#unacuriositàvenezianapervolta 203
“A VENEZIA: SI … NELLA SACRESTIA DI SAN MARCO ... E ALTRO ANCORA.”
Vi è mai capitato di recarvi dietro casa e di provare la sensazione di non essere mai stati in quel luogo ? … Eppure abitate lì da sempre … A Venezia può accadere anche questo, la nostra città sa ogni volta accendere senza fine la meraviglia e lo stupore se qualcuno sa essere curioso e ha occhi per riuscire a vedere … A volte finisci per scoprire e riscoprire cose, luoghi e situazioni, una specie di retrogusto pregno di bellezza, storia e contenuti che mai avresti immaginato di scoprire … Venezia è Venezia.
E’ un peccato però che alcune cose Veneziane belle si finisca quasi per fantasticarle in quanto sono nascoste dentro a luoghi inaccessibili, e visibili solo in qualche lussuosa edizione patinata riservata a pochi ... Certi posti e certe cose finiscono quasi per diventare leggenda.
Viceversa è una fortuna che ogni tanto la Biennale, o qualche “generosa e munifica” organizzazione o Banca ci permettano di accedere “a buttàr un òcio” e godere per un attimo di certi luoghi, palazzi e vecchie chiese dimenticate “che non si sa” ... Dov’era, che era e che fine ha fatto il Gallo di Rialto, ad esempio ? … e la Cripta di San Giovanni Elemosinario ? … C’è o no c’è ? … E se c’è: com’è, che conserva, che storia ha ? … Boh ? … Chi lo sa ? … E chi si ricorda, andando un po’ a caso, di aver visto ultimamente l’interno di San Giovanni Novo ? … o quello di Sant’Aponal, o di Spirito Santo alle Zattere ? … Da quant’è che non mettete piede dentro a Santa Maria Materdomini ? … E chi ha mai visto certe altre “cose piccole”, che piccole e da poco affatto non sono, ma sono parte integrante dell’immane patrimonio che esiste qui a Venezia ? … Sono nascoste … tabù, neanche sappiamo che ci sono a volte … Ma sono là in realtà, e soprattutto sarebbero incredibilmente nostre … di tutti ... Patrimonio comune.
Eh ! Eh ? … Direbbe subito qualcuno … Cose proprio“di tutti”: no … Sono beni dello Stato e della Chiesa semmai … Non di tutti.
E, invece, insisto: no … Sarebbero cose nostre, di tutti … Anche se è vero che questa storia assomiglia molto al giochetto che fanno le banche con i nostri soldi: sono nostri, è vero, ma li gestiscono loro, e finiscono per essere praticamente loro, tanto è vero che ne fanno ciò che vogliono, e sembra quasi che li importuniamo se ci presentiamo a chiedere di usufruire di quanto è tecnicamente nostro.
Tanti luoghi e cose belle e preziose di Venezia sono in realtà beni preziosissimi spesso donati, prestati o lasciati alla Chiesa in favore dei poveri, per la “casa di tutti” e il bene comune di tutti i Veneziani … Non sono beni dati a proprio comodo, o inventati e messi in piedi dal nulla, e per la singolare estrosità e sensibilità di qualche Abate, Badessa o Piovano che ha ricevuto soldi, oggetti, disposizioni, legati e immobili in nome della “Devotio” e in cambio di garanzie diPerdono e Salvezza Eterna… Folle di Veneziani per secoli si sono privati a volte del poco che avevano per contribuire e darlo alla Chiesa e ai poveri, e per rendere certi posti più ricchi e belli in quanto “casa di tutti”: luogo in cui si riconoscevano fino a metterci del proprio ... Chiesa, Conventi, Schole, Luoghi Pii e Monasteri hanno ricevuto dai Veneziani nel tempo una miniera di denaro, lasciti e donazioni: sono di tutti quindi …No ? … o è stato tutto uno scherzetto, una burla, promesse vacue ?
Dopo lo so com’è la realtà … Stato e Chiesa a braccetto ridono di questo mio discorso, e dicono all’unisono: è tutto mio … Non se ne parla. E quindi a noi comuni morali non rimane che aspettare che “bontà loro”ci concedano, magari a pagamento, e se non li disturba troppo, di metter naso e piede dentro a ciò che sarebbe nostro.
Però adesso basta con questi discorsi inutili, e facciamo un bel esempio pratico … Uno preso a caso fra la miriade delle bellezze nascoste Veneziane che ci attorniano spesso a nostra insaputa.
Le tarsie lignee degli armadi della Sacrestia della ex Basilica Dogale e ora Basilica Patriarcale di San Marco.
Che roba è ? … Osservate un po’ le foto che allego, e di sicuro capirete.
La Basilica di San Marco ! … Quanti ricordi che emergono nella mia mente ! … tanti … troppi forse …
Chi non ha vissuto come me per anni nel Seminario dei Preti di Venezia, non sa e non potrà mai capire del tutto ciò che intendo dirvi … Oggi in molte occasioni si ha una visione parecchio sofferta e sospettosa dell’ambiente Preti & Frati & Monache in generale … a ragione veduta s’intende … anche se altrettanto spesso si può finire facilmente nel pregiudizio eccessivo e gratuito. A volte sento descrivere quello stessoMicrocosmo come: cupo, bigotto, aulico, desueto, chiuso e spesso pieno di paranoie: “Gli Ecclesiastici fanno le loro cose … più o meno pulite o viziose. Sono sinceri o ipocriti, Santi e Peccatori insieme … sono come tutti: poco credibili.”
Siamo sempre là con i discorsi: sono sempre gli stessi, triti e ritriti, ormai vecchi di secoli.
Io però ho vissuto una bella esperienza in mezzo a loro, e per anni sono cresciuto con loro in tutti i sensi trovando nel Clero magagne e sporcizie, ma anche buona gente “candida”, Anime belle non solo a causa di titoli, e Uomini e Donne di Dio davvero brave persone, sensibili, intelligenti e acculturate con le quali sono stato bene.
E mi sono anche divertito non poco in quell’ambiente particolare provando emozioni a volte davvero straordinarie … Ripercorrerei, con qualche severa modifica ovviamente, quell’esperienza di vita che ho fatto … Non siamo quindi banali e troppo severi nei giudizi, e non buttiamo via, come si dice di solito: “il bambino con l’acqua sporca che lo contiene.”
Conservo piacevolissimi ricordi, che spesso e volentieri coincidono con occasioni in cui ho vissuto momenti davvero speciali saturi di autentica e vispissima goliardica allegria … Che risate ! … Certi collegiali hanno vissuto niente se messi a confronto con quanto ci è capitato di vivere a noi Seminaristi Venezianidegli anni settanta-ottanta del 1900.
