#unacuriositàvenezianapervolta 219
La saga-epopea dei Nobili Pesaro ... Pisaura Gens Venetica
(terza parte)
Continuo a vagabondare fra le vicende della “Saga-Epopea”dei Nobili Pesaro Veneziani … Pisaura Gens… Dopo qualche Pesaroscapestrato, e qualche Pesaro illustre … Ecco qualche Pesaro“più normale e tranquillo”… Beh: più o meno … Cambiamo stile e tipo di uomo: Carlo Pesaro quondam Andrea.
Chi era costui ? … Boh ! … E chi lo sa ? … Non l’ho mai sentito nominare fino ad oggi ... Mi ha incuriosito però …
Nacque pure lui a Venezia nel 1580 … Sposò la Nobilissima Paolina Loredan quondam Lorenzo, con la quale si diede parecchio da fare mettendo al mondo quattro figli e due figlie: Elisabetta, Lugrezia, Andrea, Lorenzo, Lorenzo “Junior” e Giovanni Battista.
Di sicuro un altro Nobile Pesaro che stupisce … Sull’onda del successo e del prestigio della Famiglia Pesaro, durante la sua esistenza ricoprì di certo … non esagero … ben più di cento cariche di Stato diverse della Serenissima.
Si avete capito bene: più di cento !
Paragonandolo a noi di oggi, fu come se fosse diventato progressivamente e a rotazione: Sindaco, Ministro, Giudice, Assessore, Direttore Generale, Prefetto, Governatore e molto altro ancora ... Immaginate (mi perdoni)… tanti Governatore Zaia messi insieme uno dopo l’altro, uno sopra e insieme all’altro … Un vero ultramanager, anzi: di più.
Il suo profilo e curriculum “professionale”è curiosissimo, e parla da se … Recita così: Ufficiàl alle Rasòn Nuove; Savio alle Decime a Rialto; Podestà de Verona nel 1622; Consiglier de Venezia pal Sestier de San Polo e Censòr ai tempi de la Peste; Capitano a Brescia nel 1636 e 1637; Conservatòr del Deposito in Zecca più volte; Revisòr e Regoladòr de le Entràde Pubbliche; Savio a la Mercanzia; Proveditòr sopra i Beni Inculti: cioè venditore di chiese e monasteri espropriati e requisiti a Monaci, Frati, Clero e Monache; Proveditòr a la Cassa de Ori e Arsènti; Depositario al Banco di Giro; Proveditòr a la Sanità de Treviso e Trevigiano; Capo de Sestièr alla Sanità par Cannaregio; Proveditòr a le Fortezze in Istria, in Zecca e Proveditòr a l'affrancazione del Monte Nuovissimo e del Sussidio … e poi come i suoi progenitori fu presente in Zonta a più riprese dal 1614 al 1654: pensate … per quarant’anni !!! … e poi ancora: in Pregadi, cioè Senatore dal 1639 al 1653: una cariatide anche là ...E ancora: l’apice dell’ascesa e del successo personale: per tre, quattro volte fece parte del temibilissimo Consiglio dei Dieci… e ancora, non è finita: Camerlengo della Cassa del Consiglio nel 1625; Giudice nella causa tra il Conte Alberto Pompei e altri interessati … Giudice nella causa della Città di Padova; Giudice nel processo contro Marcantonio Rodolfi; Proveditòr sopra il Bosco del Montello; fra i Nobili in causa fra i Magistrati al Sale e gli Avogadori di Comun; Inquisitòr de Stato di rispetto nel 1644-45 e 46; Estratto per la liberazione dei Banditi; Revisòr e Inquisitòr sopra le Schole Grandi; Revisòr e Regoladòr sopra i Dazi; Proveditòr sopra l'affrancazione della Zecca; Esecutòr contro la Bestemmia… che non significava solo controllore “delle parolacce”, ma si trattava di una vera e propria Magistratura che moderava, ispirava e censurava fattivamente lo stile di vita e i costumi dei Veneziani e dell’intero Dominio della Serenissima … Tansadòr del Sestièr de Cannaregio; Inquisitòr all'Ufficio del Sale; Regoladòr sopra la Scrittura; Esecutòr de le Deliberazioni del Senato; Scansadòr de le Spese Superflue; Proveditòr sopra i Monasteri; Proveditòr sopra la Provigiòn del denaro; Proveditòr sopra i Beni Comunali; Aggiunto prima e poi Inquisitòr all'Ufficio alle Biave e Savio all'Eresia … E giunse a candidarsi nel 1655 insieme a Leonardo Foscolo, Giovanni Barbarigo, Girolamo Foscarini e Bertuccio Valiero alla massima carica del Dogado: l’elezione a Doge… Ma venne surclassato da Carlo Contarini che divenne Doge vincendo la sfida sugli altri Nobili candidati.
