“Una curiosità Veneziana per volta.” - n° 177.
“Una cruda lettera su quelli di San Marcuola nel 1820.”
(parte quarta: “Rissa e bastoni sotto al Portico di San Marcuola.”)
Dopo il discorso un po’ cervellotico e “bibbiòso” sull’Archivio di San Marcuola esull’effetto “subliminale” dell’azione dei Preti del Capitolosu quelli della maxiContradadi San Marcuola, torniamo a spalancare gli occhi e fissarli sulla concretezza della vita della Contrada parte centrale, quasi“il cuore”del Sestiere di Cannaregio.
Vi sembrerà forse impossibile, ma avvenne una vera e propria rissa con frase veementi, spintoni e nodosi bastoni in mano nella chiesa di San Marcuola: era il marzo 1637. Trecento persone della Contrada divise in due fazioni contrapposte, forse ancora esasperate dalla situazione appena provata dagli anni della Grande Pestilenza Veneziana(quella della Madonna della Salute)accorsero disposte a tutto, anche a “darsele di santa ragione”. C’era di mezzo l’elezione del nuovoGuardiano della Schola del Crocefissodi San Marcuola, e da una parte c’era chi voleva fare le cose per bene, secondo coscienza e giustizia vedendo in quell’opportunità un’occasione per far“dell’autentico bene”all’intera Contrada; mentre dall’altra c’erano … sapete chi ? … i Preti del Capitolodi San Marcuola, tanto per cambiare, insieme ai loro “affecionados”che non intendevano perdere un’altra buona occasione per far soldi alle spalle dei Parrocchiani della Contrada. Insomma: trecento persone finirono per azzuffarsi in chiesa per questo, e dovettero intervenire i Provveditori da Comunche rimisero “con forza tutti inpace”, disapprovando d’Autorità e richiamando tutti, ma senza risolvere per davvero quell’annosa situazione e questione ... Alla fine tutti vennero mandati a casa, e si stabilì che la nuova elezione del Guardiano della Scholasarebbe stata effettuata da un numero ristrettissimo di persone: quelle più assidue … e quelle con qualche incarico all’interno della“gouvernancedella Schola”, cioè i Confratelli della così detta: “Banca della Schola”.
Nell’occasione però i Provveditori da Comundella Serenissimanon mancarono di andare a pescare e riprendere anche ilPiovano di San Marcuola, causa insieme aiPreti del Capitolo di San Marcuoladi “certe vecchie ruggini”con quelli della Schola e della Contrada. Gli dissero di far proprie e rispettare senza limitazioni ed esitazioni quelle che erano le decisioni del Capitolo della Schola: “che era autorizzata a mantenere il proprio altare sotto al portico della chiesa …” e ad effettuare “la propria Processione il 3 maggio di ogni anno, e con la stessa solennità e pompa usata ogni Venerdì Santo” ...
I Provveditori da Comunaffermarono queste cose con un certo tono … altrimenti …
Tutto sembrò risolversi … merito della Serenissima… stavolta.
Dico “stavolta”perché la storia del bisticcio fra la Schola del Crocefisso e ilCapitolo dei Pretiera vecchia e lunga “più de un Passio”… Tutto era iniziato nel 1623 quando il Nobile Alvise Minotto(che fra l’altro non abitava neanche nella maxi Contrada di San Marcuola)diede ordine a sue spese di “far serrar con tavole” un’immagine del Cristo Crocifisso e Redentoreappesa sul muro esterno del campanile di San Marcuola (che oggi non esiste più).
“E’ miracoloso quel Cristo Nero !”si diceva in giro per la Contrada di San Marcuola:“dalle Guglie fino al Rio de Noale”… Era un CristoNero: sì … come la Peste ! … e ne venne fuori subito una nuova Schola-Confraternita di Devozione, con la gente della Contrada che correva, andava e ritornava a venerare quel Crocefisso, a chiedere grazie e salute … e faceva a gara come sempre per offrire elemosine e donazioni.
