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“A PROPOSITO DI OSPIZI E HOSPEDAETTI … A VENEZIA!”

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“UNA CURIOSITA’ VENEZIANA PER VOLTA” – n° 53.

“A PROPOSITO DI OSPIZI E HOSPEDAETTI … A VENEZIA!”

Sarò anche nostalgico … ma a differenza di oggi che devi quasi farti un mutuo per ammalarti e morire decentemente; o ti devi quasi azzuffare per salire in un ambulanza e ottenere dopo eterne attese un qualche posto letto in capo al mondo; o ti ritrovi molto presto di nuovo a casa o in strada con la pancia ancora mezza aperta … Beh, a differenza di oggi, possiamo dire che Venezia Serenissima nei secoli trascorsi non era organizzata poi tanto male.

Venezia possedeva i grandi ospedali pubblici, i grandi contenitori calderoni in cui ospitava soprattutto piagati, sifilitici e febbricitanti per i quali non esistevano antibiotici e tanti rimedi. Di solito se la sbrigavano relativamente presto un tempo, e per la maggior parte si nasceva e moriva a casa ... se ne avevi una.

C’erano innanzitutto: San Lazzaro dei Mendicanti a San Giovanni e Paolo sulle Fondamente Nove, gli Incurabili sulle Zattere, Santa Maria dei Derelitti ossia l’Ospedaletto in Barbaria delle Tole a Castello.
Esisteva inoltre la diffusa catena insulare dei Lazzaretti: Lazzaretto Vecchio, Lazzaretto Nuovo, Poveglia, San Servolo, San Marco in Boccalama, San Lazzaro diventato dopo degli Armeni, e altri ancora. Entità sparse nelle isole lagunari per ospitare pestilenze e malattie esotiche ... tanto era quasi lo stesso: i rimedi erano quella che erano, ossia quasi non c’erano.
Esistevano poi altri “presidi sociosanitari assistenziali” per ospitare il disagio pubblico, emergenze familiari, orfani e abbandonati, e perfino convertiti: Zitelle e Convertitealla Giudecca, Penitenti a Cannaregio, Pietà a San Marco, Catecumeni a San Gregorio in fondo al Sestiere di Dorsoduro.
E non finisce qui. Esisteva inoltre tutta una serie di Ospizi, Hospedài e Ospedaletti fondati e appartenenti alle Scuole Grandi e Piccole e alle tante altre associazioni di Arti e Mestiere della città.Solo per citarne alcuni: c’era l’Ospedali dei Sartori vicino ai Santi Apostoli, quello dei Lavoranti Calegheri Tedeschi a San Samuel, quello deiMarineri a Castello, dei Capotteri vicino ai Greci, dei Forneri alla Madonna dell’Orto, dei Samiteri a San Andrea della Ziradavicino all’attuale Piazzale Roma, dei Mercanti della Seda alla Misericordia e a San Martin di Castello. Era tutta una rete secondaria efficientissima e sparsa in ogni angolo e Contrada di Venezia, capace di provvedere in qualche modo alle situazioni “fragili” della città lagunare.

Ma c’era molto di più.

Buttando uno sguardo generico, un colpo d’occhio sui Sestieri di Venezia, si può dedurre un vago quadro d’insieme e un’idea di quanto esisteva … e funzionava un tempo.

