“SANT’ELENA DE TEXARIA o TESSERA.”
Il nome completo della bella chiesuola di campagna di Tessera col singolare campanilotto cilindrico sarebbe: Sant’Antonio Abate e Sant’Elena Imperatrice di Tessera o Texaria o Taxaria ? … Boh ? … Non si sa bene come vada detto, e neanche bene che significhi … Tèssera in Greco significa: quarto o quattro … Tessèrasorgeva circa verso la quinta pietra miliare della Via Altinate… la strada Romana che portava prima ad Altino, e poi continuava fino a Concordia Sagittaria e Aquileia e Grado… Per capirci: a poca distanza da Tessera sorgeva anche Tertium o Terzo a 3 miglia da Altino, e poi c’era e c’è Quarto d’Altino come sapete meglio di me: dove c’era un bosco cioè la Selva Fetontea ...Terzo poi fungeva anche da porto in quanto sorgeva giusto sulla foce del fiume Dese, che un tempo si chiamava: Sarmica.
Tutta la zona era punteggiata e segnata oltre che di fattorie e “Ville campestri”, cioè piccoli borghi e villaggi, anche dalla presenza di Monasteri e chiese: alcuni dei quali di fattura modesta e sicuramente molto meno popolati, prestigiosi, ricchi e pingui di quelli presenti nelle Isole Lagunari dell’Arcipelago Veneziano… A un solo miglio da Altino nel territorio di Pagliaga ora Ca’ Noghera, ad esempio, sorgeva il Monastero Benedettino di Santo Stefano, mentre a due miglia da Altino sorgeva già dal 900 la Cappella di Santa Caterina dei Frati di Parabiago ... Al terzo miglio da Altino sorgeva la Cappella di San Pietro in Terzo dei Monaci Certosini che probabilmente furono i primi ad insediarsi in quella zona ... e avanti così: c’era tutto un alternarsi di “Uomini e Donne di Dio tutti dediti all’Anima e allo Spirito”… più o meno e pressappoco … perché erano anche non poco interessati anche ai “beni e ai piaceri della Terra”… e insieme a loro esisteva una massa di comuni agricoli, campagnoli e villici che come sempre fungevano da sudditi, gleba e basso popolo di Dio: “pecorelle da guidare”… ma anche e soprattutto: da spremere e tassare … mungere più e più volte ... cioè praticamente sempre.
Non pensate comunque che quei posti fossero tutti dediti a “Santi, devozioni e Madonne”… Li vivevano anche dei bei banditozzi e contrabbandieri che scorrazzavano e facevano un po’ man bassa di tutto, e c’era anche qualche pestifero “bravo” al soldo dei signorotti locali, che in verità non erano neanche Nobili per davvero come quelli di Venezia … Pensate, solo per rendervi l’idea, che il Sabato Santo del 831, il Doge Giovanni I° Partecipazio fece esporre proprio là come monito pubblico: prima a Tessera e poi di fronte alla chiesa di San Martino in Strata di Campalto: la testa del Tribuno Obelerio alleato di Bisanzio appena spiccatagli dal collo sul Lido di Malamocco che era stato incendiato e devastato del tutto ... Il Doge ammoniva così quelli del posto in quanto sapeva che fra l’altro davano anche ospitalità ed erano simpatizzanti di ogni specie di ribelli in fuga dalla Laguna o provenienti dall’interno della Terraferma diretti a Venezia … Non fu un caso se proprio a Tessera e dintorni neanche 70 anni dopo arrivò l’orda Tartarica col Re degli Ungheriintenzionato a prendersi tutto …. Anche la Laguna … Solo che non vi riuscì: troppo complicato affrontare i Veneziani rintanati in mezzo a tutti quei fanghi e quelle acque alte e basse infide.
Il nome Tessera o Tèssere o Texària o Taxària: potrebbe voler dire ancora … indicare forse un posto dove c’era una Taxa o Tassa da pagare ? … cioè una Gabella ? … Lì forse c’era un posto di confine … un posto di blocco tipo Dogana da cui un tempo si entrava e usciva dal Dominio di Venezia … Di questo è rimasto ricordo, ad esempio, al Passo Campalto: dove per secoli effettivamente accaddero gli imbarchi e gli scambi commerciali … e i contrabbandi con Venezia.
Avete mai sentito di come si contrabbandavano i salami di campagna e di Campalto diretti a Venezia ?
