“Una curiosità Veneziana per volta.” – n° 166 tratta dal capitolo 10: "Lampi a Burano nel 1700" dell'autobiografia "Buranèo ...e Prete per giunta" di Stefano Dei Rossi.
“Cintureri e Cinturere a Venezia ... e anche a Burano.”
Inizio col raccontarvi all’inizio quella che potrebbe essere, invece, una concretizzazione locale, spicciola e finale di un grande fenomeno che ha generato tutta un’ampia Storia.
Per qualche secolo è esistito un particolare “omino”che più volte l’anno si è recato fino alla mia amata isoletta di Buranoin fondo alla Laguna Veneziana. Non si recava lì con i vaporetti o la motonave A.C.T.V. di oggi, né con i lancioni dei turisti o il mototaxi, ma facendo spingere faticosamente e lungamente i remi da qualche nerboruto barcarolo Veneziano. Lo stesso “ometto” in giornate diverse compiva viaggi analoghi verso l’isola di Murano, e numerosissimi altri più brevi alla Giudecca e in diverse Contrade Veneziane.
Quando quel “curioso ometto” giungeva a Burano gli correvano incontro cordiali e entusiasti tanti Padri e Madri Buranelli, ma soprattutto le giovani donne da maritare di Burano. Non lo facevano perché quell’ometto fosse stato particolarmente bello, simpatico o accattivante, ma perché ogni volta portava “bòne nòve”, belle novità … soprattutto in denaro a quelli dell’isola. L’ “ometto provvido” portava e offriva gratuitamente delle doti matrimoniali da 3, 5 e 10 ducati destinate a giovani “donzelle Cinturate”… miserelle per di più quelle Buranelle … che in ogni caso dovevano essere tutte: “putte da bene … ovverossia non basse cameriere e massère”.
L’ometto in questione era in realtà il Quadernièr della Schola della Madonna della Cintura di Venezia(sita in Campo Santo Stefano giusto di fronte al portone principale dell’omonima chiesa dei Frati Eremiti Agostiniani, e proprio accanto all’altra celeberrima Schola di Santo Stefano Protomartire dell’Arte, Mestiere e Devozione dei Laneri magnificamente decorata dal celeberrimo Vittore Carpaccio).
Il Quadernièr de la Scholade la Cintura percepiva annualmente lire 44 ed altre lire 22: “per recarsi fino a Burano ad avvisàr e portàr un Santo co la proposta de la Madona Cinturàda”… Nel 1612 si sparse la voce in isola che il valore delle “dote par le putte” era salito a 15 e poi a 24 ducati ciascuna per via di un generoso lascito di Ser Zaccaria Siega… “lo benedisse per sempre il Cielo ovunque si trovasse”.
In cambio delle “dote par maridàrse” lo stesso ometto esigeva però “un impegno” non indifferente: quelle giovani donne con le loro famiglie avrebbero dovuto aderire e iscriversi alla Schola de la Cintura della Madonna, e vivere secondo le regole dei “Cinturati o Cinturate della Madonna”.
L’impegno di “Cinturati o Cinturate” per i Buranelli e Buranelle di quelle epoche non sembrò essere così gravoso, anzi: sembrò essere particolarmente ben accetto: “Gli aderenti alla Schola s’impegnano nella recita giornaliera di una Corona del Santo Rosario o almeno di 13 Pater, 13 Ave e un Gloria o un Credo, e una “Salve Regina”… Serviva inoltre dedicarsi alle irrinunciabili e immancabili “elemosine e opere di bene” che bisognava profondere verso il prossimo ... e a quelli della Schola ovviamente.
Come avete intuito il rapporto economico-spirituale della Scuola della Madonna della Cintura di Venezia con Burano e i Buranelli e Buranelle è stato molto stretto, intenso e frequente oltre che redditizio … Anche se bisogna ammettere che come sottofondo di tutto c’era una certa disponibilità e convinzione di Fede ... o credulità in buona fede … fate un po’ voi.
Dal punto di vista pratico quindi, aderire alla Schola de la Cinturade la Madonna significava “sposare”un certo particolare “stile di vita” in cambio di altrettanto particolari “favori Celesti”… oltre che “terrestri”: una dote matrimoniale del genere cambiava e sistemava la vita e il futuro di diverse donne e famiglie Buranelle.
Com’era nata quell’abitudine e quello strano legame ?
Facile intuirlo … Probabilmente all’inizio i Pescatori Buranelli incontrarono e frequentarono la realtà dei Frati Agostiniani Veneziani di Santo Stefano rifornendoli quasi quotidianamente e abbondantemente di pesce fresco. La tavola dei Padri Eremitani seguiva secondo la Regola la “dieta di magro” settimanale … Perciò non si trattava di vendere e piazzare soltanto un paio di pescetti, ma di sfamare un intero Convento abitato da circa un centinaio di persone fra Frati, Conversi e Illustri Ospiti che non mancavano mai … Frequentare i Frati di Santo Stefano era quindi per i laboriosi e semplici Pescatori Buranelli un vero e proprio affare, una compravendita continuativa e una consuetudine proficua che li legò per generazioni su generazioni alle sorti e vicende di quel Convento Veneziano.
Che poi quel grande e ricco Conventone e chiesone al pari di tanti altri di Venezia aveva tante storie da raccontare, ed tante bellezze da ostentare. I Buranelli oltre all’artistica e ricchissima chiesa di Santo Stefano Protomartire avranno visto i magnifici chiostri affrescati, i luoghi del Convento, i Fratini, e sentito tante belle cose … IFrati Agostiniani in quelle stesse occasioni non avranno mancato di certo “d’immagare” e affascinare i Buranelli raccontando loro ad esempio: di quel Paolo da Campo da Catania, ex ferocissimo Corsaro catturato nelle acque di Ragusa dal Capitano Veneziano Tommaso Zenonel 1490, e poi condannato a “perpetuo confinio in Venezia”. Quel chiacchierato personaggio era finito a vivere “a vita penitente” proprio nel Cimitero dei Frati appena fuori della chiesa di Santo Stefano … “Venuto poi a morte, venne sepolto sotto l'Altar Maggiore della chiesa”. (Così si raccontava durante il 1600, anche se nel 1836 si scopri per davvero uno scheletro umano posto sotto all’Altare non lontano da un tavolato su cui era disegnato un bianco vascello, e una nera testa barbuta con mustacchi, berretto all'orientale, e altre sigle non intelligibili oltre a una data: l'anno 1499).
Anche il solito Diarista Marin Sanudo raccontava a tal proposito:“… costui dorme su teste de morti, et à conzato una caxa di dette teste e monti di ossi: dorme sotto l'altar dove se dixe Messa: va discalzo e senza nulla in capo; mai manza di cotto.”
Immaginatevi i Buranelli scalzi e col cappello in mano intenti ad ascoltare a bocca aperta quelle storie così strane … Avranno poi di certo sbirciato curiosi su tutte quelle celebrazioni e riti che si tenevano dentro a quel mirabile chiesone … Avranno visto ogni settembre la dispensa dei “Panini Benedetti di San Nicolò”buoni contro le febbri e gli incendi,e perché no ? … Alla fine avranno pure prestato orecchio e accolto le insistenti proposte dei Frati Agostiniani che illustravano loro: “le meraviglie, i favori Celesti, e i benefici” che la Schola dei Centurati della Madonna offriva ai propri iscritti.
“Da cosa nacque cosa” probabilmente, e fu altrettanto probabilmente così che le famiglie con le giovani donzelle di Burano si ritrovarono “impegnati”ad aderire e seguire quella particolare Devozione, Tradizione e consuetudine spirituale oltre che sociale ... Maritarsi si doveva e faceva parte del vivere in isola, era forse uno dei principali se non il primo obiettivo della vita, perciò avere “un bòn sàntolo” disponibile a finanziare quell’evento era considerato di certo “una formidabile benedizione celeste”da non trascurare.
Burano e i Buranelli poi, si sono sempre dimostrati particolarmente sensibili, disponibili e attenti in quanto a Devozioni e aspirazioni interiori … Soprattutto quando le risorse economiche languivano, quando s’incappava “nelle magàgne della Salute”, o negli effetti deleteri di carestie, siccità, effetti meteo avversi come le alluvioni e le tempeste, nelle pestilenze e nelle ristrettezze delle guerre, rivolgersi a Santi, Dio e Madonne era un’abitudine consolidatissima a cui quasi nessuno sapeva rinunciare. Fu sempre per questo che pure in isola non mancarono di sorgere iniziative affini a quella della Schola Veneziana della Cintura, e in tornate storiche diverse apparvero: Madonna della Consolazione, del Rosario e del Parto, che in qualche maniera ricalcavano, prolungavano e allargavano le consuetudini di quel “sentimento”… Poi“già che s’era in ballo si ballava”, per cui di Madonne se ne “inventarono, celebrarono e festeggiarono” a iosa: la Madonna Ceriòla(Madonna delle Cere o Candelòra), l’Addolorata, la Madonna di Pietà, la Vergine delle Grazie e via così … In fondo: “gira e volta”… la Ceriòla… la Cintura… che cambiava ? … La Madonna era la Madonna … “tutto fa bròdo”… ce n’erano per tutti i gusti, per ogni aspettativa, e soprattutto per ogni necessità … Ed è stato un po’ come i soprannomi dei Buranelli: tanti aggettivi colorati diversi per indicare alla fine le stesse persone ... Le Madonne di Burano e dintorni per questo furono più di una: forse una per ogni stagione e circostanza … Erano una specie di potente talismano, un passepartout, un totem, una speciale password sempre adatta sia per “l’aldiquà” che per “l’Aldilà”… e si andò avanti così per secoli.