Che c’entra tutto questo discorso con le tarsie degli armadi della Sacrestia di San Marco?
Seguitemi ancora un poco, e lo capirete.
Noi Seminaristi e Chiericici recavamo di frequente nella Basilica Marciana per “far servizio” durante le cerimonie col Patriarcanelle principali ricorrenze Calendariali. Il Rettore del Seminario allestiva ogni volta un vero e proprio turno di servizio con nomi e cognomi che esponeva su un’apposita bacheca … Si doveva andare: punto … E quindi si andava su e giù a piedi dal Seminario della Salutefino a San Marco compiendo il lungo giro attraverso il Ponte dell’Accademia… Sarebbe bastato prendere il traghetto: era un attimo … Ma vuoi mettere la bellezza di respirare aria libera attraversando ogni volta un bel pezzo di Venezia ! … Per noi giovani “reclusi” del Seminario era ogni volta una boccata di vita, e strada facendo ogni volta succedeva di tutto e di più … Anche l’impensabile, l’inverosimile e l’assurdo a volte per dei Chierici-Seminaristi.
C’era, ad esempio, uno dei Chierici più anziani, cioè uno dei più prossimi a diventare Prete, che si portava dietro fino a San Marco nella Notte di Pasqua delle borse piene di bottiglie di vetro, che poi regolarmente fracassava sui muri dei Palazzi Veneziani al ritorno, uscito dalle cerimonie nella Basilica di San Marco: “In segno di festa e allegria … perché era Pasqua.”ci spiegava, e: sbadabòm ! … e sbadabàm ! … fracassava tutto rumorosamente in giro spargendo cocci dappertutto e frantumando anche la quiete della silenziosa notte dei Veneziani … Non l’ho mai capito questo modo di festeggiare Pasqua.
Altra stranezza …
Sempre durante le stesse trasferte Salute-San Marco, un altro Chiericoin regolare abito da Prete entrava in certe chiesuole Veneziane, e si metteva a pestare e spegnere a mano aperta tutte le candele accese collocate sulle “rosticcerie” che si trovava davanti. Il tutto sotto gli occhi allibiti di alcune vecchiette che sostavano lì dentro a sproloquiare e passarsela … Considerava quel gesto una“rivalsa iconoclastica” e una “spedizione punitiva” contro quel mondo piccino delle donnette pseudodevote che s’assemblavano nelle chiese dopo la spesa solo per spettegolare su tutto e tutti … Un gioco stupido e dissacrante anche quello del Chierico in realtà, anche più stolto di quello delle vecchiette: ma vaglielo a spiegare ! … Era incontenibile, pareva quasi in trance in quei momenti … e le vecchiette vedendolo all’opera andavano letteralmente fuori di testa, quasi facevano l’infarto sulla panca nell’osservare quel giovane Pretino che si comportava così … Non capivano ovviamente quei suoi gesti … e a ragione … Per loro sembrava un matto mentecatto.
Provavano allora timidamente a replicare e reagire, ma si sentivano blaterare addosso, quasi assalire dal Chierico che gridava loro: “Maledette vecchiacce ! … Megere ! ... Finirete tutte all’inferno insieme alle vostre chiacchiere, le giaculatorie sgualcite, e le vostre inutili candelette !”
“Sacrilego ! … Ipocrita ! … Vergognoso !”rispondevamo le poverette sconcertate:“Andremo noi dal Patriarca a raccontargli tutto.”
Uscivamo noi, dissociandoci così da quel modo così assurdo e per niente divertente, eccessivamente goliardico … E’ andava così: storie anche queste da raccontare.
“Maledette ! … Streghe ! … Luride pùcie !”sentivamo ancora gridare il nostro“compagno Chierico” più che spiritato, o meglio: forse disinibito e spavaldamente divertito … Poi scompariva uscendo da una porta laterale della chiesola, e ce lo ritrovavamo più tardi nello stesso nostro Refettorio del Seminario: tranquillo, composto e indifferente ... Non era accaduto niente. Non se ne doveva parlare.
Fattacci ! … Visti con i miei occhi, e sentiti con i miei orecchi … Ormai tanti anni fa ... Che dirvi ? … Niente … Oggi quel exChierico è un rinomato Parroco Veneziano … Che gli prendeva quella volta ? … Boh ? ... Chissà ?
E dei poveri Gatti presi a calci dallo stesso Chierico scatenato lungo lo stesso itinerario fra la Salute e San Marco ?
E chi se lo dimentica !
Quando uscivamo da “chiuso” del Seminario spesso sembrava che si aprissero le gabbie, e che trovassero sfogo in alcuni di noi certi istinti repressi e trattenuti a stento dalle regole Seminariali … Alcuni diventavano incontrollabili … Irriconoscibili … Temibili ?
Mi chiedevo in quei frangenti: “Ma chi siamo ?”
Solo per il gusto di far dispetto agli animali miagolosi e cacciarosi che a volte disturbavano le nostri notti: sbadabàm ! … Pedatone ! … e il povero Gatto accovacciato tranquillo sul punte volava letteralmente via ! … Finchè un bel giorno al posto del classico e tipico gatto randagio Veneziano c’era, invece, accovacciato sul ponte un gatto “di casada”, di casa, con tanto di collarino … e soprattutto di padrona seduta in panchina a leggere proprio dietro l’angolo. Vi lascio immaginare la ovvia reazione della donna che si è vista volare via il Gatto colpito da quel perfido giovanotto vestito da Prete: “Maledetto gatto !”gridò lui a due passi da lei.
“Maledetto sarà lei ! Bastardo ! … Altro che San Francesco !” gli inveì contro la donna … e vi tralascio il resto che aggiunse, insieme alla minaccia di denuncia che non so se alla fine portò a compimento.
Poi si arrivava, infine, a Piazza San Marco dopo aver attraversato per l’ennesima volta in successione i bei Campi Veneziani di San Gregorio, San Vio, San Vidal, Santo Stefano, San Maurizio, Santa Maria del Giglio e San Moisè, e dopo esserci immersi nella folla eterogenea dei Veneziani e dei turisti ... In San Marco cambiava “la musica” perchè entravamo in un altro microcosmo particolarissimo e dalle atmosfere suggestive forti che era praticamente solo nostro … Lì dentro oltre all’avvicendarsi macchinoso e misterico delle grandi Liturgie Patriarcali, vivevano a tu per tu con diverse figure sacerdotali, soprattutto con quelle pittoresche dei Canonici di San Marcocon i quali dovevamo per forza consociarci per realizzare le Cerimonie in Basilica.