Che ve ne pare ?
Carlo Pesaro non fu di certo né un guerrafondaio, né un grande navigatore e condottiero com’erano stati altri Pesaro di Famiglia, ma fu di sicuro un “pezzo da novanta”, un uomo importante, “di quelli che contavano” e agivano efficacemente nella “sala dei bottoni” dello scenario storico-politico-economico della Venezia del suo tempo.
Mi chiedo: chissà com’era quell’uomo ? … Come sarà stato quel tizio ? … Che carattere aveva ?
Di certo doveva essere un uomo tutto d’un pezzo: un manager intraprendente e tuttofare, un trascinatore efficientissimo … Lo immagino: figura polivalente ed eclettica, persona di carattere, abile nel saper presentarsi e parlare … Un uomo competente e arguto, furbo quanto serve, smanaccione col denaro e con i progetti e le idee … Uno di quelli che sapevano sempre dove andare a parare per se, e negli interessi del Casato dei Pesaro soprattutto … ma di rimando anche a favore della Repubblica Serenissima di San Marco: “che serviva con onore”.
Che sia stato così Carlo Pesaro ?
Oppure sarà stato un indolente, un opportunista che non si muoveva dal suo posto comodo facendo lavorare gli altri delegandoli al suo posto ?
Gli piaceva forse godersi la vita rimanendo a Palazzo, vivendo di rendita, banchettando e festeggiando ? … Se ne lavava forse le mani del destino di Venezia, utilizzandola solo come “macchina buona”per procacciare i propri guadagni ? … E sarà stato poi equo come Giudice, o conciliante e corrotto ? … Si sarà forse accontentato di comprare tutte quelle cariche (come era abituale fra i Nobili del suo secolo a Venezia) per rimpinguare le economie del suo Nobile Casato, o avrà fatto davvero politica economica per il bene di Venezia e dei Veneziani ?
Carlo Pesaro se ne stava di continuo a Cà Pesaro ? … O correva da mattina a sera a Palazzo Ducale a San Marco, oppure a Rialto nelle sedi delle Magistrature Veneziane ? … Chissà ? … Forse era un po’ e un po’ … Un po’per sorte: amava il lusso, l’Arte e la ricchezza … Era un tipo sofisticato ed elegante, che distingueva i profumi e amava attorniarsi di cose e persone belle ? … Era forse uno che saltava in gondola de casàda andando su e giù per Venezia e il Canalàssogodendosi la vita, o recandosi “alla Villa e alla Villeggiatura”in Terraferma curandosi che campagne, fondi e campagnoli incrementassero ulteriormente le rendite già pingui del suo potente e fiorentissimo Casato ?
Insomma: come sarà stato quel Carlo Pesaro?
Tante domande … e poche risposte … L’aridità scarna ed essenziale dei documenti rimasti lascia per forza sfogo solo alla nostra immaginazione e fantasia ... Non potremo mai sapere chi è stato e com’è stato veramente … Ci è dato solo d’intuirlo guardandolo come in trasparenza e filigrana fra le righe di quanto ha fatto e fra le poche note rimaste scritte sul suo conto.
In ogni caso: fu un Pesaro apparentemente tranquillo ... e non fu l’unico: ci fu, ad esempio, un altro Benedetto Pesaro quondam Giovanni Gabriele nato nel 1466 e morto sempre a Venezia nel 1558, che visse morigerato dopo aver sposato una Francesca quondam Andrea da cui ebbe il figlio Giovanni Gabriele … Di lui si sa che fu: “homo probo et honesto”, e che fu Proveditòr sopra il Cottimo del Commercio in Alessandria d’Egitto nel 1517 ... Un Pesaro defilato, insomma, uno di quelli che continuarono a far prosperare il Casato dei Nobili Pesaro facendo il “Mercadànte”, ma senza ribaltare tanto la Storia come gli avi Ammiragli, Condottieri e grandi Prelati.