Che poi dietro a quell’adesione religiosa alla Schola e alla Madonna in genere, e all’osservanza di quel “vivere regolato” esisteva un “sentire”ancora più ampio, sottile e profondo oltre che antico. Non erano affatto banali gli uomini e le donne di ieri … neanche i Buranelli e le Buranelle … Intorno all’idea della Cintura o Cinto o Cingolo della Madonna esisteva soprattutto nelle donne un altro sentimento più sottile e radicatissimo: quello della propiziazione della fertilità matrimoniale e femminile ... che era come un culto, un rito personale pubblico e privato. A differenza di oggi, in quelle epoche il Matrimonio aveva senso soprattutto in quanto portava alla filiazione, e una donna si sentiva realizzata e “benedetta” nella misura in cui sapeva generare e procreare figli in abbondanza ... a volte mettevano al mondo anche dieci figli se non di più. Un matrimonio sterile senza figli era considerato infruttuoso, quasi un handicap fisico e sociale … Rivolgersi al Cielo quindi, perché si realizzasse “quel sogno felice” era quasi un obbligo oltre che un’abitudine che affondava le sue radici in tempi addirittura precedenti all’epoca Cristiana.
Non si può dimenticare che nelle Lagune Veneziane e Venete(come altrove), esistevano in tempi remoti Culti e Riti Pagani sponsali e propiziatori della fertilità… Di certo erano diffusi, e si celebravano di certo in arcani Templi Lagunaridella Dea, della Madre e della Vita che il Cristianesimo s’affrettò a cancellare al suo arrivo convertendoli in immagini a lui più confacenti. Rimase però quel connaturale e intenso anelito e riferimento alla figliolanza, al “Ventre Santo” e al fatto che Dio, Santi e Madonne… il Cielo in genere… benedicevano e propiziavano quel fatto corporeo rendendo fecondo il vivere sociale, matrimoniale e familiare.
In tempi più recenti i Monaci Eremiti Agostiniani sbarcarono in Laguna e a Venezia (intorno alla fine del 1200) stabilendosi inizialmente presso Sant’Anna di Castello… Nel 1264 o 1274 gli stessi Eremitani comprarono alcune case in Parrocchia e Contrada di Sant’Angelonel cuore economico-politico e religioso di Venezia non lontano da Rialto e San Marco… e nel luglio 1294 posero la prima pietra iniziando ad edificare il grande complesso di Santo Stefano Protomartire cedendo il loro vecchio posto di Sant’Anna a delle Monache Benedettine.
Dopo la sua prima consacrazione la chiesa di Santo Stefano(a differenza di oggi)veniva usata da tanti Veneziani come una specie di piazza pubblica e comune luogo di ritrovo al coperto dove ci si poteva incontrare per discutere e sbrigare anche i propri affari oltre che per le pratiche religiose … Per questo il chiesone dovette essere riconciliato e riconsacrato per ben sei volte a causa dei ferimenti, fatti di sangue e omicidi che vennero commessi lì dentro. Il primo episodio accadde il giorno di Pentecoste 1384 quando Girolamo Bonifazio ferì a morte il Nobilhomo Fra Francesco o Marco Basadonna ... poi a seguire ne avvennero diversi altri: nel 1438, 1556, 1561, 1567 e 1583 … e nel novembre 1594 … Infine anche nel gennaio 1599appena fuori della porta della chiesa: “Fernando Cosazza quondam Ferrante, mentre si attrovava mascherato sul Campo di Santo Stefano fu dal Conte Mattio Collalto ucciso”
Insomma una lunga catena di eventi e momenti triller che avvennero sotto gli occhi dei quasi impassibili Agostiniani … e forse anche dei Buranelli che frequentavano quel posto.
Nel maggio 1372 si scoprì che Fra Benedetto degli Eremitani di Santo Stefano aveva passato informazioni segrete di Stato a Moncorso e Bernardo di Lazara che le trasmisero a loro volta ai Carraresi... Fra Benedetto venne catturato, confessò le sue colpe, venne condannato a prigione a vita, e fece i nomi anche di altri 4 illustri Nobili complici Veneziani: Alvise Molin Avogadore da Comun, suo genero Leonardo Morosini membro della Quarantia Criminal (entrambi condannati a prigione a vita), e Pietro Bernardo Consigliere Dogale, e Francesco Barbarigo: uno dei Capi dei Quaranta (entrambi puniti con un anno di reclusione e con esclusione permanente dai Consigli Segreti e da ogni carica di Stato della Serenissima).
Nel 1422, invece, altri due Frati Agostiniani: Geronimo e Bartolomeo vennero condannati a “carcere e pane ed acqua a vita in convento” a causa della “perversa Sodomitio”, mentre la Serenissima aveva proposto più severamente di: “morirli per bruciatura dopo esposizione alla berlina nella gabbia del campanile Piazza San Marco”. Visto l’imminente pericolo di Morte, il Vicario degli Agostiniani si affrettò a condannarli entrambi al bando perpetuo da Venezia. Perciò di fatto li salvò dai propositi della Serenissima che non mancò di presentargli le proprie accese rimostranze tramite il Consiglio dei Dieci… Dopo 10 anni, infatti, venne annullato anche il bando contro i due Frati, e la Serenissima si spinse a protestare di nuovo stavolta davanti al Papa in persona … I due Frati incriminati giravano liberamente per Venezia ... Neanche dieci anni dopo, nel 1433 avvenne un altro caso che coinvolse Fra Nicolò di Pistorio Agostiniano e un ragazzino Veneziano: Giacomo di Francesco venditore di frutta in Contrada di Sant’Angelo. Il Frate venne accusato di averlo attirato nella sua cella senza tuttavia riuscire a violentarlo ... Si propose il bando perpetuo da Venezia ammesso che vi fosse tornato, perché scappo via pure lui dalla Laguna ben prima che fosse emessa qualsiasi sentenza contro di lui.
Erano quindi anche un po’ ambigui e doubleface quei Frati della Madonna della Cintura… e i Buranelli di certo non mancarono di notarlo … e di certo non lo dimenticavano quando giungeva periodicamente in isola il Quadernier della loro Schola: “ghe gèra el bon e el cativo fra de lori ... Bisognava stàr attenti …”
Nel 1519 gli Eremitani Veneziani ospitarono nel Convento di Santo Stefano il Grande Capitolo Generale dell’Ordine degli Agostiniani: cioè ben 1.100 Frati … immaginatevi gli affari e le forniture di pesce che dovettero procurare i Buranelli ! … L’anno seguente racconta sempre il solito Diarista Sanudo: “Et sul campo Sancto Stefano fo predicato per M. Andrea da Ferrara, qual ha gran concorso ... Era il campo pien, e lui stava sul pozuolo della casa del Pontremolo Scrivan all'Oficio dei Dieci Uffizii ... El disse mal del Papa et della Corte Romana ... Questo seguita la dottrina de Fra Martin Luther, è in Alemagna homo doctissimo, qual seguita San Paolo, et è contrario al Papa molto, il quale è stà per il Oapa scomunicado”… e ancora:“Facendosi una festa sul Campo di Sancto Stefano di corer l'anello, fo la domenega di Carnoval, uno corendo a cavallo il trasportò, et dete in Ser Pietro Mocenigo di San Lunardo, e li ruppe la testa”.
A Venezia capitava sempre un po’ di tutto … e di più.
Dieci anni dopo, nel gennaio 1529 in tempo di Pestilenza, prese fuoco il Campanile e il Convento di Santo Stefanodove vivevano 60 Frati Eremitani Agostiniani ... Visto che in precedenza i Frati si erano dimostrati non disponibili ad accogliere inchieste e controlli patrimoniali della Serenissima su di loro … fatalità … o forse per colpa della pestilenza … non si seppe mai bene … Nessuno si adoperò a spegnere quell’incendio, e gli uomini della Serenissima si attivarono sul posto soltanto il giorno seguente quando tutto era ormai già andato in fumo.
Tremenda la Serenissima ! … Tutto però venne in seguito ricostruito come e meglio di prima … anche con i finanziamenti degli stessi Veneziani … e di quelli delle “primicerie Schole della Contrada”.