La cosa inizialmente sembrò funzionare bene, linearmente e con semplicità: i Provveditori da Comun approvarono la novità, e tutti sembravano essere felici e contenti come nelle fiabe … sia i Preti del Capitolo di San Marcuola che percepivano ovviamente la loro parte “del tutto” ospitando “nel loro portico della chiesa quel Cristo Benedetto”; sia quelli della Schola che misero su Mariegola, fecero pagare una Benintrada d’iscrizione di soldi 12 ai nuovi associati, iniziarono a pagare per celebrare Messe su Messe di Suffragio per i loro Morti davanti al Crocefisso, e a ritrovarsi obbligatoriamente in chiesa ogni primo venerdì del mese pagando una quota mensile di soldi 2 a favore della Schola ... Istituirono perfino un “cassellànte” autorizzato dalla Schola che andava in giro per tutta Venezia a questuare per i “buoni scopi della Schola del Cristo Nero de San Marcuola.”… e di soldi ne raccattava … e parecchi.
Tutto bene insomma ? … Macchè !
Il Capitolo dei Preti di San Marcuolainiziò a storcere il naso: “Volete troppe celebrazioni e Messe in chiesa ! … Ve ne concederemo solo una quotidiana ... e già che ci siete e potete, fate mettere su nel campanile una nuova campana “per sonàr Messa” a vostre spese …” dissero a quelli della Schola.
“No problem per la campana !” risposero quelli della Schola,“Ma in cambio ci lascerete costruire in muratura le pareti della nostra Schola sotto al portico della chiesa togliendo quelle vecchie assi del nostro “recinto di legno”.
“Affare fatto !” risposero i Preti del Capitolo, “A patto che non pretendiate di avanzare diritti e pretese su quella specie di Cappella esterna del Cristo che è proprietà della Chiesa.”
“Va ben !” risposero ancora quelli della Schola … e il Patriarca“quasi a sancire la bontà di quella cosa”, permise alla Schola di dotarsi di un proprio Cappellano che avrebbe assistito ogni manifestazione e funzione dei Confratelli … “Però metteremo una lapide sul Portico della chiesa di San Marcuola e della Schola, con su scritto che tutto quanto è stato fatto è stato eseguito a spese dei Confratelli e con le elemosine dei Veneziani ... e vi elencheremo anche tutti i nomi dei Benemeriti.”
“Mmm …” conclusero i Preti del Capitolo di San Marcuoladisapprovando l’idea … ma la lapide si fece e la si mise su in parete.
Due anni dopo perfino il Papa Urbano VI si scomodò ad applaudire il “nobile e devoto gesto” di quelli della Schola del Crocefisso di San Marcuola, e per l’occasione elargì loro un “Solenne Privilegio”: “Chiunque parteciperà ogni venerdì e nell’Ottava dei Morti alle Celebrazioni della Schola del Crocifisso sul suo altare, potrà lucrare buona Indulgenza alle solite condizioni (Confessarsi, ascoltare la Messa, recitare certe orazioni, e fare buona elemosina).”… e i Veneziani attenti e dalle orecchie lunghe accorsero ancora di più: “Certi aiuti sono sempre buoni per affrontare agguerriti e pronti il Mistero dell’Aldilà” si dissero pressappoco … e aumentarono così anche le raccolte di offerte ed elemosine, tanto che ne nacque subito un rognoso conflitto per le spartizioni fra quelli della Schola … e con chi secondo voi ? … Avete pensato giusto: i Preti del Capitolo di San Marcuola.
Quelli della Schola e della Contrada “una tantum” decisero di non soprassedere, e così si andò a processo contro i Preti del Capitolochiedendo di annullare ogni accordo preso con loro in precedenza.
Si attivarono allora i Provveditori da Comun che bocciarono l’iniziativa: “Tutto deve rimanere com’è !” risposero … “e niente rogne in giro per Venezia !” aggiunsero probabilmente … altrimenti …. Anche il Patriarca(scocciato perché aveva ben altro a cui attendere e dedicarsi) rispose a quelli della Schola schierandosi dalla parte dei suoi Preti: “Insomma ! Accontentatevi di una Messa al giorno ! … e dividete tutto da buono fratelli.”