Sestiere di Castello.
  • “Hospedal di Messer Jesu Christo dei Cappotteri” accanto alla chiesa non più esistente di San Nicolò di Bari, dove sorgono i Giardini di Castello. Pressappoco nella stessa zona esistevano anche “l’Hospeàl dei Marineri” e “l’Ospizio del Prete Zuane”.
  •  In Fondamenta Sant’Anna esisteva“l’Ospizio Foscolo o delle Donne” ancora attivo nel1834 per accogliere 16 vedove.
  • Nell’attuale Via Garibaldi, di fronte allachiesa di San Francesco di Paola sorgeva “l’Ospizio San Domenico o di San Bartolomeo o delle Putte” detto “Ospizio Querini di Castello”. Ancora nel 1834 si citava la presenza di due piccoli Ospizi-Ricoveri Querini per 10 e 5 “vedove misere” posti dietro e nei pressi della chiesa di San Francesco di Paola.
  • Fin dal 1357 si realizzò “l’Ospizio in Corte Borella a San Giovanni e Paolo di Castello” come primo tentativo di istituire un Ospizio-Ricovero per accogliere peccatrici penitenti provenienti dall'isola di San Cristoforo o Sant’Onorio (presso l’attuale isola-cimitero di San Michele) già abbandonato da qualche anno.
  • Ospissio di San Giovanni Battista o di Santa Maria e Sant’Orsola in Contrada di San Martin a Castello.Era il più piccolo Hospeàl di Venezia destinato ad abitazione provvisoria per sei Mercatanti dell’Arte della Seta falliti e caduti in miseria. Si trovava costruito a ridosso del grande “Ospissio delle Muneghette” col quale aveva in comune un muro perimetrale. Nel 1884 alle Muneghette si accolse e radunarono tutte le donne anziane, vedove, e povere sparse per i vari Ospizietti della città.
  • “Ospissio Nantichiero o Antichier Cristiano” a Santa Ternita ospitava 20 infermi o povere donne in Calle del Morion.
  • “Ospizio Morosini” a Santa Ternita con 14 appartamentini su due piani fra Calle dell’Olio e Calle della Malatina.
  • “Ospedaletto Da Molin” a Santa Ternita in Corte Contarina lungo il Rio degli Scudi con 24 caxette peraccogliere persone povere e bisognose.
  • “Ospizio Da Ponte” in Corte Da Ponte sempre a Santa Ternita fondato nel 1724 dal Nobile Zuanne Da Ponte che lasciò 10 caxette a beneficio di poveri provvedendo anche per un elemosina annua a loro favore, prestazioni mediche e pagamento delle medicine.
  • “Ospeàl de Santa Caterina” a San Giorgio degli Schiavoni.Nel 1187 Gerardo Arcivescovo di Ravenna donò all’Ordine dei Cavalieri Templari alcuni terreni acquitrinosi in Venezia in località Fossa putrida” per costruirvi “…Ospeàl et Chjesa”.
  • Forse l'ultimo degli Ospizi costruiti a Venezia fu "l'Ospizio Orio" a San Pietro di Castello, edificato nel 1724 dal Patrizio Nicolò Orio in Corte de la Vida. Nel 1834 ricoverava ancora 6 povere, e nel 1843 la Cappella annessa venne distrutta trasformando il posto in un giardino.


Sestiere di San Marco.
  • “Procuratie Moro” a Sant’Anzolo o al Giglio. Si trattava di 7 caxette con due o tre vani oltre alla cucina, che si dovevano assegnare gratuitamente “amori Dei” a poveri veneziani.
  • “Ospizio di San Gallo” in Corte delle Orsoline presso l’attuale Bacino Orseolo, poi trasferite sul Rio di Sant’Anzolo in Corte dell’Alboro. L’Istituzione fu l'erede dell'antichissimo Ospissio-Hospedàl Orseolo in Piazza San Marco detto Ospeal da Comun o Hospizio o Spedàl de San Marco collocato presso il campanile e inserito nel dipinto "La processione della reliquia della Croce"di Gentile Bellini.
  • “Ospissio Buona Femmina o Aletti” a San Moisè in Corte dei Pignoli sul Rio dei Fuseri. Istituito nel 1375 in Corte Grimani e composto da un edificio centrale a più piani e da 11 caxette destinate ad ospitare altrettante vedove povere ma di buona condizione e fama.
  • “Ospissio De Tommasi” a San Moisè in Corte dell’Ospizio in Calle del Carro e Piscina della Frezzeria. Suddiviso in due caxette con 12 stanzette doppie di “camera-cucina” per 12 vedove povere, fu fondato da Tommasi Pietro medico e filologo per testamento nel 1456.
  • “Ospizio Da Molin” a San Paternianper accogliere non meno di tre donne povere.
  • “Ospizio de La Moneda” a San Paternian, istituito nel 1407 da Biasia de la Moneda, che lasciò un'ingente somma di denaro per dar ricovero ad almeno quattro anziane povere col solo vincolo che provenissero dalla stessa Contrada di San Paternian.
  • "Ospedaletto Bocco" in Calle de Ca'Priuli in Contrada di San Salvador composto da 12 caxette per accogliere: "bone femmine" anziane e povere.
  •  “Ospissio Novello” a San Samuel in Corte del Duca, istituito per testamento nel 1764 da Pietro Novelli Pietro a favore di 7 povere vedove.


