte, poi essendo di fuori all’ordine ogni cosa, ci avviammo alla porta del Convento: io prima, la Madre mia compagna dopo di me, poi le due Nobili Venete, et un’altra figlia di buona nascita che tutte tre erano in Monastero meco ... Tutte le Monache ci seguivano con gran pianto ... Apersi la porta di Clausura, et ivi stava il Prelato vestito col rocchetto, i suoi ministri, il Cancelliere, alcuni Canonici, altri Sacerdoti, le quattro Matrone, mio fratello con quelli che ci dovevano accompagnare per il viaggio, e poi un gran numero di popolo concorso ...”
Eccoli i Buranellidell’epoca assiepati curiosi sulle rive dell’isola !!! … Stavano guardando perplessi una pericolosa eretica che si dava elegantemente alla fuga ? … o ammiravano una donna coraggiosa spinta da ammirevole afflato interiore e missionario ?
Chissà che cosa avranno pensato quegli antichi Buranelli e Buranelle di allora e di ieri ?
Di certo a differenza di loro le Autorità costituite possedevano un’idea ben precisa su quella Monaca in partenza … e non si facevano scrupolo a palesarla: “Il Cancelliere lesse ad alta voce il Decreto di Roma et un’altra scrittura che doveva essere consegnata al Delegato di Trento, che doveva riceverci quivi ... Il Prelato poi fece un discorsetto e ci raccomandò alle quattro Matrone et a mio fratello, poi ci diede la Benedizione episcopale ... Io tra l’affetto che predominava verso le mie care Monache per doverle lasciare e tra la confusione di tanta gente, oltre quello che nella mia mente rifletteva sopra l’opera di Dio, ero così fuori di me stessa, né sapevo porre il piede fuori dalla porta. Il Prelato s’avvide e però mi prese per la sua mano dicendomi: “Or via Madre Abbadessa, bisogna uscir fuori” … Entrammo in burchiello che era dei bellissimi che si vedono in Venezia … e seguitati da gondole et altre barche ci condussero fuori da Burano …”
Ditemi se non è commovente oltre che intrigante questo antichissimo racconto ?
Questo che vi racconto è un flash, una paginetta soltanto di tutto quanto accadde, e dell’intera larga Storia del Convento e chiesa delle Cappuccine nell’isola di Burano. Lascio a chi ne sa veramente tanto di raccontare sapientemente per filo e per segno (auspico presto) la curiosa Storia di quel singolare e poliedrico Cenobio Lagunare e Buranello.
Ma la Monaca Maria Arcangela Biondiniche ha fatto poi ?
A Buranoritornò la quiete, l’ortodossia e la pace, e si provvide ad eleggere una nuova Badessa per Santa Maria delle Grazie delleCappuccine… che avesse le carte in regola, e non avesse strani grilli eretici per la testa ... Suor Maria Arcangela Biondini, invece, arrivò per davvero fino ad Arco vicino a Trento, nel così detto Tirolodi allora … dove a dire il vero non ebbe affatto inizialmente una buonissima accoglienza e tanta fortuna. Racconta ancora lei stessa nella sua Autobiografia “L'orazione mistica”: “… la sera a Venezia ci portammo al palazzo delle due figlie Nobili che avevo meco … al Monastero di Sant’Andrea (della Zirada a Piazzale Roma) ove è Monaca una mia sorella et molte di esse Religiose bramavano vedermi … L’Ecc.mo Signor Ambasciatore volle accompagnarci con le sue gondole fuori Venezia … S’arrivò a Padova e la sera ci condussero al Santo … All’altare del Santo mi sentivo liquefare l’Anima dal soave odore … al tardi si arrivò a Vicenza ove dagli Ill.mi Conti Feramosca fummo accolti con inesplicabile cortesia … A Verona alloggiammo la notte in casa di un mercante nostro grande amico … Mio fratello pose i colli della roba in barca e li mandò per il lago … Ci fu una burrasca così grande che tutti i colli andarono nell’acqua e si guastò tutta la roba … Arrivammo al tardi in una strada assai pericolosa … da una parte vi era l’Adige e dall’altra certe montagnole ove si ascondono i banditi … allora cominciai un poco a temere per l’oscurità della notte … di lontano molte voci di uomini con torce accese venivano alla volta di noi …”