Ma da dove e quando spuntarono quei Nobili Pesaro ?
Dovete sapere innanzitutto, che a Venezia il Casato dei Pesaro non venne mai considerato fra i “migliori” ... i “Majores” della Città Lagunare. Fra Calli, Fonteghi, Palazzi e Canali, ma soprattutto “in Piàssa e a Palàsso”si faceva sempre tutto un distinguere fra: Nobili di Prima, Seconda, Terza, Quarta e Quinta Classe a seconda delle economie e dei blasoni storici … oppure si classificavano i Nobili come di Casa Nova e Casa Vecchia, Longhi, Apostolici, Ducali o Per Soldo e altro ancora … Se ne vagliavano e soppesavano attentamente le origini e le provenienze, e contava molto anche la vetustà del titolo … La Nobiltà Veneziana era un vero e proprio “sistema”: un vero e proprio “mare” di ricchezza, potenza, iniziativa, sfarzo, successo, mecenatismo, beneficenza … e decadenza ... in cui primeggiava chi aveva e sapeva osare di più.
I Nobili Pesaro furono fra i tanti Clan e Casati Nobiliari Veneziani che per secoli cercarono di emergere, primeggiare, sopravvivere e destreggiarsi dentro a quel “mare magnum et infido”che era la Nobiltà di Venezia.
Secondo alcuni Cronacisti e Genealogisti Veneziani, i Nobili Pesaro erano in realtà: i “Da Pesaro”, in quanto: “vennero a por stanza a Venezia nel 1132”occupando fin dal 1147 prestigiosi posti di Notaio nella Cancelleria Inferiore di Palazzo Ducale.
Secondo altri, invece, la Pisaura Gens, cioè i Pesaro: erano “uomini di carattere”giunti in Laguna tra 1221 e 1237 con un certo Jacopo Palmieri Console di Pesaro(anzi: di Fano nel Pesarese dei Montefeltro e Malatesta sulla costa Marchigiana). Si trattava di un mercante ricchissimo cacciato via da Federico II e dalla rivalità faziosa delle classi economiche concorrenti locali ... I “Da Pesaro”erano quindi erano arrivati a Venezia dove s’erano stabiliti continuando ad essere a lungo i: Palmieri de Cà da Pesaro, come si scriveva ancora a fine gennaio 1456 su una sepoltura posta nel chiostro di Santa Maria dei Fraridove venne sepolta una Donna dei Pesaro: “Orsa Relicta quondam Misser Charoxo del Confinio de San Zane Degolàdo”.
Se ci azzarderemo a scartabellare fra le “antiche carte”, troveremo unPietro Pesaro e poi un Giovanni e GirardoPesaro presenti e attivi nella Cancelleria Ducale nel lontanissimo 1152 … Dal 1155 al 1210 c’erano, invece: Giovanni e UgolinoPesaro … e un altro Ugolino Pesaro firmava Atti a Palazzo Ducale nel 1257, come Giovanni di Antonio Pesaro dal 1302 al 1307.
Arcolano di Ugolino Pesaro lavorava a Palazzo nel 1313; e Aulemiccio di Giunta di Enrico Pesaro, e Cicolo di Micaro o Mòcolo Pesaro nel 1335; Aimerici de Onesto Pesaro e Plinio di Stefano Pesaro erano in servizio nel 1340; Ubaldini Stefano Pesaro (1355); Picino Pesaro(1361); Aldrovandi de Marco Pesaro e Francesco fu Giovanni Pesaro e Machioli Angelo Pesaro nel 1365 … e Giovanni fu Nicolò Pesaro(1409) con Fantinozzi de Giacomo Pesaronel 1420-21 ... Sempre dei Pesaro, insomma a Palazzo Ducale ... Tutta una lunga litania di uomini di un Casato sempre a stretto contatto con lo Statoe le posizioni di governo che più contavano … e soprattutto per poter tener d’occhio e metter mano sulle “cose di Mercato” ... I Pesaro“dall’arme dello scudo d’oro e di azzurri denti lunghi” furono soprattutto: ricchissimi e intraprendenti Mercanti.