Semplice: si creava un doppiofondo nelle barche dirette a Venezia, oppure quelli di campagna legavano i salumi debitamente protetti dall’acqua mettendoli sotto alla chiglia delle barche … Il problema era che i Gabelotti di San Marco non erano del tutto tonti e baùchi… sapevano bene di quegli espedienti … ma si accontentavano quasi sempre di prendersi la loro parte di profitto: perciò un po’ tutto passava e andava e veniva con Venezia passando anche di là tranquillamente ... con buona pace e guadagno un po’ di tutti.
Insomma … Se ne dicono tante sul significato originale del toponimo periLagunare di Tessera … ma poco importa venire a sapere quale sia quello giusto … Oggi Tessera è per tutti soprattutto il posto dell’Aeroporto Marco Polo… e per più di qualcuno: quello delCasinò di Cà Noghera … punto e basta.
Comunque tornando alla chiesola di Sant’Elena di Tessera, si tratta ancora oggi di un Oratorio privato… un luogo un po’ decadente in verità, che appartiene ancora a tutti gli effetti giuridici alla famiglia Checchin detta Badinche se lo aggiudicò nel 1869 per 67.200 lire partecipando a un’asta con Giacomo Checchin detto Badin, già fittavolo di fiducia del Patriarcato di Venezia ... Insomma i Preti visto che intendevano vendere e liberarsi di quel posto, cercarono di piazzarlo facendolo finire in qualche modo“in buone mani”… cioè in persone che facevano parte in modo stretto dell’entourage Ecclesiastico.
Altra nota: qualche bene informato afferma che la chiesetta-monumento di Tessera sia insieme alla chiesa di San Martino in Stràta di Campalto e alla Torre di Dese il più antico edificio di tutto il Territorio Veneziano… Mmm ? … Anche no: in quanto pur risalendo al XI secolo, ci sono monumenti ed edifici Lagunari certamente più antichi di loro ... Ma lasciamo a chi se ne intende dare risposte precise al riguardo.
Non me ne vogliano, invece, né se la prendano quelli di Tessera, né quelli che hanno un bel ricordo della chiesetta di Sant’Elena: o perché si sono sposati là, o perché hanno trascorso nei dintorni la loro infanzia … e ancora meno se la prendano i pochi che saltuariamente ancora oggi continuano a “ridursi”in quella chiesola di campagna per partecipare a qualche sparuta Messa un po’ “de casada” ... In verità la chiesetta è abbastanza malmessa e rovinosa, e meriterebbe un po’ di più per il tanto che si è vissuto un tempo in quel sito giusto sul bordo della Gronda Lagunare … La Storia Veneziana ricorda che proprio lì un tempo c’è stata un grande e vispissimo, e quasi potente e ricco Monastero che indubbiamente ha segnato il destino e le vicende, e anche un po’ l’Animo di quelle terre col loro circondario.
Non intendo affatto fornirvi tutto il pistolotto della Storia di Sant’Elena di Tessera, ve ne racconterò solo uno spicchietto: quello coincidente forse con l’“epoca d’oro”di quel luogo ora abbastanza abbandonato da Dio a vedersi ... Diciamo che nel 1100-1200 Sant’Elena di Tessera ha raggiunto forse il massimo del suo splendore, prestigio, e fervore e successo economico.
Innanzitutto: il culto verso Sant’Antonio Abate chiamato da quelli della zona: “Sant’Antonio del Porsèl”, ebbe inizio sul posto circa nel IX secolo, cioè prima che sorgesse il titolo di Sant’Elena di Tessera. Il Santo veniva invocato dai contadini e dai pastori locali soprattutto a protezione della pestilenza e del fuoco di ogni tipo: sacro e non ... umano, ma anche delle bestie … Nel 1089 i documenti antichi indicano, infatti, che al 5 miglio da o per Altino sorgeva una Cappella di Sant’Antonio Abate di Torre di Texaria.
Nel 1200, come dicevo, si andò al top dello sviluppo, all’apice della storia di Sant’Elena di Tessera… Infatti lì sorse un significativo Monasterodi Monaci Benedettini che gestivano anche un Ospizio-Ospedaletto-Lazzarettointitolati quindi a Sant’Elena ... Dell’antica Cappella dedicata a Sant’Antonio Abate in quel tempo rimase solo un altarolo, che venne inglobato nella nuova chiesa del Monastero.
