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“Le quattro cose che sappiamo tutti sulla maxiContrada di San Marcuola.”

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Una curiosità Veneziana per volta.” – n° 182.

“Le quattro cose che sappiamo tutti sulla maxiContrada di San Marcuola.” - (settima parte)

E’ per amor di completezza che continuo a dire e precisare ancora sulla maxi Contrada allargata di San Marcuola … L’ho scelta qualche tempo fa “un po’ per caso” a partire dall’incontro con la curiosa lettera del 1820 di Don Rado Piovan di San Marcuolascritta al Patriarca Pieker, e mi ritrovo ancora qui a dire e ridire ... e non ho ancora terminato. Venezia lo sapete è inesauribile, è come una matrioska vestita da Gondoliere dentro alla quale ce n’è sempre una in più da aprire e scoprire: sembra non si possa mai arrivare a vedere l’ultima.

Provando allora un po’ a ricapitolare e dirla un po’ “tutta”ricordo brevemente quelle cose comuni che di solito sanno tutti i Veneziani sulla maxiContrada allargata di San Marcuola ... la cui titolazione e dizione completa del nome sarebbe: “Sant’Ermagora e Fortunato Martiri”, sintetizzata “alla Veneziana”in: “San Marcuola”… così com’è toccato al nome di San Trovaso: concentrazione dei nomi: “San Gervasio e Protasio”, e a quello di Sant’Eustachio diventato: “San Stàe”, o di “San Stìn”: crasi di Santo Stefano piccolino, cioè San Stefanin ... Venezia è sempre Venezia.

Vi dicevo che San Marcuolaè stato “il polo centrale e il punto di convergenza”di tutta la grande Contrada allargata di questa parte del Sestiere di Cannaregio. Quasi tutti i Veneziani sono stati per secoli “zènte de cièsa”(chi più e chi meno), perciò trovava sbocco nelle quattro chiese della maxiContrada la loro devozione personale e comune: San Marcuola, Santa Maria Maddalena, San Lunardo e Santa Fosca ... come “un unicum” correlato insieme.


San Marcuolainizialmente si chiamava Santa Maria Assunta, ed è stata fondata di sicuro qualche secolo prima dell’anno 1000 probabilmente in concomitanza con l’arrivo in Laguna dei profughi reduci dalle invasioni dei Longobardi in Terraferma. Il nuovo titolo dato alla chiesa, infatti, tradisce l’origine del loro posto d’origine, perché Ermagora e Fortunato erano Martiri Aquileiesi. Il titolo cioè di San Marcuola fu inizialmente un richiamo forte alla primitiva provenienza di quelle persone.In ogni caso, San Marcuola fu di certo una delle prime Contrade Veneziane a costituirsi come prolungamento ed espansione del cuore commerciale dell’Emporio Realtino e Marciano in una zona depressa di Venezia che era ancora in parte palustre e in fase di bonifica denominata forse: Lemenèo (fangòso ?), soggetta di frequente anche agli effetti d’incendi e calamità naturali. I documenti del 1070 parlano di un: “… palus Sancti Hermacorae … que iacet inter Lechi et rivum de strop(pie) [?] …” una palude, “un palùo fra le stòpe”: fra le canne insomma, su cui si costruì la Contrada e la nuova chiesa.

Fin da subito sembra ci siano stati in zoma dei boss”socio-commerciali e quartierali unificanti che guidavano e tenevano in mano le sorti del posto: i Nobili Lupanizza e Memmo, che: fecero far un palazzo a San Marcuola, e lì abitavano …”(secondo il Caroldo: nel 1230 alla visita a Venezia dell'Imperatore Federico, il Palazzo dei Memmo di San Marcuola era fra le case più nobili, famose e belle: “… allora stimata più grande et meglio adornata delle altre”. In seguito passò in proprietà ai Martinengo che rifabbricarono il palazzo in proporzioni più modeste).

Intorno e insieme a costoro si coagularono e andarono a risiedere fin da subito con le loro attività, magazzini e laboratori anche alcuni Artieri e Commercianti: soprattutto Linaroli e Tessitori ... e anche gli Ebrei… Fu da allora che San Marcuola divenne non solo Paròcia” e Collegiata di Preti con la gente del posto che si eleggeva il proprio Piovano, ma anche: Chiesa Matrice” cioè di riferimento per i Veneziani di buona parte dell’area Sestierale di Cannaregio ... Giuridicamente però la chiesa era soggetta al Vescovo di Olivo o Castello che risiedeva dall’altra parte di Venezia: nella Contrada del Vescovo a San Pietro di Castello. Era lui, infatti, a confermare e immettere nel loro ruolo i Piovani di San Marcuola.

Aggiungendo qualche altra nota, c’è da dire che lungo i secoli la chiesa di San Marcuola si arricchì di ben nove altari: le pareti del Presbiterio dell’Altare Maggiore vennero abbellite e decorate da due superbe opere del Tintoretto: “L'Ultima Cena” e “La lavanda dei piedi”… e accanto a queste non mancò l’apporto artistico dei vari: Palma, Leonardo Corona, Paolo Farinato, Domenico Gimnasio, Ermanno Stroisi e del Tiziano che dipinse: “Il Bambino Gesù con Sant’Andrea e Santa Caterina”, di Giuseppe Camerata che realizzò un “Cristo sale al calvario”, di Giovambattista Crosato che dipinse: “Cristo alla colonna”, Nicolò Bambini: una “Crocefissione” per la Cappella del Crocefisso, un’“Annunziata” e un “San Giuseppe” del Padovanino, due quadri bislunghi di Francesco Migliori sopra il pulpito, una “Salita al Calvario” di Carlo Loth, e un’“Orazione nell’Orto” e una “Cattura del Cristo” di Alvise Dal Friso(opere per la maggior parte oggi raccolte nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia).

Che ve ne pare ? … Insomma San Marcuola era un bijoux, una piccola galleria d’Arte quasi del tutto tappezzata da pitture e coloratissimi teleri: era la famosa Biblia Pauperum appesa a disposizione e per l’apprendimento dottrinale e catechetico dei Veneziani ... che analfabeti in buona parte, entravano in chiesa e “vedevano, capivano e imparavano”.



La chiesa della Maddalena, invece, mi è sempre stata simpatica per la sua storia e le sue vicende, oltre che per la figura singolarissima dell’enigmatica e controversa Maddalenache non poteva non essere presa in considerazione dal nutrito Santorale Devozionale Veneziano.

Anche la chiesa della Maddalenaha origini incerte simili a quelle di San Marcuola: la sua primitiva presenza è collocabile intorno alla stessa epoca iniziale ... Flaminio Corner prima e Francesco Sansovino poi spiegarono che era già presente nel 1222 come Oratorio privato della Nobile famiglia Baffo (che faceva parte del Maggior Consiglio della Serenissima e abitava in Contrada in un palazzo con torre che divenne il campanile della chiesa della Maddalena. Una Cecilia Baffo forse dodicenne, venne fatta prigioniera con suo padre nel 1500 dal pirata Khai al Din detto Barbarossadurante un viaggio commerciale. Portata nel Serraglio e convertitasi all’Islam col nome di Nur Ban: “Principessa della Luce”, divenne la favorita del Sultano Selim II, moglie legittima e madre di Murad III che governò i Turchi fino al 1595. Di sicuro influenzò la politica Ottomana a favore di Venezia.)

