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Muneghe Veneziane e Galline

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Muneghe Veneziane e Galline

Non ho saputo resistere dal scriverlo … Sapete come siamo fatti: il nostro cervello a volte procede “per associazioni” … L’altro pomeriggio una paziente in ospedale mi ha parlato del suo “singolare affetto”per le sue Galline che le mancavano tantissimo, e mentre uscivo sorridendo fra me e me dalla sua stanza, mi si sono accesi nella mente ricordi e associazioni “Venezianissimi”circa le stesse Galline.

Non ho potuto fare a meno di ripensare che nella Venezia di ieri, quella del 1400-1700 per intenderci, quando le Monache Veneziane erano costrette a vivere loro malgrado nei Monasteri dell’Arcipelago Veneziano combinandone di tutti i colori, e di tutto e di più ... c’entravano nei dettagli anche le Galline.

Le Galline ? … Si ... proprio loro: i pennuti animaletti razzolanti che ben conosciamo ... e apprezziamo al gusto.

Le Cronache e gli Atti Giudiziari e Pubblici della Venezia di un tempo sono prolisse e generose di dettagli e particolari nel raccontare quando succedeva nei Conventi Veneziani e Insulari: c’erano i Monachiniscapestrati all’opera, che li visitavano giorno e notte, scalavano pareti, scavalcavano muretti di cinta, li raggiungevano nottetempo con barche fino agli angoli più estremi della Laguna. Le Monache non erano da meno: si lasciavano rapire in gondola a termine di spudorate serenate e insistenti quanto sconsiderati corteggiamenti, e corrispondevano generosamente alle avance più estreme dando vita a un intero mondo di storie amorose e storiacce di ogni sorta.

Non lo racconto solo io, ma lo ricordavano quelli di allora sbracciandosi e ostentandosi dai pulpiti delle chiese e nei consessi civici dello Stato Serenissimo: “I Monasteri Veneziani sono dei veri e propri postriboli … dei puttanai.” sono arrivati a dire … Beh: qualche motivo doveva pur esserci no ?

Durante i restauri di certi Monasteri si sono trovati perfino murati dentro alle pareti i segni e i resti di certi parti clandestini accaduti dentro alle sacre mura claustrali … Ma non c’era solo quello, che era l’estremo: in certi Monasteri si viveva “alla grande”, né più né meno di come accadeva in tanti Palazzi Veneziani. Le Monache altro non erano che Dame Patrizie segregate in trasferta, che si permettevano lì dov’erano tutti i lussi e le libertà tipiche del loro ceto … Non c’era di che meravigliarsi: era un fenomeno che dilagava ovunque in giro per l’Italia e l’Europa intera.

A Venezia si provò di tutto per arginare quel fenomeno eccessivo: ci provarono con diverse forme di reprimenda sia l’Autorità Religiosa del Patriarca in connubio con l’Autorità Romano-Papale(da che pulpito venivano i richiami ! … di certo non erano il miglior buon esempio … ma lasciamo stare); sia l’Autorità Civica della Serenissima del Doge i cui elementi Nobili erano in realtà proprio coloro che avevano creato quella situazione.

Niente da fare ! … Il casino delle Monache durò a più riprese per secoli con alti e bassi. A Venezia ci furono sempre Monache scatenate e Monache ordinate e a posto ... Per secoli si distinse fra Monache Conventualicapaci di scandali di ogni sorta come le pompose Monache Urbaniste di Santa Chiara della Zirada o quelle di Sant’Anna di Castello, e Monache Osservanti indicando le Monache che in qualche modo “stavano alla Regola” vivendo con un minimo di coerenza la loro identità.

E ce n’erano … Non voglio essere di parte e sottolineare solo il marcio e il malcostume.

A Venezia c’erano Monache integerrime ed esemplari ... Cito un Monastero a caso, almeno in un certo periodo: quello dei Miracoli di Cannaregio dove le Monache Francescane poverissime e fedelissime alla Regola vivevano in ristrettezze totali dormendo su pagliericci pulciosi, tremando dal freddo d’inverno, e pizzicate dalla fame.

Le Cronache raccontano, infatti, di Dogiimpietositi che regalavano barche con carichi di legna o acqua, o sacchi di farina per poter fare un po’ di pane, o davano elargizioni in denaro a Pasqua e Natale per poter letteralmente tirare a campare … Ci fu perfino una volta in cui la Serenissima donò alle Monache un’intera Galea dell’Arsenalein disarmo perchè ne potessero fare legna da ardere.

Insomma a Venezia e in Laguna: c’erano Monache e Monache … C’erano quelle viziose del Monastero di San Vito di Burano, ad esempio, che di notte tiravano dalla finestra la corda della campanella appesa con un nastro rosso al membro di un fantoccio di paglia che certi Nobili vogliosi portavano sotto alle loro finestre cantando volgarità di ogni sorta … Poi passavano Badessa in primis “ai fatti” più spinti, e lascio a voi immaginare i seguiti … O c’erano, invece, Monache che vivevano di stenti in totale penitenza e miseria, orando e vegliando giorno e notte, e andando a questuare di porta in porta col sacco in spalla, senza neanche i soldi per pagarsi le medicine se erano ammalate.

Nella Venezia di ieri è accaduto sempre di tutto e di più: tutto e il contrario di tutto.

Ma torniamo alle Galline di cui volevo parlarvi.

In una e più Visite Pastorali e ispettive ai Monasteri con cui erano spesso costretti ad intervenire Vicari e i Patriarchi Veneziani spesso furibondi con le Monache, fra le tante “cose fuoriposto”che trovavano nei Claustri, c’era proprio la presenza delle Galline.

