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“DUE PASSI FRA L’ARSENALE E LA TANA A VENEZIA ...”

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“#una Curiosità Veneziana per volta” – n° 192.

“DUE PASSI FRA L’ARSENALE E LA TANA A VENEZIA ...”
(Andateci ! … Ne vale di sicuro la pena.)

Oggi è domenica: un po’ di relax … e quattro curiosità Veneziane sbirciate e buttate là … così, senza impegno … per ingannare il Tempo, e saperne un pizzichino di più su Venezia.

Le curiosità riguardano tutte la zona dell’Arsenale e di San Martin nel Sestiere di Castello a Venezia … Ce ne sarebbero altre mille da raccontare, ma come si fa ?  … Se ne avrete l’occasione: andateci ! … Perdetevi in quella parte di Venezia … e fatelo aguzzando gli occhi, e un po’ anche la mente e la memoria … Vedrete che sarà più saporito girare e scoprire Venezia … e poi mi saprete dire se ho ragione o no.
Raggiunta la monumentale e turrita Porta dell’Arsenale, dovete sapere che proprio nel centro di quel maestoso scenario sorgeva un tempo il Ponte in legno della Veneta Marina … Si dice che si chiamasse così dall'insegna di un vicino Caffè … Non so ? … Era comunque un ponte che si alzava per permettere il passaggio delle barche e dei navigli in entrata e uscita da quella parte dell'Arsenale... Da lì si faceva uscire spettacolarmente di fronte a Sovrani e Ambasciatori in visita a Venezia “una Galea pronta in giornata” facendo rimanere tutti a bocca aperta: in un giorno soltanto di lavoro un’intera Galea veniva costruita, armata, equipaggiata, e messa a punto dagli Arsenalotti pronta a prendere il mare … La meraviglia produttiva della “Casa dell’Arsenale”!

Lo chiamavano anche Ponte delle Catene per via delle catene che lo sostenevano da entrambi i lati … Domenica 08 dicembre 1720 era giorno di Festa, e molti Veneziani si recavano passando di là “al Perdono di San Pièro de Castello” per ricevere e lucrare secondo tradizione indulgenze per se, i propri cari e i propri Morti … A un certo punto il ponte precipitò nel canale sottostante con uno scricchiolio sinistro, e morirono quattro persone ... Stessa cosa accadde nel pomeriggio del 19 marzo 1775: Festa di San Giuseppestavolta, Patrono anche dei Falegnami-Marangoni e di tutti quelli che avevano a che fare col legno … L’Arsenale intero quindi era in Festa … Ebbene in quell’occasione ci rimise e ruppe una gamba un Prete di passaggio: “Troppo grosso e grasso !” ironizzarono i soliti Veneziani irriverenti e guasconi … In molti rimasero contusi cadendo in acqua, ma nessuno morì stavolta perché prontamente uscirono dalle vicine bettole e osterie un buon numero di Battellierie Arsenalotti che prestarono prontissimo soccorso ... Lo stesso Ponte della Veneta Marina venne rifatto in pietra in epoca napoleonica “asseverando e allargando la scena della Porta dell’Arsenale”… sparì e venne abbattuta la chiesetta della Madonna dell’Arsenalein altre parole … e ancora il ponte venne modificato nella forma attuale nel 1871 ... e bla, bla, bla …

La vedete nel dipinto a destra ? … A lato dell’ingresso dell’Arsenale, proprio accanto al Ponte, sorgeva la chiesa della Madonna dell’Arsenaleche non c’è più ovviamente … Altro regaletto di napoleone … Dio lo strafulmini in questo istante: un’altra volta se si può ... cacciandolo più in sotto nel più scivoloso e improbo degli Inferni … Amen …




L’Arsenale di Venezia lo sapete: era come un paese, una città nella città Lagunaregovernata da tre Patrizi chiamati Provveditori o Patroni all'Arsenal aiutati fin dal 1490 da dei Sopra Provveditori all'ArsenalQuasi tutti quelli che avevano a che fare con l’Arsenale abitavano più o meno in prossimità del Campo dell’Arsenale in case-palazzi vicini al Ponte del Paradiso, del Purgatorio e dell'Inferno, o perlomeno nei paraggiAl suono d’inconfondibile campana, la Cittadella dell’Arsenaleapriva ogni giorno le sue porte per ospitare da mattina a sera un intero popolo formato da migliaia di Arsenalotti e Artieri non solo Veneziani, cioè: Marangoni da Nave e Squerarioli, Alboranti o Mastri agli Albori delle Navi, Penini, Remeri, Segadori, Tagliadori o Tagjèri, Sagomadori e Squadradori, Fravi e Fonditori, Calafài da figger o ficcar, Calafài da magio o calcatura, Pegolotti, Mureri e Bastàzi cioè Facchini uomini da fatica.