Facile a dirsi … ma difficilissimo a farsi, perché era risaputo che i Preti di San Marcuola non erano bravi a far le giuste ripartizioni … Non sempre le divisioni degli introiti andavano a buon fine … Certe elemosine venivano “magicamente incamerate” dai Preti e basta, e sparivano senza lasciare traccia, e senza soprattutto che si vedesse qualche effetto di quelle donazioni … Ed eccoci allora alla rissa e alla baruffa in chiesa quando giunse il momento di scegliere un nuovo Gastaldo della Schola: era candidato uno che era fin troppo dalla parte e del modo di fare dei Preti ... Quelli della Contrada e buona parte dei Confratelli non lo vedevano di buon occhio … e siccome le parole non erano bastate, si pensò bene di passare alle vie di fatto e alle maniere più risolute.
“E no !” disse la gente della Contrada uscendo per strada insieme a buona parte degli iscritti: “Con le buone o con le cattive: la Schola dovrà essere la nostra Schola !”, e spuntarono i bastoni in mano, e certe grinte focose proprio da contradaioli che misero in subbuglio tutta San Marcuola e metà Sestiere di Cannaregio.
Ve li immaginate solo un attimo ? … Fra Calli e Callette … lungo le Fondamente e i Rii di San Marcuola ? … fuori dai palazzi, dalle bèttole e dalle caxette … Un gran subbuglio insomma.
Nel 1640 però tutto sembrava essersi risolto: i Preti del Capitolo di San Marcuola continuavano ancora a brontolare: “Se volete andare avanti con la Schola: gli iscritti potranno godere dei benefici spirituali ed economici dell’assistenza … ma solo dopo aver versato contributi per almeno sei mesi … e poi non vogliamo che vengano iscritti Moribondi alla Schola per approfittare dei Funerali gratuiti … Chi vuol morire come Confratello dovrà pagare almeno 10 ducati a parte … e solo allora potrà essere accompagnato alla tomba dalla Processione dei duecento Confratelli vestiti in Cappa e dai Preti del Capitolo con i tòrsi (candelotti) accesi … Faremo eccezione solo per gli Annegati Sconosciuti e senza nessuno, che potranno essere sepolti a spese della Schola ... anche se sarebbe meglio che venissero sepolti senza spesa alcuna da quelli del Priorato della Misericordia.”
Che “ticchignòsi e aspri” che erano quei Preti del Capitolo di San Marcuola ! … proprio antipatici.
Non fu di certo un caso se ne venne fuori la pubblica voce che alcuni di quei Preti erano dei “miscredenti eretici e simoniaci”… In qualche maniera il popolino devoto e minuto e alcuni Nobili della Contrada dovevano pur rifarsi nei loro confronti … Quello dei Preti del Capitolo più di qualche volta, in effetti, era un sopruso, un infierire forte, invadente e forse anche presuntuoso sulla sensibilità e la disponibilità di quelli della Schola e della Contrada.
“Il Piovan di San Marcuola è Eretico Quietista !” si cominciò a dire in giro per Venezia, e quel “dire” si fece di giorno in giorno più forte alla fine degli anni ’70 del 1600 fino a diventare denuncia presentata sul tavolo dell’Inquisizione di Venezia…
“Oibò ! … Che stanno combinano quei Preti a San Marcuola ?” si chiesero quelli del Santo Offizio, e così si mossero passi ufficiali nei loro confronti, e s’iniziò ad indagare su: “… parole, fatti, e anche persone dei Preti di San Marcuola”.
Come potete immaginare praticamente non se ne fece niente … tutto andò “insabbiato” o ritenuto irrilevante, anche se qualche Prete del Capitolo deve aver sudato parecchio freddo, perché a Venezia … Prete o non Prete … prima ti davano un bel tiro di corda di tortura … tanto per scaldarsi … e poi s’iniziava a interrogare.
Non ho trovato in giro “condanne esemplari” contro i Preti di San Marcuola … quindi ?
I Confratelli della Schola del Crocefisso da parte loro approfittarono dell’occasione e della transitoria fragilità del Capitolo dei Preti, perciò realizzarono quelle pareti in muratura tutto intorno al Portico di San Marcuola(che oggi non esiste più) la cui esecuzione era stata “baruffa dopo baruffa”rimandata di continuo“in saecula saeculorum … Amen”.