Ottenuto quindi il parere favorevole di Giuseppe Vittorio Alberti di Enno Vescovo Principe di Trento, la Madre Biondini venne accolta nel paese di Arco insieme a un’altra Monacae a sette Consorelle Converse, però non senza il malumore degli abitanti, dei Preti e dei Monaci del posto. che vedevano in quel nuovo arrivo un ulteriore concorrente con cui dover spartire le scarne elemosine offerte dalla zona … “Alla fine fu il nome di Cesare (l’Imperatore) a far acquietare ognuno” e a mettere d’accordo tutti. Il Capitano del Castello di Arco e i Conti d’Arco le diedero allora un pomposo “benvenuto”: “Questi erano li quelli di Ala … ove erasi radunato tutto il Popolo … Ci ricevettero le Dame nelle loro carrozze bellissime e fummo condotte in Arco … all’entrar delle cui porte sbarò il Castello … Cominciarono la processione verso la chiesa del Convento … Tutti chi ci aveva accompagnati in chiesa intonarono il Te Deum laudamus con spari e campane … il Sig. Arciprete Biagio Fragiorgi apparato col piviale si fermò alla porta con le chiavi di essa in mano e noi, prostrate ai suoi piedi; fece egli un devoto e virtuoso sermone appropriato alla funzione, poscia ci benedisse e mi diede le chiavi in mano e con voce alta mi disse: “Ingredimini figlie Sion !” … A questa parola subito entrammo in Convento, noi due Monache e le sette figlie venute meco per monacarsi, onde in tutto eravamo nove ... Et era il giorno dei 40 Martiri il 10 Marzo 1689.”
Sembrava un bel quadretto sereno e allegro … Quasi un lieto fine a confronto con la storia trista iniziata a Burano nella ormai lontana Laguna Veneziana … Però ascoltate il resto: “Entrate dunque e chiusa la porta … finito che fu la funzione e noi, dopo rese grazie particolari al Signore e alla Beata Vergine andammo a vedere il Monastero et subito trovai motivo di sofferenza e pazienza poiché non vi era altro che le pure muraglie, di modo che neppure trovammo una sedia da poter sedere, né letti da dormire, né pane, vino a altra cosa da mangiare. Così ci ponemmo tutte sopra la nuda terra perché eravamo molto stanche e sebbene io avessi sino a Venezia dato l’ordine e il modo di preparare tutte le cose necessarie, con tutto ciò, niente fu eseguito, onde convenne esercitare la sofferenza ... Dio fece che mio fratello ci mandò il desinare cotto ed io poi lo stesso giorno cominciai a fare la provvigione delle cose per il vitto e per il dormire, sebbene non si poté fare così presto, che ci convenne dormire quindici giorni per terra e sedere la più parte per terra, perché quivi non si può avere le cose usuali quando si vuole, ma bisogna aspettare le fiere o congiunture ... La prima notte che entrammo in questo Convento, venne un tempo così fiero che pareva precipitasse il mondo, onde le povere figlie erano tutte spasimate, tanto più che a Riva qui vicino, cedette un poco di montagna, che rovinò molte case, onde sentimmo lo strepito, ma non sapendo che fosse, tanto più arrecava terrore. Si cominciarono poi a sentire ogni notte strepiti et urli così orrendi che le povere figlie erano sommamente abbattute, e sebbene io procuravo far loro credere che fossero cose naturali, elle però non potevano farsi cuore...”
