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“Quella delle Nove” … le penultime su San Marcuola.

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#unacuriositàvenezianapervolta 188

“Quella delle Nove” … le penultime su San Marcuola.
(undicesima e penultima parte)

Rimarrete delusi se leggendo di “quella delle Nove” avete pensato istintivamente a bell’incontro galante con una fascinosa e misteriosa “donnina delle nove” della maxiContrada di San Marcuola in Venezia … Non ho niente di tutto questo da raccontarvi, perché si tratta, piuttosto, di un contenuto sicuramente meno stuzzicante e “appetitoso”, ma tipicamente Veneziana … perciò, secondo me, sempre interessante.

Anche se oggi quasi non se ne parla, le “Nove” furono delle singolarissime Istituzioni Veneziane che godettero per secoli di notevole considerazione e prestigio nella nostra città Lagunare, soprattutto per la loro ricchezza e la loro indiscussa influenza. Quella di San Marcuolaè stata fin dall’antichità una delle “Nove Congregazioni del Clero Cittadino o Urbano di Venezia” (la maggior parte fu fondata già durante il 1200 quando Piero Enzo della Contrada di San Moisè lasciò alcuni beni alle allora cinque Congregazioni dei Preti Veneziani di Rivo Alto: Sant’Angelo, Santa Maria Materdomini, Santa Maria Formosa, San Luca e San Marcuola… Alcune sono nate forse anche prima).

“Eccolo qua !” mi direte, “con la solita ròba da Preti: le preghiere, le Dottrine, Messe, Litanie, Processioni … le solite cose un po’ bibbiose.”

Si … questo è vero, perché i Preti sono sempre stati “i Preti” con le loro solite “aggeggerie ed esosità”, ma le “Cieresìe dei Preti” di Venezia, chiamate così per secoli dai Veneziani di città e di buona parte della Terraferma Veneziana, sono state in realtà molto e molto di più. 

Ve ne parlerò brevemente (sara mai ?)… però a modo mio … Perciò mettetevi comodi, e provate a seguirmi un po’.
Immaginatevi insieme a me una scena di quasi un paio di secoli fa … C’erano due Preti Veneziani che doveno incontrarsi fra loro nella solita chiesa della maxiContrada allargata di San Marcuola nel cuore del Sestiere di Cannaregio … a Venezia ovviamente.


Probabilmente era una mattina pigra di un maggio Veneziano, in cui si andava come sempre incontro all’estate: entrambi i colli dei due Preti presenti in chiesa erano sudati per via del solito collare candido azzimato e adeso che imprigionava soprattutto la papagorgia dell’Arciprete che stava celebrando la Messa del Mattino su un altare secondario laterale della chiesa … L’altro Prete, invece: era Don Luigi Piccini: Cassiere della Congregazione dei Preti di San Marcuoladal 1847 al 1858 … Per entrambi portare la tonaca nera in quella stagione iniziava ad essere un sacrificio non da poco, perché quel tonacone lungo fino a terra impediva la giusta circolazione dell’aria soprattutto dove ci sarebbe stato maggior bisogno … Quanto invidiavano certi barcaroli e fadiganti Veneziani che se ne andavano in giro in barca “sbragàti”, scalzi e a torso nudo: “Loro sì che se ne stanno freschi !”… D’inverno era tutt’altra cosa, ma d’estate ? … Era una “Caldàna”certa ! … L‘Arciprete perciò era “surriscaldato” imbottito nei paramenti dell’altare, e voltandosi verso il Popolo a metà della Messa per regalare un “Orate fratres !” ai suoi pochi fedeli, individuò subito nella penombra del fondo della chiesa la presenza dell’amico Prete che l’aspettava … “Eccolo là !” disse a se stesso … “Me l’ero quasi dimenticato … Oggi è mercoledì … Fra poco devo ricevere e ascoltare Don  Luigi … Quello non sgarra mai di un pelo, neanche se venisse giù il cielo … Pioggia o vento, neve o nebbia o acqua alta: puoi star certo che lui c’è sempre lo stesso … Sarà bene che mi sbrighi con ‘sta Messa … Così anche queste quattro Babbe sedute a chiacchierare qui davanti sui banchi della chiesa, potranno uscire in strada a dar ulteriore libero sfogo ai pettegolezzi della loro lingua maledetta e biforcuta ... Che ridicole che sono ! … Però se non ci fossero loro, la chiesa stamattina sarebbe del tutto deserta … Meglio loro che niente.”

Così pensando si rivoltò di nuovo verso l’altare, e accellerò l’andatura delle parole del Sacro Rito lette dal Messale Liturgico in Latino … e in quattro e quattr’otto mandò tutti a casa proferendo il conclusivo fatidico: “Ite Missa est !”

“Deosgràssia” risposero immediatamente, quasi riconoscenti e liberate, le donnette sedute sui banchi della chiesa … e provvidero subito ad alzarsi riprendendo a spettegolare “a mitraglia” e a voce alta su tutto e tutti … A niente valse il richiamo del Sacrestano-Nonzolo della chiesa che sbucò fuori subito dopo da un suo abituro seminascosto della chiesa. Provò a zittirle con un sonoro: “Ssssssssss ! … Fate piano: che siamo in chiesa !”

Non ne sortì alcun effetto … Anzi … Anche lui sapeva già che non sarebbe funzionato … Si trattava solo di una specie di segnale per far capire alle donnine che pure lui si sarebbe aggregato volentieri alla loro combriccola per recarsi a prendere un buon caffè nel baretto di fronte alla chiesa … Con loro c’era sempre una montagna, una cascata generosa di notizie, commenti, supposizioni e dicerie “nuove di zecca” da condividere. Le donnine, infatti, non se ne ebbero per nulla a male del richiamo del Sagrestano … semplicemente lo ignorarono, e con ampi gesti e issandosi per un’ultima volta il velo scuro“da Messa” sui capelli candidi della testa, gli fecero cenno di sbrigarsi a raggiungerle e seguirle: “Dai Arturo ! … Datte una mossa ! … Fa  presto … che xe tardi !” gli sibilò la Tersillapiegando il ginocchio artrosico a metà simulando una mezza genuflessione devota di saluto al Crocifisso di San Marcuola.

“Movite Arturo ! … Che ti xe un vècio mècco e fiàppo … Càvite quèa sgnàggnara che ti gha sempre intorno !” lo canzonò anche l’Elvirasegnandosi in faccia un ultimo triplice segno di Croce imbrogliato da sinistra a destra e viceversa: “Meglio farne più di qualcuno, e dritti e rovesci” pensò, “Non si sa mai … Speremo che me porta ben e Fortuna farli.” … e concluse il gesto scaramantico “sparando” un doppio bacio in direzione dell’altare in basso, e del Cielo in alto.

“Ciò ? … Tibaldòne de vècie tabaccòne ! … Non stève minga permètter !” le apostrofò divertito il Sagrestano Arturo, “E no ste minga rompèr i tòtani de mattina presto !” aggiunse prendendole entrambe confidenzialmente a braccetto.

“Tazi succòn de Nònsolo ! … Parla ben !” reagirono le donne, “Che semo ancora dentro in cièsa … Ti dovaressi saverlo ben … ch’el xe el to mestièr …”

“Sta sìtta spròtta ! … Che no ti capissi niente come sempre … Andèmo fòra che xe mègio !” concluse Arturo ridendo divertito.

“Xe sempre a stessa storia: col gatto manca i sòrzi bàgoa (i topi si divertono) … Ti gha visto el Piovan impegnà col solito Prete de a Congrega … e subito ti ne approfitti per sgataiolàr fòravia e andàrte a bèver un’ombra.”

“Tàsi insulsa ! … Che quando capita quel Prete ghe xe sempre bòni affari in vista par tutti … Quando ghe xe lù: i Preti xe tutti contenti e soddisfatti ! … Ghe xe schèi (soldi) che gira, e no i vede più tutto el resto … Al Piovan no ghe passa neanche par l’anticamera del sarvello de saver dove che so, e cosa fàsso mi …”

“Co ghe xe i bèssi de mezzo i Preti e i òmeni non capisse più niente.” rise ironica una delle donne.

“Sta sita ! … Femmena blasfema e danàda ! … Che i Preti no te sènta ! … Quei xe bòni de spararte subito dritta all’Inferno !”

“Eh ! … Che Inferno e Inferno ? … Prima de mandarme mi i dovarà mandarghe qualcun altro … Forse lori stessi … Andèmo a tòr sto caffettìn va ! … Che xe mègio, e che ormai xe quasi mezza mattina … Po dovarèmo darse da fra … Ch’el sol magna e ore … Lassèmo da parte i Preti, gavèmo altro da pensàr e da dir …”

“Ma dai ? … Chi lo gavarìa mai ditto ?” sghignazzò Arturo … e s’infilarono tutti dentro all’Osteria da Nane.

Terminata la Messa intanto, Don Luigi, il Prete Ragionato, si portò camminando lentamente fino alla Sacrestia di San Marcuolafingendo di non sentire né veder passare quella “genia de veccie squaqquaròne” che impestavano con i loro pettegolezzi estate-inverno … ma anche autuno e primavera, cioè quasi sempre … ogni chiesa di Venezia … Don Gigi procedette in punta di piedi attraverso tutta la chiesa per non far scricchiolare le sue scarpe nuove sul lucido pavimento in cui quasi ci si specchiava … Le stesse donnine di prima trascorrevano pomeriggi interi a lucidarlo e pulirlo … e a chiacchiarare in compagnia, perciò splendeva quasi come uno specchio … A Don Gigi sembrava di camminare leggero quasi volteggiando in aria come un Angelo a qualche centimetro da terra … Poi entrò finalmente in Sacrestia dopo essersi devotamente genuflesso chiudendo gli occhi davanti all’altare del Santissimo dove c’era una lampada rossa perennemente accesa, e dopo i solito convenevoli e saluti ossequiosi molto composti e contenuti ma gentilissimi, finì col l’abbracciare l’amico Arciprete: rosso in volto e tutto accaldato per via dei pesantissimi paramenti che aveva indossato per tutta la Messa.

“Sta Pianèta (l’abito da cerimonia del Prete) xe pesante come una coràssa ! … Non capisso perché quell’èbete de Arturo non me prepara qualcosa de più leggero da metter indosso co sto caldo … Oh ! … Bondì paròn ! … Come stàlo ? ” esordì l’Arciprete togliendosi di dosso l’abito ricamatissimo e arzigogolato di ricami, creme e lustrini dorati.

“Paròn a mi ? … In realtà el paròn de tutto xe lu Sior Arciprete …”rispose ironico Don Luigi il Prete Ragionato,

“Sto ben amico caro … E lu ?”

“Dai … Non xe màl … Se tira avanti a carretta come sempre …Da poveri Preti vèci.”

“Eh … Sempre che ti te lamenti e che ti te piànsi addosso … Se ti ti xe vècio e povero … Che còssa dovaria dir staltri ?”

“Se fa pàr dir ! … Ti xe sempre el solito pignòlo … No ti làssi scampàr neanche una parola ... Andèmo de sora in Canonica dai ! … Andèmo a farse una bòna colasiòn ! … Che sarìa anca ora e tempo de magnàr qualcosa: so a digiuno da ieri sera.”

“Cossa ti vol che sia … A vardàrte ti me par ben messo e in forma … Non ti me sembri per niente deperìo … Anzi ! … Ti xe più tondo del solito … Un fià de digiun te faria più che ben.”

“Minga tutti pol essere magri incandii come ti … Magari podesse anca mi !”

“Beh … Se solo ti magnassi a metà de queo con cui ti te ingòssi de solito …”

"Vàrda sto qua ! … Ma se so un penitente morigerato come un Pellegrin !”

“No se diria ! … Varda che pànsa che ti gha là … Ti me pàr una partoriente.”

“Esagerato !”

“Esagerato mi ? … Va a vardàr a lista delle spese che fa la to Governante … Par che a debba sfamàr un intero esercito, mentre in Canonica se soltanto in tre quattro in tutto.”

