Quantcast
Channel: #unacuriositàvenezianapervolta
Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

“CHE C’E’ SOTTO LO ZATTERON DEI PALI DELLA SALUTE A VENEZIA ?”

$
0
0

 


#unacuriositàvenezianapervolta 221

PREMESSA: Stiamo tranquilli … non animosi … Portate pazienza … Leggere deve essere sempre un piacere, non un affanno, né un’occasione per scagliarsi per forza contro o pro qualcuno, o per sostenere o denigrare qualcosa … Altrimenti: che piacere è ? … Leggere anche su posti come Facebook deve arricchire dentro … e seconda cosa: deve dare il gusto di condividere ciò che siamo … così come siamo: non come si dovrebbe essere per forza, o come lo dettano e vorrebbero i media, i social o il nostro modo d’intendere.

Dico questo perché se a qualcuno/a non piace lo stile, il contenuto, il modo di qualche post di FB … E’ liberissimo di scorrere via, di non far clic, e dedicarsi a leggere e curiosare d’altro … Se poi qualcuno/a non sa resistere e attendere, e vuole per forza sapere e avere tutto subito, presto e bene: si faccia una tisana, si sventagli un poco, e si rilassi assaporando l’attesa … ripensando su quanto incontra.

Quand’ero bambino: aspettavo quindici giorni … a volte anche un mese per poter vedere il proseguo di certe storie e avventure che trovavamo negli allora rarissimi album dei fumetti settimanali, quindicinali o mensili … Perché farsi prendere da frenesia e ansie inutili ?

Non ne vale assolutamente la pena … Viviamo in pace invece, assaporiamo ciò che ci succede.

Detto questo, se mi considerate prolisso e palloso, oppure pensate che la sto tirandola inutilmente troppo per le lunghe con i miei racconti rincorrendo chissà che cosa … Beh ? … Chi ve lo fa fare di leggermi ? … Facebook e Internet sono tanto grandi: ci si può perdere in mille modi, anche trovando succulenti risultati immediati alternativi.

Se poi non vi piace “il profumo preteresco” da chiesa e sacrestia … Uscitene no ? … C’è tanto da annusare e gustare di diverso in giro.

Chi mi conosce sa bene che ho scelto da anni d’essere volutamente lento e lungo nel raccontare le mie storie e le mie cose … Me le gusto scrivendole, perché sono pezzi del mio vissuto che amo ... Mi piace inoltre l’idea di condividere con altri curiosi quanto me soprattutto quanto riguarda in qualche modo la nostra Venezia ... Mi piace poi l’idea che qualcuno si fermi, lasci là quello che sta facendo e magari l’appesantisce o qualche volta lo rattrista, e si perda un poco a rincorrere altri pensieri ... forse anche i miei.

Tempo fa una delle mie rare lettrici mentre mi leggeva ha bruciato tutto sul fuoco in cucina dimenticandosi del resto … Beh: questo forse è un po’ troppo … Ma è da quella parte che voglio immaginare che vadano i pochi che mi leggono. Non m’interessa “far numero”, ma solo spartire sensazioni che secondo me sono curiose … non dico importanti … Non cambierò il mio modo di scrivere.

Secondo me raccontare è come risvegliare, e ridare ancora un po’ di vita a certi momenti forse un po’ insoliti che mi è capitato di vivere ... C’è forse qualcosa di male nel farlo ? … Tutti siamo pieni di storie e vissuto diverso da condividere: continuiamo a spartirlo fra noi … Facciamolo soprattutto adesso che “siamo un po’ chiusi da notte” per colpa del Virus … Facciamolo come se ci trovassimo a parlottare e chiacchierare ingannando il Tempo in una Corte o Campiello della nostra Venezia di ieri … Ma siamo: sereni … tranquilli e in pace … Quindi: mettetevi comodi se volete continuare a leggermi ... rilassatevi, tirate un sospiro … Oppure: oggi fuori era davvero una bella giornata … il mondo è grande … e le persone sono tante ... C’è molto in cui poter scegliere …

Vi saluto comunque, vi ringrazio perchè trovate il coraggio di spendervi a leggermi ... Scusate il pistolotto: era ora di farlo …

Buona vita a tutti !