Nel 1548 ci furono “giostre” in Campo Santo Stefano come racconta il Cronista Agostino:“…Nel detto millesimo ai 17 febbraro, in giorno di Domenica, si fece una bella e superbissima festa sopra il Campo di Santo Stefano di giostre e bagordi, e furono Messer Alvise Pisani Vescovo di Padova, l'Abate Bibiena Fiorentino, et il Duca di Ferrandina figliuolo che fu del Marchese della Tripalda, il quale è disceso per linea retta dal Signor Giorgio di Scanderbech, et era valoroso Cavaliero nel giostrare, et era amico e Capitano dell'Imperatore Carlo V, il quale, finita la festa sopra il Campo di Santo Stefano, nella quale fece cose meravigliose e degne d'ogni illustre Cavaliere, sì nel giostrare, come negli ornamenti di maschere, con trar ovi pieni di acqua rosata e moscata alle finestre, dove vi era concorso un grandissimo numero di gentildonne per vedere questi torneamenti, andò la sera medesima a Murano con il vescovo di Padova, ch'era de Cà Veniero Sanguinè dove si faceva una bellissima festa, e per causa d'havere invitato una gentildonna, nominata Modesta Veniero (moglie di Daniele Venier) venne a romore, sendo egli mascherato, con Missier Marco Giustinian e Missier Zorzi Contarini, e non conosciuto da questi zentilomeni, di maniera che si venne alle armi, e l'infelice Duca fu ferito dal Giustiniano sopra la testa, e cadette in terra, e così mezzo morto messe mano ad uno stocco, e per mala ventura ferì nella gamba Missier Fantino Diedo suo carissimo amico, a non pensando, per metterse di mezzo. Il Duca di Ferrandina visse un giorno et hore 20 ché passò di questa vita, e fu sepolto in Sagrestia delli Padri di San Pietro Martire di Murano, et il Diedo da poi alquanti giorni morì ancor lui, sendogli entrato lo spasimo nella gamba …”
Nel 1585 secondo la Cronaca del Savina:“… avendo una saetta, la sera del 7 agosto abbruciato la cella del Campanile di Santo Stefano, che cadde, recando gran danno, sopra le case dei Malatini, oltre il rivo. Si liquefecero tutte le campane compresa quella dell'orologio, e la Signoria concesse ai Frati, col patto però di avere il bronzo liquefatto, ed il soprappiù del prezzo, altre 4 campane, le quali erano per fondersi in Arsenale, e provenivano dall'Inghilterra ove la Regina Elisabetta aveva fatto abbattere le chiese ed i campanili Cattolici ... Quanto all'orologio, esso venne acconcio di nuovo a spese degli Avvocati della città di Venetia li quali stanno per lo più in quelle contrade per essere vicini al palazzo, et erano privi d'una grande comodità non vedendo le hore, et fu mandato a farlo fare a Seravalle.”
Infine le numerosissime offerte raccolte ovunque dai Frati del Monastero erano destinate soprattutto a mantenere i “Poveri Fratini”… putti novizi degli Agostiniani di Santo Stefano che vestivano di panno … Facevano tanta pena e tenerezza ai Veneziani, e cantavano il canto figurato, et servivano in chiesa mettendo il piattino della Comunione sotto al mento”… A ciascuno di loro veniva offerto ogni anno un paio di scarpe a metà agosto e a Natale.
Quante storie curiose accadevano in Santo Stefano di Venezia ! … Di certo quegli Eremiti Agostiniani divenne interessanti e simpatici ai semplici ed espansivi Buranelli che probabilmente si affezionarono a quei Religiosi dimostrandosi disponibili a seguirne: indicazioni spirituali, regole esistenziali … e sorte curiosa.
Al di là dei fatti dei Frati Agostiniani però, i Buranelli e le Buranelle davano grande valore e si fecero coinvolgere dalle proposte delle Schola della Cintura considerando soprattutto il grande potere taumaturgico della Madonna efficace soprattutto contro la sterilità femminile e propiziatrice della concreta quanto preziosa felicità matrimoniale e familiare. La Tradizione ricordava che fin dai tempi antichissimi esisteva l’usanza di scambiarsi una cintura durante i riti matrimoniali in segno di unione e legame, nonché come segno di protezione, sottomissione e patrocinio ... nonché di “reciproca Consolazione”: altro interessantissimo elemento che finì spesso associato all’immagine della simbolica Cintura della Schola ... “appunto capace di procurare miracoli e infondere Consolazione”.
Che poi il pendolare periodico “dell’omino della Schola della Cintura” fino a Burano non era l’unica “voce” delle attività della stessa Schola, ma solo una delle tante. Periodicamente c’era anche un “Casellante de la Schola” che per lire 2 si recava fino a Burano per consegnare e vendere “l’olivo benedetto omesso dalla Schola de la Cintura nella Domenica delle Palme” ... Anche il Nonzolo della Schola de la Cinturaraggiungeva periodicamente l’isola di Burano in cambio di lire 8: “per portar le polizze alli Conventi de Burano e provveder alle scozioni dei versamenti obbligatori per la Schola”.
Secondo una “stampiglia” del 23 febbraio 1799 che riassumeva tutte le spese della Veneranda Schola della Beata Vergine della Cinturaposta nella chiesa delli Reverendi Padri in Santo Stefanodi Venezia nel Sestiere di San Marco, questi erano i resoconti circa il funzionamento e l’organizzazione della stessa Schola del Sacro Cingolo: “… se paga la Domenica delle Palme in Santo Stefano di Venezia a un Reverendo Padre Custode che celebra una Messa per lire 8, percepisce altre lire 124 per celebrarne altre 52, la Novena di Natale per lire 24 e soldi 16, e la Messa e la Processione nel giorno della Purificazione per ulteriori lire 8.
Se paga el Quadernièr de la Schola(quello che si recava fino a Burano per offrire le doti matrimoniali)per registrar tutti gli accadimenti della Schola e non per lire 8 ... E’ Salariato stabile della Schola per lire 372, percepisce inoltre per le Feste principali di Pasqua, Pentecoste, Assunta, Natale: lire 52 e soldi 12; altre lire 2 per avvisar gli eletti in carica; e la percentuale di lire 3 sulla vendita delle candele della Madonna Ceriòla.
Se paga ancora due Casellanti che fanno cerca d’elemosine per la Contrada in cambio di lire 4 e due paia di scarpe del valore di lire 12 e soldi 8 ... Ottengono ancora ulteriori lire 16 per la vendita delle candelette della Madonna Ceriòla ... e procurano usualmente un introito alla Schola di lire 600 dalle Collette, lire 96 dalle elemosine di città, e lire 450 dalle offerte di chiesa …”
Solitamente l’esercizio della Fede, della Carità e della Devozione da parte dei Fedeli finiva con l’avere un costo ben preciso e procurava un nutrito giro di soldi … e che costo ! … e che soldi !
“Se paga anche un Converso del Monastero di Santo Stefano stipendiato dalla Schola con lire 18,12. E’ addetto a vendere le Sacre Cinture per lire 3, e percepisce altre lire 1 e soldi 10 per assistere alla Messa. (la “Partita” annuale delle Sacre Cinture, dei Santi de bergamina della Madonna della Cintura, le Orazioni, le Corone e gli inviti venivano a costare annualmente alla Schola: lire 70 e soldi 12, e procuravano un introito di lire 40 incirca)…
Se paga el Nònzolo salariato di chiesa e de la Schola per lire 155, e percepisce altre lire 6 per preparare la Messa e addobbare da Pasqua l’Altare per lire 9 e soldi 6; e similmente da Pentecoste per altre lire 9 e soldi 6 ... Al Nonzolo inoltre spettano lire 86 e soldi 16 da spendere per oglio delle lampade de la cièsia; altre lire 16 per imbiancàr tovagie; lire 8 per nettàr i lattòni; lire 6 per la còrba dei carboni; lire 12 per le candelette di chiesa; lire 2 per li traghetti che doveva usare per adempiere al suo ruolo e ai suoi lavori e lire 6 per scarpiàr l’altar e l’intera Schola …
Lire 8 spettano ai Campanari per la Solennità della Beata Vergine … e lire 12 alla Sagrestia per n° 6 di Messe con altre lire 3 alla medesima per l’uso dell’incenso … Alla stessa Sagrestia di Santo Stefano la Schola dei Centurati della Madonna offre annualmente: lire 31 per il fondo delle arche da Morto; altre lire 155 per un fondo di 6 Messe della Schola da celebrarsi il giorno della Beata Vergine a lire 12 ciascuna; e lire 4 per suonar le campane …
Lire 24 e soldi 16 extra si spendono per l’Organista e per la musica, anche se l’Organista risulta essere già salariato della Schola per lire 12 e soldi 8.
Lire 3 si offrono al Custode della Schola … Lire 2 al Capitanio della medesima … e l’ingente spesa di lire 144 per consumo di cera nella Festa della Ceriòla … e altre 700 lire per il consumo di cera in generale durante l’anno ...”
Nei Registri dei Conti della Scholadella Cintura si trovano elencate ancora puntualmente e diligentemente le spese dei “giorni che si accetta la Banca”; dei“giorni de Capitolo Generale”e di quelli del“Capitolo di Banca e Zonta de la Schola”; “le Spese dell’Officio per mandato di lire 70 e soldi 12 alle Monache di Candia”; lire 12 “per pieggieria”; lire 45 “per sindicazioni delle Casse de la Schola”; lire 10 “per spese Capitolari e rettifiche” e lire 48 “per mantener il feràl in strada”.
Ricapitolando tutti questi motivi di spesa, la Schola dei Centuriati o Centurati della Madonna di Santo Stefano segnava un attivo annuale di circa lire 1.186 … ma alla fine denunciava anche un disavanzo passivo di lire 2.127 e soldi 8 ... Insomma: la Schola dei Cinturati nonostante tutto era un disastro dal punto di vista economico in quanto aveva una gestione davvero fallimentare.
