#unacuriositàvenezianapervolta 224
La saga-epopea dei Nobili Pesaro ... Pisaura Gens Venetica
(quarta parte)
L’ho già detto la volta scorsa: i Nobili Pesaro erano un po’ sussiegosi e pieni di se … Non era da tutti paragonarsi a “un Sole che non tramonta mai”… Questo da l’idea di chi erano e di che cosa intendevano essere a Venezia … Pensate che nel 1659, cioè parecchio avanti nella Storia di Venezia e dei suoi Nobili Casati, i Pesaro che avevano finalmente uno di loro diventato “Doge lustrissimo”: Missier Zuane, fecero pubblicare a Padova un’opera scritta dal Conte Giacomo Zabarella titolata: “Carosio Overo origine Regia et Augusta della Serenissima Famiglia Pesari di Venetia”… Era una specie di apoteosi della loro Eroica Famiglia, una declamazione aulica del loro successo e splendore in cui si arrivava a dire che la dinastia dei Pesarodiscendeva addirittura dagli Imperatori Romani… anzi, da: “Giove Re di Toscana Imperator del mondo Padre di Dardano Re di Troja Primo.”... Un testo di sicuro un po’ fantasioso se volete … Chissà quanto avranno finanziato i Pesaro il Zabarella per scrivere quelle cose … Come in una sinfonia gloriosa dell’esagerazione, aggiunse perfino che i Pesaro dovevano essere considerati tra i primi fondatori di Venezia … Ma se venivano appunto da Pesaro ?
No … Secondo Zabarella: dalla Laguna Veneziana dove i Pesaro si trovavano “primigeriamente”, se n’erano andati poi a Pesaro, e non viceversa, e da lì dove erano stati denominati provvisoriamente Palmieri, fecero poi ritorno un’altra volta in Laguna: loro collocazione ottimale ... Avanti e indietro insomma: a caccia di successo, ricchezza, Mercandia e prestigio.
L’avete capito insomma: i Pesaro godevano di un’ambizione sfrenata, quasi di una fastidiosa mania di grandezza che in verità i Veneziani non apprezzavano molto. Erano un po’ megalomani, a tratti forse anche un po’ spiritati … Non coincidevano con la solita immagine dei Nobili Venezianiqualsiasi: avevano dentro un certo “quid particolare” che li faceva apparire singolari ed eccentrici, per non dire unici.
Accennavo al Doge di Famiglia: cioè al top dei top, al fiore all’occhiello del successo familiare … Esser Doge, si sa, corrispondeva alla carriera più prestigiosa dell’intera storia del Casato … Per carità: a Venezia c’erano famiglie Nobili che potevano contare tre-quattro Dogi nella loro storia: quindi … Non ce n’era mai abbastanza per poter primeggiare fra i Nobili Veneziani.
Giovanni Pesaro nacque a Venezia nel 1568 da Vittore Pesaro ed Elena Soranzo figlia del Cavalier Giovanni che mori nel metterlo al mondo ... Caduto indenne nel canale di sotto dall’alto del palazzo di famiglia a Santa Maria Mater Domini, entrò giovanissimo nel Maggior Consiglio e negli ingranaggi dello Stato Serenissimadivenendo prima Savio agli Ordini e poi Savio di Terraferma. Brillante diplomatico e politico dall’eloquio fluido e forbito, nel 1620 gli fu affidato l’incarico a sue spese d’Ambasciatore di Venezia presso la Corte dei Savoia. Due anni dopo andò di nuovo Ambasciatore presso il Re di Francia, quindi presso quello d’Inghilterra, e poi a Roma dal Papa nel 1630: “come Ambasador Ordinario par la Republica”, da dove tornò a Venezia rivestito del titolo di Cavaliere.
Fu burrascoso quanto accadde a Roma quella volta: non viene ricordato quasi mai ... Il Cavalier Pesaro fece scoppiare un incidente diplomatico fra Serenissima e Papato, cioè: “nacque gran disgusto”col Prefetto di Roma Taddeo Barberini per via di un accidentale problema di precedenze di carrozze in strada … A poco servirono timide scuse ufficiose dal tono derisorio buttate là dal Pesaro quasi per scherno: tutto degenerò in rissa fra il clan dei Pesaro e quello potentissimo dei Barberini, che non ci pensarono su due volte: andarono addirittura armati per cercare di prenderlo dentro alla Sede dell’Ambasciata di Palazzo Venezia.