*****

Tornando al post sul “Zatteròn dei pali” che sta sotto al chiesone della Salute insieme a un’ipotetica Cripta, è un po’ intuibile ciò che potrebbe nascondersi lì sotto o noIn ogni caso sotto alla Basilica non si cela di certo Disneyland, né la Casa di Babbo Natale… e credo non servano sapientoni delle“cose di Venezia”, né Albert Einstein per capire che sto solo raccontandovi una storia che mi è accaduto di vivere.

 

“CHE C’E’ SOTTO LO ZATTERON DEI PALI DELLA SALUTE A VENEZIA ?”

(parte seconda)

Per tutto il pomeriggio continuò il solito andirivieni di una qualsiasi giornata estiva: fiumane di turisti di ogni lingua, razza e provenienza si alternavano e susseguivano visitando la chiesa. I più intraprendenti e informati si spingevano più avanti dentro al chiesone fino a raggiungere l’Altar Maggiore con la grande icona Nera della “Madonna Salvapeste”. Qualcuno ancora più intraprendente pagando il suo biglietto s’infilava a visitare la Sacrestia piena zeppa d’opere mirabili di Tiziano, Tintoretto ed altri mirabili pittori ... Dite quel che volete: per me è l’ennesimo angolo-tesoretto di Veneziatutto da sbirciare: un’altra bomboniera di prestigio e bellezza da gustare.

Me ne sono quindi rimasto lì tutto il pomeriggio annoiatissimo a lasciar scorrere e sovrapporsi le ore mescolate insieme a quella fiumana di persone. Ogni tanto mi tornava alla mente il pensiero della Criptada cercare ... Durante i saltuari giretti di controllo e d’ispezione per la chiesa, tornavo a ripassare ogni volta davanti all’Altare segnato su quella vecchia cartina del turista. Mi soffermavo a scrutarlo un attimo nei dettagli sempre più attentamente quasi a dirgli: “Fermati là ... Non scappar via … Fra poco vengo a cercarti !”

Niente ... Non c’era assolutamente niente di particolare che potesse indurmi a riconoscere il segno di qualche strano passaggio mai visto prima. Non notavo proprio niente, se quell’Altare laterale in tutto e per tutto simile agli altri che occupavano il resto della “Rotonda Grande”della Basilica … Nessuna stranezza insolita notabile.

“Salvo che …” mi dissi durante l’ennesimo giro di ronda: “Salvo che dietro a quelle due porticine laterali sempre chiuse ci possa essere qualcosa che non ho mai notato.” Infatti, come tutti gli altri altari laterali della chiesa sotto alla grande Cupolone del Longhena, c’erano due “passaggi” che mettevano in comunicazione gli altari fra di loro fino a rientrare nella Sacrestia attraverso l’ultimo che aggirava l’intera “Rotonda Piccola” passando dentro ai muri della navata con al centro l’Altar Maggiore ... In effetti: “C’è un passaggio” mi dissi … ma solo quello: un corridoio di servizio … Si tratta solo di un normale accesso di collegamento ... Nulla di speciale … almeno in apparenza.

“Già … In apparenza …” mi ripetei continuando a rimestare pigri pensieri estivi.

Finchè giunse l’agognata ora della chiusura serale della chiesa ... Essendo estate col Sole ancora ben alto in Cielo, spinsi fuori a fatica gli ultimi turisti reticenti e brontoloni, e chiusi il portone dalle mille chiavi e catenacci in faccia … purtroppo … ai tanti che arrivavano solo allora per visitare il chiesone ... Che potevo farci se c’ero soltanto io a tenere aperto e gestire quel luogo ? … Dovevo tenerlo aperto giorno e notte per soddisfare tutti ? … Ma anche no … Era vero che avevo bisogno estremo di quei quattro soldi virtuali che coprivano la mia retta da Seminarista, per cui stavo lì a lavorare mentre tutti gli altri se ne stavano in vacanza … Ma quando era ora: era ora … Punto e basta.