L’Altare dei Centurati della Madonna nella chiesa di Santo Stefano era (ed è ancora oggi) adornato dalla pala dipinta da Leonardo Corona nel 1590-95 rappresentando: “La Madonna della Cintura con i Santi Agostino, Monica, Stefano, Nicola da Tolentino e Guglielmo d'Aquitania o Malavalle (Santi ispiratori dell'Ordine Agostiniano)”. E’ il primo a sinistra entrando nella chiesa di Santo Stefano di Venezia. Il così detto “Altar della Croxe Granda”venne concesso il 6 febbraio 1591 dagli Eremiti Agostiniani di Santo Stefanoalla Schola o Compagnia o Sodalizio dei Centurati della Madonna(sorta nel 1581 sotto l’egida della Schola-Compagnia dei Cinturati di San Giacomo in Bologna)… e si era al tempo del Papato di Sisto V, del Dogado di Pasquale Cicogna e del Priorato sugli Agostiniani di Padre Alberto Veneziano ... La Schola della Cintura fece realizzare e possedeva in chiesa: “… ben altri undici artistici quadri … fra cui uno grando”… Inizialmente s’erano “congregati e ridotti insieme sotto la guida del Padre Custode Fra Domenico da Santa Vittoria trentadue Veneziani fra i quali primeggiavano: Tommaso Batocchi e Antonio Carloni Mercanti di Malvasia, Giovanni Battista Manello Compositor de Stampa, Girolamo Mazzoleni Indoradòr, Piccino Pilotti Marzèr, Alvise Caleghèr dalla scarpa granda, Tommaso Marchetti, Gasparo Sartore e Giacomo di Girardi e Andrea Bonetti entrambi “dal vin” …”
I Confratelli si radunavano al principio nella Cappella di San Giovanni in chiesa, ma visto il numero crescente, la confusione e le discussioni che facevano fra loro, il Priore degli Agostiniani li autorizzò a utilizzare il Refettorio dei Frati dentro al Convento ... La Schola della Consolazione e della Cinturaorganizzava ogni quarta domenica del mese una spettacolare Processione guidata da tre Padri Agostiniani che si conduceva per le limitrofe Contrade Veneziane … Celebrava inoltre: “pomposissime Feste Mariane con addobbi, musiche, cantori e un effluvio di riti e Messe … almeno quattro-cinque volte l’anno solenni Esequie per i Confratelli e Consorelle Morti che accompagnava puntualmente al sepolcro …” (la Schola possedeva un paio d’Arche da Morto ai piedi del proprio altare in chiesa dove per essere seppelliti serviva pagare un ducato “pro capite” … i “Poveri della Schola” veniva sepolti, invece, gratuitamente) ... La “Benedetta Schola dei Cinturati e Cinturati de la Madonna” vendeva inoltre ai Veneziani e ai Buranelli “Cinture e Candele Benedettedella Madonna della Cintura”, e gli Esecutori Sopra la Bestemmianel 1715 e nel 1728 proibirono severamente e ammonirono chiunque a non vendere cinture e pelletterie di qualsiasi genere in Campo Sant’Angelo e Santo Stefanodov’erano presenti e attivi i banchetti dei “Centurati della Madonna” … Nel 1637, pochi anni dopo la Grande Pestilenza della Salute, Papa Urbano VIII concesse per sette anni consecutivi all’Altare dei Centurati della Madonna di Santo Stefano uno “speciale privilegio d’Indulgenza il lunedì dell’Ottava dei Morti”… Fu quindi tutto un intenso accorrere di Veneziani e Veneziane devoti ed entusiasti … e forse chissà ? … Anche di Buranelli e Buranelle che si portavano fino a Santo Stefano con le loro leggere e odorose barchette … Papa Innocenzo X nel 1645 non potè se non confermare quella“Mirabile tradizione e usanza de la Schola de la Cintura in Venezia.”
Per tutta Venezia e le isole girava un Questuante autorizzato dalla Schola della Cintura: “vestiva i simboli-insegne della stessa”, e chiedeva e riceveva offerte in denaro e olio tradizionalmente spartiti a metà fra lo stesso “cercante”e la Schola che utilizzava quegli introiti per i suoi fini e “par fornir doti a donzelle”… Dei Centurati e Centurate della Madonna facevano parte diverse Nobildonne Veneziane e Nobilhomeni Patrizi esclusi forse da cariche politico-economiche maggiori ... La Schola nel 1661 possedeva rendite annuali per 12 ducati provenienti dall’affitto di beni immobili che possedeva in Venezia, e la Madonna de la Cintura della Schola nel 1764 possedeva gioielli, orecchini, una croce, un anello di diamanti, e un paio di manini formati da 296 perle vere per un valore di 443 lire ... La Consorella che fino al 1920 continuò a “vestirela Madonna” con 10 abiti diversi secondo le scadenze e le festività liturgiche del calendario, veniva dispensata dal pagare la “tassa della Luminaria della Schola”… Ancora nel 1804, all’atto della soppressione della Schola della Madonna della Cintura, erano iscritti alla Confraternita Piccola Veneziana: 124 Confratelli maschi fra cui 12 Nobilhomeni, e 15 Consorelle donne fra cui 2 NobilDonne e 2 Contesse ... Nel 1936 infine, l’originale Madonna della Cintura della Scholain legno dipinto e vestito, venne ricoperta con un abito di tela gessato e dipinta d’avorio in finto marmo.
Provando poi ad allargare l’obiettivo delle nostre modeste considerazioni oltre la piccola ridotta e remota realtà isolana di Burano, non potremo non notare come quel “sentimento religioso e tradizionale” fosse anche patrimonio comune di tutta la Laguna Veneziana. A Venezia sono esistite lungo i secoli, come ben sapete, ben più di centocinquanta(su quasi trecento) Schole di Devozione, Arte e Mestiere, Carità e Suffragio dedicate e titolate esclusivamente alla Madonna … Di queste almeno una quindicina erano segnate da quel particolare titolo della Madonna della Cintura, del Parto, della Consolazione, della Concezione, e della Purificazione di Maria dopo la sua gestazione, ed altre ancora di similari.
Nell’isola di Buranoesisteva una Schola della Beata Vergine della Concezione divenuta in seguito della Madonna del Rosario… Altre Schola simili erano ospitate a Mazzorbo, e a Santo Stefano di Murano dove nell’isola c’erano fin dal 1594 anche le Suore Dimesse nell’Oratorio di Santa Maria della Concezione fondate a Vicenza da Angela Paladini nel 1583. Si trattava di un’originale aggregazioni di “Pie donne staccate dal mondo” che conducevano vita semiclaustrale a Murano e provvedevano per compito istituzionale all’educazione di donzelle e fanciulle … Nell’agosto 1643 le Dimesse di Murano possedevano beni stabili lasciati loro nel 1639, e nel 1661 dichiaravano alla Redecima rendite annuali per 533 ducati da immobili posseduti in Venezia (divenuti 867 ducati nel 1740) ... mentre Donna Zuana Barbaro quondam Ser Antonio Desmessa de Muran venne tassata di lire 5, soldi16 e denari 11 … e Suor Maria Antonia pure lei Desmessa de Muran pagò tassa di soldi 3 e denari 7 … Nel 1708 si concesse alla Nobile Famiglia Bembo di seppellire in luogo appartato del Monastero dei Santi Marco e Andrea di Muranola NobilDonna Chiara Maria Bembo Superiora de le Dimesse de Muràn ... e nel 1732 il padre Francesco del Piovano Domenigo Cimegotto“sano de mente e de corpo, e solo un poco incomodato da pellagra”, abitante in Contrada di San Biagio dei Forni a Castello di Venezia lasciò per testamento agli eredi una casa nell’isola di Murano, da dare alle Dimesse della Concezione dell’isola in mancanza di questi … Il Collegio delle Dimesse della Consolazioneè rimasto attivo a Murano fino a 1811, poi: “locali, chiesetta e orto delle Dimesse in Murano vennero affittati a Giovanni Cipolato per 63:448 lire … due casette in isola e una caxetta a pianoterra in Corte delle Campane nella Contrada di San Luca a Venezia vennero affittate a Caterina Seghezzi per 57:104 lire … e un’altra caxetta simile nello stesso posto fu affittata a Isidoro Sorio per altre 47:586 lire” ... Oggi della casa-Oratorio-Sacello delle Dimesse de Muràn non rimane quasi più traccia ... “se non ortaglie”.
In diverse Contrade Veneziane sorgevano ulteriori Schole: una della Concezione a San Giacomo dell’Orio, un’altra a San Pantalon, San Francesco della Vigna e a San Marzial la cui sede è stata trasformata oggi in abitazioni private. Esisteva una Schola della Madonna della Consolazione a Santa Fosca nell’attuale Strada Nova di Cannaregio, e un Sovegno di Sacerdoti della Madonna della Neve e della Consolazione nella non più esistente Santa Marina di Castello.
Una Schola della Vergine del Parto era ospitata in San Leonardo vicino al Ponte della Guglie, altre simile sorgevano a San Lio, San Gregorio e Santa Maria Formosa… Fin dal 1688 nella stessa Santo Stefano esisteva laSchola della Concezione dell’Arte dei Pistori Tedeschi, c’eranoinoltre diverse “Madonne Vestite” ai Gesuati, ai Carmini, alla Bragora e San Nicolò dei Mendicoli… e c’era ancora un immancabile Sovvegno simile in Santa Maria Materdomini nel Sestiere di Santa Croce:“la chiesa delle Sette Madonne”, dove c’era ogni sorta di Madonna … proprio tutte, non ne mancava neppure una.