Fu quindi quasi automatico nel 1297, cioè al tempo della famosissima “Serràta del Maggior Consiglio”, che iPesaro divenissero a pieno titolo: Nobili e Patrizi Veneti di Casa Nuova. Da allora si potranno sempre trovare fra gli iscritti nei “Registri della Balla d’Orodei Nobili Veneziani” dov’erano segnati i nomi degli aventi diritto ad accedere al Maggior Consiglio della Serenissima… Nel 1414-1443, ad esempio: c’erano registrati “quattordici Nobili giovani figli Pesaro” nati da “nove distinti Patriarchi di Cà Pesaro”… e ancora fino al 1550, si potevano notare elencati fra 9 e 15 nuclei familiari distinti del Clan dei Pesarodi Venezia.
Per la loro ricchezza, e la connaturale geniale intraprendenza i Pesaro si affermarono progressivamente nei commerci Mediterranei diLevante e Ponente.Per almeno due secoli furono Mercanti arrembanti, uomini di mare orgogliosi ed egocentrici. Sapevano diversificare abilmente i loro investimenti e affari spaziando in tutti settori merceologici e in tutte le aree geografiche e commerciali di allora. Movimentavano via terra e via mare con due grosse navi di loro proprietà ingenti capitali tradotti in merci: una volta investivano nelle Mude di Fiandra e Ponente importando pannilana e minerali … Quando il mercato di Venezia era saturo di quel genere di merci e il prezzo tendeva a scendere o cadere, allora si reinventavano nella Muda di Soria, dell’Asia, dell’Oriente dedicandosi al cotone, alle spezie, le sete e tutto il resto: ambra, perle preziose, incenso, pelli e profumi ... I Pesaro avevano fama di saper farsi trovare al momento giusto nel posto giusto.
Tutto questo lavorio produsse grande incremento delle risorse del Casato, e li rese capaci di costruire sontuosi palazzi in diverse Contrade Veneziane, e d’affacciarsi anche sul pomposo e prestigioso Canal Grande: luogo dove sfoggiare la propria ambiziosa presenza ...Divennero perfino patrocinatori e finanziatori del rifacimento della chiesa della Contrada di San Zan Degolà in cui vivevano.
Poco dopo il 1350 però, i Nobili Pesaro andarono in crisi come molti altri Nobili Veneziani. Il dissesto e la precarietà economica provocati dalle ricorrenti Pesti coincise con la criticità della Guerra contro Genova che giunse a invadere la Laguna Veneziana distruggendo Chioggia. Fu una guerra logorante e costosissima per Venezia e per tutti i suoi Nobili, che non solo si videro ridurre i profitti delle speculazioni oltremare e dei mercati che vennero bloccati o disturbati, ma si ritrovarono “spremuti” dalla stessa Venezia che aumentò loro spropositatamente le tasse sulla loro ricchezza privata. Dazi sulle importazioni, e l’obbligo del Prestito Forzoso (Obbligato)allo Stato a scopo militare costrinsero tutti a comprare e vendere e contrattare tramite i Titoli del Monte di Stato.
Fu una tragedia.
I redditi dei più ricchi e potenti Nobili Veneziani andarono a farsi friggere, compresi quelli dei Pesaro… Per quanto fossero cospicui, subirono una tale contrazione che molti Casati Nobiliandarono in rovina del tutto non riuscendo più a soddisfare il ritmo troppo pressante delle richieste del Fisco Veneziano… Il debito garantito dallo Stato compreso e soddisfatto nei “Titoli del Monte"che tutti dovevano obbligatoriamente adottare, era inizialmente di 3,7 milioni di lire … Dieci anni dopo si era gonfiato a 6 milioni, e nel 1379 era salito fino a 8,5 milioni: ossia più del doppio rispetto a sedici anni prima ... Tutto funzionava, ruotava e si doveva pagava prevalentemente in Titoli del Monte: il giro vorticoso delle doti matrimoniali di Famiglia, ad esempio, i lasciti dotali, i testamenti, gli affari: tutto sotto forma di Titoli del Prestito dello Stato ...