Altro che grandi accoglienze ed entusiasmi per quel nuovo arrivo dalla Laguna Veneziana ! … E non fu ancora tutto: “Giunte alla Settimana Santa, il mercoledì, la Madre Vicaria si gettò a letto con male pericolosissimo. Io come la vidi a letto e me sola per attendere al governo del Convento e massime dovendo insegnare alle figlie quelle faccende che mai avevano esercitato come cucinare, fare il pane, il bucato, l’ufficio di dispensiera, canevare, sacrestana e portinaia li quali uffici o non avevo esercitato nel mio Convento oppure avevo voluto esercitarli con la direzione di un’altra, avendo avuto sempre questo genio di non fare mai cosa alcuna da me stessa, ma volevo che un’altra mi dirigesse e dicesse fate così e così, onde vedendomi obbligata ad insegnare alle figli e dover io stessa operare per far loro apprendere tutto il bene, mi sentivo così afflitta che non lo posso esprimere e non avevo con chi parlare né a chi ricorrere perché già mio fratello et gli altri si erano partiti dopo dieci giorni che fummo qui …”
I documenti storici raccontano in realtà che l'edificazione del nuovo Monastero di Ala di Trento venne realizzata dalle maestranze locali a costi esorbitanti: “fasèndo fesso l'Imperadòr …” che non smetteva di aggiungere ulteriori finanziamenti per la Monaca Biondini e Compagne da BuranoVeneziano... Cosa che continuò a fare anche in seguito sostenendo costantemente l’economia della nuova comunità monastica che s’arricchì in fretta di nuove Monache appartenenti soprattutto a famiglie Nobili del luogo. Sopra uno dei portali del Monastero sulla via Mantova campeggiava ancora oggi a conferma di quell’intenso connubio fra Suor Biondini e l’Imperatore d’Austria, uno stemma barocco “con l’Aquila Austriaca e Imperiale sorretta da due angeli”.
La chiesa di Santa Maria di Reggio di Arco venne costruita ad unica navata, ed affrescata alle pareti e fin sul soffitto. Nel Presbiterio si collocò l’antica edicoletta situata inizialmente in mezzo ai campi fatto erigere “a gloria della sua famiglia”. da Ambrogio Franco cofinanziatore della realizzazione del Monastero insieme all’Imperatore. In seguito, sul soffitto della chiesetta il Roveretano Domenico da Udine ha ritratto nel 1840: “la Venerabile Arcangela Biondini inginocchiata di fronte al Convento da lei fondato sulla strada che porta alla Collegiata e al Castello di Arco”.
Le Monache di clausura assistevano alle Messe senza essere viste da dietro certe grate poste sopra l’altare maggiore … Si dice che Maria Arcangela Biondinisia sempre stata preziosissima consigliera personale dell’Imperatore annunciandogli anticipatamente sia la pestilenza che si abbatté su Vienna, che la vittoria ottenuta per intercessione della Vergine nel 1683 contro i Turchi ... Si dice anche che saltuariamente Sòr Maria Arcangela si recasse a Vienna per trattare direttamente con l’Imperatore della gestione del Monastero da lui finanziato ... Nel 1694 entrò come Monaca nel Monastero di Arco anche una Contessa Austriaca:“… con una dote di diecimila fiorini di questo paese et è di bontà grandissima e semplicità et innocenza non ordinaria.”.
La vita della comunità claustrale di Arco era dettata e scandita da una nuova Regolaapprovata da Papa Innocenzo XII nel 1699, che s’ispirava alle Costituzioni dei Sette Fondatori dei Frati Eremiti di Montesenario ... La Biondini probabilmente riuscì a realizzare nell’altrettanto remoto convento di Arco di Trento ciò che non le riuscì e le fu impedito di realizzare completamente a Burano in Laguna ... S’impegnò inoltre senza riuscirvi a portare in città anche una Comunità maschile di Frati Servitida collocare sul Monte San Giacomo, ma il progetto dovette essere abbandonato a causa dell'invasione dei Francesi che spianò, soppresse, abolì tutto e tutti nel 1703. In quell’occasione le Monache vennero sfrattate e cacciate via, e il Monastero divenne caserma militare … Solo più tardi e con grande fatica le Claustrali Servite riuscirono a tornare ad occupare il piccolo complesso monastico di Arco, dove la Monaca Badessa Biondini morì il 25 novembre 1712 venendo seppellita nello stesso Convento.
