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Le Zitelle della Giudecca

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#una Curiosità Veneziana per volta – n° 198

Le Zitelle della Giudecca

Ricordo che mi pare ieri: io e Paolo, mio amico e compagno d’avventura nel Seminario in un maggio di fine anni ’70. Era un sabato pomeriggio qualsiasi, e uscimmo ancora una volta dalla visita a uno dei luoghi più dimenticati di Venezia: l’Istituto Mason alle Zitelle della Giudecca. Ci recavamo là liberamente ogni tanto, quando potevamo, per spartire due parole e tre sorrisi con quei giovanissimi e giovanissime diseredati affidati a vivere lì insieme alle Suore ... Niente di che e di speciale: cosa che chiunque poteva benissimo fare ma non faceva … Per noi due entusiasti e spinti dall’intraprendenza giovanile, era un metterci alla prova, un spingere noi stessi ad acquisire maggiore dimestichezza nello spartirsi un poco con gli altri, soprattutto con certi “altri diversi e ultimi”, quelli più complicati e difficili da incontrare … Ci sarà poi servito ? … Chissà ? … Credo di si.

Li dentro riuscire a strappare un sorriso contava di sicuro il doppio …

Insomma: in ritardo come sempre sull’orario, uscimmo di là contenti, e fuori iniziò a piovere ... Prendemmo in corsa la calletta stretta e buia per raggiungere il battello che avrebbe dovuto traghettarci sulle Zattere oltre il Canale della Giudecca, ma come spuntammo sulla Riva delle Zitelleil battello perso s’era appena staccato dall’imbarcadero, e per di più il cielo aprì su di noi tutte le sue cataratte represse inzuppandoci di pioggia dalla testa ai piedi ... Allora non esisteva il portichetto per ripararsi accanto alla riva, e perfino l’imbarcadero A.C.T.V. era del tutto scoperto e sprovvisto di qualsiasi riparo.

“Che fàmo adesso ?” chiesi a Paolo bagnato pure lui come un pulcino.

“Spetèmo el prossimo fra vinti minuti.”rispose ovvio e col ciuffo madido impiastricciato sulla fronte davanti agli occhi.
Fu così che per non rimanere là a sciacquarci e basta, intuimmo aperta pochi passi più avanti la porticina della chiesa delle Zitelle, e decidemmo quindi d’infilarci lì dentro per trovare almeno un po’ di riparo: “Sei mai entrato lì dentro ?” mugugnò Paolo.

“No … Mai.”

“Entriamo allora … Così aumenterà la nostra collezione delle chiese Veneziane viste e visitate … Ti ricordi: dobbiamo riuscire a vederle tutte.”


E così entrammo mentre il temporale estivo che incombeva sulla Laguna prese a scatenarsi come non mai: erano le quattro e mezza del pomeriggio, ma pareva fosse quasi notte, e la pioggia scrociò violenta che pareva volesse prendere a pugni l’ignara Venezia.

Spinta dalle nostre mani la porta incartapecorita dall’umidità e dalla salsedine delle Zitelle si aprì cigolando sui cardini, e ci trovammo di fronte a un ambiente mai visto quasi del tutto pieno di buio ... Da bravi Seminaristi quali intendevamo essere, ci segnammo, e Paolo più riverente di me fece anche una mezza genuflessione, poi tendemmo lo sguardo intorno attendendo di abituarsi alla penombra di quell’interno per noi inconsueto, mentre l’orecchio si tendeva vigile ad ascoltare quanto stava accadendo lì dentro.

Giusto in un angolo, proprio attaccate a una delle solite rastrelliere delle candelette semispente, c’erano un paio di vetustissime megere della Giudecca che “rosariavano” insieme facendosi compagnia e scampandosi copiose chiacchiere e pettegolezzi. Entrambe si stagliavano in controluce sullo sfondo dei moccoli pallidi delle candele che gocciolavano e sfrigolavano piano ... Al nostro apparire sulla porta di strada della chiesa insieme a una folata di vento, le due donne s’attivarono facendosi attente e sospettose, mentre le pallide luci ceree dietro di loro tremolarono e ondeggiarono a lungo minacciando di spegnersi.

Da quel momento ci piantarono lo sguardo addosso, e non ci persero di vista un solo attimo voltandosi di continuo dalla nostra parte. Per darsi tono e sicurezza poi, alzarono di diversi decibel il cantilenare monotono della loro preghiera:“SaaantaMariaMàredeDio !” gridava quasi una, e l’altra di rimando:“Pregaparnoipeccadori...adessonell’oradeanostramorteameenealleluia.”

Sembravano “due rane dalla bocca larga”, e tra una parola e l’altra gridata senza fiato aspiravano o emettevano un sospiro di grande sollievo e liberazione facendo uscire o entrare rumorosamente l’aria dalle loro bocche parecchio sdentate e salivanti.

Paolo per primo mosse qualche passo in giro per la chiesa ombrosa, unendosi istintivamente al brontolio orante che riempiva la chiesa e impregnava l’aria salmastra e umidissima ... Lì dentro c’era un forte odore di muffa e chiuso: tutto pareva antico, consumato, scuro e dimenticato … e probabilmente doveva essere proprio così.

Un lampo di fulmine per un attimo rischiarò la scena, e un istante dopo venne giù un’altra “saràcca”(tuono) potente che sconquassò il cielo e fece vibrare e tremare noi insieme alle vecchie e la chiesuola ... Le “bàbbe”quasi in risposta a quel fenomeno, incrementarono ulteriormente il volume del loro biascicato orare, che divenne quasi un urlo complice lanciato verso il più Alto dei Cieli ... In controluce verso le flebili fiammelle intravedevamo la serie degli sputacchi che uscivano dalle loro bocche … Così come, abituati gli occhi, vedevamo distintamente lo sguardo torvo che usciva dalle loro facce coperte dal pesante scialle scuro che portavano in testa.

Non perdevano né un passo né uno solo dei nostri gesti, e mentre continuavano imperterrite a inanellare preci, continuarono ad accompagnarci guardinghe lungo tutto il perimetro di quella consideravano “la loro cjèsa”.

Un'altra serie di lampi stavolta meno potenti e luminosi rischiararono a più riprese la grande aula illuminando di chiarore fino in alto nella cupola ombrosa … Alle pareti notammo avvolte nel buio antiche tele scure annerite da secoli di fumo di candele … e poi ancora intorno: “altari vestiti” dei loro consunti corredi e abbelliti da qualche pianta bisognosa d’acqua … Erano pieni zeppi di Santi, Madonne  e personaggi dipinti che di sicuro avrebbero potuto raccontarci chissà quali e tante storie … Dentro a un ulteriore lampeggiare sbiancò pallida a sinistra anche una statua di marmo della Madonna del Rosario incoronata… 


Nella luce eccessiva dei lampi pareva non avesse occhi dentro alle orbite marmoree vuote … Solo tanti decenni dopo sarei venuto a sapere che quella era la vecchia Madonna dei Marineri Veneziani di Castello finita lì alle Zitelle per colpa delle solite devastazioni napoleoniche … Tutto attorno alla chiesa, intravedemmo ancora: balconi con pesanti grate lucenti su cui non si affacciava più nessuno … Da lì nei tempi addietro s’affacciavano supplici le Zitelle pur rimanendo dentro al loro adiacente Istituto … Un altro cupo rombo di tuono possente rimbombò e rotolò ancora intorno e sul cielo della Laguna andando a terminare chissà dove … 

Sentimmo scrosciare ancora forte la pioggia, che tintinnò sui vetri dei finestroni della chiesa che in quel momento ci pareva un antro, una pieve diruta persa in mezzo alla campagna che non c’era, o in mezzo alla Laguna ...Quel chiesone era di sicuro un luogo tristo, come l’Istituto Mason dove ci eravamo appena recati in visita ... Mi facevano impressione quei bimbi e quelle bimbe che appena ci vedevano ci saltavano addosso affettuosi come fossimo loro fratelli o quei familiare che avevano perso ... Ogni volta non ci lasciavano più andare: si avvinghiavano a noi come Edere al muro, e come Ragnetti di un’appiccicosa quanto invisibile ragnatela … Dovevano intervenire le Suorine per toglierceli di dosso e permetterci così di andarcene … Non prima d’aver promesso solennemente che saremmo tornati di nuovo … Mi opprimeva non poco la sensazione di tutto quell’egoismo umano impareggiabile che quasi si respirava nell’aria dentro a quell’Istituto ... e mi facevano impressione quei figli buttati per strada il cui visetto smunto s’affacciava alle finestre per salutarci agitando le mani dietro ai vetri chiusi senza parole … Allora come non mai intuii e apprezzai la bontà di quello che sarebbe dovuto essere un vero amore materno o paterno. 