I primi Piovani ad officiare la Maddalenadivenuta anche lei piccola Contrada furono: Prè Francesco Bevilacquae Prè Daniele Vendelino… ma solo diversi secoli dopo, nel 1701, col Piovano Prè Giovanni Marchioni“persona erudita molto coltivata”, si diede inizio al rifacimento settecentesco della chiesa che vediamo oggi. E’ stato Prè Francesco Ricciardi Prete Titolato e poi Piovanodella Maddalena a rifare in marmo i vecchi altari di legno, a far innalzare ulteriormente l’antica torre-campanaria dei Baffo, e a demolire quasi del tutto la vecchia chiesa. Il progetto affidato a Tommaso Temanza(finito sepolto in chiesa) prevedeva un’originale rifabbrica a pianta circolare (esagonale in realtà) con cupolino emisferico e lanterna. Serve ricordare che essendo quell’epoca quella“Illuministicae della Ragione” si pensò bene di apporre sul frontone in facciata un “Occhio Mistico Trinitario” con due iscrizioni: “Sapientia Aedificavit sibi Domum” e “Post tenebras spero lucem”, che diedero atto per secoli a illazioni e spiegazioni le più disparate e improprie possibili.

Fin dall’antichità il simbolo dell’“Occhio”ha sempre significato la volontà di conoscere e comprendere il valore misterioso del Malee del Bene, oltre che la consapevolezza dell’Onniscienza di Dio: “che vede tutto e tutti”. L’occhio era inoltre simbolo della volontà dei Fedeli di considerare e osservare il Soprannaturale, cioè di cercare un’illuminazioneossia una Porta, un accesso al Cielo e alle Res Coelestis. L’impronta dell’occhio quindi posta sulla facciata della chiesa non aveva niente a che fare con i Massoni, ma indicava un orientamento interiore e una propensione intellettuale tipica di quell’età storica Veneziana.

In ogni caso la ricostruzione della Maddalena fu travagliatissima oltre che molto partecipata dai Veneziani della Contrada come racconta curiosamente Pietro Gradenigo nei suoi “Notatori”: “… si raccolsero elemosine per rifabbricare di nuovo la chiesa ... Poi si restaurarono muraglie e soffitto della chiesa della Maddalena a spese del NobilHomo Abate Filippo Donà e sotto la direzione industriosa di Alvise De Preti Maestranza dell’Arsenale ... Il Massari disegnò un progetto non accettato per il prezzo troppo caro e la difficile realizzazione ... L’anno dopo si indì nuovo concorso a cui partecipò il Massari nuovamente bocciato perché il suo progetto oscurava la luce del vicino palazzo Molin, e avrebbe reso angusto il passaggio pubblico in fondamenta ... Si scartò anche il progetto di Giovanni Vettori scegliendo quello del Temanza dopo debita approvazione di Giovanni Poleni noto fisico, erudito e critico di Padova …”

Aggiungeva e scriveva ancora nel luglio 1760: “… oggi fu esposto un moderno modello per del tutto rifabbricare il povero tempio della Maddalena, sperando il Pievano nella Provvidenza …  Nel maggio 1763 s’iniziò il cantiere della nuova chiesa posando la prima pietra e apposita lapide a cura del Patriarca Giovanni Bragadin che offrì 100 ducati ... L’esecuzione dei lavori conobbe varie traversie e fu più volte sospesa e ripresa fino all’ultimazione da parte di Giannantonio Selva allievo del Temanza ed amico del Canova e del Piranesi ... Atterrate certe torri e canali si dilatò la Contrada e finalmente da elemosine da essa raccolte si rifece il tempio per la diligenza del Sacerdote Francesco Riccardi che per merito divenne Piovano …”

Non è ancora tutto … perché ancora nel maggio 1765, sempre negli stessi “Notatori” il Gradenigo si continuava a raccontare: “… invito “al Sacro Manipolo” (bacio devoto della stola sacerdotale “da braccio” associato all’offerta di un’elemosina) per le seguenti tre feste delle Pentecoste per profittare delle Indulgenze recenti quei tali che con le loro elemosine ad onore di Dio assisteranno l’incremento della nuova fabbrica che si va erigendo cioè la Parrocchiale di Santa Maria Maddalena in Cannaregio, dove sta esposto il moderno modello…”

“Quando Dio volle”i lavori furono terminati (quasi)… eterni … e si celebrò finalmente la riconsacrazione della chiesa della Maddalena a cura del Patriarca Federico Maria Giovannelli nel settembre 1778: “Fu quasi come un travagliato parto per tutti quelli della Contrada, e non soltanto per loro ... I tempi e lo spirito degli Animi stavano di certo cambiando, e anche il Popolo e i Nobili della Contrada non sembravano essere più gli stessi”.

Nel 1790 in verità, quand’erano trascorsi ormai 27 anni dall’inizio della ricostruzione, si stava ancora costruendo, e si finì completando la chiesa senza collocare sul davanti “un pronao a modo di Phanteon” com’era previsto dal progetto ... Intorno e nei pressi della chiesa della Maddalena in quegli stessi anni vivevano 514 persone, di cui 175 fra 14 e 60 anni abili al lavoro, mentre i Nobili “dalle mani fin troppo delicate per sprecarsi a lavorare” rappresentavano il 30% della popolazione residente in Contrada.

L’anno seguente all’inaugurazione s’introdusse nella chiesa l’altare dell’Arte dei Finestreri, due anni dopo Gaetano Callido realizzò un organo (opera 309) collocandolo nell’abside dietro all’altare maggiore, e il parapetto della cantoria venne decorato con un: “Cristo che resuscita Lazzaro” e una “Maddalena”dipinti dal Bonifacio … Nel “poggio”(cioè il Pulpito ?) si pose inoltre una “Visita dei Re Magi con un ritratto.” come ricordato da Vincenzo Zanetti… mentre la Cronica del Pacifico ricorda che: “… Filippo Bianchi fece due istorie sopra il Loggiòn dell’organo, una è: “la Nascita di Nostro Signore” e l’altra: “la Crocefissiòn” con alcune figure sotto il soffitto…”

Un’altra bella chiesa Veneziana insomma … l’ennesima di Cannaregio.



Storia un po’ diversa, invece, quella della chiesa diSanta Fosca Vergine e Martire l’uso improprio della cui Canonica di recente è assurto all’attenzione delle Cronache Veneziane … Racconta tuttoggi la Cronaca-Leggenda di Santa Fosca: “Come fu alta la notte, alcuni Marinai cristiani involarono i corpi delle due Martiri Ravennati e li trasferirono in Sàbrata, città d'Africa nella provincia Tripolitana, dove in sotterraneo sepolcro li seppellirono. Molti anni appresso, passò Sàbrata sotto pagana dominazione, e fu desolata ... Iddio, che volea togliere da quella profanata città le Sante Reliquie delle sue Martiri inspirò a un Veneziano chiamato Vitale di fare un viaggio per Sàbrata. Il buon servo veleggiò subito per colà, e pervenutovi prosperamente trovò dietro divino lume i Corpi di Fosca e Maura, e trasferitilli in Torcello isola un dì Vescovile … Questo avvenne prima dell'undecimo secolo della Chiesa. Erettovisi un elegante tempietto contiguo al Duomo sotto il titolo di Santa Fosca, si collocò il Sacro Pegno sotto alla mensa dell'unico altare. Ma nel giorno nono d'aprile 1247 fu da di là tratto, e posto sopra l'altare da Stefano Natali Vescovo Torcellano ... Manca d'una tibia il Corpo di Santa Fosca, perché donata alla Chiesa di Santa Fosca in Venezia dal Vescovo di Torcello e poi Patriarca d'Aquileia, Antonio Grimani ai 13 di settembre del 1592 ... Altre Reliquie di questa Santa si venerano in Bologna nella Chiesa di Santo Stefano, come asserisce il Masini nella sua “Bologna illustrata” ... E qui termina colla divina grazia la breve Leggenda di Santa Fosca Vergine e Martire incominciata in nome d'Iddio, Uno e Trino, a cui sia Gloria ed Onore per tutti i secoli dei secoli. Amen.”



