#unacuriositàvenezianapervolta 223
“CHE C’E’ SOTTO LO ZATTERON DEI PALI DELLA SALUTE A VENEZIA ?”
(parte quarta e ultima)
Il brodo lungo stomaca a lungo andare, come gli ospiti dopo il terzo giorno … e come le storie troppo lunghe.
Voglio però terminare di raccontarvela, perché come sapete meglio di me, la bella storia della Salute è una storia tutta Veneziana importante che merita, e s’è incredibilmente dipanata lungo i secoli continuando ancora oggi in maniera densa, sorprendente e soprattutto coinvolgente ... I Veneziani continuano ancora oggi a recarsi alla Salute ogni anno: quasi fosse un appuntamento congenito immancabile scritto nel loro DNA.
La faccenda del “Zatteròn dei Pali con la sua Cripta”è nata ben prima di me, e ha fatto arrovellare ben più di qualche persona per diverso tempo. Parlarne non è affatto una sorta di caccia al tesoro da “Indiana Jones di noialtri”,né un modo per catturare la vostra attenzione, ma solo il pallido tentativo senza secondo fini di provare a “mettere il naso”in qualcosa che è accaduto dentro e attorno al chiesone di tutti noi Veneziani … Così: in semplicità, come si raccontano di tante altre curiosità nostrane Lagunari e Veneziane.
Trascorso ancora un altro po’ di tempo da quelle vicende che ho già provato a raccontarvi, ho pensato bene di provare a documentarmi un po’ di più in prima persona sulle vicende della Basilica della Salute e la sua ipotetica “Cripta dei Pali”. Di certo dentro nel Seminario di allora non mancavano le opportunità di andare a leggere e cercare nelle sue famose Biblioteche Vecchia e Nuova, e già che c’ero, non ho tralasciato di andare anche a ficcanasare fra le scartoffie dei vecchi Preti ricercatori.
Sapete però come va a finire di solito “Il fai da te” di chi non ha stoffa sull’argomento … Non ho trovato niente di nuovo ... O meglio, sono finito col trovare contro ogni mia aspettativa un paio di cose che … (sarò anche un Veneziano romantico e un po’ sensibile) mi hanno fatto praticamente commuovere.
La prima era un elenco tremendo e drammatico la cui consistenza e chiarezza mi lasciò senza parole ... Mai nella mia mente avevo quantificato così in dettaglio e chiarezza le conseguenze di quell’antica pestilenza che aveva visitato Venezia: “Fra il 26 ottobre 1630 e il giugno 1631, a Venezia si contarono come morte di Peste: 3.901 persone a ottobre, 11.966 a novembre, 6.069 a dicembre, 1.483 a gennaio e circa altrettante in tutti i mesi seguenti fino ad arrivare alle 2.199 di aprile e le 2.035 di maggio ... Solo da giugno il numero iniziò progressivamente e lentamente a scemare … ma poco più tardi riprese di nuovo a prosperare come secondo atto di un’orribile quanto tragica commedia ... Fu di sicuro un immane mattanza, un’immensa tragedia vissuta a Venezia di cui solo vagamente riusciamo a percepire i contorni.
A fine ottobre 1631 si conteggiò un totale di 46.536 Anime defunte a Venezia, a cui andarono aggiunte altre 35.639 persone morte nelle vicine isole di Murano e Burano, Chioggia e a Malamocco in fondo al Lido ... Le relazioni dei Pizzegamorti e dei Magistrati alla Sanità della Serenissima dichiararono di 82.175 il totale definitivo di quel lutto mostruoso, e fra questi distinsero i morti in: 11.486 donne da parto con i loro figlioli, 5.043 donzelle da marito o da monacare fra i 14 e i 25 anni, 9.306 putti, 29.336 donne, 1.129 Preti e Frati, 25.208 Mercanti e Artigiani, 450 Ebrei, e solo 217 Nobili perché la maggior parte di loro era fuggita lontano da Venezia.”
Il secondo documento su cui ho potuto posare gli occhi era, invece, la descrizione di una scena che mi ha fatto allo stesso tempo venire i brividi e provare un’intensa tenerezza.