Non sapevamo mai che dire e che fare con loro: “Non date loro niente: qui hanno già tutto ciò che serve” ringhiavano dolci e sorridenti le Suore che, come le vecchie in chiesa, non ci perdevano di vista un solo istante … In quei semplici momenti fra noi: tutto veniva fuori e fluiva da se a suon di naturali sorrisi e semplici segni d’affetto … Non serviva cercare le parole giuste, né fare tanti discorsi: bastava esserci … Uscendo dissi pensieroso a Paolo: “Sembrano tanti piccoli Cristi scappati giù dalla croce ...”

Paolo non rispose … annuì solo con la testa ... La pensava anche lui alla stessa maniera ... Sentivamo anacronistico quel luogo di bimbi: una specie di promessa non mantenuta, l’espressione di una carità fraterna a cui non era permesso d’esprimersi e donarsi più di tanto e del tutto … come avrebbe potuto e dovuto.

Mi riscossi dall’inseguire ancora quei pensieri sfiorando appena Paolo con un gomito: “Andiamo ? … E’ tardi.”

Rincorrendo un’ultima volta con lo sguardo tutto quanto c’era intorno, Paolo mi rispose con una smorfia silenziosa di diniego borbottando: “Non è rimasto quasi niente del tanto che ci deve essere stato qui un tempo.”


Con buona pace delle due megere apprensive, uscimmo di nuovo fuori facendo gridare ancora sui cardini la porta incartapecorita di salsedine della chiesa delle Zitelle ... Pioveva ancora, e tornammo a inzupparci ulteriormente correndo incontro al vaporetto che stava nuovamente arrivando ... Erano quelli per me anni un po’ strampalati, in cui molto più acerbo di adesso rincorrevo, come Paolo, sogni e progetti che forse non sono mai riuscito a realizzare del tutto.

In seguito l’ho rivista ancora, e sono ritornato più volte nella chiesa delle Zitelle della Giudecca, ma non l’ho più vista come quel giorno, come quella prima volta ... Mi è parsa sempre un’altra, quasi del tutto diversa.

E sono ritornato ancora di recente un’altra volta a visitarla … Sono trascorsi diversi decenni da allora: sono tornato ormai quasi un paio d’anni fa … Eravamo in parecchi quella sera: tutti attenti e curiosi in una di quelle magiche serate di ArtNight in cui certi luoghi di Venezia solitamente chiusi e abbandonati tornano brevemente e schiudersi, rianimarsi e risplendere piacevolmente ritrovando vita.


La chiesa delle Zitelle era tutta candida e illuminata per l’occasione, ma all’interno era del tutto spoglia e disadorna … lo scheletro asettico e morto di ciò che è stata un tempo. Ho percepite le sparute e striminzite note di Storia che ci sono state offerte come l’eco lontanissima del tanto che era accaduto lì dentro.


Il Pio Conservatorio, Ospizio, Stabilimento, Corte ed Istituto delle Stabilite, Zitelle, Ritirate e Povere Vergini Fanciulle della Casa di Santa Maria della Presentazione delle Zitelle della Giudecca ... Questa era la dizione completa e corretta delle Zitelle o Citelle della Giudecca… Non erano un Ospedale però, ma una specie di particolare Ospizietto e Istituto.

Secondo le antiche Cronache Veneziane tutto iniziò quando:“Un' iniqua madre che sacrificò per danaro alla dissolutezza una figlia, scosse nell'anno 1558 l'apostolico zelo del Padre Paoluccio della Compagnia di Gesù, e, col mezzo di private elemosine, lo animò ad erigere un Conservatorio, che aperto dapprima nella Contrada di Santa Marina, venne poi nell'anno 1561 traslocato alla Giudecca in un palazzo acquistato dalla Famiglia Venier, presso cui s'innalzò in seguito l'attual chiesa disegno dell'immortale Palladio … Mantenendo l'Istituto tuttora la primitiva destinazione, accoglie e mantiene colle proprie rendite delle Povere Donzelle Civili, ed anche figlie d'Impiegati Militari, ora nel numero di 68, che vengono educate nei lavori femminili, e collocate poscia o in Matrimonio o presso Private Famiglie prima che compiano l'età di 24 anni in cui devono sortire dallo stabilimento ...”

Quel Pio Istituto o Casa delle Zitelle non era l’unico nel suo genere … A Padova esisteva il Conservatorio delle Zitelle Gasparine fondato nel 1598 per volontà testamentaria di Francesco Gasparino: “per accogliere oneste povere fanciulle sottraendole dal pericolo della seduzione”. Nel 1811 venne riunito dal Cardinale Carlo Rezzonico Vescovo di Padova (poi Papa Clemente XIII):“ad uso di ritiro per fanciulle miserabili abbandonate”, servendo attualmente anche all'educazione di fanciulle nobili e civili, vi s'insegna tutto ciò che viene prescritto dai regolamenti per le scuole elementari maggiori, oltre ogni sorta di lavori femminili ... N. 30 sono le Alunne Educande, cioè n. 15 Graziate a carico delle rendite del Conservatorio e n. 15 Mantenute dalle rispettive famiglie ... Ha un Direttore e un Amministratore Onorario.”

Pure a Vicenza esisteva un altro Ospizio di Zitelle che:“La privata Pietà all'oggetto di salvare le tenere vittime dalla seduzione eresse questo Stabilimento, che fino dal 1602 accorda il vitto a 33 Donzelle Educande.” … Un altro ancora c’era anche a Udine dove sorgeva una Casa delle Zitelle che: “Ricovera, educa e dota all'evenienza 48 Donzelle povere, ed ha 15.972 lire di rendita.”

A Brescia c’erano le Zitelle adulte di Sant’Agnese: “Nell'anno 1552 ad opera di uno zelante Predicator Cappuccino ebbe cominciamento quest'Istituto. Fu poi ampliato nel 1678 per testamentaria dotazione dell'allora Vescovo di Brescia Marin Zorzi, e vi si mantengono circa 70 fanciulle di famiglie civili povere e costumate che si ricevono dagli anni otto ai sedici, rimanendovi fino ai ventiquattro. Vengono istruite nelle classi elementari, nella religione e nei lavori femminili ... Per Matrimonio o Monacazione hanno una dote di lire 150. La rendita disponibile in beneficenza interna monta a lire 22,000 annuali.”

A Crema c’era il “Conservatorio delle Zitelle di San Carlo”istituito nel 1614: “Coi proprii annui redditi, non ammontanti che a lire 6.316.46, somministra ricovero ed educazione a parecchie povere fanciulle della città.”… Sempre a Crema c’era anche il Conservatorio delle Ritirate, che: “Ebbe principio nel 1790, e ricovera povere fanciulle pericolanti o ravvedute della città e sua antica provincia, impiegando per tale benefico scopo il suo annuo provento di lire 3581.55.”

A Como esisteva il “Conservatorio delle Zitelle dell'Immacolata” fondato nel 1680 da Giovanni Lavizzaricittadino comasco: “… e gli furono poscia aggregati il Luogo Pio delle Orfane, istituito nel 1693 dal Cavaliere Lodovico Turcone, e quello detto del Soccorso ... La sua rendita approssimativa è di lire 25,000 che si spendono nel mantenimento di circa 70 orfane e stabilite. È annesso al medesimo un Convitto di circa 140 alunne educate mercè il pagamento di modica pensione.”

Che luogo e posto erano le Zitelle di Venezia ? … Un altro luogo Veneziano per ex prostitute“scampate o rifugiate” ?


Più o meno … Era strana e un po’ strampalata la nostra Venezia Serenissima di un tempo ! … Per secoli la Chiesa e la Società Veneziana hanno fatto dell’“Ospitalità e del Soccorso” un vanto e fiore all’occhiello, una sorta di forma di provvidenza e realizzazione positiva realizzata nella Città Lagunare ... Soprattutto per i ricchi e Nobili la Povertà era considerata una realtà da soccorrere: un’opportunità, un passpartout per guadagnarsi l’Eternità … Non solo a Venezia, ma in tutta Europa, far beneficenza a ogni tipo di povero era in quei secoli considerato altamente meritorio: era la concretizzazione plastica delle migliori Virtù Evangeliche … e un’abitudine inveterata irrinunciabile abbinata a quella dei Pellegrinaggi Penitenziali alle Sante Reliquie e ai Luoghi Santi. Il tutto veniva condito di sentimento d’espiazione, e tradotto in elemosine caritatevoli, Indulgenze e Suffragi meritori da comprare e lucrare per ottenere finalmente sconti di “Pena Purgante nel Purgatorio”, o addirittura scampare la “Dannazione per l’Eternità” sita nel più profondo e lugubre degli Inferni… Per questo scopo e con questo intento, tutto l’antico Continente Occidentale Cristiano era punteggiato di Ospedaletti, Ostelli e Ospizi dislocati soprattutto sugli itinerari delle Vie di Pellegrinaggio più famose: la Romea, la Francigena, quella per Santiago di CampoStella, quella per San Michele al Gargano, o Assisi, Loreto, e infine la Strada Santa Ultramarina per la Terrasanta ... Si diceva: “La povertà e il povero sono sinonimo e simulacro del Volto del Cristo Sofferente, membra piagate e fragili da servire, sembianza misera sociale e disordine da contenere e arginare”... Infiniti Istituti vennero inventati e nacquero per concretizzare quello scopo.