Fu inevitabile che diventassero gli obiettivi dei nostri lazzi, scherzi, e canzonature goliardiche … e fonte inesauribile di infinite risate: di quelle da farti venire mal di pancia alla mandibola e le lacrime agli occhi a suon di ridere ... Che volete ? … Si: c’erano le Liturgie, la Spiritualità, i Fedeli e tutto il resto … Ma c’eravamo anche noi: giovanissimi e acerbi, parecchio inconsapevoli, e con una grande voglia di vivere e divertirci semmai alle spalle di chi capitava.
“Procedamus … Si svegli Monsignore.”gli diceva tirandogli delicatamente la manica, quasi pigolando sottovoce uno fra i più servizievoli Custodi della Basilica:“E’ l’ora di andare in scena con la Messa.”L’altro attempatissimo e tutto bardato già da tempo con i paramenti“da Messa” si riscuoteva uscendo incerto dal suo mondo tutto onirico ... Dove si trovava ? … Chi era quello che lo stava scuotendo ? … Poi dopo qualche istante si riaveva e si ricomponeva ritrovando se stesso e la sua consueta verve. Quindi di rimando rispondeva.
Ogni giorno era uguale, capitava sempre così: il Canonico s’appisolava appoggiato sopra ai Banconi intarsiati della Sacrestia… quelli di cui vi vorrei parlarvi …e rimaneva lì assopito finchè il provvido Sacrestanosi avvicina gentilmente a riscuoterlo:“Vogliamo andare Monsignore ?” continuava a dirgli dolcemente il Custode stavolta prendendo il Monsignore a braccetto per il braccio tutto ricoperto da bei merletti di Burano: “ i suoi fedeli la stanno attendendo con ansia sull’Altare Monsignore … Procedamus ?”… e finalmente il Canonico si metteva in moto, e s’avviavano nel Presbiterio della Basilica mentre l’orologio della Sacrestia scandiva ore senza Tempo.
“Oh ? … Ah Si ! … Eccoci … Procediamo caro … Si … Si … Procedamus.”
Ogni giorno: stessa storia, stessa scena, e l’anziano Canonico tutto bardato ripeteva “al non so chi”di turno le stesse parole di scusa:“E’ la sacra pisolàda che mi ha preso di nuovo … Così come mi prende spesso dentro al Confessionale della Basilica … Se non passa qualche raro turista penitente a confessarsi: sono dolori … Non c’è testo di Teologia avvincente, Santo Rosario da recitare, o meditazione che riescano a tenermi sveglio … Se non passate voi a svegliarmi rimango lì a dormire per tutta la notte anche quando avranno chiuso la Basilica … E’ capitato una volta ... Erano tutti in giro a cercarmi preoccupati, ed io ero là intento a pisolare.”
“Brutta cosa la Dormia … Monsignore.”
“Brutta cosa si … Brutta ròba: deventàr vèci caro … Non diventarlo !”
“Certo Monsignore … Certo … Procedamus Monsignore … che si è fatto tardi … Dopo parleremo ancora.”
“Certo caro … Procedamus in pace.”
“Amen … Monsignore … Amen e così sia … Dica la sua Messetta adesso … in pace.”
Erano davvero gentili certi Custodi nell’accompagnare quei vecchi Preti un po’ spiaggiati.
Intuite allora perché quegli stessi Canonici, sempre loro, divennero gli obiettivi della nostra scanzonata fantasia goliardica ... Erano come dei fragili nonnetti per noi … Quella Sacrestia e Basilica di San Marcola interpretavamo a tratti come un’insolita casa di riposo per Preti attempati … Anziani Preti con cui provare a divertirci … Fu il mio amico Paoloper primo a partorire l’innocente idea del “Trenino dei Canonici”vedendo quella schiera lenta di vecchi pomposi e bardati sfilarci davanti durante la solennissima Processione delle Sante Reliquie di non ricordo più quale Venerdì Santo… Quella prima volta scoppiammo tutti a soffocate risate a quella sua battuta:“Questi Monsignoroni che sfilano sembrano proprio un trenino curioso e divertente di capodanno.”… Quell’immagine indovinatissima divenne una specie di mantra, un tormentone che tornò e ritornò fra noi per anni e anni facendoci divertire senza fine.
Ciascuno Canonicoda quellafatidica Processione divenne una macchietta, e si beccò di volta in volta una personalissima razione di canzonatura quasi comica senza fine … Divenne divertente per noi recarci a San Marco… Un povero Canonico affetto da Morbo di Parkinson, ad esempio, lo paragonammo a un composto autista di Roll Royce. Lo vedevamo impettito e con le mani strette a guidare la sua auto d’epoca … Era il morbo a tenergli le mani così parallele e ferme davanti al petto, e a fargli fare quel gesto di contar monete con le mani … Niente da fare: per noi era diventato:“Monsignor Autista”.
Passandogli accanto gli dicevamo sottovoce: “Taxi ?”… e lui ignaro: bassotto, minuto e piccolino, ci osservava senza capire, e continuava “a guidare”secondo noi se stesso e soprattutto la Comitiva del Trenino dei Canonici… e noi scoppiavamo tutti a ridere a crepapelle:“Gli manca solo il fischietto e la paletta” diceva Paolo: “Sarebbe un capotreno perfetto”... e giù a sghignazzare mentre si dipanava la noiosa quanto eterna ennesima Cerimonia Marciana: “Ehi ! ... Voi imberbi Chierici !” ci richiamava all’ordine uno dei Canonici dall’altare: “Smettetela di trasformare questa Sacra Ara in luogo ludico dei vostri sollazzi … Contegno signori ! … Contegno ! … Non si è pagliacci nella Casa di Dio !“ e le nostre teste si abbassavano immediatamente, e ci toccava morderci le labbra.
Ridevo anch’io divertito con gli altri di “Monsignor Autista col suo insolito taxi”, anche se ero a conoscenza di altro che riguardava quell’uomo anziano obiettivo dei nostri scherni seminnocenti … Quell’uomo-Prete era stato il migliore amico, l’amico per la pelle, del mio vecchio Piovan Don Marco Polo di Burano: un punto in più di stima a suo favore quindi ... Di lui inoltre avevo letto alcune parole scritte di suo pugno su un suo Diarioquand’era ViceParroco della Parrocchia-Contrada dell’Anzolo Raffael a Dorsoduro... Vi confesso che mi sono commosso leggendole e immaginandomi quell’uomo. Erano in tempo di guerra: “Stanotte sono solo in chiesa … non c’è nessuno … Stanno bombardando Venezia, e tutto è vuoto e deserto: non c’è nessuno … La gente è corsa nei rifugi antiaerei … e io sono qua: solo davanti a Dio in questa chiesa vuota … vuota come il nostro Animo di uomini impavidi ma anche assurdi che giocano alla guerra con la vita di tante persone ignare e di tanta nostra gioventù ... Che Dio, se ci ascolta ancora: abbia pietà di noi tutti.”
