#unacuriositàvenezianapervolta 208
IN CONTRADA DE SAN BARNABA … IERI
Ho soprattutto due ricordi della chiesa e zona di San Barnaba a Venezia, che è stata per anni in maniera specialissima anche un po’ “mia”… Il primo è un ricordo bello, anzi: bellissimo, legato all’esperienza “da Prete” che condividevo con le ragazze e i ragazzi dei Carmini. Erano gli anni del “Credo” quando ci trovavamo proprio dentro a San Barnaba per rinnovare “fra amici”la propria scelta-impegno di provare ad essere Cristiani sul serio e non solo per etichetta e a parole … Prolungavamo insomma il gesto-scadenza della Cresima che per molti coincideva, invece, col momento del “rompete le righe” e della fuga-distanza definitiva dal mondo dei Preti, della Chiesa, Dio, Catechismo e dintorni … A dirla tutta, la nostra era una “formula” un po’ impropria e insolita, inventata da noi “in casa” e non tanto in linea con l’apparato comunitario e il solito clichè Cattolico-Ecclesiastico-Preteresco ... Ma per noi funzionava in quanto era un momento d’importante aggregazione, e rendeva evidente quel “sentimento” che ci teneva insieme uniti e legati all’idea “della Chiesa e di Dio”… Non quella di mattoni intendevamo, o la solita Ecclesiacon le sue incoerenze e andature bigotte un po’ asfittiche, ma una Chiesa più “spicciola”, vissuta, terra terra … anzi: faccia a faccia, che vedeva protagonisti “noi dei Carmini” insieme a “Quello del piano di sopra”… di sicuro connivente più che mai con noi … ne ero certissimo.
Che ricordi ! … Mi piaceva un sacco quella ricorrenza annuale, che è stata qualcosa che è lievitato anno dopo anno dal nulla riuscendo a mettere insieme e in armonia, quasi unificando “forze”di età e attitudini diverse presenti nella nostra Parrocchia.
Ah ! … Sto facendo il nostalgico facendomi prendere dai ricordi “da Prete” di ieri … Chissà che cosa sarà rimasto dentro all’Animo di quelli di quei tempi ?
Che abbiamo fatto ! … Che ho fatto con loro … Rifarei tutto … Il Tempo però è passato, rimane vivo l’eco intenso e sincero di quelle singolari emozioni.
Il secondo ricordo circa San Barnaba che ho stipato e inciso nella mente è, invece, un po’ inquietante. Negli stessi anni in cui vivevo “da Prete” ai Carmini, San Barnaba ne era la Vicaria, e faceva parte dell’entourage della Parrocchia con tutto ciò che significava e conteneva.
A dirla tutta: un tempo accadeva il contrario, cioè San Barnaba e Santa Margherita erano le due chiese di Contrada: quelle a cui facevano riferimento i Venezianidel posto, mentre i Carmini era un chiesone monasteriale tutto dei Frati Carmelitani, che però ha sempre avuto una sua capacità calamitante per via della Madonna degli Scapolari e della Schola Grande dei Carmini.
E’ stato come sempre quel solito balordo di napoleone di cupa memoria a ribaltare e distruggere tutto … ed è rimasto ciò che è rimasto: cioè pochissimo … quasi niente.
Vi dicevo di San Barnaba come memoria inquietante, perché in tutto il tempo che ho vissuto là il Sacrestanodel posto con cui familiarizzavamo non poco, non smetteva mai di ricordarmi il grave disordine in cui versava quel chiesone quasi sempre lasciato in balia di se stesso ... Dico inquietante perché continuava a ripetermi che la mastodontica facciata del chiesone continuava a “camminare”pericolosamente verso l’omonimo Campo di San Barnaba staccandosi ormai della larghezza di un braccio dal resto dell’edificio della chiesa.