Curiosa leggenda … Le cronache storiche tramandano di una primitiva fondazione della chiesa di Santa Fosca risalente al 783, per volontà di Crasso Fazio Vescovo di Olivolo-Castello a cui era affiliata la chiesetta contradariale di Santa Fosca. Qualcun altro, invece, presume e colloca la costituzione Parrocchiale e Contradariale verso il 1000 a cura della Nobile quanto ricca e potente famiglia Grimani, sempre in concomitanza con la traslazione da Tripoli a Torcello delle Sante Reliquie del Corpo di Santa Fosca. In ogni caso la chiesa venne presto ricostruita dopo un violento incendio del 1150, e poi più volte restaurata (soprattutto col radicale intervento del 1753 dopo il gravissimo incendio del 1720) … l’ultimo abbellimento risale al 1847.

Infine, nell’altro angolo e confine estremo della “maxiContrada allargata di San Marcuola”, giusto a poche remate o passi dal Rio spartiacque di Canal Regio, sorse verso il 1025 la chiesa di San Leonardo o San Lunardo Eremita eretta forse a spese e con i contributi della famiglia Crituazioo Curtazio… Di certo nel 1089 venne redatto un documento che accennava indirettamente all’esistenza di quella chiesa, che come tante altre chiese Veneziane era di Juspatronato Laico: cioè erano i CapiFamiglia(oppure i “Viciniores”titolari degli immobili) della Contrada a scegliersi il loro Piovanoe proporlo per l’elezione ufficiale da parte del Vescovo di Castello.

Interessantissimo notare e sapere, che fin dal 1260 la chiesa di San Lunardodi Canal Regio funse da prima sede della Schola-Confraternita di Santa Maria della Carità, quellache divenne poi una delle Sette Schole Grandi di Venezia(San Marco, San Teodoro, Santa Maria della Misericordia, San Maria dei Carmini, Santa Maria della Carità, San Rocco e San Giovanni Evangelista) quando si trasferì presso i Canonici Regolari Lateranensi della Carità(attuale Galleria Accademia). Per secoli quelli della Scuola Granda della Carità si recavano ogni anno in Processione fino a San Lunardo de CanaRèjoattraversando mezza Venezia nel giorno della festa per visitarne e omaggiarne la chiesa. Immaginatevi solo per un attimo una Processione con centinaia di persone che attraversava mezza Venezia cantando, suonando e pregando … Doveva di certo essere un gran spettacolo.



Numerose volte San Lunardo venne riedificata e riconsacrata: come nel maggio 1343, ad esempio, quando risultava essere a forma basilicale a tre navate con alto campanile ... Venne riconsacrata da Fra Marco Morello Carmelitano Vescovo di Dimoco in Tessaglia e da Fra Francesco Vescovo di Alzechenacon licenza del Vescovo di Olivolo-Castello Nicolò Morosini… Nell’agosto 1595, invece, dopo un crollo (del campanile ?)che compromise parte dell’edificio e trasse al suolo 12 case vicine uccidendo 10 persone, si ricostruì di nuovo la chiesa ma senza campanile … poi venne ancora rivista e ritoccata alla fine del 1700 quando l'Architetto Bernardino Maccaruzzi le conferì la forma e l'orientamento visibili in parte ancora oggi … Nel novembre 1761 il solito Pietro Gradenigo annotava nei suoi “Notatori”: “…[in San Leonardo] di notabile si vede il quadro del Redentore risorto dal monumento di meravigliosa attitudine dipinto dal pennello di Antonio Aliense …”(opera oggi andata perduta).

Mestissima infine, fu la destinazione di San Leonardo a deposito di carbone nel dicembre 1807 dopo la soppressione napoleonica con la chiusura e la cacciata dell’ultimo Piovano Prè Michele Epis ... Nel gennaio 1811 Giacomo Concolo spendendo lire 37 si comprò i quadri dell’“Orazione nell'Orto” e un “Cristo sale il Calvario con la Veronica” dipinti da Bonifazio De' Pitati detto Bonifazio Veronese che erano posti a decorare le pareti del Presbiterio di San Lunardo(oggi le due opere sono ospitate alla Galleria dell’Accademia)… Ancora nel gennaio 1815: “… il Locale della chiesa di San Leonardo ed annessi con l’attigua stanza ad uso della Scuola del Santissimo al n° 1659 di Cannaregio erano compresi nella Lista delle vigne, orti, beni da affittarsi dalla Direzione del Demanio di Venezia nei giorni d’asta 12 e 16 febbraio seguenti”… Nel 1851 un altare di San Leonardo venne usato e riciclato per integrare la chiesa di Santa Maria del Pianto sulle Fondamente Nove riaperta da Don Daniele Canal… In seguito quel che rimase di San Lunardo divenne magazzino di mobili, poi sala prove della Banda Municipale di Venezia, e dopo lunga chiusura e abbandono, oggi San Leonardo è: “Sala Polivalente della Municipalità adatta ad ospitare conferenze, incontri pubblici e del Consiglio di Quartiere, concerti, esposizioni e rappresentazioni teatrali” ... Insomma dell’ecclesiastico e devozionale iniziale non è rimasto più niente: San Lunardo ha chiuso bottega !

Come gran parte delle chiese piccole Veneziane, anche San Lunardo deve essere stata davvero carina e ricca d’opere d’Arte, cioè molto diversa dall’ambiente asettico e quasi spoglio che vediamo oggi. In una descrizione del 1784, pochi decenni prima della devastazione napoleonica, si annotava e diceva di un soffitto decorato con un “Incoronazione della Vergine” dipinta da Giovanni Battista Canal; e di nove altari “foderati tutti di bei marmi”: quello dedicato a San Vincenzo decorato con una pala di Alessandro Longhi… quello della Madonna decorato da una tela di Girolamo Monaco… C’era poi l’Altare Maggiore cioè quello del titolarissimo San Leonardo, eretto a spese della Schola Granda de la Carità su cui troneggiava un “Cristo con San Carlo” di Domenico Tintoretto (andato perduto). Sull’altare della Beata Vergine del Parto fatto costruire a spese dell’omonima Scholae decorato nel 1764 si appose una pala eseguita da Antonio Molinari ... Sul soffitto del piccolo Presbiterio della chiesa c’era dipinto un gran “Simbolo della Carità” realizzato da Francesco Galimberti, mentre le pareti laterali  del piccolissimo Coro dei Preti del Capitolo di San Lunardo(due Preti in tutto) erano abbellite da un’ “Orazione nell'Orto” e da un “Cristo sale il Calvario con la Veronica” dipinti da Bonifazio De' Pitati venduti nel 1811 a Giacomo Concolo... Ad abbellire ulteriormente le pareti della chiesa erano ancora appese: una “Risurrezione di Cristo” dipinta da Antonio Aliense(andata perduta), e un: “Santi Lorenzo, Nicolò’ e Antonio” (di autore sconosciuto) ... Anche in Sacrestia il soffitto era decorato con un “Simbolo della Carità” dipinto dal Novello, e c’era un piccolo altarolo col “Miracolo di San Valentino su un bambino”dipinto da Domenico Lampanoni.(Per fortuna gran parte di questo sontuoso arredo artistico interno di San Lunardo non è andato disperso del tutto, ed è conservato ancora oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia).