Ci si dava da fare in Arsenale sotto attenta supervisione … non ci si ruotava di certo i pollici ammazzando il tempo … Il 04 giugno 1601, Antonio de Zuane Remèr dell’Arsenal provò a rivoltarsi contro la Serenissimae i Proti dell’Arsenale incitando gli altri Arsenalotti a protestare davanti al Provveditore all’Arsenale Tommaso Duodomentre distribuiva le paghe ... Il Remèr fece presente “… che i danari havevano tochati allora erano pochi, et che ne volevano et meritavano di più.”… Antonio Remèr non si limitò a protestare, ma buttò il denaro in faccia al Provveditore Duodo: “… biastemando chi li aveva dati li denari, et chi più serviria la Caxa del Arsenal …”

Venne condannato a morte … “procedendo con misericordia” verso tutti gli altri Arsenalotti coinvolti nella protesta ... Cultura del Lavoro diversa da oggi …

Giusto ai lati di quella magnifica Entrata dell’Arsenale, non dimenticate di posare gli occhi su quella piccola folla di bei Leoni messi lì accanto … Provate a trovare dove sono poste su di loro le misteriose incisioni in RUNICO di provenienza Orientale !



Poi muovete due passi a sinistra guardando i Leoni … e vi troverete già di fronte alla splendida chiesa di San Martin di Castello: un altro dei bijoux preziosi di Venezia (obbligatorio infilarsi dentro e sostare … salutando magari il singolarissimo Don Agostino se staziona ancora là).

Tralasciando di dirvi della chiesa magnifica, vi dico, invece, che nel caldo luglio 1483, mentre il Patrizio Francesco Dalle Boccole stava parlando “super strata per quam itur in campo duorum puteorum confinii Sancti Martini”col Nobile Andrea Giustinian affacciato alla finestra della casa abitata anche dal Nobile Girolamo Malipiero e altri Nobili, Luigi Gofritto Marangon dell’Arsenale cominciò a guardarlo con insolenza … Immaginate come potevano essere i Patrizi Veneziani di un tempo … Subito il Nobile si rivolse risentito per quello sguardo al popolano dicendogli: “Che vardestù ?” Al falegname-Arsenalotto salì immediatamente la mosca al naso: gli pose prima le mani sul petto, e poi preso da raptus: imbracciò un bastone e “glielo menò sulla fronte dandogli un colpo così disonesto che il Dalle Boccole il 5 agosto successivo morì estinguendosi in lui tutta la sua Famiglia.” ... Il Marangone omicida scappò via da Venezia, e nell’ottobre seguente venne condannato in contumacia al bando perpetuo da Venezia e da tutti i Territori del suo Dominio … Tre anni dopo, venne riconosciutolo e catturato a Capodistria, venne perciò condotto a Venezia, e decapitato “fra le due colonne di Piazza San Marco” a monito di tutti, non prima d’avergli amputata la  mano “in loco delicti” ... cioè proprio nel Campo de San Martin de Castello.

Due passi oltre il Campo, in Corte e Ramo Peschiera a San Martin esisteva un tempo un piccolo Ospizio di Sant’Orsola gestito dalle antiche e prestigiose Schole Veneziane di Sant’Orsola e dei MercantiL’Ospizio era sorto lì fin dal 1318 insieme a un Oratorietto titolato a San Giovanni Battista… Tutto era stato costruito secondo un lascito testamentario di Zuane Polini:“a beneficio di tre poveri marineri”...