La correzione dei disordini sociali “dell’oggi” era efficace per sanare i “disordini postmortem” personali del “domani Eterno”: ottemperando ai Santi e Sani Principi della Salvezza dettati dalla Cristianità Ecclesiastica ci si giocava la Salvezza ... e la Chiesa si garantiva e ne traeva il suo cospicuo guadagno.

Il Patriarca di Venezia Giovanni Trevisan diceva a metà del 1500: “Venezia è devota e religiosa come dieci volte Milano.” Zitelle, Periclitanti, Convertite, Pizzocchere,Carampane: non mancava nulla a Venezia … E tutto diventava di volta in volta un nuovo fenomeno da rinchiudere in posti specifici governandolo e curandone finanziamenti e spese seguendo quella che era la mentalità innata di una Venezia tutta Mercantile ed Economica: “le Donzelle soggiornano come in un porto sicuro d’Onestà.” ... Per ogni Pio Istituto o Loco si legiferò appositamente dettando specifiche regole al riguardo: servivano età specifiche per poter entrare ed essere ascritti alla categoria, requisiti e condizioni particolari per esservi annoverati: la perdita di entrambi i genitori, ad esempio … e poi c’era un’età d’uscita, un limite della Carità oltre il quale si doveva imparare ad arrangiarsi da soli e diventare autonomi economicamente.

Si mise in atto anche il concetto di Assistenza in cambio di Lavoro: cioè gli ospiti assistiti(le Zitelle, gli Orfani) dovevano provvedere al proprio sostentamento lavorando per l’Istituzione che diventava così una vera e propria azienda di manovalanza a bassissimo prezzo, e più di qualche volta il lavoro dei piccoli sfortunati diventava fonte di notevole guadagno per l’Opera Pia stessa che s’impinguava di rendite, immobili, depositi di denaro, e notevoli ricchezze in diversa forma ... La Priora o il Priore, i Governatori diventavano i gestori e i garanti del buon funzionamento di quella forma Economica, come se fosse un’efficientissima azienda ... Il “punto in aria” delle Merlettaie Orfane della Zitelle della Giudecca, ad esempio, faceva perfetta concorrenza in quantità e qualità al meticoloso quanto originalissimo lavoro delle Donne Merlettaie dell’Isola di Burano.


Senza girarci tanto intorno con i discorsi: a Venezia lungo i secoli, soprattutto nel 1500, molte giovani donne povere Veneziane, soprattutto quelle più carine, per tirare a campare, sopravvivere e scappare alla miseria più nera, ci concedevano al miglior offerente e vivevano senza tanti fronzoli da prostitute pubbliche. La Serenissima tanto gloriosa e splendida era consapevolissima di questo, e non solo tollerava il fenomeno, ma lo considerava quasi normalità ... Solo ogni tanto con qualche ventata di perbenismo e afflato caritatevole e devoto c’era qualcuno/a soprattutto della ricca e potente cerchia dei Nobili, o dell’esosa casta degli Ecclesiastici che usciva da quel cronico fingere di non vedere, e si dedicava a soccorrere “per nobile scopo”quel mondo fatto soprattutto di ragazzine “perse” donando loro una qualche effimera alternativa esistenziale e un pizzico di speranza.
Veniamo però “al dunqueStorico” delle Zitelle: sono della fine del luglio 1330 le prime notizie di un lotto di terreno, un pantano “di velme alla Zuèca” bonificato da Zanotto Loredan su autorizzazione del Magistrato del Piovego in esecuzione di una parte del Senato. L’area situata fra il Monastero della Croxe e quello di San Giorgio Maggiore trent’anni dopo era già sistemata e recuperata alle acque, e s’era già costruita “una casa da statio coperta de copi”… e un secolo dopo: “una casa con Saponaria del valore di 3000 ducati d’oro”.

Fu nel 1501 che Benedetto Palmio:Prete della Compagnia di Gesù(Gesuiti)innescò “la miccia” dell’iniziativa della Giudecca a favore delle “fanciulle” Veneziane ... Giunto qualche tempo prima a predicare a Venezia, non potè fare a meno di notare la situazione di quelle tante “ragazze di strada” presenti nella Città Lagunare... Spinto da compassione, all’inizio provvide personalmente ad ospitarne qualcuna in una sua casa in Contrada di San Marziale nel Sestiere di Cannaregio poco distante dal Ghetto. Poi vista la bontà di quell’idea, pensò d’avviare un progetto più ampio nella tranquilla Isola della Giudeccacostruendo una “fabbrica-spazioso ambiente”  con annesso Oratorio da dedicare a quello specifico scopo ... Sulla scia del Prete Palmioquindi, nel 1561 alcune ricche e Pie Gentildonne e Matrone Patrizie Veneziane insieme ad Alvise Mocenigo futuro Dogeacquistarono un’area edificabile di magazzini della Giudecca poco distante dal Palazzo dei Nobili Loredan, e lì ospitarono un primo nucleo di 40 “donzelle-citèlle”assistite da un Medico: Appolonio Massa costruendo un’apposita “casa d’ospitalità” concepita come Ospedaletto con due grandi saloni detti nei documenti: “Infermeria e dormitorio, dei parlatorii, del forno, di alcune camere per le Zitelle di cattiva condotta, e di una forestaria.”… Già nel 1574 Alvise Mocenigo aveva depositato dei capitali in Zeccacon lo scopo di destinarli alla costruzione di una sua tomba monumentale nel Pantheon Dogale dei Santi Giovanni e Paolo o San Zanipolo, dispose quindi che gli interessi dei suoi denari venissero intanto destinati agli Hospedali degli Incurabili, dei Derelitti e quindi alle Zitelleche frequentava spesso con la moglie Loredana Marcello. Alla Giudecca possedeva un palazzo accanto all’Accademia di Ermolao Barbaro, e da Doge nell’occasione della visita di Enrico III a Venezia confermò pubblicamente la sua intenzione benefica nei riguardi delle Zitelle della Giudecca.
Secondo le Cronache il giorno dell’ingresso delle prime Zitelle della Giudecca si schierarono ad accoglierle come Protettori i Nobili: Tommaso e Giovan Battista Contarini, Antonio Grimani e Pietro Morosini, e come Protettrici: Isabetta Grimani, Paola Donà ed Elena Priuli, mentre si proposero come Governatori delle Zitelle: il Mercante Bartolomeo Marchesi, il Reverendo Gioseffo Piovan de San Giovanni Crisostomo, e Agostino Barbarigo, Gerolamo Drusiani, Giovanni Antonio del Duca, Battista dalla Veste, Francesco di Cristofaro, Francesco Carantano, Agostino Vinci e le Governatrici: Cristina Dolfin, Lucrezia Priuli, Isabella Marcello, Lucrezia Morosini, Andriana Contarini e Marina Bernardo.

Il resto venne quindi quasi da se: nel 1575-76 si provvide ad acquistare ingenti carichi di materiali da costruzione … Il Senato della Serenissima che aveva appena fatto voto d’innalzare il Tempio del Redentore come ringraziamento per la liberazione di Venezia falcidiata dall’Epidemia della Peste, dispose che dopo la chiusura del Cantiere del Redentore si utilizzassero le impalcature per costruire le Zitelle… Quasi come rivalsa del Destino, fra 1581 e 1585 a Venezia ci furono nuove pestilenze, e nel 1620 avvenne quella terribilissima della Madonna della Salute che provocò l’ecatombe dei Veneziani.

Con l’assistenza di Giacomo Bozzetto e dei Proti Bartolomeo Manopola e Simon Sorella si costruì la chiesa delle Zitelle pare utilizzando un monumentale progetto ideato da Andrea Palladio… La prima pietra venne posta un anno dopo la morte del celebre Architetto, e ne risultò un Tempio a pianta centrale con cupola e campaniletti che venne ridotto e trasformato durante la costruzione per carenza di fondi fino a realizzare l’ampia struttura “a ferro di cavallo” includente chiesa e Ospizio visibili tutt’oggi ... Ne risultò una specie di riservata Corte Veneziana affacciata sugli orti e la Laguna, mentre all’interno la chiesa si presentava a colonne corinzie che sorreggevano la cupola, e con una serie di Corettiaffacciati direttamente sull’aula ecclesiastica dei riti in modo che le residenti della “Pia Casa” potessero affacciarsi dall’interno riservato dell’Istituto alla maniera tipica di altre chiese e strutture Veneziane ... Progressivamente la chiesa delle Zitelle divenne un’altra di quelle tipiche “bomboniere Veneziane” ricche d’Arte e bellezza, con tutte le pareti tappezzate da pregevoli dipinti e opere d’Arte.

Secondo alcuni Storici: “La chiesa delle Zitelle è atta a formare insieme al Redentore, San Giorgio Maggiore e il Canale della Giudecca un unico disegno-scenario artistico-urbanistico unificante l’unico corpo della Giudecca. Ne deriva un unico volto di continuità e valore d’insieme che trova sfogo, ampiezza, continuità e completezza nello scenario del Bacino di San Marco.”