Sempre come esempio, esisteva un’altra fiorentissima Schola della Madonna della Cintura di Costantinopoli presso le Monache Agostiniane di San Iseppo di Castello la cui fondazione risaliva a prima del 1661. La Schola custodiva e venerava un’icona o Ancona d’argento della "Madona de la Cintura di Costantinopoli"di fattura Veneto-Bizantino realizzata però a Venezia all’inizio del 1200.
La Leggenda locale tutta Veneziana voleva ovviamente che quella “miracolosa Ancona della Cintura” non solo provenisse da Costantinopoli, ma che fosse anche l’originale e unica immagine miracolosa “della Cintola de la Madonna”... In un certo senso quella Schola di Castello era “la concorrenza” di quella della Cintura di Santo Stefano nel Sestiere di San Marco … Ogni anno alla fine di agosto i Confratelli e le Consorelle portavano l’ “Immago Sacra” in Processione in giro per buona parte del Sestiere di Castello: “… con gran partecipasion de Popolo, tripudio, esuberanza de canti, musiche, cere, addobbi e fiori.” … Per tutto il resto dell’anno l’icona veniva custodita dentro a una particolare cassa racchiusa da una “speciale cintura lavorata con brocche turchesche” ... e quel che per me è più che curioso a conferma dei nostri discorsi, è che le Monache Agostiniane di Sant’Iseppo di Castello concedevano spesso in prestito quella “Santa Cintura”(con buon scambio e introito di adeguati “riceveri” puntualmente registrati nei Libri della Schola) alle donne partorienti di Castello e di Venezia che se ne cingevano i fianchi “con fede e privilegio” durante il fatidico momento del parto.
La “Santa Ancona de la Cintura della Madonna” è sopravvissuta alle devastazioni napoleoniche che hanno soppresso la Schola della Cintura di Sant’Iseppo di Castello, ed è rimasta esposta a disposizione dei Veneziani nella stessa chiesa di San Giuseppe di Castellofino al 1912 quando le Suore Visitandine che nel frattempo erano subentrate alle Monache Agostiniane decisero di trasferirsi definitivamente a Treviso portandosi dietro la “Madona de la Cintura” che considerarono propria ... quando, invece, apparteneva a tutti i Veneziani.
La logica in certi ambienti purtroppo è sempre quella: “mio ! … mio ! …mio!”… anche se dovrebbe essere, invece: “Nostro ! … e di tutti insieme”… Ma valle a capire certe incoerenze storiche ! … e non saranno di certo le ultime.
Provando comunque ad allargare ancora di più lo sguardo delle nostre modeste considerazioni sul singolare fenomeno dei Centureri e Centurere de la Madonna, si potrà e dovrà notare per forza che è stato una realtà e consuetudine ben più larga e diffusa di quanto si poteva pensare, in quanto è andato a coinvolgere e interessare non solo ogni terra della Serenissima e del Dominio Veneto, ma l’Italia intera, gran parte dell’Europa ... e forse anche di più.
Voglio dire che le Congreghe e il Culto della Venerazione della Sacra Cintola o Sacro Cingolo o Cintura della Madonna con tutto ciò che le andava dietro e intorno, è stato a lungo una realtà fortissima e diffusa che ha coinvolto buona parte della Cristianità ... C’è stato quindi un fiorentissimo commercio e mercimonio di Santissime e miracolosissime Cinture… e soprattutto un elevatissimo numero di Cinturati e Cinturate della Madonnadediti attivamente, e “con convinzione” a quei particolari contenuti Mariani o presunti tali.
Probabilmente questo esubero di “Sacre Cintole” secondo una pratica assai diffusa nel medioevo si è ottenuto “per contatto” con quella originale della Terrasanta, o “per immistione” in una cinta nuova di qualche piccolo frammento tratto dal “Sacro Cingolo” originale.
Accaduto questo, molti luoghi vantarono di possedere “la vera Reliquia del Sacro Cinto” … ossiala “Santa Cintura più giusta e più miracolosa”. Esistevano diverse Cinture della Vergine (esistono ancora oggi anche se un po’ dimenticate e trascurate): una nella Collegiata di Nostra Signora a Le Puy-Notre-Dame nel Maine e Loria Francese; un’altra nella Collegiata di Quintin in Cotes-d’Armor in Bretagna, un’altra ancora nell’Abbazia di Bruton nel Somerset Inglese; una nella Cattedrale di Santa Maria di Tortosa in Terragona-Catalogna in Spagna; una nel Monastero di Troodissa in Platrès di Limassol sui Monti Troodos a Cipro; una nella Chiesa Ortodossa di Santa Maria Soonoro a Homs in Siria; e ce n’era pure un’altra anche nella non più esistente Basilica di Santa Maria di Chalcoprateia a Costantinopoli … e Monteserrat,Notre-Dame di Parigi e Chartreshanno sempre dichiarato “d’aver un’autentica Cintura della Vergine”pure loro.
Con un po’ di malcelata malizia arriverei a dire che esisteva in diversi posti un bel mercato di “Sante Cinture”… con annesso spesso tutto quanto poteva esserle similare: cioè un gran giro e commercio di pelletterie e Pellettieri. Talvolta accanto e fin dentro alle chiese sono sorte botteghe e mercati di “Venerandi Pellettieri, Benedette Pelletterie e Sante Cinture” più o meno taumaturgiche e utili con una frammistione incredibile fra Sacro e Profano … e notevoli guadagni (alcuni di quei “Sacri esercizi commerciali” sono esistiti per secoli e fin oltre la metà del 1900) ... I “Centureri e le Centurere della Madonna” finirono per acquisire significati diversi. Qualche volta poi, sull’onda di qualche “fanatismo devoto” le “Sante Cinture” si sono trasformate in speciali cinture borchiate o uncinate, cioè penitenziali “cilizi” capaci di mortificare e rodere il corpo oltre che lo Spirito.
Sempre con la stessa innocua malizia dovremmo costatare che la Madonna deve aver posseduto un gran bel fornito e variegato guardaroba per riuscire a “distribuire”in giro per il Mondo tutte quelle “Preziosissime e Mirabili quanto Sante Cinture”.
La Leggenda, anzi: le Leggende circa la Santa Cintura erano nutritissime, un vero condensato di Storia, Devozione e Tradizione. Raccontavano che la Santa Cintura inizialmente era apparsa dal desiderio di Santa Monica madre di Sant’Agostino d’imitare la Madonna anche nel modo di vestire. Nel “Manuale di Filotea” scritto dal Riva si può ancora leggere: “La pia Madre di Sant’Agostino Santa Monica fattasi vedova del consorte Patrizio, e risoluta a imitare Maria Santissima anche nell'abito, la pregò di farle conoscere come avesse vestito nei giorni della sua vedovanza, specialmente dopo l'Ascensione di Cristo al Cielo. La Beata Vergine non tardò a compiacerla ... Le apparve poco dopo coperta di un'ampia veste che dal collo le andava ai piedi, ma di stoffa così dozzinale, di taglio così semplice, di colore oscuro che non saprebbe immaginare abito più dimesso e penitenziale. Ai lombi era stretta da una rozza cintura di pelle che scendeva fin quasi a terra, al lato sinistro della fibia che la rinfrancava. Indi slacciandosi di propria mano la Cintura, la porse a Santa Monica raccomandandole di portarla costantemente, e d’insinuare tale pratica a tutti i fedeli bramosi del suo Speciale Patrocinio ...”
Il vestito “di grezza e semplice stoffa di colore scuro”(cioè l’abito penitenziale solitamente indossato dai Pellegrini Medioevali) indicava il disprezzo per il mondo, la rinuncia alla vanità del vestire, la volontà di mortificazione, e la disposizione a camminare fisicamente senza mai arrestarsi lungo i grandi Pellegrinaggi: Campostela, Roma, San Michele del Gargano, Terrasanta e Loreto … ma indicava simbolicamente anche un “cammino e una progressione interiore”fatto di Fede e Conversione.
La tradizionale Leggenda continuava poi a raccontare, che il “bellicoso quanto inizialmente incredulo … ma poi Sant’Agostino” figlio di Santa Monica fu il primo fra tutti ad indossare quella “Sacra Cintola” ricevendola da Sant’Ambrogio il giorno del suo Battesimo. Per questo la “Santa Cintura” divenne presto anche uno dei simboli distintivi dell’intero Ordine Agostiniano.
Nella fiorente letteratura Agostiniana si può leggere: “Maria Santissima è come una polla d’acqua che sgorga dalla terra e irriga tutto il suolo … Maria “che non conosce uomo” è Madre della debolezza umana e mortale del Cristo … e allo stesso tempo è anche modello per tutte le Vergini Cristiane”. Indossare o aver a che fare col “Santo Cingolo della Vergine”significava quindi condividerne e imitarne lo stesso “destino”.