Altra nota curiosa su San Leonardo “de Strada Nova” doveva essere la realtà Confraternale più antica e significativa della maxiContrada, e forse dell’intero Sestiere di Cannaregio ospitata proprio là: cioè la Schola di San Leonardo o Lunardo Protettor dei Schiavi e de Prigioni”. Già nel giugno 1368, infatti, un gruppo di Veneziani solo maschi ma devotissimi fece erigere la Schola in Cannaregio: “pro salute animarum”, ma soltanto trent’anni dopo il Piovano di San Lunardo “solus ad officiandum” decise di “aprire” la partecipazione anche alle donne: “Le elemosine delle nuove iscritte finanzieranno la presenza di un altro Prete Coadiutore in chiesa” ... “Laus Deo e di San Leonardo fu renovada la presente Mariegola da Misier Giacomo del quondam Bortolamio Zen Biavariol e Guardiano di detta Scola"... ed era il 1487 quando si provvide a scrivere compiutamente i 39 Capitoli della Mariegola con le consuete prescrizioni di riti, processioni, addobbi, Festa Patronale, elemosine e tutto il resto ... Nel novembre 1546 si aggiunse: “… per la Solennità della Festa de Messer San Lonardo, Messer lo Gastaldo non possa spender più de un ducato per li sonadori … se non a suo conto … o se la Banca è consenziente … acciò che la Schola non patissa et non venga in povertà et al manco.” … Quasi duecento anni dopo, nel 1739, la Schola de San Lunardo de Cannaregio risultava ancora: attiva, viva e vegeta e calamitava l’attenzione di una significativa parte dei Veneziani di Cannaregio.

Diciamo adesso una paroletta sul curioso capitolo delle “Sante Reliquie”: cioè le “Mirabilia di San Marcuola” !


Venezia nei secoli è stata “un mare di Reliquie di ogni sorta”… Quasi tutte le chiese Veneziane ne possedevano qualcuna, ed erano di certo un “valore aggiunto” averle perchè le Reliquie contavano tantissimo, ed erano il vero e proprio tesoro di ogni chiesa … Per secoli migliaia di Pellegrini si recarono a Venezia da ogni angolo d’Europa diretti o di ritorno dalla Terrasanta. La città lagunare si presentava come “un’anticipazione dei Luoghi Santi”, anzi: a volte una vera e propria “sostituzione e alternativa” a tutto ciò che si sarebbe potuto trovare recandosi al di là del “Periglioso Mare Mediterraneo”… A Venezia non mancava nulla di tutto quanto era “Santo” e si sarebbe potuto trovare a Gerusalemme … Venezia era come una “copia perfetta”, una Gerusalemme in miniatura, e possedeva come un vero e proprio “riassunto” di tutto ciò che era accaduto lungo “la Via Dolorosa della Passio Crhisti”.… Tanto è vero che molti Pellegrini giunti a Venezia, espletavano ed esaurivano in Laguna il loro Viaggio-Voto-Pellegrinaggioe poi se ne ritornavano direttamente a casa loro senza recarsi per davvero fino in Palestina.

Venezia con le sue chiese e le numerosissime Reliquie, gli innumerevoli Riti, Ostensioni, Sollecitudini, Processioni e Opportunità che li contornavano era per davvero una “Novella Terrasanta Lagunare”: “[A Venezia] … si poteva percorrere, pellegrinare, sostare e indugiare sulla Strada Veneziana della Passione costituita dalle chiese di Venezia tempestate d’autentiche Reliquie, e vivere così le più meritevoli e intense esperienze spirituali che si andavano cercando ... Ogni chiesa Veneziana era considerata una “Statio della Via Crucis” capace di rappresentare e ricostruire tutta quella che era stata la “Via Dolorosa del Cristo” percorsa sul Calvario della Terrasanta, nonché si mettevano a disposizione i Reperti Insigni della Strada storica coperta dal Sangue dei Primi Martiri: luminosi esempi della Chiesa Primordiale ... a Venezia, insomma: c’era tutto !”

“Anche San Marcuola con le limitrofe Santa Fosca, Santa Maria Maddalena e San Lunardoerano perfettamente inserite in quel magistrale circuito delle Reliquie, e non pativano il confronto con le altre chiese Veneziane costituendo nell’insieme un vero e proprio Paradiso-Arsenale di Reliquie a disposizione dei Veneziani e soprattutto dei Pellegrini in transito o in sosta a Venezia...”

Pensate ! … La chiesa della maxiContrada Veneziana di San Marcuola era in grado di presentare più di trenta Santissime e Buonissime Reliquie riuscendo a creare e offrire un’aura di mistica spiritualità e venerazione a cui i Pellegrini “calamitati” non sapevano resistere … Quello delle Reliquie poi si traduceva anche in un notevole giro di elemosine e concessioni di relative Indulgenze… e quello è stato un’altra delle voci “d’entrata” dei bilanci economici conseguiti e segnati per secoli dal Capitolo dei Preti di San Marcuola.

Ecco il “Menù delle Reliquie”delle quattro Chiese di San Marcuola che veniva indicato ai Devoti e Pellegrini presenti in Venezia … Era come attirare Api sul Miele: “Legno della Santa Croce” in San Marcuola e altra “Reliquia della Santa Croce” alla Maddalena … Un altro “Santo Legno della Croce” in San Lunardo; i “Corpi e l’Ampolla del Sangue del Santo Martire Fortunato provenienti da Roma”, il “Santo Dito Destro di San Giovanni Battista” portata da Sebaste al Vescovo di Castello nel lontano 1109 (era il dito con cui il Battista indicava in Riva al Fiume Giordano: “Ecco l’Agnello di Dio”). C’è inoltre la prestigiosa Reliquia di Santa Memmia; un “Santo Dito di Sant’Ermagora”; un altro di Sant’Andrea Apostolo; la “Santa Testa di San Serino Martire”; la “Santa Mano di San Teodosio Vescovo e Martire”; una parte del “Santo Braccio di San Crescenzio Martire”; la “Santa Coscia di San Fausto”; il “Corpo di San Pio Martire”; il “Braccio e ossa di San Pantaleone”; un “Dito della Santa Maddalena”; un “Osso della testa di Santa Giustina Vergine e Martire”; un “Pezzo d’Osso di San Liberale Vescovo e Martiire” … le Reliquie di Santa Fosca; una “Gamba e Santo Dito di San Leonardo”; un “Pezzo del Cranio di San Benedetto”; un “Pezzo della Santa Veste e Camicia di San Carlo” …” e chi più ne ha più ne metta.

Solo nel 1803 alla Visita del Patriarca Flangini si provvide a sospendere la Devozione verso la “Reliquia del Capo di San Barnaba” perché ritenuta non sufficientemente sicura e provata poco come autentica ... C’era stato solo qualche secolo d’indecisione al riguardo, durante i quali … Beh: una Santa Reliquia in più non giastava … No ?

Niente male comunque come Patrimonio Reliquiale della Contrada … Vero ?

Un Pellegrino Tedesco di passaggio per Venezia scriveva: “Ogni volta i Pellegrini impazziscono di gioia e meraviglia entrando nelle chiese Veneziane … Tutte quelle Nobili e Sacre Reliquie sono una vera delizia e gratificazione per lo Spirito, potenti segni della Redenzione, e occasioni di lucràr grandi Indulgenze e Perdonanze per il proprio futuro.”