“Ti xe el solito criticòn … Se non fosse che sèmo amici da sempre …”

In effetti si conoscevano ed erano solidissimi amici da non meno di quarant’anni, fin dal tempo degli anni di studio e formazione Sacerdotale nel Seminario. L’unica differenza fra loro era che l’Arciprete pur essendo più giovane aveva fatto carriera fra i Preti divenendo: Piovano, Monsignore, Arciprete, Canonico de San Piero de Castèo e ProVicario del Patriarca, mentre Don Gigi era rimasto solo Archivista e Ragionato della Congrega dei Preti de San Marcuola, e s’accontentava d’esercitare quella “nobile mansione” arrotondando qualche volta quando poteva con qualche piccolo guadagnato andando a dir Messa … e a far quattro ciacòle ben fatte … con le Muneghe de Clausura de Santa Croxe de la Giudecca.

Quella mattina comunque, Don Luigi “prelevò” l’Arciprete in chiesa, e subito dopo salirono insieme al piano speriore della Casa-Canonica andandosi a sedere nel salotto davanti a un tavolo che la premurosa Perpetua aveva imbandito per la colazione con caffè, latte e biscottini fatti in casa … Quando la Perpetua li vide salire li accolse entrambi con un sorriso tuttodenti e cordialissimo: “Mi vizia questa Santa Donna !” si profuse subito in complimenti l’Arciprete sorridendo a sua volta verso la donna: “Questa ha delle mani Sante … E’ come un Angelo scappato giù dal Cielo in ogni senso … giusto per me.”

La donna Perpetua arrossì in volto, e abbassò lo sguardo modestamente fino a terra asciugandosi le mani nella larga travèrsa che indossava ai fianchi … Non riuscì ad aggiungere neanche una sola parola ... Poi scomparve in un’altra stanza ciabattando su se stessa, e sussurrando appena all’orecchio dell’Arciprete passandogli accanto: “S’el gha bisogno … So de là.”

“Se non avessi lei ?” aggiunse l’Arciprete inseguendola con lo sguardo.

“Ti sarìssi de certo più magro … Vàrda che trippa che ti gha messo su !”lo prese di nuovo in giro il Prete Ragionato.

L’Arciprete rubicondo, quasi paonazzo, non si offese affatto per la nuova canzonatura dell’amico, anzi: picchiandosi il prominente pancione enfio e teso come la pelle di un tamburo, s’abbandonò sul suo seggiolone infilandosi in una fessura della tonaca un candido tovagliolo, e iniziando a servirsi dalla tavola imbandita. Subito dopo, i due si misero a parlare fitto fitto fra loro in un linguaggio quasi criptico che per loro era consueto. Pareva quasi degli iniziati, anche se in realtà stavano solo prendendo in considerazione tutto quanto concerneva la gestione della Congregazione dei Preti di San Marcuoladi cui erano rispettivamente il Capo e l’Amministratore principale.

Don Luigi, infatti, aveva raggiunto l’Arcipretecome faceva sempre circa ogni quindici giorni. Quell’incontro serviva ad entrambi ogni volta per fare il punto della situazione: Don Gigi riferiva puntualmente circa le ultime registrazione e i resoconti più recenti delle ultime operazioni o movimenti economici intrapresi dalla Congrega dei Preti di San Marcuola ... mentre l’Arciprete dal suo punto di vista: prendeva atto, commentava, approvava o bocciava le varie iniziative e le relazioni presentate dal suo Prete Ragionato.

“E allora Don Gigi ?” aveva iniziato il discorso l’Arciprete versando a Don Gigi del the bollente profumatissimo in una tazza decoratissima che gli stava di fronte, “Che cosa “bolle equamente in pentola” stavolta ?”

In realtà l’Arciprete Rado conosceva già in anticipo per filo e per segno “ogni respiro” di quella che considerava “la sua” Congregazione dei Preti… Trascorreva per conto suo intere ore a spulciare, leggere e controllare dentro ai registri della Congrega, ma amava essere sempre aggiornato da Don Gigi, perché quell’uomo sapeva essere lungimirante e aveva la visione d’insieme delle cose … Solo con i suoi resoconti provava la sensazione d’avere saldamente in mano e in pugno tutta la situazione della Congrega dei Preti: “... un’infernale e secolare macchina da soldi”, pensava sempre, anche se mai avrebbe avuto il coraggio di definirla così con nessuno … Neanche con lo stesso Don Luigi.  

Don Luigi ogni quindici giorni, prima di recarsi sopra alla Sacrestia di San Marcuola a lavorare in un locale dove dentro a diversi vecchi armadi scassati e polverosi e a un gran cassone si tenevano tutti i Libri e gli Atti della Congregazione di San Marcuola, passava puntualmente a rendicontare all’Arciprete. Don Rado l’Arciprete ci teneva tantissimo a quella sua funzione di Capo della Congrega dei Preti, e si mostrava sempre interessatissimo ad ascoltare la persona abile, puntuale, attenta e agguerrita dal punto di vista economico che era il suo amico Don Luigi: “Con lui sono come in una botte di ferro.” pensava, “Posso per davvero dormire sonni tranquilli sulla mia Congregazione.”

Allo stesso modo, anche Don Luigi sapeva d’essere molto stimato e apprezzato dall’Arciprete oltre che da tutti i Confratelli Preti della Congrega di San Marcuola per le sue notevoli doti … Non era mai riuscito a far carriera come Prete, ma non si sapeva mai nella vita. Quella sua funzione avrebbe potuto prima o poi … chissà ? … Forse diventare un validissimo trampolino di lancio per essere promosso a qualcosa di superiore … Tutto poteva sempre essere possibile dentro ai meandri sorprendenti della Chiesa ... Intanto per le mani di Don Luigi ogni giorno passavano fiumi di denaro, rendite ed elemosine … e lui faceva puntualmente registrare tutto e tutti come voci delle “Entrate e Uscite” nel monumentale Archivio della Congregazione… Nessuno aveva mai avuto niente da ridire sul suo operato … Ma era rimasto sempre fermo lì, non si muoveva da quella sua situazione, mentre gli anni passavano inesorabili … Lui era fermo in quella Congrega de Preti come una gondola screpolata e quasi vecchia che il gondoliere dello Stazio ormeggiava in un angolo usandola solo ogni tanto, ma sempre di meno, preferendone altre meno usurate.

Quella continua sensazione non lo lasciava mai: era il suo cruccio, la sua insoddisfazione … Non era proprio un tarlo o un’ossessione della sua mente, ma Don Luigi sperava sempre di più di potersene liberare … Anche se poi non ci pensava più, lavorava sodo per la Congrega, e per questo anche quel giorno era tornato là dall’Arciprete a rendicontare come il solito.

Don Gigi allora prese e aprì con la sua proverbiale lentezza la borsa di cuoio che si portava sempre appresso. Era logora come lui, e come la palandrana che indossava passata di Prete in Prete, lasciatagli in eredità da un Monsignore morto. Dalla borsa trasse un plico di carte e un grosso registro, e iniziò a raccontare e sintetizzare tutto l’andamento delle economie della Congrega all’Arciprete, ma soffermandosi in realtà nei più minimi dettagli.

Ah … dimenticavo di dirvi: il Monsignore Defunto aveva lasciato a Don Luigi anche tutta una serie di abiti pomposissimi da cerimonia: fasce, rocchetti e soprarrocchetti, mantelline, fiocchi e controfiocchi, pon pon rossi, cappelli, scarpe rosse con la fibbia dorata, e croci su croci di diverse misure e fatture … un guardaroba intero: cassoni su cassoni di vestiti e roba … ma neanche un soldo. Aveva lasciato tutti ai suoi “diletti nipoti” ... “Diletti ?”… Che disdetta ! … Aveva tenuto in piedi tanta amicizia e confidenza con quel illustre Monsignore per una vita intera … e in cambio ? … Alla fine non aveva ottenuto nulla: solo un mucchio di stracci colorati … Il Destino era stato davvero avaro con lui … Anzi: un vero e proprio tiranno ! congetturava Don Luigi … anche perché quello stesso Monsignore aveva lasciato tutti i suoi beni alla Congregazione di San Marcuola… E ne possedeva non pochi ! … I soldi lasciati ai “diletti nipoti” in realtà erano solo delle briciole del suo ingente patrimonio che era soprattutto di natura immobiliare … Comunque era stato giusto così, perché quei nipoti del Monsignore erano dei “senza Dio moderni”, ben lontani dalla sensibilità dello zio Prete, e da tutti quei contenuti “di chiesa e dottrina” che quel Monsignore aveva così tanto amato e prediletto … Quand’era ancora vivo avevano usato quel loro zio Monsignore come un conto corrente di banca sempre aperto, una linea di credito infinita dove andare sempre ad attingere a piacimento … Era stato fin troppo buono quello zio Monsignore con loro … Di recente Don Luigi aveva rivisto e riconosciuto uno di quei nipoti del Monsignore defunto in Piazza San Marco: “Che squallore ! … Il nipote del Monsignore era un spudorato libertino impomatato e azzimato che non aveva altro in mente che correre dietro alle gonnelle delle turiste e delle donne Veneziane per poi portarsene in gondola, al Casinò a giocare a carte, o a casa sua per far loro ben di peggio … Povero quello zio Monsignore ! … Si starà rivoltando di certo in tomba … Se solo avesse saputo che i suoi sudati risparmi erano finiti nelle tasche bucate di quel gaudente avventuriero e giramondo !”

Ma era meglio non pensare a certe cose … Per fortuna c’era l’altro nipote del Monsignore, che sembrava un giovine più a modo, un commerciante serio e posato, che sapeva tenere dignitosamente moglie, figli e famiglia, circondarsi di buoni amici, e godere di una certa pubblica stima … Peccato che lo zio Monsignore non l’avesse preferito ritenendolo un giovane aspro e acerbo e di ridotte speranze … “Vedi com’è la vita a volte ! … Si finisce col riporre fiducia in chi non la merita e nelle persone sbagliate … Si prende fischi per fiaschi, e si scambiano lucciole per lanterne … Ma siamo fatti così … Non c’è nulla da fare.” concluse fra se e se Don Gigi mettendo da parte quei foschi pensieri.

Poi inforcò sulla punta del naso gli occhialetti cerchiati d’oro, si grattò la testa che gli prudeva giusto sulla chierica appena ritagliata, e iniziò a dire e ridire all’Arciprete attingendo dai dati e numeri segnati dentro al librazzo spalancato che aveva davanti.

“Non ho niente di speciale da raccontarle stavolta Sior Arciprete”esordì Don Gigi assumendo un tono professionale, “E’ accaduto il solito tran tran usuale … Non ci sono grandi novità, né gravi problemi da risolvere ... Stavolta trattiamo della consueta amministrazione, a dire il vero: fin troppo ordinaria … Ci sono le solite cause e i processi che abbiamo intrapresi con la Congregazionde dei Preti, come lei sa bene, da parecchio tempo … Sono sempre la solita rogna senza fine: dalle ultime note evinco che abbiamo trovato un accordo con i Nobili Zorzi e i Dada … e che è ancora in corso quell’Atto Extragiudiziale dei Baldan contro il Clero, cioè contro di noi e la nostra Congrega.”

L’Arciprete, quasi acciambellato come un gatto nel suo seggiolone imbottito, continuò ad annuire osservando distrattamente il fondo della tazza della colazione ormai vuotata e ruotandoci dentro un cucchiaino sporco: “Non c’è altro ?” aggiunse improvvisamente.

“Si … Ci sarebbe da prender nota dei processi e delle cause storiche in atto praticamente da sempre … Quelle sembrano non aver mai fine … Sono sempre le stesse: la Causa del Clero con i Nobili Foscarini, Michiel, Donà e Zustinian, le consorti, e i Luochi Pii legatari Mocenigo contro il NobilHomo Zuanne Nani … sempre per la Commissaria Mocenigo … Il vecchio Nani con i suoi figli non demordono, non mollano mai … Vorrebbero averla vinta su quell’eredità … Ma sono e rimarranno dei poveri illusi: non gliela concederemo mai. Non vinceranno mai quel contenzioso … La vittoria prima o poi sarà comunque nostra, se non altro perché da secoli ormai stiamo usufruendo delle rendite dei beni per cui si discute senza fine.” ricordò ancora Don Gigi, “Poi ci sarebbe la solita causa contro …”

E qui l’Arciprete che fingeva nonscalance avendo iniziato a sfogliare distrattamente il gran foglio del giornale appena arrivato in Canonica, quasi si riscosse, come se Don Gigi avesse toccato un tasto più interessante ... Piegò in quattro il giornale, inforcò pure lui gli occhialetti cerchiati d’osso di tartaruga sul naso, si concentrò sul Ragionato, e gli disse:“Ho capito … E le case, invece, come vanno ?”

