“Una curiosità Veneziana per volta.” - n° 175.
“SACCA SESSOLA … o l’ISOLA delle ROSE e GIARDINO J.W.MARRIOTT.”
Sacca Sessolaè una delle isole più grandi, e la più giovane in assoluto, l’ultima nata della Laguna Sud di Venezia, anche se è stata soggetta a diverse metamorfosi in poco più di un secolo di vita. E’ sorta su una secca naturale della Laguna: ilCodas di Reziol, un ramo ad ovest del Canal Rezzodi fronte a Malamocco, non lontano dalle isole di San Clemente e Sant’Angelo delle Polveri, e dall’ormai diventata di moda di recente la famosa isola diPoveglia. Come sapete, i “secchi e le sacche”come da costume secolare dei Veneziani sono sempre stati luoghi di discarica di rifiuti e soprattutto edilizia, da dove spesso sono nate nuove terre emerse “imbonìe e bonificàe”utilizzate in seguito dai Veneziani a scopo abitativo: vedi Sacca Fisola, Sacca Serenella a Murano, Sacca San Biagio e Sacca San Girolamo ... Nel caso di Sacca Sessola il Governo Austriacoche occupava Venezia decise nel 1860 di scavare i fondali e costituire una nuova Stazione Commerciale e Marittima a Santa Marta in fondo (o all’inizio se volete) del Sestiere di Dorsoduro(i lavori terminarono dieci anni dopo). Ne risultò perciò un cumulo di fanghi di scavo e risulta, e una serie di detriti e macerie che riempirono 16,03 ettari di Laguna. Sulla secca imbonita lungo il Canale denominatoSessolaper via della sua forma oblunga che richiamava quell’attrezzo“par seccàr a barca”dall’acqua, nacque così l'isola artificiale di Sacca Sessola... o forse fu la forma oblunga dell’isola a dare il nome al tutto e anche al canale.
Boh ? … Oggi comunque la si riconosce subito nella Laguna Sud per via di quell’insolita Torre dell’acqua, che la caratterizza e distingue dalle altre isole lagunari circostanti.
Nel luglio 1875 l’isola inizialmente di proprietà della Regia Amministrazione venne ceduta in convenzione al Comune di Venezia che adibì diverse parti a colture agricole con orti e vigneti, e ad area con capannoni per il Deposito Generale dei Petroli: l’attività continuò fino al 1892.
All’inizio del 1900, invece, Sacca Sessola venne trasformata in lazzaretto a causa dello scoppio del colera a Venezia. Tre anni dopo, nel 1903, iniziò un progetto per stabilire a Sacca Sessola un Ospedale per Malattie Contagiose endemiche, e l’anno seguente ancora alcuni capannoni vennero ristrutturati e convertiti ad uso ospedaliero. Le trasformazioni e i lavori proseguirono fino al 1909, e dal 1911 si decise di cambiare la destinazione dell’intera isola destinandola a: "Tubercolosario San Marco".
Nel 1913 si stava ancora lavorando: vennero costruite in stile romanico la Cavana per le barche, la Casa del Direttore, e si sistemò e ridistribuì ancora una volta la colonia agricola … L’anno seguente avvenne l’inaugurazione dell'Ospedale San Marco dovevennero trasportati i malati di tubercolosi ospitati da tempo nella vicina Isola delle Grazie(proprio di fronte, distante poche vogate). Durante la Prima Guerra Mondiale il Sanatorio venne chiuso, e riaperto in seguito a spese dell’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Socialeche lo ricostituì nel 1920 come nuovo ospedale in stile architettonico RazionalistaFascista costruendo anche la chiesetta neogotica nel 1921. In quello stesso anno Pietro Bazzani figlio del celebre organaro Alessandro, intervenne per restaurare l’organo della chiesa, e si collocò dietro l’altar maggiore un organo Bazzani proveniente dalla Cappella dei Mori. Poi venne spostato per volontà del Patriarca La Fontaine, e rovinato dalla pioggia filtrata dal tetto venne smontato e deposto in magazzino dove se ne persero le tracce.