E smanacciato il portone per l’ennesima volta, mi ritrovai davanti l’intera Basilica deserta e tutta per me, immersa nella luce vivissima della prima sera incipiente.

“A noi due adesso !” dissi a me stesso e a nessuno ... E mi diressi, come già sapete, dritto dritto all’Altare Laterale in questione con l’intenzione più che palese d’ispezionarlo a fondo … Particolare attenzione avrei messo soprattutto nel controllare dentro a quelle due porte laterali chiuse chissà da quanto tempo.

A quel tempo ero arzillo e saltavo come un grillo: non mi fu difficile superare d’un balzo la balaustra dell’altare laterale senza aprire il cancelletto chiuso ... Non esagero: feci un po’ come l’ometto della pubblicità dell’olio, e:“Ops !”… con un balzo atletico superai la balaustrata di marmo col suo cancelletto ritrovandomi ai piedi dell’altare e accanto alle due porte chiuse parte per parte.

“Cominciamo da te ! … L’una vale l’altra.” mi dissi iniziando a spingere il pesante portone chiuso di destra.

“Chiuso !” considerai, “La chiave dove sarà ?” mormorai osservando davanti a me un  buco di serratura nero come il carbone, e ostruito da una grossa candida ragnatela ... Un ragno abitava là: “Figurarsi ! … Dev’essere un bel pezzo che qui dentro non entra più nessuno ... Vediamo un po’ ? … Dove potrei cercare la chiave ? … in Sacrestia probabilmente.”

Infatti ... Voi non potete però aver idea su che cosa volesse dire quel mio “in Sacrestia”… Io: si … Quella sera giunse il tramonto e poi calò la notte, che ancora ero lì a frammistare, rovistare e arrabattarmi in Sacrestia dentro a una montagna di chiavi di ogni tipo e misura, spessore, e forma. Chi non frequenta e non sa, o non gli è mai capitato di darsi da fare in qualche modo dentro a un’antica chiesa di Venezia, neanche immagina l’esuberanza e la ricchezza delle cose belle che contiene, ma neanche quella degli oggetti di ogni genere che la stessa possa contenere … Non solo cose preziose da rimirare, ma soprattutto oggetti i più vari e insoliti posti nelle zone nascoste della chiesa: nelle Sacrestie, nei magazzini, nelle soffitte, dentro ai controsoffitti, nei sotterranei, nelle stanze dell’Organo, negli archivi, nelle adiacenze e tutto il resto … Non esagero: un bailame, una miniera di cose senza fine in cui perdersi e districarsi.

E’ un intero mondo zeppo di cose: aggeggerie necessarie ai riti attuali, il triplo di aggeggi inerenti ai riti di una volta dismessi, gli oggetti delle Devozioni e delle Tradizioni liturgiche di ieri e ieri l’altro, visto che da i tempi della Peste erano passati ormai secoli … Beh: un bazar credetemi ! … Vi garantisco che certe kasbah orientali fanno sorridere se confrontate con quanto è conservato e raccolto dentro a certi chiesoni di Venezia ... Una cosa impressionante, soprattutto nelle chiese, Cappelle, Oratori, Conventi e Monasteri non toccati o sfiorati solo parzialmente dalla demenza devastante e distruttiva di un certo napoleone & C ... provare per credere.

Insomma: erano quasi le nove di sera, quando quel giorno alla luce di una fioca e vecchia lampada, e in preda a un languore giovanile di quelli che ti farebbero spolpare subito qualcosa, che decisi di concludere per quel giorno la mia ricerca delle chiavi adatte per provare ad aprire quelle porte sbarrate dell’Altare Laterale che m’interessava.

Prima di “chiudere baracca”, allineai sul tavolone della Sacrestia cinque candidate grosse e pesanti che il giorno dopo avrei utilizzato per provare ad aprire quelle benedette porte … Poi decisi che per quel giorno ne avevo abbastanza di Cripte, chiavi e dintorni, e me ne andai lasciando la chiesa piena di buio ... e forse con i suoi segreti … ma anche no.

Sapete com’è la testa e la mente umana vero ? … La mia come la vostra.