Se lui, l’Arciprete era l’estremo propugnatore, il mentore, il fautore, ma anche “la chioccia” della causa della Congregazione dei Preti di San Marcuola… che era “la sua creatura”, Don Gigi ne era, invece, come l’Anima nascosta, l’anonimo macchinista e timoniere che la sapeva abilmente condurre per le “rotte giuste” godendo della sua massima considerazione e approvazione.

“Vanno bene … Anche se c’è qualche problema …”

“Come problema ? … Non pagano puntuali … Come vanno gli affitti ?”          

“No … Venezia gira bene … Paga … Poco, ma paga … La maggior parte delle “case” paga … Pagano le case e le botteghe di San Marcuola, di San Barnaba, di San Zuliàn e de San Martin, e tutte le altre … Solo quelle di San Simeon brontolano un poco per via di un muro in comune che sta andando giù … e quelle di San Silvestro segnalano qualche problema col tetto con l’acqua che gli cola dentro quando piove.”

“Beh … se è tutto qua: sistèmaghe una bòna volta quei còppi e quel covèrto … e fa buttar sòso quel muro rifasèndolo de nòvo … E che a sia finia … Che còssa ti vòl che el ne vegna a costàr ? Un patrimonio ? … Non credo proprio … E dopo ? … Ghe xe qualcos’altro che devo savèr ?”

“No … Innanzitutto se stà bòna roba aver messo in funsiòn e averse inventà la figura dell’Esattor Laico e Secolàr con fideiussiòn …”

“Ah: sì ! … A proposito … Come vallo … Come se comporta Giuseppe De Marchi ?”

“Diria: ben … Funziona ! … Il Sior De Marchi sa far il so dover: se presenta a riscuotere puntualmente e con autorità … La gente lo teme e rispetta …”

“Benòn ! … Così ci siamo tolti e scrollati di dosso quella solita figura da Preti esosi e comandoni che passavano di casa in casa a batter cassa e chiedere soldi di continuo … Meglio così … Se passa l’Esattor noi rimaniamo più defilati e sullo sfondo, in seconda fila … e tramite lui potremo azzardare anche di più in futuro … Potremo chiedere agli inquilini senza che lui possa essere considerato direttamente il responsabile di tutto a cui contestare in prima persona … Questa è stata una bella pensata: la Congregazione dei Preti in questo modo è diventata come un fantasma invisibile, distante, e quasi irragiungibile ... Con l’Esattor non possono far niente se non brontolare un poco … Se vogliono aver a che fare direttamente con noi doranno farci causa in Tribunale … E non tutti se la sentono di percorrere quella via … Se non altro per paura di tutte le spese che dovranno intraprendere … Perciò: meglio così … Andiamo avanti in questa maniera.”

“Ghe saria, invesse, qualche complicaziòn e problema con le case de Campagna e Terraferma: la Direzione delle Ferrovie dello Stato ci chiede di alienare un pezzo di terreno per completare passando per quel posto una parte del tronco ferroviario di Mestre-San Michele del Quarto … A Carpenedo, invesse, i ne gha chiesto una pezza de terra per far un Cimitero Militare e una strada de raccordo … Non savaria … Per fortuna però che tutto il resto xe in regola … Mestre, Zelarìn, Salzàn: pàga anca lòri, e anca tutti gli altri … I ghe mette sènto anni, ma i pàga in una maniera o nell’altra … Percià gli affari anche in Campagna continuano lo stesso ad andare bene: gli introiti sono gli stessi, e sèmo in regola.”

“Capisco … Sarà spese e perdite lassàr i terreni per la Ferrovia e il Cimitero … Che sia il caso di procrastinare o rinviare del tutto l’inizio dei restauri delle case previsto a Venezia ? … Potremmo rinviare i lavori sia qua il Laguna che dei Casòni di Terraferma … Non so se ne convenga vendere qualcosa in questa occasione per recuperàr … Che possa servir aumentare le pigioni di tutte le case de città ?”

“No … Meio de no … Ci renderebbe altamenti impopolari … Sarebbe come buttar acqua sul bagnato, e sollevaressimo de certo un polveron in tutta Venessia … Ancora una volta risulteremmo essere i soliti Preti esosi e avari, magnaschèi … Meglio a mio parere lasciar perdere, e seguire una condotta più bassa, sotto traccia, che dia meno nell’occhio ... Temporeggemo … e vedemo che cosa succede … Quanto verremo a perdere a Mestre, per esempio, con tutti sti cambiamenti e lavori.”

“Mmm … Me par che no ti gàbbi torto … Spetèmo allora.”boffonchiò l’Arciprete addentando rumorosamente un altro biscotto croccante della Perpetua rimasto sulla tavola: “Toh ! … Ciàpa qua ! … Senti che bòni !”si rivolse verso Don Gigi porgendone un altro ... “E senti quanto che xe bòn e delicato sto Vermout … Un’ambrosia celeste! … Bevi anca questo !”

“Alla nostra salute …”

“E a quella de tutta la Congrega !”


A quel punto si sentì un morbido e lieve bussare alla porta del salotto che finì con l’interrompere la fitta quanto profiqua conversazione.

“Bussano ?”

“Avanti ! … Che c’è ?” rispose a voce alta l’Arciprete.

“Ghe xè Madèo Verzòtto: un Gondolier de la Contrada ... Monsignòr … El voria parlar co vu … Se fosse possibile.”annunciò la Perpetua.

"Ah si !” se ne venne fuori l’Arciprete, “Va bèn ! … Ch’el vègna avanti … Questo qua spera e aspetta sempre che muioia una zitella novantenne lasciando libera la sua caxetta qua di fronte.”“Fallo entrare ! … Fallo entrare !”  disse rivolto alla Perpetua che era rimasta in attesa sulla porta col solito grembiule in mano pieno di piselli che stava sbucciando.

“Madonna ! … Ma ti senti che profumo che gavèmo in casa ? … Questa xe a pevaràda (peperonata) de a me Perpetua ! … Me vien l’acquolina in bocca solo a sentirne l’odor.”

“Ti xe proprio incoregibile … Un giorno o l’altro ti finirà col scoppiàr … E allora: addio Arciprete … e povera Congregaziòn !”

“Eh ! … Non sta ciamàr disgrassie … Penso che debba ancora nàsser quello che sarà el mio sucessòr …”

“Cala ! … Cala Arciprete ! … Cala soprattutto la trippa !”ed entrò cappello in mano il Gondoliere di mezza età, non più giovanissimo.

“Bondì Reverendi, scusè el disturbo … Savè zà ben che son venùo ancora una volta a peroràr a me causa … Savè anche che voria maridarme presto … e speraria dalla vostra clemenza che podeste affidarme in affitto quea benedetta caxetta poco distante dalla nostra cièsa.”

“Questo, caro Don Gigi, xe un galantòmo … un giovane proprio da ben … un bòn lavoradòr … Solo che nol gha fortuna … Quea vècia sembra non dover morire mai … Pare che sia eterna, e che a vògia viver mille anni.”

“Ch’el fàsa una Novena a San Vincenzo Ferreri: el Santo Destrigaletti !” suggerì sornione Don Luigi, “El vadarà ch’el vegnarà ascoltà presto ... in breve tempo el sarà miracolà.”

“El Destrigaletti ?” chiese l’Arciprete, “Cosa xe sta storia ? … Che non la so.”

“Nol sa del Santo Destrigaletti Arciprete ? … Me meravegio de Vu ... A Venessia tutti sa che una bona Novena, qualche orazion detta ben e una bona elemosina a San Vincenzo porta a desbrigàr certi letti cronici e infermi che sembra non volerse liberar mai e poi mai ... El me scòlta mi Siorètto ! … El prega, el fàssa elemosina, e el spera in San Vincenzo … El vedarà che funzionarà … Ch’el se ciamarà contento … E che el podarà andar sicuro.”

“Se lo dìse lu Reverendo … Le gho provàr tutte: provarò anca questa.” rispose sorridendo e sparanzoso il Gondoliere, “Un franco in scarsèla per fortuna no me manca … Doman ghe portarò in ciesa un bel candeòtto a sto San Vincenzo Destrigaletti … e vedarèmo.”

“Ghe provedarò mi e orasiòn da recitàr Sior … El prova … El prova … El deve far però una Novena de nove zòrni consecutivi … Ogni giorno in cièsa col tòrso, la preghiera e l’elemosina … Se no: no val ! … Non funzionarà.”

Le Rondini intanto urlavano fiondandosi disperate in cielo fuori dalle finestre del salotto della Casa dei Preti di San Marcuola, e un profumo inebriante di Gelsomini, ieri come oggi, riempiva l’aria di tutta la “maxiContrada” Veneziana di San Marcuola.

Mettiamo però adesso da parte quell’immaginaria quanto idillica ma verosimile “scenetta storica”, e portiamo la nostra attenzione sui dati reali e storico del fenomeno della Congrega o Congregazione dei Preti di San Marcuola.

Come vi anticipavo, si trattava innanzitutto di un tipico fenomeno Veneziano, di una formidabile “macchina da soldi” che gestiva un notevole patrimonio mobile e immobile tenuto insieme, incrementato e tradotto a suon di Messe, frequentazioni, celebrazioni … ma anche un ampio giro di affari, compravendite, scossioni e molto altro … i cui profitti finali venivano spartiti e consegnati annualmente ai singoli Preti iscritti alla Congrega di San Marcuola.

Quella di San Marcuola era “una” delle Nove Congregazioni del Clerosparse in giro per Venezia, ma interlacciate fra loro. Vennero dette anche: Pia Opera della Nove del Clero, e furono un ente ecclesiastico Veneziano praticamente indipendente, che si rapportò abilmente per secoli sia col governo del Patriarcato di Venezia, che con la gestione laica e civica della Repubblica Serenissima nota per aver saputo supervisionare e controllare tutto e tutti in ogni epoca.


Per essere espliciti, le Congregazioni dei Preti ruotavano intorno alla spartizione del mitico “Partidòr” annuale: una convocazione particolare di stampo celebrativo-conviviale in cui si consegnava ai singoli Preti parte del denaro ricavato dalla movimentazione economica dei capitali della Congregazione.

Si … Va bene … Qualcuno obietterà subito che alla radice di tutto non ci stavano i soldi e il patrimonio, ma la devozione riconoscente dei fedeli Veneziani che offrivano generosamente e liberamente a Dio per il “bene” delle loro Anime e come gesto di sincera Carità.

Vero … ma vero anche che tutto quel “ben di Dio” messo insieme generò da parte dei Preti un immenso lavorio economico che andò ad impinguare non poco le loro personali tasche … Sempre devotamente s’intende.

L’ingente Patrimonio dei Beni della Congrega dei Preti di San Marcuola venne suddiviso in Parti … da cui deriva anche il nome di “Partidòr” che ne era come la “conseguenza finale”. Alcune “Parti” erano di esclusiva spettanza e pertinenza dei soli Preti di San Marcuola, mentre altre “Parti dei Beni” erano di proprietà comune, quindi andavano spartite equamente anche fra le altre Nove Congreghe dei Preti di Venezia. Cioè una cospicua parte dei “cespiti o proventi” erano soggetti ad ulteriori suddivisioni e spartizioni interne prima d’essere devoluti ai singoli Preti di ogni Congregazione.

Tralasciando di raccontarvi nel dettaglio proprio tutto, potrei accontentarmi di dirvi, che secondo i “Registri d’Amministrazione dello Stato Fondiario delle Rendite"tenuto, redatto e proposto dal Sindico Maggior Primo della Congregazione di San Marcuola, le “attività e passività” provenienti daiBeni immobili di “Parte VI” comprendevano: la proprietà di alcune case in Contrada di Sant'Aponàl date per secoli in affitto.(Nel 1192 erano state concesse alle sei Congregazioni del Clero insieme a un Legato di terreno da Giacomo Ziani figlio del defunto Doge Sebastiano… Erano state citate e confermate di nuovo da Pietro Falier nel 1221 …  integrate con un ulteriore casa nel 1286 da Viviano da Natale… e affittate ininterrottamente ancora dal 1640 al 1796 restaurandole su indicazioni dei Periti Antonio Mazzoni e Francesco Bagnolo nel 1751). Sempre la stessa“Parte VI” comprendeva la gestione di alcune case in Contrada di San Vidal(I “Beni di San Vidal”consistevano fin dall’inizio in un nucleo di cinque caxette con terreno donati alle sei Congregazioni dei Preti di Rialto nell’agosto 1224 da Armirota Zusto per volontà del marito Giovanni … Nel 1317 il Clero fece ricorso contro Giovanni Rulico che voleva impunemente fabbricare sul terreno di proprietà delle Congregazioni … Nel 1449 l’Ufficio dell'Esaminator esaminò ancora alcuni testimoni circa il possesso delle cinque caxette da parte delle Congregazioni del Clero … Nel 1840-43 l'Ingegnere Sanfermo presentò un progetto di rifabbrica delle caxette e del terreno ancora affittati realizzato solo fra 1933 e 1938) e la casa con bottega in Campiello dei Sansoni in Contrada di San Silvestronel Sestiere di San Poloaffittata ancora nel 1900.