Mah ? … Sarà vero ? … O è stata pura coincidenza e casualità che quei monumenti così insigni e singolari siano sorti in serie e continuità e senza seconda intenzione uno dopo l’altro sul panoramico palcoscenico della Giudecca ? … Chissà ?


Di sicuro il Complesso delle Zitelle entrò a far parte per secoli della lunga“collana e ininterrotta litania” d’edifici e istituzioni Civico-Religiose-Assistenziali-Culturali e dei Luoghi Sacri e Pii stemperati e disposti lungo tutto il piccolo arcipelago della Giudecca insieme a San Giovanni Battista degli Eremiti Camaldolesi di San Mattio di Murano(oggi non esiste più), San Giacomo di Galizia o Santa Maria Novella dei Padri Serviti (oggi non esiste più), Sant’Angelo di Concordia(oggi non esiste più), Santa Maria Maddalena delle Convertite(oggi diventata Penitenziario Femminile), il Redentore dei Frati Cappuccini, Santa Croxe, San Cosmo e Damiano, San Biagio e Catoldo(oggi non esiste più):tutte e tre Monasteri delle Monache Benedettine, e l’unica Piovanale dell’Isola della Giudecca, cioè: Sant’Eufemia o Fèmia.

L’edificio o “Cièsa Nova delle Zitelle” comunque venne terminato e “riconosciuto come fatto” dai Savi alle Decime, e consacrato nel 1588 da Francesco Barbaro Coadiutore del Patriarca Eletto di Aquileiache lo dedicò alla Presentazione di Maria Vergine al Tempio costituendolo in Pia Opera o Collegio Laico d’Assistenza dove le ragazze avrebbero trovato vitto, alloggio e istruzione fino al raggiungimento della maggiore età quando avrebbero potuto“liberamente” decidere di sposarsi o monacarsi.

Qualche anno prima, nel 1583, Bartolomeo Marchesi Mercante Bergamasco Governatore e Fondatore delle Zitelle(era tra coloro che il 10 giugno 1561 accolsero durante la sontuosa cerimonia col Doge e il Patriarca Giovanni Trevisan le prime quaranta fanciulle disagiate ospitate alla Giudecca) lasciò per testamento parecchio denaro per costruire un altare “nella chiesa nova che al presente se fabbrica alla Zueca al luogo delle Citelle”… Tre anni dopo venne realizzato divenendo l’Altar Maggiore delle Zitelledove si collocò il dipinto della “Presentazione di Maria al Tempio” pagato 500 ducati d’oro ai fratelli Francesco e Leandro Bassano che raffigurarono sul quadro anche Bartolomeo Marchesi e la moglie Gerolama Bonomo entrambi poi seppelliti nel pavimento ai piedi dello stesso altare.

Nell’agosto 1582 Caterina Medicinon fu da meno del Mercante Marchesi nel suo testamento: “Lasso […] alle sopraditte Citelle tutto il mio mobile di casa, et anco il scrigno con quello che vi è dentro che sono tra ori, zoie, arzenti e denari da ducati tre mille in circa … Item làsso alle sopraddette Citelle ducati mille per i quali mi paga livello Messer Mathio Pigna … et dichiaro che voglio esser sepolta nel sopraddetto Luogo de le Citelle …”

In data 03 gennaio 1587 lo stesso Gesuita Benedetto Palmio da cui era iniziato tutto provvide a compilare e promulgare le “Costituzioni e Regole della Casa delle Citelle”  alle quali incluse una serie di note storiche sui fini e l’origine dello stesso Istituto. Nelle Costituzioni dell’Istituto si poteva leggere: “… in esso si ospitano Vergini da dodici anni sino a disdotto … sane e belle ed in pericolo di essere precipitate con danno e perdita della salute loro eterna a far vita triste e scelerata o per malizia o sceleratezza dei padri e delle madri o d’altre persone o perché essendo poverissime ma di molta bellezza vengono sollecitate al male.”

Le Zitellegiunsero ben presto ad ospitare circa 160 persone, che divennero 180 poco dopo, e 200 poco dopo ancora … A Venezia si diceva che le Zitelle con l’Ospedaletto dei Derelitti, la Pietà e gli Incurabili erano: “… i quattro principalissimi bastioni della nostra Repubblicain grado d’ospitare fra adulti e bambini ben 3.000 persone !”

Nel marzo 1589 il Senato della Repubblica votò a favore per un’ulteriore spesa di 300 ducati: “per l’ampliamento dell’Infermeria delle Zitelle” ... Qualche anno dopo: Ludovica Marinoni quondam Bernardo istituì alcune “doti monacali” per le “fanciulle delle Zitelle”,donò un crocefisso alla chiesa, e si ampliò ulteriormente la Fondazionespendendo altri 1.250 ducati ... Nel 1590 poi, fu la volta di Camilla Acuzi quondam Sebastian consorte di Gerardo Cavanis di lasciare legati e beni in Cordugno sotto Noale ai Derelitti, alle Zitelle, all’Ospedaletto di Sant’Agnese a San Barnaba e alla Casa dei Cavanis a Sant’Agnese ... L’anno seguente Domenico Bonamor lasciò alle Zitelle un fondo a Rivalta di Casale perché se ne ricavassero soldi per “doti maritali”da concedere alle putte dei 5 Luoghi Pii di Venezia … e nel 1593 Adriana Bernardo vedova di Vincenzo Contarini Governatrice dei Derelitti e delle Zitelle fece ancora lasciti: “alle Putte dei Derelitti, alla Priora Violante Canal delle Zitelle, al Luogo degli Orfani di Padova, e ai Gesuiti dell’Umiltà per il Collegio del Gesù”.

La cronaca nera di ieri adesso … La sera del 23 gennaio 1597 ci fu una gran festa in maschera alle Zitelle della Zuèca, e Antonio ed Agostino Venier con Nicolò Moro figlio di Santo dalla Contrada di Sant’Antonin di Castello vi partecipavano travestiti. Ubriachi probabilmente, provocarono e s’aizzarono per una questione di donna con Pietro Mazzoleni, Giuseppe Maria Giunta e Nicolò Crota, e terminata la festa li assalirono con le armi uccidendo il Mazzoleni. Il mese seguente vennero tutti processati in contumacia, e non presentandosi in giudizio vennero tutti banditi da Venezia con sentenza definitiva del 6 aprile 1599.
Nel 1608 Caterina Mocenigo vedova di Nicolò Vendramin istituì altre doti per monacare Zitelle, e destinò una sua casa sita in Contrada di San Gregorio nel Sestiere di Dorsoduro sempre: “al sostentamento del Pio Loco delle Zitelle e delle donne che non si maritano nè vanno monache” ... L’anno seguente, quando alle Zitelle si contavano 250 fanciulle presenti, Federico Contarini Procuratore di San Marco de Suprafece apporre sull’altare “in marmi fini” di sinistra della chiesa delle Zitelle un dipinto dell’Aliense(il Greco Antonio Vassillachi allievo del Veronese) dove si fece ritrarre insieme alla “Madonna e il Bambino”... Federico Contarini era un Nobile studioso e acculturato, celebre collezionista d’antichità ... Diede anche l’incarico di scegliere e nominare dieci Fanciulle Povere delle Zitelle donando dieci ducati ciascuna in occasione del loro Matrimonio o Monacazione ... Istituì inoltre, sempre presso le Zitelle, una Mansioneria Perpetua di Messedel costo di 1.250 ducati: “per l'Anema mea e dei mei cari”elargendo alle Governatrici dell'Istituto delle Zitelle un'entrata annua di 50 ducati e la proprietà della vigna contigua alla Casa de le Citellecol compito di amministrare la Mansioneria e nominare un apposito Cappellano Titolare per celebrarla “per lui e per i suoi vècchi” ... Voleva ancora che il suo altare venisse decorato con una scultura a bassorilievo della Madonna del bacio”che gli aveva regalato Jacopo Sansovino ProtoMagister di San Marco ... Non a caso quindi iI Canonico Stringa ricordava nelle sue memorie che nel 1609 non si era ancora costruito del tutto l’altare nonostante il Donatore avesse raccomandato nel suo testamento: "... che gl'infrascritti miei residuari quanto prima facciano finir il mio altar, con il mio deposito nella suddetta chiesa delle Cittelle".