Ebbene quella notte sognai: gradini in discesa, volte scrostate buie e scivolose che ovviamente scendevano sotto alla chiesa della Salute. Sognai una lampada che esauriva la batteria lasciandomi al buio di sotto, e costringendomi a tornare indietro sui miei passi tastando il muro buio fino a recuperare un moccolo di candela per proseguire quella mia ricerca strampalata … Sognavo d’essere una specie d’Indiana Jones dei poveri ... solo che nella mia mente c’era molto spazio per metterci qualcosa che non esisteva affatto.

Il mattino dopo giunse presto, e con lui l’onere di tornare nuovamente a lavorare in Basilica … ma anche la voglia di riprendere le mie ricerche da dove le avevo interrotte. Non mi crederete forse, ma a quei tempi “un po’ mi divertivo”(oltre che ad annoiarmi) nel dover trascorrere gran parte dell’estate e di ogni mia giornata a far da custode: aprendo, chiudendo e vigilando sulla marea dei turisti della grande Basilica Veneziana che un vero Sacrestanopiù non aveva. L’ultimo se n’era andato “un po’ burrascosamente”prima in ferie, e poi in pensione per sempre … e sapete bene come sono le “striminzite” finanze dei Preti ... Non c’erano soldi per assumere un Sacrestano nuovo … Nè si trovava in giro la persona adatta a farlo … Si sarebbe dovuto pensare qualcosa … ma come sempre accade fra i Preti: si aspetta che ci pensi la “Divina Provvidenza”servendosi intanto di un volonteroso volontario … che sarei stato io.

Non era servito molto a convincermi … Un po’ mi piaceva la cosa e il contatto con tutta quella fiumana di gente eterogenea, e un po’ … tanto … le mie tasche erano vuote così che dovevo far “di necessità virtù”… Con quel servizio avrei coperto di sicuro le spese per studiare e continuare il mio convitto nel Seminario: cosa che m’interessava parecchio … Si … Avete capito giusto: parecchio … Volevo fare il Prete … Beh: e alla fine l’ho fatto … Ma questa è un’altra storia parallela che lasciamo là.

Sono d’accordo con voi che non era il massimo per la mia giovanissima età: trascorrere l’estate intera dentro a quel chiesone, ma ogni giorno “facevo buon viso a cattiva sorte”, e m’infilavo nella Basilica senza mugugni per “guadagnarmi la pagnotta”e garantirmi gli studi ... In accordo, e un po’ “all’ombra e sotto tutela”del bonario, burbero e benevolo nei miei riguardi: il quasi mitico Don Giuliano Bertoli Rettore del Seminario e della Basilica della SaluteLo facevo volentieri insomma: si trattava di finanziare il mio futuro incerto ...incerto quanto l’esistenza di quella famosa Cripta che poteva esserci da qualche parte sotto al pavimento della chiesa.

Tornai quindi a racimolare il mucchietto delle chiavi che avevo lasciato in fila sopra il bancone della Sacrestia la sera prima, e avanti di procedere all’apertura mattutina, mi affrettai ad avvicinarmi ai portoni chiusi del solito Altare Laterale per provare ad aprirli.

Prova la prima, prova la seconda, prova la terza … Niente da fare: “Mannaccia anche a te passaggio !”

Una chiave era troppo grande, una troppo piccola, una troppo liscia, l’altra girava a vuoto ... Il ragno che abitava la serratura se l’era svignata in fretta indispettito e per niente contento di dover abbandonare la sua tana distrutta … Viceversa io fremevo per l’attesa di dover riuscire prima o poi a trovare la chiave giusta ... Finchè accadde, proprio con l’ultima possibilità: la quinta.

Mi accorsi subito che era la chiave giusta, perché oltre ad adattarsi a meraviglia alla toppa della porta, avvertii subito un gridolino che fuoriusciva dalla serratura. Diedi due mandate energiche girando verso destra, e ottenni in cambio un secco clic e un doppio cigolamento che si concluse con il portone che si rilasciò su se stesso aprendosi un pochetto: “Aperto ! … Ce l’ho fatta.” dissi a me stesso, e provai a spingere il pesante portone verso l’interno.