Secondo, invece, le indicazioni dei “Registri d’Amministrazione degli affittuali dei Beni di Parte VII” redatti dal Sindico Maggior Terzodella Congregazione dei Preti di San Marcuola, la “Parte”comprendeva una casa in Contrada di Santa Marinanel Sestiere di Castello(Risultava già donata al Clero nel 1233 ... Sulla stessa si fecero spese nel 1640-43 come segnato dal Sindico Magior e dal Sottomasser Tommaso Zappi, e fu restaurata ancora fra 1904 e 1907).Di “Parte VII” erano ancora alcune case con un magazzino e una bottega site in Calle del Clero a San Nicola da Tolentino nel Sestiere di Santa Croce (Comprate dal Clero da Pietro Rizzoli verso il quale si obbligarono a pagare “annuo livello”, e locate ancora fra 1895 e 1941)… Nel Circondario di San Giminiano nel Sestiere di San Marco in Calle Fiubera c’erano inoltre i “Beni Fiubera”, cioè: una fabrica o ruga de caxe nove con botteghe posta in Calle delli Fauri(Già donate ai Preti nel 1254, furono ricostruite una prima volta sotto la supervisione e direzione del Protto (Architetto) Svizzero: Bernardin Contin dell'Officio de Proprio nel febbraio 1578 … Rifabbricate di nuovo nel primo 1700 con ingenti spese secondo le “sottoscrizioni di mano del Proto Alessandro Trimignon”, la gestione di quelle case diede parecchio filo da torcere al Clero tanto che dovette procedere più volte legalmente contro i Nobili Zen e i Salvioni e Peretti durante il 1600, contro Pietro Occhiararo nel 1625, contro il Nobilhomo Andrea Dolfin nel 1668-69 … e “senza fine” dal 1581 al 1751 contro le “rognòse” sorelle Poli, Nicolò Ravenna e Marco Galibelli, e contro Domino Francesco Plebani “cessionario” di Domino Andrea Pace nel 1786 ... Fu davvero tribolata la gestione dei “Beni di San Ziminiàn”).

Erano considerati ugualmente e ancora “Beni di Parte VII” quelli dati “a Livello” in Contrada di San Pantalòn acquisiti dai Preti fin dal lontano maggio 1207. (In quell’occasione Pietro Marin figlio di Manassefirmò una “Carta d’Obbligazione” che l’induceva a pagare ogni anno alla chiesa di San Pantalon: libre sei e mezzo d'olio per via della rinunzia da parte della stessa a recepire la donazione di un ulteriore tratto di terra con casa ... In seguito: nel 1301, le Congregazionidel Clero Urbano concessero in uso una delle case di San Pantalon a Don Giacomo Bertaldo, e dal 1336 al 1345 a Don Nicolò Zancani di San Pantalon per il quale venne firmata apposita e regolare quietanza da parte delle otto Congregazione del Clero per i versamenti degli affitti riscossi … Quietanza simile venne rilasciata anche nel 1418 a Don Andrea Gattuso, mentre fra il 1526 e il 1750 vennero emesse più volte dopo controversie interminabili alcune Sentenze da parte del Magistrato del Proprio contro i Nobilhuomini di Cà Michiel, le loro vedove e Iseppo Patronio che avevano abusato sulle stesse case di San Pantalon: esclusiva proprietà delle Nove Congregazioni del Clero).

Erano, invece, considerati “Beni immobili di Parte VIII” quelli siti nel Circondario di San Zuliànnel Sestiere di San Marco restaurati ancora nel 1950. (A seguito del testamento del giugno 1253 di Marco Ziani fu Pietro, le otto Congregazioni del Clero vennero immesse nel possesso di sei case di San Giuliano … Secondo il “Libro delle Ricevute delli denari contati”, nel 1690-92 le case di San Zulian vennero ridotte a quattro “caxe nove”: “Havendo io Domenico Rosi dissegnato per fabricare le case di ragione Cel clero al Ponte dei Feralli in San Zulian come se vede dal deto disegno ballotato del primo giugno 1690, et essendomi anco adoprato nell'assister alla fabrica.” Nel 1764 quelle stesse case divenute tre erano segnate ai numeri: 415 e 416 della Contrada di San Zulian, e non furono esenti da conflitti, difficoltà, processi e accordi gestionali che si protrassero fino al 1792 ... Nel 1926 l’Opera Pia delle Congregazioni dei Preti di Venezia trasferì proprio in quel posto la propria sede trasocandola dai locali della Sacrestia di Santo Stefano).

Sempre di “Parte VIII” erano gli immobili del Clero che si trovavano nelle Parrocchie e Contrade di San Simeone Profeta o Grande dove c’erano: nove case lasciata ai Preti in virtù di un testamento di Marino Belloni del maggio 1255. (Nel 1546-47 la proprietà era sempre la stessa, ma nel 1903-04 subì una grossa alienazione che la ridusse ad un’unica casa con magazzino)… Sempre di “Parte VIII” erano le case poste “tra Calle e Rio Terà del Cristo in Contrada di San Marcuola”(Restaurate, anzi quasi rifabbricate insieme agli stabili di San Vidal nel 1840-63)… Ancora di “Parte VIII” erano la casa con bottegain Calle Lunga San Barnaba, la casa in Calle dei Cerchieri in Contrada di San Trovaso alla quale si fece: “Imprestanza di dinaro per spese”nel 1598. (Risultava ancora locata nel 1941 e oltre) e pure di “Parte VIII” era una campagnanel Territorio Veneziano nella Frazione di Prozzolo nel Distretto di Dolo che vennevenduta nel 1873.

Beni immobili delle Congreghe dei Preti di “Parte IX” erano quelli in Contrada di San Martino di Castello(Serie di case e una bottega acquisite da Luce Dalla Grana Dragan nel lontano 1349 e locate ancora nel 1895-1941. Furono integrate a più riprese da ulteriori lasciti testamentari alle Nove Congregazioni nel 1407, 1414, 1474, e da parte di Lorenzo Salamon nel 1507 ... Il Clero delle Congregazioni entrò diverse volte in conflitto giuridico per loro: “per una delle case al n. 13 della Contrada di San Martino” dal 1736 al 1781 contro Maria Ogniben Fornasieri“per un pozzo” in Calle della Grana dal 1744 al 1752 … contro Zuanne Ruberti nel 1762, e contro Paulo Spazziani dal 1791 al 1796)… Di “Parte IX” erano anche gli immobili in Parrocchia di Santa Maria del Carmineal Ponte dei Turchi di San Barnabanel Sestiere di Dorsoduro(I “Beni di San Barnaba” confinavano con gli stabili di Andrighetta Boccon, e costavano in: case, un magazzino, una bottega e una casa-bottega forse da Spezier con riva. Entrarono nelle facoltà delle otto Congregazioni del Clero nel marzo 1317 ... Furono restaurate nel 1334 su intimazione dell’Ufficio dell’Esaminadoral falegname Trevisan e contro Pietro Corbo … Nel 1436 Giovanni Barbo a nome di Maria Barbuza ottenne una ricevuta di 150 ducati per aver venduta un’ulteriore “possessione in San Barnaba” alle stesse Otto Congregazioni del Clero … Di nuovo nel 1681-82 vennero restaurate e rifabricate, e una delle case venne affittata a Bravi fino al 1700 … Dopo un contrasto con dei vicini di casa per un muro comune nel 1903, si evince che le stesse case furono ancora locate insieme a un’altra sempre in Parrocchia di Santa Maria del Carmelo dal 1911 al 1932 e oltre.)

Sempre e ancora di “Parte IX” erano alcune “Proprietà di Beni di campagna” situate a Mestre nelle Frazioni di Carpenedo e Zellarindove c’erano anche dei “Casini di campagna del Clero” risalenti al 1432. (Le stesse proprietà erano ancora gestite e si parlava e trattava di loro ancora nel 1923-24 quando vennero attentamente ispezionate dall'ingegner Pier Angelo Fossati che ne trasse disegni e copie acquarellate e a penna, da destinare al Catasto ... Il Clero di Venezia locò quel terreno di campi a Nicolò Saorino nel 1450, e poi a Prè Francesco Beneficiato di Sant'Angelo in Venezia, e a Matteo quondam Lorenzo da Treviso nel 1459 ... L’anno seguente si produsse una “Convenzione fra Clero di Venezia e Giuliano Zetino per la fabbrica di una tèza nei beni di Carpenedo”: due anni dopo ricevette regolare ricevuta per i lavori eseguiti e dei soldi riscossi … Dopo aver restaurati gli stabili nel 1840-63, si provvide ad alienare e vendere i “casini” sia di Carpenedo che di Zelarino nel 1865-90 per i quali s’erano sempre percepiti “fitti”, ma si mantenne la proprietà dei terreni coltivabili ... Travagliata fu la vicenda delle terre dell’Opera Pia site “in quel di Zellarino” nella Frazione di Trivignano, perché fra 1910 e 1933 anche lì si dovette cedere una parte per costruire un accesso alla Strada Castellana).

Di “Parte IX”e dei “Beni di Campagna” erano le proprietà di Maerne nella Frazione di Zigaraga, e quelle in Villa di Salzano nella Frazione di Toscanigo. (Si trattava di altre terre “con appezzamenti e case coloniche” restaurate secondo “Polizze del speso governar case et casoni del Clero di Venetia” nel 1681, 1755 e nel 1768 ...  Fin dal 1327 erano entrate a far parte degli “Affittuali di Campagna del Clero di Venezia” e dei “Beni di fuori in Trivisana sulla Strada Vicinale detta dei Poiesi”… Erano ancora affittate nel 1904 … Dal 1821 al 1940 sono, invece, i Contratti e le Annotazioni d’affittanza degli: “Appezzamenti con stabili di case coloniche, campagne, chiusure e possessioni di terreno nel Distretto di Mirano in Villa di Salzano”… i contratti dei siti ancora affittati nel 1960 in Rio San Martino di Scorzè… quelli in Santa Maria di Sala affittati ancora nel 1972 … e quelli delle tre pezze di terra con casoni posseduti insieme a quelli di Taierolifin del 1327 nel Distretto di Mestre in Maerne di Martellago sulla Strada Vicinale della Frazione di Zigaraga. In precedenza quei stessi beni erano stati venduti da Pietro Manzini di Zigaragaad Antonio Strazzarol da Padova, che li aveva venduti a sua volta a Nicolò e Zaurino Zucchello, che a loro volta ancora li avevano dati alla Congregazioni dei Preti di Venezia … Stessa cosa fece il Nobile Giovanni Contarini per altri cento campi in Villa del Contò che finirono in mano a Prè Nicolò Piovano di San Canciano di Venezia nel 1344-46 e al Nobile Marco Pesaro nel 1395 ... Dopo la morte del Piovano di San Cancian, l'Ufficio del Procurator emise nel 1354 una sentenza di legge che affidò i beni dello stesso Piovano al Clero di Venezia ... Nel 1408 lo stesso Ufficio del Procurator emise un’altra sentenza in una lite tra le Congregazioni dei Preti e Giacomo Soligo per uso dell’acqua in Zigaraga … Nel 1433 i Beni del Clero vennero affittati a Giacomo e Bartolomeo Marson e a Tommaso di Nicolò Rida… Poi vennero restaurati più volte: nel 1550 e 1733, e affittati ininterrottamente dal Clero Veneziano fino al 1911 e oltre).