Fu una disperazione oltre che una rovina: molti Nobili economicamente malandati dovettero essere soccorsi dal Governo che si dovette inventare apposite misure assistenziali a loro favore … Persino il Doge Andrea Contarini, e il Veneziano più ricco nell'Estimo del 1378-1379: Federico Corner, chiesero sovvenzioni allo Stato vedendo traballare le loro fortune sotto l'incessante martellamento delle imposte.
A Leonardo Venier accatastato per 3.000 lire di grossi e finito in miseria: "non habet unde vivere", venne concessa l’autorizzazione a vendere gli immobili di famiglia vincolati in perpetuo alla linea maschile del capitale di famiglia.
Fu uno stillicidio … Molti Nobili Veneziani privi di mezzi per sostenere i prestiti forzosi videro i loro immobili confiscati e messi all'asta dal Governo per realizzare le somme necessarie a risanare i debiti contratti col Fisco dello Stato. Fra costoro finirono anche i Nobili Pesaro a cui venne sequestrata la "possession Branda" che avevano in Contrada di San Giacomo dell'Oriovalutata 15.000 lire di grossi ... Con testamento 15 giugno 1309, Angelo Pesaro aveva disposto che il palazzo edificato nel 1250 da suo padre Caroso in Contrada di San Giacomo dall'Orio sul Canal Grande non potesse mai essere alienato dai suoi discendenti per mantenere intatto il patrimonio di Famiglia ... La Repubblica, invece, lo confiscò “per debiti” ad Andrea Marco Carosio e Maffio da Pesaro il 15 febbraio 1382 valutandolo a ribasso soli 10.000 ducati d'oro, e ne fece subito un regalo a Nicolò II d'Este Marchese di Ferrarabastardo legittimato residente a Venezia ... Fu pressappoco in quell’epoca che il Casato dei Pesaro si suddivise nei vari Rami distinti dei Pesaro di San Beneto, Pesaro di Santa Sofia di Cannaregio, e Pesaro del Carro o di San Stae.
Fu di sicuro una brutta stagione per tutto il Clan dei Pesaro… compresi i Pesaro Dal Carro di San Stàe, che fra tutti erano quelli che stavano meglio.
I Pesaro di San Stàe erano detti “dal Carro” perché da dopo il 1324 erano diventati proprietari della “macchina”(il carro) del Canale di Lizza-Fusina o“IssaFusina” o ZaFusina dove si trasbordavano le barche dal livello dalle acque del fiume Brenta deviato fuori dalla Laguna, a quelle della Laguna stessa e viceversa. Nei pressi di Fusina e della Palada dei Moranzani: “Porte di Venezia”, era stato eretto un grande argine di contenimento del Brenta perché non sfociasse più a imbonire la Laguna ... Pensate ! … Ancora due secoli dopo, nel 1514, il “Carro” con la vicina Osteriavennero rimessi al pubblico incanto e riacquistati per l’ennesima volta dagli stessi Nobili Pesaro che erano proprietari della maggior parte delle aree prative e da pascolo della zona. Per questo vennero “ribattezzati”: i Pesaro Dal Carro.
Erano davvero furbi e avveduti i Pesaro ... Alle Palàde dei Moranzani e del Carro c’era sempre grandissimo traffico, perchè di fatto quel luogo era uno dei Porti della Terraferma Veneziana. Sembra addirittura che la Serenissima abbia perfino fatto distruggere il Porto di Oriago in quanto considerato in eccessiva concorrenza con quello dei Moranzani e Fusina: “... al Carro delle Porte dei Moranzàni passavano pagando regolàr tariffa secondo decreto del Senato della Serenissima: barche da Padova che pagavano vòde: 12 franchi, 1 lira se piene con persone, 1 lira e 10 franchi se con robbe …Passavano poi barche dalla Villa: vòde a 16 franchi; barche da Este, Frassenè, Moncelese et altre: vòde a 1 lira, cariche a 2 lire e 10 franchi; barche da frutti da Vicenza: vòde a 1 lira e 10 franchi, cariche: a 3 lire;barche da vin de Mercanti:vòde a lire 2, cariche a 3 lire 3;burci col timòn in pope: vòdi a 1 lira e 10 franchi, carichi a 3 lire; e barche ovverossia burci con timòn alla banda: vòde a lire 2, e cariche a lire 3 … e ancora Burchielli de particolari: vòdi et con persone a 8 franchi;Peote de particolari: vòde et con persone a 8 franchi;barche da LizaFusina et Marghera a 8 franchi; Gondolea 4 franchi; barche discovèrte o con capùzzi e simili:a 8 franchi;barche da Piove: vòde a 8 franchi, e cariche a 10 franchi;barche da Miran: vòde a 8 franchi, cariche a 10 franchi;eZattere: per ogni duo zatuoli vòdi: 2 franchi, carichi a 4 franchi …”
Nel 1561 quando il “Transito del Soldo (il Dazio) di Fusina col Monopolio del Carro delle barche” garantiva alla Serenissima un’entrata annuale di 270 ducati, i Nobili Pesaro insieme ai Nobili Venier ne guadagnavano 2.325, e i Mocenigo e i Marcello altri 170. In quell’anno venne rimosso l'argine e levato il “carro” costruendo le Porte del Moranzàn ... Per i Pesaro Dal Carrocambiò ben poco, visto che ancora nel 1583 continuavano a dare ancora in affitto per 1.500 scudi annui sia l’Hostaria del Toni ai Moranzani di Liza Fusina, che il Forno e la Pistoria presenti nella stessa zona.