Stavolta mi rispose un vero e proprio grido proveniente dai cardini superiori e inferiori della porta, mentre uno zaffo intenso d’aria umidiccia, salmastra e muffosa mi colse in volto. La porta s’era socchiusa appena quanto bastava per infilarmi dentro: una fessura poco più, e siccome allora ero magrissimo e smilzo come un chiodo, accesi la torcia che mi portavo appresso, e m’infilai dentro senza esitare.

L’ambiente era stranissimo: un corridoio stretto e lungo e dal soffitto altissimo, illuminato solo scarsamente da un finestrucolo che si apriva sull’esterno della chiesa e del monumento ... Quel che mi sorprese di più fu che l’intero ambiente era quasi del tutto intasato e occupato da alcuni immensi e tozzi pezzi di un altare semovente in legno che era stato riposto proprio lì dentro. Davanti a me stavano ammassati alla rinfusa: gradini, pianali, balaustre e colonnette intarsiate e dipinte di legno. Un marchingegno pesante, massiccio, ingombrante al massimo: era impensabile riuscire a spostare da solo quei pezzi … Non ci sarei riuscito neanche parzialmente nonostante tutta la mia buona volontà.

A me interessava notare però se c’era un qualche passaggio, un accenno di porta, una scaletta, un qualche pertugio o rientranza. M’infilai perciò ovunque potevo con la mia torcia accesa: sotto di qua … fuori di là … Strisciando di sotto ai legni e sul pavimento arrivai oltre quel gran ingombro potendo ispezionare il resto di quell’abitacolo strampalato … Avevo mezz’oretta a disposizione, e la utilizzai tutta per controllare il controllabile e ogni angolo possibile.

Risultato ? … Niente di niente ... Non c’era assolutamente niente ... Ogni volta che emergevo verso le pareti e dal quel groviglio di pesanti legni, finivo sempre per trovarmi davanti a un muro spesso e bello pieno ... Nessun accenno o segno d’uscita o cose simili, se non l’altra porta scura che indicava la fine del corridoio in corrispondenza dell’inizio del secondo Altare Laterale.

La raggiunsi per essere certo d’aver controllato tutto e bene, e osservando da dentro attraverso il buco della serratura stavolta non abitato da Ragni, ebbi la conferma che si trattava proprio dell’altare vicino e confinante … Non c’era nient’altro.

“Ricerca infruttuosa …” commentai a me stesso deluso come voi.

Non era finita però: “Ora proverò con la porta opposta dell’Altare.”e ripercorsi così a ritroso e in velocità l’intero corridoio ingombro passando sotto e sopra a quella catasta di legname finchè riguadagnai l’uscita e entrata iniziale.

Mancava ancora un quarto d’ora al momento dell’apertura della chiesa: ero stato tanto veloce quanto curioso … Perciò togliendomi di dosso ragnatele e polvere, provai a inserire subito la stessa chiave dentro alla toppa della porta opposta dell’altare. Stavolta la chiave mi rese però la vita difficile, perché pur entrando a meraviglia nella sua location, confermandomi che era la chiave giusta, dopo un mezzo giro non voleva saperne di continuare a girare oltre fino ad aprirsi del tutto sfornando il magico clic liberatorio.

“E no cara mia ! … Non riuscirai a fermarmi !” dissi a me stesso senza deprimermi nè perdermi in un bicchiere d’acqua: “Adesso ti sistemo io !”… e detto fatto, infilai dentro all’occhiello della vecchia chiave una seconda chiave facendo leva e perno e quindi forza. Puntai il piede sullo stipite della porta, e la schiena sullo stipite opposto, e mentre temevo di spezzare la chiave dentro alla serratura: “clak!” mi rispose, e finalmente si decise ad aprirsi con mia grande soddisfazione.

Il campanile di San Marco suonò rimbombando solennemente le nove, e udii distintamente la solita folla dei turisti che già rumoreggiava e vociava di fuori ammassata sui gradini della scalinata della Basilica.