Precisamente nel 1089 s’incominciò a costruire l’edificio in stile Romanico-Bizzantino come lo possiamo vedere ancora oggi, anche se le linee architettoniche realizzate furono molto semplici, e quasi tutto venne fatto in mattoni a vista suscitando tuttavia un notevole fascino dal sapore d’arcaico e religioso-artistico ... L'interno, invece, venne costruito a una sola navata con abside, e venne ricoperto da un tetto di legno “a capanna” con capriate a vista … Poi accanto alla chiesuola si riattò la singolare torre campanaria cilindrica riciclandone una presente più vecchia che fungeva da torre d’avvistamento da molto tempo già presente in zona ... La Torre di Texariaapparteneva a un complesso sistema di Torri di Guardia di cui facevano parte anche le Torre di Sant’Ilariodi Fusina, la Torre di San Zulian detta di Margària a nordest dei Porti Bottenighi, la Torre delle Bebbe presso Chioggia, e la Torre del Caligo dall’altra parte della Laguna.
A fine novembre di quello stesso anno 1089 comunque, a San Benedetto di Polirone, cioè nel Monastero di San Benedetto Po verso Mantova: l’Arcidiacomo Bertaldodella chiesa di Treviso, figlio del defunto Drudone da Carbonera, donò a Guglielmo Abate di San Benedetto di Polirone: 15 mansi in parte siti nella Villa di Sant’Elena di Tessera nel Contado Trevigiano, e in parte nel Vico di Terzo, nel Vico di Campigo, a Montiano, in località Volpago e in Vico Cavaso ... e così incominciò tutto … Quel giorno sul bordo Lagunare c’erano in rappresentanza: Giovanni Polani Vescovo di Castello-Olivolo di Venezia “missum dell’Abate di Polirone” assieme al Priore di San Cipriano di Murano… Sant’Elena di Tessera faceva parte del territorio appartenente al Vescovo di Treviso, e lì i Monaci progressivamente costruirono chiesa, Monastero e tutto il resto.
Da quel momento la storia di Sant’Elena di Tessere andò sempre più in avanti, in crescendo e in discesa: cioè il Monastero crebbe sempre di più in consistenza, prestigio, autostima, consapevolezza e ricchezza … Innanzitutto per via delle donazioni dei fedeli ricchi e nobili che patrocinavano la Comunità accaparrandosi in cambio tutta una serie di “privilegi e garanzie” per la Salvezza oltreMorte… Questa era“una gran fissa”, e soprattutto una grande paura che aveva radicata dentro la gente di quel tempo … Ma ci furono anche copiose donazioni da parte di persone comunissime e non molto abbienti.
I documenti della storia di Sant’Elena di Tessera raccontano spesso di un insieme e di una serie quasi incredibile, per non dire quasi senza fine, di donazioni e privilegi, ma anche di contrasti e litigi fra Nobili, Marchesi e Conti, e Monaci, Priori e Abati dei Monasteri e Vescovi, Canonici e personaggi del genere … ma anche con semplici contadini, fittavoli e artigiani del posto.
Sant’Elena di Tesseraè stata sempre legata come con un cordone ombelicale al Monastero-Abbazia-Badia dei Santi Cornelio e Cipriano di Muranodetto di San Cipriano de Vigna Contra… Erano fra loro quasi come chiese sorelle-gemelle, anche se fra i due quello che contava di più dal punto di vista del potere politico-economico-religioso è stato di sicuro il famoso Cenobio Muranesedi San Cipriano condotto dai Monaci Benedettini … Il Cenobio di San Cipriano sorgeva proprio appena al di là delle paludi, barene e acque che sorgevano vicine a Tessera ... Sussisteva come a dire: “giusto a un passo”, a “quattro remate di barca” dalle zone agricole e campestri di Tessera … proprio là di fronte, appena oltre le acque.
E veniamo un po’ ai dati che ci rivelano i documenti storici del 1200 …
Inizialmente a Carbonera di Treviso: Gera di Drudone di Legge Longobarda donò ad Aimerico Priore di San Cipriano alcuni beni presso Sant’Elena di Tessera insieme ai diritti che poteva avanzare su quella chiesa … Poi fu il turno di Oza altra figlia di Drudone, che fece la stessa cosa donando altri beni e terre stavolta a Domenico Priore di San Cipriano dov’era vissuto come Monaco suo fratello Bartaldo.
Proseguendo ancora: proprio sul prato di Sant’Elena di Tessera: Altegarda figlia di Ottone, moglie di Compagno, ed Almentruda figlia del morto Colmaro, moglie di Melio, ratificarono la donazione fatta dai mariti a Domenico Priore di San Cipriano e ad Alberto Priore di Sant’Elena di Tesseradi altre terre e di altra parte della stessa chiesa di Sant’Elena di Tessera ... Poi qualche anno dopo: Madelberto Priore di San Cipriano di Murano diede a Tebaldo Priore di Sant’Elena di Tessera: una terra in Casatico, ricevendone in cambio un manso a Montalto.
