“Una Curiosità Veneziana per volta.” – n° 169 tratto dal Capitolo 06: “Lampi da Burano nel 1300” dell’autobiografia “Buranèo … e Prete per giunta” di Stefano Dei Rossi.
“Strano connubio fra Burano e Santa Marta di Venezia.”
… E siamo già ai fatti di Giacomina Scorpioni “Onesta Matrona” e Conversa Professa Benedettina del Convento di San Mauro di Burano, che nel 1316 fondò col permesso del Vescovo di Castello Giacomo degli Albertinie con l’aiuto dei Nobili Filippo Salomon e Marco Sanudo Torsello la chiesa col titolo di Sant’Andrea Apostolo e Santa Marta Verginenel Sestiere di Dorsoduro a Venezia (la Santa Marta nel quartiere del Porto dove abito adesso io) con accanto un “Hospeàl par poveri infermi della Contrada e par Pellegrini de passaggio a Venessia”.
In cambio la Monaca avrebbe versato un annuo e perpetuo censo al Capitolo dei Preti di San Nicolò dei Mendicoli, ma avrebbe avuto anche facoltà d'essere Priora a vita della nuova istituzione, e di provvedere a scegliersi un proprio Confessore, ed eleggere la sua successione ... Dopo la sua morte tutto il complesso sarebbe andato in eredità al Nobilhomo Filippo Salomon e ai suoi eredi … Si decretò inoltre: “… che tutti gli abitatori dell'Hospedal fossero tenuti a pregar Dio per l'Anime di Marco Sanudo Torsello “primo benefattore”, e di Filippo Salomon Protettore e Procuratore.”
Fu Giovanni Zane Vescovo di Caorle a porre entusiasta la prima pietra della nuova Chiesa-Ospizio, ma poi i lavori procedettero a rilento per mancanza di fondi, tanto che i Preti Capitolari di San Nicolò chiesero al Vicario Generale del Vescovo di Castello di minacciare di scomunica la Monaca Scorpioni se non avesse portato a compimento al più presto l’opera che aveva iniziato accogliendo i poveri della Contrada come aveva promesso.
La Monaca Scorpioni di rimando si appellò al Patriarca di Grado, e nel 1316 ottenne dal suo Vicario una sentenza favorevole che contestava il provvedimento ingiusto emesso nei suoi confronti dal Vicario del Vescovo di Castello che l’aveva scomunicata … Alla fine della fine: nel 1318, la stessa Monaca finì col litigare con i Preti di San Nicolò dei Mendicoli che la convocarono a Giudizio davanti al Vescovo di Castello richiedendo di rescindere quanto s’era stabilito con loro ... Il Vicario confermò i patti stabiliti, e obbligò la Monaca Scorpioni ad accettare i poveri nel nuovo Ospizio de Sant’Andrea e Santa Marta.
Suor Giacomina Scorpioni comunque non disarmò, e presentatasi davanti al nuovo Vescovo di Castello Giacomo impetrò e ottenne dallo stesso la grazia di poter mutare l'Ospitale in Monastero ospitando alcune Monache provenienti dall’isola ormai quasi abbandonata e sommersa dalle acque di San Lorenzo d’Ammiana ... Il primitivo progetto dell’Ospedale di Contrada venne così abortito nel giugno 1318 a favore della costruzione di un ennesimo benestante Monastero: le Monache avrebbero potuto eleggersi la propria Abbadessa, e: “…scegliersi un Sacerdote che alle Religiose ivi adunate così inferme come sane amministrar dovesse tutti gli Ecclesiastici Sacramenti, obbligando il Monastero all' annuo censo di una libbra di cera da offrirsi al Vescovo Castellano nella solennità di San Pietro … Il giorno primo del susseguente luglio Giacomina Scorpioni Fondatrice e Padrona del Monastero dei Santi Andrea Apostolo e Marta Vergine da essa fondato elesse da presentarsi per Abbadessa del detto Monastero: Margarita Trivisana Monaca Benedettina in San Lorenzo dell'Isola d'Ammiano … e perciò le Monache colà introdotte abbracciarono, e professarono poscia la Regola di San Benedetto ... Restò nel giorno penultimo d'ottobre confermata la nuova eletta Abbadessa dal Vescovo Castellano, il quale nello stesso giorno decretò che dovessero le Abbadesse di Santa Marta in avvenire far presentare al Nobilhomo Filippo Salomone o ai di lui eredi ogni anno in perpetuo una rosa di seta quasi in risarcimento del Jus ch'egli perdeva d'istituir la Priora dell'Ospitale, e che onestamente fosse ricercato il di lui assenso, o de' suoi eredi nel caso dell'elezioni già consumate dell'Abbadesse ... Inutilmente insorse con nuove pretese il Collegio Capitolare di San Nicolò dei Mendicoli, ma dopo brevi contese le parti convennero egualmente d’accordarsi in pace.”
In un documento del 13 luglio 1330, infatti, si legge: “… i possedimenti del Convento di Santa Marta si estendono dalla palude dell’isola di San Giorgio in Alga fino ad un orto lungo 20 passi e largo quanto vorranno giudicare giusto gli Ufficiali del Piovego, purchè non nuoccia al passaggio del vicino Canale di Comenzera …"
Le Monache, insomma, s’erano impossessate praticamente dell’intera zona periferica e terminale di Venezia alla Punta de i Lovi e Santa Marta con buona pace del Capitolo dei Preti di San Nicolò ... e anche dei poveri della Contrada che rimasero in balia di se stessi.