Beh: in quell’Ospissietto de Sant’Orsola venne accolto nel 1826: Andrea Chiribiriultimo Pilota-Ammiraglio del Bucintoro: la famosa barca dorata del Doge e della Signoria ... Il Chiribiri: uomo piuttosto arzillo e bellicoso, riuscì a trattenersi nell’Ospizio un giorno in tutto: “… in quanto inquietissimo, ripugnante a vestir l'abito e osservar le regole … La mattina seguente rifiutò il benefizio, dichiarando ch'egli era galantuomo e non sapea star fra i birbanti” ... Due anni dopo, costretto dalla più bassa miseria finì a morire proprio lì: nell’Ostello che aveva rifiutato ... Chiribiriera un furbetto traffeghino: caduta la Repubblica, simpatizzò non poco col nuovo Governo Democratico dimostrandosi uomo di aperte se non spalancate e dinamiche vedute politiche … Per il suo gran darsi da fare ricevette perfino un premio a nome della Nuova Venezia: un prezioso cammeo di calcedonio orientale rappresentante la testa di Giove Oleario trafugato dalla Biblioteca Marciana ... Classica mossa risibile alla napoleonica.



Tralasciata la Corte, si proceda ancora per pochi passi uscendo infine sulla Fondamenta, Rio, Ponte, Ramo del Ponte e soprattutto: Campo della Tana dell'Arsenal… Altro bel posto ! … I luoghi della Tana dell’Arsenale vennero costruiti nel 1303 e rinnovati nel 1579 dall'Architetto Da Ponte… Si trattava di officine dell'Arsenale, dell’emporio della Canapa usata per realizzare in esclusiva cordami, gomene e funi di ogni tipo: “le Sàrchie” per le Galee Sottili o Grosse da Guerra o Commerciali della Serenissima … Il posto si chiamava Tana, secondo alcuni per via di una vecchia palude piena di buchi, tane e bestie asciugata e bonificata per far posto alla nuova costruzione; secondo altri per ricordare la Tana: cioè la città sulle sponde del fiume Tanai(ora Don) sul Mare d’Azov in Asia, da dove si prendevano canape per i Veneziani, e dove fino dal 1281 esistevano grossi Fondaci commerciali gestiti dagli esperti Mercanti Veneziani… La Tana, insomma, era una specie di cittadella-base Veneziana: una piccola ed efficiente Colonia strategica posta giusto sul punto d’arrivo e partenza di una delle VIE DELL’ASIA, e porto di riferimento per le MUDE COMMERCIALI VENEZIANE: le ricche flotte armate delle Galee per il Levante …  Alla Tana in Asia tutto venne distrutto da incendi nel 1410 … Rimase l’ambiente della Tana a Venezia: cioè un complesso a se stante che comunicava col resto dell’Arsenale solo tramite un finestrello attraverso il quale passavano appena “le sarchie” per le navi ... La Tanaera gestita e presieduta da un apposito Magistrato composto da tre Nobili Patrizi: gli Uffiziali alla Camera del Cànevo… mente direttiva dell’industria delle corde e non solo … chiamati in seguito: i Visdomini alla Tana in quanto avevano l’ufficio giusto in Campo della Tananel fabbricato in cui si può ancora leggere oggi la data: 1589 … Si può notare anche lo stemma del Doge di allora: Pasquale Cicogna sopra del quale c’era posto un bel Leone Marciano scalpellato via dai napoleonici … Rimane ancora un Leone però: sul vicino pozzo insieme agli stemmi Badoer, Bembo ed Erizzo: che erano i tre Visdomini della Tana di quello stesso periodo ...



Aggiungo “come condimento” altre note curiose sul microcosmo Veneziano della Tana: in Campo della Tana un tempoi Castellani(antagonisti dei Nicolotti residenti dalla parte opposta di Venezia)davano spettacolo d’abilità, determinazione e forza esibendosi nelle così dette “Forze d’Ercole” ... Nella stessa Tanalavoravano i Conzacànevi o Cordovanèri della Tana(acconciatori di canape) che si raccoglievano in Sovvegno d’Arte, Mestiere e Devozione nella vicina chiesa di San Biagio davanti al loro altare della Madonna dei Sette Dolori, e sotto il Patrocinio della Santissima Croce…. Anche i Filacànevi della Tana: una delle più antiche Arti Veneziane, si raccoglievano in Schola nello stesso posto sotto il Patrocinio di San Bernardino… ma dal 1488 si trasferirono a San Giovanni in Bragora sempre nel Sestiere di Castello.

Ancora nel 1773 la Schola dei Filacanevo della Tana gestiva 210 botteghe sparse in giro per Venezia, e contava 342 iscritti con 300 CapiMastri e 42 Garzoni-Apprendisti.