“Un attimo di pazienza ! … Che adesso arrivo !” dissi a me stesso più che ad altri, e senza esitare m’infilai dentro al secondo passaggio in tutto simile a quell’altro che avevo appena visitato e ispezionato ... Anche lì la stessa scena, quasi identica: altri pezzi grossi e tozzi del vecchio altare semovente in legno smontato. Ancora gradini, paratie, intagli e pezzi da incastro … Il solito mucchio confusionario e accatastato pesantissimo e ingombrante che stavolta arrivava fino al soffitto.

Il loghetto, infatti, a differenza dell’altro “passaggio”era ancor più buio, e l’unica finestrella era quasi schermata del tutto da uno dei pannelli di legno posizionati proprio davanti. Di nuovo come un animale sgusciai ovunque, m’infilai dappertutto scrutando attentamente ogni angolo e rientranza di tutte le pareti ... Per essere sicuro di aver guardato con attenzione, scrutai anche ogni metro del pavimento a caccia di una qualche botola improbabile, di un’apertura particolare, una lapide, o qualcosa di strano. 

Niente, neanche stavolta … Solo calcinacci sparsi ovunque caduti dal soffitto malridotto per le infiltrazioni e l’umidità asfissiante che si respirava lì dentro ... Mi sembrava d’essere nel chiuso di una miniera ... Ricerca infruttuosa insomma … Raggiunsi la corrispettiva porta opposta in fondo al corridoietto … Niente di niente: niente entrate e uscite alternative ... Niente ipotetica Cripta.

“Maledetto turista ! … e maledetta cartina sbagliata … La cripta se la sono inventata ... Qui non si va da nessuna parte.”

Qualche istante dopo aprii il portone ai turisti scalpitanti ed entusiasti di poter accedere a tanta pomposa Bellezza ... Una mi sbirciò incuriosita: si … era vero … Ero un po’ malmesso e impolverato di prima mattina … Beh: poteva capitare lavorando … No ?

Finita la ricerca ?

Ma neanche per sogno … Mi rimase vivissimo dentro il pensiero: “Non c’era niente … E’ vero … Ma non potrebbe trovarsi altrove l’entrata alla Cripta dei Pali ? ... Magari dove non me l’aspetto ...”

Da quel giorno iniziai a osservare ogni angolo della chiesa come mai l’avevo guardato … Poteva essermi sfuggito qualcosa … Che ne so ? Un particolare, un dettaglio ... una porta murata … un’ombra su muro.

Non trovai nulla.

Sono cocciuto di mio … sempre stato … Quindi alla prima occasione tornai di nuovo alla carica col solito anziano Prete saggista e ricercatore: “Sa che nel posto indicato dalla mappa non c’è proprio niente ?”

“E pensi che non lo sapessi ? … Di lì ci sono passato a guardare e cercare ben prima di te … Ti posso ribadire che lì sotto non c’è niente … Anche se ...”

“Sono questi suoi “anche se” che mi preoccupano.”

“Devo dire per forza “anche se” perché di fatto lì sotto credo che nessuno abbia mai messo piede … Perciò la verità è: che non si sa … E quando non si sa potrebbe anche succedere che prima o poi venga fuori qualcosa d’inaspettato o di supposto ... è così la Storia ... In ogni caso lo “Zatteròn dei Pali” esiste per davvero … Non è una grande novità affermarlo perché ne esiste uno sotto ad ogni geande palazzo Veneziano … Vuoi che non sia sotto a un colosso come la Basilica ?”

“Infatti ! … Ho inteso che lì sotto ci sono infilati “in piedi” migliaia di pali, cioè alberi, accostati fra loro e impilati uno sull’altro … Ci deve essere un’intera foresta circondata da un muro di pietra ermetico e invalicabile più dello steccato di un giardino … Il basamento della Salute è come un’immensa scatola su cui s’è posto per sempre come coperchio chiuso: la Basilica stessa.”

“Buona come immagine … Hai detto giusto … E allora se non si entra ed è tutto chiuso … Niente cripta … No ? … Ci potrà forse essere stata una cripta di lavoro o chissà: forse delle gallerie per gestire e controllare meglio l’immissione dei pali … Dei corridoi per passare da una parte all’altra dentro a quelle immense fondamenta … Dai: dei passaggi, come dentro alle miniere …”

“Allora si può dire che forse c’era qualcosa ?”