Si diedero insomma subito da fare quelli di Sant’Elena di Tessera …
In seguito la cosa procedette ancora: a Tessera Moltruda vedova di Melio da Carbonera donò a Enrico Abate di San Benedetto di Polirone l'ottavo della chiesa di Sant’Elena di Tessera col cimitero e una terra in località Anto che le appartenevano ... Enrico da Cavasaga, Vivone da Carbonera e Compagno figlio Compagno donarono a Riberto ed Alberto Monaci di San Cipriano di Murano Servienti della chiesa di Sant’Elena di Tessera e per essi a detta chiesa: sette "zoias"di terra, una terra sita presso il Monastero, e un'altra sita in Località Zocoleda insieme a una masseria in Contado Trevigiano in Villa di Tessera in località Casadego.
A Coneclanum o Conegliano di Treviso, invece: Bertaldo da Topedine ed Altegarda coniugi vendettero ad Ugone Monaco Procuratore di Rodolfo Priore di San Cipriano di Murano: una masseria a Tessera in Località Santa Lena(Elena) per lire quaranta di denari buoni di Venezia.
Avete inteso quindi come di donazione in donazione il patrimonio di Sant’Elena di Tessera iniziò a ben lievitare … e siamo giunti così al 1200, quando nel primo decennio i Veneziani per proteggere Venezia dalla guerra di Ezelino eressero una torre di faccia all’antica Marghera oltre le Barche e verso Campalto denominata Torre Palata o Palàda cioè “della palude”… Negli stessi anni aTexera o Tessera: Giacomo da Pianiga Priore di Sant’Elena di Tesseradiede a Pietro de Fabris Notaio un manso sito a Marcon e un altro sito a Carpenedo, oltre la Decima del manso di Carpenedo, ricevendone in cambio un manso sito a Montianoe la Decima su un manso di Alberto Bozzolino da Tessera ... La Decimaera una tassa che consisteva nell’offrire al proprietario (la Chiesa e i Monasteri spesso) un decimo del valore di tutto ciò che veniva prodotto in quel posto: fosse prodotto dei campi o delle vigne, oppure: legname dei boschi, pesce d’acqua peschiva, macinato di mulino, o prodotti degli animali e gli animali stessi … Una tassona insomma, che non risparmiava niente e nessuno.
Ancora e sempre a Tessera nel marzo 1219: Enrico Bocca da Carbonera vendette per lire 170 di denari veneziani a Giacomo da Pianiga Priore di Sant’Elena di Tessera altre due terre site a Tessera … Dieci anni dopo: Aledosio figlio di Giovanni di Corrado da Carbonera donarono al Monastero di Sant’Elena di Tesseradue mansi di circa 50 iugeri siti a Montiano.
A metà del 1200 i Monasteri vicini di Santo Stefano d’Altino e Santa Caterina andarono totalmente in crisi economica e vennero ben presto abbandonati ... Sant’Elena dei Benedettini di Tessera, invece, fioriva grandemente insieme a Sant’Antonio, Santa Maria di Caurignago e San Pietro di Terzo.
Nel luglio 1267 Maria Nobile Veneziana, vedova Giacomo Gradenigo dispose per testamento che venissero dati a tutti i Monasteri e agli Ospedali del Dogado cospicui legati e denari ... Soprattutto al Monastero di Santa Maria delle Vergini di Castelloche elesse come luogo adatto alla sua sepoltura, e agli Ospedali: Domus Dei(Cà di Dio), Domus Misericordiae, Sancta Maria Crociferorum, Sam Joahannis Evangelista, Sancta Maria e Sancto Lazzaro... e si dovevano dare venti denari anche a tutti gli altri Monasteri “da Grado usque Caput Aggeris (Cavarzere)” che furono effettivamente corrisposti in 2 rate di 8 e 12 soldi dai Procuratori di San Marco incaricati ... Nella lunga lista dei luoghi da beneficiare compariva anche: Sancta Melena de Tessaria.