“Guardata che in ogni caso non potrete avanzare nessun diritto su quel luogo ! … Neanche se rifarete tutto e amplierete l’intero Portico.” ribadirono presto e ancora una volta i Preti del Capitolo ripresisi prontamente … Il Consiglio dei Dieci, invece, si schierò dalla parte della Schola: “Essendo Schola antica, Matrice, meritoria e numerosa d’iscritti, la Schola del Crocefisso di San Marcuola dovrà avere la precedenza su tutte le altre Schole in tutte le Processioni … eccetto che sulla Schola del Venerabile Santissimo ovviamente.”
Quelli della Schola “s’impongàrono”(si inorgoglirono) di certo a quelle parole … e anche il Patriarca in quell’occasione si “commosse e fece più benevolo un pochetto”: viste le buone intenzioni di quelli della Schola, concesse loro di aumentare a quattro le loro Messe “sotto al Portico di San Marcuola”… ma solo il giorno della Festa del Crocefisso però ! … e avrebbero potuto aggiungere un’altra Messa nella “domènega ordinàda” ... ed eseguire Esposizioni del Santissimo ogni terza domenica del mese, e nelle due Feste dopo Natale nel luogo della Schola.
“Meglio che niente !”, pensarono di certo quelli della Schola che ottennero negli stessi anni anche d’essere aggregati alla famosissima Arciconfraternita della Morte di Roma: un privilegio “super” per quell’epoca ! … La Schola della Contrada finì quindi col contare tantissimo non solo a Cannaregio, ma in tutta Venezia … Venne autorizzata perfino: “… a sfilar con almeno 100 Confratelli schierati in Cappa Solenne” ... Fu di certo una goduria e una grande soddisfazione sia per quelli della Schola, che per quelli della maxiContrada... anche se per assistere a questo ciascun Confratello doveva versare la quota supplementare di lire 2 da destinare al pagamento di un’ulteriore Messa di Suffragio: … “E dàghea co sti schèi da pagàr de continuo !” … ma allora le cose funzionavano così a Venezia, e non solo in Laguna ... e si andò avanti come sempre e con buona pace di tutti …
E invece no … Si mise di mezzo col suo bellicoso “Guardiano”una Schola della Contrada di San Geremia, appena oltre il Ponte delle Guglie sul Canal Regio delle Guglie che fungeva da confine della maxiContrada allargata di San Marcuola. Quelli del Suffragio dei Morti di San Geremianon volevano saperne di concedere precedenze di alcun tipo a quelli di San Marcuola: “Non se ne parla proprio … Prima San Geremia !” dicevano, anche loro mostrando una certa concitazione e uno strano prurito alle mani.
Intervenne allora il Consiglio dei Diecidella Serenissima: “E basta ! … Se il Suffragio di San Geremia non riconosce il diritto di precedenza della Schola del Cristo di San Marcuola: venga multato di 500 ducati, e vengono applicate altre eventuali multe a giudizio dei Capi dei Dieci !”
Il 13 novembre 1674, infatti, il Guardiano della seguitissima e frequentatissima Schola-Suffragio dei Morti di San Geremiavenne multato ufficialmente per aver violato il diritto di precedenza della Schola del Crocifisso di San Marcuola: dovette pagare e dare 10 libbre di buona cera ai Frati Cappuccini, e altrettante ai Frati Riformati di San Bonaventura di Cannaregio…
Qualche anno dopo ancora, nel 1679, si presentò pure un Fante dei Capi del Consiglio dei Dieci che intimò sia ai Preti del Capitolo di San Marcuola, che alle Reverende Madri Heremiteche abitavano sui tetti della chiesa di San Marcuola (che stavano dalla parte del Capitolo dei Preti), che al Guardiano della Schola del Santissimo di San Marcuola(la Schola numero uno della Contrada come importanza):“di non azzardarsi a toccare e compiere nulla di nuovo sotto al Pòrtego de San Marcuola … anzi: di demolire quanto era stato fatto per impedire il passaggio di quelli della Schola nel Sottoportico del Crocifisso.” ... gli ambienti della Schola del Crocefisso furono quindi salvati, liberati e aperti, e quelli della Schola indubbiamente si ritrovarono a gongolare del fatto d’aver il Doge e la Signoria dalla loro parte.
Finito tutto ? … Non ancora.