Pensate che ancora oggi il Patriarcato di Venezia vanta di possedere una delle più insigni “collezioni”di storiche Santissime Reliquie e Venerabili Corpi di Santidell’intera Cristianità. Nella dorata Basilica Marciana oltre al super famoso “Corpo di San Marco Evangelista” viene conservato il meno illustre e conosciuto “Corpo di Sant'Isidoro di Chio”… Nella Basilica di Santa Maria e San Donato di Murano si ospitano i “Corpi di San Gerardo Sagredo Vescovo e Martire e di San Donato di Eurea”; il “Corpo di San Giovanni Elemosinario”presso la chiesa di San Giovanni in Bragora nel Sestiere di Castello dove si venerano anche alcune “Sante Reliquie di San Giovanni Battista”.

Il “Corpo di San Lorenzo Giustiniani ProtoPatriarca di Venezia” si trova ancoa oggi in San Pietro di Castello Basilica Vescovile prima e Patriarcale dopo di Venezia … il “Corpo di Sant'Elena Imperatrice madre di Costantino”è conservato nella chiesa di Sant'Elena o Santa Lena di Castello affacciata di fronte al Lido di Venezia dove in San Nicolò si conservano le “Reliquie di San Nicola di Myra”… C’è poi e ancora il “Corpo di San Rocco”nella splendida Schola Grande omonima decorata splendidamente dal Tintoretto... Nella splendida chiesa di San Zaccaria dove c’era il Monastero femminile più potente e insigne di tutta Venezia c’erano, e ci sono ancora accolti e venerati i “Corpi di San Tarasio e San Zaccaria”e le “Sante Reliquie di Sant'Atanasio d’Alessandria” giunte alle Monache di San Zaccaria dopo diverse e lunghe controversie con le Monache di Santa Croce della Giudecca… Il “Corpo di Santa Fosca” si trova nella “chiesetta rotonda” dell’omonima chiesa nel cuore dell’amena isola di Torcello dove in Santa Maria Assunta si conserva il “Cranio di Santa Cecilia”… Al di là dell’acqua, nella chiesa di San Martino di Burano e in apposito Oratorio si ostentano tuttoggi le “Reliquie di Santa Barbara Vergine e Martire da Nicomedia” Patrona di Artiglieri, Bombardieri e Pompieri, pervenute a Burano dopo la chiusura, soppressione e distruzione del Conventino di San Giovanni Evangelista di Torcello ... Presso la chiesa di San Felice di Cannaregio si conservano ancora le “Sante Reliquie di San Trifone”… anche se la Schola di San Giorgio e Trifone sorge dall’altra parte di Venezia: a Castello presso l’ex Contrada di Sant’Antonin nei pressi della Bragora … 

Nella chiesa di San Geremia dello stesso Sestiere è conservato il contesissimo “Corpo di Santa Lucia”, eternamente ambito dai Siciliani di Siracusa ... Discorso a parte meriterebbe il “Corpo di Santo Stefano Protomartire” presente nella chiesa omonima non lontana da Piazza San Marco sempre ambito dai Monaci Benedettini dell’isola di San Giorgio Maggiore che avevano speciale predilezione per quel “Primitivo Santo ProtoMartire”… A tal riguardo, non si sa come e perché, il “Cranio di Santo Stefano Protomartire”è finito presso il Duomo di Santo Stefano di Caorle(meglio non sapere se entrambi i “corpi” ad un’eventuale ricognizione presentassero ciascuno un proprio capo) ... E ancora nella Terraferma Veneziana esiste e viene conservato nella Parrocchiale di Santa Maria Concetta di Eraclea: il “Corpo di San Magno Vescovo di Oderzo ed Eraclea”… un “Santo Braccio di Santa Margherita di Antiochia”è conservato e ostentato ancora presso il Duomo di Caorle insieme alle “Sante Ossa femorali di San Gilberto di Sempringham” ... L’avete capito insomma: potremmo andate avanti fino a domani ad elencare presenze di Reliquie: il mondo Veneziano era pieno zeppo di queste“cose tanto Particolari quanto Sante e Speciali” cercate e ambite da moltissimi per secoli.



Infine, sperando di non annoiarvi e perdervi del tutto, vi butto là un quadro riassuntivo, come un’immagine sintetica di quel che è stato l’Aggregazionismo Religioso e Devozionale e di Mestiere che è stata capace di ospitare e promuovere lungo i secoli la maxiContrada allargata di San Marcuola.

In Santa Fosca esisteva una Schola e Confraternita del Venerabile e Santissimo Sacramento presente in chiesa fin dal 1587. Secondo la Mariegolae i "Libri de Capitoli e di Cassa” la Schola faceva celebrare una Messa Ordenaria ogni terza domenica del mese … faceva pagare una tassa di “Benintrada”all’iscrizione, e una “Luminaria” annuale per tutte le spese di ceri e candele utilizzati durante l’anno nelle funzioni e durante i Funerali … dando “pan et candela benedetti” in cambio ... Il Guardianoe il Nonzolo della Schola questuavano mensilmente andando porta a porta e in giro per tutta la maxiContrada allargata di San Marcuola, e avevano anche il compito di provvedere alla sepoltura di tutti i Confratelli Morti in Contrada ... Nel febbraio 1759, secondo i soliti Notatori del Gradenigo: “… in questi tempi fu molto propriamente et elegantemente rimodernata la Cappella Maggiore di Santa Fosca dalla Confraternita del Sacramento. Vi si posero quadri di Bonifacio Veronese, di Vittorio Carpaccio e Giacomo Palma. (tutti andati perduti).” … Alla Visita Flangini del 1803 la Schola del Santissimodi Santa Fosca dichiarava ancora di gestire: “tre Legati per pagare l’olio della Lampada del Santissimo di cui uno risalente al lontanissimo 1299.” ... Quel che è interessante notare, è che si è scritto anche che la stessa Schola si preoccupava di coordinare il Culto del Sacramentonelle chiese di San Felice, San Leonardo e della Maddalena organizzando le Processioni del Corpus Domini e del Giovedì Santo che si realizzavano spettacolarmente per buona parte delle strade di tutta la Contrada di Cannaregio … La stessa Schola finanziava la celebrazione di un Esequiale e di dodici “Messe Piane” usufruendo dei Lasciti testamentari delle Commissarie:Cappello, Viviani e Zanetta Torre quondam Anzolo per la cui gestione la Schola portò avanti una causa-controversia-processo e giudizio col Piovano di Santa Fosca che durò nei secoli dei secoli … tempi immemori.

Sempre in Santa Fosca, erano attive “abusivamente”dal 1717 e dal 1736 (cioè senza esplicita autorizzazione delle apposite Magistrature della Serenissima):  una Schola o Compagnia della Madonna del Rosario, e una Compagnia di Devozione di San Francesco di Paola che alla Visita Flangini dichiaravano ancora di finanziare un Esequiale da celebrarsi in Santa Fosca … C’era poi la Fraterna dei Poveridella Contrada… e un “Pio Aggregato per il Sollievo delle Povere Anime del Purgatorio Derelitte” fondato nel 1755 … un Sovvegno di Santa Caterina del 1764 … la Schola d’Arte e Mestiere dei Gondolieri del Traghetto di Santa Fosca… una Schola della Beata Vergine della Consolazione fondata nel 1621una Schola di San Felice… una Schola e Sovegno di Devozione e Carità titolato alla Beata Vergine Assunta fondata nel maggio 1624, mentre nel febbraio 1642 era sorta un’altra Schola di Devozione dedicata a San Giuseppe: entrambe ancora presenti e attive alla Visita Flangini del 1803 finanziando la solita celebrazione degli Esequiali, e organizzando anch’esse continua questua per la Contrada per favorire e mantenere la Devozione alla Beata Vergine del Rosario.