Sestiere di Cannaregio.
  • “Ospissio Falier arente le sechere de Sant’Alviselungo la Fondamenta dei Riformati e nella Calle del Capitélo ”. Istituito per testamento nel 1522 dal Nobile Marco Falier che lasciò un’ingente somma a famiglie povere. Consisteva in 10caxette ridotte in seguito a 6 assegnate "gratis et amori Dei" dai Procuratori de San Marco de Supra. Ancora nel 1908, le caxette dell’Ospissio erano costituite dal pianterreno con pavimento in mattoni e primo piano col pavimento in legno.
  • “Ospissio Varicelli” al Ponte dei Sartori ai Santi Apostoli. Istituito per testamento nel 1332 da Zuane Varicelli per dare ricovero a "sei femene dispossenti e de bona fama" obbligate a risiedere nella caxetta, ricevendo annualmente una piccola somma di denaro.
  • “Ospissio Zen” ai Santi Apostoli, cheancora nel 1834 dava ricovero a 15 persone offrendo loro 4,70 lire al mese.
  • “Ospissio Bandi o Bondi” a San Cancian fra il Rio di San Canzian e il Ponte Norris su due piani con 7 stanzette ciascuno. Solo nel 1956 le ricoverate vennero spostante alle Penitenti di San Giobbe in quattordici camerette in sostituzione di quelle originarie.
  • “Ospissio femminile di Santa Caterina”a San Felice. Fondato il 5 ottobre 1814 in Calle Boldù da Giuseppe Wiel Piovan di San Felice, e destinato a fanciulle povere e bisognose per educarle “ai precetti della religione, ai diritti della morale, ai bisogni delle famiglie”.
  • “Ospedale De Messer Gesù Cristo” a San Leonardo in Calle Da Mosto o dei Colori fondato nel 1538 dalla nobildonna Cecilia Bernardo-Pisani per ricoverare almeno tre povere donne alle quali si dovevano elargire trentasei ducati annui ciascuna con una botte di vino e altri generi di conforto.
  • “Ospizio di Corte Zappa” in Contrada di San Marcuola dalle parte del Ghetto sulla Fondamenta degli Ormesini. Con testamento del 1391, Giorgio di fu Stefano de Galera o de Gallera, soprannominato Zapa o Zappa, lasciò in eredità un'ingente somma di denaro affinché fosse costruito al più presto un Ospissio per dare accoglienza a 16 poveri.
  • “Ospizio Basegio dei Marineri” in Contrada di San Marzial. In origine destinato ad ospitare 12 poveri con la condizione che però fossero stati:“… marineri che avessero per davvero navigato”.
  • Ospizio Moro-Lin” in Contrada di San Marzial con annessa Schola diretti da un Prior risalirebbe addirittura al 939, ad opera di Cesare de Julii detto Andreani. Sorgeva accanto all’attuale chiesa che ancora non c’era, e inizialmente accoglieva pellegrini diretti o provenienti dalla Terra Santa, possedeva anche un piccolo cimitero interno. Si racconta che nel 1591 il Priore dei Nobili Moro assegnava liberamente a 15 povere donne le stanze dell'Ospizio, fornendo loro annualmente una quantità di legna, farina, vino, medicine e la somma di 12 ducati ciascuna. Ma si racconta anche che in molte occasioni le donne ospiti dovettero ricorrere ai Provedadori sopra agli Hospitali, Lochi Pii e Riscatto de li Schiavi” contro il Prior dell’Ospizio dei Moro perché non rispettavano gli obblighi delle forniture previste.


Sestiere di Dorsoduro e Giudecca.
  • “Ospizio Hospedaletto Della Frescada” a San Vio.
  • “Ospedaletto della Maddalena sive Pinzochere”inParrocchia dell'Anzolo Raffael.
  • In Campo Santa Margherita e nelle Contrade limitrofe sorgevano vicinissimi fra loro:“Ospizio Contarini o Hospeàl de Santa Margherita.”, “Ospizio Da Ponte”, “Ospizio Priuli”, “Ospizio Rocco” e “Ospizio Scrovegni-Bocco”.
  • In Calle dell’Ospitaletto alla Giudecca in Fondamenta del Ponte Piccolo, sorgeva su due pianiper 12 poveri infermi“l’Ospizio Brustolado o Brassolado” con chiesettina privata interna. Ancora nel 1834, le 12 povere inferme ospitate ricevevano ciascuna: 4,70 lire al mese.