“La chiesa sta cadendo !” se ne vennero fuori i Preti del Capitolo di San Marcuola: “Serve rifarla di sana pianta ! … Perciò: via tutti ! … abbatteremo quell’inutile Portico esterno … Rifaremo il tetto del tutto: perciò via anche le Romite che vi abitano nelle soffitte e sui còpi de la cièsa …” precisò il Piovano Bartolomeo Trevisan, “L'Architetto Giorgio Massari è già all’opera … e ricopriremo l'intera facciata di candido marmo ... Dal Pòrtego ricaveremo una nuova bella Cappella ...”
In realtà tutto era già stato pensato ed elaborato già da un pezzo, perché fin dal 1716 i Preti del Capitolo di San Marcuola avevano concessero a quelli della Schola del Crocefisso di costruirsi una nuova sede su di un terreno di loro proprietà, proprio accanto alle case dove abitavano … “a patto però che venga rimossa quella benedetta lapide del 1635 che decantava fin troppo i meriti di quelli della Schola …”
Si costruì allora la nuova sede della Schola del Crocefisso (visibile ancora oggi) proprio di fronte alla chiesa di San Marcuola … e la famosa lapide del 1635 venne finalmente rimossa.
Vent’anni dopo però il nuovo Guardiano della Schola: Bonaventura Barcella insieme a tutta la Banca dei Confratelli ritornò ancora una volta alla carica presso i Preti del Capitolo di San Marcuola: “Vogliamo ricollocare la lapide del 1635 della Schola !”
Ancora ? … Si … No … Si … No … I Preti del Capitolo di San Marcuola andarono a protestare perfino davanti al Consiglio dei Dieci riassumendo tutte le vicende e gli abusi che secondo loro la Schola aveva compiuto dal 1623 in poi ... Niente lapide insomma ?
Non lo so … La Schola del Crocifisso era considerata meritevole dai Veneziani, frequentatissima dalla gente della maxi Contrada di San Marcuola: ogni volta che la Schola organizzava una Via Crucis Solenne, la gente della Contrada accorreva in massa … e lo faceva per almeno 14 volte l’anno ! … La Schola del Cristo aveva un “buon giro di Messe annuali”, a volte anche fin 8 al giorno … Curavano l’Esposizione del Santissimo in San Marcuola, e si preoccupavano“con grazia” delle “agonie dei Moribondi”… tanto da meritarsi più volte il plauso della gente qualsiasi della Contrada e anche quello più roboante e importante dei Provveditori da Comun della Serenissima.
Ultimi lampi: … ancora nel 1791, proprio allo “scadere”della Repubblica Serenissima, quelli della Schola del Crocifisso di San Marcuolaproposero ancora una volta ai Provveditori da Comun una lista di trenta Nobili e Onorati Mercanti desiderosi d’iscriversi nella Schola … Quando, invece, “affondò del tutto e per sempre la Serenissima”, e ogni cosa, iniziativa, istituzione venne vessata, cancellata, quasi strappata e divelta dai francesi … “quelli della Schola del Crocifisso Santo e Miracolosode San Marcuolache apparteneva a tutti quellidella Contrada” consegnarono mestamente le chiavi dei locali con i “sacri arredi” dell’Onoratissima Schola ufficialmente soppressa al Piovano di San Marcuola … Lo fecero ricordando e dichiarando quasi in un’ultima puntata d’orgoglio che: “ … al pian terreno ci sono ben undici quadri inchiodati, e uno nella “stanza piccola”, mentre nell’Albergo Superiore della Schola e perfino su lungo le scale ci sono altri ventuno quadri, e altri tredici incassati nel soffitto.”
Poi tutto si spense … come se si fosse scritta l’ultima pagina di un Libro: tacquero i Preti del Capitolo di San Marcuola “gran baruffanti”… tacquero i Confratelli della Schola“ai quali le lagrime inutilmente rigavano il volto di fronte a quel portone chiuso da dove erano stati malamente buttati in strada”… tacquero gli uomini e le donne della Contrada di San Marcuola che sentirono di aver perso una parte preziosa di se stessi … e tacquero perfino i Morti.
“I Morti ?”, direte: “Ma quelli tacciono sempre !”… E, invece: no … “Anche i Morti avranno gridato grandemente perché pure loro vennero privati indebitamente di tanta supplica e suffragio devoto per le loro Anime da parte dei tanti della Contrada, che per secoli avevano provato a lenire quel loro periglioso quanto misterioso destino eterno …”
Sono flebilissime, quasi insignificanti le vicende di quel che rimaneva della Schola in epoca moderna: … libreria, controverso centro culturale … casa provvisoria per sfrattati … magazzino, e altro ancora … Ma poco importava: la Schola del Crocefisso di San Marcuola non esisteva più.
