“GIUDECCA FRA 1800 e 1900 … E ALTRO ANCORA.”
La Giudecca… Spinalonga a Venezia: si sa … E’ quel piccolo arcipelago di dieci isole parallelo alle Zattere di Dorsoduro, interrotte da sette canali su cui si gettano dodici ponti oltre l’omonimo Canale della Giudecca: un’isola fra le isole di Venezia … Una piccola Venezia integrata nella solita Venezia, ma anche una Venezia un po’ a parte, diversa, con una sua storica specificità … Zuèca derivata forse da Judaica: cioè luogo degli Ebrei(alla Giudecca sorgevano ben due Sinagoghe demolite soltanto nel secolo scorso: presso le Zitelle alcuni anni sono state rinvenute: “pietre d'un piede quadrato con caratteri Ebraici”… e si dice che i Giudecchini secondo tradizione sapessero indicare con esattezza i luoghi dove abitavano i singoli o le famiglie degli Ebrei) … ma Giudecca potrebbe derivare anche da: Giudicato, Zudegàin Veneziano ... Poco cambia e poco importa.
Pare che fin da prima dell’anno 1000 alla Giudecca fossero insediate persone, clan e famiglie di Veneziani di “seconda mano”… Qualche Cronaca accenna a personaggi dai precedenti loschi o segnati dalla Legge ... La Giudecca forse è stata in antichità una specie di “luogo di confinio” di Venezia, un posto di blando bando dentro alla città stessa, o perlomeno un’enclave con una certa indipendenza, un disbrigo di persone satellite e parallelo alla città dei Dogi che contava soprattutto su un gran numero di pomposi quanto ricchi e potenti Nobili, Mercanti e Navigantie più modesti ma arguti e febbrili Artigiani.
La Giudecca insomma può essere stata per secoli una sorta di luogo contradditorio di Venezia: un posto-quartiere discosto “appena fuori casa”, come “fuori porta” ricco di sontuosi giardini, Casini e luoghi di piaceri e delizie dove ci si recava per far festa e divertirsi talvolta in equivoca e libertina socialità … Era una specie di dependance di Venezia, lo spicchio prolungamento del Sestiere di Dorsoduro dove si andava a “far la Cavallerizza”, e dove c’erano diversi “Palazzi d'Ottimati, Nobili Aristocratici e Patrizi”, e un nugolo d’Accademie di Filosofia, Botanica, Studi Naturali, Musica e Commedia… Durante il 1500 a Venezia di AccademieCulturali se ne contavano più di 80, e buona parte di loro sorgeva proprio alla Giudecca … C’era, tanto per dirvi un po’: l’Accademia dei Granelleschi, quella di Filosofia e Botanica fondata nel 1484 da Ermolao Barbaro, e più avanti nel 1554 quella dei Filareti inventata dai Nobili Nani su imitazione del Cimento fiorentina che si curava di armonia fra Virtù Civili e Letteratura.
C’era poi in un Palazzo del 1500 dal 1609 e fino alla caduta della Repubblica l’Accademia deiNobili finanziata dallo Stato Serenissimo e destinata all’educazione di 46 giovani Patrizi di famiglie Nobile decadute e sprovviste di mezzi che venivano seguiti fino all’età di venti anni. All’inizio vennero affidati a certi Preti Veneziani acculturati, e poi ai Padri Somaschi sinonimo d’Educazione di Qualità che provvidero ad istruirli nella Religione e in Grammatica e Nautica come accadeva al fior fiore della Nobiltà Veneziana … C’era inoltre l’Accademia dei Pellegrini fondata da Nobili Veneziani ma che ospitava anche: Spagnoli, Tedeschi e Francesi(Fino alla fine del 1400 buona parte dei Pellegrini di tutta Europa venivano ad imbarcarsi per la TerraSanta proprio a Venezia, così che la Città Lagunare era di continuo meta per motivi diversi per Diplomatici e Ambasciatori, Ecclesiastici e Religiosi di passaggio di ogni sorta … Non dimentichiamoci dei Mercanti, Viaggiatori ed Esploratori … Tutti venivano accolti nelle case Patrizie e nelle Locande e Ospizi, o ricoverati nei Conventi: ai Santi Filippo e Giacomo, dai Domenicani e a Sant’Elena, ad esempio, ma anche nelle Isole e alla Giudecca fin da prima dell’anno 1000).
C’era ancora l’Accademia dei Separati che s’era appunto divisa e contrapposta nel 1675 dall’Accademia degli Interessati e dall’Accademia dei Vigilanti di Murano che insegnava alla gioventù Veneziana: navigazione, conoscenza delle rotte, armamento, naviglio e attrezzatura velica, alberature e cordami, e il rispetto delle buone regole per l’equipaggio, l’onore, e la vita di chi vive a bordo.
Dai … Non so resistere: vi elenco ancora qualche altra Accademia: iSempiterni, i Pacifici, i Modesti, i Fausti, gli Eterni, gli Immortali che nel 1520 ospitavano fra loro anche il Marchese di Mantova, e fecero un gran festone con Federico Gonzaga a Cà Dandolo presso San Zuane della Giudecca… C’erano poi i Trionfanti che per non essere da meno degli altri organizzarono una grande festa a Cà Malipierodurante il Carnevale di due anni dopo … e c’era ancora l’Accademia dei Valorosi, quella degli Eletti, dei Semprevivi, dei Floridiche organizzarono feste di 3 giorni nel luglio 1530 sul Canal della Giudecca con cene, balli e canti fino all’alba, e con cortei illuminati e carri artistici addobbati e sfilate di animali sulle Rive della Giudecca… C’erano ancora i Belli, gli Accesi, i Zardinieri, i Reali che nel maggio 1530 organizzarono una festa in Canal Grande con 120 presenti fra cui il Principe di Salernoimbarcandosi tutti su barche a San Zuane della Giudecca … C’erano gli Juniores, i Cortesi che diedero diversi festini aCà Vendramin con 50 donne invitate e 200 presenti con pranzi sotto la pergola, e macchine addobbate con bandiere, suoni di trombe e pifferi per le quali spesero 500 ducati… C’erano infine i Sbragazài e gli Ortolaniche fecero recitare una commedia a Cà Trevisansempre alla Giudecca.
A guidare ogni Accademia o Compagnia, a volte anonima, stava un Priore coadiuvato da un Camerlengo, da un Segretario, e da un Cappellano ... Quando si fondava una Compagnia-Accademia si faceva cantare una Messa dello Spirito Santo durante la quale i Compagni-Associatigiuravano di osservare lo Statutodell’Accademia, e al momento di lasciarsi si scambiavano un bacio di pace ... C’erano perfino a Venezia anche alcune Compagnie e Accademia di Gentildonne Veneziane... cosa molto insolita all’epoca.
La Giudecca era inoltre location dove i più infimi degli Artieri Venezianiandavano a collocare le loro attività produttive e commerciali: quelle più infime e più sporche, quelle basse, puzzose e inquinanti: alla Giudecca c’erano Scorzeri, Pellai e Coramèri, Acconciatori, Filocanapa,Cìnabri, Fornasieri e Cordai di budella e Cordaròli... In Isola però si fabbricavano anche Vele, e c’erano Fornaci di Verieri, Conterie e Impiraresse, e tantissimi orti gestiti da abili Vignaioli e Ortolani che fra l’altro sapevano coltivare con perizia e oculatezza assidua i misteriosi quanto efficaci Semplici ricercatissimi da tutti.
Quante news potremmo riassumere sui Giudecchini e sulla Giudecca di ieri e di oggi: sarebbe un’impresa ardua in cui non cimentarsi … Da Veneziano curioso qualcosa voglio provare a dire e scrivere “grattando via” il sottile spessore della Storia, della Memoria e del Tempo, tentando di rispolverare un volto della Giudecca che è stato e indubbiamente oggi non esiste quasi più.
Da dove iniziare ?
Provo a raccontarvi che nel 1486: “… venne grandissima neve la qual comenzò la note de Nadal, e nevegò per un mese continuo … el canal che va da San Marco alla Zuecca era tutto agiazàdo, talmente che s’andava sopra la giàzza fin alla Zuecca senza pericolo alcuno …”
Continuerei poi col dirvi che nel settembre 1536 il Collegio alle Acque ordinò che: “… assieme ad altre fondamenta di Venezia erette o restaurate fossero le fondamente alle sponde del Canal della Giudecca, e che metà della spesa fosse a carico dello Stato Veneto, e metà dei rispettivi proprietari dei fondi ed edifici fronteggianti ...”
Di nuovo alla fine di genèro 1548: “… pel gelo principiato le barche de’ Tragitti tiravansi con corde, e si va a piedi da le Zattere a la Zuecha…” e l’anno seguente nello stesso mese: “… gelò ancora la Laguna, Canal della Zuecha e fino a Muran …”
Cambierò adesso l’argomento lasciando il “Meteo” per la “Cronaca”, e vi racconterò del dicembre 1730, poco prima di Natale, quando le Raspe dell’Avogaria da Comun raccontano che: “in Campo San Giacomo alla Zuecca Antonio Scantarello teneva banco de soldi al gioco del Zurlo cioè “a Bianca e Rossa” ... Un tale che osservava giocare gli chiese a prestito del denaro ... Scantarello rifiutò scocciato ed entrambi passarono alle offese e a minacciarsi con le armi ma senza arrivare a un seguito ... Verso sera Schiantarello insieme a Pietro Giachiole si recarono armati all’Osteria della Donzella presso San Giovanni Elemosinario di Rialto dove raccontandosi l’episodio del giorno architettarono atroce vendetta ... Visto che erano agitati, soprattutto il Giachiole, si mise in mezzo per quietarli un certo Tavelli che si prese una coltellata alle carotidi rimanendo ammazzato … L’omicida venne bandito per 22 anni da tutti gli Stati della Serenissima.”
Aggiungo poi che nel giugno1747: Pietro Trevisan detto VettorelloBarcaròl della Zueccadi anni 44 venne impiccato per ordine del Consiglio dei Dieci… Aveva strangolato per rubargli tutto un altro Barcarol detto Tòmbolasotto al Ponte di San Giovanni in Lateran nel Sestiere di Castello.
Vi dirò ancora che secondo alcune Cronache Veneziane di fine 1700: uno dei spettacoli preferiti del popolino Veneziano era di assistere in folla alle frustate somministrate ai ladri dalla Sbiraglia alla Giudecca ... e che nel settembre 1798 l’ormai morente Serenissimadecretò: “… termine mesi otto: baccalàdi, pesci fumati, salati, cotti e marinati, sbudellami, salamoie e formaggi siano trasportati alla Giudecca o nelle situazioni estreme della città, cioè a San Job, sulle Fondamente Nove, a San Francesco della Vigna, Sant’Andrea e Santa Marta ... Affittanze de’ magazzini e case destinate per detti generi, prima di sottoscriversi siano rassegnate al Tribunale onde ottenere la licenza gratis ... Effetti di chi non avrà effettuato il trasporto nel periodo suddetto siano fiscati e dispensati alli poveri delle rispettive Contrade, essendo sani ... Muri de’ magazzini siano intonacati e seliciati di pietra, abbiano ruota ventilatoria di lata nelle finestre e nel più interno siano costruiti scolatoi e condotti che tramandino in soteranee cloache le vecchie salamoie ed altre separazioni ... Venditori dal 1 novembre a tutto aprile non possano tenere nelle loro botteghe maggior quantità dell’occorrente per un mese, e da 1 maggio a tutto ottobre per una settimana. Annualmente siano da periti del Tribunale visitati li magazini prima dell’estate per la separazione del sano dal corrotto … Soggetti alla pena di ducati 100 grossi ed altre li trasgressori, siano accettate denunce e premiati denuncianti con la metà della pena suddetta, l’altra metà alla Fraterna de Poveri della Contrada …”
Eccoci quindi calati in un vago quadretto della Giudecca di fine 1700 … Un’“Isola Lunga” piena di chiese e Monasteri che ne contraddistinguevano le zone riempendole di Storie vivissime … I nomi di quei posti rispondono ancora oggi all’appello e sono rimasti più o meno ancora quelli contraddistinguendo strade e posti della Giudecca di oggi, anche se di quelle realtà di ieri oggi non esiste praticamente quasi più niente, e tutto è cambiato ... quasi liofilizzato, consumato e spento.
Come ben sapete meglio di me, la Giudecca di Venezia inizia o termina da una parte con l’Isola di San Giorgio Maggiore che fu tutta dei potentissimi e ricchi Monaci Benedettini. Affacciata sul Bacino di San Marco giusto dirimpetto a Palazzo Ducale cuore dinamico della Serenissima Dogale e Marciana, è stato Porto Franco di Venezia nel 1800 con magazzini, bacino di 250 metri, e le due torricelle di 8 metri utilizzati fino al 1880 quando s’iniziò a costruire la Stazione Marittima e il Porto di San Basilio e Santa Marta oltre il Canale della Giudecca sulla punta estrema del Sestiere di Dorsoduro.