Bellissimo !
Mentre sghignazzavamo di fronte a quel vecchio Prete “simile a pupazzo a molla che guidava il taxi dei Canonici”, non riuscivo ad allontanare dalla mia mente il fatto che lui era stato anche capace di scrivere quelle parole vivendo quei singolari momenti ... Mi passava la voglia di ridere … e ammiravo quell’uomo ormai fin troppo anziano.
“Ordine ! … Ordine ! … Ordine in questa Processione e in questa Basilica” non smetteva di ripetere, e gridava di continuo un altro di quei Canonici consumati … Era un nostalgico, uno che a suo tempo era stato noto per la sua attività da fascistone incallito …Pur essendo stato un Prete a tutti gli effetti, era sempre stato dedito“anima e cuore” come e più di tanti altri Preti alla causa e all’ideologia del Fascio e di Mussolini, ed essendo per di più di abbiente famiglia Veneziana, aveva anche doti economiche che profondeva per quello stesso ideale:“Insomma: tutti a posto qui dentro ! … O vi faremo vedere noi come si fa ! … Vi metteremo a posto noi ! … Ordine ! Disciplina ci vuole.”
E noi divertiti gli scattavamo davanti in attenti quando ci passava accanto, e più di qualche volta gli alzavamo il braccio nel tipico “saluto fascista”, al quale lui non mancava di rispondere sornione quasi leone spelacchiato alzando il suo dicendoci: “Riposo soldati … Riposo … Sempre duri bùrbe ! … che l’Impero ha bisogno di noi ... Qui fra poco ci sarà da fare un subbuglio !”… e noi giù di nuovo a ridere di quel ennesimo “vagone strampalato” del“Trenino dei Canonici” che non smetteva di transitarci ogni volta davanti: “Padova ! … Si cambia … Avanti il prossimo vagone.”mormorava Paolo sottovoce al passaggio del vetusto Monsignore che quasi transitava col “passo dell’oca”.
E infatti poco dopo ci passava davanti un altro“vagoncino dei Preti Canonici”: un altro Piovan Quiescente piazzato stavolta “per meriti”nella Canonica di San Marco… Al vederlo sembrava un personaggio scappato da un fantasioso fumetto ... Pareva uno gnomo, un mezzo folletto salterino e spiritato, col baschetto storto sempre calcato in testa …Portava sempre una tonaca fin troppo corta, sdrucita, lisa, consunta e sbiadita, dalla quale spuntavano di sotto due gambette smunte coperte da calzini giallastri un tempo candidi … come i suoi denti … Sfoderava di continuo un gridolino sorridente un po’ da Faina: hi h hi … hi hi hi … e salutava di continuo tutti con la manina:“ciài ciài … ciài ciài.” diceva, confondendoci e scambiandoci puntualmente, dieci volte su dieci, con qualcun altro che aveva in mente: “Ciao Rocco ...come va ?”
“Non sono Rocco Monsignore.”
“Ah ? … Non sei Rocco … Sei Danilo allora … Come stai Danilo ?”
“Neanche Danilo Monsignore … Ma non importa: sto bene lo stesso.”
Sorrideva con i suoi dentini aguzzi giallastri, sembrava sempre pronto a compiere qualcosa, guizzare via all’improvviso per eseguire chissà quale altra trovata e furbata … forse … In realtà era stato un buon uomo: una persona schietta, umile e schiva da ogni solennità e vanteria … Di lui sapevo una cosa bellissima: per anni e anni, soprattutto durante le due guerre mondiali che aveva vissuto entrambe da Prete-Piovano, s’era prodigato di notte per i Veneziani poveri della sua zona-parrocchia-contrada portando loro personalmente in spalla: materassi, biancheria, e cibo … e soprattutto conforto, e qualche spicciolo per vivere.Era stato conosciutissimo, stimato e amato nella sua Contrada perché girava di notte con un gran pentolone di pasta e fagioli o minestrone che andava personalmente a mestolare sul piatto di chi ce l’aveva vuoto ... Poi si sa com’è la memoria delle persone: è breve … Passato il bisogno … passato tutto, e quindi certi gesti finivano come retaggio di un passato che di anno in anno diventava sempre più lontano e sbiadito.
Ridevamo di quella macchietta d’uomo così: un po’ fantasy … ma l’ammiravamo per quel che aveva fatto in gioventù. Ci sarebbe piaciuto assomigliargli almeno un poco ... Ma chissà che cosa la vita avrebbe riservato a noi, oltre che a lui ?
C’era poi un altro “vagoncino”di quel fatidico ideale “Trenino dei Canonici”. Stavolta si trattava di un uomo dal portamento sempre fiero, cerimoniale, liturgico-solenne anche se ormai era pensionato nella mentalità oltre che per gli anni. Perennemente brillantinato in testa a tenere gli ultimi ciuffi di capelli rimasti incollati di traverso, era stato ed era un uomo di cultura: ironicissimo, sagace, flemmatico di carattere, un po’ “all’Inglese”come stile … Parlando latineggiava di continuo, e non mancava mai di canzonare un po’ tutti, colleghi Canonici compresi, per qualsiasi cosa non gli fosse andata a genio:“Pullus ! Recta crux ! … e che siamo ? … In aperta campagna ?” gridò un giorno da una parte all’altra della Basilica gremita di fedeli durante una solenne cerimonia. Un mio compagno “aveva peccato” di portare la Croce Processionale storta e troppo piegata in avanti.Era una Croce pesante e ingombrante da portare, e il mio compagno faticava a trasportarla ingombrato dalle“gonne liturgiche”… faceva di cognome: Gallina, per cui fu breve il passo del Canonico fino al corrispettivo latino di Pullus… e ci sbellicammo live dalle risate ovviamente … Altro che austera e composta Processione nella basilica Marciana ! … Terminato il Solenne Rito, il nostro compagno non mancò di reagire infastidito e impermalosito rispondendo ironico al Canonico. Quello di rimando rincarò ulteriormente la dose a sua volta:“Pullus ! … Non alzare la cresta con me ! … Meriteresti un baculus in testa per l’irriverenza che mi dimostri.”
Non sarebbe più finita … Meglio lasciar perdere … E questa è stata un’altra.
Altri “vagoncini semoventi”del nostro fantasioso“Trenino dei Canonici”era uno dei Cappellani Corali … Si trattava spesso di Preti senza storia finiti là per “contentino”, o per motivi di salute, o alla fine a volte precoce di carriere sacerdotali non troppo brillanti … Insomma venivano piazzati là un po’ “in conserva”… Un po’ perché non si sapeva dove collocarli, e un po’ perché non si sapeva più come utilizzarli: ufficiali o impiegati di Curia forse ? … o anche no.