Addirittura, anche le Nuove Porte vennero messe sotto la giurisdizione-gestione dei Pesaroa nome della Serenissima fino al 1613 quando vennero dichiarate: “cosa pubblica”. In quell’occasione iniziò il Servizio Postale Venezia-Milano gestito dall’Università dei Corrieri Veneti che passava proprio di là, e i Nobili Pesaro vennero risarciti dalla Camera del Purgo della Serenissima con 581 ducati, e fino al 1633 con altri 120 ducati annui per il mancato guadagno della dismissione del Carro e delle Porte del Moranzàn: “ … il Carro di Lizza Fusinaportava migliaia di ducati di rendita alla Famiglia, e perché i Pesaro possedevano in zona due case affittate per 85 e 28 ducati e una bottega de fruttarolo, e come altri Nobili Veneziani (Bragadin, Mocenigo e Vescovo di Torcello) dei Foli da Lana o da Carta o Gualchiere (macchine idrauliche a magli su pietra per tessuti di lana e feltro già trattati e purgati con acqua dolce, sapone e argilla)che furono costretti a spostare vicino a Mira.” ... Ancora nel 1661 gli stessi Nobili Pesaro davano in affitto: Hosteria, Forno e Pistoria ai Moranzani a Perin Lantano per 100 ducati mensili, mentre altre stalle dei dintorni venivano affittate per 30 ducati annui.
Insomma: i Pesaro dal Carro fecero secolari affari a Fusina e ai Moranzani.
E non era tutto lì ciò che possedevano e gestivano abilmente … Oltre a Fusina e ai Moranzani: i Nobili Pesaro possedevano terreni e una dimora estiva: una Corte RuralePadronale con ampia aia antistante, Villa e Barchessa con stalle e fienili a Frassinelle di Rovigo. Poco distante come parte allargata a contorno del complesso agricolo (secondo uno stile tipico di diverse Famiglie Nobili Veneziane) c’erano le “Palazzine” abitate dai salariati bovari e dai lavoratori della terra: una vera e propria Cittadella di figliazione Nobiliareche in seguito passò ai Nobili Dolfin, e poi ai Mioni... Dall’inizio del 1500 la Serenissima faceva percorrere il Canal Bianco e contando sui capitali e l’imprenditorialità di alcuni Nobili aveva avviato un grande progetto di bonifica e urbanizzazione rurale di buona parte dell’Entroterra Polesano… Pensate forse che i Pesaronon abbiano subodorato e si siano lasciati sfuggire l’affare ?
Oltre a quello, e sempre durante il 1500, i Nobili Pesaropossedevano un’altra Casa Dominicale con architetture rinascimentali, arcate, loggia, capitelli in pietra d’Istria, e intarsi e decorazioni interne sulla Piazza della Pieve a Còste verso Masèr … E ancora dopo ancora: gli stessi Pesaro possedevano un’ulteriore “Magnifico Palagio Giardino o Villa Dominicale”in località Ponte della Torre nei pressi di Este nel Padovano.