In un curioso Inventario del 1529 redatto in Santa Fosca si elencavano ben “18 vestiti della Madonna” ... mentre in un altro del 1663 risultavano presenti in chiesa “gli abiti di Santa Fosca vestita, e 17 vesti della Beata Vergine in Cappelletta” ... Alla Visita del Patriarca Badoer del 1698 c’erano ancora le due stesse immagini lignee vestite che stavolta possedevano “un corredo di 16 abiti” ... E nel 1718 si segnalava la presenza di: “… una Madonna del Rosario col Bambino vestita con 16 abiti e ori, e sedente sopra una carena di legno intagliato e dorato sotto la quale c’era un cassòn grando con portelle dipinte.” ... Nella stessa chiesa di Santa Fosca esistevano sia una Madonna della Natività che una Madonna del Rosarioentrambe veneratissime: ce n’erano per tutti i gusti ... Nel 1736 gli abiti della Madonna di Santa Fosca erano 16 per quella del Rosario, e 10 per quella della Natività… mentre nel più recente 1843 gli abitini della “Madonna Coronata” erano diventati soltanto sette … Che fine avranno fatto tutti gli altri ? … Venduti probabilmente per autofinanziamento della Schola … o dei Confratelli forse.

Tutto questo per accennarvi solo parzialmente a tutto un mondo, un’attenzione, e un interesse sfuggente che erano però vivissimi nei Veneziani che abitavano la maxiContrada di San Marcuola ruotando attorno alle sue quattro chiese.

Ma non c’era soltanto questo … La Scuola del Santissimo di San Lunardo, ad esempio, nacque nel 1581 su iniziativa del Primo Guardiano: Piero della Moneda che provvide a redigere la relativa Mariegola della Schola. Le raccomandazioni per i Confratelli erano più o meno sempre le stesse: “Feste Patronali del Santissimo”cioè: Corpus Domini e Giovedì Santo … in cui:“… la Banca dovrà dare al Capitolo dei Preti di San Lunardo: due candele da un oncia ciascuna, ed una candela al Piovano per la ricognizione della Festa”Altra prescrizione dettata dal Codice della Mariegolaera: “Messa in Canto con organo, canti, cere, orazioni e Processione attorno al Campo di San Lunardo al suono delle campane ogni prima domenica del mese considerata “Ordinaria” … per la conservazione della Santa Chiesa, della Repubblica di Venezia e delle Anime dei Confratelli.”

Interessante notare l’accento dei Devoti Veneziani posto anche sulla “salvaguardia della Repubblica Serenissima”… I Veneziani andavano in chiesa per pregare non solo per se, ma anche per il “bene comune della Nazione”… Altro che oggi ! … anche se non si potrà non notare che per concretizzare quelle“buone intenzioni” i due Preti di San Lunardo volevano percepivano “per cantare le Domeniche Ordinarie, le Processioni della Settimana Santa, e la ricognizione delle cose adoperate: 3 ducati oltre all’offerta di un soldo per ogni Confratello presente a Messa in chiesa” ... Niente male ! … Spuntano fuori come sempre i soliti Preti esosi e interessati.

Sempre secondo Mariegola, altrettanto si faceva la seconda domenica dopo la festa del Corpus Domini, quando si prescriveva: “Si celebri a spese del Guardiano e della Banca della Schola un’altra Messa Solenne in Canto con concieri di chiesa, Processione in chiesa e per la Contrada, e conveniente uso di cere, musici e cantori.”… Ovviamente in quelle occasioni tutti i Confratelli e “quelli della Contrada” erano tenuti a partecipare lucrando in cambio molte “Sacre e Sananti Indulgenze”concesse dai vari Papi (a pagamento d’elemosina s’intende)… Gli iscritti alla Schola che pagavano 16 soldi di tassa di Luminaria ricevevano “un Santo piccolo”, mentre chi pagava 20 soldi (soprattutto i Compagni della Banca della Schola) ricevevano “un Santo grande”… sempre di giro di soldi, offerte ed elemosine alla fine si trattava.

Ancora nel 1722 sono ricordate presenti e attive in San Leonardo: la “solita”Fraterna Parrocchiale dei Poveri… e una Schola di Sant’Antonio da Padova con suo “Libro Cassa della Schola de Sant’Antonio” che si chiude, completa e interrompe giusto nell’anno 1805 … Per tradizione a Venezia si diceva che il famoso San Carlo Borromeo fosse passato a celebrare Messa proprio in San Lunardo di Cannaregio, perciò non mancò di nascere nella stessa chiesa nel maggio 1611 un’apposita Scholaovviamnete titolata a San Carlo Borromeo che più di cento e venti anni dopo era ancora attiva e pimpante ... Il 4 novembre di ogni anno gli iscritti della Schola di San Carlo uscivano in Processione dalla chiesa di San Lunardo e si spandevano lungamente intorno percorrendo tutte le Fondamente della Contrada e di Cannaregio, e “tanto per cambiare” secondo il Capitolo 14 della Mariegoladi San Carlo: la Schola era tenuta a pagare per far celebrare ai Preti de San Lunàrdo: una “bòna Messètta” ogni quarta domenica del mese.

Sempre in San Lunardo c’era fin dal 1699 un Sovvegno di Devozione ed Assistenza della Santissima Trinitàfondato nel 1708 e soppresso nel luglio di esattamente cento anni dopo ... In precedenza c’era un altro Sovegno di Devozione e Carità di Gesù, Maria e San Giuseppe ... Esattamente un secolo prima, nel 1599, il Patriarca Priuli aveva concesse a un gruppo di giovani entusiasti d’erigere una Schola-Confraternita de Devozion Mariana”dedicata alla Beata Vergine del Parto ... Solo quindici anni dopo però ottennero la licenza da parte del Consiglio dei Dieci “che gèra refrattario a conceder nova licenza de vèrser Schola” ... A Venezia ce n’erano fin troppe di Schole … che a volte davano anche parecchi problemi di gestione … I giovani entusiasti di Cannareggio comunque non si scoraggiarono, e giunsero a firmare un accordo d’ospitalità con il Piovan di San Lunardo, realizzando la Mariegola della Schola, la Festa Patronale il giorno della Sensa, utilizzando “l'Altar de a Madonna” ai piedi del quale realizzarono un’Arca per seppellire i Confratelli, e gestendo due cassèlle per l'elemosina, e un bancone multifunzionale in chiesa … Due anni dopo il Guardiano della neonata Schola del Parto fu costretto a richiamare al rispetto degli accordi stipulati il Piovano di San Lunardo dalla memoria fin troppo corta: “aveva promesso tanto e concesso poco” si trova scritto nella cronistoria della Mariegola ... La Schola della Beata Vergine del Parto, invece, funzionava bene secondo quelli della Contrada, tanto è vero che nel 1679 i Proveditori da Comun approvarono l’iniziativa dei Bottegai e Biavaroli della Contrada di trasformare la stessa Schola della Madonna del Parto in Sovvegno con medico e medicine"(una specie di ente di Previdenza per la malattia e la vecchiaia di quelli della Contrada) Curiosamente però, esattamente cento anni dopo, gli stessi Proveditori da Comun minacciarono la soppressione del Sovegno(unica realtà Confraternate rimasta attiva nella Contrada)“perché soggetto a scadente gestione nonostante i versamenti degli iscritti” ... napoleone poco dopo segnò la fine e la conclusione definitiva di tutto quel microcosmo nel 1807 quando, ben si sa, ogni Ente e Associazione Religiosa subì l’avocazione dei beni da parte del Demanio, e venne di conseguenza soppressa a favore dell’istituzione di una nuova Congregazione d’Assistenza Ospedaliera e di Carità Urbana… Alla fine dell’agosto 1807 scriveva il Vicerèin una Sovrana Risoluzione: “… sono perciò vietate le Confraternite e Società Laicali perché indisciplinate … Sotto il titolo della Religione introducono frivolità, bigottismo, spirito di fazione … Saranno permesse soltanto le Confraternita del Santissimo Sacramento con dipendenza dai Parroci, uniche in ciascuna Parrocchia …”