Più di qualche volta costoro venivano addirittura vilipesi e umiliati dagli aitanti e pomposi Canonici Titolari dall’alto della loro posizione superiore … Quei umili Preti Coralifu giocoforza che diventassero i nostri preferiti. Ci rivolgevano loro provando a sollecitarli e solidarizzando con la loro depressa situazione:“Sei inutile !“ disse un giorno un Monsignorone a uno di loro: “Non vali niente: né come Uomo, né come Prete … Ti xè un bauco … Descantite !” … Pesantino … e quelli subivano in silenzio, senza replicare mai. Sembravano un muro del pianto senza lacrime ... Opprimente vivere ogni giorno così, anche se sembravano sereni e dignitosi dentro alla loro situazione.
“Spostite tònto ! … Lasciami il pàsso sempliciotto !” sbottò ancora un altro giorno ancora lo stesso Canonico verso uno dei Cappellani Corali reo di non essersi scostato per tempo lasciandogli spazio al suo passaggio.
“Meglio sempliciotto che rincoglionito come lei.”sbottò fuori una voce da dietro l’assiepamento deiSeminaristi in Sacrestia... Non vi dirò di chi fu … E il Canonico venne subissato dalle risate di tutti perdendo in un attimo dieci gradini di sontuosità e prestigio, e forse anche dieci anni di vita per lo smacco. Il Cappellano Coralenon rise ma scosse la testa, e mormorò: “Questa me la farà pagare e pesare a lungo … Mi serviranno anni adesso per sopportarlo.”
Anche questo è accaduto nella Basilica di San Marco.
E ancora il“Trenino dei Canonici”: insieme di“Grandiuomini”in disarmo con oneri e onori, portava“altri passeggeri”… “Zompa de qua … Zompa de là … Sembra un pendolo, un cucù che porta a spasso Sante Reliquie” diceva ancora il solito Paolo … e noi giù a ridere di nuovo vedendo sfilare davanti a noi quell’uomo che zoppicava vistosamente a destra e sinistra per via delle sue anche malandate e sbilenche.“Zompa de qua … Zompa di là ... Il treno va !”canticchiava Paolo, e il Canonico ci passava davanti esausto per la fatica di portare legata al collo una Reliquia ingombrante e pesantissima. Il piviale troppo grande che indossava strascicava su pavimento una volta a destra e una volta a sinistra, e c’era un altro solerte Custode che inseguiva il Monsignore che pendeva più della Torre di Pisa, e minacciava rovinose cadute ad ogni istante … e spesso, infatti, accadeva che cadesse rovinosamente a terra:“La Reliquia mi raccomando Monsignore … La Santa Reliquia … Non la fracassi.”
“Anche quello è stato un numero, un grand’uomo … Pluridecorato … La Vita poi non fa sconti a nessuno: passa per tutti.”
C’era sempre da riflettere oltre che a ridere frequentando gli ambienti Marciani.
“Che botta ragazzi !” ci raccontò un’altra volta un altro “Canonico del Trenino”: “Ho colto la famosa pietra d’inciampo … Anzi: il tappeto d’inciampo dell’altare.” Aveva il volto vistosamente mascherato, medicato e fasciato, e l’occhio del tutto contornato da un segno di tonalità scure e sfumate: “Non ho visto il cordone del tappeto, sono inciampato … e patapàm ! .. Che botta ragazzi ! … ho visto tutti i Santi e le Madonne del Cielo ... Da oggi sarà costretto ad usare il bastone per accompagnarmi.”
“Un altro vagone è deragliato.”commentò puntualmente Paolo … e giù tutti ancora una volta a ridere per l’ennesima volta, mentre il Canonico inconsapevole del perché del nostro ridere ci minacciava bonario col bastone a pomello argentato agitandolo in aria: “Vi picchio discoli ? … vi state forse beando di me ?”
“Ma scherza Monsignore ? … Ci mancherebbe altro ! … Non ci permetteremmo mai.”
Un altro “Reverendissimo Vagoncino” venne un giorno progressivamente a perdere la testa. Ripeteva di continuo, infatti: “La testa … La testa … La mia Povera testa ! … mia figlia … cioè me nèssa, no: mia nuora … La testa … La testa.”… e c’era ovviamente uno dei custodi che lo accompagnava a braccetto di continuo amorevolmente … Se lo meritava: era stato anche lui a suo tempo un buon Prete.
A un altro “vagoncinoCanonico”ancora: appioppammo il nomignolo di“Gufo triste” ... Fu mia l’idea: lo ammetto … Lo facemmo un po’ per la sua fisionomia a cavallo fra Stanlio e Olio e Totò, e un po’ per il fatto che aveva due occhioni acquosi che spalancava e chiudevano di continuo … Pareva una di quelle bambole di una volta, che quando le muovevi alzavano e abbassavano le palpebre contornate da pesanti ciglia scura sopra degli occhi immobili vitrei … Da sopra il suo possente pancione da incallito e risaputo buongustaio non sorrideva mai … Con gli anni era diventato inespressivo … Sempre presentissimo ad ogni cerimonia: immancabile, inossidabile, preciso se ne stava sempre puntualissimo al suo posto a far numero e presenza, ma era come se non ci fosse: pareva muto, incapace quasi di proferire neanche una parola. Paolo era categorico nel “dipingergo”: “Questo per farlo parlare bisogna togliergli le parole di bocca con una tenaglia: “Buongiorno Monsignore !”
“Buongiorno.”rispondeva l’altro laconico … e tutto il suo dire terminava là … e rimaneva fermo immobile a osservarci in attesa di chissà quale nuova indicazione da seguire: “Vedi: questo è il classico vagone che si aggrega” mi precisava Paolo: “Se tutti vanno di qua: lui va di qua … Se spingi tutti ad andare di là: lui va di là docile come una pecorella ... E’ il top per la locomotiva del Trenino dei Canonici.”
Il giorno in cui lo vedemmo attendere qualcuno immobile senza sapere proprio dove andare, Paolo precisò si nuovo:“Vagone vuoto … sganciato … senza passeggeri, in sosta o in completo disarmo.” Ovviamente ci fu da ridere ancora.
Ci sarebbe stati poi “Il mangialingua”: un Prete ancora sveglio, abbastanza arzillo e arguto, che per un guasto neurologico si masticava di continuo la lingua quasi comico a vedersi ... Povero: non doveva esser un bel vivere per lui vedersi così … Ma per noi era “Monsignor gomma”, perché pareva avesse sempre in bocca un chewing gum mai finito di masticare … Dovevamo stare sempre molto attenti con lui, non amava molto scherzare … e poi era sveglio e furbo. Se si accorgeva che lo canzonavamo quello sarebbe stato capace ci farci la festa con i nostri Superiori … Era stato lui a far costruire l’ultima chiesa edificata a Venezia: la Chiesa del Cristo Re nel Sestiere di Castello, ed aveva fama d’essere un economo oculato, oltre che un fervido carattere spirituale ... Non so.