Le Cronache Veneziane del tempo della peste raccontano, che quel giorno dentro alla chiesa di San Marco il Doge Nicolò Contarini depose il mantello dorato inginocchiandosi sul nudo pavimento ... Poco più tardi si tolse dalla testa anche il Camauro, uno dei simboli del suo grande potere di Serenissimo della Repubblica, e dopo essersi asciugato la fronte chiuse un attimo gli occhi rimanendo in silenzio.
Quell’uomo non era affatto un credulone sempliciotto, ma era un furbo e acuto uomo politico, uno degli uomini più potenti del Mondo di allora “capaci di fare alto e basso” delle sorti di molte genti ... Considerata com’era ridotta la sua Venezia, e a quale infimo stato fosse giunto il suo popolo, “col groppo in gola”e con voce tremante, interrompendosi ogni tanto per l’emozione, iniziò a proclamare davanti alla folla muta e attonita dei Veneziani rimasti, una sua orazione che diventò il testo del famoso voto del Tempio della Madonna della Salute: “Ave Stella del mare, Donna delle vittorie, Mediatrice di Salute e di Grazia. Vedi ai tuoi piedi prostrato un afflitto popolo fatto bersaglio al flagello della Divina Giustizia. La guerra, la pestilenza, la fame, con orribile lotta si disputano a vicenda fra loro le vittime e tutte su noi vogliono trionfo di desolazione e di morte.
Mira come i nostri aspetti sparuti dal disagio, lividi dalla malattia, consunti dalle afflizioni, sporgono sotto la pelle le ossa spogliate: vedi come i nostri passi vacillano, come si dilegua il coraggio della Nazione estinguendosi il rampollo di tante illustri famiglie.
Saràn dunque perduti i monumenti delle nostre imprese? Saranno inutili le conquiste fatte in tuo nome?
Diverranno deserti, solinghi questi edifizi, magnifici testimoni del consiglio e del valore dei nostri Padri? Quei nemici, che a noi son tali, perché son tuoi nemici, esulteranno del nostro pianto, sovrasteranno alla nostra debolezza, e i nostri petti, non più riscaldati col sangue di tanti prodi, deboli scudi diverranno per opporsi ai progressi dei loro attentati?
Vergine Madre se nel tuo nome venne fondata questa Patria, se i nostri cuori furono sempre a te devoti, se tante prove ci desti di patrocinio, di protezione, deh! esaudisci le nostre preci, ricevi le supplicazioni di un popolo sofferente. Siamo peccatori, è vero, e perciò a Te ricorriamo, come a nostro rifugio ... Prega per noi il Divin tuo Figliuolo … Faccia salvi gli eletti suoi, scacci, allontani, annìchili, estirpi la tremenda lue che contamina le nostre vene, che miete tante vite, che desola i servi tuoi.
Al lampo benefico della tua Grazia l’anima nostra commossa intonerà l’inno di laudazione, e col coro de’ Celesti confesseremo le glorie Tue ed il Santo Nome di Dio. Ricevi l’umile offerta di un tempio, sulle vaste pareti del quale vogliamo che i secoli avvenire scorgano impressi i tratti della nostra Religione, e dove i successori nostri ed i posteri perpetuamente tributeranno annui rendimenti di grazie a Te Ausiliatrice ed Avvocata di questa nostra trista e sconsolata Repubblica.”
Dopo quel giorno “stupendo e tremendo insieme” col Doge buttato ginocchioni a terra, per lungo tempo 300 zattere al mese cariche di tronchi provenienti dal Cadorefluitarono lungo il Piave fino alla Laguna di Veneziaandando ad ormeggiarsi alla fine del Canal Grande, proprio di faccia a San Marco, dove stava sorgendo il nuovo Tempio della Madonna della Salute. E’ stato in quei giorni che è nato lo “Zatteròn dei Pali”, perché le migliaia di tronchi venivano conficcati a forza in profondità nel fango fino a formare un’unica grande chiatta di base fatta di legni e pietre che divenne le fondamenta su cui si poteva innalzare lo spettacolare nuovo edificio.
Interpretate pure il tutto come meglio intendete … ma sta di fatto che l’anno seguente la pestilenza a Venezia non c’era più … anche se in seguito tornò più volte a farsi risentire e vedere in tutta la sua drammatica realtà.
