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“Le ultime su San Marcuola.”

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“Le ultime su San Marcuola.”
(dodicesima e ultima parte)

Nella maxi Contrada allargata di San Marcuola, proprio andando verso l’ingresso del Casinò Municipale, c’è ancora oggi la Calle e Corte dello Strologo: lì probabilmente abitava qualcuno o che aveva quel cognome … o che esercitava quella “professione”. Venezia non è mai stata nuova ad ospitare Maghi, Indovini o presunti tali: ci furono, ad esempio, un paio di Nobili Veneziani: Francesco Priuli, che credeva d’essere capace di volare. E’ storia vera: fece l’esperimento di spiccare il volo fuori da una finestra, e finì fracassato di sotto fratturandosi le gambe per la caduta … 

Sempre a Venezia c’era poi tale Francesco Barozzi che diceva d’essere esperto in Astrologia e Magia, e affermava d’essere capace di far comparire: Draghi, Furie, Demoni e Spiriti dall'“Altro Mondo” dentro a dei circoli dipinti col sangue di uno che era stato ucciso. Diceva inoltre d’aver trovato a Candia un’“Erba Felice”… (e te credo: l’avrà fumata)capace di tramutare una persona da grosso asino ignorante in altrettanto grosso sapiente … Affermava ancora di conoscere il secreto con cui far tornare nella sua borsa i Zecchini che aveva già spesi, e raccontava ancora a certi Veneziani curiosi e increduli delle bettole e dei campielli di conoscere l'arte dell’invisibilità … Alla fine però venne catturato dagli uomini dell’Inquisizione di Venezia, e fu processato e condannato a carcere perpetuo con sentenza 16 ottobre 1587 ... e addio Magia, Astrologia e Lungoveggenza !

Ancora in prossimità e soggetta un tempo alla solita Contrada di San Marcuola c’era (ed esiste ancora oggi) la Calle del Zudìo prospicente la Fondamenta degli Ormesinivicino al Ponte del Ghetto Nuovo. Lì sorgeva fin dal 1400 la Spezieria “All'insegna del Zudìo” gestita nel 1566 da Bernardin Pencin, tenuta poi in affitto da Missier Gabriel, e abitata poi da Nicolò Rimondo nel 1582. Nella stessa Calle del Zudìo nell’aprile 1761 abitava Elisabetta Poli vedova ventinovenne che “trescava libidinosamente” col Margariter Vincenzo Redosin. Un giorno venne da costui “colta in amplesso con un altro giovanotto di sua conoscenza”, perciò il Redosin perse la testa e la uccise a colpi di coltello nonostante fosse gravida, poi fuggì via da Venezia, e venne condannato a bando perpetuo.

Storie … ancora storie di Contrada Veneziana: non era sempre tranquillissima la maxi Contrada allargata di San Marcuolae Cannaregio… Si è per secoli e secoli sempre vissuto intensamente dentro a quello spicchietto di Venezia.

Il 10 ottobre 1398: Pantaleone, ricco raffinatore di metallo residente nella Parrocchia-Contrada di San Marcuola depositò il suo testamento presso il Notaio Bernardo de Rodulfis davanti ad alcuni testimoni: un altro Notaio Karolo Petrarca con suo figlio Nicolò, e Francesco Da Poco di professione: Laniere. Nell’antico testo testamentale si può ancora leggere: “o’ guadagnado cum grande fatiga …”