E ancora nel 1274: Biagio Priore di Sant’Elena di Tessera locò ad Andriolo Zeno dal Confinio di San Cancian di Venezia una terra sita a Tessera per annuo canone in generi ... Nel luglio dello stesso anno a Feraria o Ferrara: tale Muratonotificò a Pietro Priore del Monastero di San Romano di Ferrara una Lettera Papale con cui lo si nominava Giudice nella lite tra Biagio Abate del Monastero di Tessera e il Nobile Egidio o Zilio Querini del Confinio di Santa Marinadi Venezia circa la Decima da riscuotere sulle terre di Terzo di Tessera… In novembre a Mugle a Muggia in Friuli: Domenico Furlano Procuratore di Giacomo Arcidiacono Castellano, subdelegato di Pietro Priore di San Romano di Ferrara notificò a Giacomo da Ceneda Notaio la lettera di Giacomo Arcidiacono Castellano, con cui lo incaricava di trattare la stessa lite … Esattamente un anno dopo a Veneciis: Filippo Nicola Canonico di San Marco, Matteo Turlon e Martino Maurino da Venezia: Arbitri nella stessa lite, dichiararono la compensazione dei danni fra le parti … per cui Biagio Priore di Sant’Elena di Tessera dovette concedere ad Egidio Querini da Venezia un manso con Decima sito a Terzo del valore di lire 50 di piccoli.
Finito tutto così ? … Macchè !
Tutto venne dichiarato nullo perché il Priore Biagio rappresentante di Sant’Elena di Tessera non possedeva l’esplicito mandato dell'Abate di San Cipriano di Murano ... Tutto da rifare quindi … e alla fine Biagio Priore di Sant’Elena di Tessera dopo un lunghissimo tira e molla dovette locare al Nobile Egidio Querini da Venezia sei terre site a Palliaga e Tessera per 10 soldi di grossi all'anno facendo quietanza allo stesso di una libbra di pepe da questi dovuta annualmente per 29 anni per la detenzione di un manso ricevuto dal Piore Biagio …. Che casino !
E non finì ancora: nel marzo 1276 sempre a Texaria o Tessera: Gerardo di Munigo abitante a Murano, su domanda di Stefano figlio del quondam Marco Valentino da Murano, attestò che Marco Valentino possedeva campi a Tessera in località Casatico ... L'Abate di San Cipriano di Murano in lite con Giovanni e Stefano figli del quondam Marco Valentino da Murano, richiese la restituzione di detti campi.
Nel maggio dell’anno seguente a Rivoalti o Rialto: ancora Giovanni Valentino figlio del quondam Marco Valentino del Confinio di Santo Stefano di Murano divise con Stefano suo fratello i beni paterni siti a Tessera ... L’anno dopo ancora: alla fine di un freddo gennaio … e sempre a Taxaria o Tessera: Ambrosio da Padova Procuratore del Monastero di San Ciprianodi Murano consegnò a Giovanni e Stefano Valentino da Muranouna terra sita a Casatico riconosciuta di loro proprietà ... che Giovanni Valentino figlio del quondam Marco Valentino vendette ad Antonio Desinonofiglio del quondam Angelo: cioè un manso sito a Casatico e Tesseraper soldi 40 di denari veneziani grossi ... Che traffici fra campi, barene, paludi e isole ! … e fra contadini, Nobili ed Ecclesiastici !
Uspinello di Lavazzola Procuratore di Deolay Abate di San Cipriano di Murano fece allora istanza a Graziadio Giudice di Giacomo Tiepolo Podestà di Treviso perchè Stefano Valentino figlio del quondam Marco da Murano restituisse una terra sita a Casedago presso Tessera, e che pagasse inoltre le spese di citazione in tribunale.
Intanto però: nel febbraio 1277 a Veneciis: Alberto Priore di San Cipriano di Murano Vicario di Giovanni Priore di San Benedetto di Po nominò Frate Guglielmo Priore di Sant’Elena di Texaria o Tessera… Costui concesse a Marino Sarlato da Venezia del Confinio di San Bartolomeo alcuni beni siti a Paliaga Maggiore e Terzo per un canone annuo di soldi 10 di denari veneziani grossi che costui pagò prontamente a Zanino Procuratore di Sant’Elena di Tessera … In seguito la pigione annua venne elevata a soldi 20 di veneziani grossi.
In ottobre a Texaria: Biagio Priore di Sant’Elena di Tessera fece finalmente quietanza ad Egidio Querini dal Confinio di Santa Marinadi Venezia del fitto di una terra sita a Terzo.
L’anno seguente a Tarvisii o Treviso rispuntò Uspinello Notaio di Lavaçola e Procuratore di Deolay Abate di San Cipriano di Murano che procedette in base agli statuti di Treviso alla confinazione di alcune terre site a Tessera, San Matteo di Strada e Campalto e Butenigo ottenendo il giuramento di fedeltà da Beleto Servitore dell'Abate di Tessera ... Quasi in concomitanza con quegli atti: Guglielmo nuovo Priore di Sant’Elena di Tessera concesse a Dionisio degli Arnaldoni da Treviso due terre site a Tessera per l'annuo canone di 10 soldi piccoli e generi.