Questa è stata la Storia che ho ritrovata scritta e segnata in quei mirabili documenti.
Passato ulteriore tempo, un giorno si presentò alla Salute una troupe televisiva Americanainviata a riprendere la “Cripta di Santa Maria” col permesso ottenuto direttamente dal Vaticano.
Apriti cielo !
“Qui non c’è alcuna cripta !”… tuonò e crepitò immediatamente il Rettore … ma non fu sufficiente ribadirlo.
“Se lo dice il Vaticano significa che avrà buone ragioni per farlo … Avrà degli indizi, delle prove ? … No ? … Sapranno di certo cose che voi non sapete ...”
“Non mi meraviglia affatto … Quelli sanno tutto di tutti.”
“Possiamo quindi entrare a filmare ?”
“Non se ne parla proprio !” ribadì inflessibile il Rettore della Basilica.
E allora: chiama di qua, telefona di là, chiedi più su e controlla più giù, e oltre il Canal Grande presso San Marco, e ancora a Romanella Sacrosantissima Sede Vaticana ... e il Rettore tornò gongolante e soddisfatto mettendo la mano davanti alla telecamere già accese: “Mi sono informato e consultato come avete chiesto … In conclusione qui non c’è nessuna Cripta da mostrarvi.” spiegò il Rettore al giornalista incredulo.
“Non è possibile … Ci deve essere per forza un errore … E’ tutto scritto qua sul permesso !” mostrò lo Statunitense curioso insistendo deciso. “Non vorrà mica che siamo venuti fin qui a Venezia per niente ?”
Nel dubbio … Di nuovo: chiedi, parla, interroga e controlla ... Infine venne fuori l’inghippo … O almeno così si disse: c’era stato probabilmente un fraintendimento, un “errore di sbaglio” fin dall’inizio … C’era sì una “Cripta Cristiana” di mezzo, ma si trattava più verosimilmente di quella del Monastero di San Zaccaria, oltre il Bacino di San Marco ... verso il Sestiere di Castello ... Lì … Si: proprio lì ci poteva essere parecchio su cui indagare e da guardare … Che si andasse là a documentariare.
“Si … Si … E’ là che dovete andare … E’ proprio quella la Cripta … Là sì che c’è !” proclamò soddisfatto e liberato il Rettore che già temeva di trovarsi la chiesa sottosopra e scrutata dappertutto: “Quella però è tutta un’altra storia, che non ha niente a che fare con la nostra Salute.” spiegò agli operatori televisivi accompagnandoli cordialmente fin sulla porta d’uscita in strada sull’assolato Campo della Salute… I giornalisti con la troupe fecero a malincuore “fagòtto”, e se ne andarono delusi perché già pregustavano di vedere e filmare in esclusiva “un gran bel pezzo di Cripta” che dovettero andare a cercarsi altrove.
“Peccato !” commentò il cineoperatore andandosene e allungandomi ugualmente una piccola mancia per il disturbo d’averli accompagnati in giro, “perché me la immaginavo già cupa, fascinosa e bella.”
Dopo quell’episodio s’ammosciò di nuovo l’interesse circa la misteriosa “Cripta dei Pali”, finchè dopo qualche anno ancora accadde che arrivò lui.
Lui chi ? … Lui ! … Che non era un Lui qualsiasi, ma uno di quelli pieni di se che quando arrivava diceva sempre: “Tutti da parte, lasciate spazio, perché ora s’incomincia a far le cose sul serio … incominciano a lavorare quelli che se ne intendono per davvero.”
Si trattava di un Chierico della serie: “So tutto, e faccio tutto io”, che siccome aveva un amico studioso e appassionato di “cose classiche”, e anche i figli dei suoi amici avevano studiato Lettere a San Sebastianoe Storia in Calle Lunga con passione per l’Archeologia; perciò disse a tutti che siccome era riemersa quella “storia dei Pali” era giunto il momento di dargli una soluzione e una definitiva risposta.