Pantaleone possedeva denaro contante per 6.000 ducati dei quali 4.300 in oro, ed era proprietario della casa in cui viveva con due schiavi ... o forse anche altri di più ...  Affidò la gestione del suo ingente patrimonio a tre Esecutori Testamentari tutti di professione Oresi cioè Orefici: Ser Giacomo de la Stopa del Confinio di San Vidal, Ser Marco Fassa Guardiano della Scuola Granda di San Marco, e Ser Marco Negro della Contrada di Santa Marina nel Sestiere di Castello.
Non avendo parenti eccetto che dei figliocci, lasciò 1.000 ducati in buoni del tesoro alla moglie Caterucia stabilendo che poteva vivere in un appartamento della sua casa, e che avrebbe potuto tenere dei suoi oggetti tutto quel che voleva ... Se non si fosse risposata avrebbe avuto diritto di disporre anche di altri 500 ducati da usare a suo piacimento. Se si fosse risposata, invece, ne avrebbe avuti solo 100 di ducati in dote, più altri 100 e niente di più … Pantaleonestabilì anche che parte della sua casa fosse affittata, e che tale reddito fosse usato a favore dei poveri della Contrada ... Dopo la morte della moglie o qualora si fosse risposata, il reddito dell’affitto sarebbe stato dato alla Scuola Grande di San Marco ... (doveva essere gelosètto l’ometto)… Dopo 10 anni quella proprietà si sarebbe dovuta vendere, e il ricavato si sarebbe dovuto usare per finanziare doti da offrire alle figlie dei Confratelli o alle Consorelle della stessa Schola Granda, oppure alle figlie e sorelle dei Poveri Marineri morti per la Patria, alle quali destinò altri 400 ducati.

Lasciò poi: 20 ducati al figlioccio Lando Grillo, 30 ducati alla figlioccia Francesca che s’era fatta Monaca al San Marco Piccolo di Padova… un Legato di 50 ducati alla vedova e ai figli del Cambiavalute Andrea Morache era stato suo amico ... Lasciò ai Preti di Santa Fosca 12 ducati come“decima”chiedendo che fosse fatta una “Caritade-Festa Parrochiale” in suo onore … Lasciò un ducato per ogni povero di San Lazzaro cioè l’Hospeàl Veneziano per i lebbrosi e appestati ... e donò 500 ducati alla Repubblicaperché riparasse le fortificazioni del Lido.
Chiese infine che la sua tomba alla Madonna dell’Orto venisse sigillata in modo definitivo in quanto non aveva altri parenti “da ospitare” ... Non avrebbe voluto con se neanche la moglie … e siccome come tanti dell’epoca aveva il terrore di finire all’Inferno o più verosimilmente di rimanere a languire nel Purgatorio, deliberò che la chiesa della Madonna dell’Ortocomprasse un calice ed altri oggetti del valore di 60-70 ducati da usare durante la celebrazione di una Messa al mese da celebrare in suo Suffragio, e lasciò dell’altro denaro perché si pagasse un Prete che celebrasse le Messe e comprasse candele e olio “quanto bastavano” ... Lasciò anche altri 70-80 ducati per costruire un altare su cui celebrare le Messe proprio per lui … Messe quindi “superacessoriate e personalizzate”… saranno bastate per salvarlo per l’Eternità ?


Quante cose sono spuntate fuori sbirciando dentro alla storia, le tradizioni e le vicende della maxi Contrada allargata di San Marcuola … e non sarebbero affatto tutte: il mio è solo un piccolo assaggio di un “molto di più” che Venezia sa offrire quasi sempre in ogni suo angolo quando appena provi a frugare per conoscere e capire … Ovunque si cerchi o vada a guardare, spunta sempre qualcosa di curioso e interessante: Venezia è sempre tripudio d’Arte, interiorità, congestione storica di umori, fatti, personaggi e luoghi grandi e piccoli che hanno assunto lungo i secoli volti e valenze uniche che oggi rischiano di non essere ricordate più.

Per questo è importante parlarne, andarci a curiosare dentro e provare a farne memoria … Ma tutto questo lo sapete già molto meglio di me.