Basta … mi fermo col“Trenino dei Canonici” ... anche se di “vagoni”ce ne sarebbero stati ancpra altri da descrivere … Vi sto portando troppo altrove e fuori tema, perciò torniamo di nuovo alle nostre curiose tarsie di San Marco.
E’ stato proprio uno di quegli anziani Monsignori consumati dagli anni di pastoralità ormai esaurita, un altro del “Trenino dei Canonici”ad attirare una volta in maniera insolita la mia attenzione. In un cupo e freddo giorno invernale qualsiasi, sono entrato nella Sacrestia di San Marco per consegnare un plico datomi dal Rettore del Seminario, e lì ho visto un Canonico solo soletto piegato in un angolo, mezzo scollacciato, e con un vecchio lanternino in mano intento a osservare, quasi “rasopavimento”i dettagli di qualcosa che pareva interessarlo particolarmente.
“Ma che fa ? … Che sta guardando ?”mi sono chiesto … L’ho avvicinato allora, e vedendo e ascoltandolo mi si è schiuso un piccolo mondo di Bellezza, e ho visto per davvero quanto avevo intravisto tante altre volte, ma senza capirlo e apprezzarlo sul serio … Quel manufatto splendido era come se non fosse mai esistito per me … Ed ora, invece: era là davanti ai miei occhi … Bellezza allo stato puro: un capolavoro splendido da non dimenticare mai più ... Dovreste vederlo come me quel giorno per comprendere quanto vi sto dicendo.
E’ spesso così nella vita: il Bello più di qualche volta è nascosto, ed è nascosto anche più che bene tanto che proprio non lo vedi pur avendolo davanti agli occhi … Anche con le persone a volte è così. … Fin troppo spesso abbiamo gli occhi foderati di prosciutto: siamo ciechi ... Poi per fortuna qualche volta ci riesce d’aprirli, e allora“vediamo” e viviamo effimere briciole di genuina e rara felicità …. Pensate che dentro a quel chiesone di San Marco ho vissuto per anni appiccicato a due personaggi come Albino Luciani e Marco Ce dai quali ho assorbito come una spugna … Grandi uomini! … Grandi esperienze ed indimenticabili emozioni.
Alla fine degli anni ottanta del 1400 quando prima Pietro Casola e Felice Fabbri, e poi il Nobile Milanese Girolamo Castiglione, il Cavaliere Tedesco Konrand Grueemberg e il Pellegrino Francese Georges de Lengherand autore del “Libro di viaggio in Terra Santa”(alloggiò presso il Canonico di San Marco Joannes Evrard) s’imbarcarono a Venezia per la Terrasanta, si avviarono ulteriori lavori d’ampliamento della Basilica Marciana ... Nei dintorni della Basilica che aveva subito l’ennesimo incendio bruciando la parte anteriore del tetto nel 1419, risiedevano stabilmente ad abitare più di 700 Veneziani ... Su espressa richiesta del Doge, a più riprese intervennero ad abbellire la Basilica i Mastri Toscani Nicolò e Pietro Lambertiinsieme forse a Jacopo della Quercia e Paolo Uccellodocumentato presente a Venezia sicuramente nel 1425 … A metà del 1400 si ricoprì di mosaici anche la Cappella dei Mascoli: e la Basilica d’Oro Marciana alla fine è stata ricoperta da più di un chilometro quadrato di mosaici in foglia d’oro… Nel 1486 il Proto Giorgio Spavento fece, inoltre, costruire la Sacrestia a fianco dell’abside della Basilica Dogale riattando e incorporando anche la vicina chiesetta di San Teodoro usata dall’Inquisizione Veneziana. Per abbellire e arredare la Sacrestia si prodigarono in successione artisti illustri … anzi: i più celebri del panorama artistico di quel secolo. I mosaici di tipo ormai pittorico-narrativo che ricoprirono la volta e le lunette del soffitto vennero realizzati fra 1524 e 1530, forse su cartoni e progetti di Tiziano, da Alberto Zio, Marco Luciano Rizzo e Francesco Zuccato i Mastri Mosaicisti da tempo all’opera nella Basilica dei Dogi Veneziani.
Infine nel 1489 Fra Urbano da Venezia collocò sopra nelle cantorie lo stupendo Organo di Sinistra, cioè il “primo organo”, con sette ordini di canne e sette mantici con cassa intagliata da Alvise Bianco: opera subito emulatissima in tutta Venezia ... L’anno seguente il Cremonese Francesco Tacconi dipinse le portelle che ricoprivano lo stesso organo con una “Natività del Signore” e un’”Adorazione dei Magi”all’esterno, e con una “Ressurrezione” e un’ “Ascensione”conservati in Basilica ancora oggi. In quegli stessi anni: Bartolomeo de Batista de Vilmnis e Francesco Dana erano rispettivamente il primo e il secondo organista di San Marco, e Pietro de Fossis era Maestro della Cappella Marciana … Dovete sapere che in cima agli aerei Matronei Marciani sono collocati ben quattro organi musicali... Nel 1501 Girolamo Barbarigo divenne Primicerio di San Marco: una specie di Vescovo Privato del Doge, succedendo a Pietro Dandolo che aveva fatto carriera diventando Vescovo di Vicenza…e la storia della Basilica continuò per secoli insieme a quella di Venezia Serenissima.
Fu proprio in quella stagione di riordino e ampliamento della Sacrestia di San Marcodel 1486, che si decise anche di associare allo splendore dei Mosaici quello altrettanto coinvolgente e spettacolare degli arredi lignei decorati a tarsie intagliate “di legno bollito”.
A chi commissionò il Doge il compito di decorare gli armadi della Sacrestia ?
Scelsero: Antonio e Paolo della Mola, fratelli e Mastri Lignari di notevole fama provenienti da Mantova dove da almeno tre generazioni lavoravano e intarsiavano il legno e scolpivano pietra. Come referenza avevano lavorato a Carpi, e nella splendida Certosa di Paviadove erano finiti col litigare con Monaci, Avvocati e Notai per via di pagamenti di notevoli cifre che avevano richiesto a saldo. Gli Intarsiatori arrivarono quindi in Laguna tra 1496 e 1500, andando a decorare prima gli arredi lignei nel Convento dei Frati Domenicani Predicatori e Inquisitori dei Santi Giovanni e Paolo: San Zanipolo… Quindi approdarono non oltre il 1502, con le loro suggestive vedute lignee urbane nella Basilica Dogale di San Marco… e completarono l’opera andando a scolpire qualche scultura in marmo per il Doge dentro a Palazzo Ducale.