Al momento siccome di sbruffonate in vita sua ne aveva già dette e fatte tante, nessuno gli diede retta più di tanto. Quello, invece, con gli amici lavorò parecchio come il fuoco che latita sotto alla cenere: cercarono, discussero e frugarono in giro quanto bastava, finchè si presentarono un bel giorno davanti al Rettore della Salute con una bella lista di posti e luoghi precisi in cui si sarebbe dovuto: “rompere, scavare e cercare per scovare finalmente l’ingresso della “Cripta dei Pali del Zoccolòn della Salute.”
“Non si preoccupi Signore Rettore”disse il Chierico sfoggiando tutto il suo solito sussiego e la sua maniera superdiplomatica: “Abbiamo pensato già a tutto … C’è già disponibile chi è disposto a pagare i lavori di ricerca … Conosciamo gli operai capaci di eseguire il lavoro … Vedrà che rimetteremo tutto a posto senza rovinare niente … e c’è anche chi potrà occuparsi degnamente di valutare i lavori e interpretare e divulgare in maniera giusta le eventuali scoperte ... Lei dovrà solo lasciarci fare … e firmare solo: qui, qui … e poi qui. Ecco: è tutto qua !”
E presentò diligentemente la lunga lista dei posti e luoghi della Salute dove si sarebbe dovuto “saggiare, aprire e intervenire.”… sembravano la versione aggiornata e modernizzata dei Muratori: Foratòn e Matonèa a distanza di anni.
Il Rettore non rispose neanche una parola, storse solo le labbra innalzando perplesso le sopraciglia, poi aguzzò lo sguardo e lesse velocemente il foglio dove c’era segnato qualcosa di simile:
ØAlzare il pavimento della cappelletta dietro e sotto all’Altare Maggiore. (il marmo del pavimento suona vuoto).
ØSondare i pavimenti dei sotterranei dove si trovano strane tombe e pavimenti sconnessi.
ØNel magazzino di sotto: Provare a togliere il pavimento che sembra essere stato costruito in fretta e furia, quasi buttato lì in fretta per nascondere qualcosa.
ØDi solito si sale nella cantoria dell’organo … ma scendendo sotto e dietro al vecchio cassone dell’organo che c’è ?
ØSembra che le scale dei due campaniletti laterali continuino a scendere e voltare ulteriormente dentro e sotto al nuovo pavimento. Dove andavano ?
ØI due anditi d’accesso alle scale che portano dentro e sopra alla Grande Cupola poggiano proprio su due punti strategici dell’edificio e del pavimento. Sono mai stati saggiati e studiati a sufficienza ? Non c’è neanche la luce per illuminare quegli ambienti chiusi e mai valutati abbastanza da qualcuno.
ØSondare attentamente tutti i pavimenti dei “Passaggi” fra altare e altare laterale della chiesa.
ØNella piccola Sacrestia dove è stato riportato un antico lavabo, c’è anche uno strano confessionale che si può asportare e voltare … Che cosa ci sta dietro ? … E sotto ?
E c’era molto altro ancora, la lista continuava lunghissima ... La risposta del Rettore non si fece attendere e fu peggio di un tornado … S’aprì il cielo di nuovo e mille volte più di prima … e fu tempesta per tutti: “Voi siete tutti matti se non di più ! … Qui finchè sono vivo io non si toccherà neanche un foglio di questa Basilica … Volete forse che la Sovraintendenza ai Monumenti ci tagli la testa a tutti ? … Non vorrete mica che finisca col trascorrere la mia vecchiaia ridotto in Galera ? Qui non si farà nulla, non si sposterà neanche un chiodo … Qui comando io e perciò decido io … Non si toccherà niente.”
E così accadde … Non si fece proprio niente, non si spostò né una pagliuzza e tantomeno un granello di polvere … cosa che sarebbe potuto tornare utile … e tutto finì cancellato e dimenticato con gran rammarico del Chierico che già sognava di comparire in televisione tutto pomposo a comunicare chissà quale scoperta.
La Cripta della Salute … se c’era … rimase nascosta al suo posto ancora una volta.
Non ne ho più sentito parlare, salvo che in altre due occasioni.
La prima a dire il vero ce la siamo un po’ cercata, perché conoscendo bene chi era il personaggio che stavamo andando a stuzzicare e interpellare, dovevamo aspettarci che sarebbe andata così. L’argomento era sempre quello, sempre lo stesso: ancora una volta la Cripta dei Palidella Salute.