Un’altra tradizione leggendaria “parallela” circa la “Santa Cintura della Vergine” ripresa e derivata forse dal “Transitus Mariae” testo apocrifo del V-VI secolo, raccontava, invece, che inizialmente l'Apostolo Tommaso giunto in ritardo a Gerusalemmedopo la morte della Madre di Dio, fece aprire la sua tomba per contemplarne le mortali spoglie. Aperto quindi il sepolcro non trovò nessun corpo mortale, ma soltanto la sua cintura perché la “Donna era stata Assunta in corpore al Cielo”… San Tommaso allora trattenne quel “venerabilissimo oggetto” che portò con se nei viaggi Missionari e di Evangelizzazione che intraprese in Siria, Mesopotamia, India e Cina … E’ esistito un documentato “interesse” per la Madonna della Cintura perfino inGiappone.
La “Santa Cintura” divenne per molti: “… uno dei simboli dell'umanità del Cristo Redentore e di sua Madre Santissima che tenendolo in braccio lo presentava-offriva all’Umanità”. L’immagine della Cintura indicava inoltre valori-legami simbolici che richiamavano “grande disponibilità e sottomissione, filiazione, intima corrispondenza e affidamento alla Vergine” in cambio di una protettiva Consolazione ... In continuità con questi concetti nacque in seguito anche “la moda” d’indossare “a vita” un “abitino benedetto” cioè uno Scapolare, oppure certe Medagliette Mariane considerate altrettanto “Benedette e perciò miracolose”, così come nacque e si diffuse l’immane tradizione del propiziatorio e quotidiano Rosario che si radicò grandemente nel Popolo Cristiano, soprattutto negli ambienti Ecclesiastici e Monastici, ma anche fra i Nobili e fin nel semplice ma devotissimo, laborioso e sempre disponibile Popolino.
Alla fine tutte quelle particolari consuetudini e Devozioni finirono spesso col confondersi, sovrapporsi, amalgamarsi e intercambiarsi fra loro in una continua proliferazioni di Madonne Vestite, e culti e rituali. Fra i tanti cito a puro titolo d’esempio: la Devotio per la Madonna del Rosario di Ottobre(di origine Nordica e Tedesca), quella per la Madonna di Pompei, quella del Carmine,o dell’Addolorata delle Sette Spade o Dolori… Ne esisterebbero tante altre secondo mille forme e declinazioni, fino alle più recenti Madonne di Lourdes, Fatima e Medjugorje(non me ne voglia nessuno, so che per alcuni/e questo è un argomento delicato e sensibilissimo … quanto controverso però).
“L’attenzione e la venerazione verso le “Sante Cinture” riuscì perciò per secoli nell’intento di unire simbolicamente Cielo e Terra, e l’Umano carnale, gestazionale e riproduttivo col Divino Salvifico durevole spalancato sull’Eternità oltre la Morte.”
Fin dal 1575 iniziò la consuetudine di celebrare l’annuale Festa della Madonna della Santissima Cintura nella prima domenica di Avvento nella stagione autunnale, poi la Festa con l’immancabile Solenne Processione divenne anche occasione di fiorenti e partecipatissime “Sagre e Fiere della Madonna della Cintura”, perciò si pensò bene di celebrarla in una stagione più favorevole. S’iniziò così a celebrare la Festa l’ultima domenica di agosto, subito dopo “le memorie” liturgiche e calendariali di Sant’Agostino e Santa Monica ... e nel “tempo favorevole” del raccolto, della prosperità e dell’abbondanza … considerati così: “doni della Madonna”.
Sempre a cavallo fra Storia e Leggenda, si raccontava anche che la “Santa Cintola” si trovava a Costantinopoligià dalla metà del IV secolo, e che lì i Cristiani Greci celebravano a fine agosto una “Festa della Cintura della Madre di Dio”…. Nel 1205 poi da Costantinopoli la “Reliquia della Santa Cintura della Consolazione” sempre soggetta a furterie e ladrocini da parte di Ladri e Monaci fanatici, passò a Soissons in Francia, poi attraversò le Alpi scendendo in Italiae coinvolgendo inizialmente la comunità montana di Argentina Armea non lontana da Imperia in Liguria, dove sorgeva un Ospedale di Caritàfondato dai Canonici Agostiniani nel 1212, e dove si trovava una “speciale edicoletta” dedicata alla Madonna della Cintura. La “nuova Devozione” appetibilissima si espanse subito coinvolgendo i Comuni di Badalucco, Castellaro, Ceriana, Molini di Triora, Pompeiana e Taggia e poi si diffuse progressivamente in tutta la Riviera Ligure e fino a Genovadove nel 1473 apparve una Congregazione d’Osservanza titolata a Santa Maria della Consolazione… e della Cintura.
Anche a Maissananell'alta Val di Vara presso La Spezia dove un tempo passava un ramo dell'antica Via Romea, s’iniziò a celebrare la seconda domenica di luglio (presso la chiesa di San Bartolomeo della frazione di Tavarone dove vivevano certi Monaci Eremiti Agostiniani) una Devozione e una sentitissima e partecipatissima “Festa della Madonna della Cintura"portando in giro per tutte le vie del paese una statua della Madonna Cinturata… Il Generale Agostiniano Gerardo istituì, invece, a Rimini una Confraternita della Cinturanell’agosto 1439 in applicazione del decreto "Solet pastoralis Sedes" di Andrea Montecchio Vescovo di Osmio e Vicario Generale di Papa Eugenio IV ... Nello stesso anno, s’istituì pure una Confraternita della Santa Cintura anche nella chiesa di San Giacomo Maggiore di Bolognache iniziò così a elargire: “Bolle di concessione” per successive nuove fondazioni di Centurati della Madonna. San Giacomo Maggiore di Bolognadivenne così il punto autorevole di riferimento e d’emanazione di ogni seguente Cinturazione Mariana d’Italia.
Sempre a Bologna nella Cappella centrale della navata destra della chiesa Arcipretale di San Petronio si trova un affresco tardo-gotico della Madonna della Cintura e della Consolazione davanti alla quale sorse una Confraternita dei Quaranta Sacerdoti della Cintura d’ispirazione Agostiniana, e i Bolognesi si recarono spesso a invocare quella“speciale Madonna”soprattutto in caso di carestie e siccità.
Come avete già inteso, in questo e tanto altri modi simili, il culto della Santa Cintura si diffuse capillarmente un po’ ovunque in giro per l’Italia e l’Europa, soprattutto dove andava a insediarsi l’Ordine Agostiniano, e l’emblema della Santa Cintura o Sacra Cintola divenne tradizionalmente fonte e causa di numerosi miracoli e guarigioni da ogni forma di male, preservazione utile per ogni offesa, e motivo di conseguimento d'ogni genere di “grazie e favori Celesti”.
I Papi accordarono a più riprese ai Sacri Sodalizi e Consorzi dei Cinturatila “Partecipazione ai Beni Spirituali propri dell'Ordine Agostiniano” ... A Pietro Re d'Aragona che supplicava Clemente X di offrirgli qualche speciale Indulgenza, il Papa rispose dicendogli d’indossare la “Sacra Cintura di Sant’Agostino”, e che in quel modo avrebbe potuto ottenere tutto ciò che bramava.
Si realizzò una statua della Madonna della Cintura nella chiesa di San Martino di Biassono non lontano da Monza … e un Oratorio con Confraternita della Madonna della Cintura a Calco nei pressi di Lecco in Lombardia … Un’altra “icona della Cintura” prese posto nel Santuario di Cusano Milanino, un’altra a Zogno nella bassa Valle Brembana Bergamasca ... Nella chiesa di Santa Maria Assunta di Oneta nella Bergamasca Val del Riso laterale della Val Seriana, un autore ignoto ha dipinto una Madonna della Cintura con Santa Monica e Sant'Agostino ... Un altro affresco della Madonna della Cintura si trovava sul crocevia di alcune strade che conducevano a Bellano, Margno e Casargo… e un altro ancora a Premananel paese di Taceno poco discosto da Pioverna nella Valsassina di Lecco ai piedi del Monte Muggio e del Cimone di Margno ... C’era e c’è ancora oggi un solitario Santuario della Madonna della Cintura a Pasturo nella Valsassina di Lecco ... In San Martino di Trarego Viggiona di Verbaniaper secoli appartenuta al Ducato Lombardo, si celebrava fin dal 1747 ogni prima domenica di settembre una Festa della Madonna della Cintura preceduta da un solennissimo Triduo attorno a un altare marmoreo con statua lignea della Madonna della Cintura.
Negli atti della Visita Pastorale del 1684 compiuta dal Cardinale Federico Visconti alla parrocchiale di San Martino e Sant’Antonio Abate di Fernonel Varesotto, si ricordava fra l’altro anche la presenza di una "Compagnia dei Cinturati sull'altare della Beata Vergine della Consolazione"risalente al 1647, con indulgenze, Messe quotidiane, lasciti testamentari e privilegi rilasciati da Papa Clemente XX… La Confraternita coinvolgeva aderenti e Cinturati anche da Cassina del Manzo, Samarate, Castelnovate, Solbiate Arno, Lonate Pozzolo, Cardano al Campo, Sant’Antonino, Vizzola Ticino, Casorate, Busto Arsizio, Somma, Cascina della Costa, Gallarate e altri posti ancora coinvolgendo più di 1500 persone fra gente comune, Sacerdoti, Mastri, qualche "Signore", e decine di Suore Claustrali dai Monasteri Lonatesi, 53 Monache da San Michele, 49 da Santa Maria degli Angeli, altre da Sant'Agata associate nel 1691, e altre ancora nel 1693 ...
