“Una Curiosità Veneziana per volta.” – n° 167tratta dal Capitolo 11: “Lampi da Burano nel 1800” dell’autobiografia:“Buranèo … e Prete per giunta” di Stefano Dei Rossi.
“Il brutale saccheggio dei Francesi a Burano all'inizio 1800.”
Un visitatore Americano a Venezia durante il 1800 scriveva: “I Veneziani sono gente in lutto … generalmente ostili e sospettosi con gli estranei e odiosi verso qualcuno … Sono gente misera e ridotta, dallo sguardo angusto …”
Nella sua stringata analisi il viaggiatore non aveva tutti i torti, anche se i Veneziani e i Buranelli con loro avevano un “qual certo perché”.
All’inizio del secolo napoleone aveva cancellato insieme a tutto il resto anche la Magnifica Comunità di Burano… “liberando ed emancipando i Buranelli”… diceva lui, anche se era un’opinione quasi del tutto soltanto sua. In realtà l’omino storico aveva messo in atto un volgare quanto brutale saccheggio, una sciocca cancellazione di uno “Stato Civico e di un tessuto sociale”, di un’intera cultura insomma, le cui abitudini e tradizioni erano maturate e s’erano perpetrate nei secoli dei secoli.
Gli invasori francesi all’inizio del 1806 organizzarono il Dipartimento dell’Adriaticodistinguendolo in tre Distretti posti ciascuno sotto l’egida di un Prefetto: Venezia, Chioggia e Burano vennero amalgamati insieme riassumendo 34 Comuni.
Burano col suo circondario di 8.000 residenti divenne Comune di 2 classe con giurisdizione su 16 Comuni fra i quali c’erano: Torcello con 200 abitanti, e Mazzorbo con 267. Nel 1808 il Delegato del Circondario di Burano era il Dottor Bernardo Molin… mentre la “flottiglia” della Guarnigione Francese in Laguna di stanza a Burano era affidata al Tenente di Vascello Chasserian che governava quattro Piroghe denominate: 8-26-27 e 85 ormeggiate al Monte dell’Oro… Nell’isola di Burano si contavano 1.165 case appartenenti a 632 proprietari, 54 botteghe artigianali, 2 osterie, 3 forni, 12 squeri, 18 magazzini, 69 orti e 14 vigne … e i Buranelli.
Alla fine di luglio dello stesso anno venne tolto a Burano il secolare titolo di “Magnifica Comunità” conferitole dalla Serenissima fin dal 1200: all’isola non venne più riconosciuto quel particolare ruolo Lagunare che l’aveva fatta prevalere su Torcello. napoleone ritenne tutto obsoleto e inutile, fece scalpellare via ovunque nell’isola i “Leoni Marciani”, e provvide a un “moderno riordino” che si concretizzò soprattutto nella prepotente soppressione di Monasteri, Claustri, Conventi, Oratori, chiese, Confraternite, Istituti Pii e Schole laiche di Devozione e Arte-Mestiere … Quasi tutti coloro che abitavano e formavano questi enti vennero malamente buttati in strada, privati degli abiti da Religiosi, trasferiti altrove ... o più semplicemente: dispersi e mandati a casa propria ... ammesso che ne avessero ancora una.
Il Commissario Broggi nel famoso Verbale n°1252 dell’08 agosto 1806 titolato: “Distinta dei bronzi e argenti, posate e suppellettili preziose contenute nell’infrascritti cassoni dal 01 al 16 incluso.” riferiva per iscritto quanto aveva diligentemente razziato anche nella Chiesa di San Martino di Burano raccogliendolo il tutto in un gran cassone numerato: “16” da trasportare a Venezia: “Una Croce Granda con pedestallo il tutto ridotto in pezzi perché misto con rame, ferro e legno: li pezzi d’argento sono once 85 nette … Una Croce piccola animata in legno dal peso di 19 once lorde … Una lampada con catene di rame dal peso di 65 once lorde … Due candelieri disfatti in 10 pezzi dal peso di 64 once nette … Una Pace con metal dal peso di 18 once lorde … una detta dal peso di 5 once nette … tre pezzi di catenella che pesano 5 once nette.”… magro bottino tutto compreso !