Nel 1923 si costruì un Padiglione Ricreativo, e quattro anni dopo il Comune donò l'isola ad un Ente Statale(il futuro INPS)affinchè si costituisse un nuovo ospedale capace di 300 posti: il Tubercolosario più grande di tutto il Nord Italia(anche di quello più famoso di Vittorio Veneto). La TBCla cui diffusa propagazione era dovuta forse alle scadenti condizioni igieniche personali e delle unità abitative e lavorative comuni, e chissà forse agli esiti imprevisti della prima Rivoluzione Industriale, era considerata “la Peste del 19° secolo”. Si ammalavano facilmente un po’ tutti: lavoratori di fabbriche di fiammiferi, cererie e Tabacchi, ortolani e contadini, Gondolieri degli Stazi e dei Traghetti, anche se secondo una statistica del 1911 redatta da Raffaello Vivante Ufficiale Sanitario di Venezia, fra 1900 e 1910, primi dieci anni di diffusione della TBC in Laguna, morirono 2.710 persone in prevalenza (2.485) donne tra i 15 e i 25 anni che vivevano soprattutto in casa e ambienti grami e superaffollati.
L’idea sanitaria prevalente di quell’epoca era che l’aria salmastra e umida con la brezza marina della Laguna, al pari dell’ “aria raffinata di Montagna”, fosse un’“aria buona e un toccasana” utile insieme a un’adeguata nutrizione per rallentare il decorso del morbo, e forse anche per guarirlo riducendone i danni polmonari. Era un’idea un po’ aulica ed empirica, poco fondata su dati e costatazioni scientifiche in verità, ma in mancanza di meglio si considerava “terapia efficace” anche: rimanere immersi e camminare a lungo nell’ombreggiato Verde Naturale. Non era sbagliata come intuizione, perché le Piante nascondono rimedi il cui potere neanche sospettiamo e immaginiamo. Basti pensare che anche molti farmaci odierni sono di diretta derivazione dai Vegetali ... ma forse serviva qualcosa di maggiormente efficace.
Si dice che al culmine della stagione di maggiore efficienza dell’isola quando possedeva strutture terapeutiche allora considerate all'avanguardia, con l’aria salubre continuamente spazzata e corroborata dai frequenti venti di Scirocco, e gli orti, il frutteto, il vigneto, le mucche al pascolo, l’acqua potabile e il forno da pane che la rendevano autonoma; fossero ospitati 800 addetti e ben 600 degenti, e Sacca Sessola era considerata un centro fra i più apprezzati di tutta Europa (addirittura ?).
Nel 1931 s’iniziò la costruzione moderna “ad ali simmetriche” del nuovo Ospedale Sanatoriale Pneumologico Achille De Giovanni capace d’ospitare 440 malati, che venne inaugurato in pompa magna nel 1936. All’inaugurazione presenziò il Re Vittorio Emanuele III(esiste un filmato dell’evento realizzato dall’Istituto Luce, e si pose nell’occasione una doppia Croce Lorena sull’ingresso della darsena più interna). Intorno ai padiglioni si realizzò il grande parco, una centrale termica, depositi, officine, stalle e orti, la torre idrica, gli alloggi per il personale sanitario, e il “Dopolavoro” col cinematografo (trasformato oggi in Ristorante)… Dieci anni dopo si costruì un altro edificio per il personale, per la cui edificazione vennero abbattuti alcuni padiglioni ancora funzionanti del vecchio ospedale.
Nel 1962 i posti letto in uso erano meno di 300, cioè: 190 per i maschi e 100 per le femmine, con la possibilità di lunghe degenze, come da cronicario. Fino alla fine degli anni '70 Sacca Sessola era collegata a Venezia da un regolare servizio di linea con vaporetti A.C.N.I.L., e alla Giudecca esisteva un “Padiglione Vitali Antitubercolare” con sette postiletto maschili che faceva riferimento e fungeva “da ponte” per la degenza in isola. Era gestito da sei Suore Francescane di Cristo Re con l’assistenza spiritualmente dei Frati Cappuccini del Redentore, che garantivano il Servizio Religioso anche nell’isola di Sacca Sessola.
Giunto il 1979, e a seguito della grande riorganizzazione del patrimonio sanitario insulare Veneziano e Nazionale, l'Ospedale di Sacca Sessola cessò la sua attività iniziando un progressivo abbandono e degrado in attesa di destinazione futura, che accadde solo nel 1981 quando la proprietà dell'isola venne ritrasferita al Comune col vincolo di destinarla ad usi indicati dall’USSL di Venezia.