Sempre nella Tana Veneziana operavano completamente isolate e sorvegliate “da un Ministro d’età matura” per evitare ogni tipo di contatto, scambio e scandalo con altre Maestranze dell’Arsenale: le 40 donne Velère, che fabbricavano le vele per le Galee e le Navi della flotta della Serenissima.  Le forzute, e sembra poderose Veneziane, tagliavano e lavoravano con abilità tessuti pesanti a tramadura spessa e fitta ... Cucivano i teli delle vele detti Ferzi, facevano i rinforzi nei “punti di scotta”, ai “terzaroli” e alla tessitura del robusto “gratile”.
Le vele tagliate e puntate venivano poi inviate presso l'Ospeal dei Mendicanti e l'Ospeal degli Incurabili dove alcune fanciulle ospiti completavano le cuciture e abbellivano le vele con stemmi e decorazioni ... Le vele, infine, tornavano di nuovo nell’Arsenale, dove venivano bagnate in acqua marina, stese ad asciugare, e quindi stoccate nel deposito delle Veleriedella Tana.

Ancora in Fondamenta della Tana accadde nel 1775 una stranezza: il Medico Giuseppe Musolo, che covava una certa ruggine contro Matildefiglia del Capitano Lorenzo Cassinis Nobile Padovano, per via di certi mali uffizi e dissapori provocati da lei con i suoi fratelli  … Ebbene: una mattina la raggiunse alle spalle proprio in Fondamenta della Tana, la afferrò per il collo gettandola per terra, e infine: le alzò le gonne davanti a tutti battendole sonoramente le natiche nude con grande divertimento di tutta la plebaglia e degli Arsenalotti di passaggio che non mancarono di gustarsi l’insolita scena ... La Serenissimabandì a vita il Medico da Venezia e da tutti i suoi Territori e Domini.



Procedendo ancora di due passi fino ad affacciarsi in Riva degli Schiavoni, s’incontra il tozzo palazzo del Museo Navale, e giù del ponte una schiera bassa di palazzetto che andava a confinare con quella che un tempo è stata la Cà di Dio… In questa zona, come nella vicina Calle dei Forni a San Martin, e nell’isola di Sant’Elenain seguito,si produceva il “Pan biscotto” di lunga durata per la Milizia da Mar e Terrestre della Serenissima che aveva la proprietà segreta di non subire l'attacco di muffa e tarli Scriveva il solito Diarista Marin Sanudonel 1473: “…forono fabbricati a San Martin sulla Riva di Canal trentadue forni nuovi per far biscotti, e spesi ducati ottomila.” ..

Altro restauro dei forni in Riva di San Biagio dei Forni venne realizzato nel 1596 …e proprio lì: di faccia ai Forni di San Martinera approdata ed ormeggiata fin dall’inizio di maggio 1721 una tartana turchesca i cui marinai col pretesto d’aver ricevuto dispiaceri e offese dai Veneziani, iniziarono improvvisamente a sparare sui passanti ignari che transitavano nei pressi per acqua e per terra uccidendo prima un marinaio Inglese, e poi alcuni Arsenalotti di passaggio … Fatalità: giusto in quel momento il Doge e la Signoria stavano tornando sui “Peatoni dorati” a Palazzo Ducale reduci dalla tradizionale annuale visita al Monastero delle Verginidi Castello la cui Badessa era considerata la “Moglie del Doge”.

Come andò a finire secondo voi ?
S’incominciò immediatamente a suonar “campana a martello” in mezza città, molta gente si precipitò in Riva degli Schiavoni, e un gruppocoraggioso di Dalmati saliti su una barca si avvicinarono alla tartana turchesca dandole fuoco … I Turchi furono costretti a buttarsi in acqua,  e lì vennero tutti bersagliati e trucidati dai colpi sparati dalle numerose barche accorse … In realtà già da tempo li stavano tenendo d’occhio … si aspettava solo una mossa falsa e l’occasione giusta per sistemarli ... Il Doge con la Signoria avvertirono solo un lieve clangore, e gli spari in lontananza: “Tutto a posto sua Serenità … Non è accaduto niente.”

Infine termino con un ultimo aneddoto … sempre rimanendo in zona Arsenale e San Martin nel Sestiere di Castello a Venezia.