A Grado in Friuli: il primo settembre 1283: Giovanni Sacco Procuratore di Zanino Priore di Sant’Elena di Tessera notificò una lettera di Farolum di Bernardo Vescovo Portuense a Frate Agostino Vescovo di Cittanova con cui lo incaricava di definire l’ennesima lite fra il Priore di Sant’Elena di Tessera e Corrado detto Bellagranda con suo figlio Simone circa la giurisdizione sulla Cappella di Santa Maria di Cavasaga non lontana da Tessera.
Due anni dopo a Muriano o Murano: l’Alberto Abate di San Cipriano investì Viviano figlio del quondam Aldrigo Notaio da Tessera di una terra sita a Tessera per canone annuo in generi, mentre a Texaria a Tessera: Gabriele Dolfin dal Confinio di San Canciano Procuratore di Sant’Elena di Tessera fece quietanza al solito Marino Storlato di lire 10 di denari grossi per la solita locazione dei beni siti a Pagliaga Piccola e Terzo ... Lo stesso Gabriele Dolfin Procuratore locò nel 1290 a Giustina da Tesseraper 6 anni, per annui soldi 18 di denari: una terra boschiva e prativa di 18 jugeri sita a Tessera e San Marino confinata dalla Fossa Pagana e dal "castelletum di Carbonera” ... Ancora lui quattro anni dopo, e sempre a Texera o Tessèra, fece quietanza a Giacomo figlio quondam Leonardo di Altino del fitto di 3 anni dovuto al Sant’Elena di Tessèra per beni colà siti.
E siamo finalmente verso fine secolo: … ancora una volta a Tessèra: Morando Abate di San Cipriano di Murano e insieme anche Rettore di Sant’Elena di Tessèra fece quietanza a Dionisio degli Arnaldoni e a Giacomo di lui figlio cittadini di Treviso, di denari 40 veneziani, di 4 libbre di incenso e di 12 di cera, oltre al decimo dei frutti, canone locatizio di terre concessegli site a Tessèra ... Nel marzo 1297: il Presbitero Marco Navaiario dalla Contrada di San Simeon Profeta di Venezia locò a Degano già da Padova un manso sito a Tessèra per annui soldi 8 1/2 di denari veneziani grossi ... Infine nell’estate del 1298, e ancora una volta a Tessèra, dove Giovanni Burigaco, Vendramino, Gallo, Mainardo figlio di Giovanni Sclapato, Giovanni Furlano e Guglielmo da Sant’Elena sul Sile o di Texera d'ordine del Podestà confinarono beni siti a Tessèra appartenenti al Monastero di San Cipriano immettendone in possesso Odorico Burla.
Le Cronache locali raccontavano che a Tessera dove c’era la “Porta delle Piègore”, il Piovano riscuoteva Decime sull’usufrutto della terra usata per far brucare le stesse bestie ... Si pagavano inoltre anche dieci denari e diciotto soldi come collette imposte dal Papa per allestire la guerra contro i Turchi.
Regolarmente davanti a vari Notai: San Cipriano di Murano comprava e vendeva quattro terre in Contado Trevigiano in Villa di Sant’Elena (cioè sempre a Tessera) per lire otto di denari veronesi … acquistava poi una pezza di terreno sita in Paliaga ... Tebaldo Priore e Monaco di Sant’Elena di Tessera dava a Enrico da Carbonera: due mansi, uno in Cavasaga e l’altro in Feltrericevendone in cambio le “Decime” di Sigo, Torteleva e de la Borgola ... e si acquistò inoltre da Enrico di Gualbertotramite Pizolo Sacerdote-Notaio di Venezia nuove terre presso Mogliano.
Quanta roba ! … E poi c’erano le donazioni dei fedeli alla stessa chiesa di Sant’Elena di Tessera: un manso a Carpenedo presso la chiesa di San Gervasio... beni a Tessera e presso Mestre e Campalto ... un manso in Villa di Musano e lire dieci di denari veronesi …e ancora altri beni in Località Castelletto e a Carbonera di Treviso.