Insomma: un ennesimo “gran movimento” attorno alla Madonna della Cintura.
Una Festa della Madonna della Cintura si celebrava a Oggiona sul corso dei torrenti Arno e Ria nella frazione di Santo Stefano presso Varese, importante crocevia fortificato collegato a Jerago e Orago ... e un’altra Festa uguale era di casa Rogolo presso Sondrio, e a Personico nel Canton Ticino Svizzero presso Leventina nella Regione delle Tre Valli ... A Prosto di Piuro, sempre nel Sondreese, nella chiesa dell'Assunta c’era una Cappella dedicata a Sant'Agostino con una statua della Madonna della Cintura e la presenza della Confraternita dei Cinturatidella Madonna risalente al 1660. La Confraternita fondata l’anno precedente da Padre Pietro Lanfranconi Vicario Generale dell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino a Roma, e aggregata all'Arciconfraternita di Sant'Agostino e Santa Monica di San Giacomo in Bologna aveva come divisa un abito nero (si diceva: “come quello indossato dalla Madonna della Cintura”). Alla Confraternita competeva l'organizzazione della processione nella selva a Ca De Doni la prima domenica di avvento, trasportata nel 1661 da papa Alessandro VII alla festa dell'Assunta ... L'8 settembre e il giorno di Natale i Confratelli vendevano cinture in pelle di vitello o montone ... Nel 1785 l'attività della Confraternita si fece sporadica fino alla scomparire del tutto a metà del Novecento … Rimasero le bancarelle e le botteghe, e un prezioso Stendardo della Confraternita con la Madonna della Cintura in seta policroma ricamata in oro realizzato per 100 fiorini nel 1758-1759 dalle Suore del Monastero Agostiniano di San Giuliano di Como.
L’ennesimo dipinto con la “Madonna della Cintura” realizzato da Antonio Zanchi si trovava (c’è ancora) nella chiesa di Sant'Antonio Abate di Schio nel Vicentino … Una Confraternita della Madonna della Cintura e della Consolazione risalente al 1690 esisteva in San Michele Arcangelo a Sant'Angelo di Sala nel Veronese ripristinata con voto solenne dai capifamiglia del posto sul finire della Seconda Guerra Mondiale in riparazione e a richiesta di protezione dagli orrori e dalla devastazione della guerra. Celebrava una paesana Festa con sagra nella penultima domenica di agosto, e si muoveva in Processione col “Simulacro de la Cintura” per tutte le vie del paese … Sulla strada che da Pesinadi Caprino Veronese porta a Costermano sul Garda sorge un altare del 1400 dedicato alla Madonna della Cintura ... Una devozione alla Madonna della Cintura si celebrava nei pressi del Castello di Cassimberg a Cassacco vicino a Udine nel Friuli … e una Madonna della Cintura c’era anche a Coi di Zoldo Alto nel Bellunese dove nel 1732 i Regolieri Cadorini chiesero al Vescovo Domenico Condulmerdi poter erigere un altare in onore della Beata Vergine della Cintura ottenendone la concessione cinque anni dopo. La stessa devozione è testimoniata anche a Vinigo, Lorenzago e San Nicolò del Cadore.
A Mariano Valmozzola nel Parmense si celebrava una Festa e Sagra della Madonna della Cintura … Nella chiesa di San Lorenzo a Farneto Bolognesepresso San Lazzaro di Savena si celebrava a metà di settembre una Festa e Sagra legata a una miracolosa guarigione da un’epidemia di colera da parte della Madonna della Cintura verificatasi nel non lontanissimo 1855 … Una Cappella e Confraternita della Madonna della Cintura sorgeva a Lugo di Romagna presso Borgo Cento in località detta il Trivio o Trebbo luogo d’affari, scambi e scorrerie d’armati, dove i Lughesi fra 1335 e 1340 avviarono una “distinta”Devozione Mariana a Santa Maria Annunziata in una nuova Pieve di Santa Maria con ben quindici altari ! ... Una statua in legno del 1200 della “Madonna della Cintura” veniva venerata e “portata in giro a spalla” quando c’era bisogno di pioggia o sereno, o durante le non infrequenti siccità o carestie. Tardivamente, nel 1638, nella frequentatissima chiesa venne eretta la Confraternita della Beata Vergine della Cintura subito decaduta ma riavviata nel 1793 ... Un Confraternita della Beata Vergine della Sacra Cintura era presente nella chiesa di Santa Caterina di Concordia sulla Secchia di Modena almeno dalla seconda metà del 1600, ed era ancora più che attiva alla fine del 1900.
Spingendoci più a sud, in Toscana e nel Centro d’Italia: la Madonna della Cintolaè Patrona della cittadina di Quarrata di Pistoia ... C’era una Cintola della Vergine nel Duomo di Pisa e in diverse altre località della Toscana, ma anche in Umbriae fino ad Assisi… Superata la demarcazione della Roma Papale “caput mundi e della Cristianità”, si organizzò nel 1300 una Confraternita della Cintura a Campagna presso Salerno … Nel Quartiere Terra o Borgo Vecchio di Vico del Gargano presso Foggia durante tutto il 1700 e oltre fino a tutt’oggi, i Cinturati di Sant’Agostino e le Cinturate di Santa Monicache erano soprattutto contadini, popolani e artigiani aggregati da un Eremita Agostiniano che li aveva affiliati all'Arciconfraternita della Cintura di San Giacomo Maggiore di Bologna … uscivano ed escono in processione il Venerdì Santo guidati da un Priore.
In due località distinte di Palermo: in Santa Maria La Reale di Roccadove è sorta di recente (2005) una Confraternita dedicata alla Santa Maria della Grazia e della Cintura detta “La Reale”, e in San Nicola da Tolentinoè sorta fin dal 1853 un’altra “Cofràdia della Cintura e della Consolazione” fondata dagli Agostiniani, e formata tutta da donne laiche che … “officio degno degli Angeli”… conducevano un Simulacro Mariano ligneo processionalmente per le vie del quartiere di Palermo ogni quarta domenica del mese alle ore sei antimeridiane e nel giorno della Festa della Madonna della Cintura vestendo un abito di colore blu cupo di fior di lana guarnito di nastro rosso e con impronta sul petto di Nostra Signora della Cintura e Santa Monica stampata su seta bianca … Oltre all’omaggio floreale al passaggio della Processione, i Devoti della Madonna della Cinturadanno ancora oggi voce alle coralità canore e musicali della tipica "Abbanniata", ossia una serie di grida caratteristiche dei mercati rionali rivolte alla “Madonna Cinturata propagatrice di Fortuna”.
I Congregati della Cintura cantano ancora oggi: "Trema l’infernu e trionfa Maria … Viva Maria … E comu matri ri Diu … Viva Maria … I Confrati vonno grazia ri tia … Viva Maria … E’ surdu e mutu cu unnu rici cu mia … Viva Maria … E a passu a passu putamu a tia …viva Maria".
Basta … mi fermo … E’ stato, insomma, tutto un immenso via vai di Sante Cinture, Cintole di Maria e Sacri Cingoli… “e chi più ne ha più ne metta”… in un’infinità di duplicazioni di ogni sorta della stessa Reliquia, e relazioni ripetute e variate di vicende e tradizioni fuse e abilmente tramandate insieme … Ovviamente, come ricordavo, tutti e ciascuno erano e sono convinti che la propria Reliquia sia quella originale, autentica, miracolosa e giusta.
Per questo solo adesso e alla fine di questo mio lungo curiosare e sproloquiare vi dico di Prato… che probabilmente “batte tutti” e primeggia fra tutti coloro che fanno riferimento alla Sacra Cintola o Sacro Cingolo o Cintura della Madonna. La città di Prato in realtà andrebbe nominata per prima per via dell’importanza e la primarietà che tutt’oggi rivendica e gli viene riconosciuta circa la venerazione e il culto della Santa Cintura ... Prato fatalità, è sempre stata città dedita alla manifattura tessile e pellettiera sulle quali ha costruito un po’ la sua fortuna. Andava proprio a genio a quelli di Prato, e capitava giusto a proposito quella particolare Reliquia ... Sta di fatto che la presenza di quella Cintola della Madonna ha segnato in maniera forte l’identità dell’intera città e delle sue vicende, che in un certo senso si sono coagulate attorno ai contenuti di quel singolare simbolo religioso-civile producendo una variegata committenza e realizzazione artistica che ha coinvolto artisti famosi come: Bernardo Daddi, Agnolo Gaddi, Giovanni Pisano, Donatello, Michelozzo, Mastro di Cabestany, Nanni di Banco, Filippo Lippi, Benozzo Gozzoli, Andrea della Robbia e Niccolò di Cecco del Mercia.
La così detta Cintola Mariana di Pratoè una sottile striscia di lana finissima lunga meno di un metro, di colore verdolino … “verde speranza”… tessuta insieme a broccato d’oro. Le Cronache della Santa Cintola di Prato raccontano:“All’apertura della cassetta si diffondeva un odore tanto soave che pareva fossero adunati diversi profumi, balsami, e fiori i più odorosi che riempivano l’intera chiesa.”… Per secoli, inserendovi alcuni fili prelevati dalla Sacra Cintola, i Pratesi tessevano dei veli che venivano posti sulle donne durante il travaglio del parto.