Tradotto in pratica: non se ne fece niente, e fino al 1992 il Comune utilizzò l’isola come deposito di materiali per la Biennale d’Arte, pagando ditte di trasportatori che facevano la spola avanti e indietro con le Corderie dell’Arsenale e iGiardinetti sedi espositive della stessa Biennale. Solo più tardi e cambiato il “vento politico”, il Consiglio Comunale di Venezia affidò l'isola in concessione all'Associazione Venice International Center for Marine Sciences of Tecnologies delle Nazioni Unite che si occupava di promozione e ricerca nel campo della Scienze e della Tecnologie Marine … Intanto passavano e imperversarono nell’isola i soliti vandali anonimi, che facevano manbassa di quanto rimasto, sgangherando del tutto la già rovinosa isola.
A poco servì che l'isola fosse presieduta giorno e notte da un guardiano dei Frati Cappuccini del Redentoreattorniato da un bel gruppo di cani furibondi … Né che per un certo tempo vi abitasse un certo Frate Policarpo che visse lì a lungo: “come un romìto” ...Qualche vecchio pescatore lagunare incallito parlando dell’isola diceva insolitamente: “la Sessola” per indicarla, e la ricordava come: “luogo de tutti e de nissun, pien de rovine, erba alta, e verde selvadego abbandonato a se stesso”.
E si giunse il 1990, quando ci fu un nuovo tentativo di ripresa della vita dell’isola da parte del Gruppo CIT che la comprò per realizzarvi un Grand’Hotel di lusso, la cui inaugurazione si fece con una grande festa in maschera affacciandosi sulla Laguna. Il gruppo finanziario però crollò ben presto lasciando un miliardo di euro di debiti, i lavori rimasero incompleti, e i luoghi arredati e decorati a metà, ma soprattutto l’isola tornò ad essere desolata e vuota.
Nel maggio 1995 ci pensò l'ufficio U.N.E.S.C.O. di Venezia in collaborazione con l'E.S.A.V. Regionale a far qualcosa, e si provvide alla manutenzione delle rive, e a salvare alcuni edifici effettuando urgenti interventi di restauro. Si preservò il patrimonio arboreo, e si evitarono per quanto possibile i saccheggi vandalici sempre incombenti: era vietato sbarcare sull'isola senza un regolare permesso.
Ma chi rimaneva o girava per controllare ?
Tutto questo proseguì fino al 2007 quando il Gruppo CIT venne rilevato per 120 milioni di euro tramite una procedura di liquidazione straordinaria da Soglia Hotel Group, assistita finanziariamente da Aareal Bank AG che da quel momento ne divenne proprietaria a tutti gli effetti. Iniziò così una certa ripresa col restauro dei diciannove edifici, che si concluse con l’apertura del 19 marzo 2015.
Da Sanatorio abbandonato l’isola è diventata albergo-ritiro-gioiellino di lusso a 5 stelle con ampio spazio rimasto aperto e accessibile al pubblico Veneziano e non… Nel maggio 2016 l’Hotel è diventatoil primo hotel italiano e primo resort in Europa dall’omonima ed esclusiva catena alberghiera Americana: JW Marriott Venice Resort & Spao Isola delle Rosecome recita un insegna cubitale che ti si para davanti appena sbarchi nell’isola.
Che c’entrano le Rose con Sacca Sessola ? … Sembra che ai tempi della lotta antitubercolare, oltre agli annulli filatelici emessi per raccogliere fondi, si usasse vendere anche delle rose per finanziare quella specifica campagna di prevenzione contro la TBC.
La pubblicità dell’ Hotel recita: “Ritiro cioè Rifugio di lusso in isola privata per soggiorni romantici, lune di miele con tramonti suggestivi traboccanti di colori, o vacanza familiare dove fuggire dall'ordinario in posizione mozzafiato sulla Laguna.”… E’ proprio bella l’isola: “un po’ volutamente da fiaba”, contornata datamerici e salicornie come nella migliore tradizione Lagunare delle isole. Volendo e potendo è anche possibile trovare modica sistemazione da 283 euro a notte, fino aa occupare una super raffinata e lussuosissima sistemazione De Luxe RoomMarriott International Rewards dal costo di 3,430 euro al giorno.