Stupito, e quasi impaurito da quel fatto, non ho smesso di chiedere nel tempo perché mai qualcuno non si attivasse per prevenire quella progressione così pericolosa per la pubblica incolumità … La risposta era sempre vacua e la stessa da parte di tutti: e chi pagherà ? … Tutti tacevano e fingevano di non sapere, e soprattutto nessuno si sforzava di andare un passo più in là oltre le solite denunce e le mere segnalazioni a chi di dovere ... Tutti sapevano, ma nessuno muoveva un dito o faceva qualcosa.
Tutt’ora quando passo saltuariamente attraverso Campo San Barnaba mi chiedo se quella fessura lassù in alto fra chiesone e facciata esista ancora … e ancora m’interrogo senza saper darmi risposta se ancora oggi ci passerà ancora un braccio se non di più fra i marmi della facciata e il resto della chiesa … Chissà se qualcuno sarà riuscito a sistemare tutto ?
Spero d’essere io l’unico a non essere aggiornato al riguardo.
Quella chiesa di San Barnaba a cui in qualche modo ero come Prete correlato mi procurava sempre tristezza … Tristezza per via delle infiltrazioni della pioggia che scivolavano dentro dalla facciata che il Sacrestano non dimenticava mai di mostrarmi … Tristezza perché ancora lo stesso mi indicava come sempre più spesso la chiesa lasciata aperta e incustodita rimaneva in balia di se stessa diventando retaggio della solita Zingara che se non chiedeva l’elemosina con insistenza a tutti quelli che passavano, provava a farsi pagare dai turisti per entrare in chiesa … Tristezza per via di certe refurtive degli stesi Zingari che trovavamo nascoste dentro ai confessionali o nei meandri della stessa chiesa semiabbandonata … Tristezza perché perfino il giorno della Festa del titolare, cioè il giorno di San Barnaba nonostante un robusto scampanare e chiamare: in chiesa non si radunava praticamente nessuno: “Non trovo più il coraggio di tirare le corde delle campane del campanilotto di San Barnaba”mi diceva ancora il Sacrestano sconfortato: “Una volta o l’altra rischio che mi cada l’intero campanile in testa … Sarebbe da chiudere questa chiesa … L’altro inverno ho trovato dentro un gruppetto che s’era accomodato accendendo un fuocherello per scaldarsi sulle “rosticcerie” delle candele … Nessuno se n’è accorto, nessuno ha detto nè fatto niente … Figurati se Don Angelo scende giù a controllare in chiesa col male alle gambe che ha ? … Quando sono passato per chiudere li ho trovati là che bivaccavano tranquilli da chissà quanto … A xè una disperasiòn sta cièsa.”
Sulle panche insieme a noi raccogliticci Preti sull’altare, c’erano “quattro gatti” in tutto il giorno della Festa Patronale: erano gli “affecionados” del mitico Don Angelo Altanil simpatico “Archimandrita stanziale di San Barnaba” col quale ho avuto la fortuna di spartire cinque anni di vita, compagnia, buona tavola e perché no … aneddotica curiosa, e considerazione ironica su Chiesa, Preti, Fede, Diritto Ecclesiastico e tutto il resto … Davvero una bella figura quell’uomo: conservo un bellissimo ricordo di lui ... anche se più di qualche volta davanti alla tavola imbandita con gli altri Preti del circondario non ha mancato di dirmi davanti a tutti che avrei meritato d’essere pubblicamente “condannato e messo al rogo” per il mio modo d’intendere e interpretare “il Prete, la Chiesa e la Religione”.
“Senti chi parla !” gli contestavo: “Quello che consiglia con insistenza ai fedeli di fare delle buone Novene al Santo Destrigaletti ! … e possibilmente con buona elemosina al Piovano o al Rettore della chiesa ... Che schifo ! … Che visione misera di Chiesa.”
“Eh … Va beh …” si scherniva lo stesso Don Altan: “Ciascuno ha le sue debolezze … La Chiesa ne ha tante … Perché non posso averne qualcuna anch’io ? … Tu non ne hai ?”