A dir di tutti: Suor Maria Arcangela Biondini fu di certo una delle mistiche più quotate, attente e significative dell’intero panorama del 1600 Italiano ed Europeo ... Guarda te come sono andati i fatti, e come cambiano le valutazioni delle persone e della Storia.
Suor Maria Arcangela Biondini fu anche prolifica scrittrice, soprattutto di operette spirituali e di una interessantissima autobiografia rimasta a lungo inedita. Nelle sue opere dimostra di certo una religiosità molto affine alle idee e sensazioni mistiche Quietiste“dell'orazione di quiete”… Aveva quindi ragione l’Inquisizione a contrastarla a Venezia ? … anche se apertamente precisò più volte di discostarsi dalle posizioni dottrinali dell’eretico Molinoscondannato dalla Chiesa … Raccontò della fondazione del Monastero di Arco, scrisse Discorsi Sacri: “Lumi spirituali”, “Compendio del Divino Amore”, “Divino Amore ossia incarnazione e vita di nostro Signore Gesù Cristo”, “Meditazioni sulla Passione”, “Alimento spirituale dei Servi e Serve di Maria”, “Dottrina di Cristo”, “La volpe d’inferno travestito da osservanza evangelica e Voce di Cristo ai grandi del mondo”, “Libro dell’osservanza”, “Giardinetto di Devozione” e “Coroncina della Sacrata Passione di Nostro Signor Gesù Cristo” che è l’unica sua operetta rimasta e ancora consultabile oggi oltre all’autobiografia.
Pensate che la Biondini scrisse perfino un “Trattatello sulla venerazione verso Confucio” in cui parlò e scrisse a favore dei riti Cinesi contro i quali s’era scagliato Papa Innocenzo X nel 1645 … Incredibile !
Provate a leggere qualche riga di quel che scriveva la Biondini … Certo solo concetti molto lontani dal nostro “sentire odierno”, frutto della mentalità e sensibilità tipica di quell’epoca lontana, ma sono “tosti”: “ … è solito esso Santissimo Spirito di comunicare i raggi di sua focosa luce ove più le piace, e per mostrare la forza immensa del suo divino operare, lo fa anzi nei strumenti più deboli, ed infermi per confondere la sciocca presunzione dei mortali, quali si perdono nel cercar d’intendere e penetrare le più recondite dottrine; ma non intendono che la vera scienza e profonda cognizione, consiste nel conoscere la propria bassezza e viltà, per la qual verace cognizione si arriva ad intendere l’immensità di Dio quanto porta la capacità umana avvalorata dalla grazia.”
E ancora: “Oh che pena erami al cuore questa impossibilità di conoscerlo, intendendosi tanto da Lui amata e favorita, che mi voleva tutta tutta per sé, né io potevo amarlo come bramavo …”
“Questa fu ben grazia particolare di Dio che abbia potuto portare una tale comunicazione di Dio, senza uscire di me stessa e perdere l’uso dei sensi, ma questa gran misericordia mi ha fatto il Signore per dono particolare di poter portare nei sensi lo splendore immenso della sua incomparabile Maestà.”
“O Vergine gloriosa, niuna mente creata può intendere l’altezza e purità del vostro amore, né l’immensità del dolore del vostro materno e amante cuore”.
Nel 1705 Suor Maria Arcangela scrisse perfino al Luigi XIV “Re Sole” invitandolo a riscoprire la spiritualità nella propria vita.
Nel giugno 1709 scrisse anche a un Sacerdote di Rovereto che le aveva chiesto spiegazioni su di un versetto del Salmo 99: “Servite Domino in Letitia”. Sentite che gli rispose: “... Io son povera donnicciuola, scioca ed ignorante; né è mio officio il fare simili spiegazioni. Pure perché Spiritus ubi vult spirat, però è solito esso S.mo Spirito di comunicare i raggi di sua focosa luce ove più le piace, e per mostrare la forza immensa del suo divino operare, lo fa anzi ne stromenti più deboli, ed infermi per confondore la scioca presuntione de’ mortali, quali si perdono nel cercar d’intendere e penetrare le più recondite dottrine; ma non intendono che la vera scientia e profonda cognizione, consiste nel conoscere la propria bassezza e viltà, per la qual verace cognizione si arriva ad intendere l’immensità di Dio quanto porta la capacità umana avvalorata dalla grazia.”