“Dirlo e supporlo si fa presto … Ma tra il dire e il fare se non si tirano fuori le prove serie c’è di mezzo il famoso mare … E poi che cosa cambia ? La Basilica della Salute non conta di certo per la sua palizzata sotterranea e la sua eventuale cripta … Anzi, spero che non si trovi mai l’entrata … ammesso che ce ne sia stata una, perché si scatenerebbe una grande curiosità e una confusione di cui non c’è affatto bisogno … La nostra Salute è importante per ben altre cose, non per i pali che la sostengono ... Osservando le carte e i progetti, mi piace pensare che la grande chiesa nella mente del suo Architetto Longhena volesse sembrare una grande nave simbolica con la prua diretta verso San Marco: nocchiero e timoniero della Serenissima insieme col suo Nobile Doge ... Questa è un’immagine buona da considerare guardando la Basilica … Se l’osservi dall’alto: sembra proprio una nave, un’antica Galea Veneziana … Sopra alla Cupola Piccola, sul cassero della nave: sta San Marco … Patrono di tutti, e Timoniere-Protettore della Storia della Serenissima … L’Ammiraglia della grande nave: è, invece, la Madonna posta in cima alla “Cupola Grande” … E’ lei che sa governare la nave e condurla fuori dalle secche lontano dai pericoli di ogni possibile pestilenza … Questo i Veneziani lo sapevano e lo sanno bene ormai da molti secoli ... La Salute è un Porto sicuro di salvezza per i mali di ogni epoca … e i Veneziani lo confermano ogni anno a novembre ... Cripta o no … Questo è cià che conta ... il resto è solo curiosità più o meno storica.”

“Ho capito … però ammetta che l’idea di quella “Cripta dei Pali” di sotto è intrigante …”

“E chi ha detto di no?”

“Già che siamo ancora in argomento, volevo aggiungerle un’altra cosa … Tempo fa quando non pensavo affatto alla faccenda della Cripta, un giorno sono andato in chiesa come sempre per controllare e sbrigare le mie solite cose, e mi è capitato di notare una stranezza.”

“Sarebbe ?”

“Oltre le cordonate che cingono il pavimento centrale per difenderlo dalle troppe scarpe che ne strappano via i pezzi, ho notato una turista, una donna, perfettamente distesa a terra a braccia e gambe spalancate proprio al di sotto della grande lampada centrale della Basilica.

“Una donna buttata là ?”

“Si … proprio una giovane donna … Beh … giovane ? … di mezza età … “Che stia male ?” mi sono detto, anche se ero certo che una che sta male non va di certo a scavalcare le transenne della chiesa per andare a mettersi proprio lì al centro della cupola  … sotto a quel gran lampadario incombente ... Però: sa … Il mondo è pieno di persone strambe, perciò mi sono fatto coraggio e mi sono avvicinato pensando che potesse essere successo qualcos’altro ... Ho scavalcato anch’io il cordone quindi, e sono andato accanto alla donna che se ne stava immobile sul pavimento ad occhi chiusi … “Embè ?” le ho chiesto, “Che ci fa qui ? Non vede che è proibito entrare fin qui sotto ? … Sta male ?” … Quella mi ha sorriso aprendo gli occhi luccicanti e vispi, e alzandosi subito “di brutto”, in un Italiano smozzicato mi ha fatto comprendere che non stava affatto male, ma che si era messa apposta lì per un motivo ben preciso.”

“E sarebbe ?”