“Certo che si … Ma dire a chi ha un malato cronico in casa, o a chi gestisce un handicappato che sarebbe meglio per lui o lei fare una bella Novena per chiedere di liberarsi da quel peso … Mi sembra eccessivo, se non stupido … Ti sembra che Dio, Santi e Madonna vogliano e permettano una cosa del genere ? … Non è forse abbindolare la gente ?”
“Abbindolare ? … Parolone … Diciamo: indirizzare …”
“Già … Spingere verso la Salvezza …cioè a rimpinguare le tasche dei Preti e della Chiesa.”
“Eccolo qua !” si alzava allora in piedi pulendosi la barba col tovagliolo, e col dito puntato addosso a me come una pistola: “Lo vedi che meriteresti d’essere bruciato ? … Sei un eretico blasfemo …Dissacratore ! … Sacrilego !”
Ricordo ancora il mormorio che si sollevava sopra le tavole dei Preti riuniti “in congrega di Vicariato”… Col tovagliolo annodato attorno al collo, e con la bocca e il bicchiere pieno, c’era chi si schierava apertamente dalla parte di Don Angelo indicando in qualche modo la bontà (assurda) di quella pratica che lui suggeriva, e chi, invece: dava ragione a me contestandone la pochezza, anzi: l’insidiosa quanto ingannevole proposta offerta a ingenui quanto sprovveduti e ignoranti fedeli ... nel senso che davvero ignoravano e non erano a conoscenza delle vere “dinamiche del Cielo”.
Su una cosa però tutti erano d’accordo: ero un Pretino troppo spavaldo, linguacciuto ed esuberante per i loro “soliti parametri ecclesiali” … e su questo tutti concordavano con Don Altan:“darmi alle fiamme” o almeno una bonaria fiammata mi avrebbe fatto bene ...Ero troppo irrispettoso verso “Madre Chiesa” e le sue Sapienti Dottrine.
“San Barnaba” mi spiegava in altri momenti lo stesso Don Altàn,che era Rettore-Vicario della chiesa di San Barnaba dopo essere stato in auge fra i Preti della Diocesi al tempo del Concilio Vaticano II e dei primi passi dell’Ecumenismo. Poi era stato messo frettolosamente in disparte “perché Prete scomodo e sui generis”, e perché poi c’era “la Greca”che viveva con lui … Malelingue o mezze verità ?
“San Barnaba era un Santo di serie B” mi diceva Don Angelo: “una specie di Santo di Riserva dopo i Dodici Apostoli titolari, un Santo sfigato che non ha mai fatto grande carriera dentro alla Chiesa, e che è sempre stato quasi omesso dalla Storia e dalla Cristianità, o perlomeno poco conosciuto e apprezzato se non da pochissimi … E’ stato però simpatico a noi Veneziani: guarda qua che bel chiesone che gli hanno tirato su e costruito ! … E io sono onoratissimo d’essere il suo Vicario … Se poi lo festeggeremo in compagnia facendo un po’ di sana bisboccia ? … Viva San Barnaba ! … Sarà ancora meglio … Anche se detto fra me e te: sai che i documenti dicono che i Veneziani avevano già deciso di dedicare questa chiesa a San Lorenzo ? … Povero San Barnaba: messo da parte da tutti … un po’ come me.”
“Lei è un po’ un Prete gaudente Don Angelo ?”
“Macchè gaudente ! … Buongustaio finchè vuoi … Ma so fare anche astinenza e penitenza se serve … Ci dormo sopra !”
Al di là di tutto mi piaceva un sacco quel Prete e mi divertivo tantissimo ad intrattenermi con lui: quante ce ne siamo dette ! … e quanto ho imparato da quell’uomo, che ormai da un bel pezzo ha terminato la sua avventura esistenziale … Chissà se mi sente ?
San Barnaba … in Contrada di San Barnaba a Venezia? … Mmm … Quante cose sono capitate !