Infine i due Della Mola se ne tornarono a Mantova a lavorare con lo stesso stile e abilità per lo Studiolo di Isabella D’Este nel Castello Ducale di Mantovae poi alla Corte Vecchia insieme ad artisti del calibro di Andrea Mantegna, Lorenzo Costa, Antonio Allegri cioè il Correggio e Andrea Perugino ... L'arte della tarsia era praticata soprattutto dai Tedeschi quasi in continuità con la vecchia idea decorativa del Mosaico musivo e pavimentale, e dei lavori realizzati ad incastro in Pietradura. A Venezia quella particolare specialità artistica in stile un po’ goticheggiante era ben conosciuta ed apprezzata. Ne furono abili interpreti: Lorenzo Canozi o Canozio Genesini o Zanesini da Lendinara e suo fratello Cristoforoche lavorarono in continuo contatto e interscambio artisticocon Piero della Francesca. Per intenderci: oltre a lavorare molto a Ferrara, Este, Reggio Emilia, Parma e al Santo di Padova, i Canozi realizzarono i dossali lignei della Sacrestia dei Frari a Venezia.
Che scolpirono e intarsiarono o Della Mola nelle 21 tarsie degli armadi della Sacrestia di San Marco aiutati dal Frate Olivetano Vincenzo da Verona e da Fra Piero dei Gesuati da Padova ?
Ovvio: intarsiarono ben nove tarsie dedicate alle Storie di San Marco e del Mito di Venezia, non poteva essere che quello il tema di riferimento dentro alla Basilica Marciana dei Dogi.
IlMito e la Storia di San Marcoa Venezia: bell’argomento … In quanti lo conosciamo a sufficienza ? … Mah ? … Non so … Forse farebbe bene a certi nostalgici Patrioti Veneziani e Veneti oltre a sbandierare gonfaloni colorati al vento, conoscere anche un po’ di Storia Veneziana che non sia solo ed esclusivamente guerrafondaia e di grandi atti eroici o presunti tali … L’identità di Venezia è stata ben di più ... e di questo forse non siamo molto consapevoli e forse sufficientemente informati.
Tornando alle tarsie degli armadi della Sacrestia, si può ammirare la scena lignea di: “Sant’Aniano tradizionale amico-compagno di San Marco e Patrono dei Caleghèri Veneziani”… “La Leggenda-Mito della guarigione di Aniano Calzolaio ad Alessandria con la sua conversione-Battesimo”… E poi il Ciclo di San Marco con la classica fase Leggendaria della Traslatio del Corpo furtato ad Alessandria d’Egitto, e poi “L’arrivo a Venezia dove si edificò la Costruzione della prima Basilica Dogale Marciana” dove “Un Muratore genuflesso si presentava con la cazzuola in mano e un Proto aveva il progetto della Basilica”… Poi accadde: “La successiva “Inventio” del Corpo del Santo Protettore” con la sua successiva “Apparizione” seguita dal fiume dei miracoli secondo la più genuina e classica delle tradizioni Santeresche: “San Marco che libera dal Carcere Mantovano un Pugliese”… “San Marco che ridà vita a un Marangòn-Carpentier caduto giù dal Campanile della Basilica Marciana”… “Un Marinaio Indemoniato guarisce alla vista del Santo Corpo di Marco”… e “Un Cavaliere Lombardo s’impegna a servire San Marco”.
Bellissimo l’insieme delle tarsie perché colloca le Storie Marciane in una Venezia davvero Venezia: uno scenario ligneo gentilissimo tutto composto da palazzi, calli, ponti, campanili e callette ... Una location davvero indovinata dagli artisti, che poi si sono sbizzarriti nel realizzare tutto l’arredo liturgico nelle parti basse del mobilio della Sacrestia.
Chi mastica un po’ di Liturgia e di “cose da Preti” potrà ben notare che non manca nulla del corredo liturgico di cui doveva essere ben fornita ogni chiesa o monastero di riguardo. La lista sarebbe lunga: Turiboli e navicella per l’incenso, Calici, Pissidi, Patène e Ampolline in vetro da Messa, e poi ancora: candele e Cantorali, Messali, Libri d’Ore, Breviari e Antifonari … e ancora: fiori, brocche e secchielli, clessidre e orologi, campane, sistri e campanelle, Reliquiari, Crocifissi, candelabri, e un organetto, e viole, violini e violoni, e frutta… e chi più ne ha più ne metta … Un capolavoro comunque da ammirare e godere sul quale meriteremmo di poter posare gli occhi un po’ di più da buoni Veneziani … Sarà mai possibile prima o poi ?
Giorni fa ho scostato per entrare in una chiesa Veneziana la vecchia tenda incartapecorita che sapeva di salsedine e umidità che copriva la porta. Dal dentro del suo gabbiotto mi ha osservato un po’ bieca la “guardiana”scrutando attentamente il documento che le ho mostrato: “Residente eh ? … Allora gratuito.” ha aggiunto regalandomi una smorfia quasi disgustata: “Se tutti facessero come lei di poter entrare gratis dappertutto: dovremmo chiudere bottega.”
“Già … bottega …” ho mormorato sorpreso e senza replicare, e sono entrato dentro avviandomi per il mio giretto di visita.
“Alt ! … Fermo ! … Non si può !”mi sono sentito urlare subito dopo.
“Che c’è ? … Che è ? … Che ho fatto ?”
Mi sono guardato attorno cercando di capire se per caso avevo calpestato qualcosa di prezioso, o superato un limite inavvertitamente.
“Non si può assolutamente fotografare qui dentro … Questo c’è.”
Perentoria e irremovibile la solerte dipendente-volontaria è scattata fuori ciabattando dal gabbiotto quasi inciampando sulla sua ombra. Traballando mi ha bloccato correndomi incontro e frapponendo la mano al mio cellulare.
“Ma neanche una foto ricordo ?”
“Assolutamente no ! … Proibitissimo ... Neanche una.”
“Non capisco … Ormai si entra ovunque, a volte anche gratuitamente … Oppure si paga, si vede, si fotografa, si compra il gadget o il materiale … C’è la spiegazione, l’audioguida o la visita guidata … Tutto tranquillamente, basta non disturbare e rovinare … senza tante ossessioni di guadagno … Qui da noi: non c’è nulla, e non si può far niente ... Bisogna solo pagare ... Oppure è tutto chiuso e sigillato in saecula saeculorum amen.”