Nel 1613 Nicolò Doglioni scriveva:“Poche città puono eguagliarsi alla città di Venezia nella pietà et nel mantenir con elemosina i poverelli et specialmente che si ritrovano né luoghi dedicati  ad Opere Pie. Che, tralasciando le tanti e tanti Monasteri di Frati e di Monache mendicanti, ecco i bambini nati di nascosto et abbandonati da padre et madre hanno luogo comodo per allevarsi nell’Hospitale della Pietà. Gl’infermi di mali incurabili con piaghe et tumori han l’Hospitale dell’Incurabili a ciò deputato ... Quegli altri poveri, non con tanto male, sono soccorsi nell’Hospital di San Giovanni e Paolo. Li meschini malamente feriti han lor ricovero in San Pietro e San Paolo. Quelle donne che dal mal fare si rimettono e si danno al far bene sono raccolte nel Monasterio delle Convertite. Le giovanette già da marito che stanno in eminente periglio di cadere in peccato son levate da alcune Matrone primarie della città et anco a forza condotte et chiuse nel Luogo delle Citelle ... Quelle donne che maritate, non però voglion vivere caste, si conservano ben guardate nel Soccorso ... Vi sono anche altri Luoghi Pii et Fraterne …”

Nello stesso anno Lucrezia Da Ponte vedova Andrea Bernardo lasciò un legato alle Zitelle a condizione che rimanessero legati alla comunità Veneziana alcuni Reliquiari e un suo fondo di Pontecchio con Cappella donato all’Istituto delle Zitelle ... Chissà dove saranno finiti quei Reliquiari così preziosi e considerati inalienabili e importantissimi per quei Veneziani di allora ? … Buttate via e disperse ? … o in fondo a qualche vecchio armadio ?

Cinque anni dopo ancora, i Benefattori Lombardi Elisabetta Foppa col marito Medico Pasquale fecero collocare nel piccolo Coro-Presbiteriodelle Zitelle un’Orazione nell’Orto” commissionandola e facendosi ritrarre da Jacopo Palma il Giovane. Entrambi si fecero seppellire ai piedi dello stesso altare disponendo per testamento di “pagar un’annua Mansioneria di Messe da 25 ducati in loro memoria e suffragio, e per la loro Salvezza Eterna”.
Sentite che scriveva Elisabetta Foppa proprietaria di una casa a San Salvador data a Zaccaria di Lanzi Barbiere “All’Insegna della Rioda”, e padrona di: “dieci quadri grandi e piccoli con soàze d’oro, d’ebano e d’argento, zògie e un’altra zògia de la Passion dipinta, e di un Cristo in croxe … di uno scrigno di noghèra con dentro piròni d’argento n° 16 e scullèri n°10 […]”… Voleva essere sepolta nella Casa de le Citelle della Giudecca, nella sua arca personale, da sola, sotto al suo altare … e per far anche questo lasciò detto: “Lascio alle Citelle campi 15 a Campo Nogara chiamati li Arzerini, con casa di muro … altri campi 40incirca chiamati i Pra Bassi tutti a Campo Nogara … Lasso aggravio a dette Citelle di pagare una Mansioneria di Messe di ducati 25 all’anno … Voglio che dopo la mia morte sia venduta la mia casa dominicale a Campo Nogara con tutto ciò che è nella conferenza di detta casa … Siano fatte quattro parti di credo cinquemila ducati per parte: due parti alla Casa de le Citelle con l’obbligo d’investirli per monacar o maritar dette fiole …” e … “Obbligo dette fie tutte (le Zitelle) de dir una Corona ogni anno in perpetuo sopra la nostra arca ove sarò sepolta in perpetuo … Voglio che Madonna dia ducati tre all’anno alle fie che canteranno tre Messe al mio altar i tre giorni che sarà sepolti i nostri tre corpi … Co i tòrzi impissà e le candele agli altari fino a che sarà cantà la Messa […] Lascio portacere per ducati otto all’anno acciò sia impisà su la nostra arca li tòrzi il giorno de li Morti …”

Grande e tosta la Signora Foppa !


Di nuovo nel 1647, Alberto Gozzidepositò un capitale “per doti maritali a cinque Ospiti delle Zitelle” ... ed è molto interessante ricordare poi il testamento curiosissimo del Mercante Jacopo Galli morto nel 1649, possessore della Bottega “Alla Campana” in Merceria di San Salvador ... In morte il Mercante lasciò 4.000 ducati a Girolamo Orlandoni suo Travasadore da Olio; 6.000 ducati aMaria “serva de casa”; una “rosetta di diamanti” con 24 grani legata in oro e tutti i quadri che possedeva in casa a Giulio Soderini: Massaro all’Officio del Sale “et compare amorevolissimo”; la sua casa in Contrada di Santa Maria Formosa a Castello vicino al Ponte dell’Anzolo al suo Avvocato: Tommaso Zanfonari. Dispose inoltre che entro 10 anni dopo la sua morte tutto il suo capitale di 100.000 ducati con gli utili della bottega venissero convertiti in contanti e “l’azienda” venduta a Martin Moscheni che già la gestiva a patto di mantenerne l’insegna. Due quinti del ricavato saranno suoi, il resto a Giacometo quondam Gabriel Dada ... E ancora: nel 1660 con i consistenti denari lasciati dal Mercante si giunse a redigere il contratto che permetteva l’esecuzione della facciata della Chiesa-Convento di San Salvador come monumento commemorativo dello stesso Cittadino e Mercante, che pur non essendo Nobile, ma solo semplice Cittadino Veneziano, cioè di classe subalterna, lasciò per testamento ingenti somme a molteplici Istituzioni Veneziane. Vennero consegnati dall’esecutore testamentario Marino Moscheni: 60.000 ducati per San Salvador, e altri 30.000 ducati furono messi a disposizione per costruire anche la facciata della Scuola Grande di San Teodoro, e altri 30.000 ducati per edificare la facciata dell’Hospedale di San Lazzaro dei Mendicanti nei pressi di San Giovanni e Paolo.

Il Mercante Jacopo Galli era preso da una vera e propria mania di procurarsi e garantirsi la Salvezza Eterna provando a ridursi la almeno la permanenza in Purgatorio… Chissà che aveva combinato in vita sua per avere così grande angoscia d’essere perdonato ?


Per quello stesso scopo dispose anche di far celebrare sempre in San Salvador: due Messe quotidiane e un Anniversario da 4.000 ducati in suo suffragio, ed un altro simile da 4.000 ducati anche ai Santi Giovanni e Paolo per lo stesso motivo, e due ulteriori Mansionerie di Messe da 2.000 ducati ciascuna vennero istituite anche presso le Convertite della Giudecca alle quali lasciò anche ulteriori 6.000 ducati per una recita quotidiana di un De Profundis ... Non fece mancare ancora il pagamento di un’altra Mansioneria quotidiana da 2.000 ducati presso la Casa di Santa Teresa nei pressi di Santa Marta, e una Mansioneria quotidiana da 2.000 ducati venne data a San Lazzaro dei Mendicanti, e un’ultima Mansioneria quotidiana da 3.000 ducati alla chiesa parrocchiale della Contrada di San Stae.


Come non bastasse, lasciò anche alla Schola del Santissimo di San Salvador: un premio di 4.000 ducati a condizione che amministrasse e  investisse 20.000 ducati in 4 anni per il matrimonio di 40 ragazze; donasse: 20.000 ducati per la Conversione al Cattolicesimo degli infedeli; altri 20.000 ducati per il Riscatto ogni anno di alcuni prigionieri; 20.000 ducati ai Poveri; 10.000 per liberare altri Schiavi; 4.000 ducati ai Cappuccini del Redentore riservati all’acquisto di libri; 6.000 ducati al Convento delle Monache Francescane del Santo Sepolcro sulla Riva degli Schiavoni; 10.000 ducati alle Orfane di Santa Teresa; ed infine: eccolo qua, lasciò 6.000 ducati anche alle Zitelle della Giudecca.

Per sedici anni fin dal 1655 la Nobildonna Moceniga Mocenigo di quondam Alvise della Contrada di San Samuel fu Governatrice e Benefattrice del Pio Istituto Casa delle Zitelle della Giudecca ... Non fu l’unica donna tutta dedita alla causa del Pio Loco delle Zitelle: ce ne furono diverse, tante: molte delle quali entrarono bambine nell’Istituto, poi divennero Maestre e Coadiutrici rimanendovi “a vita” al suo interno … la NobilDonna Elena Pisana si trovava a vivere alle Zitelle da undici anni, Donna Laura Zorzi vi stava da 20 anni, Anna Renier era Maestra alle Zitelle da 50 anni, come la cinquantenne Lucietta Beneti che era là da 40 anni, Isabella Rizzati: Maestro da 38 anni, Anna Spagnola residente alle Zitelle come Maestra da 37 anni, Lugrezia Bianchi da 35 anni, Oliva Boladidi anni 45 alle Zitelle da 29 anni, la trentaquatrenne Fiorina Rossida 25 anni, e Cattarina Benzoni di 39 anni stava da 26 anni alle Zitelle come Sagrestana della chiesola, over Oratorio superiore … e via così.