Sono 32.000 mq quelli occupati dagli edifici interconnessi e abitabili: esistonocinque distinte esperienze di alloggio o “accomodation”in angoli appartati dell'isola: “l'Hotel, La Residenza, La Maisonette, L'Uliveto e Villa Rosa”. Ci sono poi 4 ristoranti con cucina internazionale e locale(Sagra, Dopolavoro, Giardini, Cucina Daily), 3 bar (Dispensa, Rose, Sagra), Sapori Cooking Academy, darsene con “marina house”, eliporto, chiesetta romantica chiusa al culto ma disponibile per ogni tipo di eventi e cerimonie private (anche una bella cenetta al lume di candela se fosse il caso in location inconsueta) … Ci sono ancora spettacolari terreni di aree verdi con un tripudio di piante tropicali e mediterranee, 6 orti (”l’Orto Albero, l’Orto Fiorito, il Quattro Q, l’Orto Solo, l’Orto Sinergico e la Serra”), giardini, roseti, prati tosati con cura e pettinati “all’inglese”, e l’Ulivetocon più di 100 piante che un tempo provvedeva alle esigenze del Sanatorio, e oggi produce ancora più di 100 litri d’olio annui.
Ci sono ancora: club per bambini e famiglie, sport acquatici, massaggi, trattamenti rigeneranti nel centro benessere, piscina con vista panoramica a 360 gradi sullo skyline Veneziano e la Laguna, e fino a spaziare fino ai Colli Euganei se il cielo è limpido. La piccola cittadella dell’Hotel dispone di 266 camere e suite in stile contemporaneo progettate dallo studio italiano dell'architetto Matteo Thunche ha scelto per i restauri la tecnica “box in the box”, ossia di mantenere i vecchi muri a vista esterni, e di ricostruire agli interni con materiali autoctoni riciclati e creando nuove strutture funzionali arredata in stile moderno.
L’isola a pieno regime è capace di ospitare fino a mille persone fra clienti e i circa 400 dipendenti locali, Italiani e stranieri ... Non credo però che giunga spesso al tutto esaurito e al gran pienone … Chiuso d’inverno, il complesso viene aperto da marzo a novembre per ogni tipo d’evento: anche pic-nic, feste di compleanno, e perfino visite di scolaresche al parco in cui c’è Uliveto: l’unico rimasto dell’intera Laguna Veneziana.
L’isola si può raggiungere facilmente e gratuitamente in circa venti minuti con la navetta ormeggiata ai Giardinetti Reali a soli due passi, proprio due, da Piazza San Marco. Non è raro incontrare in isola dei Veneziani dediti al relax, a prendersi il sole e a rilassarsi passeggiando nel parco di Palme, Gelsi, Salici, Pini, Canfore, Cedri Atlantici, Larici, Bagolari, Ippocastani e molto altro ancora... Corrono le Lucertole sui muretti assolati, nugoli d’insetti si rincorrono es’“imbovolano” nell’aria profumata di salsedine. Intorno all’isola passano pigre barche spinte sui remi e qualche motoscafo lanciato all’arrembaggio della Laguna … In alto volteggiano rauchi Gabbiani diretti oltre il Lido sul mare aperto, mentre qualche Cormorano solitario spadroneggia intorno camminando e zampettando … anzi: quasi danzando sopra alle acque lisce come specchi della Laguna.
Infine … Esiste, tanto per cambiare, una diceria diventata per qualcuno ormai quasi leggenda Lagunare. La diceria racconta che l’isola di Sacca Sessola sia abitata d’inverno, cioè stagionalmente, da degli “Spiriti”… Mancando i clienti in quel posto così ben messo e accogliente, si pensa che abbiano piacere di andarci a vivere loro durante la brutta stagione ... Questo perchè lì se ne possono stare tranquilli, ben discosti da quel pressante casino che portano di continuo i sempre più asfissianti turisti.
Se ne dicono però tante sulla Laguna e sulle isole Veneziane … troppe forse … Buona parte di quanto si va dicendo risulta spesso essere solo “strambotti gratuiti”, ossia banali invenzioni fantasiose, infondate e prive di senso.
“Sacca Sessola di certo è un mondo a parte vinto dal silenzio.”… Questo è vero … Ci sono stato proprio ieri pomeriggio … ed è stata ancora meraviglia … Si prova quell’ebrezza tipica Veneziana, e ti sembra di riconoscere e di riappropriarti di qualcosa di particolarmente tuo, che stavi purtroppo quasi dimenticando.