Si trattava di un altro anziano Sacerdote che da tempo immemore si spacciava, pure lui, per ricercatore assiduo di “Venezianità”, e perfino per Archeologo(fai da te). A suffragare e giustificare quella sua attitudine campava certi suoi studi accurati, e certe fantomatiche ricerche eseguite a lungo “sul campo” privatamente … Secondo lui e sua intuizione-certezza: tutta Venezia era stata fondata e derivava dagli antichi Egei ... Punto … Qualsiasi cosa di Venezia era riconducibile là.
Ovunque, secondo lui, sotto Venezia c’erano resti di palazzi e templi pagani di un evo andato. Perciò non ebbe alcuna difficoltà nè dubbio nell’affermare subito: “Certo ! Anche sotto alla chiesa della Salute doveva sorgere un tempio antico dedicato forse alla Dea della Vita e della Salvezza … cioè della Salute … Di certo lì sotto dovrà esserci almeno una Cripta … Anzi, in confidenza …” ci disse sottovoce e guardandosi circospetto a destra e a sinistra, “Credo che lì sotto possa esserci anche una necropoli, un sepolcreto … o perlomeno un Lazzaretto degli appestati di Venezia … Ho visto e consultato le mappe antiche ! … C’è … C’è senz’altro.”
Sono sincero: non gli abbiamo creduto affatto … Tanto più che sapevamo benissimo che gli appestati di Venezia venivano portati al Lido, o nelle isole e nei Lazzaretti, ossia fuori dalla città.
Ma suggestione di quei discorsi, o perché come dice il detto: “Andarono per suonare e tornarono suonati”, quella sera stessa tornai alla Salute con la voglia d’andare a curiosare ancora una volta di sotto nel sotterraneo della Basilica per saperne una volta di più su quel punto preciso a cui aveva fatto riferimento il vecchio “Sacerdote Cercatore”.
Senza tanti giri di discorsi, ci aveva indicato l’accesso preciso all’antica Cripta degli Egei e della Salute declinati insieme.
C’eravamo cascati in pieno in quel giochetto di mera fantasia di quell’anziano Prete “un po’ così” ?
E se fosse stata un’intuizione buona ?
Quella sera con i miei compagni rientrammo in ogni caso nel Seminario divertiti, ma anche dubbiosi e perplessi circa la solita vecchia storia ... Non l’ho mai detto a nessuno in seguito … Quella sera stessa, lasciati gli altri nello studio, sono sceso da solo nel sotterraneo della Basilica di nascosto e senza chiedere alcun permesso al Rettore. Armato della mia torcia ho percorso i gradini della stretta scaletta storta, e sono andato dritto dritto a tastare e saggiare proprio quel punto del muro di cui ci aveva appena parlato il “Prete Cercatore”.
Molti conoscono bene il luogo a cui mi riferisco, perché hanno avuto l’occasione di visitare quel “magazzino sotterraneo delle candele”. Dietro a un paio di cancelli chiusi e qualche tramezzo di legno si confinava con l’antica falegnameria, le officine del Seminario e una stretta calletta privata e chiusa posta proprio dietro al chiesone della Salute ... Quella sera l’odore di muffa e chiuso era intenso, mescolato a quello acre dei sacchi di iuta usati per insaccare i moccoli non consumati delle candele.
L’anziano monsignore “Cercatore” e sognatore ci aveva detto: “Sì … a destra … scesa la scaletta … Di là si entrava nello Zatteròn dei Pali e nel Sepolcreto degli appestati …”
“Buon Dio ! … Qui non c’è nulla !” mi sono detto subito ... Ma come un imbecille ho continuato a tastare e osservare il muro massiccio dentro al basso cubicolo a volte … Pur essendo stato ridipinto di recente, era ugualmente tutto bagnato a chiazzato d’umidità … L’aria li sotto era pregna di salmastro proveniente del vicino canale ... Ho osservato con scrupolo ogni centimetro di quel muro scostando vecchie casse accatastate, carabattole e infinite cianfrusaglie … Niente … Non c’era niente di niente … Neanche un segno, una traccia, un qualcosa che potesse indurre a pensare a qualcos’altro. C’era e c’è solo uno spesso muro compatto e indiviso che dava l’impressione d’essere davvero massiccio … Forse uno di quelli portanti dell’intera grande Basilica.