Nel 1671 a 80 circa, la Moceniga e si preoccupava ancora d’abbellire ulteriormente la chiesa “ancora povera d’arredi”, per la quale aveva già commissionato al pittore di Lucca Pietro Ricchi: “un quadro grande, e due più piccioli, et altri posti in chiesa”, cioè il grande quadro della Natività della Vergine” dove si era fatta ritrarre pomposa e adornata di gioielli ... L’anno seguente: “… avendo la NobilDonna Moceniga Mocenigo investiti in Zecca un capitale di 2750 ducati, disponeva in atti del Notaio Mario Piccino che i pro di esso capitale dopo la morte sua venisse corrisposto alla Pia Casa delle Zitelle.”… Tre anni dopo aggiunse: “Lascio che li migliori miei quadri siano messi nella chiesola et anco il secchiello d’argento ... Segue la nota di quello che ho dato a lascito al Pio Loco delle Citelle: prima un cesendello grande d’argento, et uno detto di latòn tutti e due per il Santissimo. Due cesendelli grandi di ltòn con su candele d’ato al basso per altri due altari, otto candelieri grandi d’argento alti per altar, un quadro grande e due piccoli, et altri posti in chiesa; fatto fabbricare la Sacrestia nella forma che si vede, e fatto càmisi, quadri, scabèli, scagni, armeri e quello che occorreva tutto di mia scarsèla … Due camere fornite di cuori, cioè quella ove io dormivo, et quella appresso, un fornimento di Zambellotti paonazzi da basso ove sta la Priora; veri par tutti li claustri, et scuri et anco par la mia camera … et di più socorreva a tutti li bisogni con la mia borsa del medesimo luoco in summa considerabile de ducati in dieci in undecimila.”… Poi curiosamente, non si sa perché, forse per dei dissapori con i Governatori delle Zitelle, la Nobile Matrona Veneziana un anno prima della sua morte del 1576 fece redigere un nuovo testamento a favore di nipoti e parenti revocando ogni disposizione precedente a favore delle Zitelle per le quali disse di aver già ampiamente provveduto più volte in maniera generosa oltremisura.

A causa di tutti quei lasciti vari, nel 1661 le Zitelle possedevano una rendita annuale di 112 ducati da immobili siti in Venezia, insieme al patrimonio di un fondo di 8 campi dato in affitto in Visnà di Coneglianoche Lucietta Cecchini donò alle Zitelle per il loro mantenimento.

Secondo il“Forestiero Illuminato intorno alle cose più rare e curiose antiche e moderne della città di Venezia e delle isole circonvicine.”: “Nella Casa di Protezione delle Zitelle in numero di almeno 200 povere fanciulle orfane, sbandate, e squattrinate senza dote vengono ospitate, nutrite, vestite e formate col proposito di fornire loro un’occasione di matrimonio o di monacarsi “a buon prezzo”, o perlomeno di collocarsi “a servizio” presso qualche Casa Nobiliare … Viene loro insegnato oltre a farsi belle e agghindarsi, anche l’esercizio della “Buona Virtù”, ed educate a cantare, leggere e far qualche conto, e rese provette a cucinare e in ogni attività di quotidiana economia domestica, oltre che rese abili a cucire e nel lavoro-mestiere del merletto “a punto in aria” … Un “fornimento accreditatissimo” de quali ascende a volta alla somma di 400 e più Zecchini.”
I manufatti prodotti dalle “maestranze da merli d’oro” realizzati alle Zitelle della Giudecca erano molto richiesti dai Nobili Patrizi e dai Governanti Veneziani e Foresti, anche perché lavorati con raffinatezza e con materiale di lusso o prezioso com’erano appunto l’oro e l’argento … Quotidianamente si assegnava alle ragazze un “lavoro ad ago” da eseguire fornendo loro una “tasca”(sacchetto) contenente il filo necessario al lavoro della giornata ... Bartolomeo Cargnoni Merciaio “All’insegna dello Struzzo” grande benefattore dell’Ospedaletto, delle Penitenti e della Casa delle Zitellecommerciava anche in stoffe e merletti prodotti dalle Citelleservendo Cardinali e Principi: a due fanciulle delle Zitelle venne affidata l’esecuzione di un collare per Re Luigi XIV composto di capelli bianchi, che indossò il giorno della sua incoronazione.



Nel 1660 Angela Adorni Sbardellini“era Priora dell’Ospizio Pia Casa delle Cittelle et insigne sua benefatrice ... Morse de anni 77 a di 25 febraro 1717 M.V.”… Agiata di famiglia, sposò giovanissima GiovanMaria Sbardellini che però morì a Spalato dopo appena dieci anni di matrimonio lasciandola con un figlio. Rientrata a Venezia, decise di ritirarsi in ritiro volontario alle Zitelle diventando Coadiutrice... Nel 1709, ormai avanzata d’età, venne eletta Priora su proposta delle Protettrici che la ritenevano capace di tale impegno … Alla sua morte lasciò tutti i suoi beni all’Istituto.

Fra 1600 e 1700 il numero delle Zitelle presenti nella struttura era altalenante fra 160 e 250 … Continuarono le donazioni e i lasciti a suo favore: nel 1690 le Zitelle ricevettero 100 ducati come gli altri Ospedali Maggiori Cittadini e come le Monache di Santa Chiara e le Convertite della Giudecca dal Doge e Ammiraglio Francesco Morosini del Ramo di Santo Stefano sepolto in Santo Stefano per il quale vennero celebrate 6.000 Messe in 3 mesi !!! ... Nello stesso anno Elena Avogadro quondam Domenico Maestra della Pia Casa delle Zitelle lasciò preziosi e quadri allo stesso Istituto … Nel 1702 Antonio Michieli quondam Marco Governatore delle Zitelle lasciò le rendite della sua “Bottega da colori”sita in Contrada di San Bartolomio, e la sua casa in quella di San Giovanni Crisostomo con quadri, mobili, preziosi, monete ed oselle … Sei anni dopo ancora: Elisabetta Querini quondam Polo vedova del Doge Silvestro Valier e Governatrice delle Zitelle donò all’Istituto 10 case site in Contrada di Santa Maria Nova in Calle della Testa da utilizzare come abitazioni delle Zitelle uscite dalla Pia Casa, diede disposizioni per consegnare premi della Dottrina Cristiana alle Zitelle, e per collocare un suo ritratto nella stanza dove si radunava la Congregazione.

I membri della Famiglia Giovannelli provenienti dal Bergamasco, diventati Patrizi Veneti nel 1668 sborsando 100.000 ducati d’oro alla Serenissima, erano famosi oltre che per il valore militare di alcuni loro personaggi, anche per le proprietà terriere e minerarie che possedevano, per i vasti commerci di tessuti che intrattenevano, per le loro committenze artistiche, e per il ruolo di Benefattori della parte più fragile di Venezia ... Fra loro merita memoria il Conte Giovan Benedetto Giovanelli del Ramo di San Stinfratello di Giovan Paolo (Governatore dell’Ospedale dei Derelitti dove nel 1717 fece accogliere fra le “Putte da Coro”: la tredicenne Cecilia Guardi sorella di Antonio e Francesco rimasta orfana di padre che finì col fuggire col pittore Giovan Battista Tiepolo che alla fine sposò): che oltre ad essere fra i principali committenti dei pittori della famiglia Guardi(Domenico, Antonio e Francesco). Nel suo palazzo esisteva una collezione di almeno 135 opere realizzate anche da artisti Fiamminghi e Nordici, che nel giro di soli tre anni dopo la sua morte si ridusse a sole 87 … Fra l’altro Giovan Benedetto Giovannelli fu anche Governatore e Benefattore della Pia Casa delle Zitelle lasciando all’Istituto con testamento del 1732 un cospicuo legato di circa 10.000 ducati con l’obbligo per la Congregazione delle Zitelle di scegliere un valido pittore a cui affidare il controllo inventariale triennale della ricca collezione d’opere d’Arte realizzata alle Zitelle.



Nel 1732 Jseppo Cagnana quondam Vincenzo lasciò una Mansioneria e diversi legati ai 6 Luoghi Pii in cui era stato Governatore fra cui Zitelle e Catecumeni ... Due anni dopo: Vitoria Galilei ospite alle Zitelle ereditò i beni di sua sorella Angela uccisa dal marito durante il Carnevale di quello stesso anno … Circa le Zitelle si legge del maggio 1736: “Essendo per Iddio grazia provveduto l’Altari della nuova chiesa di sufficienti candelabri e lampade d’argento di conveniente decoro a riserva di quello dedicato a San Carlo a cui manca la sola lampada che servirebbe nelli giorni festivi … attrovandosi nella Pia Casa un pàro di candelabri da tavola antichi con alcune posate da tavola il tutto d’argento, come spiega negli inventari, che si potrebbero convertire in una lampada dello stesso altare …”

C’era abbondanza insomma alle Zitelle: un ambiente ricco, arredato, tutelato, che funzionava egregiamente perseguendo il suo scopo … Sono del 1738:“Le Costituzione della Casa delle Citelle di Venezia eretta e fondata sotto il titolo della Presentazione della Madonna” redatte in dieci parti, e stampate e pubblicate da Giovanni Radici “con licenza de Superiori”.