Curiose le vicende di quella proprietà-investimento dei Pesaro: Torre d’Este era un antico borgo feudale eposto di guardia, controllo e doganaper merci e passeggeri sulla “strada comune diEste, Badia e Montagnana” che portava a Mantova in Lombardia, o verso il Polesine. Il luogo era un piccolo snodo strategico utile sia dal punto di vista militare che commerciale in quanto esisteva un passaggio obbligato sul fiume Frassinè o Brancaglia, che fungeva da baluardo finale e luogo di confine-frontiera del sistema difensivo di Este.
I Nobili Pesaro col loro “fiuto da mercanti” furono presenti in zona fin dal 1400, e lì s’impegnarono in una considerevole opera di bonifica di valli e corsi d’acqua divenendo progressivamente proprietari di numerosi beni immobili, case e campi, granai, mulini, maceratoi da lino e da canapa da corde e vele prodotti in esclusiva per l’Arsenale di Venezia. Divennero inoltre anche proprietari di botteghe su cui esercitavano il “Diretto Dominio”, e dal 1471 furono anche Ufficiali di Stato, Capitani, Podestà e Canonici nel Duomo di Este ... Dal 1518 poi, i Pesaro acquisirono circa 94 campi aCalaone, si comprarono anche la località di Salarolasul Monte Cero dove si pagava il salario ai soldati della zona, e riuscirono a procurarsi sul “confine di Torre” lo “Jus (diritto esclusivo-monopolio) di macellare e vendere carni” e lo “Jus di fabbricare e vendere pane” divenendo pure gestori del Posto di Dogana in Piazza ad Este vicino al porto cittadino: “… dove la Serenissima controllava e tassava i trasporti delle derrate alimentari e della canapa; e si pagavano i pedaggi di chi attraversava i canali e i ponti fluviali.”
Come vi dicevo, erano avveduti e furbi i Pesaro, e lo erano quasi al confine col disonesto, perché talvolta vendevano e affittavano a famiglie contadine terreni che finivano spesso allagati, e quindi divenivano terre impossibilitate di procurare raccolto … I contadini allora finivano con l’indebitarsi per i raccolti scadenti … e che facevano i Pesaro “per aiutarli” ?
Ricompravano dai contadini i terreni a prezzo infimo guadagnandoci sopra grandemente ....
Ancora nel 1705, Zuanne Pesaro, discendente omonimo del Doge Giovanni, insieme alla moglie acquistarono dalla Contessa Margherita Bonato di Rovigo: 10 campi di terreno e costruzioni: “sulla strada per le Carceri e la via che va a Montagnana ... per prezzo umilissimo et inferiore di molto al loro intrinseco valore” … I Bonatodi Rovigo erano già fin dal 1494 affittuari di 20 campi sempre allagati della tenuta di Torre dei Pesaro… I Pesaro affermarono che con quel gesto “munifico” avevano salvato i Bonato dalla rovina.
Subito dopo gli stessi Pesarofecero sorgere su quello stesso terreno al posto degli edifici precedenti una casa padronale su tre piani in pietra di Nanto e pietra d’Istria, con facciata bugnata a paraste ioniche e corinzie, trifore, fioroni e anfore in cima, tre torrette di guardia: una gran Villa Pesaro insomma ... All’interno realizzarono sopra all’androne d’ingresso un bel “Salone delle Feste” su due piani a balaustre ... Il tutto passò in eredità al nipote Lunardo Pesaro con l’intento di completare l’opera, e infatti, lui la portò a termine aggiungendovi proprio“da villa”: barchessa, pozzo, chiesetta, caneva, forno e stalla …
E il “tutto” divenne residenza estiva della Nobilissima Famiglia Veneziana dei Pesaro.
Una cosa che non vi ho ancora detto dei Pesaro: avevano un ego smisurato, una grandissima concezione e autostima di se stessi.
Definirono la Villa di Torre d’Estecome:“Tempio della Villeggiatura dei Pesaro: Casato Magnifico su cui il Sole non tramonta mai”.
Questo dice tutto su di loro e sulla loro voglia di Gloria, potere, prestigio e successo.