In Santa Maria Maddalena, viceversa, oltre alla già citata Arte dei Finestreri e ai Gondolieri del Traghetto, e all’immancabile Fraterna dei Poveri, si ospitava anche una Compagnia di Devozione del Carmine attiva ancora alla Visita Flangini del 1803 quando pagava puntualmente una somma ai Preti del Capitolo della Maddalena per far celebrare il solito Esequiale... Risaliva, invece, al 1622 l’istituzione della Schola e Sovvegno di Santa Maria Elisabetta e della Visitazione. Nel luglio dello stesso anno, si proibì di: “… prorompere in detta Schola in imprecazioni strepitose o scandalose sotto alcun pretesto né bestemmie, né parole oscene.”Nel 1641 ebbe fondazione l’immancabile istituzione della Schola del Santissimo Sacramento della Maddalena detta anche Compagnia del Corpo del Signore o del Corpus Domini d’ovvia ispirazione Boromaica e post Tridentina, mentre di poco seguente, ossia del gennaio 1659, fu la fondazione del Sovvegno di Devozione e Assistenza di San Liberale… Sempre alla Maddalena, dalla fine del 1600 e fino a tutto il 1764, oltre a una Schola-Sovvegno de Preti devoti a Sant’Antonio da Padovasorta abusivamente nel 1687 (gli associati di questa Schola Piccola tipicamente Veneziana si curavano dell’omonimo Capitello e Ponte dedicati a Sant’Antonio a soli due passi dalla Maddalena per il quale fecero dipingere daFilippo Bianchiun’aerea icona all’aperto); c’era anche una Schola devozionale dedicata alla Madonna del Rosario che alla Visita Badoer risultava vestire il simulacro ligneo della Madonna con almeno 26 preziosi abiti ed ori (alla successiva Visita Barbarigo gli abiti preziosi risultarono essere meno di 17… e gli altri 9 ?).

D’inizio 1700 era ancora un altro Sovegno “abusivo” di Preti Devoti a Santa Maria Maddalenadel marzo 1707 un Sovvegno di Devozione e Assistenza titolato a San Gaetano da Thiene… e dell’ottobre 1708 un Sovvegno di Devozione e Assistenza dedicato a San Pietro d’Alcantara… quasi tutti erano anche primordiali forme di previdenza e sussidiarietà sociale ... Nel 1761 infine, sorse ancora un’altra Devozione o Suffragio, sempre abusivo e non autorizzato, dedito stavolta ai Defuntiseguito tre anni dopo da una vera e propria fondazione di una “sezione cittadina” della famosa Compagnia di Sant'Adriano o di Sant’Ariàn de la Bòna Morte, che rimase attiva come tutte le altre 22 Compagniesimili e omonime fino alla fine del gennaio 1785: “… quando per gli abusi e le intemperanze degli iscritti il Magistrato le abolì tutte non permettendo più l’accesso all’isola di San Ariàn in fondo alla Laguna …”

Nella stessa chiesa di San Marcuola, invece e in conclusione, secondo quanto scritto nel 1841 da Pietro Gaspare Morolin nel quarto volume della sua: “Venezia, ovvero il quadro storico della sua origine”: “… c’era la Schola de lo Santo Ermacora e Fortunato di San Marcuola” risalente al 1403, e aveavi la Schola della Beata Santa Vergine Maria delle Grazie (fondata nel 1596 con licenza del Patriarca Lorenzo Priuli da parte di alcuni giovani del Sestiere sul Ponte degli Ormesini, oganizzava una Solenne Processione lungo la Fondamenta dei Servi e il Rio Terà il 29 novembre di ogni anno con luminaria, canti e suoni, e col Capitolo dei Preti di San Marcuola e 4 Suddiaconi che portavano in chiesa il quadro della Madonna ponendolo sull’altare. Quella tradizione fu prolungata fino al 1805 ... Nel Capitolo 20 della Mariegola curiosamente si legge:“la Festa della Beata Vergine del Carmine sarà solennizzata per tutto il mese di settembre e ottobre per comodità dei Cantori ... Il Gastaldo un mese prima convocherà il Capitolo e sottoscriveranno tramite apposito “ròdolo” quanto ciascuno vorrà per organizzare la festa una ventina di giorni prima. La Schola darà dei suoi denari per la festa 3 ducati col patto che se la festa verrà spostata ancora di altri due mesi si multerà il Gastaldo di 2 ducati, il Vicario di 1 ducato, lo Scrivano di 1 ducato che andranno a beneficio della stessa Schola.”); quella di San Giovanni Battista; e tre delle Arti cioè dei Lavoratori di Lana sotto il titolo del Redentore (dal 1621), de Testori da Tesa e panni di Lino sotto il titolo di Sant’Elena (dal 1442), e dei PartiOro e Soprastanti ai lavori in Oro e Argento sotto il titolo di San Gaetano da Thiene (I primi erano operai fonditori d'oro e dell'argento; i secondi gli Officiali con sede a Rialto dove si rilasciavano le licenze per i lavori di fusione supervisionandone l'esecuzione. I Capitolari di quest’Arte e Mestiere Veneziano sono antichissimi: risalgono al 1278-1297); di più aveavi il Suffragio del Crocifisso.”

Non so spiegare perché, in Contrada di San Marcuola il culto popolare verso la “Santa Reliquia della Santa Mano del Battista” era sentitissimo e partecipatissimo, perciò sorse in chiesa nel giugno1413 una Schola di San Giovanni Battista che celebravaogni anno “in pompa magna” la Festa di San Zuanne Battista nel mese di giugno con Vespro della Vigilia, e Messa con Litanie alla Festa, e l’immancabile “Processiòn pi+na de zènte con candele accese come nei Giorni Ordinadi de la Schola ogni seconda domenica del mese” ... Il Piovano di San Marcuola riceveva ogni anno un ducato dalla Schola, 48 soldi di piccoli annui per le Messe che celebrava ogni lunedì, e le solite “regalie” ricordate nel 1550 dal Guardian Anzolo Foian, cioè: “… lire 6 e soldi 4 per le còncie della chiesa; i denari delle Messe da dire il giorno della Festa ossia lire 2 e soldi 12; lire 18 di piccoli per i Sonadori e le còncie del Portego per la Festa ... e i denari per le spese ordinarie delle cere, dei Santi e dei “pani benedetti”... Il Capitolo 354 della Mariegola della schola del Battista de San Marcuola recitava testualmente: “Se qualche persona vogli ammettere l’Anima di padre o madre o altra persona ai Benefici della Schola e della Fraternità … che il Gastaldo li possa ricevere pagando d’entrata soldi 20 di piccoli ed 1 grosso e 2 candele per far cantare una Messa Piana in San Marcuola.”Non era un caso se nel 1661 la Schola pagava alla Serenissima una tassa di 9 soldi: possedeva parecchio, anche rendite annuali di 20 ducati da beni immobili posseduti in Venezia, che divennero 52 ducati nel 1740.

Merita un breve discorso a parte l’immancabile presenza in chiesa della "Veneranda Schola del Santissimo Sacramento o del Venerabile in Santi Ermagora e Fortunato"fra le cui carte spuntano insieme al "Libro Cassa della Veneranda Schola del Santissimo Sacramento in San Marcola tenuta da me Giovanni Battista Asinelli Guardiano(1705-90)dal Cassiere Giovanni Baroni (1871- 1881)anche: “punti di testamento del fu Nobilhomo Filippo Corner quondam Piero”(1726)… gli “Atti di Giovanni Antonio Generini Nobile Veneto … con certificati di Zecca della Schola.” (1797)… e la “Rubrica alfabetica per cognome degli iscritti e le registrazioni di Cassa della Schola.”(1869-1900).