Non è ancora tutto … Il Clero di Venezia possedeva ulteriori affittanze di terreni, fondi, beni immobili e case coloniche nella Terraferma Veneta in Provincia di Venezia e nel Mestrino dove si provvide a una Licitazione Scaramuzza nel 1949-56 ... Lo stesso Clero possedeva altri beni a Palazzetto di Mestre affittati ancora nel 1973 e oltre … a Marghera dove i Preti spesero ancora per lavori di manutenzione e ampliamento fino al 1964 … a Gambarare di Mira, dove possedevano terreni ed edifici rurali soggetti a Perizia nel 1961-63 … nel Padovano in Cadoneghe, in Comune di Camposampiero affittati ancora nel 1966 e oltre … a Pianiga affittati ancora nel 1930 … a Trebaseleghe affittati ancora nel 1937 … in Santa Eufemia di Borgoriccoaffittati nel 1937 e oltre, e una casa colonica in San Michele sempre di Borgoricco affittata nel 1939 … a Campodarsego e Villanova affittati ancora nel 1936 quando si eseguirono delle nuove planimetrie di tutti i terreni … Il Clero aveva “Beni in Torresino di Cittadella di Padova verso il Terraglio” venduti nel 1520 dall'Ufficio delle Acque a Gerolamo Grimani e poi fatti pervenire alle Congregazioni del Clero … Nel 1463 le Congregazioni del Clero vennero immesse in possesso di nove campi a Camponogara di Piove di Saccogià segnati nel 1388 sulla Carta di dote di Angela Caotorta, lasciati loro da Don Andrea Avanzago Piovano di Santa Margherita, e comprati insieme ad altri otto campi in Villa di Brozzuol presso Padova dai beni del fu Domenico Guizzolotti… Nel 1476 per altra Sentenza dell'Ufficio del Procurator si stabilì come proprietà delle Congregazioni del Clero di Venezia anche quella di quattro ulteriori campi di terra in Pronzuol lasciati ad esse dallo stesso Don Andrea AvanzagoSecondo i Registri d’Amministrazione del Sotto Masser Secondo delle Congregazioni dei Preti”: i Beni di Terraferma delle Chiesùre di Camponogara affittati ancora nel 1875, erano parte integrande dei beni di Parte VIII del Clero Veneziano”.

C’erano poi ulteriori beni in Provincia di Treviso: campi a Moggian acquistati nel 1650 e 1700 … altri beni in Moglianovenduti da Gaspare Pasini a Don Giovanni Pietro Perla nel 1573 … e beni a Martellagodove nel 1862 si provvide a vendere un pezzo di terreno per fare una ghiacciaia che si continuò ad affittare e locare fino al 1975 … C’erano beni a Brugnee Spineaaffittati ancora nel 1927 …  beni nel Distretto di Castelfranco nel Comune di Riese in località Vallà affittati ancora nel 1939. Poi nel 1955-56 si procedette a vendere una cesura scambiandola con un’altra di Dolo ...Molti di quei fondi agrari e rustici “affittati ad inquilini di campagna illustri come il Cavalier Boran”, ad esempio, vennero venduti o dati in permuta dall'Opera del Clero fino al 1973 ... Secondo i "Quaderni del Clero delle Nove Congregazioni"redatti alla fine del 1700, alcune affittanze degli stabili e campi di Spinea, Maerne, Salzano e Martellago erano destinate alla “Parte Infermi” del Clero, oltre che alle “Parti da VI a IX” del Partidòr del Clero.


I Registri del Clero di San Marcuola sono interamente costellati di documenti e certificazioni d’affittanza di case, casoni, campi e terreni, e delle relative cause e processi intentati per le conseguenti spettanze, riscossi e debiti: si affittò ad Antonio Lugato nel 1443 … Nel 1477 l’Ufficio di Petiziòn sentenziò a favore del Clero contro l’affittuale Bartolomeo Bon e contro gli affittuali Zamiro e Bartolomeo Tomaele… I beni in Villa di Contò vennero dati in affitto a Tommaso Massaro e Nicolò Bertiglinel 1543, e poi a Domenico e Antonio fu Tomaso fino al 1552 … Del 1569 è un’altra Intimazione dello stesso Ufficio di Petiziòn rivolta a Nicolò e Giacomo Marsoni che dovettero pagare alle Congregazioni del Clero di Venezia: 30 stara di frumento … potremmo continuare a citare a lungo.

Infine sempre secondo i “Libri Partidori e i Partitari d’Attività e Passività", erano ancora di “Parte o Pertinenza dei Reverendissimi Piovani” i beni in Venezia in Parrocchia e Confinio di San Pietro di Castello.(Si trattava di una casa e bottega simile a un’altra costruita presso Sant'Antonio di Castello ... Erano dette fin 1513 e ancora nel 1788: “Case de Signori Pievani”, ed erano utilizzate e mantenute a spese dei Preti, Plebani e Rettori delle chiese di Venezia come “instrumento per ospitare i Preti o Religiosi che servivano e avevano cura delle Anime delli infermi durante le epidimie di peste … “in tempore morbo”)… Sempre con lo stesso scopo e con le stesse pertinenze,  erano gli stabili in Corte Martin Novello in Contrada di San Iseppo ancora nel Sestiere di Castello restaurati nel 1860-85, e affittati ancora nel 1937.

C’erano perfino dei Beni destinati ad essere iscritti, inseriti e conteggiati nella “Cassa Funerum o di Deposito Funerali riservata ai Reverendissimi Arcipreti delle Congregazioni del Clero”.

Insomma, tutto questo per elencarvi, sottolineare e precisare che quello delle Nove Congregazioni dei Preti di Veneziaera un vero e proprio “Mondo Finanziario ed Economico a parte”, un piccolo microcosmo curiosissimo e complesso presente e attivo per secoli dentro al tessuto urbano e sociale della nostra Venezia Serenissima ... così come quello un po’ più piccolo ma non meno limitato, ricco ed influente della Congregazione del Clero di San Marcuola la cui Contrada d’influenza c’interessa ormai da diverso tempo.

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Giunti fin qua … Se la vostra curiosità messa a dura prova non si è ancora esaurita, e la noia non ha preso il sopravvento dentro di voi … Beh … allora aggiungo qualcosaltro qui sotto … Così che potrete “dilettarvi” a leggere e cogliere ancora ulteriori aspetti di quella che è stata “l’identità” delle Cieresìe dei Preti Veneziani, e in modo particolare di quella dei Preti di San Marcuola.

Vi confido che anch’io a suo tempo sono state parte integrante delle Nove Congregazioni del Clero di Veneziaconoscendone le regole, ed esperimentandone il metodo di governo, le scadenze e le frequentazioni. Fino al 1987 sono stato uno dei Preti Sodales della Congregazione del Clero di San Salvador, ho partecipato alla spartizione del “Partidòr”di quella Congrega, e perciò ho avuto modo di conoscere dall’interno le caratteristiche, gli scopi e i modi di quell’antica Istituzione Preteresca:parte integrante … ultima nata e aggregata … delle Nove del Clero di Venezia.

Per vostra curiosità, il sodalizio della Congregazione dei Preti aggregati in San Marcuola esiste ancora tuttoggi anche se in forma decadentissima, ridimensionata e molto disertata. I Preti Veneziani sebbene rimasti in pochi ed anziani, ed evoluti nella mentalità (non troppo) non hanno comunque ancora perso la loro verve secolare, e conservano ancora la propensione alle “buone merende”, alla convivialità da buongustai, e la disponibilità alla spartizione di buoni utili ... Esiste ancora qualche buon “Partidòr” annuale da suddividere in compagnia, anche se di entità di certo più modesta rispetto a quella che è stata un tempo.

Vi butto là altre note e considerazioni secondo me ancora “curiose” sulle Congreghe dei Preti Veneziani cioè le “Nove del Clero”,o il “Collegio delle Congregazioni del Clero Urbano di Venezia”il cui simbolo era una croce contornata da nove Cherubini: Sant’Angelo, Santa Maria Formosa, San Silvestro, San Marcuola, San Luca, Santa Maria Materdomini, San Canciano. San Polo e San Salvador.

Come dicevo, le “Nove dei Preti”, di cui quella di San Marcuola era parte, erano erano considerate in città un’Istituzione con la “I” maiuscola, una vera e propria potenza Ecclesiastica ed economica con un ingente ed esteso patrimonio frammentato in mille rivoli … Per secoli la Congregazione dei Preti di San Marcuola si è riunita a celebrare le sue scadenze e funzioni nei locali attigui o compresi alla chiesa di San Marcuola, o nell’adiacente Oratorio del Cristo prospicente la stessa chiesa, e i suoi oggetti processionali e di culto insieme al “generoso” Archivio venivano conservati in una grande stanza soprastante la Sacrestia di San Marcuola.

Dal punto di vista organizzativo, la Congrega era soggetta a un intenso lavorio gestionale meticolosissimo attraverso il quale si registrava ogni attività: “Quando ci sono tanti soldi da spartire c’è poco da scherzare … Bisognava essere sempre molto precisi, saper rendere conto, controllare, e soprattutto far “girare bene la baracca” perchè renda e frutti a dovere, così che niente vada sciupato e perduto.” mi spiegò chiaramente un tempo uno degli Arcipreti delle Nove del Clero.

Nei Libri della Congregazione, infatti, si registrò di tutto, a partire dalle “Sentenze” e dalle “Correzioni”dei Vescovi e Patriarchi di Venezia inerenti ai Preti, e cmpresi agli “Ordinamenti”delle Congregazioni del Clero: “Constitutionum quae admodum Francisco Zane ecclesie Sancti Matthaei plebano et Congregationis Massario mandante a Ioanne Maria Bevilaqua ecclesie Sanctorum Hermagore et Fortunati Presbitero, esiudemque Congregationis fratri susceptae ac conscriptae tandem Sancto Riccio ecclesie Sancti Pauli Presbitero Titulato ac nostre Congregationis Massarii munere fungente, confecte atque absolute fuerunt”… Per secoli fu tutto un redigere, segnalare e attestate infinito: Verbali, Parti, Cataloghi, Appendici, Matricole compendiate, Repertori di notizie, Giunte di libri e scritture, Notatori, Registri degli Atti, Istituzioni, Discipline, Ordinamenti, Statuti, Modificazioni e Abolizioni: “Certum est quod is committit in legem, qui legis verba completens contra legis nititur voluntatem.”… La Congrega “navigava” talvolta anche in maniera burrascosa in un vero e proprio “mare di carte” talvolta non districabile.

Di continuo i Preti provarono ad ordinarsi e perfezionarsi formulando apposite: Costituzioni e Matricole-Mariegole... Per regolarsi al meglio nell’ottobre 1509 la Congrega di San Marcuolasi diede un nuovo Statuto-Matricola(Mariegola) suddiviso in quattro Libri e con 39 Capitoli che riassumeva tutte le “Costitutiones”, cioè le consuetudini e le tradizioni di quella parte del Clero Veneziano Congregato in San Marcuola raccogliendole e ordinandole fin dai suoi lontani inizi:“Proemius ... In sanctissimae Trinitatis Dei maximi optimique nomine Congregationis matricula divis martiris Hermarcorae et Fortunato consecratae”… Come avet di certo intuito si trattava di “cose da Preti”, cioè in quelle note funzionali ci si riferiva soprattutto a celebrazione di Anniversari ed Esequie che venivano celebrati a seguito di testamenti e “pie elargizioni” rilasciate dai fedeli e vincolate alla celebrazione di Messe di Suffragio per i Morti ... La Congregazione dei Preti di San Marcuola poi, si occupava di partecipare “in pompa magna”(così come facevano le altre otto Congreghe dei Preti Veneziani) alle massime manifestazioni, festività e Processioni Cittadine: la Festa di San Marco avanti tutto, quella del Corpus Domini, di Santa Lucia, le Feste Votive della Madonna della Salute, del Redentoree di Sant’Antonio da Padova. In quelle occasioni le Nove dei Preti indossavano le famose “Stole ricamete d'oro”, e si schieravano ordinatamente secondo una secolare lista di “diritto di precedenza” ponendosi ciascuna dietro al suo altrettanto prezioso “Pennello Processionale”(gonfalone) dipinto quasi sempre da artisti illustri.