Sentite qua: nel 1263 Simeone Moro divenne prima Piovano della Contrada di San Trovaso nel Sestiere di Dorsoduro … Quattro anni dopo però prese al volo l’opportunità di diventare Piovano di San Barnaba, poi divenne quasi subito Vicario del Capitolo della chiesa, poi passò a San Pantalòn che era ben più dotata economicamente come Parrocchia … Rinunciò nello stesso tempo di diventare Vescovo di Chioggia dopo essere già stato eletto ... Divenne quindi Primicerio di San Marco: la Basilica Dogale ... e nel 1291 accettò finalmente di diventare Vescovo di Castello cioè di Venezia (non esisteva ancora il Patriarcato) succedendo al Nobile Vescovo Querini.
Domenica 29 gennaio 1441:“Solenne e pomposo spettacolo presentò il Campo di San Barnaba allorché vi giunse da San Samuele sopra un ponte di barche la famosa cavalcata disposta per festeggiare le nozze poc'anzi avvenute fra Jacopo Foscari, figlio del Doge Francesco e Lucrezia Contarini, comparendovi pure il Principe ad accogliere la Nuora che erasi recata alla chiesa per ascoltar Messa ... In quella occasione nel mezzo del Campo fu recitato un bellissimo sermone con tanti Zentiluomini e Puopolo che no se podeva andar in alcun luogo ... Il dopo pranzo del medesimo giorno approdò a San Barnaba il Bucintoro montato da 150 Dame, ed accompagnato da molti palischermi, e da tutte le barche della Contrada per condurre la sposa al Palazzo Ducale, ove s'imbandì lauta cena, dopo cui fo fatto festa fin a hore nove di notte.” … Quattro anni dopo il giovane Enrico Dolfin venne condannato per aver fornicato sotto l’organo della chiesa di San Barnaba con una povera e piccola prostituta chiamata Margarita.
Nel 1532 il Cristianissimo Gentiluomo Veneziano Giovan Francesco Giustinian della Contrada di San Barnaba, “stato in India et a Lisbona”, costruì nell’Arsenale di Istambul ricevendo grandi ricompense dal Solimano il Magnifico, e con l’assenso di Pietro Zen Ambasciatore della Serenissima,diversi Galeonidestinati ad essere impiegati insieme alle Galee di Ragusa sul Mar Rosso e nell’Oceano Atlantico al di là dello stretto di Gibilterra per tagliare e contrastare al Portogallo le vie marittime delle Spezie a vantaggio dei Fondaci Turchisituati allo sbocco delle antiche carovaniere, e negli interessi degli stessi operatori e Mercanti Veneziani ... Si dice che nel 1550 uno di quei Galeoni Veneziani sia approdato carico di merci a Manilanelle Filippine.
Circa cinquant’anni dopo, sempre in Contrada di San Barnaba in Corte Salomon esisteva la Scuola Sestierale di Dorsoduro dove insegnava il Maestro-Letòr Girolamo BardiFiorentinostipendiato dalla Repubblica Serenissima assieme a Prete Domenego Trevisan che fungeva da Grammatico ... Non sapevano con esattezza il numero dei loro scolari perché ora ne avevano troppi, ed ora troppo pochi a secondo delle occasioni ... Si leggeva agli scolari: Virgilio, Cicerone, Cesare, Sallustio e altri umanisti ... Lo stesso Maestro Bardi stava scrivendo un libro sulla vita dei Papi scrivendo le buone novità e tacendo le cattive ... Sempre con loro doceva pure Johannes Petrus Gottardi quondam Andree, laico di 22 anni, che da 2 anni insegnava “a lèzer, scriver, abbaco et quaderno” a 40 alunni della stessa Scuola di San Barnaba usando il“Salterio, Donado e Marco Aurelio.”Nel settembre 1705 venne definitivamente bandita la Festa Popolare dei Pugni sul Ponte e Rio di San Barnaba perché diventata troppo violenta … Sopra al Ponte si scontravano Castellani con berretto e sciarpa rossi e Nicolotti con berretto e sciarpa neri … Di tali secolari lotte sopra al ponte rimane la memoria ai quattro angoli con l’orma impronta dei piedi.