Faceva scrivere laNobile Regina Nani sul suo testamento il 06 febbraio 1733: “Volendo io Regina Nani quondam Giobatta, signora delle mie facoltà sino a che lode a Dio mi trovo sana di mente e sensi … Voglio esser sepolta senza pompa alcuna ma con quella moderazione che parerà al mio infrascritto erede, et subito seguita la mia morte mi siano fatte celebrare Messe numero cento in suffragio dell’Anima mia … Istituisco erede di tutta la mia facoltà il Pio Luogo delle Citelle di questa città con obbligo di pagarli legati infrascritti dichiarando attrovasi a mio credito un capital di ducati quattro mille investiti nell’Ospedale de’ Mendicanti di questa città, e più attrovasi presso di me zecchino ottocento oltre le mie gioie, mobili et argenti … Voglio dunque che esso Pio Luogo mio erede soddisfi e paghi li legati infrascritti che ordino come segue …”

Nel 1740 la rendita annuale delle Zitelle da immobili siti in Venezia salì a 187 ducati … Ancora verso la metà del 1700 la Serenissima continuava a sovvenzionare il Pio Loco de le Zitelle come gli altri Istituti Cittadini: “Nuova distribuzione d’acqua secondo i regolativi della precedente del 1654: alli 4 Ospedali burchi 8; alle Convertite; alle Capucine della Grazia; alle Monache del Gesu’ e Maria;  alli Miracoli: 2 burci; alli Capuccini, alli Riformati; al Soccorso; alle Citelle; alli Catecumeni; alla Croxe di questa città; alle Eremite; a Santa Maria Mazor; alle Penitenti de San Job: 1 burcio d’acqua …”
Dalle Curiosità Veneziane del Tassini si evince che il 25 luglio 1764: “Sviluppasi un grave incendio alle Zitelle acceso da una figlia di Baldassarre Pasqualigo, non Patrizio, inviperita per dilazioni del promessole matrimonio.” Verità era che la ribellione era data non tanto dal fatto di potersi liberare dalla vita claustrale nel Pio Istituto, quanto più dal fatto che il possibile sposo-pretendente era un Nobile d’origine Greca piuttosto anziano, e inoltre violento e dedito ad ubriacarsi.

Nel 1778 il Piovano Calzavara di Sant’Eufemia della Giudecca era fra i Governatori delle Zitelle… Nel 1792 perfino il Patriarca di Aquileia Giovanni Grimaniistituì un vitalizio e una specifica dote per una putta povera collocata alle Zitelle … Cinque anni dopo la vecchia nave di primo rango Vittoriaancorata davanti alle Zitelle venne venduta dai francesi al Capitano mercantile Francesco Pomello per 42.000 lire venete, ma dopo aver intascato il denaro i Francesi la resero inservibile tagliandole le aste da prua a poppa a livello dell’acqua. Non rimase che affondarla subendo i danni ... Nel 1798 Maddalena Cubai Maestra alle Zitelle lasciò diversi oggetti d’uso e diversi preziosi all’Istituto per il quale aveva lavorato per tutta la vita.

Giunsero poi gli anni stranissimi del 1800 alle Zitelle di Venezia: l’onore e il buon nome dell’istituto, la bella figura e l’ostentazione d’ordine ed efficienza venivano messi prima della cura reale e dell’assistenza concreta alle fanciulle: “Valevano di più il bell’apparire, il rispetto e l’osservanza delle Regole, dei principi e dell’Autorità costituita considerata spesso infallibile ... Tutto il resto era considerato secondario: cose basse, esigenze da basso volgo che potevano benissimo aspettare ...”

Il secolo 1800 iniziò il 10 maggio pomeriggio con la visita di Pio VII neoeletto Papa a San Giorgio Maggiore di Venezia proprio alle Zitelle ... Il nuovo Papa venne ricevuto sulla Riva delle Zitelle dai Preti addetti alla chiesa, e dalle diverse Deputazioni del Pio Luogo che vennero ammesse nel Conservatorio al “Bacio del Sommo Piede” insieme a varie Dame e Signore Veneziane... Il Pontefice poi venne ricevuto all’interno dell’Istituto dalle Nobili Governatrici, dalla Priora e dalle stesse “fanciulle Zitelle” che furono privilegiate e rese partecipi dello stesso alto gesto del“Bacio del Sommo Piede Pontificio”.
Quattro anni dopo: Cubai Carolina “cieca a nativitate” e ospite delle Zitelle lasciò legati allo stesso Istituto due orecchini per ornamento della Madonna del Coro dei Morti delle Zitelle ... Il 18 giugno 1807 con Decreto Italico si tolse l’autonomia all’Istituto delle Zitelle riformandolo e fondendolo con le Carampanee le Donzelle Pericolanti: passò sotto la direzione della Pubblica Congregazione Cittadina di Carità ... Dei 217.000 ducati investiti dal Pio Loco delle Zitelle nei Pubblici Uffici, se n’erano già sfruttati 7.000, e non si recuperò che la minima parte parecchi anni dopo.

Col gran ribaltamento napoleonico arrivò nella chiesa delle Zitelle la grande statua della Madonna del Rosario che troneggia curiosa nella prima cappella a sinistra. Sapete da dove proviene ?… E’ la Madonna della Scola di San Nicolò dei Marineri di Castello… Quella posta sull’“altaròn grando” dedicato a Messer Gesù Cristo voluto, finanziato e costruito dalla Schola di San Nicolò dei Marineri di Castello… Forse finì negli ambienti delle Zitelle perché lì avevano sede due Schole d’Arti e Mestiere della Giudecca, cioè la Schola di San Marziale dei Saonèri dell’Isola della Giudecca dove ancora nel 1773 erano attive ben 7 fabbriche di sapone, e la Schola di San Cristoforo dei Marinèri e Naviganti... Ecco forse spiegato il perché del trasloco di quella Madonna dalla demolita chiesa di San Nicolò di Castello.
Nell’ “Almanacco per le Provincie soggette al Regio Governo Veneto per l’anno 1826.” stampato presso Giuseppe Gattei Tipografo dell’Eccellentissimo Governo, si elencano curiosamente oltre alle notizie astronomiche e cronologiche, le fasi lunari correlate ai Santi del Calendario, le differenze delle ere, le feste, i mercati e le fiere, la genealogia dell’Autorità della Casa d’Austria Regnante anche i Dicasteri e Consigli Aulici, i Tribunali Supremi di Giustizia e Censura e gli Istituti e Pii Collegi d’Educazione di Venezia: il Regio Convitto e Liceo, il Collegio de Martiis in Venezia, il Collegio di Santa Caterina e l’Istituto delle Scuole Pie di Chioggia“… dove si raccolgono ogni sera circa 300 fanciulli della classe più misera che non possono intervenire alle Scuole Elementari del giorno, per apprendere il leggere, lo scrivere ed i rudimenti dell'aritmetica”, il Collegio delle Salesiane in Venezia a San Giuseppe: “… dove le educande convivono nel chiostro, e sono accolte soltanto fanciulle di una civile condizione per ricevere un’educazione compita imparando: Disegno di Calligrafia, Stile Epistolare, Geografia, Sfera, Aritmetica, Lettura e Grammatica Italiana, Grammatica Francese e Tedesca, Pianoforte, Lavoro di Ricamo, Traforo e Mendatura di camicie e calze e Dottrina.”, il Collegio delle Concette di Venezia agli Ognissanti con 24 educande, il Collegio Femminile delleTerese all’Anzolo Raffael con 45 educande, il Collegio di Santa Lucia a Cannaregio con 50 educande, il Collegio delle Scuole di Carità dei Padri Cavanis alle Eremite di San Trovaso con 17 fanciulle conviventi e 100 alunne esterne allo stabilimento ammesse per carità, e il Collegio delle Zitelle alla Giudecca: “Conservatorio Istituto che mantenendo l'antico instituto forma l'Orfanotrofio Femminile accogliendo oltre a centoottanta donzelle che non hanno mezzi propri per essere civilmente educate. Sono mantenute, educate e dirette dalla Signora Regina Alessandri, e collocate poscia ove s'apra l'opportunità in matrimonio”.