Precorrendo i tempi difficili realizzati dai Francesi, già nel 1799 s’era pensato di chiudere in isola la Scuola del Sacro Nome di Gesù(con Mariegola del 1516) e la Veneranda Scuola di Sant’Andrea e San Giuseppe(fondata circa nel 1653)… Poi d’un colpo solo, come per “una passata d’inzuppata spugna”, si fece scomparire in fretta la Schola dei Pescatoridi Burano ospitata nella sala superiore dell’Ospedaletto di San Martino che divenne in seguito l’Oratorio di Santa Barbara… Giunsero al termine della loro storia secolare pure la Schola della Beata Vergine della Concezione (ossia quella che aggregava i Centureri della Madonna di Burano. Rimangono ancora due registri molto interessanti delle “Entrate ed Uscite della Schola”); venne soppressa la Schola di San Martino sorta nel 1682; la Schola delle Anime del Purgatorio(ha lasciato un unico “Registro dei ricoveri della Schola”); la Schola di San Nicolò e Sant’Antoniodalla quale i Francesi prelevarono cioè rubarono: “… un Giglio d’argento del peso di 7 once nette …”;la Schola e Suffragio dei Morti; e la Schola di San Rocco che gestiva il primo altare in chiesa entrando a sinistra, dal quale i Francese predarono tutta una serie d’oggetti: “… una lampada mezzana del peso di 80 once nette … una statua di getto di San Sebastiano dal peso di 90 once nette … una detta di lastra rappresentante San Rocco del peso di 55 once nette … due bordoni con cappellini del peso di 19 once lorde … un paio di stivali del peso di 14 once nette … una Corona da capo del peso di 6 once nette … un diadema ad uso della statua di San Rocco dal peso di 2 once nette…”
Che ve ne pare ? … Burano pur essendo un’isoletta non mancava di certo di storiche e partecipate realtà aggregative.
E non fu tutto …. Venne soppressa e chiusa anche la Schola del Santissimo Rosario(fondata nel 1621) che possedeva in San Martino una bella “Madonna vestita”e tutta una serie di oggetti che il Commissario Francese raccattò e prelevò elencandoli ancora una volta diligentemente: “Una Croce con anima de legno del peso di 40 once lorde … Quattro candelieri ridotti in 20 pezzi del peso di 118 once nette … Una lampada grande del peso di 144 once nette … Tre lampade piccole del peso di 44 once nette … una Pace disfatta del peso di 12 once nette … una Corona da capo dal peso di 14 once nette … una detta piccola dal peso di 6 once nette … un piccolo Globo dal peso di 1, ½ once nette … uno Scettro di foglie d’argento con legno che pesa 3 once lorde … quattro piccoli Reliquiari animati di legno per un totale di once 52 lorde …”
La stessa Schola del Rosario comunque “mai spenta del tutto”, attestava ancora nel 1885 di continuare a lucrare in qualche maniera delle numerose "Indulgenze concedute dai Sommi Pontefici alli Confratelli e Consorelle della Compagnia del Santissimo Rosario di Burano"… Sono duri da “forgiare e mettere sotto” i Buranelli …
Rimase attiva in isola, come ovunque in giro per Venezia e l’Italia, la sola Schola del Santissimo o Compagnia del Corpo del Signore o del Corpus Domini che annoverava 400 iscritti tutti di Burano. Sopravvisse allo sfacelo generale perché considerata un’Associazione “d’utilità sociale”: si occupava, infatti, del sostentamento dei numerosi poveri dell’isola gestendo la Fabbriceria delle chiese di San Martino e Santa Maria delle Grazie. In realtà amministrava scarsi beni rimasti e le modeste offerte dei pescatori Buranelli appena sufficienti a mantenere attivo il culto con le sue attività collaterali. Fra le altre cose, la Schola del Santissimopagava per mantenere accesa giorno e notte la lampada accanto al Tabernacolo in chiesa, accompagnava “il Sacramento”a casa dei Buranelli infermi concedendo specifiche indulgenze, e si occupava dell’insegnamento della Dottrina Cristiana a 300 maschi e 350 femmine … I filo Francesi commentarono:“…tutto compreso la Schola male non fa ai Buranelli”… e forse neanche s’accorsero dei danni indiretti che provocò sulla fragile economia dell’isola la cancellazione della presenza secolare dei Monasteri, Monache, Preti e Chiese. Attorno a loro, infatti, s’era creata tutta una fitta rete di servizi e una serie di forme di sussidiarietà reciproca che erano state espletate e alimentate per secoli … Insomma: tutte quelle grandi e piccole realtà Religione ed Ecclesiastiche in maniera più o meno indiretta avevano contribuito a dare anche da vivere a parecchi dell’isola.