Il Senato di Venezia richiamò in fretta e furia l’Ambasciatore Pesaro in Laguna interrompendo i rapporti diplomatici con Roma per un anno intero … Solo quando gli animi infuocati di Barberini e Pesaro si raffreddarono un po’, si poterono riprendere gli scambi diplomatici con la Santa Sede Papale…. Ma pensate fosse finita lì ? … Macchè: i Pesaro non dimenticavano ... e i Barberiniancora meno.
Sei anni dopo Giovanni Pesaro ripartì di nuovo dalla Laguna (sempre a sue spese) stavolta come Ambasciatore presso la Dieta di Colonia… Lì andò tutto bene: ebbe successo, poi se ne ritornò ancora una volta a Venezia dove divenne in successione: Savio Grande, Senatore, e Provveditore ai Confinicon lo Stato Papale… Rieccolo ! Ci risiamo ! … Odore di Barberini ?
A Venezia si raccontò che all’arrivo dei nemici Pontifici il Pesaro scappò via abbandonando la guarnigione di Pontelagoscuro vicino a Ferrara di cui era il Comandanteperdendo il controllo della zona… Si aggiunse poi che durante un Rettorato in Terraferma s’era indebitamente impossessato di alcune proprietà dei suoi amministrati … Finì sotto processo: per vigliaccheria e malversazione...Gli appiopparono solo un breve periodo di carcere perché era Nobile di prestigio …e gli rimase la fama dei soprusi e delle appropriazioni indebite che lo accompagnarono come perpetuo sospetto in grado di frenare qualsiasi progetto di scalata politica.
Forse però … Perché Venezia era Venezia: in Laguna poteva sempre succedere di tutto … E, infatti: così accadde.
Divenne quindi: Riformatore dello Studio di Padova, poi Procuratore de Supra nel 1641 occupando il posto lasciato libero dal defuntoFrancesco Morosini… Scelto di nuovo come Ambasciatore di Venezia, venne inviato ancora una volta a sue spese a presenziare all’incoronazione di Ladislao Re di Polonia… ma poi venne ben presto richiamato a Venezia.
E sapete perché ? … Perché in Laguna avevano deciso di mandarlo di nuovo come Generalissimo della Cavalleria Veneziana e delle Armi Venete contro il Papatodei potenti Barberini ... Rieccoli di nuovo ! … Era la rivincita contro i Barberini che il Pesaro aspettava, e partì subito.
Al ritorno a Venezia venne però di nuovo imprigionato con l’accusa d’aver favorito e incoraggiato a proprio vantaggio le ruberie dei soldati mentre combattevano contro il Papa … Era riuscito a fregare un mucchio di roba ai Barberini … e con che gusto !
Procuratore dal 1641, durante la Guerra di Castronel 1643, essendo ammiratore d’oggetti d’arte, ma dalla “longa mano”, sembrò che il Pesaro: “approfitasse e abusasse appropriandosi specialmente di quadri di qualche valore che faceva portar via dalle case”… Riabilitato ancora una volta, nel 1647 fu di nuovo Riformatore dello Studio di Padova(come nel 1651), e l’anno seguente: Savio del Consiglio(incarico che ricoprì per ben 24 volte). Come Savioconvinse il Senatodella Serenissima a continuare la sanguinosa e dispendiosissima Guerra contro i Turchi mettendo in minoranza il partito dei pacifisti disposto anche a sacrificare in cambio della pace l’Isola di Candiao Creta: ultimo avamposto nel Mediterraneo Orientale in mano ai Veneziani fin dal 1200.
In un paio d’occasioni fu di fatto un Vice-Doge ... Cretasarebbe caduta ugualmente di lì a poco in mano Ottomane ... Ma si doveva osare … e il Pesaro: osò … Come: “uno dei principali membri del partito dei ‘giovani’”, verso il 1650 si convinse che il Papato dei suoi “amici Barberini” poteva essere un decisivo alleato contro i Turchi. Superando allora l’anticurialismo inguaribile che lo contraddistingueva per via dei Barberini, intensificò i rapporti con Roma fino a permettere agli stessi Barberini di diventare Patrizi Veneti nel 1652.