In certi Monasteri ce n’erano dappertutto: oltre che negli orti e nei giardini, ce n’erano a razzolare e raspare: in Chiesa, nei Refettori, nei Parlatori, nei corridoi, nei Chiostri, nelle Cappelle dei Santi e nella Cripta dei Morti, in Biblioteca … ovunque: fin dentro alle celle delle Monache oltre che nelle soffitte e nelle cantine.

C’erano Monache che proprio le allevavano in gran stile, e ce n’erano alcune che delle Galline facevano “mercato” a Rialto e in giro per le Contrade Veneziane dove si compravano “i vòvi e le gajne de le Muneghe” considerati di qualità.

“E’ inaccettabile ! … Non c’è decoro con quelle Galline a schitàr ovunque !” disse il Patriarca a una irrisoria e impassibile Badessa: “Ci sono Galline fin sui letti dentro alle celle delle Muneghe.”

Nei verbali delle Visite si riportò che la Badessa rispose sorniona al Patriarca: “E che preferiste Eminenza Reverendissima ? … Che ci fosse qualcun altro sul letto delle Muneghe al posto delle Galline ?”

Il Patriarca con i suoi Vicari se ne andò via sconsolato scuotendo la testa … Fu poi esemplare negli interventi che ordinò in seguito nei confronti delle stesse Monache Veneziane. Fece istallare inferriate a porte e finestre dei Monasteri ponendovi anche delle strombature verso l’alto in modo che non si potesse vedere più da fuori né dal di dentro verso l’esterno … Ordinò ancora di mettere catenacci e serrature sui portoni e sulle porticine di certi orti, Caneve, Lavanderie e Cavane che adducevano a canali dove giorno e notte si faceva baldoria entrando e uscendo dalle Stalle, dai Parlatori dei Monasteri dove succedeva di tutto: un bordello … feste e festini, banchetti, balli, musica, recite e mascherate che duravano anche tutta la notte.

Il Doge da parte sua mise in acqua qualche barca con alcun Fanti della Serenissima che facevano la ronda nei canali, e pattugliavano vogando intorno, e pizzicando ogni tanto … anzi: più che spesso, l’ennesimo gruppetto di Nobilastri, ma anche di popolani qualsiasi a caccia di facili avventure con le giovani e spesso aitanti Monache … E’ lunghissima la lista di quanto è accaduto, e di quanti sono finiti a Processo e poi puniti piuttosto severamente. I Nobili e Cittadini, ricconi e potenti, venivano mandati al confinio e al bando fuori da Venezia e dal Dominio spesso mettendo fine alle loro luminose carriere, mentre si ficcavano in qualche gattabuia buttando via la chiave o spiccandogli la testa dal collo a quelli che appartenevano, viceversa, a classi infime o qualsiasi.

Oltre a questo il Patriarca fece costruire muri divisori dentro ai Monasteri, abbattè celle di lusso obbligando alla condivisione nei Refettori e Dormitori comuni, trasferì Monache da un Monastero all’altro, proibì il proibibile, scomunicò, e fece rinchiudere “a pane e acqua”dentro alle prigioni monasteriali che spesso erano collocate dentro ai campanili dei Conventi.

Ci sono stati casi di Monache segregate “a vita”per espiare le loro bravate ed eccessi giovanili ... Povere donne: ree spesso d’essere vive e non aver potuto vivere liberamente come avrebbero voluto: “Basta con gli Animali nei Conventi e Monasteri ! … Macellate tutti quei benedetti Polli che ruspano dappertutto” tuonò il Patriarca verso le Monache Benedettine del Monastero di Ognissanti a Dorsoduro, ad esempio: “Basta riempire celle e chiostri con Cani, Gatti, Galline, Canarini e  Pappagalli, Pavoni, Pesci, Animali esotici, Scimmiette, Cavalli ... e perfino Rane e Rospi per diletto ... la Casa di Dio non è un Pollaio.”

Per la cronaca: c’erano Monache che giravano con uccelletti in spalla, o perfino con “animaletti carini” che emergevano o s’affacciavano fuori “contenti” dalla scollatura del petto delle Claustrali … mentre sotto ai Portici del Mercato di Rialto c’era perfino un banchetto di Galline e Ova gestito dalle Converse di un Monastero di Castelloche faceva concorrenza e invidia, e vendeva tantissimo tanto da suscitare le ire e le proteste degli Artieri Gallinari e Buttiranti di Rialto... Certe Monache avevano fatto letteralmente fortuna allevando in serie Polli e Galline nei Monasteri Veneziani facendosele rifornire di continuo da ogni parte delle campagne della Terraferma con Regalie e compensi dovuti nelle varie scadenze annuali di Pasqua, Natale, San Martino, la Candelora, e alla Festa della Madonna dell’Estate.

“Chicchirichì !” si sentiva fare al Gallo all’alba da dentro al circolo chiuso delle Monache dei Conventi Veneziani prima ancora che la Suora Campanara assonnata andasse a tirare la corda della prima campana “dell’Ave del Mattino”che segnava l’inizio della nuova giornata.

“Coccodè !” faceva entusiasta del suo nuovo uovo in un angolo del Coro-Barco delle Monache una Gallina seduta sulla paglia accanto ai piedi scalzi di un’altra Monaca intenta a cantare impettita sul suo lussuosissimo stallo intarsiato le Lodi o la fine del Notturno di Veglia.

Venezia era Venezia ... e forse il “BuonDiodelPianodiSopra”se la rideva divertito guardando quel singolare spettacolo che accadeva di sotto fra le acque spesso miti della Laguna Veneziana.




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