Esistevano tre Pubblici Traghetti che collegavano la Giudecca col centro nevralgico di Venezia e col resto della città: c’era il Traghetto de la Palanca, che appunto per quella cifra traghettava avanti e indietro da e per le Zattereal di là del Canale della Giudecca e fra Sant’Eufemiae San Giacomo e il Redentore. C’era poi il “Traghetto per le Colonne de San Marco e de San Zuane a la Zueca”: uno dei “Traghetti de Dentro e da Paràda” di Venezia che oggi non esiste più. Collegava fin dai tempi antichi lo Stazio de Citra del Molo e della Piazza di San Marco con lo Stazio de Ultra della Fondamenta San Giovanni della Giudecca e viceversa, ma portava anche a San Giorgio Maggiore, fino al Ponte della Croxe della Giudecca, e secondo Coronelli anche fino alla Contrada di San Gregorio verso Punta della Doganada Mar pagando adeguato supplemento ... Fin dal 1577 i Proveditori da Comun estesero i confini del Tragheto fino alla Riva di San Giacomodella Zueca perchè ci fossero sempre almeno quattro barche disponibili per coloro che intendevano arrivare al Tempio del Redentore ... Gli stessi Proveditori da Comun imposero perfino una pena pecuniaria per i Barcaroli-Gondolieri che si fossero rifiutati di dare un passaggio ai Frati Cappuccini del Redentore sia per andare fino a San Marco, che in altre zone della Giudecca … Ai tempi della Peste ogni barca del Traghetto dava 12 soldi annui per i malati di Venezia, e un “bèzo al zòrno”dal 1640 quando “il nòlo” da San Marco alla Zuecca costava “tre bèzi” in tutto.
Superata l’Isola di San Giorgio Maggiore e il “Canale per la Grazia”(l’Isola di Santa Maria degli Angeli delle Grazie) si arrivava un tempo all’area Giudecchina di San Giovanni Battista degli Eremiti Camaldolesi di Muranodove sorgeva l’Ospeàl de San Francesco della Giudeca con l’Orfanatrofio-Ospizio Femminile di San Giovanni, e il “Collegio per Educar nelle Umane Lettere la Gioventù Nobile Veneziana”… Sembra che l’intero complesso di San Giovanni della Giudecca sia stato soppresso insieme all’Ordine dei Camaldolesi da un decreto del Senato del 1771, che oltre al Convento dei Padri chiuse anche l’Ospizietto-Ospedale privo di rendite e diventato ormai inutile da tempo ... Tre anni dopo, infatti, l’ex Convento di San Giovanni venne venduto per 5.500 ducati, e le rendite dei Padri devolute a quello ugualmente Camaldolese di San Mattio di Murano ... Quando i Francesi giunsero a Venezia all’inizio del 1800, resero di proprietà Demaniale l’intera area dove c’era anche uno Squero, demolirono tutto, ed edificarono un’officina per Battelli a Vapore che nel 1837 lasciò il posto a un Cantiere per Bastimenti gestito da maestranze Inglesi, che a sua volta nel 1882 lasciò il posto alla Società Veneta di Navigazione a Vapore Lagunare che rimase là finoal 1950 quando l’area divenne sede della Guardia di Finanza.
Nel 1905 in un palazzo gotico prospicente sulla stessa Fondamenta di San Giovannidella Giudeccagià adibito a magazzino fin dal 1845, si realizzarono alcuni Depositi per l’Import-Export di Oli: il giardino del palazzo era occupato da due grandi serbatoi oggi scomparsi … Poi tutto venne ristrutturato e convertito in abitazioni … Fin dal 1846 sulla stessa Fondamenta perpendicolare al Canale della Giudecca esistevano anche tre Capannoni-Magazzini di Granipoi abbandonati, e solo nel 1921, sempre a San Giovannidella Giudecca, su un’area di 5.500 mq sorse il Cantiere Navale Marvi della ditta V.Ceresetoche cessò l’attività dopo il 1950 lasciando l’area per attività alberghiera.
Se procediamo ancora lungo la Riva della Giudecca dove fino a qualche anno fa ormeggiavano le navi delLloyd Austriacoe Adriatico, incontriamo ciò che rimane del grande complesso storico delle Zitelle dove un tempo si lavoravano anche i Merletti… Il nome completo del luogo sarebbe: Pio IstitutodiSanta Maria della Presentazione delle Citelle o Zitelle.
E procediamo ancora nella nostra virtuale passeggiata lungo la Giudecca … Arriveremo allora a quel che è stato un altro insigne complesso monacale pieno di Storia: l’antico “Monasterium de Scopolo o dello Scoglio” che dal 1100occupava un’isoletta a se stante fra San Giorgio Maggiore e la Giudecca ... In seguito divenne il Monastero della Croxe delle Monache Benedettine storicamente soggiacente all’influenza indiscussa del clan della Nobile Famiglia Veneziana Dal Molin… Le Monache della Croxe de la Zueca divennero famose nel 1576 per l’“acqua salutare miracolosa antiPeste che affluiva fuori dal Pozzo di San Sebastiano del loro chiostro”… Nel 1519 si condannò Vita Banchiere Ebreo per aver diffamato un Medico ugualmente Ebreo: oltre a pagare varie ammende, venne obbligato anche a rifornire di Frumento alcuni Conventi Veneziani fra cui quello della Santa Croxe della Giudecca dove: “… in questa terra è assai malattie, maxime in Monasteri; a Santa Croxe de la Zueca tutte le Muneghe ammalae … et fo per li caldi stati in quest’inverno.”
Cinque anni dopo Sier Zorzi Pisani Dotor e Cavalier fo Savio del Consiglio venne sepolto vestito d’oro nella stessa chiesa di Santa Croxede la Zuecadove aveva le sue arche di famiglia ... Lasciò una veste d’oro anche al Monastero della Croxe e un’altra al Convento di Sant’Angelo di Concordia… Dieci anni dopo il Consiglio dei Quaranta della Serenissimaregalò: “una Galia Sotil da demolire alle Muneghe de la Croxe de la Zueca par conzar la fondamenta che ruina in acqua, et li ferramenti sia dell’Arsenal.”… In quegli anni il Monastero ospitava ben 150 Monache che il Patriarca Priuli caziò a dovere durante la Visita perché erano fin troppo appassionate a specchiarsi e contornarsi di vesti e gioielli di lusso ... Erano poi quasi sempre assenti alle prediche, per cui lo stesso Patriarcaordinò di aprire nel Coro della chiesa un’apposita finestrella dalla quale il Predicatore poteva contare e segnare il numero delle Monache presenti o assenti, anche se i volti rimanevano avvolti nell’oscurità dell’interno: “… non piace il governo temporale del Monastero che è nelle mani di alcune Scrivane, che sono in effetto già molti anni cioè le Molline (della Famiglia Nobile Dal Molin), le quali senza consenso del Capitolo hanno affittato alcune case a suoi parenti per buon mercato ne si sa quello che pagano.”… In quegli stessi anni ci fu anche il Mercante Veneto Francesco Bozza che abitava al di là del Canale della Giudecca in Contrada di San Gregorio… Costui fra l’altro commerciava anche in Reliquie, e teneva trattative private con le Monache della Croxe per vendere loro una preziosa Reliquia di Santa Marina… Peccato che finì pugnalato a morte da Zorzi De Masi Scrivano de Nave per via di alcuni sacchi di carrube caricate a Ciproe vendute in Istria.
Verso metà del 1700 tramite il Proto Giovanni Scalfarotto si rilasciarono perizie per una spesa di restauro di Monastero e Chiesa de la Croxe de la Zueca per la somma di 425 ducati ... Qualche anno dopo si chiuse una delle Cavallerizze della Giudecca che sorgeva proprio presso il Ponte della Santa Croxein quanto disturbava la vita delle “Sante e PovereMonache”... per le quali Giovan Battista Ignazio Grazioli musicò l’ennesima Cerimonia di Vestizione di una Nobile Balbi… Poi arrivarono i Francesi napoleonici, e tutto a Venezia divenne sfatto, rovinato, depredato e anche l’ex Chiesa-Monastero delle Benedettine della Santa Croxe finì distrutta ed ora è magazzino A.M.A.V.-Veritas e Casa di Lavoro del Carcere Femminile della Giudecca… Un tempo la chiesa della Croxe della Zueca possedeva un ricco Coro o Barco che sovrastava l’ingresso della chiesa, e una parete a sette arcate separava la navata dal Presbiterio… Quando il Monastero venne soppresso dai napoleonici nel luglio 1806 ospitava ancora 35 Nobili Monache che vennero “concentrate”con quelle di San Zaccaria ... Nel maggio di quello stesso anno ci fu un ricorso contro le Monache della Croxe da parte dello Speziale Giampaolo Baldissera che rivendicava un credito dal Monastero. Il Magistrato invitò la Badessa a pagare, ma trovò le condizioni economiche delle Monache così pessime che invitò lo Speziere a soprassedere e rivolgersi direttamente al Direttore del Demanio che aveva incamerato ogni bene del Monastero … Secondo l’esame del Perito Demaniale Pietro Edwards realizzato nell’anno seguente risultò che Chiesa e Monastero della Croxe possedevano: 226 quadri, 51 sculture di cui 16 lignee, e 8 teste di Cherubini … All’atto della soppressione del complesso tutto venne un po’ disperso oltre che depredato: le Reliquie del Monastero finirono a Palazzo Pisani Moretta… Si misero all’asta in diversi lotti: 20 parapetti d’altare ceduti per lire 364 a Nicola Brazzoduro; un baldacchino venne ceduto a un certo Frate Fontanotto per lire 54; e vari arredi venduti per lire 312 a un Prete Antonio Pappini… Gli elenchi citavano inoltre una lunga serie di “carèghe di noghera, un organo, e diversi Cristi in avorio … e molto altro ancora.”…e una casa di proprietà del Monastero della Santa Croce della Giudecca al n° 179 di Murano nel Campo detto il Bersagliovenne affittata a Pietro Zanetti per 78 ducati annui.
In un edificio a più piani in Fondamenta della Crocesorgeva dal 1846 un Deposito della Manifattura Tabacchi che divenne poi Deposito dell’Archivio di Stato… e sempre là c’era dallo stesso anno e fino al 1930 un Palazzo-Deposito di Grani della Società S.I.L.O.S. che oggi corrisponde all’Ostello della Gioventù… Nello stesso posto ci fu per un breve periodo anche una Caserma della Guardia di Finanza, un deposito di barche, un laboratorio artigianale, euna Fornacedivenuta poi Deposito di Carbone prima d’essere abbandonata ...
E non è ancora tutto … Sempre nei dintorni della Santa Croxe della Zueca sorgeva un tempo anche una Fabbrica di Lacche di Carlo Edoardo Apperle, le Lavorazioni di Marmo di Burigotto, e fin dal 1924 la Società Pianaro di Ceramiche e Terracotte artistiche che prese il posto di una precedente Fabbrica di Stracci lasciando in seguito il posto a una Fabbrica di Liquori e a un Deposito“de ferovècio”prima del totale ennesimo abbandono.
Percorso qualche altro passo ancora, si va verso il Redentore… Lì nei pressi sorgeva il Monastero di San Giacomo di Galizia dei Padri Serviti o Santa Maria Novella o Santa Maria Nova della Giudecca dove alla fine del 1600 erano presenti circa una quindicina di Frati Serviti gran interessati e baruffanti. Dico questo perché lungo tutto il secolo seguente la vita del Monastero fu caratterizzata da continue lotte e liti con la gente della Giudecca: con lavedova Manerotto per il fitto di un orto prima, con i Nobili Corner e Tiepolo per alcuni beni siti in Terraferma a Fiesso d’Articopoi, per quanto scritto e previsto nel testamento di Giovanni Linpi tardi ... e per “un livello” contro un certo Marconi; per l’affitto di alcune case alla Giudecca con Marcocchia ... e per la gestione di alcuni beni e proprietà situate a Bagnoli e Strà… Erano tosti, insomma, quei Padri Serviti della Giudecca.
Nel 1806 Pietro Edwards Direttore delDemanio “riservò alla Corona” il soffitto del Refettorio dei Serviti dando in cambio al Piovan di Sant’Eufemia per tenerlo buono un “Crocefisso Miracoloso” proveniente proprio dalla chiesa di San Giacomo ... Poi fu il puro disastro e la rapina di tutto quanto faceva parte di San Giacomo della Zueca … Dei 1.191 libri di pregio della Biblioteca dei Serviti: 447 vennero inviati a Padova e 744 venduti al Prete Astolfoni … I sette Padri rimasti vennero concentrati nel Convento dei Servi in Contrada di Santa Fosca a Cannaregio ... Nel novembre dello stesso anno Bastian Franzoni acquistò per 44 lire il Pulpitodella chiesa, mentre le stoffe, i tappeti e gli arredamenti vennero requisiti per addobbare Palazzo Reale in Piazza San Marco… Il Murer Francesco della Santa stimò ciascun altare di San Giacomo: 200 Lire, mentre Antonio Zane stimò l’organo con le Portelle del Veronese: 307,07 Lire Venete ribassate ad aprile a irrisorie Lire 1.240 … Se lo prese, infatti, il solito Pietro Edwards Direttore del Demanio... Nell’agosto seguente i Conti Leonardo e Bortolo Donà chiesero di acquistare uno dei due restanti altari rovinosi perché ormai privati degli ornati: dopo “attenta perizia”,Giovanni Mabonisparò la cifra di Lire 75,10 concludendo la vendita 20 giorni dopo ... Sul finire dello stesso mese, la Comunità di Pederobba chiese d’acquistare il pavimento in marmo della chiesa stimandolo 80 Lire, ma il Demaniorifiutò l’offerta decidendo di utilizzarlo per la Nuova Casa di Finanzadi sua proprietà ... In novembre ancora Pederobba stava trattando: stavolta voleva acquistare l’intero organo dell’ex chiesa ... Nel marzo dell’anno dopo, Domenico Cerin si comprò il Coro Ligneo ormai tarlato e le Spalliere della Sacrestia per farne legna da ardere ... Il Conte Panciera di Zoppola acquistò l’Altar Maggiore con i due Angeli laterali in marmo, e la pila dell’Acqua Santa spendendo in tutto: 1.165 Italiche Lire … Girolamo Mianiacquistò otto quadri per Lire 8 ... Luigi Maria Pianton prese in affitto alcuni locali del Convento, e il Prete Santo Cotti da Bergamocercò di comprare una serie di 66 quadri senza riuscire a concludere del tutto l’affare ... Infine: chiesa chiusa, e Carlo Vianello detto Chiodo divenuto nuovo proprietario a chiedere la demolizione di Convento, Chiesa e Campanile perché pericolanti … Si sarebbe salvata solo la Scholetta di San Giacomo… Si voleva far posto alla costruzione di una Fabbrica di calce e pietre, anche se fi finì con realizzare, invece, una Fabbrica di bitume e asfaltotrasformando l’ex Monastero di San Giacomo in Caserma… Infine tempo dopo ancora, l’intera area venne giudicata adatta per l’edificazione di nuove case popolari per operai, e l’area della cancellata chiesa divenne Giardinodove Domenico Checchia conduttore dell’albergo “Il Vapore”in Calle dei Pignoli a San Marco allestiva ogni estate i suoi famosi “Banchetti all’aperto” cioè: “le Cene del Redentore”frequentatissime da “gente In” Veneziana e no.