“Sono disposizioni superiori … E poi? … Se tutti fotografassero liberamente come lei, chi comprerebbe le guide e le cartoline ?” ha provato a spiegarmi ancora “la solerte”.
“Ma dove sono queste guide-cartoline ? … Pur volendo comprarle non le avete neanche a disposizione ... Non c’è un video, né dei cartelli esplicativi … nulla.”
“Non ci sono, ma potrebbero esserci in futuro … Se tutti non entrassero qui dentro come fa lei non pagando nulla e pretendendo tutto gratis … Chissà ? … Magari si potrebbe anche diventare un piccolo museo ben fatto ... Come si dovrebbe, e come lei vorrebbe.”
“Sono d’accordo … Ma voi che offrite a chi vi paga ? … Per illuminare un quadro pallidamente per uno scarno minuto bisogna pagare ulteriormente a parte … Se serve un wc: le chiese non hanno wc … Non si può far pipì, non deve scappare mai quando si è in una chiesa … Chi ne pagherebbe poi la pulizia ? … Non c’è un defibrillatore se sto male … Se mi serve un bicchiere d’acqua ? … Non c’è … Non si può: in chiesa c’è solo Acqua Santa, e ultimamente neanche quella … E poi ci sarebbero da pagare almeno “simbolicamente” pure i custodi ?”
“No … Siamo volontari … non dipendenti: non serve pagarci.”
“Già … me l’aspettavo come risposta … Volontari del tutto ? … Pagati in nero forse ? … Assicurati almeno ?”
“Sono cose private … La chiesa non è mica sua.”
“E’ infatti questo il punto … Quante fisime per niente ! … Tutte queste cose belle, questa chiesa intera in fondo sarebbe nostra: dei Veneziani, realizzata quasi del tutto con le offerte dei Veneziani di ieri … Perché precluderla a quelli di oggi ?”
Fatalità in quel momento è passato l’indaffaratissimo “Don” della chiesa: come va, come non va ? … poi: “Scusa Don ? … Ma quante storie per visitare un poco liberamente … Tutto proibito ? … Perché tutto così in lockdown più che col virus ? … Perché non si apre un po’ di più a turisti e Veneziani senza tante complicazioni inutili ?”
“Liberamente ? … E chi pagherà ? … Se qualcuno mi coprirà le spese per la riparazione del tetto e la rimessa in sicurezza, forse si potrebbe fare ? … E poi ci sono altre spese infinite: l’assicurazione, la guardiania, l’illuminazione, il riscaldamento, le pulizie, l’acqua alta, la manutenzione e tutto il resto ... Servirebbe un capitale senza fine … Non ce lo possiamo permettere.”
“Capisco: storicamente poveri … E far pagare un biglietto più congruo a tutti ? ... magari dando in cambio qualcosa ? … Qualche servizio, ad esempio.”
“Un biglietto più grosso ? … e quante tasse mi toccherebbe pagare allo Stato per ogni biglietto ? … Che ci guadagnerò alla fine dopo tanto impegno ? … Perché dovrà pur esserci un qualche ritorno se c’investo del mio … No ?”
“Già … Un “ritorno se ci investe del suo”… Tutto suo, non di tutti … E’ accaduto qui a Venezia che per anni qualcuno ha riciclato all’infinito lo steso costoso biglietto d’entrata ritirandolo all’ignaro turista con la scusa di controllarlo, e rifilandolo al turista seguente … Dieci, venti, cento turisti con un unico biglietto dichiarato … E la differenza che fine faceva ? … Manutenzione e servizi ? … E’ la lotta storica fra povertà e Avarizia che attanaglia da sempre Clero e dintorni … Non era un Peccato una volta ? Uno dei Vizi Capitali, se non ricordo male ? … O non lo è più ?”
“Beh … Sono cose grosse … più grandi di noi e delle nostre strette finanze … Poi non è così semplice decidere su certe cose, dovresti saperlo … C’è la burocrazia, e i Superiori, e le competenze … Adesso però devo proprio andare … Ogni bene ! … Buona visita.”
Sorrido perplesso riprendendo a godermi la visita della bella chiesa Veneziana: un bijoux di Bellezza … e mi riemerge nel pensiero un vecchio ricordo di un accorato Monsignor-Rettore Veneziano di ormai tanti anni fa: “Le chiese e le Basiliche sono Casa di Dio … Non sono luoghi d’Arte e Musica per turisti … Preferisco che mi crolli mille volte la cupola in testa piuttosto che darla in pasto a sponsor e visitatori profani … Neppure la Philips metterà mai una lapide col suo nome sulla Basilica della Salute di noi Veneziani … Neanche se mi donassero tutti i dollari d’America capiterà questo … Questo è un Luogo Sacro e basta ! … e tale dovrà rimanere del tutto nei secoli ... Si dovrebbero dare finanziamenti per favorire il culto e la giusta Devozione … non per altro … Meglio chiudere tutto e lasciare andare in rovina se non si rispetta lo scopo per cui sono state realizzate queste monumentali opere ... La chiesa non è un lunapark ! … Questi vengono a saccheggiare e vandalizzare i nostri Luoghi Sacri considerandoli musei e luoghi da relax, pennichella e pic nic ... Qui si deve venire, invece, solo per pregare, e per cercare come molti secoli fa il “miracolo del corpo e dell’Animo” insieme !”
Che stana assonanza con le chiese-museo di Istambul ritornate proprio in questi ultimi giorni ad essere quasi del tutto solo Mosche Islamiche … Corsi e ricorsi storici, gira e volta le Religioni con le loro manie ed esagerazioni sono tutte uguali … Quel Monsignore-Rettore è ormai defunto da molti anni, ma non sono molto cambiate le cose qui a Venezia … E’ rimasto come uno strascico di tale attitudine e mentalità in diverse persone, e perdura in qualche modo quell’antico vizietto del voler guadagnarci sopra ad ogni costo, di trarre un qualche “utile” da ciò che “è Santo” e da cose sopra le quali non ci dovrebbe essere nulla da guadagnare … Si continua a tenere tutto chiuso e tenere nascosti tesori preziosi, unici, se non rari … se non si trova un margine per ricavarne un qualche preziosissimo utile ... e questo perché queste cose belle non sono più nostre come dovrebbero.
Va beh dai … non esagero … Per fortuna non è sempre e ovunque così in tutta Venezia … Qu
Lasciamo perdere … Sono brontolone, e sto diventando vecchio … Provate però ad andare a vedere quelle belle tarsie degli armadi della Sacrestia di San Marco… e ditemi se per caso tutto compreso non ho anche ragione nel mio sproloquiare.
Ah ! … Dimenticavo: vedete anche se passa ancora oggi il “Trenino dei Canonici”.