Tutto ciò che ricevevano i Monaci lo investivano o vendevano quasi sempre di nuovo, oppure molto più spesso lo davano in affitto e in concessione in cambio di denaro o prodotti, contributi e Tasse di Decima sul raccolto e sui giri d’affari dei contadini e dei popolani: Walfredo Priore di Sant’Elena di Tessera col consenso dell'Abate Guglielmoconcesse a Marco ed Ardemanno fratelli una terra e casa in Contado Trevigiano in Villa di Terzo per annui soldi sei di veronesi …
E’ curioso notare ancora (almeno secondo me) che nell’occasione storica di quel secolo si mossero un po’ tutti: prima il Vescovo di Treviso: Gregorio Giustiniani Partecipazio, Nobile Veneziano, che non si fece attendere nei riguardi di Sant’Elena di Tessera: le concesse quasi subito un Privilegio di Libertà ed Esenzione sia dalla giurisdizione episcopale che dal Monastero di San Benedetto Po … poi le donò tre terre che c’erano nelle vicinanze e l'Ospedale di Santa Maria di Cavasaga in cambio di tre once d’incenso e una libbra di cera annuali, e unì il Monastero “sine cura” a San Cipriano di Murano … Oltre a questo lo stesso potente Vescovo di Treviso si recò a Tessera dove consacrò la nuova abbellita chiesa del Monastero di Sant’Elena … e anche in quell’occasione non mancò di regalarle ulteriori diritti e Decime su San Pietro di Terzo e Pagliaga nonostante gli agitati reclami del Vescovo di Torcello a cui spettavano in precedenza ... Anche il suo successore: il Vescovo Corrado di Trevisosi recava ogni anno ospite a Tessera il giorno della Festa di Sant’Elena, e lì ordinava i nuovi Monaci di Sant’Elena dai quali riceveva l’ossequio di soggezione e obbedienza con l’obbligo di partecipazione a Sinodi e Capitoli a Treviso … Fu sempre lo stesso Vescovo a concedere al Sant’Elena di Tessera l’uso di un Cimitero proprio, e le concesse tutto questo in netta contrapposizione con le tradizionali regole imposte fino a quel momento dal Vescovo di Torcello: con quale però rimase sempre in ufficiali equidistanti quanto buoni rapporti.
Nei confronti del Sant’Elena di Tessera si diede da fare perfino l’Imperatore Lotario IIche prese il Monastero sotto alla sua protezione insieme ai Monasteri di San Benedetto Po, San Cipriano di Murano e le chiese e i Monasteri di San Leonardo di Conche.
Si mosse forse a malincuore verso Sant’Elena di Tessera anche il bellicoso Vescovo Molin di Torcelloche finì col regalarle una sua terra nell’antico Casatico in cambio di un banale canone annuale in generi campestri o d’allevamento.
Ecco quindi detto un poco … ma solo un poco e per accenno quello che può essere stato il “secolo d’oro”di Sant’Elena di Tessera ... Ovviamente lì accadde molto e molto di più … ma dovrei star qui fino a domani a raccontarvi … e chissà intanto dove finireste voi ?
Dal 1300 in poi cambiarono tutti gli equilibri economico-religiosi della zona: sminuì il prestigio di Sant’Elena di Tessera che visse un progressivo declino e abbandono diventando in parte ricovero per sfollati, poveri, mendichi, feriti e senzatetto … Scomparve quasi del tutto l’influenza protettiva sul Sant’Elena di San Cipriano di Murano, e prese il sopravvento nei suoi riguardi la Pievania di Sant’Andrea di Favaro che si accaparrò: funzioni parrocchiali di Battesimi, Matrimoni e Funerali, diritti, terre, Decime, influenza sui fedeli, e guadagni di ogni sorta riscuotendo la tassa del “Quartese”sia da Tessera come da Terzo, Pagliaga e San Martino in Strata di Campalto .… L’Abate di Sant’Elena di Tessera in quel periodo era un Monaco che risiedeva però a San Cipriano di Murano ... Sant’Elena di Tessera quindi rimase un po’ in balia di se stessa …
In seguito i Conti di Collalto divennero un po’ i padroni di tutto, e si recarono anche a Sant’Elena di Tessera per accaparrarsi e qualche volta comprare i beni del Convento-Monastero ... A poco o niente valsero le timide rimostranze dei Monaci del Sant’Elena che provarono a ricorrere ai Giudici di Treviso ... Tessera divenne un luogo dove quasi chiunque poteva recarsi a prendersi qualcosa tranquillamente … Perfino i Certosini di Sant’Andrea del Lido, e le Monache Torcellane di Sant’Eufemia di Mazzorbo a un certo punto invasero la spiaggia di Terzo e s’impossessarono dei possedimenti di Sant’Elena di Tessera … Il Comune di Trevisoimpose tributi facendo scoppiare proteste e liti furibonde … Treviso allora inviò due guardie ciascuna a custodia e controllo dei villaggi, castelli, pievi e regole di: Dese, Altino, San Martino in Strata di Campalto, Tessera e Pagliaga… Il 27 maggio 1366 sotto alla Loggia del Podestà di Mestre Giovanni Soranzo vennero citati a giudizio: Checco di Riva e Antonio Rossi di Porto Tessera e Checco di Terzo accusati d’aver occupato abusivamente 5 campi e metà degli ambienti dello stesso Monastero di Sant’Elena sebbene in nome del Vescovo di Treviso e con l’autorizzazione del Rettore di Sant’Andrea di Favaro Don Marco Bonino ... Nell’occasione s’intentò anche una causa contro il Priore di Sant’Andrea del Lidoe contro Pietro Bono Priore del Monastero di Villa in Tessera.