A tal proposito, la Congregazione di San Marcuola possedeva anche un’altra serie di “Stole”indossate dai Preti dette “di Media o Ordinaria o Feriale”. Si tattava anche stavolta di preziosi tessuti in velluto cremisi bordati e ricamati d'oro, e decorati con tre croci e due ovali in cui erano raffigurati iSanti Ermagora e Fortunato, cioè i due Santi sintetizzati nell’unico nome di San Marcuola: “Per lo sbilancio di Cassa, e non potendo da verun fonte ritrar denaro, fu proposto e preso di alienare le Stole Medie (meno due per l'Arciprete e il Masser), essendosi rese inservibili e superflue tutte le altre.”… e si era nell’ottobre 1796.

E’ sufficiente spulciare superficialmente e a caso fra i tantissimi titoli dell’Achivio della Congrega del Clero di San Marcuola per farsi un’idea di ciò che “bolliva”all’interno del “pentolone” dei Preti Veneziani: “De residentia titulatorum”“Repertori relativi ai Sindaci Maggiori e ai Cassieri del Collegio e Presidenza delle Nove Congregazioni”“Scritture varie alla Presidenza concernenti operai ed affittuali”“Breve di Leone X al Vescovo di Cremona, al quale il Papa delega la causa del Patriarca e Canonici di Castello contro il Clero circa l'elezioni dei titolari”“Breve di Clemente VII in difesa dei Privilegi del Clero, approvato dal Senato della Repubblica di Venezia” (1525-31)“Scritture con capitoli de gravami che riceve il Clero dalla Corte Patriarcale” (1650)“Nomine dei Reverendissimi Arcipreti” “Circa l'elezione dei membri del Collegio”"Disposizioni d'ordine: Elezioni di cariche ed Ufficiali per il Clero"“Decreta seu Constitutiones Matriculae Congregationis Sancti Martiri Hermagorae et Fortunati”“Supplica del Clero di Venezia a sua Serenità” (1649) ... “Decisioni Patriarcali e terminazioni della Signoria” (1735-92)“Vertenza Congregazione di San Marcuola – Presidenza”(1871-1928) “Regolamento interno e Riforma dello Statuto”(1904)“Ricorso al Tribunale Ecclesiastico”(1915)Deliberazioni della Presidenza relative alle annuali Processioni”“Processione Votiva al Tempio di Maria Vergine delle Salute il 13 giugno: giorno di Sant’Antonio”“Processione Votiva al Tempio del Redentore nella terza domenica di luglio”“Processione nel dì del Corpus Domini”“Processione solenne nel trasporto del Corpo di Santa Lucia dalla chiesa omonima alla chiesa Parrocchiale di San Geremia Profeta”“Funzioni straordinarie: Funerali dei Patriarchi, Solenni Esequie per il defunto Pontefice Pio IX e Feste centenarie per l'elezione fatta a San Giorgio di Pio Papa VII”.

I Preti ammessi alle Congregazioni erano i così detti “Fratres o Sodales”tenuti ad assumere e rispettare certi obblighi comportamentali fra loro: si dovevano reciproco rispetto, e riverenza ossequiosa verso le Cariche Superiori. Avevano l’obbligo o “prassi” della partecipazione alle “funzioni e ai raduni associativi nelle Calende di ogni mese”, dell’assistenza dei Confratelli Preti in caso di malattia e morte, della partecipazione all’agape annuale quando si spartiva il “Partidòr”, di recitare i Salmi Penitenziali in determinate circostanze, di ricordare nella Messa ogni Confratello Defunto per almeno 30 giorni dopo la sua morte, e di frequentare gli incontri settimanali nella “quarta e quinta Feria” celebrando ulteriori Messe per gli stessi Confratelli Defunti.

Sempre per secoli inoltre, i Preti Congregatiin San Marcuola hanno praticato Carità e Beneficenza, provveduto a una rudimentale forma di “Previdenza” degli associati, all’assistenza durante la vecchiaia, e curato assiduamente la celebrazione del Suffragio dei Preti Morti giungendo perfino a litigare e contrastare fra loro per inscenarlo e promuoverlo “in maniera degna” seguendo le antiche regole, gli esempi, le scadenze e le logiche della più genuina tradizione Veneziana riassunte in vari documenti conservati nel loro Archivio: “Esequio Cavalli”(1600 con documenti risalenti al 1472)“Dalmatia in Causa Funerum Clero”“Decreto del Signor Cardinale in materia delli Sacerdoti che portano li torzi dei Morti”(1650)"Processi in materia di Funerali contro San Moisè”(1745-46)“Causa Funerum contra Regulares Theatinos (i Padri Tolentini)(1665-1750) “Decreto del Serenissimo Doge per li Parrochi nell'accompagnare li Defonti” (1750) “Documenti di quali servirono di base per la regolazione delli Esequii”(1795-1801)“Esequi et altre funzioni del Clero”(1797-1847).

I Preti di San Marcuola in diverse occasioni si dimostrarono particolarmente attenti nel recepire e far propri anche usi e consuetudini utilizzati dal “Clero estero”, di Padova e Verona ad esempio, e perfino di quello Francese: “Allegazione nella quale si dimostra che le Parrocchiali di Venezia possono terminare la sua Funzione nella chiesa delli Regolari in occasione di portarsi in quelle a seppelire li defonti” (1688)... A proposito di Francesi: le “Nove del Clero” furono capaci di superare quasi indenni la grossa e grave bufera napoleonica, tanto che ancora nel 1855 la “Congregatio Sanctissimi Hermagorae et Fortunati Martiri” era composta da venti “Sodales” regolarmente Associati e Congregati.

Un tempo i Sodales della Congrega di San Marcuola erano arrivati ad essere 36 di numero, cioè 20 Preti “a parte intera”, 8 Preti “a mezza parte” (in riferimento alla spartizione dell’annuale “Partidòr”ovviamente), e 8 Preti “ad orazione” ossia già prescelti e in attesa d’essere ammessi a pieno titolo a godere dei privilegi e obblighi della Congregazione. C’era inoltre anche un numero vario e vago di Preti “in buona spe” ossia speranzosi e desiderosi di aderire e d’entrare a far parte prima o poi della rinomata Istituzione: “I Preti Veneziano hanno sempre appetito e ronzato con insistenza intorno alle Congregazioni del Clero come Api sul miele.” mi spiegava ancora uno dei vecchi Arcipreti delle Congreghe Veneziane … Anche ai miei tempi quasi tutti i Preti di Venezia desideravano di riuscire in una maniera o nell’altra: per mezzo di appoggi, conoscenze e raccomandazioni, di entrare a far parte di una o dell’altra delle Nove Congregazioni del Clero Urbano di Venezia … Si faceva a gara furbescamente fra noi per sopravalere gli altri in attesa, e si auspicava, neanche tanto segretamente, che uno o l’altro dei “Preti Vèci” tirassero serenamente “le cuoia” per rilevare prontamente il loro posto all’interno dell’ambita Congrega.

A puro titolo d’esempio, nello stesso 1855, l’Arciprete della Congregazionedel Clero di San Marcuola(cioè la massima autorità all’interno dello specifico Sodalizio dei Preti) era Don Antonio Cicono Piovano dei Santi Apostoli, Cubicolarius Papale, Dottore in Teologia e Decanus… Insieme a lui erano consociati della Congrega dei Preti: Don Luca Antinovich Rettore dei Santi Giorgio e Trifone(cioè della Schola di San Giorgio degli Schiavoni); Don Pietro Contro; Pre Antonio Corona Piovano di San Geremia Profeta; Prete Francesco Gidoni Rettore di San Samuele Profeta; i Cooperatori Parrocchiali: Don Aloysius(cioè Alvise) De Gobbis, Don Alvise Mazzocchi, Don Pietro Missiaglia, Don Alvise Poli, Don Alvise Rosada e Don Giovanni da Venezia ... C’erano ancora: Don Matteo Guadagnin; Don Tommaso Ludovico Manini Parroco di San Marcuola; Don Vincenzo Moro Protonotario Apostolico, Cavaliere dell’Ordine della Corona Ferrea, Canonico Arcidiacono Metropolita della Basilica Patriarcale di San Marco(che fosse un Nobile Veneziano secondo voi ?); Don Giovanni Pasetti Vicario di San Fosca e Ratiocinator delle Nove Congregazioni del Clero Urbane; Don GiovanniBattista Pisani Piovano di San Marziale e Sexvir Syndicus Maior della Congregazione; Don Giacomo Rota “Ab actis” nel Patrio Liceo; Pre GiovanniAntonio Vedova e Don Giuseppe Zanetti “Aedituus”… il ventesimo posto della Congregazione in quell’anno era vacante.


L’Archivio della “Ragioneria” della Congregaera lo strumento con cui la Congregazione dei Preti sintetizzava, raccoglieva e registrava meticolosamente tutto quanto concerneva la sua vita e le sue attività. Nelle carte e pagine dell’Archivio venivano scritte e raccolte le Memorie dei Preti, si sottolineavano gli accadimenti della Storia Veneziana, si raccoglievano a propria informazione i decreti delle Autorità Civile in quanto i Preti, bene o male, avevano a cuore il destino di quel che rimaneva della Repubblica Serenissima: Riassunto di documenti sullo stato delle Nove Congregazioni del Clero di Venezia”“Memorie storiche” (1750)“Progetto del Clero per prestanze alla cessata Repubblica”“Stampa di Santa Dottrina”“Publica regolazione per Feste de' Santi Giovanni e Paolo, Santi Vito e Modesto, Santa Giustina e Apparizione di San Marco e dell'Ascenzione al Lido”(1700)  … “Giudizio destinato dall'Eccelso Conseglio di Dieci a favore del Collegio”(1750)“Istituzione dell'erario e degli annui depositi”(1751)“Per il Collegio delle Nove Congregazioni de Sacerdoti Secolari”“Decreti di Autorità Ecclesiastiche e Civili e memorie storiche”(con note risalente al 1130)“Dottrine diverse e simili per città e Dogado” “Sinodi”“Nota sulle Parrocchie”.

Monsignor Silvio Tramontin a lungo mio (graditissimo)Professore di Storia e Latino al Liceo e negli anni dei miei Studi di Teologia, studiò e inventariò per diverso tempo l’intero Archivio della Congregazione del Clero dei Santi Ermagora e Fortunato di Venezia collocato ancora nella grande cassa posta nella stanza sopra la Sacrestia di San Marcuola, così come studiò attentamente l’intero Fondo delle Nove Congregazioni Urbane del Clero di Venezia. Dalla sua attenta analisi dei documenti si evince che soltanto negli ultimi due secoli l’attività della Congregazione dei Pretimostrò una progressiva tendenza a diminuire: si ridussero i Lasciti dei Veneziani nei confrotni dei Preti con relativo numero delle celebrazioni che erano loro abbinate, e di conseguenza rallentarono gli investimenti e le rendite prodotte dal sempre consistente capitale della Congrega depositato e investito nella Zecca di San Marco.

L’attività dell’Archivio serviva “a non perdersi” e sistematizzare e organizzare in maniera efficiente e funzionale l’intera consistente attività economica oltre che Religiosa. Per secoli i Preti provvidero a redigere: “Catasticum omnium scripturarum, bonorum, ac iurium cleri Venetiarum, seu novem Congregationum” o "Index omnium scripturarum Reverendi Cleri Venetiarum"… cioè s’industriarono alacremente a indicizzare e catalogare ogni cosa e affare della Congrefa muovendosi con disinvoltura dentro a una montagna di documenti prodotti dal 1100 fino ad oltre la metà del 1900, e in qualche caso ancora fino ad oggi ... Come vi dicevo: le Congregazioni del Clero di Venezia sono ancora vive e vegete ! … compresa quella di San Marcuola.

Insieme all’aspetto prettamente economico, non si mancò di raccogliere gli “Elenchi e le Serie dei Monsignori Arcipreti delle Congregazioni” nonché tutti i nomi e i dati personali dei Preti Iscritti alla Congrega … In ogni Capitolo o Convocato” si stendevano dei verbali, così come ad ogni “Elezione dei Confratelli di Mezza Parte, di Parte Intera, e degli Ufficiali della Congregazione” quando venivano eletti: il Massaro, i Sindaci, i Decani, l’Amministratore, il Nunzio, il Nuovo Arciprete… e anche i “Preti giubilati” (ossia quelli messi a riposo o “in pensione”, anche se è vero che fra i Preti sussisteva l’abitudine d’essere “in servizio a vita”)… Si registrava ancora il “numero Praelatorum” nel “Registro delle Presenze e delle Assenze della Veneranda Congregazione dei Santi Ermagora e Fortunato"distinguendo fra “assenze giustificate o ingiustificate” ai Vespri, Funerali, Solennità, Processioni e Capitoli… Ciascun Prete convenuto era tenuto a sottoscriversi personalmente nel “Registro dei Confratelli Partecipanti” e nelLibro Calende celebrate dalla Congregazione de' Santi Martiri Ermagora e Fortunato” con:“Nomina, Cognomina et Tituli omnium Fratrum integram portionem habentur”.