Abbiamo detto tante cose, forse fin troppe sulla Contrada di San Marcuola a partire da quella lettera un po’ forte e veemente del Piovano Don Rado… Abbiamo provato a rivisitare e raccontare in lungo e in largo la maxiContradaallargata con le quattro chiese con la macchina subliminale dell’Archivio e delle Consuetudini di San Marcuola… Abbiamo detto della rissa a bastoni e della Schola del Crocefisso, e delle cose che sanno tutti su San Marcuola, e di quelle che, invece, sono state forse un po’dimenticate pur essendo ugualmente curiose. Convinto di non aver detto ancora abbastanza, ho ricordato dell’Anconeta, delle Romite sòra i còppi de San Marcuola”, della Visita del Patriarca Pirker del 1821, di uno dei furti singolari accaduti in Contrada, delle Schole, delle Arti e Mestieri, dei Nobili, degli intrighi, le chiacchiere, le storie, gli eventi e le Devozioni, diSan Marcuola “a luci rosse”, d’ “Inconfessi, scomunicati ed insordescenti della Contrada”, della Congregazione Urbana dei Preti di San Marcuola e delle Nove del Clero, e di molto altro ancora … San Marcuola insomma si è dimostrata essere come una ricca “scatola cinese” inesauribile e dalle mille sorprese.

Potrà forse sembrarvi insolito, ma qualche giorno fa dopo tanto “dire” sono tornato a rivedere ancora una volta i posti di quella che è stata la Contrada e soprattutto la chiesa di San Marcuola… Così … Tanto per non dimenticare, e rivedere un po’ dal vivo.


Non bisogna farsi ingannare dall’impatto con l’apparenza esterna un po’ sciatta della chiesa: i muri screpolati e scrostati, gli intonati cadenti, la porta cigolante d’ingresso di legno pallido incartapecorito dall’umidità … Sembra la porta provvisoria di un cantiere, e stona non poco alla vista, quasi come un pugno dato in un occhio all’improvvido visitatore.

Poi sono entrato dentro … e “puff !”…. Se da una parte è stata come magia, ed è esplosa in me ancora una volta la“meraviglia” con una sarabanda d’emozioni, dall’altra non ho potuto non costatare che l’aula della chiesa era deserta ed emanava un sapore un po’ di stantio e dimesso ... E’ una mia opinione eh !, che sia ben chiaro … La chiesa deserta mi ha come comunicato l’impressione di un ambiente lasciato a se stesso e privato di ciò che è stato più suo, di quanto l’ha caratterizzato di più … Quelle panche vuote, quel pulpito muto, l’organo che non suonava … gli altari senza Messe e Devozioni, le tracce delle Schole quasi cancellate del tutto, i teleri appesi ai muri che nessuno guarda quasi più … Ho provato a pensare che in realtà lì dentro si è fatta e vissuta tanta Storia, è che per secoli su secoli lì dentro era fluito quotidianamente un mare di persone … di vispi Veneziani di Cannaregio soprattutto … Ho immaginato i tanti che lì hanno partecipato, agito, pregato e supplicato, assistito, pensato, offerto e praticato … Ho immaginato la lunga litania dei Preti del Capitolo di San Marcuola ... Me li sono immaginati uno dopo l’altro, come se fossero passati tutti in rassegna davanti ai miei occhi ricchi delle loro storie e di tutto quello che hanno vissuto e fatto lì dentro ... Come vi ho raccontato, ho fatto ancora a tempo a conoscere gli ultimi vecchi Preti che in un certo modo hanno come prolungato lo stile e fatti propri i contenuti di quei Preti ottocenteschi “fatti tutti d’un pezzo”… come il Don Rado della lettera da cui sono partito a raccontare.

Ci sarebbe ancora di che perdersi a ricordare e ripensare su tutto ... e forse potrebbe essere anche impossibile farlo degnamente.

Provando come il bisogno di “portar via con me” un po’ di quelle sensazioni, ho estratto il cellulare dalla tasca … Non l’avessi mai fatto ! Da un angolo della chiesa in penombra è partita subito una sonora intimazione: “Eilà !  … Fermo co quel telefono ! … No se fotografa qua dentro ! … Qua se vien solo pàr pregàr !”