Fino all’inizio del 1900 inCalle San Giacomo il Cantiere Navale Cucco occupava ancora 6 addetti, poi sei anni dopo sempre in Fondamenta San Giacomo sorsero i Cantieri Navali C.N.O.M.V. poi abbandonati senza validi progetti di riutilizzo … In Campo San Giacomo, invece, sorsero fin dal 1930 laPianoro Liquori e la Gianolla & C: Stabilimento di Liquoriinsieme ad alcuni magazzini per il Commercio dello Zuccheroin un’area che era stata adibita a Conterie fin dal 1860.
Più o meno nella stessa zona della Giudecca, però affacciata quasi sul retro verso la Laguna aperta, c’era ancora inizialmente sotto la giurisdizione del Monastero della Croxe la chiesetta spoglia di Sant’Anzolo di Concordia o Caotorta data in uso nell’aprile 1518 ai Carmelitani di Mantova ... Nel 1762 la chiesetta venne restaurata ancora una volta dal Capomastro Pietro Fabbris e dal Tagiapjera Martino Cossetti per una spesa di 9.905 Lire di piccoli, ma nel settembre di soli sei anni dopo il Conventino venne soppresso e indemaniato, e chiusa la chiesa venduta all’incanto nel 1806 … Circa quarant’anni dopo, il piccolo complesso conventuale risultava proprietà di Alvise Cogoche ne fece Capannone-Fabbrica di Cordami facendo riaprire al culto la chiesetta come “Oratorio non Sacramentale” benedetto dal Patriarca Jacopo Monego che gli appose il titolo di Santa Maria del Carmelo della Giudecca … In seguito fu tutto un chiudere e riaprire degli edifici fino al 1867 quando la Ditta Battisti istallò nell’ex Conventino di Sant’Anzolode la Zueca un’Officina di Conterie, che divenne durante il 1900: deposito, cantiere e Quartiere dei Pompieri di Venezia ... Infine nel 1908 la chiesetta venne recuperata, comprata e restaurata dall’Ing. Giancarlo Stucky che la regalò a Don Antonio Poloni Piovan di Sant’Eufemia e in perpetuo alla Parrocchia … Salvata per sempre la chiesetta ? … Macchè ! … Dopo pochi anni venne richiusa di nuovo, e stavolta per sempre nel febbraio 1943 quando venne ceduta allo Stabilimento Junghans del Ministero della Guerra che intendeva allargarsi ... Venne perciò abbattuta, e i tre altari di marmo, le iscrizioni, gli oggetti e le suppellettili furono spostati nella chiesa di Sant’Eufemia.
E siamo ora al grandioso Redentore dei Frati Cappuccini che conosciamo bene tutti: fu Tempio del Voto e del Cristo Nero Redentore Antipeste nella seconda metà del 1500, storico dirimpettaio quasi frontista appena oltre il Canale della Giudeccadel Tempio della Madonna della Salute realizzato con un altro Voto quasi un secolo dopo … All’interno del Redentore esiste ancora l’antica chiesetta di Santa Maria degli Angeli, e a soli due passi sull’omonima fondamenta sorge ancora il Conventino della Santissima Trinità delle anziane Monache Clarisse di Clausura… Un tempo nei pressi dei Frati Cappuccini del Redentore sorgeva un Lanificio, uno dei Colorifici della Giudecca,e dal 1846 anche un altro Deposito di Grani che in seguito venne utilizzato per attività ricreative ...Nel 1938 con l’imbonimento di una sacca malsana e melmosa dietro al Redentore di proprietà dei Frati Cappuccini e della Principessa Aspasia si creò la Cooperativa di case Maria Immacolata.
Sul Rio del Ponte Longo fin dal 1730 esisteva una Fabbrica di mattoni e calce gestita dai Narduzzi poi trasformata in Officina ... Sempre sullo stesso Rio dal 1890 e fino al 1942 s’insediò un Cantiere Navale A.C.N.I.L. dove l’azienda Veneziana di navigazione costruiva e riparava le proprie barche … Ancora nel 1971 erano in attività alla Giudecca e a Pellestrinatre cantieri navali in grado di varare piccole navi per complessive 210 tonnellate, e riparavano più di 250 natanti movimentando 707.600 tonnellate annue ... Come non ricordare allora la Cantieristica Navale ele Officine Meccaniche di Motonautica della Giudecca ?
I nomi li conoscete bene: Lucchese primo di tutti, attivo fin dal 1926 in Calle Lunga dell’Accademia dei Nobili occupando 100 addetti. Ha chiuso poi i battenti in maniera alquanto travagliata lasciando spazi e locazione a piccole attività minori legate alla stessa vocazione nautica: riparazioni artigianali, manutenzione, ormeggio e rimessaggio … Su quelle stesse aree dismesse si sono poi sovrapposti progetti artistici di privati, della Biennale, e di altri Enti Veneziani con alterno successo … In quell’area della Giudecca un tempo fervevano le attività e le iniziative lavorative: c’era la Fonderia Giovanni Grandesso, la Motovelieri Italiani, l’Azienda Daziaria, laNavale Cinti-Celli,Seno, la San Marco, Salici, Zandan, Dorigo, Gallo, Carena, Dalla Pietà, Tassan, Dal Maschio, Costantini, Tagliapietra, Casagrande e Magnanimi (attivo dal 1900 in zona Campalto occupando ancora 12 addetti negli ultimi anni), e l’Azienda-Fonderia di Toffano Alessandro detto Palassòna e i Cantieri Navali Toffolo in Campazzo di Dentro dietro alla Palanca (attivo dal 1909 occupando 95 addetti) ... Non so se ho citato tutti ?
Aggiungo che nella zona di Campaltolavorava lo Stabilimento Meccanicocon fonderia Da Par & Cazzagon in un insieme di bassi edifici costruiti all’inizio 1900, e la Fabbrica di Ghiaccio Tanner su due piani costruita nel 1906, ampliata vent’anni dopo, e riadattata poi per ospitare per breve tempo un Pastificiopoi abbandonato … L’area venne poi utilizzata parzialmente adibendola a negozi e residenze private ... Non si dimentichi ancora che nella stessa zona di Campalto accanto alla Cantieristica Navale non mancarono le attività tipiche tradizionali dei Veneziani Marineri, Naviganti, Gondolieri e Batellanti: cioè gli Squeri con la cantieristica delle Gondole: la Daniele Manin, e gliSqueri dei Mastri d’Ascia Giovanni Giupponi e Tramontin… A quelle attività di stampo e sapore antico venne connessa una Fabbrica di Stoppa, le attività residue della secolare Arte dei Calafati, la Fabbrica di Cordami Inio alle Corti Grandiattiva dal 1848, e laFabbrica di Carriole di Emilio Trevisan presente dal 1930 in Corte Ferrando poi trasformata ... Sempre alle Corti Grandi era attiva una Fabbrica di Tappeti fondata nel 1878 da Bussolin Cossulich & C. ristrutturata ed ampliata nel 1922 da Casimiro Gaggio: tutto venne distrutto da un incendio e in seguito abbandonato.
Sul Rio della Palàda dove ora sorge un’area teatrale e di residenza universitaria, sorgeva fin dal 1878 in un’area di 5.000 mq fra le Corti Grandi e il Rio del Ponte Longo (secondo la Cronaca Agostini il Ponte Longo della Giudecca fu distrutto “da fiero uragano” nel febbraio 1543, “ma poi rifabbricòssi”) un complesso di magazzini ed edifici di epoche diverse adibito a Fabbrica di Orologi dai Fratelli Herion agenti generali per l’Italia della Società Anonima Arturo Junghans… Dal 1901 divenne “Fabbriche d’Orologerie Riunite di Junghans Herion & Thomas Haller”, due anni dopo Herionsi staccò lasciando da solo Junghans che proseguì le attività fino al 1919 … La FabbricaJunghans era in grado di produrre fino a 1500 orologi al giorno, inizialmente occupava più di 650 addetti fra uomini e donne, possedeva nelle adiacenze 3.000 mq di case per gli operai-dipendenti, e precorrendo i tempi fondò anche una Società Anonima di Mutuo Soccorso per gli impiegati e gli operai della ditta prendendosi cura dei malati e delle loro famiglie, garantendo assistenza medica gratuita nei primi tre mesi di malattia, e un sussidio giornaliero in denaro iniziale di 12 lire al giorno che continuava poi per altri 3 mesi in maniera ridotta. La società inoltre concedeva ulteriori sussidi “ai cronici”, e provvedeva ai funerali dei soci dipendenti sovvenzionando gli eredi bisognosi … Peccato che terminò la sua attività realizzando spolette, mine, munizioni e oggetti bellici per il Governo Italiano.
Interessante la probabile origine del toponimoCorti Grandidella Giudecca …Non sembra sia dovuto all’ampiezza delle Corti, bensì al fatto che lì abitava laFamiglia Cittadinesca dei Fugacci soprannominati “Grandi”... Si trattava di tre fratelli: Antonio, GianDomenico e Giorgiofigli dell'Avvocato Marco Grandi e di Cecilia Albanesi, che ottennero nel 1634 dalla Serenissima l'approvazione aCittadini Originari di Venezia in quanto erano nati e cresciuti nelle loro case situate “sulle Corti dei Grandi in cao de la Zueca” ...Raccontano ancora le Cronache Veneziane, che sempre nelle stesse “Corti Grandi della Giudecca”untempo si tenessero le famose“Cacce dei Tori” realizzate ogni anno in molti Campi Veneziani... Scriveva, infatti, Fabio Mutinelli nel suo “Lessico Veneto” del 1851: “Appeso nel campo un ornato pallone a segno della festa, bastava questo per divulgarne l'annunzio; intanto le famiglie agiate dimoranti sul campo mandavano inviti agli amici, le povere appigionavano le finestre, ed intorno al campo s'innalzavano gradinate di legno. Così disposte le cose, giunto il giorno, e il momento della festa, comparivano a suon di tromba nello stecconato i tori condotti da macellai e da Cortesani, che dicevansi Tiratori, i quali bellamente portavano brache di velluto nero, e giubboncello di scarlatto, con berretto rosso in capo, se fossero stati della fazione Castellana, nero, se avessero appartenuto alla Nicolotta. Fatto dai Tiratori col bove un giro per il campo, e venendosi poscia alla prima slanciata, cominciava allora una fierissima lotta tra il bove ed i molti cani che si aizzavano, perocché devesi sapere come i popolani e specialmente i Cortesani, due o tre per ciascheduno, possedessero di quegli alani per boria e per diligentemente educarli a quella caccia. Consisteva per tanto quella festa di sangue nella destrezza dei cani a ferire, ed in quella dei bovi a difendersi, laonde i fiati degli spettatori andavano a sprecarsi per far plauso alla virtù di sole bestie. L'ultima domenica di Carnovale davasi una Caccia di Tori affatto sciolti anche nella Corte del Palazzo Ducale, e questa fu istituita per sollazzo delle Damigelle della Dogaressa incoronata; ma quantunque non sempre il Doge avesse moglie, e non sempre la moglie fosse stata incoronata a Principessa, tuttavia la Caccia aveva luogo in ciaschedun anno con grande numero di spettatori ... In occasione di venute di Principi si davano straordinariamente queste Cacce nella Piazza di San Marco”.
E procediamo avanti e oltre il Traghetto della Palanca raggiungendo Sant’Eufemia o Santa Fèmia della Zueca: l’unica Parrocchia-Contradastorica della Giudecca oggi mezza aperta e mezza chiusa, mezza viva e mezza morta rispetto a un tempo … Non me ne vogliano i Giudecchini della zona ... ma è così.