I rappresentanti dei Francesi provvidero inoltre a inventariare scrupolosamente tanti altri beni presenti a Burano: “In “Contrada de Cào Molèca” si registrò al n° 214 una casa con bottega della Comunità di Burano … c’erano accanto le case con bottega e corte di Giovanni e Bortolo Gianolla detti: “Fòlpo”; poco distanti c’erano quelle di Giuseppe Baronzelli, Bernardo Vidali, Giovanni Basadonna, Nicola Mioni detto: “Speziale”, Francesco Rossi detto: “Cùcola”, Marco Tagliapietra detto: “Sùcca”, Antonio Orio detto: “Stramassèr” e di Liberale Costantini detto: “Bacièri” ... Nella “Contrada della Piazza” davanti alla chiesa Parrocchiale sorgeva il Cimitero del Comune di Burano … Mentre nella Contrada o Càvo dei Morti c’erano altre case con bottega e corte di Giovanni Trevisan detto: “Cimiliàn”, di Gaetano Antonelli, Girolamo Baffi, Andrea Corner, Giovanni Gianolla e l’orto, casa e osteria di Angelo Toselli detto: “Pèrla” ... Al n° 525 c’era la casa ad uso caserma del Demanio Militare, e gli immobili del Prete Angelo Basadonna (possibilmente da incamerare e vendere) ... Nella Contrada di Gòtolo e Rio Piccolo: al n° 610 c’era la casa con bottega del Prete Giovanni Bressanello detto: “Muzionzìni” (possibilmente da incamerare e vendere), e al n° 616: la casa con bottega di Giorgio Bernarche … In Pontinello e San Mauro: c’erano lo Squero di Giovanni Minio detto: “Fèrro”, e le case con bottega di Albano Gianolla detto: “Fabbro”, di Francesco Trevisan detto: “Sècco”, di Maria Tagliapietra detta: “Marùssa”, di Giuseppe Pedrocchi, e la “Casa da Massaro” già passata al Demanio Militare come la casa al n° 841 divenuta Caserma del Ministero della Guerra ... Nella Contrada di San Vito sorge la chiesa di San Vito della Vigna con i vari luoghi annessi, al n° 1060: la casa ad uso Carceri della Comunità di Burano; al n° 1061-1062: la Sede del Demanio Militare; al n° 1073: una casa e luogo terreno ad uso Oratorio; al n° 1090-1091: edifici del Demanio e del Ministero della Guerra utilizzati da Zerbo come fortino; e al n° 1245: casa con bottega e corte di Maria e Bernardo Buono detto: “Spezièr”… Infine nella Contrada della Zuecca di Burano sorgeva: il Monastero, Chiesa, cavana e una casa appatenuti alle Reverendissime Monache Cappuccine di Santa Maria delle Grazie che sono tutti da vendere …”
Nel luglio 1810 Don Giovanni Trevisan Piovan de Buran chiese e ottenne da Domenico Orlandini Vicario Capitolare della Diocesi di Torcello d’interessarsi presso il Ministero del Culto perché le Reliquie di Santa Barbara e San Sisino Martiri venissero preservate da eventuali atti sacrileghi dovuti alla desolazione e all’abbandono in cui versavano i luoghi di San Giovanni Evangelista di Torcello trasferendoli nella Parrocchiale di San Martino di Burano ... Alla fine del gennaio seguente le autorità civili accolsero la proposta del Piovano di Burano disponendo per la “traslazione dei corpisull’altar deSan Roccodella suddetta Parrocchiale di Burano”... Le lungaggini dell’attesa furono dovute al fatto che si tergiversò non poco con una richiesta di pagamento rivolta ai Buranelli per ottenere l’artistico altare dedicato alla Santa (è l’attuale altare dell’Oratorio di Santa Barbara) ... Ogni occasione era buona per far soldi per i Francesi.
Di nuovo alla fine del gennaio 1815, si provvide a stilare un nuovo dettagliatissimo: “Elenco dei locali ed orti da affittarsi dalla Direzione del Demanio di Venezia nei giorni d’asta 12 e 16 febbraio seguenti.”