Fondata e autorizzata con apposito decreto dai Capi del Consiglio di Dieci il 10 luglio 1506, la Schola contava ancora 103 iscritti nel 1924 prima di concludere la sua attività nel 1951. Per secoli ha seguito il solito obbligo di celebrare una Messa Granda in Canto con Processiònogni prima domenica del mese, una Messa de Suffragio par i Morti ogni giovedì: “… al nonzolo della Scuola del Santissimo in San Marcuola spetti sostituire persone a portar le mazze de’ cataletti, quando però non v’intervengano personalmente gli altri Nonzoli di detta chiesa.”(1741), e la Festa della Confraternita la prima domenica di settembre ... L’iniziativa più eminente della Schola del Santissimo di San Marcuola fu forse la committenza della decorazione della Cappella Maggiore del Santissimo, per la quale si fece costruire nell’agosto 1547 “al tempo de Miserer Polo Morante et Compagni”:“banchi in noghèra, cancello et quadro” cioè l'"Ultima Cena" comissionata a Jacopo Tintoretto che stava dipingendo per la Schola Grande di San Rocco ... Dopo la metà del 1700, invece, quando un altro pittore: Giandomenico Tiepolo chiese d’essere esentato dalla carica di Vicario della Schola a causa dei suoi numerosi impegni, si costruì un nuovo altare per il quale il Confratello Carlo Rossi, Tagiapiera di professione, realizzò un sontuoso tabernacolo di marmo.

Accanto alle grosse e significative Confraternite residenti in San Marcuola, ce ne furono molte altre di piccole e transitorie … c’era perfino, paradossalmente, una Scuola della Nazione degli Ebrei (!) pur essendo tanto bistrattati e sconsiderati da quelli della Contrada e soprattutto dai Preti del Capitolo … Durante il 1770, nel 1765 per la precisione, si fondò la Schola dei Centocinquanta Devoti del Crocifisso… Dieci anni prima s’era istituito un Sovvegno di Devozione, Carità, previdenza e soccorso dei preti ammalati denominato Sovvegno dei Sacerdoti di San Pietro Apostolo ... Dal 1800 sorse anche una Pia Unione e Devozione a San Luigi Gonzaga.



Fu molto curiosa e interessante la considerazione di cui godeva anche a Venezia la figura “bianca ed emaciata” di San Luigi Gonzaga fin nel secondo Dopoguerra e oltre: era sinonimo del Veneziano modello, del giovane “da bene”, pulito, onesto, obbediente, rispettoso, ligio alle leggi e alle regole precostituite. Una persona candida fino ad essere titubante, modesto,“riguardìn” e vergognoso del sesso che era considerata realtà nascosta e pudica che faceva arrossire … I “Luigini”(iscritti alla Devozione-Schola di San Luigi Gonzaga) erano tutti buoni propositi, sincerità e devozione a Dio e verso la Patria, preghiere, digiuni, moritificazioni, elemosine e Sacramenti … facevano la giusta scelta Politica come veniva loro consigliato dal pulpito delle chiese e dalla casa di chi guidava e comandava “la cosa pubblica” ... Il “Luigino”era uno che si fidava e affidava: rispettava e applicava le Leggi, pagava le tasse fino all’ultimo centesimo, amava la buona famiglia, e si sforzava di vivere secondo i sani Principi e interpretando i Valori immutabili di Dio e della Chiesa, che in fondo risultavano essere la stessa cosa … Era un buon Fedele, insomma, una docile pecorella del Gregge del Popolo Cristiano, e parimenti un buon cittadino dello Stato.

Quella era ancora un’epoca piena di maschietti tutti dediti ad essere: “Soldati di Cristo”, “Angioletti”imberbi, “Fiamme Bianche, Verdi e Rosse”, e di femminucce: “Beniamine, Angioline, Bernardette e Figlie di Maria” che pensavano “candide e pure” a vivere da Zitelle o soprattutto a figliare ed essere spose fedeli, madri intrepide e “Angeli del focolare” tutta dedizione e castità ad imitazione della Madonna. I Veneziani dell’epoca vivevano immersi dentro a questi stereotipi comuni che a tutti sembravano: “cosa normale e quasi dovuta”… Dai pulpiti delle chiese si gridava sulla folla che continuava ancora a correre in massa al suono di ogni campana: “Votate: Croce su Croce … la Croce Scudata !”… e così accadeva nel segreto delle urne ... L’essere “Bianchi, Crociati e di Chiesa”sembrava quasi “un unicum” ovvio e inevitabile intrapreso al grido intramontabile di: “Dio lo vuole !”… Quei tempi sembravano l’ennesimo capitolo di un’unica “Storia Crociata e Cristiana” fatta tutta di conquiste e missionarietà senza fine: naturale “continuo” di tanta Storia antica già trascorsa fin dal Medioevo e dai Primordi della Chiesa, che coincideva e riassumeva la Storia di tutti  e di tutto il Mondo … C’erano poi “al di là e aI di fuori” i “Rossi”e i “diversi”, cioè: i cattivi e i“nemici della Fede”, i “senza Dio”, i “MagnaPreti” condannati alle fiamme dell’Inferno come gli Atei, i Comunisti mangiabambini, e quelli che deportavano nei silenzi bianchi della Siberia e nei lager i dissenzienti descritti da Aleksandr Solženicyn fra 1958 e 1968 … Accanto a tutti questi c’era ancora e inoltre la “Fraterna per il sollievo dei Poveridella Contrà di San Marcuola esistente fin dal lontanissimo 1294. Fin da tempi antichi veniva imposta una vera e propria "tassa volontaria”alle persone benestanti residenti in Contrada-Parrocchia, ed esistevano due “Visitatori della Fraterna”soprannominati comunemente:“i Fiscali delle miserie” coadiuvati da un “Cassièr”che giravano per la Contrada “con cassella e sacco del pan” costatando lo stato di ciascuno, e distribuendo viveri e medicinali, portando soccorso agli infermi e ai poveri, censendo le famiglie degli indigenti, e verificando le situazioni di malattia e bisogno presenti in Contrada.

Alla fine compilavano un apposito “Elenco o Catalogo de Povericon nota de Capifamiglia da sussidiare e assistere in cui si distingueva curiosamente fra: Poveri Vergognosi”, “Infermi”, “Invalidi” e “Mendicanti”ai quali veniva rilasciata apposita “Licenza di Mendicare” o “Patente o Fede di Povertà”... Fin dal 1608 la Fraterna giunse per Statuto a stipendiare un Medico e un Chirurgo che provvedevano alla cura dei poveri, e all'assegnazione di medicinali gratuiti ... Infine nel 1869-1900 esisteva in San Marcuola anche una Confraternita di Devozione del Sacratissimo Cuore di Gesù … e una Compagnia di Devozione della Beata Vergine Addolorata che possedeva nella Cappella del Crocefisso di San Marcuola una Madonna Addolorata in legno dipinto del 1700 posta sopra a un “Solèr” in legno dorato per trasportarla processionalmente (Quella era stata una donazione del 1810 da parte dei Padri Serviti di Santa Maria dei Servi che la cedettero gratuitamente a quel che restava della Fabbricieria di San Marcuola).


Beh … Basta per questa volta … queste quattro notizie comuni su San Marcuola le abbiamo credo riassunte.

(fine della settima parte/continua ancora.)

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