Nel lontanissimo 1686 proprio a Sant’Eufemia della Giudecca di tenne: “ … solennissima Processione e superba Cavalcata de Veneziani” per festeggiare la Presa di Romania da parte della Serenissima … Nei Notatori del Gradenigosi ricorda e legge: “… alla fine di aprile 1757 si riposizionò in Sant’Eufemia il “Miracoloso Crocefisso” in cassa marmorea di finissima pietra intressiata con altre più pregevoli e di varii colori, il tutto del valore di 1.000 ducati compreso i lapislazzuli che costarono 200 ducati ... In quella stessa occasione si adornarono Chiesa e Sagrestia di superbi rimessi in legno.”… Dopo metà secolo quando in chiesa c’era già una Madonna del Rosariovestita e abbellita con abiti da sposa e ori, e il Piovano Calzavara di Sant’Eufemia era fra i Governatori del Pio Istituto delle Zitelle,accadde un “furibondo litigio maligno e artificioso con molestie fra il Parroco di Santa Maria Elisabetta del Lido del Mare e il Piovano di Sant’Eufemia per questioni di diritti su Funerali e Sepolture di persone residenti alla Giudecca”... In quegli stessi anni nella Contrada di Sant’Eufemia vivevano 4.740 persone, di cui 1.582 erano di età compresa fra i 14 e i 60 anni: cioè abili al lavoro, esclusi i Nobili che non lavoravano ma formavano il 26% della popolazione della Parrocchia ... 108 erano i padroni in 100 botteghe, due le Spezierie da Medicine: “La Fenice” e quella ai “Santi Cosma e Damiano della Zuecca”, e c’era una Levatriceche operava da sola al servizio di tutta la Giudecca.
Curiosissimi sono, secondo me, i dati dell’attenta analisi dellaVisita del Patriarca Ludovico Flanginialla Parrocchiale Sant’Eufemia della Giudecca,alle Monastiche San Biagio, Santa Croxe e San Cosmo, alle chiese delle Zitelle e delle Convertite, all’Oratorio Semipubblico di Sant’Angelo di Concordia, e agli Oratori Privatinelle case del Canonico Bergamin, dei fratelli Baffoe delle Signore Elisabetta Frollo e Pasquarel Berengo tutti siti al Ponte Longo, e a quello del fu NobilHomo Cattarin Corner in Rio della Croxe ... In quegli anni erano già giunti i Francesi a far man bassa di Venezia: a Sant’Eufemiadov’era Piovano: Don Pietro BrazzoduroCongregatodeiPreti di San Lucaavevano rastrellato via tutti gli ori e gli argenti della chiesa, del Capitolo e delle Schole fondendo tutto e ricavando anche18 verghe d’argento.
Nei verbali di resoconto della Visita Patriarcale si legge che laChiesa-Fabbrica di Sant’Eufemia,pur essendo guidata da un Piovanodi nomina Patriarcale, era di fatto sotto la tutela dei Giuspatroni, cioè dei proprietari degli stabili della Giudecca ... La Parrocchia di Sant’Eufemiapossedeva rendite da un “legato per celebrare una Messa per tutti i Morti della Giudecca seppelliti nel Cimiterietto locale diventato poi Orto del Piovan”, e percepiva inoltre 1.635 Lire annuali dall’affitto di 14 case che possedeva nella stessa Isola della Giudecca… Gli introiti della Parrocchia venivano equamente spartiti fra il Capitolo dei Pretie la Fraterna dei Poveri di Sant’Eufemia... Il Piovano oltre ad usufruire di una casa di residenza, possedeva anche 42 Lire d’entratee 100 lire di “rendite di stola”, ma spendeva 130 Lire: 80 “per cere”, e 50 “per l’olio delle lampade della chiesa” ... Gli altri cinque Preti Titolati del Capitolo di Sant’Eufemia e i Chiericiche ruotavano attorno alla chiesa si spartivano altre 15 Lire annuali oltre alle case di domicilio ... C’erano inoltre ben 21 Preti che andavano in giro per la Giudecca di continuo per celebrare Messe e Funzioni Religiose allaCroxe, alle Convertite, alle Zitelle, a San Biagio e San Cosmo, e si spingevano anche “oltre Canale” fino a San Cassian di Rialtoe a San Basso di San Marco.
Lo stesso Patriarca Ludovico Flangini quantificò nella sola Sant’Eufemia la celebrazione annuale di 2.355 Messe Perpetue; 123 fra Esequie e Anniversari, e 150 Messe Avventizie … Riportò ancora nei verbali della Visita, che a Sant’Eufemia: “… si teneva la Dottrina Cristiana per le putte a San Cosmo e per i putti alla Croxe, le Esposizioni del Santissimo durante tutta la Quaresimaquando si predicava quotidianamente il Quaresimale (come in altre 37 chiese di Venezia), la Novena di Sant’Anna, la “Coroncina” all’altare della Beata Giovanna da Collalto ogni lunedì dopo l’ultima Messa, il Rosario ogni sabato sera, la Devozione dei nove martedì di Sant’Antonio da Padova, e dopo il tramonto nei giorni dei Morti il frequentatissimo Ottavario allestito a spese delle Confraternite dei Morti che pagava “i Conzadòri” per allestire “la lugubre acconciatura della chiesa” elevando catafalchi enormi alti anche fino al soffitto, rivestendo di nero “a lutto” ogni colonna e ogni altare, e coprendo di tessuti con simboli e scritte sulla Morte ogni panca della chiesa.”
Nel 1830, invece, a Sant’Eufemia alcune cose risultarono un po’ cambiate: i vecchi Oratori Privati nelle case erano scomparsi eccetto quello dell’ex Monaca Agostiniana Allegri e quelli delle famiglie Frollo, Saoner e Sanzogni... La Scuola Elementare Maschiledella Giudecca era frequentata da 7 ragazzi in tutto su 30 (fra 10 e 15 anni) che avrebbero dovuto frequentare la “seconda classe”: avevano abbandonato quasi tutti “per andare a mestiere” ... Nella prima classe delleFemmine(fra 7 e 12 anni), invece, frequentavano 16 ragazze su 47, ma nessuna di loro aveva sostenuto l’esame per passare in seconda.
Nell’agosto 1865 Don Francesco Fontanella e Don Francesco Bontamiglio Piovano e Cooperatore di Sant’Eufemia firmarono insieme ad altri Preti una petizione all’Austria per far abolire la “Commissione per la gestione degli ex beni Capitolari ed Ecclesiastici”che aveva ridotto le loro rendite a un terzo dell’originale ... Il Prefetto e la Commissione risposero attribuendo Lire Italiane 548,47 alla Parrocchia di Sant’Eufemia della Giudecca “per le spese d’ufficiatura” ... Sempre a caccia di soldi i Preti … Qualche anno dopo Sant’Eufemiavenne radicalmente restaurata a cura e spese del Piovano Felice Fortunato Berengo, che istituì il Circolo delle Donne Veneziane per gli Interessi Cattolici, il Comitato Parrocchiale, e s’inventò la Disputa della Dottrina Cristiana con accanite gare e premiazione finale impartita dal Patriarca che richiamò concorrenti da tutta Venezia fin oltre gli anni 1940 ... Nel 1876 Maria Zorzetti Fabriciera Amministratrice di Sant’Eufemia della Giudecca lasciò alla chiesa il patrimonio di 6.677 Lire come assegno di mantenimento per un Sacerdote Povero della parrocchia … Nel 1883 il Piovano Don Leandro Lizza restaurò il campanile di Sant’Eufemia comunicando al Patriarca Aristide Cavallariche la Parrocchia era piena di debiti per i restauri che si protraevano da più di un decennio, gli disse anche che Sant’Eufemia: “era un disastro, un caso limite negativoper la scarsa frequentazione dei bimbi alla Comunione: solo 750 su 4.500 abitanti adempiono al Precetto” ... Lo stesso Piovano ricevette dal ricco imprenditore Stuky alcuni arredi, il Coro e il “vestibolo colonnato”(del 1596) della ex chiesa demolita di San Biagio della Giudecca che fece inserire sulla parete della chiesa rivolta verso il Canale della Giudecca sopra gli ambienti della Schola dei Scorzeri.
E fin qua: Sant’Eufemiadella Zueca… poco distante dalla“Palàda” della Giudecca ... Esistevano due “Palàde” alla Giudecca: una era la Palàda di Sant’Anzolo (l’attuale traghetto) vicina all’omonima chiesa di Sant’Anzolo di Caotorta o Contorta, e la Palàda di Cà Lombardo dalla Nobile-Patrizia Famiglia dei Lombardo che possedeva alla Giudecca ventiquattro case passate in Commissaria amministrata dai Procuratori di San Marco ... Scriveva GianMaria Dezan:“… sulla Fondamenta della Palada alla Giudecca eravi la Scuola della Beata Vergine del Rosario, la quale celebrava ogni anno la propria festa con una pomposa solennità. Havvi memoria che nella Processione solita a farsi in tale circostanza morì ucciso nel 1758 un fanciullo da un colpo di moschetto.”
Da Sant’Eufemia seguendo la Fondamenta verso l’interno dell’isola si va per forza a incontrare due luoghi particolari: San Cosmo della Giudecca e Santa Maria Maddalena delle Convertite dove un tempo accadeva il recupero e il reintegro sociale delle ex Prostitute Veneziane … Attualmente il posto è adibito a Istituto Penale Femminile e Casa di Lavoro.
Iniziamo col fantasma del Monastero delle Monache dei Santi Cosma e Damiano de la Zueca… Fra 1645 e 1650: il Monastero delle Benedettine insieme a quello delle Benedettine dei Santi Biagio e Cataldo sempre della Giudecca, e a quelli delle Monache Agostiniane delle Vergini, e delle Benedettine di San Lorenzo e San Zaccaria nel Sestiere di Castello, venne escluso in quanto non considerato bisognoso dal SenatoVeneto dall’elenco delle annuali donazioni ed elemosine di grano che la RepubblicaSerenissimafaceva ai Monasteri Veneziani a Pasqua ... Tralascio il tanto che ci sarebbe da dire sulla Storia di San Cosmo della Giudecca, basti ricordare che nel novembre 1805 le Monache furono costrette dagli Austriacia sgomberare il Monastero trasferendosi al vicino Santi Biagio e Cataldo... Tutto venne soppresso e requisito, e Pietro Edwars Delegato della Corona e Direttore del Demanio scelse personalmente 10 pitture delle 49 prelevate in chiesa depositandole nel Deposito Demaniale di San Giovanni Evangelista ... Giacomo Florian poi nel 1813 acquistò per Lire 460 per la chiesa di Contarina in Polesine due statue di marmo: un “San Giuseppe” e un “San Giovanni Battista”di San Cosmo … Nel marzo 1839 una “Moltiplicazione dei pani” e un “Mosè separa le acque” vennero dati in deposito a San Vito di Asolo insieme ad altri 6 quadri, due dei quali di Sebastiano Ricci tutti provenienti da San Cosmo … Poi tutti gli ambienti di chiesa e Monastero vennero spogliati di ogni cosa, e destinati a diventare Caserma del V Battaglione Austriacodi Terra e poi Ospedale Militare… Nel 1847 il San Cosmo ospitava 400 soldati.
Dopo la guerra i locali dell’ex Monastero dei Santi Cosmo e Damiano rimasero liberi e spogliati, e le Monache Benedettine avrebbero potuto farvi ritorno, ma all’unanimità le ex Monache di San Cosmo(fra cui 11 Monache Coriste Nobili Barbaro e Priuli) chiesero di lasciare il San Biagio dove si stava malissimo: “… dov’erano male alloggiate, non abbastanza gradite … così che in meno di tre mesi erano morte la Badessa, la Vicaria e altre 4 Monache vittime delle sofferte angustie e dei disaggi, e risentite dall’incomoda stagione a cui loro malgrado furono obbligate.” ma non per tornare al San Cosmo ma piuttosto al San Zaccaria: il Monastero più nobile e ricco della città dove le Monache Nobili erano disponibili ad accoglierle in quanto erano Patrizie dello stesso rango ... Povere illuse ! … Convinte di poter tornare ai fasti e ai privilegi di un tempo cancellati per sempre e del tutto dai Francesi prima, poi dagli Austriaci, e poi di nuovo dai Francesi.
Nei locali dell’ex chiesa e convento di San Cosmo soppressi e utilizzati come Deposito Junghans e Deposito Tabacchi, dal 1855 al 1868 si avviò un Opificio che trasformava il Sale Marino in Sale Industriale per l’agricoltura utilizzando una macchina a vapore ad alta pressione con macina a due cilindri. Si sofisticava inoltre il Sale per la Pastorizia aggiungendovi Genziana, Ossido di ferro e Carbone dolce in polvere ... La miseria vissuta dalla gente dell’epoca la spingeva ad utilizzare qualsiasi cosa venisse loro offerta ... Il resto del Monastero divenne “casermòn” per sfrattati, e poi Ospizio-Lazzaretto per Poveri e malati di Colera dal 1873 fino al 1886, data in cui si divise orizzontalmente in due la chiesa attivando laFabbrica di Maglierie Herion. L’anno seguente dava lavoro a 30 maschi e 20 femmine, 4 fanciulli e 4 fanciulle, cioè a 58 persone in tutto.
Durante la Prima Grande Guerra Mondiale il convento tornò di nuovo a disposizione dei Militari che lo trasformarono in deposito, e finito il conflitto tutto tornò di nuovo in mano agli sfrattati e ai diseredati Veneziani … Nel luglio 1934 in Campo San Cosmo s’inscenarono le “Baruffe Chiozzotte” di Carlo Goldoni … Nel 1946 Don Antonio Polloni Parroco di Sant’Eufemiachiese al Demanio dello Stato tramite il Patriarca Adeodato Piazza di poter utilizzare l’ex Convento di San Cosmo per insediarvi una Fondazione Sociale Educativa ... Il Ministro di Giustizia rispose che appena liberato dagli sfrattati avrebbe fatto del San Cosmo una dependance carceraria ... Nel 1979, invece, dopo un incendio l’edificio venne abbandonato del tutto dalle 52 famiglie che lo occupavano, e si diede inizio a lavori di restauro per trasformare quel che restava del San Cosmo in appartamenti ... cosa terminata e accaduta oltre il 2004.