Simpaticissima e forte Suor Maria Arcangela Biondini da Burano ! … Dovevano essere davvero buone e ispiratrici le arie che la Monaca respirò laggiù in quei secoli ormai lontani.
Al di là di tutto questo viene da considerare ancora una volta che le diverse vittime che provocò l’Inquisizione combattendo ovunque il Quietismo seminando terrore, illazioni, ingiuste accuse, e gratuite persecuzione anche fin nella nostra piccolissima e coloratissima e isolatissima Burano del 1600… A volte vien da pensare che Eresia e Inquisizione siano esistite solo altrove, lontano e chissà dove … Invece, quell’assurda fissazione ossessiva e persecutoria è giunta fino a ghermire anche Suor Maria Arcangela Biondinidelle Cappuccine Servite di Burano nel cuore della nostra Laguna Veneziana.
Incredibile … ma vero … Mi piace a tal proposito ricordare non per polemica, ma per amor di verità, che diversi autori e storici forse seguendo il buon proposito di non screditare e inquietare ulteriormente“Il buon nome” di qualche ordine civico-religioso costituito, finiscono col raccontare solo mezza verità e notizie addolcite, scontate, rabbonite e un po’ “purgate” di un certo passato storico accaduto. E’ distorcere la realtà dei fatti … E’ sempre meglio, invece, raccontare ogni volta come sono andate veramente le cose nel bene e nel male. Ci penserà poi ciascuno a farsi un’idea e interpretare a proprio modo quanto è accaduto … Non va bene tacere certe verità storiche.
Fine della mia rimostranza …
Esiste ancora in via Mantova ad Arco di Trento il Monastero di Clausuradelle Serve di Maria fondato da Suor Maria Arcangela Biondinidov’era possibile fino a poco tempo fa condividere ancora con le Monache di Clausura qualche intensa esperienza spirituale e interiore. Scrivevano nel loro sito Internet: “Gli ospiti sono accolti all’interno del monastero in ambienti tuttavia distinti e separati da quelli delle monache … Chiunque può rivolgersi al monastero e trovare accoglienza a condizione che voglia vivere una esperienza vera di Clausura.”
Fin oltre il 1950, il modesto Monastero di Arco ospitò anche un prospero Educandato-Scuola Femminile nato fin da quando un Prete riscattò e portò in Italia facendole ospitare proprio ad Arco di Trento, alcune “Morette”cioè delle bambine Africane rese schiave dai Turchi ... Le cronache raccontano che tredici di loro morirono per le angherie, le privazioni e le sofferenze subite, ma che una ripresasi in salute si fece Monaca col nome di Madre Maria Annunciata Africana.
Negli ultimi anni però, il Monastero si è ritrovato privo di vocazioni e in declino, costretto ad ospitare solo quattro Monache anziane e tre Monaci Serviti con scarse risorse economiche. Si è arrivati perciò alla messa in vendita di parte dei locali del Monastero, e dopo che il Comune di Arco è rimasto a lungo incerto sulla destinazione dei locali ad uso sociale, dal 2014 circa, l'impresa Granatum srl di Arcoè diventata proprietaria di parte dell'ex immobile Monastico orientandosi a trasformare il Monastero in struttura alberghiera legata alla promozione e cultura dell’olio extravergine d’oliva del Garda.
Insomma … meglio che l’abbandono totale di tutto lo storico complesso … Comunque qualcosa della Memoria sopravvive ancora laggiù … come una specie di preziosa eco nata lontana, in fondo alla Laguna Veneziana… nella nostra piccola, colorata e quanto vispissima isola di Burano.