Se andate a passeggiare oggi in quella che è stata la maxiContrada di San Marcuola, e vi addentrerete senza fretta da quelle parti indugiando dalla Strada Nova per la Calle e Rio Terà del Cristo potrete vedere quanto rimane ancora oggi della Schola del Crocefisso di San Marcuola: sul pilo portagonfalone in pietra ancora esposto appena fuori dell’edificio potrete ancora leggere la data 1668 … e osservare in facciata la scritta: “D.O.M. SCOLA DEL SS.° CROCIFISSO AGGREGATA A QUELLA DELLA MORTE DI ROMA – FONDATA L’ANNO MDCXXXXIIII.” collocata sotto al Cristo Nero in pietra esposto poco sopra.
Il maestoso edificio oggi “morto, chiuso e obsoleto”di certo non riferirà al primo sguardo quel che è stata la sua illustre storia … ma sarà girando e vagabondando nei suoi pressi che si potrà abbandonare alla fantasia e all’immaginazione quasi inseguendo lungo le tortuose Calle della Pagia, Calle del Luganeghèr, Corte Mosto, Calle Soranzo o Correr e Calle del Magazen le voci quotidiane degli antichi abitanti della Contrada … Potrete ancora leggere sui numeri romani di quelle antichissime porte di “caxette a schiera … a ruga” le tracce di quei Contradaioli uomini e donne, vecchi e giovani che si spingevano fuori con grinta e bastoni per recarsi nella chiesa e sotto al Portico di San Marcuola per difendere “la bontà, e i bòni scopi e intenzioni”della loro Schola del Cristo Miracoloso… e ancora, girando e rigirando come una trottola mai stanca fra le pieghe di quella parte “genuina e popolare” di Venezia, potrete anche leggere sui muri i “Nizioletti”: Corte Calle e Ramo Primo e Secondo dei Preti, cioè i luoghi dove abitavano e quasi si sovrapponevano a strati uno sull’altro quei Preti e quel Clero di San Marcuola che la Storia ci ha rivelato così spesso interessato, avido di guadagni, esoso e facinoroso ... ma anche qualche volta voglioso in qualche maniera come il PiovanoRado della lettera di cercare a modo proprio “il bene” di quelli della sua Contrada.
Ci saranno riusciti ? … Avranno reso almeno raccogliticcio, disponibile e devoto quello spicchio del popolo Veneziano … O forse no ? … O avranno forse istigato quei Preti a ribellarsi, a contrapporsi, ad arrabbiarsi e schifarsi per quella loro premura “da scadente pastore” che leggevano nella loro vita e nel loro atteggiamento “molto Preteresco e poco Sacredotale”…Anche se alla fine bisogna ricordare che quel Piovano della Contrada se l’erano scelto proprio loro, ed era stati sempre loro a proporlo al Patriarca per essere eletto.
Mi piacerebbe a volte poter leggere dietro alle note storiche di quello che è stato il modo di sentire e pensare di quei Veneziani qualsiasi di ieri … Purtroppo di loro sono rimaste fin troppe effimere tracce ... e solo qualche eco assopita impressa o nascosta sui muri e nelle ombre delle calli della Contrada.
“Còssa ti vol farghe ? … Venezia xè cambiada … Non a xè più quèa che ti conti nostalgico … Ancùo a xè tutt’altra ròba.”
“Sì è vero … Però rimane quella sorta di trasparenza, di velina in controluce e di filigrana che non si deve mai smettere di raccontare … Sono come i versi di una vecchia filastrocca tanto gustosa quanto curiosa che meritano d’essere dette e ridette, quasi cantate e fatte girare come un’arcana trottola senza mai stancarsi … E noi Veneziani siamo a volte come dei bambini divertiti, che di fronte a tante storie non siamo capaci se non di dire: “Ancora ! … Ancora !”
Fine della quarta parte/ continua con la quinta: “Chiese, Oratori, Sacre Reliquie e Schole della maxiContrada di San Marcuola.”