“Mi ha risposto: “Sono venuta apposta dall’America perché siamo convinti che questo punto del Mondo, come molti altri in giro, sia un punto speciale in cui converge una potente energia cosmica e planetaria che va a finire a concentrarsi in un punto preciso nella Cripta di sotto … E’ sufficiente sistemarsi qui per usufruire, beneficare ed essere partecipi di quel influsso benefico ... Quindi eccomi qua: spalancata ad accogliere quel misterioso fluido positivo che può arricchire la nostra Salute e la mia vita … Credo che per questo motivo questo Tempio si chiami così.” … “Ah ? … Benòn !” … mi sono detto esterrefatto … Conoscendo un po’ da buon Veneziano com’è andata veramente la Storia, sono rimasto perplesso … direi quasi a bocca aperta ad ascoltare quella là … In verità: senza sapere che cosa replicare ... Le ho detto poi: “In ogni caso venga via di qua … che mi sta rovinando il pavimento con quei suoi zoccolacci legnosi.”

“Era un po’ suonata ... Mi pare evidente.”

“Forse sì, anzi, probabilmente … Però ha tirato fuori di nuovo la faccenda della Cripta sottostante.”

“Ma dai ! … Non filarci dietro … Te l’ho appena rispiegato: non esistono documenti al riguardo … Ascolta me: lascia perdere una volta per tutte la storia della Cripta …. Non c’è nessuna cripta, né tantomeno qualche sfera cosmica nascosta di sotto ... Piuttosto la turista dovrebbe sapere meglio di me che quel punto in cui si è distesa è quello in cui è stata posta la famosa medaglia di fondazione della Basilica … Infatti c’è lì una scritta enigmatica incisa dentro a quel mirabile mazzo di rose in pietra … Quella bisogna andare a leggere, invece ! … Non la sfera cosmica ! … Perché è quella la spiegazione dei Veneziani sull’esistenza della Salute e su tutto il mistero che l’ha fatta costruire e si è voluto rappresentare lì dentro.”

“La scritta è: “Unde Origo inde Salus” … vero ? … Che sarebbe: “Dallo stesso posto in cui Venezia ha tratto le sue origini, sempre da lì è scaturita fuori la sua Salvezza”.”

“Mmm … Vedo che un po’ di Latino lo stai imparando finalmente … La scritta dice proprio così … Insomma: Venezia, il Doge con i suoi Nobilissimi compagni e il Popolo dei Veneziani erano dei credenti … allora … Anche se erano svegli e furbi, dediti alle acrobazie del Mercato e della Guerra, si fidavano e andavano a cercare la Madonna e il Padre Eterno soprattutto quando non sapevano più dove sbattere la testa per arrangiarsi con le proprie forze … Come durante l’esplosione mortale della Pestilenza ad esempio.”

(Quanto è vera ancora oggi questa cosa nel 2020 … a distanza di secoli ... aggiungo adesso.)

“Devi sapere che quelle rose del pavimento hanno un significato mistico misterioso … se vuoi anche cabalistico … A quei tempi i Veneziani e non solo loro avevano un particolare interesse per i simboli e i numeri cosmici, ma anche ci credevano un poco … Non sapevano fare a meno di racchiuderli dentro alle cose che costruivano, e quindi le hanno messe dentro anche a questo tempio così originale e dalle forme così perfette ... Pensi forse che Longhena non abbia pensato di includere e nascondere significati speciali qui dentro ? … Prova a contare i gradini della gradinata principale, quella dei Pali ! … Quanti sono ? … Te lo dico io, non scomporti ad andarli a contare: sono un numero simbolico come quello degli altari della chiesa, e di tanti altri numeri nascosti e inseriti nelle misure della struttura della Basilica … La Salute intera è una matassa inestricabile di simbologia e numerologia, e soprattutto di Tradizione e Devozione … E’ un gioiello in ogni senso ... Se solo ci fossero finanziamenti per fare ricerche e restauri … sono certo che scopriremmo molte altre cose ... non solo la Cripta con lo “Zatteròn dei pali.”

“Ha fatto ancora accenno allo “Zatteròn dei pali” ? … L’ha messo nella lista delle cose da scoprire …”

“Già … chissà perché ?”

Che dirvi ? … Me ne uscii ancora una volta con quel solito motivetto in testa, quasi fosse il ritornello di una canzone che non finiva mai.

C’era o no sta benedetta Cripta ? … Mah ? … Probabilmente no … però ?

Fine della seconda parte/continua ancora … e poi forse ancora … chissà ?

 



Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>