Nel 1830 il Governo Austriacoa causa anche di un notevole incremento delle spese per il mantenimento del personale amministrativo a cui si dimezzò lo stipendio, si giunse ad unificare da una parte la Direzione degli Orfani dei Gesuati, le Orfane delle Terese, e le ex Prostitute delle Penitenti(unico ente con bilancio attivo) affidandole al Direttore Venier con stipendio inalterato di 3.000 Lire; e dall’altra parte i Catecumeni(peggiore Istituto di difficile gestione con numerose servitù e passività), le Zitelle e la Ca’ di Dio affidandoli al Direttore Conte Memmo con stipendio di 2.100 Lire diminuito da 2.400 Lire … Il tutto avvenne per una spesa complessiva di 16.900 Lire risparmiando 8.000 Lire ... Le “fanciulle” ospiti alle Zitelle erano 180: al 01 ottobre dello stesso anno più di un terzo delle “ricoverate” aveva un’età superiore ai 24 anni in quanto fin dai tempi del “regime francese”erano rimaste come “ospiti perpetue” non essendo più Zitelle-ragazzine. Il Viceré ne ordinò il licenziamento riducendone il numero da 180 a 60 eccetto le Maestre, disponendo che per l’avvenire le “ricoverate”dovevano avere al massimo 20 anni (poi spostato a 24 anni) ... L’Istituto comunque fu invitato a “scaricare le ospiti” e non accoglierne di nuove.
L’anno seguente il Pio Istituto delle Zitelle aveva: Priora, SottoPriora, Preposte e Maestre e “ricoverate”di numero imprecisato divise per classi, e coadiuvate da un Cappellano-Confessorecon obbligo di Messa sabato e festivi: “… le forniture sono ad appalto e le ragazze non rare volte mancano del necessario ... Ricevono 4 once di riso e mezza libbra di carne cruda dalla quale levando le ossa resta pochissimo ed è molte volte cattiva … la Priora fa quel che può … il Direttore non viene mai perché la casa secondo la Priora va bene.” Nel consuntivo economico delle Zitelle risultava un attivo di cassa di 5.294,20 Lire che permetteva così al Comune di Venezia la riduzione del Sussidio di 37.892 lire ... Il Direttore Memmo propose di dare 500 Lire di “dote”alle “fanciulle” che fossero state disposte a lasciare volontariamente l’Istituto recandosi a vivere presso parenti verso i quali furono concessi sempre più frequenti permessi di visita: “Nell’aria che si respira alle Zitelle c’era ormai la preoccupazione di perdere il Conservatorio.”

Nel 1836 a causa del “piano di sortita” attuato dal Governo Austriaco“le ospiti”delle Zitelle diventarono 60 ... Tre anni dopo, la Priora orgogliosissima riferì al Patriarca Jacopo Monico la scaletta quotidiana della vita delle ragazze dell’Istituto che veniva scandita quasi con cadenza di tipo Monastico: “Alle 06,30 del mattino: levata; alle 07.00 lunghe orazioni, e dopo breve pausa per riordino stanza: Messa, e poi in Paneteria a lavorare il pane ... Quindi Salmi Penitenziali e orazioni varie insieme al lavoro fino alle 11,30; prima del pranzo si recita obbligatoriamente l’Ufficio della Madonna e le Litanie, mentre durante il pranzo si legge il Vangelo del giorno, e alla fine si recitano 3 De Profundis ... Dopo un’ora di ricreazione, c’è la Scuola di Grammatica e Aritmetica, e poi ancora preghiere: il Rosario, il Mattutino e la Perdonanza al Santissimo; alle 19.00 si cena, e poi a letto o al lavoro fino alle  21,30 … Di domenica si partecipa a 2 Messe, e si fanno Devozioni Particolari durante le feste ...”
Il Patriarca conservatore e filoAustriacante di origine Trevigiana, membro dell'Accademia dei Filoglotti di Castelfranco Venetoche consociava aristocratici, borghesi, Sindaci e Arcipreti,si dichiarò ampiamente soddisfatto di quel modo di procedere dentro al Pio Istituto delle Zitelle della Giudecca.
Nel 1842, invece, l’Arciduca Ranieri in visita alle Zitelle: “… rimarcò l’inconvenienza della mancanza di uno spazio opportuno nel quale le ricoverate possano muoversi e respirare aria libera.”, perciò il Governatore delle Zitelle si mise in moto per procurare “un orto di sollievo”per le 58 Orfane-Educande ospitate … Nella “Venezia e le sue Lagune” realizzata da una Commissione del Comune di Veneziapresieduta dal Conte Giovanni Correr per un convegno internazionale di Scienziati a Venezia, e pubblicata presso lo Stabilimento Antonelli nel 1847 si legge fra le mille altre cose: “… La Congregazione degli Uomini accudiva all'amministrazione, quella delle donne all'accettazione ed educazione delle Zitelle, che riuscivano eccellenti nei lavori muliebri, e specialmente in quello dei pizzi detti di Venezia ... Nel 1796 la pia casa possedeva, investito nella zecca, un capitale di più che dugentomila ducati, ed accoglieva sessanta individui ... Nel 1807 vennero concentrate in questo Conservatorio le Orfane più giovani di vari altri istituti, sicchè il numero delle ricoverate si fece molto maggiore; e nel 1812 toccò la cifra di 180, che fu dichiarato non potesse essere ecceduta. Ma siccome le rendite dello stabilimento non bastavano a sopperire le spese, considerato come istituzione comunale, fu sussidiato dalla città fino al 1830, in cui si prescrisse che avesse a mantenersi colle sole proprie rendite, risultante dalle rimanenze dell'antico patrimonio, riducendo il numero delle ricoverate a sessanta. Esse vennero gradualmente diminuite, e devono uscire dallo stabilimento tostochè abbiano compiuto gli anni ventiquattro; avendo ricevuto quella educazione che le renda atte a procacciarsi onorevolmente il sostentamento (...) La Pietà, gli Orfanotrofi, le Zitelle, l'istituto Manin accolgono individui che sono abbandonati dalle famiglie, le quali dovrebbero prenderne cura, oppure appartengono a parenti che non vogliono, o non possono provvedere alla loro morale e fisica educazione. Queste istituzioni costituiscono come altrettante famiglie che s'industriano ad abilitarli, acciocchè divengano utili membri della civile convivenza.”


Nelle tristi statistiche riguardanti le Zitelle negli anni 1851-1857, ne esiste una di curiosa che fa notare come nell’Istituto morisse di media un’Orfana-Zitella ogni anno ... La cura-gestione delle Orfanelle passava di mano in mano: nel 1852 Madre Rachele Guardini succedendo alle Ancelle della Carità divenne nuova Direttrice delle oltre 60 “Zitelle”coadiuvata da 4 Suore Dorotee Maestre… Nel 1896 le “Zitelle”presenti diventarono 33, e 29 l’anno seguente: quando a fine anno il patrimonio netto dell’Istituto ammontava a Lire 1.089.545,65.

All’inizio del 1900 le “Zitelle” presenti tornarono ad essere 146: la cura delle “ragazze” venne affidata alle Suore del Caburlottoche sostituirono le Dame Venete ... Giunta la Prima Guerra Mondiale, nel settembre 1917: 52 ragazze e 8 Suore delle Zitelle partirono per Patrica vicino a Roma “per trovare calma e serenità” ... Nel febbraio dell’anno seguente due bombe esplosive caddero nel Canale della Giudecca proprio fra le Zitelle e San Giovanni danneggiando le case vicine alla fondamenta ... Un’altra bomba cadde più avanti nel Canale della Giudecca: davanti al Molino Stuky ... Terminata la Guerra si concentrarono alle Zitelle i due Orfanatrofi Femminili del Sestiere di Dorsoduro: cioè le Terese di Santa Marta e il Maninospitato nell’ex Convento di San Sebastiano ... Dopo la Seconda Guerra Mondiale, invece, si concentrarono alle Zitelle anche le donne delle Penitenti di San Giobbe, e tutto nel 1959 assunse il nome di Istituto Educativo Femminile di Santa Maria della Presentazione della Giudecca.


Ancora nel 1958 si parlava di 145 “Educande” ospitate alle ex Zitelle, mentre tre anni dopo si attestava che le “Allieve”erano 150 ... Circa dieci anni dopo i fabbricati delle Zitelle vennero adibiti quasi del tutto a Scuola Media Statale, mentre nel 1972 le ultime “ragazze Zitelle” vennero sistemate a Campalto di Mestre in Terraferma adibendo gli ambienti della Giudecca a Scuola Artigianale per Portatori di Handicapp… e si era nel 1980 ... Nel 2000, infine, è cessato tutto e non è rimasto più niente.


Si dice solo che ogni tanto nei corridoi dell’Antico Pio Loco delle Zitelle, negli stanzoni deserti, sulle scale, e fin sulle balaustre affacciate sull’interno della chiesa, riecheggi l’eco di uno scalpicciare leggero di una delle antiche “donzelle” mai vista, che però continua a vagare lamentosa in quei posti rincorrendo ancora speranzosa il sogno della sua felicità mai raggiunta.

Oggi l’antico Collegio delle Zitelle della Giudecca dopo essere rimasto a lungo desolato e deruto è diventato proprietà del Centro Servizi I.R.E. di Venezia. L’intero complesso è stato accuratamente restaurato e riconvertito in Palladio Hotel S.P.A.(dependance del celebre Hotel Bauer di San Marco), cioè in un lussuoso albergo prospiciente da una parte sul Canale della Giudecca, e dall’altra sugli orti, il giardino e la vigna affacciati sulla Laguna Sud. Sempre sul margine estremo della stessa area si è realizzata anche una Casa di Riposo per anziani non autosufficienti dove alcuni Veneziani che se lo possono permettere vanno a terminare “bene o male” i propri giorni affacciati su un panorama mozzafiato che però non sanno vedere, riconoscere, né gustare ... La chiesa delle Zitelle, sebbene restaurata, appare un po’ malridotta, malinconica e desueta quando viene aperta di rado per permettere sporadiche visite guidate di pochi fortunati, o nelle Giornate Annuali del F.A.I. o di ArtNight… Beh ? … Meglio che niente.




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