Secondo il “Racconto di Prato”: “… San Tommaso avrebbe lasciato la Sacra Cintola a un Sacerdote di Gerusalemme perché fosse venerata in una chiesa da costruire in onore della Madonna ... Per timore dei Giudei, però, l’edificio non venne mai costruito, e per secoli la Sacra Reliquia venne tramandata ai discendenti del Sacerdote.”… Fonti diverse evincono: “… la Sacra Cintura era custodita a Gerusalemme fino a quando l’Imperatore Arcadio figlio di Teodosio il Grande se la portò a Costantinopoli ... L’Imperatrice Zoe moglie di Leone VI il Saggio guarì grazie a quella Reliquia, e per ringraziamento ricamò l’intera Santa Cintura con fili d’oro conferendole l’aspetto che mostra attualmente ...”
La Leggenda di Prato racconta e aggiunge ancora, che dopo la prima crociata verso il 1141, Michele Mercante e Artigiano di Prato della famiglia dei Dagomari, forse anche pellegrino per devozioni e affari a Gerusalemme dove sposò Mariadiscendente del Sacerdote a cui l’Apostolo Tommaso aveva donata la Sacra Cintura, portò a Prato al tempo dei Consoli Bonfantino, Ridolfino ed Errico di Rinuccio uno scrigno di giunco contenente il “Sacro e Miracoloso Cingolo”… La moglie “Donna Maria poverella”morì durante la perigliosa traversata Mediterranea … Solo nel 1172 però, il Mercante morente consigliato dai suoi amici e colleghi dell’Arte dei Pellicciai donò a Ildebrando o Uberto della Pieve-Prepositura di Santo Stefano Protomartire di Prato il “prezioso e santissimo manufatto” che avviò così lungo i secoli seguenti il culto e la venerazione della “Sacra Cintola” da parte dei Pratesi sempre entusiasti.
Dalla venerazione alle solennissime ostensioni periodiche il passo fu breve, e nacque così tutto un proficuo afflusso di Pellegrini, e un conseguente mercato di Cintole Sacre e profane insieme a ulteriori racconti di rocambolesche storie di furti come quello realizzato nel 1312 dal Pistoiese Giovanni di Ser Landetto detto Musciattino ... forse commissionato dall’invidiosa Firenze che mirava a controllare il successo economico e politico di Prato sempre invasa dai Pellegrini. Racconta la Tradizione: “Il Servitore della Pieve, Canonico e Chierico Secolare rubò la Reliquia del Sacro Cingolo uscendo da Prato e perdendosi nella nebbia che avvolgeva la campagna circostante … Credendo d’essere già giunto a Pistoia, senza rendersene conto era tornato, invece, al punto di partenza perché la Santa Reliquia non intendeva lasciare la città di Prato ... Arrivato alle porte della città gridò: "Aprite ! … Aprite Pistoiesi, che ho la Cintola de' Pratesi!" ... Venne così catturato dai Canonici del Capitolo di Prato che lo processarono sommariamente condannandolo … e fu così che dopo essere stato legato alla coda di un asino, venne condotto sul greto del vicino fiume e bruciato sul rogo ...” e la Santa Reliquia fu salvata.
Altro furto sacrilego tentò Messer Gherardo Canonico della Cattedraleche per tre notti consecutive provò a rubare la Reliquia Prodigiosa rimanendo imprigionato nel Duomo incapace di uscire per portarla a Pistoia. Appena rimossa dall’altare la cassettina d’avorio divenne cieco … Infine, anche lui venne catturato e condannato “a morte vituperosa” tagliandogli le mani in piazza, e bruciandolo pure lui sul greto del Bisenzio ... Quanti roghi !
In parallelo però, personaggi come Bartolomeo di Pietro Nerucci nel 1400, e l’erudito settecentesco Amadio Baldanzi nel 1700 narrarono diversi prodigi “generati” a Prato dal Sacro Cingolo: “Nell’agosto 1173 Donna Gualdrada vessata da tre Diavoli del Demonio venne portata in Santo Stefano dove le venne imposta la teca della Sacra Reliquia ... Il Demonio contrariato protestò a un Canonico della Cattedrale: “Non portare codesta cassetta con la Cintura della vostra Maria contro di me, perché grande virtù esce da quella, la quale me grandemente incede et di questo corpo mi scaccia, et in esso più non mi fa dimorare …”
Tre anni dopo giunse da Treppio nel Pistoiese un’altra “indemoniata rustica”: Maria, capace di parlare anche in Latino ... La potenza della Sacra Cintola ovviamente la liberò, e nell’occasione “il Diavolo fuggendo” diede fuoco alla casa del Proposto del Duomo dove si conservava la Reliquia che però rimase miracolosamente integra ... Una croce d’argento posta sopra il Sacro Cingolo prolungò di un mese la vita di Cammilla figlia di Michele Guizzelmi gravemente malata … Nel settembre 1293 giunse a Prato il fanciullo fiorentino Benedetto posseduto pure lui dal Demonio, e accompagnato dal padre Bonafé ... Su di lui non funzionava l’aspersione con l’Acqua Benedetta, ma al cospetto della Sacra Cintura uscirono subito fuori dal suo corpo ben diciannove Diavoli … l’ultimo dei quali se ne uscì dissimulandosi sotto una voce angelica e provocando numerosi complicazioni nella Cattedrale ... Quando nel 1787, in applicazione delle indicazioni del Sinodo di Pistoia di stampo Giansenista si tentò di contenere e contrastare l’eccessivo culto delle Reliquie progettando di rimuovere dalla Cattedrale l'Altare del Sacro Cingolo, la popolazione di Prato insorse attaccando e smantellando in Duomo la Cattedra episcopale di Scipione de' Ricci Vescovo di Prato e Pistoia, e saccheggiando e danneggiando il suo palazzo. Per calmare gli animi e contenere il tumulto cittadino dovettero intervenire le truppe Granducali di Pietro Leopoldo che considerava il “Culto della Cintola”: una gran superstizione … In ogni caso il Vescovo Scipione dei Ricci dovette dimettersi dal suo incarico.
Termino questo mio “eterno pistolotto” ricordando una recente curiosità: nell’ottobre 2011, la “Hagìa Zoni” cioè la “Santa Cintura della Vergine”proveniente dal famosissimo Monastero di Vatopedi sul Monte Athos in Grecia dove è stata conservata gelosamente e venerata per secoli, è giunta a San Pietroburgo e Mosca in Russia percorrendo un tour di oltre 13 città accompagnata da 20 Monaci Ortodossi e Athoniti. In quell’occasione “la Sacratissima Reliquia della Madonna” ricevette la visita di circa 2 milioni di persone soprattutto donne … Peccato che quella Santa Cintura“tessuta da Maria in pelo di cammello” non fosse la stessa di Prato in Italia ... ma era ancora una volta un’altra … La sua Leggenda racconta che dopo essere stata conservata nel Palazzo imperiale di Costantinopoli, venne rubata nel 1300 da un Re di Bulgaria, e in seguito donata dopo alterne vicende al Monastero di Vatopedi dal Principe Lazzaro I di Serbia. Anche i Monaci Athoniti e Ortodossi per secoli hanno offerto pure loro insieme al “Culto per la Santa Cintura” una profusione di “cinture benedette”precisando sempre che l’intercessione della Vergine aiutava a curare l’infertilità femminile … Ecco quindi che riaffiora ancora quel concetto della Madonna protettrice della fertilità delle donne e tutrice del connubio matrimoniale … E’ lo stesso contenuto e significato delle doti offerte alle Buranelle dal Quadernier degli Eremitani Agostiniani della Cintura di Venezia.
E’ molto interessante notare che i Russi di oggi hanno dichiarato che quel recente peregrinare di quella strana Reliquia poteva essere utile per promuovere una rinascita demografica e spirituale della società Russa, e un recupero dei tradizionali valori familiari …
Riecco quindi un’altra conferma ! … Torna e ritorna a presentarsi in contesto del tutto diverso quell’idea benefica “dell’incinta-cinta e cintura”legata alla protezione della gestazione, e al “provvido beneficio della Madonna Cinturata” esercitato per secoli sull’intera Umanità.
Il Misterioso Sacro in un modo o nell’altro torna quindi ancora a irrompere, incrociarsi e confondersi col ProfanoUmano che sembra non sapere prescindere assolutamente da lui ... Fatalità e pura casualità, ieri mattina (10 marzo 2018) ho visitato in San Giacomo Maggioredi Bologna i famoso Altare della Madonna della Cintura da cui sono “figliate” le Confraternite della Cintura e i Cinturati e le Cinturate di tutta Italia … Davanti ai miei occhi ho visto un mesto altare dismesso, opaco, polveroso e disadorno … Non c’era nessuno, neanche un Centurato o Centurata della Madonnadi passaggio … solo un Monaco Agostiniano piazzato dietro a una bancarella poco distante, e tutto intento a frugare e “cincionàre” nel suo fiammante cellulare.
Sono cambiati di certo i tempi … e anche questo è Storia della Madonna della Cintura.