Nel 1740 un Prè Francesco Groppi, quondam Zuane, quondam Lorenzo domiciliato in Contrada di San Barnaba notificò di possedere varie case in Contrà di San Marzilian in Calle de Cà Groppi a Cannaregio, nonché altre case nella medesima Contrada, e altre possessioni ad Oriago di Mira “con riserva d'aggiungere altri beni sopra quali al presente pende litigio di ragione del quondam Reverendo Don Domenico Groppi, fu Piovan di San Barnaba, Vicario del Patriarca di Venezia Maffeo Contarini, e Pubblico Notajo nominato in parecchi rogiti dal 1453 al 1507, quando il 20 aprile fece il proprio testamento negli atti di Cristofolo Rizzo Pievano di San Moisè lasciando vari legati pii, e disponendo che fosse provveduta de' suoi beni la famiglia di Giacomo suo fratello” ... Morto nel 1507, ebbe sepoltura nella chiesa di San Barnaba, e un’epigrafe riportata dalle Cronache Cittadinesche dice che la Famiglia Groppi anticamente attendeva al commercio della seta, discese da Bergamo a Venezia, e qui produsse diversi Dottori, Secretari e Mercanti.
Da una nota del 1745 risulta che il celebre compositore e Maestro di Musica Tommaso Albinoni abitava pagando 28 ducati annui in Calle Longa San Barnaba insieme ai suoi quattro figli di cui uno era Religioso, uno Prete Secolare, mentre una figlia era nubile … Quattro anni dopo, come raccontano gli Annali di Pietro Gradenigo,essendo i muri cadenti, avvenne l’ultima rifabbrica di San Barnabasu disegno dell’Architetto Lorenzo Boschetti seguace di Giorgio Massari: “Durante i lavori cadde un Murèr e si accopò” ...Tre anni dopo ancora, raccontano gli stessi Notatori del Gradenigo: “… alquanti Muratori che nelle prime ore del giorno modellarono un’erta della finestra nella più alta parte del ristaurato sontuoso Palazzo Bon a San Barnaba comprato dal NobilHomo Rezzonico, non potendo sostenere marmorea pietra che precipitando spezzò l’armatura, caderono dall’alto al basso in numero di 5 de quali chi subbito, chi dopo alquante ore morirono, fra i quali il Capomastro Iseppo Pedolo di anni 41, sepolto magnificamente ai Santi Apostoli perché assai compianto e meritevole di quella chiesa e fabbrica …”Nel luglio 1760: Ventura Morali gestiva una Malvasia in Contrada di San Barnaba, ed era Guardian della Schola dei Malvasiotti o Mercanti da Vindella Contrada di San Silvestro … Pagava mensilmente: 20 soldi al Fiscàl, 20 soldi al Nodàroe 10 soldi al Fante come rata della tariffa annuale da pagare ai Sette Savi sopra la Mercanzia della Giustizia Nuova di Venezia ... Nello stesso anno, secondo la Gazzetta Veneta di Gasparo Gozzi: “… un venditore di frutte che sta a San Barnaba, dopo una lunga e gagliarda malattia, ricuperò la sanità in parte, ma in parte rimase malaticcio, senza forza, di malumore e svogliato lungo tempo, come si fa dopo una lunga infermità … Chiedeva a tutti i suoi conoscenti e amici qualche rimedio per rinvigorire ... Chi gli dicea questa cosa, e chi quella, ed egli ogni cosa sperimentava, tanto che il corpo suo era fatto bottega di Speziale che di giorno in giorno peggiorava ... Trovandosi dunque un giorno di profonda malinconia ripieno e udendo per caso alcuni i quali diceano che l’oro fa allegrezza e intendeano per poterlo spendere … Egli che non avea altro in capo che ricette, intese ad inghiottirlo, e presa una certa quantità di zecchini e fattone pallottole, le inghiotti tutte aspettando in pace l’effetto ... Gli zecchini, fattogli nodo e peso agli interiori l’hanno si aiutato, ch’egli a letto con gravissimo male e con dubbio di lasciarvi la vita ... Quasi si potrebbe trarne una sentenza morale, che l’oro da la vita a chi lo sa usare e ammazza chi fa il contrario …”