E fluì via il Tempo … come l’acqua riottosa di un torrente in piena …
Nel 1421 il Monastero di San Cipriano di Murano insieme a quello di Sant’Elena di Tessera passarono “in Commenda” all’Arcivescovo Francesco Malipiero che abitava a Spalato ... Figurarsi ? … Immaginatevi come si ridusse il Sant’Elena … Al Vescovo Malipiero interessavano solo le rendite e il denaro … Ancora nel 1467 dagli Archivi del Dogado della Serenissima, risulta che i Monaci Certosini di Terzo di Tessera possedevano 40 campi arativi dei quali 20 dati a prateria, altri 50 di palude, in tutto: 100 campi ossia 30 ettari ... mentre alcune grosse porzioni terriere di Terzo appartenevano al Monastero di San Matteo di Mazzorbo, cioè: 70 campi e barene atti a pesca e caccia … Nel 1588, invece, i beni della Cappella-Abazia di Sant’Elena di Tessera passarono a far parte dei beni del grande calderone ricco della “Mensa Patriarcale” di Venezia.
All’inizio del 1600 il Piovano di Sant’Andrea di Favaro riferì a Francesco IV Giustiniani Vescovo di Treviso in Visita Pastorale:“Sant’Elena di Tessera riceve dal Patriarcato di Venezia 20 ducati annui per la manutenzione della chiesa e per mantenere il suo Sacerdote Mansionario che celebra una Messa ogni domenica, così come a Pagliaga e a San Pietro di Terzo dove i Certosini di Sant’Andrea del Lido celebrano una volta l’anno nel giorno di San Pietro, ricavandone però: 300 ducati di rendita … Non si occupano però né dell’assistenza dei fedeli né di celebrare la Messa Festiva ...”
Dopo metà secolo: nel 1659, dopo vivaci discussioni con soprusi e spavalderie fra quelli di Favaro e Tessera: il Parroco di Sant’Andrea Rossi soprannominato “bravo” (non perché era buono, ma perché era furbetto) ottenne dal Patriarca di Venezia di togliere il Prete stabile da Sant’Elena di Tessera così che il posto rimase un po’ com’è adesso: solo con se stesso … Cento anni dopo: nel 1753, il Parroco di Campalto Don Belcavello di 43 anni rivendicò nuovamente i suoi diritti su Tessera … Nello stesso tempo: Agnoletti Piovano di Favaro dichiarò: “… le Cappelle di Santa Caterina Martire e San Pietro di Terzo si usano ancora solo durante le Rogazioni dei Campi (processioni stagionali campestri di buonaugurio), mentre aSant’Elena di Tesserasi celebra tutte le Domeniche e le Feste, si predica e si fa ancora il Catechismo perche i Patriarchi Corner e Foscari continuano a dare per quello scopo: 40 ducati annui ... La Festa principale dellachiesola campestre di Sant’Elena èancora il giorno di Sant’Antonio Abate del Porsèl… e a fianco della chiesa si trova ancora l’antica torre rotonda con tre campane ... La pila dell’acquasanta dentro in chiesa è l’antico Battistero di Sant’Antonio, e oggi a Sant’Elena di Tessera rimangono solo le ombre del passato ...”
E siamo ad oggi … Sembra che gli attuali eredi dei vecchi Checchin Badindel 1800 stiano pensando di disfarsi una volta per tutte di quel che resta di Sant’Elena di Tessera.... Chissà che fine farà questo nostro spicchio di Storia quasi affacciato sulla Laguna Veneziana?