Sestiere di Santa Croce.
  • Angelo Pesaro nel 1309 dispose per testamento un lascito di 3.000 ducati per costruire un “Hospital de novo a San Giacomo dell’Orio, e depositò in Zecca di San Marco 8.000 ducati per soddisfare con le rendite annuali i bisogni degli infermi ed elargire loro ogni anno a Natale e Pasqua un’elemosina supplementare di tre ducati ciascuna. Nel 1361 fu attivato quindi per 20 poveri infermi“L’Hospeàl Pesaro di Sant’Angelo”.
  • ASan Simeon Grande, esisteva “l’Ospizio Grimani” ancora attivo nel 1834, che dava ricovero a 24 “povere vedove civili con figli”; e “l’Ospizio Morosini” fondato il 20 ottobre 1678 da Pietro Morosini che dispose per testamento che nel suo stabile a San Simeon Grande si fondasse un ospedale con 36 camere indipendenti fra loro, riducibili a 24 se troppo piccole, con tutte le necessarie comodità per povere ed onorate vedove con almeno un figlio. Destinò anche altri 5.000 ducati per lo scopo, la cui rendita doveva servire per eventuali restauri e per un’oblazione a Pasqua e Natale alle vedove con l’obbligo di pregare per lui.
  • Il Nobil Homo Filippo Tronfondò nel1502 “l’Ospissio Tron”a Santa Maria Maggiore, nei pressi delle Carceri Maschili attuali. Per testamento legò la proprietà di 74 sue caxette composte da cameretta e cucina, destinandole in parte a persone povere con obbligo di abitarci, e in parte da affittare per provvedere alle altre.


Sestiere di San Polo.
  • A San Boldo sorgeva “l’Ospedale di San Ubaldo o de San Boldo” detto“Hospeàl De Matteo”istituito per disposizione testamentaria del 1395 dal Fiorentino Tommaso de' Matteo. L’Ospizio, accanto al campanile rotto rimasto oggi, era gestito dai Procuratori de San Marco de Supra, e accoglieva a giudizio inappellabile degli stessi 12 donne povere e bisognose, ma anche uomini in condizioni simili. A ciascuno beneficato si assegnava una stanza e una pensione di 4 ducati annui.


Non è tutto … Dovete sapere che in ognuna di quelle realtà è accaduto un insieme di storie e di vicende complesse e interessanti, che qualsiasi curioso può andarsi a cercare e vedere. Esiste al riguardo una vera miniera di documenti a disposizione.
Questa era a grandi linee l’ “offerta sanitaria e assistenziale” della città Serenissima lagunare di un tempo. Non che fosse tutto oro e Paradiso, anche in quei tempi c’erano immensi problemi, corruzione, raccomandazioni, esclusi e tutto il resto. Tuttavia, i Veneziani riuscirono a realizzare tutto quel “ben di Dio” in tempi in cui non esistevano né pensioni né copertura sanitaria nazionale. Chi era ricco e benestante poteva permettersi a domicilio medici e medicine, mentre gli altri s’arrangiavano come meglio potevano destreggiandosi dentro a quella ridondante “offerta sanitaria” cittadina frequentata da medici con bacchetta, tonaca cerata e becco pieno di profumi sul volto, speziali e imbonitori, pizzegamorti e ciarlatani.

Ieri come oggi, c’era poi chi non gli rimaneva di morire che sotto a un portico, dentro a una barca o al riparo di un ponte … e senza un cane che lo accudisse, oppure per davvero solo con un randagio cagnolino accanto.

Bisogna aggiungere, infine, che quasi tutto quell’apparato sopravvissuto per secoli è stato spazzato via dal solito Napoleone che in fretta e furia ha disperso malati, vecchi e persone, ha indemaniato beni, incamerato risorse finanziarie, venduto edifici e saccheggiato ogni cosa e oggetto di valore lasciando scheletri in rovina e abbandono. Alla fine del 1800 la maggior parte di quel che è rimasto di quella fitta rete di Istituzioni è stato “riciclato negli spazi” e trasformato quasi sempre in anonime abitazioni private dalle misure strampalate.


Oggi a Venezia rimane solo qualche traccia, qualche toponimo, qualche raro fregio a ricordare quell’attività e quella presenza davvero viva, diffusa ed efficace che c’è stata un tempo.


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