Nel 1791 il NobilHomo Francesco Lippomanovenne finalmente eletto nell’ambito incarico di Procuratoredel Capitolo della Parrocchia di San Barnaba dopo essere stato esemplare professionista in quel compito, e uomo di estrema garanzia e buon esito in quella stessa carica: prima a Santa Margherita nel 1784, poi alle Eremite di San Trovaso nel 1788, dalle Monache di San Giacomo di Murano nel 1789, e presso il Capitolo di San Basilio nel1784 …. La Contrada di San Barnaba contava a vivere 2.333 persone, misurava 4.318 passi ed aveva 654 abili al lavoro fra 14 e 60 anni con 75 padroni in 86 botteghe: “La Pieve era miserabile e col Piovano infermo costretto a chiedere in prestito qualche ducato, ma vi ruotavano attorno ben ventuno Sacerdoti che celebravano 3.197 Messe Perpetue ma andavano anche a celebrare altrove per cercare altre elemosine più pingui: dalle Terziarie, ai Tolentini, a Cà Rezzonico e al Convento della Santa Croce ... Non c’erano Levatrici in Contrada, ma c’erano quattro Spezierie da Medicine: “Li due Angeli” e “Le tre Frezze” ai Carmini, “San Lorenzo Giustinian” al Ponte di Ca’ Foscari, e “L’Aquila d’oro” al Ponte dei Pugni.”
Il 13 marzo 1796, infine, il Pistore di Cannaregio Giovanni Alberti, per niente Nobile, si fece benedire le nozze in gran segreto con Luigia Bonlini Patrizia Veneta… Tutti s’erano dichiarati contrarissimi a quell’unione impropria, e il loro nome correva di bocca in bocca ovunque in giro per Venezia … Ognuno diceva la sua sui due innamorati: chi sperava che iniziassero a convivere pubblicamente, altri dicevano che dovevano andare a buttarsi in ginocchio ai piedi del Patriarca inducendolo a risolvere la loro situazione … e c’era chi pensava che era meglio se incontravano matrimonio clandestino come avevano fatto altri … L’amore era Amore … Andò a finire che i due una sera si piazzarono quasi in agguato davanti al Piovano di San Barnaba con un paio di testimoni ... Avevano in tasca i certificati di “libera fede” di entrambi che attestavano che non erano sposati, poi avevano quello d’identità, di nascita, della Parrocchia e Contrada d’appartenenza … Attesero il momento propizio, et voilà: si piantarono davanti al Piovano sorpreso sui gradini dell’altare, (Probabilmente il Piovano era connivente in cambio di una buona elemosina … Ma non lo si seppe mai chiaramente, perché al processo il Prete tentò sempre di discolparsi dicendo che aveva subdorato l’inganno dei due … E’ giunto perfino a dire che in quell’occasione era corso via dall’altare abbandonando i paramenti sacri sulle panche della chiesa, aveva preso cappello e tabarro, ed era fuggito via in strada), ed espressero pubblicamente il loro reciproco consenso. Il “gioco”fu fatto: e i due si ritrovarono benedetti e sposati validamente ... La faccenda però non finì là, ma si trasferì dentro a un interminabile processo e contenzioso civile ed ecclesiastico che parve non finire mai ... I due però sposi rimasero per sempre lo stesso: punto e basta … Si sa: i ceti e le caste a Venezia non si potevano né dovevano confondere e sovrapporre: era una delle regole immutabili vigenti in Laguna … Ma quella volta non venne affatto rispettata.Va beh … Basta così su San Barnaba per questa volta … E oggi com’è la chiesa di San Barnaba ?
Bah ? … E’ diventata un altro di quei museetti asfittici, una mostra mi pare di macchine e opere Leonardesche o qualcosa del genere … Di certo non conserva più nulla della vita vissuta “da chiesa” che conservava e ospitava un tempo ... San Barnaba non c’è più: ne è rimasto il cartoccio traballante, come lo scheletro … un fantasma di pietra nudo e muto.