E passiamo finalmente alle Convertite della Zueca…
Quante cose sono accadute alle Convertite di Santa Maria Maddalena ! … Tante per davvero !!!
Luogo antichissimo innanzitutto … A cavallo fra Storia e Leggenda nel lontanissimo 1117 quando PapaAlessandro III giunse in Laguna assolvendo da ogni censura ecclesiastica Federico Barbarossa, sembra abbia permesso a Giuliafiglia dell’Imperatoredi poter erigere alla Giudecca insieme ad altre dodici “donne-fanciulle”un Monastero di Regola Agostiniana diventandone la prima Badessa... Questa la leggenda … Di sicuro verso la fine del 1500 poco distante da Sant’Eufemia e da San Cosmo della Giudecca sorgeva un Oratoriettodedicato aSanta Maria Maddalena con annesso piccolo Convento-Ospizio… Qualche motivo doveva pur esserci se nel 1532 la Serenissimadisponeva che “doi soldi”di ogni multa o pubblica condanna per Contrabbando: “andassero applicati all’Hospedali delle Pietà e Convertite”… e se poi tassava di 2.000 ducati i redditi delle Cortigianeche pagavano un affitto superiore a 40 ducati annui ancora a favore delle Convertite della Zueca… e se poi si consigliava ai Notai Venezianidi far aggiungere nei testamenti una donazione a favore del Pio Loco delle Convertite de la Zueca... La Storia racconta, infatti, che nel 1551 un gruppo di ex prostitute Veneziane si organizzò separandosi definitivamente dall’Ospedale degli Incurabilisulle Zattere che le ospitava, e andò a stabilirsi alla Giudecca dando origine alle “Convertite della Zueca”cioè un Monastero-Ospizio-Ospedalettoche nell’organizzazione s’ispirava alla Regola di Sant’Agostino... Papa Giulio III prima, e Papa Paolo IV poi confermarono la bontà di quell’idea mettendo “Le Convertite” sotto il “patrocinio e la protezione perpetua”sia del Patriarca di Venezia che dell’Abate di San Giorgio Maggiore ... Le ex prostitute Veneziane potevano quindi considerarsi al sicuro, “come in una botte di ferro”, libere e salvate da ogni prevaricazione ed eventuale sopruso da parte di chiunque.
Sembra allora che “Le Convertite” abbiano avviato una specie di “casa-noviziato di prima accoglienza”in Contrada di San Marcilian (San Marziale) nel Sestiere di Cannaregio dove accoglievano e selezionavano alcune donne “reduci dalla vita di meretricio e strada ma desiderose di cambiare vita”… Dopo un certo periodo di orientamento e prova, le donne più determinate e adatte alla vita comunitaria e conventuale venivano inviate ed accolte alla Giudecca dove venivano ammesse a vivere nell’Ospizio-Monastero di Santa Maria Maddalenadelle Convertite tramite il gesto simbolico del taglio dei capelli.
E fin qua: tutto a posto … Pareva che tutto filasse dritto.
Fu una decina d’anni dopo l’istituzione del particolare Ospizio delle Convertite, invece, che in quel posto della Giudecca nacque un vero e proprio putiferio e gran casino … Causa di tutto fu un certo Prete Leon da Valcamonica Rettore dell’Istituto e Cappellano-Confessore delle Convertite, che giustamente alla fine venne decapitato, squartato e bruciato “in Piazzetta San Marco fra le due colonne” per ordine delConsiglio dei Dieci ... Oltre ad essere accusato d’Eresiae di aver rubato le elemosine dell’Istituto, il Prete venne riconosciuto colpevole, reo confesso, anche d’aver schiavizzato facendole lavorare giorno e notte per lui almeno venti “Convertite” che costringeva anche a rapporti sessuali con lui e altri tramite minacce e torture … Secondo la denuncia alla Serenissimadelle stesse“Convertite”: “complice la Badessa in carica(anch’essa condannata e prigione a vita, dove morì dopo 15 giorni di malattia)aveva fatto affogare e nascondere i figli che nascevano da quegli amori colpevoli”.
Quel che fa più impressione sbirciando gli atti del processo è il fatto che si diede maggiore importanza e gravità al Peccato d’Eresia piuttosto che ai furti, e soprattutto agli stupri e le violenze subite da quelle povere donne ... Suor Petronilla già Priora delle Convertite depose al processo nelle Carceri del Sant’Uffizio di Veneziad’essere stata plagiate e convinta di opinioni eretiche da Giulio Gerlandie da Francesco Scudieri:“… Giulio niega né vol intender queste imagine ... Et ragionando cerca di questa cosa con Francesco, el mi disse: “Ma chi avesse el cuor a Dio senza guardar imagine, non saria meglio ?” … Et io gli credeti et Dio mi perdoni, d’hallora in qua non guardo la imagine della Madonna con quella devotion che soleva, maxime che ho una Madonna qua in pregion …”
Questo per dire quale fosse il costume e le convinzioni spesso fanatiche di Venezia e dell’epoca, e di come Civico e Religioso fossero spesso conniventi nel gestire la Giustizia Sociale falsando, propinando, sottolineando e adulterando certe Verità e Valori disattendendone altre spesso di vitale importanza.
Tornando alle Cronache dell’epoca, raccontano che in quegli anni “Le Convertite”della Giudecca ospitavano almeno 400 donne giovani e belle ...e dicono ancora che dopo quei fatti vennero allontanate dall’Ospizio-Monastero almeno cento Monache consenzienti e complici di quel Prete e di quella Badessa, e che s’inasprì il “regime di clausura” con cui veniva gestito ilPio Loco delle Convertiteponendolo sotto il rigido controllo di ventiGovernatori (per metà Patrizi e per metà Cittadini, con l’incarico che:“mai mancassero temporali assistenze a quel Pio Istituto).
Un decennio dopo quei fatti, tutto il complesso delle Convertite venne restaurato usufruendo di alcuni finanziamenti offerti dal ricco Mercante BergamascoBartolomeo Bontempelliproprietario di una bottega in Merceria di Rialto “All’insegna del Calice”(Il Bontempelli fu benefattore anche di San Lazzaro dei Mendicanti e della Chiesa-Monastero di San Salvador), e di alcuni lasciti di Zuane di Mascheronialtro riccoe analfabeta Mercante da Vin, che morendo lasciò alla Santa Croxe e alle Convertite della Giudecca: 12 barili di vino ciascuna testando:“… per l’Anima sua, et in remision di suoi peccati, dichiarando che a questi Monasterii ghe sia datto buon vin.” ... Negli stessi anni si respinse in Senato la proposta di dare alle Convertite della Giudecca: “due Grossi ogni cento ducati assicurati delle merci trasportate dalle navi Veneziane”confermando la tradizionale donazione per le Convertite di: “doi soldi per Lira su ogni affare”.
Tutto risolto alle Convertite della Giudecca ? … Macchè !
Nel novembre 1624 si trascinò ancora a processo un Prete Veneziano: “per doni scandalosi ad una Monaca delle Convertite” ... S’intentarono altri processi: “per colloqui di due del Volgo con le Monache”…“per frequenza di due Secolari ed una donna”… “per corrispondenza amorosa di un Prete con le Monache”… e ancora: “per bagordi con Monache di tre Patrizi Veneziani” …“per Visite di un Patrizio” … e negli anni seguenti: “per l’Amicizia di un Ebreo con quattro Monache che tentò di sedurre”… e “non si smise di rimproverare le ospiti delle Convertite per il loro disinvolto comportamento e vestimentario”.
Insomma: “il Lupo aveva perso il pelo ma non il vizio”…
Nel marzo 1629 tuttavia, in tempo di Peste, le 300 Convertite della Giudeccafinirono ridotte nella miseria più nera e alla fame più dura per via dei prezzi troppo alti del grano, e per la scarsità delle elemosine che ricevevano ...Dicono le Cronache che ilPatriarca Tiepoloimpietosito dalle ristrettezze di quelle donne “che si sostentavano di solo pane e annacquatissimo vino”, le segnalò vivamente alla pietà generosa dei Veneziani, e che il Senato Veneto “non dimentico di tutto quanto era accaduto in quel luogo”,ordinò lo stesso di dare ogni volta 600 ducatianche “al Pio Loco de le Convertite de la Zueca”nel Giorno della liberazione di Venezia dalla Peste, cioè il 21 novembre di ogni anno:Festa della Madonna della Salute di tutti i Veneziani ... Per secoli inoltre, le Convertite della Giudecca: “…ch’erano all’incirca 184 Monache Professe del Velo Nero”ricevevano annualmente dai Veneziani diverse regalie per Pasqua:“per la loro estrema povertà”, insieme a 200 staia di frumento, il regalo di un carico di legna, e 300 ducati di buona valuta”.
“Estrema povertà”delle Convertite della Giudecca ? … Mah ? … Non so …
Per quasi tutto un secolo le Convertitefecero causa contro Sier Vincenzo zio e i Nobili nipoti Rivaper l’eredità cheGiacomo Riva della Contrada di San Trovaso aveva lasciato per testamento alle Convertiteprima di partire per un viaggio in Siria.Nell’inventario dei beni posseduti da quel Nobile si elencavano: “stabili a Monfalcone e Re di Puglia, e caneva con case e bagni rovinate dalla guerra recente in comproprietà con fratello Giustino”… Il Cittadino Mercante Jacopo Gallimorto nel 1649 (finanziatore della facciata del Convento di San Salvador vicino a Rialto), lasciò per testamento ingenti somme a molti Istituti Veneziani: 60.000 ducati aMarino Moscheniper costruire quella facciata, altri 30.000 per costruire anche quella della vicina Schola Granda di San Teodoro, ed altri 30.000 ancora per quella dell’Hospedale di San Lazzaro dei Mendicantivicino ai Santi Giovanni e Paolo ...In cambio volle da tutti: celebrazioni di Messe quotidiane in suo suffragio e memoria … Doveva suonargli davvero come terribile l’idea di finire nel Purgatorio, o peggio ancora nell’Inferno, voleva quindi a tutti i costi cercare d’evitarlo a suon d’elemosine, Messe e denari dati a chiunque potesse aiutarlo in quell’ardua impresa diSalvezza... Pagò, infatti, cifre esorbitanti a Preti, Frati e Monacheper celebrare un sacco di Anniversari e Mansioneriedi Messea suo favore: alle Terese, a San Lazzaro dei Mendicanti, a San Stae, alleZitelle, alla Schola del Santissimo di San Salvador, al Convento del Sepolcro sul Molo di San Marco… e diede anche altri 2.000 ducati proprio alleConvertite della Giudeccaperché facessero celebrare da un Prete o da un Frate un’ulterioreMansioneria di Messeper lui … e non pago: aggiunse ancora altri 6.000 ducati perché tutte le Convertite recitassero ogni giorno“un De Profundis in suffragio di lui medesimo”.
Mamma mia ! ...Che terrore dellaDannazione Eterna !
Nel luglio 1641 una Professa delle Convertite inviò una supplica alla Signoria Serenissimanarrando di come fu costretta a farsi Monaca alla Giudecca … Due anni dopo, ilGentiluomo Inglese Ser Giovanni Brengiovane funzionario dell’Ambasciata d’Inghilterra a Venezia, venne assolto dopo sei mesi di carcere perchè con una gondola da traghetto stava per asportare dalle Convertiteuna Monaca consenziente coprendola sotto “al felze (cabina)de la gondola”con un drappo ... Era stato intortato e gabbato da una ruffianaMargherita Locardadella Giudecca che venne pure lei condannata a 4 anni di prigione.
Nel marzo 1706: si processò e condannò Anastasio Fanuloche aveva coinvolto sessualmente la Monaca Professa Alessandra Marcellofuggita con lui in barca dal Monastero delle Convertite insieme alla Badessa Adriana Franceschi ... Finirono tutti rinviati a giudizio compresi i due Marineriche li avevano trasportati, e tutti vennero condannati al bando perpetuo da tutto lo Stato Veneto e soprattutto da Venezia … Ancora nel 1758 si stipulò un altroContratto di Dote Monasticacomprensivo delle spese per il Corredo, e di quelle per la Festa della Monacazione Professa della giovane Nobile Angela Minio: “Putta dell’Ospedaletto delle Convertite”... le cui “Munèghe Convertie” nel 1770 dovevano ancora lavorare per l’esterno da come risulta da un pagamento fatto a Suor Maria Quaresimade le Convertie de la Zuecada parte della Schola della Vergine dei Frariper la quale le Monache avevano confezionato:“ .. una girlànda di fiori e un lungo manto per la Madonna da portar in Procession ...”
Dell’aprile 1796 si sa che Monache delle Convertite non solo osservavano e si atteggiavano corrisposte dalle finestre senza grate delle loro celle: “a li depravosi costumi de quelli schandalosi … et ciò facevano le Muneghe con gran frequenza di zorno e di nocte”, ma anche entravano direttamente tramite certe porticine nella Cavallerizza della Giudecca che sorgeva lì accanto partecipando attivamente alle manifestazioni di divertimento pubblico e ai bagordi notturni che attiravano gente da tutta Venezia.