E’ sempre interessante e curioso considerare il Patrimonio della Congrega, cioè tutto quel “ben di Dio” donato ai Preti da parenti, amici, conoscenti, ma soprattutto da persone e fedeli “pii e devoti” che lasciarono in proprietà un consistente “malloppo” in cambio di una specie di “favore da parte del Clero”, una “garanzia-passaporto”, quasi una “prenotazione”di un posto per la propria Anima e per quella dei proprio familiari e congiunti in Paradiso e nell’Aldilà, o perlomeno di godere di “uno sconto” dentro alla situazione“Purgante ed espiativa del Purgatorio”. I lasciti al Clero furono anche un modo per propiziarsi se non garantirsi anche “una qualche clemenza” durante il temutissimo Apocalittico Giudizio Finale… E fu in questo modo che la Cieresia dei Preti si ritrovò a racimolare per secoli l’ingente patrimonio con la “sinfonia”dei Lasciti, Livelli, Testamenti, Legati, Affrancazioni e Commissarie di cui divenne necessariamente provetta Amministratrice.

Infatti, fu necessario in seguito provvedere da buoni Veneziani a un sistematico quanto oculato e continuativo investimento di tutti quei capitali che non smisero di crescere “a suon di Messe” e di ulteriori lasciti e depositi … Gli Atti raccontano che già alla fine del dicembre 1282 a Rialto: Marco Ranaldo Arciprete della Congregazione di San Marcuola fece quietanza della dimissoria agli esecutori testamentari di Maria vedova di Marino Gisi del Confinio di San Moisè … poi arrivò la “Consegna alla Sette Congregazioni del Clero delle case loro lasciate da Filippo Marcello con testamento del maggio 1233”, e il “Testamento del Prete Angelo Spilinbergo col quale lasciava a ciascuna delle Otto Congregazioni un Legato per la celebrazione di Messe”(1277)  … il “Testamento di Leonardo Morosini con legati a favore delle Otto Congregazioni”(1283)… il “Testamento di Matteo Gradolon con Legato alla Nove Congregazioni per un'Ufficiatura ogni anno”(1298)… il “Testamento di Pietro Baccari Primicerio di Castello” (1335)… la “Carta di Garanzia di Nicolò Bertolino Procuratore del Convento di Santa Maria dei Frati Minori ai rappresentanti delle Nove Congregazioni circa un Legato del quondam Prè Matteo Pagagnollo.” (1454)… e si attivò la "Commissaria di Francesco Ricciardi Piovan di Santa Maria Maddalena"(1500-1740 con notizie del 1499 e connessioni-complicazioni inerenti a Don Giovanni Barbieri, e documenti relativi alla Schola de San Martin in San Martin de Castello)… e  le “Obbligazione del Clero col Patriarca Antonio Contarini di celebrare ogni anno per la sua Anima e del Patriarca verso il Clero per ducati 21.”(1524)… l’“Instromento de la Commissaria Bosello”… il “Legato Tron”… le “Divisioni della casa et brolo e cortivi di Zerman”… le eredità offerte dagli “Heredi Vincenzi … Polini … Mazzoni Calegher a San Maurizio”(1600)… la “Comesaria Christiano Ivanovich col l’Inventario dei quadri nella galeria e camere superiori”(1690)… il “Testamento Viti Manenti”(1645-81)… i "Livelli et Affrancationi in Cecca"“Livello Valnegrini col Canonico Ivanovich” (1600-1700)“Instromento di Livello per le case a San Marcola”  … la Commissaria Gritti Tavelli”… i lasciti dei vari: “Canal, Valerio Bratti di Mira, Formentoni, Camilla Ricardi, Longo della Fava, Gerolemo Bembo, Versuri, Semitecolo e altri”(1700)… e quelli di “Domenico Calzavara poi Lucia Mutini con case a San Gregorio e San Martin” (1720)… e ancora il “Testamento quondam Piovano Angelo Bertoli”(1721-23)… e quello di “Gerolimo Zanchi”(1728)… il “Testamento del quondam domino Giacomo Ricardi” (1735)e di “Domenico Pesenti” (1737-38)… le annotazioni dei "Punti dei testamenti e dello stato antico della Congregazione fino al fallimento di Zecca"(1700-1866 con documenti in copia dal 1192)… le “Fedi pertinenti la celebrazione di Messe Cantate di Requie nella chiesa di San Basso dal Venerando Sovvegno delli Cantori per la Commissaria Zanini istituita da Giuseppe Zanini Piovano di San Basso, con disposizione testamentaria del 14 settembre 1735 indicante la Congregazione di San Marcuola come Commissaria ed Esecutrice de' suoi capitali investiti.” (1746-68)… i “Liveli Pisenti e Scala” (1750)… e le rendite registrate nel “Foglio per li pro' in Zecca con registrazioni pertinenti il “numero annuo delle Messe ed Esequi obbligati ai pro' della Pubblica Zecca.” (1797-98)… il “Livello Lisati di Chioggia”(1885-87)… e altro ancora fino a tutto il 1926 e oltre.

Che ve ne pare ?

Il patrimonio della Congregazione dei Preti di San Marcuola era insomma una gran bella miniera di risorse, e la Congrega una “formidabile macchina da soldi” ... Non si è trattato di certo di limitarsi a gestire o dare in affitto “amore Dei” un paio di caxette Veneziane … ma i Preti Congregati in San Marcuola “fecero girare adeguatamente”un ricchissimo deposito legato a un nugolo “d’intenzioni” quasi sempre perpetue dei Fedeli che le delgarono a loro.

La Congregazione quindi si organizzò dotandosi di una vera e propria Ragioneria specializzata interna capace di provvedere alla conservazione e movimentazione di tutto quello speciale e preziosissimo “carico di Beni”. Si distinsero le “Registrazioni del Dare” che riguardavano in gran parte i “Fitti Urbani” e i “Fitti Colonici dei Fondi Rustici” dalle “Registrazioni dell’Avere”relative alla manutenzione dei fabbricati, alle imposte, la celebrazione delle Esequie, la Beneficenza, e i Sussidi a favore dei “Reverendi Confratelli poveri e vergognosi”… Si approntarono altre voci e distinzioni-suddivisioni: “Cassa Contanti”,“Depositi”, “Resti e contanti in monte”, “Reversali”, “Mandati di pagamento” (1957)“Valuta corrente”, “Reverendissimi”, “Deposito Funerali”, “Ricevute”(1957-58)“Reversali d’introito” sintetizzandole e marcandole in appositi “Libri” e sottoponendoli a sofisticate annotazioni e vidimazioni: “visto e trovato regolare”apposte dal Preside Anziano e dagli appositi Ragionati durante i “Controlli quadrimestrali d’ogni Anno Camerale”.

Ne derivò un vero e proprio linguaggio originale con singolari denominazioni e riferimenti utilizzati nella schedatura e nelle registrazioni d’Archivio ... e spuntarono fuori anche apposite figure professionali delegate a far funzionare lo stesso Archivio: “Personale di amministrazione: “Segretario” … “Cancelliere”… “Esattore Tesoriere”… “Ragionati del Clero” … “Uscere” … “Cassieri”… Si parlò anche di: “Rinunzie dei Cassieri”, “Riduzione stipendi”, “Istituto Nazionale Assistenza e Previdenza Impiegati”, “Assicurazione contro l'incendio” e“Telefono”… e si era nel 1932.

La Congregazione giorno dopo giorno si premurò quindi d’inventariare, ammnistrare, affittare, vendere, permutare, comprare, restaurare e riadattare. L’Archivio della Congregazione si riempì presto di Atti che vennero ordinati e contraddistinti in serie, sottoserie, attività e passività, titoli attivi e passivi: "Numeri Neri", Numeri Rossi”, “Atti Generali”, “Scritture diverse”, Prospetti di beni”(1600-1850) e tutto venne distinto in un fiume di sottossessioni e precisazioni sui documenti raccolti: “Mestre e Prozzuòl”(1497-1736 con riferimenti a documenti del 1344)“Bottega in Calle della Bissa”, “Chiesura di Zerman”, “Vendita di Lodovico Zambelli al Lama”(1600-1700)…  “Caxete in Chioverete de San Giobbe vendute da Marco e Maddalena Nani al dottor Paolo Bravi nel  1666”, "Beni di Reverendissimi Piovani"(1649-1756)“Copie di partide de capitali, terminazioni e giri”, “Riscossioni dalli Pubblici Depositi in nome di Commissarie”, “Riscossioni depositi”, “Vendita della Signora Michiela Bravi”(1700)“Casa di Santa Sofia affittata a Rossetti”, “Case in San Martin”, “Casa di San Gregorio acquistata dalla Fraterna de Poveri Vergognosi e affittata a Chimoto” (1719)“Casa a San Giovanni in Bragora” (1722)“Libro delle case delli Reverendissimi Piovani” (1729-56)“Instromento d'acquisto fatto da Don Veniero Venier di portion di casa di San Lunardo”, “Investita nell’Arte de' Pistori”(circa1750)“Per stalo pecore nelle possessioni del Clero” (1753-55)“Liquidazione della Cassa dei Piovani” (1756)“Cassiere: Don Francesco Panciera Vicario in San Leone”, “Ragionieri Don Luigi Bosello e Alessandro Piegadi”, “Parte d’entrata delle riscossioni che devono essere fatte in ciaschedun mese dell'anno, e parte dell’uscita cioè degl'esborsi che mensualmente devono esser fatti ed a chi consegnati. Raccolto il tutto da me Antonio Prunsteder Suddiacono Titolato della Colleggiata di San Giovanni in Oleo e fatta trascrivere dal Reverendo Antonio Venturini cassier nell'anno 1763”“Atti di liquidazione”(1811-38)"Consuntivi e Reso Conto dell'amministrazione delle Nove Congregazioni” (1818-1921)“Pagamento artisti o artieri (operai)(1830-36)“Elenco degli affittuali ad uso dell'Esattore e Procuratori del Clero" (1833-71)“Fitto Annuo Rurale”, “Fitti Fondi Rustici”, “Fitti Fabbricati Urbani di Venezia”, “Rendite Fondi Pubblici”, “Progetto affittanze, petizioni e richieste d’affitto da concedersi o scioglimento delle stesse”, “Indennizzi di danni”, “Minorazioni d'affitto”, “Gestione contenziosi e reclami degli affittuali”, “Nuovo Censiva dei Beni”, “Valutazione diffide e ordinanze Municipali e delle Deputazioni Comunali”, “Esamina Catasti ed Estratti Catastali”, “Annualità Livellarie”, “Livelli e Legati Attivi”, “Entrate e spese ordinarie e straordinarie e diverse”, “Movimento di Capitali”, “Partite di giro”, “Anticipazioni e depositi per pigioni o da restituire …residui attivi.”, “Preventivi, manutenzione e restauri dei fabbricati”, “Rapporti dell'Ingegnere per dettagli di lavori, tassazione di polizze ed altro” (1836-45) “Convenzione con la ditta Giovanni Civran per demolizione di fabbrica a San Marcuola” (1838)Registri di Controlleria di Cassa”, "Giornale di Controlleria dell’amministrazione delle rendite, delle uscite principali relative alle Prediali, alla manutenzione degli stabili, ai Partidori, e agli anniversari pertinenti ciascuna Congregazione”, “Cassa di mano del Cassiere don Luigi Piccini” (1847-58)“Repertori”(1850)…  “Don De Carli Ragioniere” (1860)"Conti finanziari” (1869-1952)“Annualità perpetue, oneri di Culto”, “Spese ordinarie di Beneficenza”,“Statistica sull'Opera Pia”(1871-85) ...“Bilanci preventivi”(1902-45)“Fitti colonici"(1923-35)“Cartelle imposte esercizio” (1952-57)“Affitti ed affittanze”(1970-77).