Immagino con quale rabbia abbia accettato di vederli diventare Nobili della Serenissima ... Ma tanto valeva …
Nel 1655, arrivando in Laguna il Nunzio Carlo Carafa i rapporti con Roma s’infittirono: da feroce oppositore al ritorno dei Gesuiti in Terra Veneta dopo l’espulsione del 1606, Pesaro iniziò a sostenerne la causa del loro ritorno ... Lo stesso anno Pesaropresenziò come Ambasciatorea Roma: non da solo stavolta, ma contornato e supportato da Bertuccio Valier, Nicolò Sagredo ed Alvise Contarini per l’Incoronazione del nuovo Papa Alessandro VII … A Venezia stavano tutti col fiato sospeso sapendo che Pesaro era a Roma in casa dei Barberini … temevano una bufera da un momento all’altro.
Invece: non accadde nulla … Due anni dopo ancora, sempre come Savio del Collegioil Pesaro continuò a perorare la causa della riammissione dei Gesuitidel Papa espulsi da Venezia ... Sembrava cambiato, ma non lo era affatto … Alla fine il Senato decise nel gennaio 1657 con 72 voti favorevoli e 16 contrari di riammettere i Gesuiti del Papa in Laguna. In cambio Venezia ottenne ciò che Pesaro voleva: cioè l’intervento della Marina Pontificia nel conflitto di Candiainsieme a ingenti aiuti finanziari. Nell’occasione l’arguto Pesaro disse: “con le congiunture si mutano gli interessi, e con gli interessi devono mutarsi le massime”.
Ottenuto quanto voleva, Pesaro riprese ad osteggiare e bistrattare: Papa, Roma e Barberini … Era indubbiamente astuto.
La mossa strategica più significativa Giovanni Pesaro la fece però nel 1658 quando prestò di tasca propria alla Repubblica 6.000 ducati per finanziare ulteriormente la già ventennale Guerra di Candia contro l’intramontabile Turco (10.000 ducati aveva appena offerto il Doge in carica a cui avrebbe presto succeduto).
Durante le discussioni, ancora da Senatore, disse: “per una guerra di Religione non mancheranno mai i denari” e che erano stati compiuti troppi sacrifici per abbandonare Candia al suo destino ... Poi aggiunse: “Se vogliamo portar la corona sul capo, non la gettiamo ai piedi dei Turchi, perché altrimenti di noi si dirà che abbiamo perduto il Regno, e l’animo regio con esso.”
Qualche mese prima durante le battaglie di Suazich e dei Dardanelli, il Capitano Generale da Mar Lazzaro Mocenigo aveva perso la vita nelle acque dell’Isola di Tenedo diventando un personaggio mitico della Resistenza Veneziana contro il Turco … un po’ all’Americana di oggi … Gli vennero fatti funerali solennissimi nella Basilica di San Marco.
I tempi erano maturi … Fu così che ottenne ampi consensi candidandosi allo scrutinio del 1658 nel quale “ottenne con facilità la beretta Ducale” venendo elettocon 38 favorevoli su 41, battendo il suo principale antagonista, cioè il cocciuto Leonardo Foscolo. Divenne il 103° Dogedella Repubblica alla bella età di 70 anni rivestendo la prestigiosa carica d’apice della Serenissima per diciassette mesi: dal 1658 fino al 1659: “Fra i Padri Veneti ottenne berèta Dogàl Zuàne da Pesaro Cavalier e Procuratòr de San Marco”, che andò a sostituire Bertucci Valier l’08 aprile 1658: “Uomo, chiaro in Patria e fuori per maturità di consiglio, per canuta esperienza ne' politici maneggi di Stato … Dati aveva saggi d'Animo fermo e costante, arringando in Senato per la pubblica causa a sostegno del patrio decoro, e date altresì caparre di munificente liberalità, offrendo le proprie sostanze in soccorso agli esausti tesori della Nazione impegnata nella lunga guerra pel regno di Candia ...”