Per quanto concerneva Burano, si elencavano aln° 15 della lista: “Monastero delle Cappuccine di Burano: locale, chiesa, tre orticelli, e una casetta.”… al n° 41: “Monastero dei Santi Mauro, Vito e Modesto di Burano con magazzeno al n. 113 di Calle San Mauro”… dal n° 73 al n° 76 si elencarono le proprietà della Schola del Rosario di Burano: “ … una caxetta al n° 58 di Calle della Comunità di Burano affittata a Seno Antonio detto: “Garùzolo” per 14:736 annue … un’altra caxetta al n° 146 di Calle Basadonna affittata a Calesseri Liberal detto Molin per 13:00 … una caxetta al n° 207 di Calle Gianella affittata a Vidà Bortolo per 13:304 … e una caxetta al n° 403 di Calle Carabba affittata a Moro Gianni Albano per 15:350”.
Ancora al punto n° 77 della “lista di messa in vendita”si segnalavano: “… una caxetta terrena al n° 270 di Calle Amadi … una stanza terrena al n° 285 di Calle Gallizzi affittata a Carlo Gibaldo per 12:280.” Erano immobili appartenenti alla Schola della Concezione di Burano alla quale s’era provveduto a sequestrare cinque-sei oggetti preziosi frammentati in diversi pezzi.
Ai punti n° 79-80 della stessa lista si elencava: “una caxetta terrena al n°96 di Terranova affittata a D’Este Lorenzo per 40:116 … un’altra caxetta terrena in Fondamenta del Duomo affittata a Rossi Filippo detto: “Malcotto” per 13:00 …” Questi erano tutti edifici appartenenti alla Schola di Sant’Alban di Burano:
Dal n° 81 all’84 si numerava ancora: “… una caxa al n° 27 di Terranova affittata ad Alban Vito detto: “Chinetto” per 7:972 … una caxetta al pian terreno al n° 33 di Calle Frane … una stanza terrena al n° 196 di Calle Gianella … una caxetta in Terranova al n° 226 …” tutte ex proprietà della Schola del Suffragio dei Morti di Burano.
Al n° 85 si segnalarono: “… una stanza terrena in Contrada dei Morti e una caxetta in Contrada del Duomo affittata per 13:00 a Pietro Pippa ...”cose tutte della ex Schola Oratorio di San Silvestro di Burano dalla quale s’erano prelevate anche: “… due piccole lampade, due angioletti dal peso di 5 once nette, e un piccolo Reliquiario da 4 once nette …”
Al n° 86 e 87 c’erani i beni in vendita appartenuti alla Fraterna dei Poveri di San Martin de Buran, ossia: “… una caxetta al n° 225 di Terranova affittata per 15:964 a Liberal Memo, e una casa e bottega al n° 230 della Contrada della Vigna affittata a De Dominici Bortolo per 61:402 ...” (La Pia Fraterna possedeva inoltre un ingente patrimonio costituito da preziosi argenti e opere pittoriche prodotte anche da Cima da Conegliano, Paris Bordon, Maganza e Loth, e gestiva ancora nel 1804 un “Legato Fiscer” e i lasciti testamentari di Nicolò Sagredo Vescovo di Torcello).
Infine … quasi in calce dello stesso elenco al n°88, si segnalò che in una zona adiacente a Burano c’era:“… una caxetta che è stata della Schola del Rosario di Mazzorbo situata al n° 25 presso la chiesa Vecchia di Mazzorbo, affittata a Giovanna Goattina per 19:034 annui”.
Una domanda forse banale da parte mia, ma che credo pertinente e forse un tantino curiosa:“Quanto avranno offerto e di quanto si saranno privati i Buranelli lungo i secoli per mettere in piedi e incrementare tutto quell’ingente patrimonio mantenendo vive tutte quelle forme aggregative ?”
Ve li immaginate poi i Buranelli e le Buranelle di quel tempo costretti a subire tutte quelle angherie, e a vedersi privati di tante cose che faticosamente avevano messo in piedi, realizzato, conservato e tramandato lungo i secoli ? … Io provo a pensarli … quasi quasi ne intravedo e indovino le facce bellicose e arrabbiate … Qualcuno/a avrà di certo stretto i pugni e si sarà trattenuto dal prendere qualcun altro per i capelli come mi è capitato di vedere in isola durante la mia infanzia.
Poi a Venezia e in Laguna, e perciò anche a Burano giunsero gli Austriaci ... ma questa è un'altra storia.