Per un attimo sono rimasto sorpreso col dito immobile sul tasto delle foto incerto sul da farsi … Quanta solerzia e tempestività da parte di quell’“addetto alla custodia e al culto diSan Marcuola” … Sembrava proprio la continuazione degli antichi severi, esigenti e austeri Preti del Capitolo di San Marcuola ... Come spiegargli con poche parole che intendevo portarmi a casa l’impronta di quel posto che mi è diventato così familiare ultimamente … Una foto in un certo modo riassume e sintetizza le tante cose interessanti e curiose che si sono potute dire su San Marcuola … è la possibilità di continuare a godere a distanza di certi contenuti, e dell’aspetto di San Marcuola… Una semplice foto prova come a fermare il Tempo, è una briciola del posto portata via con se pur senza “rubargli” niente.

Non capirò mai certe assurde restrizioni … Infatti, pur annuendo, ho spinto sul pulsante del cellulare … Oibò ! … Una, due, tre, quattro volte per immortalare quanto più potevo quello di “prezioso e unico” che avevo in quel momento davanti agli occhi ... che in fondo appartiene a tutti i Veneziani … (e non).

L’ulteriore rimprovero non si è fatto attendere: “E allora ? … Nol gha capiò niente ? … Qua non se fotografa ! … Se prega e basta ! … El vàga fòra !”

Non ho risposto … e me ne sono uscito abbandonando la sensazione d’essere penetrato dentro come a una caverna primordiale, d’aver varcato una soglia entrando in una capsula temporale di una Venezia desueta di ieri che non oggi non esiste più ... o che forse solo lampeggia ogni tanto, per certi aspetti moribonda e quasi fugace. Non è bella la sensazione che si prova entrando a volte dentro a certe chiese Veneziane … Sembrano morte … come dei musei, o forse dei cimiteri. Si prova un vago senso di mestizia e amarezza.

Almeno a me capita così …


Approfittando poi della bella giornata soleggiata, mi sono spanto e spinto in giro per tutti gli angoli della maxiContradaallargata di San Marcuola… Quella di oggi è come il rimasuglio e il fantasma del tanto che c’è stato ieri … Anche in quel momento ho provato analoga sensazione a quella esperimentata dentro alla chiesa: il posto Veneziano non sembra più vissuto, sembra senza spessore, privato di Storia e di quella identità forte che un tempo caratterizzava e riempiva la Contrada.

Sarà forse che sono nostalgico, ma oggi l’idea della Contrada non esiste più: San Marcuola(al pari delle altre ex Contrade Veneziane)è rimasta come un’entità povera a confronto con ciò che è stata un tempo … Ci si deve accontentare di provare a leggere e rileggere soltanto qualche ridotta e pallida memoria ... Oggi ho visto tanti bar, tanti stranieri residenti: Africani e Asiatici soprattutto, ma anche tanti dell’Est Europa… Ho visto studenti “di passaggio” occupare le casupole al posto delle famiglie popolane di ieri, negozietti tutti uguali per turisti dove ieri c’erano, invece, le botteghe degli artieri, il forno, e i posti dove si poteva trovare tutto ciò che serviva per vivere quotidianamente ... Tante saracinesche sono rimaste abbassate ormai da decenni, e tante case grandi e piccole sono oggi sfitte e chiuse.

Ho bighellonato a lungo su e giù per i ponti e avanti e indietro per le calli, i campielli e le fondamente di quella che è stata la Contrada di San Marcuola… Mi sono spinto fino a San Lunardo e al Ponte delle Guglie, sono passato davanti alla Schola del Crocefissochiusa sbarrata, e mi sono portato fin al Campo della Maddalena rimasto senza l’antica Torre campanaria dei Nobili Baffo… Ho superato un altro ponte andando a Santa Fosca nel cui campo troneggia l’oscuro monumento dell’inquietante ed enigmatico Paolo Sarpi … Poi sono ritornato di nuovo indietro sui miei passi, mentre ormai stava calando la sera, e poi è sopravvenuta in fretta la notte sul pochissimo che ho visto rimasto dell’antica maxiContradaallargata di San Marcuola.