Potete intuire che per orientarsi in questo oceano di Atti e carte si dovette provvedere a continui controlli e sovracontrolli incrociati sulle operazioni, e utilizzare un sistema elaboratissimo, talvolta quasi criptico, da bancari, che procurasse di “far veder chiaro” fra entrate e uscite, e soprattutto di poter provvedere alla suddivisione finale del “Partidòr” che finiva nelle tasche dei singoli Preti. Alcuni beni erano soggetti a spartizioni particolari fra le Nove … Insomma: utilizzando quell’apparato burocratico sofisticatissimo ed efficiente non sfuggì mai nulla ai Preti di San Marcuola.

Tutti i Registri dell’Amministrazione della Congrega venivano supervisionati e controllati dai Tre Sindici Maggiori e dai Tre Sottomasseri: cioè sei Confratelli Preti che occupavano le più alte cariche del Collegio in materia di amministrazione: ciascuno era preposta a un particolare ambito contabile, erano loro che provvedevano all'esazione dei fitti dei beni immobili, e sempre loro mantennero per secoli tutto un fitto intreccio con altri professionisti per favorire gli interessi dellaCongregazione: “Atti forensi"(1836-43)…“Diffide municipali" (1856-91)“Sanatorie per oneri inadempiuti” ,“Atti giudiziari contro affittuali”(1865-90)“Iscrizioni Ipotecarie e relazione sulle Opere Pie” (1871-81) “Inchiesta sull'Opera Pia” (1876-1907) … “Ispezioni”(1906-07)“Avvocati”(1910-37)“Danni di guerra” (1918-28)“Denuncie”, “Istituto nazionale della previdenza sociale”, “Imposte sulle aree fabbricabili”, “Assicurazioni”, “Imposte e Sovrimposte” (1953-76)“Regione Veneta”(1972).

Inoltre le Congregazioni dei Preti percepirono per secoli: “Quartesi”, “Campatici” e “Decime”, cioè imposero vere e proprie tasse e percentuali da pagare, delle vere e proprie imposte locali su coloro che lavoravano le loro campagne e terreni, o più comunemente su tutti coloro che abitavano e vivevano nelle campagne, nei borghi e nei paesi “supervisionati e governati”dai Preti, e sui prodotti del comune lavoro: Campatici del Clero delle Nove Congregazioni de Preti Secolari di Venezia”(1750 con note risalenti al 1588 inerenti terreni nelle Seconda e Settima presa del Brenta e del Marzenego ed Oselin)“Per campatici”(1750)“Decime al laico ora Decima de Clero per la Congregatione de Santi Hermagora e Fortunato" (1743-1807).

A loro volta la Congregazione di San Marcuola pagava tasse al Patriarcae allo Stato della Repubblica: “Pendenze” (1904-36)“Decime”(1700)“Imposte” (1911-40)“Tassa manomorta” (1871-1935)… Versavano, ad esempio, l’“Obolo di San Pietro” al Vaticano e al Papa (1860) ... pagavano le Gravezze delle Nove Congregazioni”(1700- 1807)… Chiedevano “L'esenzion delle Decime alli Dieci Savi”(1750 con note risalenti al 1562)… Scrivevano: “Per affar alli Dieci Savi per riscontro della Conditione”(1700 con riferimenti fino al 1472)… Redigevano documenti come il: "Prospetto riassuntivo compilato dal Ragioniere Alessandro Piegadi dello Stato fondiario delle rendite del Clero di Venezia con registrazioni pertinenti i proventi annui di Città e Terraferma”(1831-44).

La Congrega dei Preti di San Marcuola concedeva anche erogazioni di Beneficenza Ordinaria e Straordinaria offrendo sussidi a Preti e Laici in difficoltà soprattutto in occasione delle Calende e Solenni Processioni” (1903-45)“Ricorso delle Congregazioni circa il discarico delle somme erogate in beneficenza” (1904-08)“Vertenza circa l'equiparazione nelle distribuzioni” (1909-10) “Il Regio Economato domanda informazioni relative a Sacerdoti che presentano istanza per avere sussidi” (1872-91)“Legge sulle Pubbliche Istituzioni di Beneficenza” (1891).

E ci fu poi anche l’ampio, anzi: il quasi infinito capitolo delle Vertenze Giuridiche riguardanti i Preti e la vita della Congrega. Si tratta di un contenzioso senza fine che ha accompagnato come un’ombra per secoli l’intera storia delle Congregazioni dei Preti di San Marcuola e di Venezia. Controversie, cause e querele a non finire contro tutto e tutti per tutelare i beni e diritti della Congrega seguendo il tradizionale stile giuridico Veneziano: “Collegio delle Nove elegge i suoi Procuratori per tutelare i diritti del Clero contro i Frati Mendicanti” (1475)“Le Congregazioni eleggono loro difensore e procuratore Don Bartolomeo Guerino” (1515)“Convocazione degli ascritti alle Congregazioni per l'elezione dei consulenti e difensori di esse contro Secolari e Schole.” (1519)“Contra Illustrissimum et Reverendissimum Patriarca Antonium Contareno” (1511-80)“Contro Veruzzi e Ferro”, “Contra Francescum Luranum Archipresbiterum Sancti Petri”, “Pro Clero Venetiarum contra Don Ioannem Passazium” (1600)“Contro Verdi”, “Contro Schola San Zuanne e Abate Nicolò Baldigiani” (1600-1700)“Lite in proposito della privazione del Signor Pievano di San Geminiano Bendoni dalla carica di Sindico Maggiore della Congregazione di San Marcuola”(1649)“Litte tra il Clero di San Marcuola e le tre Congregazioni di San Polo, San Cassian e San Salvador”, “Pro Clero Veneto contra Turcellanos”, “Contra Plebanum Sanctae Fuscae”, “Clero di Venetia contro Ciolla”(1650)“Contra Patriarcatum” (1678)“Vertenze fra i Confratelli delle Congregazioni di San Polo, San Marcuola e San Salvador(1650-1700)“Processo del Clero di Venezia contro Don Stefano de Berti Sottomasèr"(1655-99)“Contro Bosello”, “Contro il Nobilhomo Alessandro Zen”, “Contro don Giovanni Manzini Arciprete di Castello”, “Contro Domenica Sebastiani”, “Querela del Primo Titolato in San Benetto”, “Concordio sopra il Legato Mocenigo”, “Contradizione di Cerro”, “Contro Francesco Plebani cessionario di Andrea Pace”, “Contro Nobili Huomini Duodo”, “Clero contro Hospedali per Esequie Mocenigo”, “Contra Congregationem Sancti Cantiani”,"Causa contro Don Domenico Salerni Pievano delle Gambarare",  “Pro Magistri Sexteriorum Sancti Pauli, Sanctae Crucis et Dorsi Duri”(1700)“Lite e Processo per il Legato Zois e per gli Esequii in San Rocco per il quondam Alessandro Zois”(1662-1787)“Contro la Congregazione di Santa Maria Mater Domini” (1675-76)"Lite e Cause contro gli Arcipreti"(1600-76 richiamando documenti dal 1145)“Venerando Clero contro Giovanni Battista Lanese”(1656-88)“Contra domino Iosephus Savioni de Confinio Sancti Apollinaris”(1668)“Spese seguite nelle contese della Commissaria Ivanovich contro Valnegrini”(1600-1700)“Contro li Canonici di San Marco e Castello in materia di precedenza da Pievani nelle Congregazioni”(1650 rifacendosi a documenti del 1353)“Contro Minossi”, “Credito coi fratelli Emo”, “Controversia con Corrente”, “Clero contro Donna Domenica Velleggiani e caso Abbazia di Busco contro Fabio Melchiori”, “Contro Gambarare”(1750)"Causa contro il Piovano dei Santi Simeone e Giuda Apostoli"(1700-1796)“Contra Clerum Sancti Georgii Nationis Grecorum”(1768-85)“Contro Reverendo Milano Maestro de Chierici de' Sestieri San Polo e Santa Croce” (1783)“Per il Clero di Venezia contro Francesco Plebani” (1786) … e chi più ne ha più ne metta ... Questi sono solo alcuni esempi.

Non mancarono ovviamente nella storia della Congregazione tutta una serie di controversie giuridiche legate alla gestione delle varie affrancazioni, livelli, vendite e successioni: “Processo fra il Monastero di San Francesco della Croce in Venezia e la Congregazione di San Marcuola per la successione di Prè Andrea Laude” (1599-1699)… che come sempre a Venezia si protrassero lungamente per secoli con vere e proprie “battaglie legali”.

Qualche volta i Preti soccombevano e perdevano le cause: “Sentenza contro le Congregazioni del Clero nella causa fra queste e Beriola Contarini”, “Sentenza con la quale le Congregazioni sono obbligate a pagare a Don Nicolò Sappa 4 ducati d'oro”(1497)… ma più che spesso le vincevano: “Sentenza del Magistrato del Proprio a favore delle Nove Congregazioni circa le case a San Geremia di Tommadella moglie di Donato barbiere” (1360)“Sentenza arbitraria di Gerolamo Trevisan de Borgognoni a favore del Clero contro Don Matteo de Fortis” (1500)“Sentenza dell'Ufficio dell'Esaminador a favore delle Congregazioni contro Domenico Bembo” (1530) .

Incredibilmente i Preti presi dalla foga e dalla smania d’avere sono finiti perfino a lottare contro se stessi: Presidentibus Cleri Venetiarum contra Congregationem Sanctorum Hermacore et Fortunati” (1743-44)“Quando si tratta di soldi non si guarda in faccia a nessuno” mi ha spiegato e ricordato più volte a suo tempo uno dei “Preti Ragionati” che provvedeva all’amministrazione delle Nove Congregazioni del Clero Veneziano.

Vado terminando ! …“Pizzicando” un po’ a caso fra le vicende delle Nove di Venezia si può ancora leggere: “Secondo quanto comunicato dal Ragioniere Alessandro Piegadi su mandato della Presidenza Economica delle Nove Congregazioni del Clero, si ordinò di 3 settembre 1858 che, cominciando da quella di San Michele, s’iniziasse a pagare i debiti verso le IX Congregazioni per i “Partidòri” loro trattenuti nei difficili anni 1848-53, dando, allo scadere de' Santi Titolari, un quarto relativo al Fondo di Cassa.”

La prima Congregazione delle Nove dei Preti a cui per le vicende politiche del 1848 venne trattenuto in luglio “mezzo Partidòr”, fu proprio quella di San Marcuola. I pagamenti in seguito vennero puntualmente effettuati nei giorni festivi dei Santi Titolari delle Congregazioni, cioè: il 12 luglio si pagavano i Preti della Congregazione di San Marcuola, il 6 agosto i Preti di quella di San Salvador, il 29 settembre toccava alla Congregazione dei Preti di San Michele Arcangelo, il 18 ottobre era il turno dei Preti della Congregazione di San LucaEvangelista, l'8 dicembre si pagavano quelli di Santa Maria Formosa, il 31 dicembre quelli di San Silvestro, il 1 gennaio quelli di Santa Maria Mater Domini, il 25 gennaio quelli di San Polo Apostolo, e si finiva il 31 maggio distruibuendo con grande gioia al Clero di San Canzian che era l’ultimo della lista, e per questo doveva“languire nell’attesa con grande ansia”più degli altri.

Alla fine tutti vissero felici e contenti come nelle fiabe, perché quei soldini percepiti non erano affatto pochini.

Ecco qua … Mi fermo del tutto … finalmente … Mi pare di aver detto un po’ tutto di quanto intendevo riferire circa la Congregazione dei Preti di San Marcuola... e un po’ anche circa le “Nove” di Venezia.

Una formidabile “macchina da soldi” vero ?  … Storicamente si sa, che i Preti e il mondo Ecclesiastico e Religioso in genere non si è mai tirato indietro di fronte all’opportunità d’intascare, gestire e godere dei generosi doni messi loro a disposizione dalla Divina Provvidenza ... Questo è capitato nella fattispecie e in maniera molto significativa anche nella maxi Contrada allargata di San Marcuola a Venezia, e in maniera particolare con le attività e le vicende anche della Congregazione del Clero di San Marcuola: una delle “Nove”di Venezia.

Oggi tante cose sono cambiate, tante realtà sembrano ormai trascorse, o per lo meno appaiono come assopite, e vengono considerate come superate e fuori moda … “Sotto traccia” però, anche se in maniera poco eclatante, molto funziona tuttora … Siatene pure certi: “il sistema” esiste ancora.


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