Tre anni dopo, infatti, c’era all’opera nella villa ancora quasi spoglia il pittore svizzero Davide Antonio Fossati che decorò alcune sale con stucchi e affreschi … Poi fu il turno del Tiepolesco Gianbattista Crosato che affrescò l’Allegoria dell’estate, paesaggi e fantasiose “Marine e Burrasche”, scene di Caccia, vedute prospettiche e varie Scene Mitologiche: l’“Aurora alata sorella del Sole e della Luna, con molti mariti e quattro figli: i Venti”, e poi ancora:“Apollo e Dafne e Zefiretti con fiaccole”, e ancora dopo ancora:“Giove e Giunone,Diana ed Endimione, Apollo e le Muse sul Monte Elicona, Il Mito di Fetonte da cui originano i Colli Euganei e le Terme”… e ancora una volta: “Cerere Dea dell’Estate”, “Bacco Dio dell’Autunno”, “Flora Dea della Primavera”… mancava Saturno: Dio dell’Inverno a completare l’opera, e venne curiosamente sostituito da due vecchi dormienti … Insomma si dipinse tutto l’OlimpoCeleste: non mancava nessuno … e i Pesaro ne facevano parte: “quasi Mortali Dei nel Consesso degli Dei Immortali”.
Ne avevano di considerazione di se i Pesaro vero ?
Inutilmente nel 1736 Pietro Gentilini Notaio di Este nipote di Margherita Bonato intentò causa ai Nobili Pesaro anche a nome dei parenti accampando diritti di “Fidecommesso” sulle terre su cui i Nobili Pesaro avevano costruito ormai da tempo la loro nuova splendida villa … Il Notaio provò a chiedere la “dovuta restituzione e rilascio e compenso onde non esser in obligatione di progredire ad atti e ricorsi competenti”… Chi vinse la causa secondo voi ?
Vinsero i Pesaro ovviamente, e con estrema facilità … e del Notaio Gentilini non si sentì più parlare.
Ci pensò poi la “ruota della Fortuna e del Destino” a far girare la Storia in modo sfavorevole per i Nobili Pesaro… Fu forse scarsa attitudine agli affari di alcuni rampolli Pesaro, annate agricole sfavorevoli, dispendioso vizio del gioco con gravi indebitamenti di alcuni eredi con dilapidamento delle sostanze di Famiglia … Fu forse la congiuntura storico-economica dell’epoca … Fatto sta che verso la fine del secolo: Villa Pesaro di Torre d’Este:l’unica rimasta alla Nobile Famiglia, che abitava e frequenta appena, cadde del tutto in abbandono e progressiva rovina ... e fu di certo un peccato.
Nel maggio 1829 Pietro Pesaro: ultimo maschio erede di famiglia si rifugiò in Inghilterra svendendo quanto possedeva agli Inglesi in cambio di una vita lussuosa in un appartamento della City Londinese ... A metà 1800, morto Pietro, la sorella Laura Pesaro raccolse le briciole di quello che era stato l’ingente patrimonio di famiglia ... Aveva sposato nel 1785 Bartolomeo I Gradenigo portando in dote 65.000 ducati che in realtà non vide mai nessuno ... A lui lasciò ogni sua facoltà compreso quanto rimaneva di Villa di Torre d’Este.
I Gradenigola lasciarono semplicemente andare del tutto in rovina, finchè ci pensarono le truppe Francesi e Austriache ad utilizzarla come abitazione e caserma per una decina di soldati ... Divenne rudere.
Nel 1843 Bartolomeo IV Gradenigo cognato di Laura Pesaro provò senza successo a vendere l’edificio diroccato e in abbandono al ricco Conte Austriaco di Liebenburg durante una battuta di caccia: “intravedendo i macabri ruderi nella fitta boscaglia”.
Finchè nel 1876, alla fine della fine, Benedetto Pelà da Esteacquistò per 35.000 lire “quella topaia senza finestre, né porte, né arredi e in completo abbandono”, e la cedette due anni dopo ai Padri Salesiani di Don Bosco che ne fecero il Collegio Manfredini tagliando a metà i piani originali della Villa per farne dormitori per gli allievi … Curiosità finale: Manfredin Manfredini fu il primo proprietario dei “campi e fabriche alla Torre”, marito della sfortunata Margherita Bonato raggirata a suo tempo dagli astuti Pesaro.
Ho finito per questa volta … ma non ho terminato di dirvi tutto dei Nobilissimi Pesaro su cui ci sarebbe ancora moltissimo da sapere e dire, e condividere insieme … Alla prossima quindi.