Nel maggio del 1521 la Quarantia Criminal condannò Zuane Gallo:“ad essereincoronà in berlina con corona di carta a diavoli depenti e la lengua in giova, et a quatro anni di preson Galeotta ... Aveva testimoniato il falso a favore di Missier Piero Gritti Nobile di San Marcuola durante un processo inerente un ferimento accaduto a Rialto la sera della Festa di San Marco ...Curiosità nella curiosità: il palco era già pronto “fra le due ColonnediPiazza San Marco” per condurvi il Galloil giorno seguente e lasciarlo lì esposto per due giorni senza cibo e con la lingua legata a penzoloni, quando costui chiese di parlare con Jacopo ScalaSegretario della Quarantia al Criminal, per fargli un’urgentissima confessione importante.

Quando il Segretario si presentò nella Prigione di Palazzo Ducale, Zuane Gallo gli si gettò ai piedi esclamando: Si me fè gratia, mi ve digo una cossa, ho testificà falso per Sier Gritti ma con vu digo la verità, Missier Dio ve‘l diga! ... Il Segretario acconsentì ad ascoltarlo, e venne fuori la storia del Gobbo della Contrada de San Martin ... Il Gobbo era Antonio Fantini citadin venetian et gobbo qual fo Patron di un Galion del Papa et praticava in Barbaria a Tripoli, Zanzur et Zanzura.” Costui era andato ad abitare in Contrada di San Martin nel Sestiere di Castello: precisamente nel Campo delle Gorne a pochi passi, di fronte alle mura dell’Arsenale, dicendo che aveva trovato un mestiere migliore, e per questo aveva smesso di navigare.

In quegli anni era Pontefice di Roma: Giovanni De Medici cioè Papa Leone X: nostro inimicissimo per essere Fiorentino, qual cercava abbassar questo Stato per esaltar Fiorenza et la sua casa de Medici… Il Papa aveva in mente di far diventare Ancona non solo uno dei maggiori e strategici Porti Militari Pontifici, ma anche il porto di riferimento del commercio dell’intero Mare Adriatico ... a discapito di Venezia ovviamente.
In gran segreto quindi, lo stesso Papa aveva incaricato uno dei suoi Capitani di cercare qualcuno in grado di ingaggiare esperte maestranze Veneziane per realizzare il suo progetto marittimo ... E fu così che Antonio Fantini “il gobbo” divenne l’uomo di fiducia in Laguna della Curia Romana, con l’incarico di:desviar homeni et maistranze maritime di l’Arsenal nostro per fargli andar in Ancona a lavorar per il Papa.”
Il Gobbo de San Martinconvocava di notte Arsenalotti a casa sua in Campo de le Gorne, e dava tre ducati d’anticipo agli artigiani che accettavano, pagava loro il viaggio fino ad Ancona, e arrivati là faceva loro ottenere altri dieci Scudi Romani d’oro ... Già una trentina di Arsenalotti Veneziani avevano preso la via di Ancona, e il Gobbo era così abile e discreto ad agire indisturbato, tanto che nessuno s’era accorto di niente, tantomeno i tre Patroni dell’Arsenal che erano all’oscuro di tutto.
Il Segretario della Quarantia Criminal strabuzzò gli occhi alla confessione di Zuane Gallo, corse subito in Consiglio dei Dieci da Marco DiedoMissier Grande e Capo, e lo stesso giorno il Gobbo Fantini venne arrestato e condotto nelle Prigioni di Palazzo Ducale.
A Zuane Gallo venne chiesto di ripetere la sua testimonianza, dicendogli che se avesse detto ancora il falso gli sarebbe spettata la forca diretta.
Zuane Gallo rispose: “Son sta scrivan dil gobo et zuro che ho dito el vero!
Aveva ragione stavolta … Il Gobbo Fantini venne messo sotto tortura, e dopo qualche strapazzata confessò tutto … L’indagine seguente comprovò ogni accusa ... Perciò il Gobbo de San Martin venne condannato a “morte segreta”: cioè venne strozzato nella “prigione Orba” il 22 maggio 1521, e poi sepolto nel Cimiterietto dei Picai a San Francesco della Vigna.
A Zuane Gallo, invece, venne sospesa la condanna alla berlina assolvendolo dall’accusa, ma venne ugualmente dichiarato indesiderabile e bandito in perpetuo da Venezia e da tutti i Territori della Serenissima Repubblica.
Mi fermo qua … alla prossima !


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