La Cavallerizza, infatti, sorgeva attaccata al Monastero delle Convertite dove c’erano certe caxette di Stefano Venturin Cornovì detto Dalla Vecchia(originario di Bergamo e approvato Cittadino Originario di Venezia. Comprato un negozio di legname in “Barbaria delle Tole” nel Sestiere di Castello, lo permutò con uno “di Cambellotti in Contrada di San Bartolammeo a Rialto “All'insegna della Vecchia” da cui assunse e mutò il cognome: “Personaggio di “gran da fare”, seppe come investire il suo patrimonio dando e cercando umano divertimento”)… La Cavallerizza insomma era un “Luogo di piacere” ricavato ben prima nel 1798 accanto al Convento-Ricovero delle Convertite dove prima si estendevano delle grandi ortaglie del Monastero: “... nella Cavallerizza al tramonto s’accendevano lumi, et era molto bello a veder tutto chiaro come zorno, c’erano stalle e padiglioni per ristorarsi, scommettere e giocare, e stanze riservate dove ritirarsi per mangiare, bere e tripudiare in libertà come Baccanti”… La Cavallerizza non era famosa solo per i trenta cavalli che venivano lì allevati, per le piste e le corse, ma anche per i giardini e le carrozze parcheggiate nei dintorni dove ci si poteva permettere ogni tipo d’intrattenimento ... Era considerata un locale “di gran moda” molto frequentata dai Veneziani, e per questo luogo su cui volavano voci e pettegolezzi in gran quantità: “più numerosi degli sciami dei moscerini che lo infestavano”… I giovani Patrizi Nobili:“vi accorrevano in calzette di seta bianche, velada a l’inglese, camisola e ventoleta e braghesse con fiuba al zenoceto”, le donne “in cotolete curte, calze recamade, petorine tutte averte e cappelletto tondo” ... “In quell’allegro accorrere si formava un miscuglio di Nobili, avventurieri, Dame e Cortigiane, Forestieri e Lenoni, Maschere e Ballerine” ... Famosa fra le tante era una bella Milanese tutta vestita “da cavallerizza in pelle”… In una delle carrozze: “la NobilDonna Chiara Pisani Barbarigo se dava un gran da fàr con alcuni NobilHomeni Condulmer, Foscarini, Fini e soprattutto col Cavalier di San Marco Dolfin, Marco Badoer e Giovanni Barbaran da San Moisè.” ... Le Cronache raccontavano di come: “Furoreggiavano la Nobile Anzola Balbi di Santa Giustinacon li ochi ben marcati e li brazzi scoverti a la lavandera … e una bella Greca di Corfù che diseva sempre si e mai de no.”… Le stesse Cronache aggiungevano poi che: “correva più di tutti in modo indecenteuna certa Correrettamantenuta del Nobile Linardo Correr di Santa Fosca, che andava in carrozza vestita d’abiti richi ma scandalosisedendosi sulle ginocchia dei Cavalieri, dichiarando che quella era l’ultima moda venuda de Franza” … di come tutte insieme: “erano chiamate: leTre Grazie busaròne”… e infine di come: “LaCorrerettafinì poi male: fuggita a Milano dietro a un Francese, lì dopo essere stata maltrattata e derubata di tutto terminò suicida sparandosi un colpo di pistola in testa il 2 aprile 1797.” ... Brutta storia, e brutta fine.
“Il “Paradiso della Cavallerizza” precipitò a terra nel più putrido dei fanghi, chiuso alcuni mesi prima della caduta della Repubblica, e poco prima che su tutto e tutti s’abbattesse il terribile temporale napoleonico.”… Le solite variopinte Cronache Veneziane ricordano che fin quasi alla fine del 1800 si stampava alle Convertite dove aveva sede laSchola della Stampa: “… le Lavoranti erano per lo più le Monache che esercitavano l’Arte Tipografica dentro al Convento”… Alla Giudecca era attiva anche laTipografia Omassini & Pascon in Fondamenta al Ponte Longoistituita nel 1922 nei locali di una fabbrica di minuterie di G.Zanchi & C. da pochi anni inattivata … Nella seconda metà dell’Ottocento l’area dell’ormai ex Cavallerizza divenne azienda agricola di Mazzega Osvaldo, e nel 1943 diede spazio alla Scalera Filmprima d’essere abbandonata del tutto… Si sa che“dietro alle Convertite” fu attivo dall’inizio 1900 un Cantiere navale Scarpa in gran parte poi lasciato inutilizzato.
Nel settembre 1801 avvenne una clamorosa protesta che fece eco in tutta Venezia da parte della Badessa Maria Corolina Kurz delle Convertitedella Giudecca. Motivo fu il tardivo arrivo dei sussidi governativi al Monastero delle Convertite che languiva con 51 Monache ridotte alla fame dopo essere stato privato del tutto di ogni rendita che possedeva depositata nella Zecca di San Marco. Si trattava di un capitale non da poco di 200.000 ducati con interesse annuale di 75.000 Lire, che si assommava a un altro notevole “deposito”frutto delle donazioni e legati derivanti dalla “Tassa pubblica sulle entrate delle prostitute Veneziane”, e dai fruttidell’obolo del “doi per ogni Lira” dato su ogni affare mercantile, e dell’imposta su ogni“carica di Stato” offerti obbligatoriamente a favore delle Convertite della Zueca ... Un vero e proprio ingente Tesoretto insomma incamerato dai Francesi senza battere ciglio insieme a tutto il resto.
Il Monastero delle Convertite aveva ricevuto nei primi sette mesi dell’anno un contributo statale di 27.492 Lire, ma le spese di mantenimento delle Monache assommavano a lire 37.970 ... La Badessa, coraggiosa per l’epoca e disinibita nella circostanza, uscì senza autorizzazione nè approvazione dal Monastero della Giudecca insieme a 4 Converse violando l’Obbligo di Clausura, e si recò in barca fino in Piazza San Marcoinnalzando un gran crocefisso e gridando: “La fame come l’acqua ed il fuoco dispensa dalla Clausura … Il Crocefisso è l’unica arma che rimane a una Badessa … che nemmeno con Esso fu rispettata”… Entrò quindi processionalmente e di gran carriera negli Uffici Governativi delle Procuratie dove davanti al Commissario Plenipotenziario Francese Giuseppe Mailate al Capo Generale di Venezia Giovanni Pietro Grimani denunciò a gran voce la situazione drammatica delle Monache della Giudecca ... Non ne ricavò granchè, perché rientrando più tardi al Monastero dichiarò: “… ad onta del disperato passo fatto, non ho ancora ricevuto soccorso, se Dio, dopo che tornai al Monistero non mi spediva, da privati Benefattori 6 staia di farina, 1 sacco di fagioli, ½ sacco di pane, le 40 Lire di Vostra Eccellenza, e 20 Lire da un Padre di San Michele di Murano.”
Il Governo Venezianocomunque reagì con violenza contro la Badessa delle Convertiteallontanandola e sottoponendola a lunghe controversie, limitazioni e peregrinazioni la cui eco giunse fino al Papa … Si temeva che al suo seguito si potesse attivare e scendere in piazza tutto il nutrito mondo delle Monasteria e della Frateria e Preteria Veneziana … A Chioggia si minacciarono le Monache di ogni sorta di non uscire dai Conventi neanche per chiedere l’elemosina per le strade.
Intanto Pietro Edwards Direttore del Demanio fece man bassa di quanto c’era nel Monastero delle Convertite: fra le 355 opere sequestrate in chiesa e nel Monastero scelse per se sette quadri del Palma, di Alvise del Friso, dell’Ingoli, di Durer e di Bartolomeo Scaligero permettendosi di scartare oltre 350 altre incisioni in rame e 5 sculture considerate di scarso valore e poco interessanti ... Tra le opere inviate a Leopoli nel 1852 figurava anche una “Maddalena Orante” del Salviati valutata 40 Lire prelevata proprio dalle Convertite della Giudecca.
Nel frattempo le 51 Monache delle Convertite vennero trasferite coatte e concentrate nel Monastero di Santa Lucia delle Agostinianedi Cannaregio(sorgeva dove oggi c’è la Stazione Ferroviaria), e il Convento Giudecchino“sebbene troppo grande da scaldare” venne trasformato in in Casermaper 300 Soldati di Terra Austriaci e poi in Ospedale Militare(nel luglio 1849 dopo l’evacuazione dell’Ospedale di Santa Chiara (a Piazzale Roma) bombardato, l’Ospedale delle Convertite ospitò 550 ricoverati di cui 117 feriti nei Forti), e poi utilizzato come Lazzarettoimprovvisato insieme al vicino Ospedaletto di San Biagio nel 1835 e 1848 quando a Venezia avvennero alcune epidemie di colera ... In seguito l’Arciduca Ranieri comprò dal Demanio due altari di marmo delle Convertite collocandoli provvisoriamente nella Chiesa-Abazia della Misericordia a Cannaregio.
E veniamo alla cancellata e demolita zona dei Santi Biagio e Cataldo o Catoldodella Zueca. Probabilmente quell’area della Giudecca fu a lungo un po’ il polo-motore, il cuore dell’attività lavorativa dell’intera Isola alla fine del 1800 e inizio 1900. Tutto un po’ ruotava intorno all’area di San Biagio cioè il luogo oggi corrispondente all’Hotel Stuky... Ops ! … scusate: il pomposissimo Hilton Molino Stucky Venice Hotel.
Nel demolito Monastero dei Santi Biagio e Catoldo che un tempo sorgeva a chiudere e concludere, o iniziare la Giudecca vivevano le inossidabili e potenti Monache Benedettine di cui nel febbraio 1513 scriveva il solito Diarista Marin Sanudo: “In questi zorni a San Biaxio Cataldo alla Giudecca seguite certa cuestione tra loro Monache che si treteno i libri in la testa ... Ideo andòe il Patriarcha ivi, e udite le loro querele, et soperse come vivevano inhonestamente, e trovò a una Faustina Manolesso una peliza damaschin bianco fodrà di martori, la qual si dice l'a fata Sier Cristofal dal Capello Savio ai ordeni di Sier Francesco el Cavalier” ... Venezia all’epoca era tutta così … Nei Monasteri di Venezia e delle Isole Lagunariaccadeva di tutto e di più ... e la Giudecca fu per secoli come tutto il resto di Venezia.
Finchè come dicevamo: “tutto sbaraccò e venne sfatto malamente” all’inizio del 1800 dai soliti napoleonici devastatori, e anche il San Biagio passò con ogni suo bene in proprietà del Demanio. All’inizio del 1806 le 10 Monache Professe presenti con le 5 Educande e le 14 Monache Sussidiarie o Conversefurono indotte ad ospitare anche le 9 Monache di Ognissanti di Dorsoduroprima, e altre 10 Monache cacciate via dal Monastero di San Mauro, e da quello dei Santi Vito e Modesto dell’Isola di Buranopoi ... Fra queste c’era anche una Monaca Dolci entrata da appena un anno, in favore della quale padre e due fratelli Preti s’erano impegnati a versare al Monastero 700 ducati come Dote Monacale, alcuni oggetti di valore, e un annuo livello di 30 ducati. Non avendo i familiari mantenuto la parola, la giovane Monaca mancava anche delle spese per il vitto, e non poteva avere una pensione in quanto non era ancora Monaca Professa ... Dovette intervenire il Prefetto di Venezia e dell’Adriatico che intimò ai parenti della Monaca, e soprattutto al fratello Santo Dolci Canonico benestante di provvederla entro tre giorni di tutto quanto avesse avuto bisogno ... Nell’aprile 1807 insomma, il Monastero di San Biagio della Giudecca posto sotto la guida della Badessa Maria Luigia Contarini traboccava di Monache ospitando ben 26 Monache Professe e 39 Monache Converse ... A ciascuna Monaca Professa venivano corrisposte Lire 115,12, mentre alle Monache ConverseLire 67,15.
Desolante la descrizione di metà maggio 1807: “… viene rilevato dal Prefetto dell’Adriatico che era stata trovata aperta la porta della chiesa di San Biagio della Giudecca, ed un bottegaio aveva riferito alle Autorità che era aperta da un mese, e che vi entrava a tutte le ore gente di ogni risma: soldati, marinai, sconosciuti di passaggio … A due arche sepolcrali erano stati rubati i broccoli d’ottone che le tenevano chiuse e le tombe scoperchiate rappresentavano rischio per la salute pubblica …”
A luglio si costatò il furto di 23 inferriate dalle finestre dell’ex Monastero, erano sparite anche 16 porte dalle celle, 15 vetrate e quasi tutti gli infissi … Nell’ottobre di tre anni dopo si scrisse: “… intanto resta appuntato che le chiese di Santa Giustina, Santa Maria della Celestia, San Lorenzo, quella delle Servite, Santa Maria dei Servi, San Bonaventura, le Cappuccine di San Girolamo, il Corpus Domini, le Terese e San Biagio della Giudecca restano fin d’ora a libera disposizione dell’Intendente … Si ritengono come già profanate e a totale sua disposizione: s’incarica però il Signor Intendente di presentare alla Prefettura la nota degli oggetti tanto di belle arti, come interessanti le belle lettere e l’antiquaria alla cui scelta vennero delegati il Signor Eduars e Morelli in concorso del Signor Economo Volpi ... Sopra queste note il Prefetto si riserva d’indicare il luogo sia provvisorio, sia stabile, in cui gli oggetti stessi dovessero essere trasportati sottoponendosi a sostenere le spese.”… e Domenico Diana acquistò per 260 lire l’organo e la Cantoria della chiesa ... Silvestro Camerini si comprò le proprietà dell’ex Monastero di San Biagio che fra l’altro possedeva una chiesa dedicata alla Vergine e San Biagio ad Albarea in Riviera del Brenta, e diversi terreni ricevuti anticamente in feudo compresi i Pra dei Cento di Fiesso ... Giuseppe Baldassini Perito Demaniale stimò 36 Lire dodici angioletti di legno dipinto venduti il 9 gennaio seguente al Parroco di Camponogara ... Giuseppe Florian acquistò “l’Altar Maggiore di San Biagio con le due statue laterali di San Benedetto e Santa Scolastica scolpite dal Morlaiter” per la chiesa di Fratta in Polesine insieme a un gruppo di due angeli di marmo, e i gradini dello stesso altare per un totale di 1.200 Lire ... Ancora lo stesso Giuseppe Florian comprò “l’Altar de la Madonna de San Biagio e altri due altari per totali Lire 175” per il Comune di Bosaro ... A fine gennaio 1815: “chiesa, casetta e orto di San Biagio della Giudecca”vennero affittati a Giuseppe De Petris per 95,172 Lire, e l’anno seguente l’ex Monastero venne adattato ad Ospedale Civileper feriti, malati di tifo e malattie contagiose come le vicine Convertitevendendo all’Abate Daniele Canal il pavimento della chiesa collocato in quella di Santa Maria del Pianto sulle Fondamente Nove da lui riaperta.