Non riuscivo a capacitarmi su come la chiesa avrebbe potuto privarsi di quel compatto pezzo di muro per lasciare spazio a un accesso o a un qualche passaggio ... Sembrava: roccia compatta e del tutto piena.
“Basta !” mi son detto a una certa ora: “Qui non c’è proprio nessuna Cripta, e se c’è esiste solo nei nostri sogni.”
Perciò spegnendo la torcia, ho messo anche una pietra sopra a tutti quei discorsi decidendo una volta per tutte di non pensarci mai più.
O quasi …
Perché dopo molti anni, e dopo aver vissuto tanto e in varia maniera, un giorno di recente sono andato a passeggiare sulle Zattere nel tepore di fine estate, e voltata la Punta della Dogana sono andato a sedermi sui gradini della scalinata della Basilica della Salute… Tanto per cambiare … aspettando che giungesse mio fratello.
“Chissà che cosa ci sarà qui sotto ?” mi ha suggerito una vocina perversa della mente, ancora non doma e sazia del tanto visto, considerato e sentito tanti anni prima ... Sembrava una presa in giro … una canzonatura fatta a posta.
Ho finto di non ascoltarla … ma fatalità tornando a casa più tardi ho incontrato per strada, proprio quella sera, uno degli ultimi Rettori della Salute... Indovinate che cosa mi è venuto spontaneo chiedergli dopo aver scambiato quattro chiacchiere amichevoli ?
L’avete già capito.
“E allora Rettore ? … Sto Zatteròn dei Pali sotto alla Salute c’è o no c’è ? … e la Cripta … Che ne pensa ?”
“La Cripta dei Pali ? … Ah … sì … Mi pare di ricordare … Bella domanda … Saperne qualcosa sarebbe bello. Secondo me non c’è un bel niente … Lì sotto è tutto chiuso sbarrato, non si può affatto accedere … C’è solo un immenso blocco palizzato pietrificato e compatto … Non ci si può entrare, è un luogo cieco che fa da basamento al grande chiesone … e basta.”
“Oooooh ! … Finalmente una risposta chiara e decisa !” gli ho risposto.
“No … aspetta … Ho detto solo: “Secondo me” … Perciò non è detto che prima o poi non ci scappi fuori qualche sorpresa, e si scopra qualcos’altro … Chissà ? Come dicevano i nostri Monsignori ricercatori che ormai sono morti da tempo, quella è destinata a rimanere per sempre una domanda senza risposta, un miscuglio fra Storia, desiderio e leggenda.”
“Ho capito … Mi toccherà perciò restare ancora con la voglia e la curiosità di sapere.”
“Credo di sì … perché questo argomento sta a cavallo fra bufala, storia e fantasia … Mi piacerebbe che ci fosse un munifico benefattore, uno sponsor di quelli grossi mandato dalla Provvidenza che si accollasse le spese di una ricerca … Oggi come sai bene non ci sono più soldi per niente e per nessuno …. Figuriamoci se si va a spendere per fare ricerche su follie del genere ? … E se poi non si trovasse niente … Non voglio neanche pensarci.”
“Ovviamente non si è presentato nessuno fino ad oggi ?”
“Nessuno … Tutto tace … E spero taccia ancora … Poi a dirla tutta, quello è un argomento che non m’interessa affatto … Un Prete del mio calibro ha ben altro a cui pensare … La storia della chiesa della Salute sta bene così com’è.”
“Ho capito ... Mi arrendo … In questa vita non riuscirò a saperne niente.”
“Non ho detto che di sicuro non c’è niente ... Non si sa … Chissà ?” e se n’è andato per i fatti suoi ... cordialmente.
Così questa è l’ultima nota che vi racconto traboccandovela addosso dalla mia testa: “Che ci sia qualcosa sotto allo Zatteròn dei Pali della Salute ? … Una Cripta forse ? … Mah ? … Chissà ?”