Dopo tutto questo mio discorrere mi sono guardato intorno ancora una volta, e mi sono reso conto che solo vagamente sono riuscito a riconoscere il tanto che qui c’è stato un tempo. C’è poco da aggiungere: certe parti di Venezia sono solo il vago spettro, il fantasma diafano e forse assopito della Venezia di ieri che è accaduta e non c’è più ... Eppure la Strada Nova di oggi è vivissima e satura di turisti di ogni foggia e tipo … Ho visto gran movimento, intenso tramestare e chiacchierare: c’era chi vendeva, cantava, suonava, serviva, beveva e mangiava … Una vecchietta camminava lenta “arente ai muri dei palassi: … Ciò ! … Sti qua me butta partèra.”… C’era quasi ressa, infatti, soprattutto sulla porta dell’ex Cinema Italia diventato oggi supermercato, e c’era anche una nutrita comitiva di giovani stranieri che si rincorrevano allegri su e giù per i ponti e lungo la strada principale col loro bel bottigliozzo in mano.
Un’ultimissima cosa mi ha colpito verso il tramonto: man mano che faceva buio nella ex Contrada di San Marcuola ho notato accendersi i lumini flebili dei Capitelli che punteggiano ancora tutta quella zona tipicamente Veneziana … Passando avanti e indietro ho notato: Madonne Addolorate, Madonne dei Sette Dolori, Madonne col Bambino incastrate e infisse nei muri … una Madonna di cartone con ai piedi dei fiori appassiti, un’altra dietro a un cancelletto dallo sguardo magnetico di pietra … Ho visto una cornice a spiovente vuota, un Santo scuro quasi cancellato dalle intemperie con un fanaletto acceso davanti … e un capitello al buio con la lampadina fracassata e forse divelta spavaldamente da qualcuno rimasto ignoto … Ho visto un Cristo smunto, mutilo e quasi irriconoscibile: rimasto solo col busto, slabbrato e quasi mangiato dalla salsedine e dall’umidità … Ho letto le scritte incise sul marmo di certi Capitelli: “Offerta alla Beata Vergine sotto il titolo della Natività”in Corte del Pegolòto … Li riceverà mai gli eventuali oboli di qualche devoto di passaggio quella Madonna ? … “Per i Poveri delle Conferenze Maschili di San Vincenzo di Sant’Alvise”c’era scritto da un’altra parte … Che esistano ancora quei poveri ? … In Fondamenta dei Ormesini proprio accanto aPonte de Ca’ Loredanho letto: Regina Pacis--- Ora pro nobis”.

Ho pensato forse con una certa saccenza e spavalderia:“Che almeno il marmo invochi silenziosamente, visto che quelli della Contrada di oggi forse non lo fanno nè lo pensano quasi più.”… Ho inteso iCapitelli della Contrada nelle loro nicchie come il segno plastico, la sintesi visibile e tangibile di certi contenuti comuni e di una presenza capillare, viscerale, ubiquitaria e unificante che pervadeva l’intera Contrada una volta. Anche se sbiaditi, cancellati e rovinati dal Tempo, sembrano ancora oggi vigilare muti su tutto, come entità puntiformi diffuse e discrete che ci sono e sanno di tutti quelli che ci sono, e di tutto quanto accade ancora oggi nella exContrada … Sono come una presenza ricca di continuità, uno sguardo misterioso che altrettanto misteriosamente sa del destino di coloro che vivono ignari in questa zona della nostra Venezia diventata apatica, selvatica, deprivata e anonima come una selvatica foresta.

Infine sono salito sul solito vaporetto, combattuto fra l’orgoglio di vivere in una città come la nostra essendo parte di un così splendido passato e contesto storico; e la sensazione fatta di perplessità interrogativa e disorientamento di fronte al “tanto” che è andato disperso, cancellato, e ormai quasi dimenticato e abbandonato del tutto. Ho provato come un senso d’incertezza pensando al futuro di questa nostra fragile entità Lagunare ... Così come mi sono ritrovato a sospirare scrivendo queste ultime parole.




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