Nel maggio 1846 l’ormai collassato intero complesso di San Biagio della Giudecca venne acquistato dalla Ditta Zucchello, che dieci anni dopo lo rivendette alla Ditta Bordier-Fabbris di Londra ... che ne fece niente … Dieci anni dopo ancora, una perizia dichiarò che tutto il San Biagio era una catapecchia rovinosa e cadente stimabile al massimo solo 10.300 fiorini … Tutto venne allora ceduto a Gioacchino Wiel che lo attrezzò a deposito di legnami e palificazioni fino al 1872 quando si dovette abbattere l’alto e robusto campanile opera del Sanmicheli perché pericolante … E, infine, nel 1880 quanto rimaneva di quel vecchio manufatto venne ancora una volta acquistato per 70.000 Lire dall’industriale Giovanni Stucky, che demolì ogni cosa antica l’anno seguente, e costruì l’edificio tuttora esistente istallandovi un mulino a cilindri trasferito da Treviso dove già funzionava dal 1867.
La storia del Molino di Grani a cilindri e Pastificio di Giovanni Stuckyè risaputa: venne costruito su progetto dell’Architetto Ernest Wullekop occupando un’area di 21.000 mq, e riciclando come magazzino l’ultima parte rimasta dell’ex Convento delle Benedettine prospicente il Rio di San Biagio... Venezia divenne autonoma per la macinazione dei grani, che in precedenza trattava in piccoli stabilimenti a Melma, Fiera e Quinto nel Trevigiano dove si usava per la lavorazione la forza d’acqua del corso dei fiumi ... I burcisalivano lungo il Sile portando il grano da Venezia, poi scendevano portando le farine macinate in Laguna ... Ogni mulino pagava una tassa sul macinato, e Stucky era già proprietario di diversi molini nel Trevigiano.
Piano piano dopo gli ampliamenti e le ristrutturazioni del 1903, 1907, 1920 e 1926, il Molino Stuckydivenne un “Molino di gran Qualità” che serviva non solo Venezia, ma anche le piazze di Roma e Milano sfatando la comune diceria che “la farina fine e buona viene solo dall’Ungheria” ... Inizio l’attività promettendo di molinare 600 quintali ogni 4 ore, che divennero nella realtà: 500 quintali giornalieri … Col tempo però la produzione crebbe prima fino a 800 quintali, poi a 1.000, e poi si disse “forse fino a 2.500 quintali giornalieri pur non riuscendo a soddisfare il fabbisogno dell’intera Venezia” ... Nel 1887 quando un incendio distrusse il Deposito delle Cruschedanneggiando i piani superiori del corpo centrale dello stabilimento e bloccando la produzione per 8 giorni, il Molino occupava: 184 maschi e 3 femmine... Si costruì allora un nuovo edificio “per i grani duri”dietro al primo, negli anni in cui la Giudecca veniva definita: “Principe dei Mugnai d’Italia”… Nel 1903 si costruì un nuovo grosso Pastificioannesso al Molino, e quattro anni dopo si aggiunse un molino autonomo dentro al molino per trattare il Granoturco e servire il Pastificio... Tre anni dopo ancora Giovanni Stucky venne ucciso da un operaio psicolabile o insoddisfatto … Nel 1920-26 tuttavia, il “Molino del povero Stucky” venne ulteriormente ampliato e potenziato aggiungendovi nuovi padiglioni, una cavana per burci e barche sul Rio dei Lavraneri, e un Corpo di Guardia per salvaguardare il tutto ... Nel 1933 la Famiglia Stucky non riuscendo a fronteggiare la concorrenza provò a riconvertirsi in S.P.A., ma senza successo … Infatti nel 1954 dopo grandi rimostranze e clamorose rivendicazioni in giro per Venezia e sul Canal Grande, tutto venne chiuso definitivamente consegnando l’intero complesso all’abbandono … Vinse la meccanizzazione moderna sulle vecchie macine, e l’area venne destinata dal Comune di Venezia a future quanto imprecisate attività alberghiere e culturali, fino al 1980 quando lo stesso Comune deliberò la ristrutturazione del complesso e la trasformazione in Hotel concedendo l’intera area alla Società Acqua Marcia che trasformò del tutto il vecchio edificio monumentale compresa l’area tutelata e alienata dalla Sovraintendenza dei Beni Artistici i cui limiti vennero abilmente e furbescamente aggirati tramite casuale quanto fortunoso e sospetto incendio.
Ancora sulla stessa Fondamenta San Biagio sorgevano un tempo i Magazzini dei Vendramin Calergi, cioè quattro capannoni affacciati sul Canale della Giudeccarisalenti al 1400, e utilizzati fino alla fine del 1800 come Magazzini da Sale e Carbone(oggi ancora utilizzati parzialmente come depositi edili) ... Sempre in Fondamenta San Biagio era attivo il Colorificio Jogna e Bruna, e dal lontano 1700 una Fabbrica di Acconciapellidivenuta poi proprietà Pivato Giacomo (ora trasformata in abitazioni).Nel 1870: “per lavorare il Cuojo rosso, Vacchette Bianche e Nere per tomaio, Cuojo nero da finimento, Montoni Imperiali e Vitelli pattinati” utilizzava una macchina a bassa pressione orizzontale a 25 cavalli occupando 100-120 uomini pagati 2,25 Lire, e 5-7 fanciulli pagati una Lira al giorno … Affacciato sul Rio di San Biagio funzionava un Cantiere Motonautico, e una Fabbrica di Vetri che divennero poi ricovero per barche. Sullo stesso Rio di San Biagio in un lungo fabbricato a due piani costruito nel 1909 ed ampliato nel 1927-1928 funzionavano le Fabbriche di tessuti stampati Fortuny… Dal 1842 parte della stessa area era occupata anche da una Fabbrica per la Distillazione della Pece e la Depurazione degli asfalti, e dal 1898-99 dallo Stabilimento Adriatico dei cementi Idraulici ed asfalto, mattoni e calce, anch’esso su più piani, trasformata poi in Fabbrica italiana Cementi Giudecca fino al 1915, quando divenne deposito di legnami prima dell’abbandono…Infine, in Fondamenta San Biagio in quello che era stato un tempo il Casino Vendramincon “la Rotonda” del Palladio, sorse nel 1902 un complesso multipiano ampliato nel 1908 e nel 1921, che ospitava la Fabbrica di Acque Gassose di Attilio Bagnolo, e la Fabbrica con deposito della Birra Venezia di Pizzolotto, che poi vennero riprogettate e ristrutturate come abitazioni.
Sentite come Michele Battagia descriveva nel 1832 la Giudecca nei suoi: “Cenni storici e statistici sopra l’Isola della Giudecca”:“… La Casa di Correzione, stabilimento grandioso, è situata ov’era il Monastero della Croxe: ad essa presiede un Appostamento Militare governato da un Direttore e da un Aggiunto … al numero 357 dell’Isola evvi un Spedaletto ovvero Ospizio per dodici povere vedove dell’isola, ciascuna delle quali ha un picciolo mensuale assegno (4,70 lire al mese), eretto esso nel 1316 da un certo Pietro Brustolado … Poi due Spedali Civici … e già nel 1816 quello ch’è formato del Monastero di San Biagio raccolse gli affetti da Tifo … L’altro è situato dove il Monastero vedevasi delle Convertite ... Una Caserma militare pur havvi formata del Monastero dei Santi Cosma e Damiano, oggidì occupata dal quinto Battaglione di Guarnigione … Quattro sono i così detti Capi di Contrada … due Scuole Elementari vi sono per ambo i sessi. Dalla parte di San Giovanni trovasi un ampio campo, formato per la devastazione di case, orti e giardini, il quale dal cessato regime italico volevasi ridurre a piazza di armi, col titolo di Campo di Marte; se non che, ora è in gran parte reso a coltivazione. Sonovi poi in tutta l'isola 46 ben coltivati orti, tra quali di vastissimi, e 7 giardini, senza ch'entrino in questo numero i piccioli orti a molte case annessi; e questi orti e giardini, che più di 3/4 occupano del suolo dell'isola, condiscono in ogni tempo gran parte della città … La disposizione degli orti maggiori … ed i frutti e gli erbaggi … vi allignano in tutti principalmente, e saporiti riescono. E quanto alla disposizione, visto che s'abbia un orto, si acquista di tutti la conoscenza; imperciocchè hanno egualmente due, o tre, od anche quattro lunghi stradoni, che conducono alla Laguna, coperti da viti a pergola, sostenute da pertiche di salice, le quali per solito cambiate vengono di tre in tre anni. Tra uno e l'altro stradone c'è un largo spazio, ove sono formate le platee, lavorate a vanga e a rastrello, che le piante fruttifere artatamente accomodate contengono e gli erbaggi. Due o tre orti solamente, a vece di lunghi stradoni, contornati sono da viti a pergola; sicchè servir possono ad uso di cavallerizza, come fu già alcuna volta. Separati uno dall'altro sono essi orti da muraglie, e di rado da siepi, le quali muraglie sono poco meno che da per tutto coperte ove di frutti, ove del sempre verde alloro … e ove di altra verzura.
Negli angoli poi s'innalzano per lo più que mori, che per molti giorni forniscono la città di un frutto grazioso e salutevole ... Varie sorta di Uva vi sono, ma la maggior parte da vino comune, il quale riesce debole, a motivo che il terreno è alquanto leggiero; e quindi nella stagione estiva facilmente acetisce ... Degli altri frutti diversi, che piantati vi sono, riescono assai bene le Prugne, delle quali i comunemente detti da noi Verdacci e Zucchette Imperiali. Se non che il frutto, che di ogni sua spezie vi abbonda veramente, e che soave torna al palato, è il Fico; e ciò deriva dall'amar esso i luoghi marittimi, e dall'essere i terreni rivolti al mezzogiorno, e difesi per le fabbriche dagl'insulti della tramontana. Per le stesse ragioni bene allignano i Carcioffi che vengono dal Cardo; del qual prodotto ricavano gli ortolani molto profitto; siccome non poco ne ricavano dai Piselli primaticci ... Da poco in qua vi hanno introdotto Mellonaj ed i Melloni chiamati Rampeghini, fanno buona riuscita. Parimenti vi si trovano adesso Sparagiere che somministrano Asparagi grossi molto e dolci, da non temere il confronto di quelli delle migliori sparagiere di Terraferma. Erbaggi poi te ne porgono gli orti della Giudecca quanti coltivar felicemente si possono sotto il nostro clima. Di là adunque Cavoli dolcissimi di tutte le qualitadi; di là Sedano; di là Finocchio; di là la salubre Cicoria; di là, per ultimo, le altre erbe gentili, con le quali quelle insalatine si formano tanto dilettevoli di state spezialmente ... Per uso proprio poi quegli ortolani inquilini trovano d'interesse lo seminare Sorgoturco eziandio, Fagioli e altri legumi … Dugento circa sono i magazzini per uso di merci e biade principalmente; i quali non erano in così gran numero prima della demolizione di palagi e di case moltissime ... V'ha quattro Fornaci: tre delle quali per Calce e Tegole, e una da Pece ... Havvi una Ceraria ... Una fabbrica Chimico-Technica c'è anche piantata al n. 829 dove a un tempo alcuni Nobili Veneziani ed altre civili persone (ed il palco che circonda la terrena sala il rafferma) davano Accademie di Musica; ed ove veggonsi tutt'ora sussistere alcuni avanzi di be' dipinti a fresco … A levante, in faccia a San Giorgio Maggiore, vedesi un Cantiere da Bastimenti dove si construiscono anche barche a vapore; e Fucina evvi all'uopo da Artieri Inglesi tenuta … Otto sono i Fabbricatori di Corde, per servire spezialmente al sartiame delle navi mercantili, i quali in passato ascendevano a venti e più; due le Officine da Tele servienti alla Marina Mercantile … sette i luoghi dove si conciano Pelli dette comunemente Scorzerie, comprese le concie privilegiate delli Signori Alvise Baroni, Giuseppe Gerlin e Marco Gardin; e queste Concie, che prima dei fatali sconvoglimenti sino a 24 ascendevano, erano ereditarie nelle famiglie, e somministravano ad esse di che vivere agiatamente; a tal che alla Giudecca bastava il dire il tale è Scorzere, onde qualificarlo per uomo facoltoso ... Due sono i venditori di Tabacchi al minuto; c'è una Ricevitoria del Lotto; 18 sono le Botteghe da Commestibili; 11 le Bettole ovvero luoghi ove vendesi Vino al minuto; 2 sono i Pescivendoli; 8 le da noi dette Trattorie, e 2 Botteghe da Caffè ... Due negoziucci di refe trovansi; 3 Falegnami; 1 Fabbroferrajo; 1 Muratore; 9 tra Calzolai e Ciabattini, e 3 sono i Barbieri … 3 i Tragitti sono di battelli, e a un tempo altrettanti ce n'erano di Gondole … finalmente vi sono da 200 barcajuoli ...”
Alla fine del curioso testo si trova aggiunta un’ulteriore nota: “Anche il Signor Angelo Sasso Architetto di non volgare ingegno, umiliò a Sua Altezza il Vicerè nostro (saranno otto o dieci anni) un progetto di ridurre la Giudecca a luogo di delizie, e giardini reali, e di unirla al pieno della città per via di ponte marmoreo; nel qual progetto, oltre che indicare, con precisione e chiarezza, il modo di eseguirlo, presenta altresì i mezzi di risarcir l'erario della spesa, nel giro di pochi anni.”
Come ricordavamo, per i Veneziani la Giudecca è sempre stata sinonimo di svago e divertimento, di Orti e Giardini (Villa Herriot, ad esempio)… In Isolasorgevano diversi Palazzi di ricchi Nobili Veneziani come i Baffo, i Barbaro-Nani che possedevano diverse case e un Palazzo vicino agli antichi magazzini dei Padri di San Giovannicon la facciata affrescata conle “Fatiche di Ercole” dipinte da Benedetto Caliari (fratello di Paolo Veronese) ... C’erano poi i Nobili Emo del Ramo di San Leonardo poiDonà, poi De Franceschi che possedevano alla Giudecca 24 case e un palazzotto del 1700; c’erano i Morosini in un Palazzo del 1660 con un giardino pieno di statue; i Visconti di Milano in una ricca casa Rinascimentale del 1500 detta “Rocca Bianca” diventata poi dei Foscari; i Maffetti del Ramo di San Polo; i Bembo; iDella Vecchia: famiglia Cittadinesca originaria di Bergamo che commerciava in legnami; i Dandolo poi Tiepolo; i Marcello; i Pasqualigo in casetta gotica archiacuta; i Moro sostituiti poi dai Grittie dai Zenobio; i Minelli divenuti poi Da Ponte; i Mocenigoin un palazzo di fine 1600 in cui Alvise Mocenigo teneva i suoi magazzini; i Da Mosto di San Leonardo da cui uscì il navigatore Alviseche dopo il 1450 navigò il mare fra Portogallo e Fiandre, ma anche lungo le coste africane scoprendo le Isole di Capo Verde…. E poi ancora: i Vendramin e i Trevisan; i Ferrando “in sottoportico” che nel 1700 avevano dietro alla Giudecca nella stessa zona in cui erano attivi gli uomini dell’Arte dei Sabbioneri:“un mulino mobile ad acqua galleggianti su sandoni che sfruttavano la forza della corrente dell’alta e bassa marea”.
In molte case popolari, stabili e palazzi della Giudecca, come i tanti appartenenti in buona parte ai Cittadineschi Montorio“che abitavano in sottoportego”(i Montorio aiutarono con molti prestiti la Repubblica nel 1379), sorgevano molti Casinidi proprietà o frequentati dai Nobili Veneziani, ma anche da tanta gente comune e da forestieri ... C’era un riservatissimo Casino dei Mercanti, un Casino dei Malipiero diventato poi Corner, e il mitico Casino dei Vendramin Calergi di San Marcuola detto Casino della Salute con grande giardino dove c’era “la Rotonda”creata appositamente dal Palladio, e dove si organizzavano feste sontuosissime ospitando personaggi illustri … Esistevano poi altri Casini: quello di Elena Morosini Contarini attivo nel 1757, quello con giardino diSante Cattaneo alle Convertiteconsiderato bellissimo e particolarissimo: “… una sala in forma quadrata con un portico riccamente dipinto a fresco, adornato di masserizie ricchissime e molto più varie tele a olio assai stimate, serviva quasi da atrio. Metteva quella sala ad un cortile diligentemente lastricato di fini e puliti marmi nel quale erano fontane e grotte, oltrechè di sassi, formate di conchiglie e coralli, tra i quali nicchi piacevolmente sgorgavano fili copiosissimi di acqua. Passatasi dal cortile al giardino che discorrendo fino alla laguna, non solamente abbondava di molti e ombrosi alberi, di gelsomini e di cedri, ma di piante assai rare e pregiate. In capo del giardino innalzatasi una elegantissima loggia, parimenti a fresco dipinta, con corridoi e stanzette deliziose, d’onde con diletto infinito portavasi l’occhio alla sottoposta laguna e alla lontana marina.”… Il 19 maggio 1628 il Casino venne visitato da Cosimo III Granduca di Toscana: “... fu al casino del Cattani, abbellito di giardino, festone e quadri con altre cose tutte belle, con una vista sul mare et una sulla città, casa bellissima, v’erano fontane grotte de quali escano acque per diverse parti, essendovi anche molte spine sotterranee che spruzzavano sotilmente all’insu’, onde penetrando per certi foretti fatti sul pavimento lastricato di mattoni quadri divisati, per dove si transita, ben spesso quelli che vanno a veder cosi’ mirabili case senza accorgersene si sentono bagnate le piante e le brache.”
Nel luglio 1692 la vedova di Cattaneo: Angola Gornini affittò il casino a Federico Correr… Dopo la metà del 1600 e fino a metà 1700 sopravalevano per fama sugli altri ilCasino di Caterina Sagredo Barbarigo col giardino“Eden”, quello diMarina Grimani Sagredo, quello diAndrea Tasca, quello del Principe Brunswich, e quello dell’Avvocato Finni.
Alla Giudecca si tenevano feste, festini, festoni e megafeste di ogni sorta … Si legge nella Cronaca Molin: “La sera del 17 Maggio 1750 Sua Eccellenza Francesco Loredan diede grandiosa festa da ballo a molte Dame Estere, et a circa 30 Dame Venete invitate, ove fu grandiosità di rinfreschi, illuminazioni, sinfonie, preziosità d'adobbi, e questo fu nel Palazzo della Rotonda alla Giudecca.”…Nel 1762 lo stesso Casino venne trasformato da Francesco Rebellini Caffettiere in Campo San Polo in Laboratorio Pirotecnico, poi Benedetto Svajer la fece diventare Fabbrica di Cremor di Tartaro gestendola fino al 1814 quando morì e gli succedette Giovanni Davide Weber ... Nel 1744 era risaputo che alla Giudecca c’erano almeno tre Casini specializzati in Gioco d’azzardo, capaci di offrire 100 tipi diversi di Giochi di Carte, che totalizzavano più di 40 soci iscritti in permanenza.
Ci sarebbe da dire ancora che alla fine del 1800, e fin dopo la Seconda Guerra Mondiale, alla Giudecca si faceva e produceva un po’ di tutto: si realizzavano macchine alla “Grandi Motori”, e laVinello & Armatorierede di Carlo E. Apperle armava e allestiva Trabaccoli… Funzionavano sempre alla Giudecca: una Fonderia Meccanica, una Fabbrica d’amido e di Polvere per capelli, leCererie Jvanovich & Correr, il Laboratorio di chiodi Rusconi, le antiche Saponerie dell’Industria Saponaria Veneziana… C’era una Raffineria di Riso, un’Agenzia del Fontego dei Sali, il Pastificio Zaggia, e si manipolava buona parte del Latte proveniente dalla Terraferma distribuendolo in tutta Venezia … C’era la Cooperativa Facchinaggi della Giudecca, e l’Azienda Zaninche fungeva da “Fita-Batele”, mentre Renostogestiva l’Impresa Trasporti Lagunari e Fluviali che si serviva dell’OfficinadiBertoli per caricare le batterie … L’A.R.C.A.e la Mariuzzo fabbricavano Mobili, Sanzinfabbricava pianoforti, V & A Guastalla producevano sedie … Oltre alla Fabbrica di fuochi artificiali c’era la Fabbrica Chimica Tecnica Weber-eredi Swajer, la Concimaia Beccari, la Fabbrica di Concimi di Marco Cadorin, e i magazzini di stoccaggio del S.I.O. (Società italiana Ossigeno e altri gas)… Non poteva mancare in isola un Laboratorio Militare, e c’era anche una piccola Fabbrica di Reti collegata con l’attività dei Pescatori Giudecchini di Moèchee Màsenete che esiste tuttora parzialmente ... Messi tutti insieme i Pescatori Giudecchini formavano una vera e propria piccola Industria della Pesca che manipolava e vendeva Pesce e succulenti Granchi trovando di che viverci.
Termino ricordando che nel 1806 la Giudecca con le isole circonvicine contava 6.000 abitanti … L’Imprenditore Ing Giacomo Picco su progetto dell’Ing Francesco Marsich realizzò in 19 mesi 30 appartamenti in case popolari resi abitabili fin dal settembre 1907 … Nel 1946 nell’isola erano presenti 13.000 persone ... Dieci anni dopo erano: 10.769 … 11.008 nel 1962 … 7.787 nel 1984 … 4.393 residenti: 2.074 uomini e 2.319 donne secondo uno degli ultimi censimenti … A Sacca Fisola, invece, giusto in fondo o se volete all’inizio della Giudecca, dove c’è la chiesa moderna di San Gerardo Sagredo, e subito dopo l’ormai ex Isola delle Scoàsse dove fumava l’inceneritore, fra 1800 e 1900 era attivo uno Stabilimento Meccanico con Fonderia, e nel 1961 abitavano 1.234 persone suddivise in 244 famiglie che occupavano 217 case … Curiosamente in quegli anni c’erano in Sacca Fisola 116 case sfitte, e altre 34 erano occupate abusivamente.
La notte fra il 26 e il 27 del febbraio 1918 due bombe esplosive caddero nel Canale della Giudeccafra le Zitelle e San Giovanni danneggiando le case vicine alla Fondamenta, mentre un’altra cadde più avanti nello stesso Canale proprio davanti al Molino Stuky ... Due anni dopo le Cronache dell’epoca raccontano che due giovani ragazze Giudecchine di San Giacomomorirono di Peste ...
Di Peste ? … Stranissimo ! … Si … Le Cronache raccontano così … Non saprei dirvi di più !
Nel 1939 in un baraccone sempre nei pressi di San Giacomo della Giudecca si esperimentavano maschere antigas, mentre la Giudecchina Elisa Lazzaroni in Giosuèsapeva guarire sciatiche, dolori lombari, artriti e reumatismi con una ricetta di erbe di sua invenzione e dei vecchi impacchi caldi fatti “come diceva lei, e come le avevano insegnato i suoi nonni” ...Ancora quand’ero giovinetto era normale che alla Giudecca attraccassero navi, mercantili e bastimenti al Ponte Longoe nei pressi della Palanca… Ho visto tutto con i miei occhi ... Per un certo periodo ho anche abitato alla Giudecca alla fine degli anni ’80 … Mi piaceva un sacco passeggiare e andare a correre lungo la riva della Giudecca fra Sacca Fisola e San Giorgio… e mi colpiva non poco il modo di dire dei Giudecchini che dicevano: “Andèmo a Venezia” come se stessero fuori città, e la Giudecca fosse tutt’altra cosa, una cosa a parte della stessa Città Lagunare.
Era fortissimo, quasi si respirava quel senso d’appartenenza, e quel sentirsi “identità Giudecchina”.
Ecco qua … Basta, mi fermo … Vi ho detto anche troppo.
Penso che buona parte di quanto vi ho detto sulla Giudecca dov’era e com’era probabilmente lo conoscevate già meglio di me.
Lungo i secoli si è sempre lavorato, vissuto e trafficato alla Giudeccadi Venezia… L’Isola ha sempreospitato un gran numero d’attività lavorative dei Veneziani, ed è sempre stata un microcosmo febbrile e un intenso brulicare produttivo e d’opportunità al pari dell’Arsenale, del vasto Emporio Realtino e delle Mercerie di San Marco... Nel 1661 ci contavano alla Giudecca 51 botteghe diventate 121 nel 1712 … Poco più di dieci anni dopo quando alla Giudecca era attiva una Pistoria, al Ponte Longo:“… s’affittava per 123 ducati annui un inviamento di casa con bottega da Forner, e un altro a ducati 170 sempre con casa e bottega alla Corte Granda.”… Due secoli dopo, fra 1901 e 1931 si riscontravano attive nell’Isola: 34-36 Attività d’Esercizio Pubblico, e accanto a quelle si segnalava tutto un intenso interscambiare talvolta ambulante, spicciolo e improvvisato per strada “un po’ da sopravvivenza e da tirare a campà”, che però dava ulteriore incremento ed energia all’attività economica che accadeva ininterrottamente alla Giudecca … Oggi è quasi tutto scomparso, e la Giudecca sonnecchia fra umori pigri di turisti, qualche progettualità di sporadici acculturati, qualche precaria iniziativa di naturalisti-ortolani nostalgici, ecologisti ed eccentrici, e qualche spavalderia tipica da Giudecchini rimasti adolescenti anche se anagraficamente considerati adulti … Lasciamo stare.
L’Isola della Giudeccaè ancora oggi comunque bellissima: sbarcatevi una volta, ed aggiratevi tranquillamente fino a perdervi nei suoi meandri curiosi … Vedrete ! … E’ tuttora una Venezia nella Venezia: d.o.c. fino alle midolla … sebbene ricoperta da una patina di nostalgica mestizia per il tanto che c’è stato, e che oggi non esiste più.