In realtà le Cronache Veneziane di quell’epoca raccontano di un atteggiamento attendista della Serenissima col suo Doge nei riguardi del Turco. Ci si accontentò di scrutarne le mosse tenendolo a bada, si approfittò di qualche buona occasione, ma si preferì aspettare preparandosi al peggio: “Sotto a questo Doge passò il Gran Signore in Andrinopoli ammasando un potentissimo essercito, minacciando d'invadere la Dalmatia e di spignere gran forze in Candia. E perciò la Republica continuò nell'apparecchio di nuovi legni, se spedì nuove genti, e nuovi Capi nelle Provincie di Dalmacia e Albania cominciando in Candia. Svanirono però le deliberationi del Turco, convenendoli ritornar in Constantinopoli per discordie e altri accidenti ivi occorsi; e le forze che disegnava mandar in Dalmatia bisognò spignerle in Transilvania per nuovi mori successi in quel Principato. Il Capitan Generale era in stato di ricuperar la Canea e per intelligenza e d'assalto; ma scoperto il trattato da una barca di Pescatori (per quanto fu detto) si perdè così bella occasione.”
Il Capitano Generale da Mar Alvise Mocenigoriuscì a prendere Calamata e il controllo dei Dardanelli…Francesco Morosini tentò sorprendere la Canea, ma i Turchi scoprirono i suoi progetti in anticipo “prevenendo l'impresa … Allora Morosini navigò e scorse per ogni verso l'Arcipelago, sorprese varie isole di quel mare, e Patmos soggiacque pure a saccheggio in settembre 1659 ... Veneziani e Turchi a gara aumentavano forze navali e terrestri. … Il dì 25 agosto 1658 riuscì fatale per gl'infedeli la cui flotta venne battuta alle alture de' Dardanelli dal Capitano delle navi Girolamo Contarini ...”
In verità in quell’anno e mezzo si parlò ben poco a Venezia del Doge Giovanni Pesaro… Se ne parlò più che altro per la potenza del suo denaro …I Veneziani di allora lo tratteggiarono in maniera severa: “chiaro in Patria … ma una nullità, un masnadiero come uomo.”… Si disse che aveva promesso soldi in cambio dell’elezione … A Venezia era prassi, in verità … e che era stato eletto sin dal primo scrutinio imponendosi sugli altri candidati solo perché erano troppo vecchi ... Anche qua: niente di che … Spesso i Nobili Venezianisceglievano un Doge con ridotta aspettativa di vita: al massimo qualche anno … Così avrebbero potuto facilmente toglierselo di torno se diventava pesante o poco utile alla causa.
Fu un caso se le prime aggregazioni dei Nobili “per soldo” che coinvolsero ben 75 famiglie accaddero proprio tra 1646 e 1669 durante la Guerra di Candia e il Dogado di Giovanni Pesaro? … Credo di no … I Nobili fecero affluire soldi freschi nelle casse vuote della Serenissima … E Pesaro di soldi se ne intendeva di certo … Fu un Doge tanto discusso e poco amato dai Veneziani, bollato come ladro e baro, sostenitore di sprechi e di molte spese inutili ... Fu anche parecchio osteggiato e odiato da alcuni soprattutto per “l’arroganza e le colpe di famiglia”… Fu un curioso tipinocomunque: “… l’uomo che più d’ogni altro rigira la macchina di questa Repubblica”.
Venezia ieri come oggi, era piccola e pettegola: “come un caìn” (una catinella) … Critiche, pettegolezzi e prese in giro beffarde erano all’ordine del giorno fra Calli e Campielli, e impietosi ritratti correvano su tutte le bocche nelle Contrade e fino in Maggior Consiglio circa i candidati a Doge: “Valier: è un gobbo, Foscolo: un sordo, Pesaro: un baro, Foscarini: un ladro, Barbarigo: un matto: son quelli che concorrono al Principato” ... In “bòca de Piàssa San Marco”… nel “bròlo dei Nobili” dove ci preparava per entrare “a Palàsso” si diceva ancora: “Non faxé Doxe el Pesaro dal Caro (carro) se no volé magnar el pan più caro … e non convien che gavèmo per Regina chi servì per quindese anni alla cusina.”
Eccola qua la nomèa peggiore che aveva il Pesaro ... Rimasto vedovo di Lucia Barbarigo degli illustrissimi Barbarigo del Ramo di San Trovaso sorella del Procuratore di San Marco Giovanni Barbarigo, Giovanni Pesaro s’era risposato con la sua la chiacchieratissima e forse arrivista cuoca-governante Marietta Santasofia considerata “dai facili costumi”suscitando l’ira e l’ilarità dei Veneziani che non mancarono di canzonarlo per le strade per la “Dogaressa servetta”. Nei “Casi Memorabili Veneziani”del Codice Gradenigo si legge che i Veneziani affissero sui muri di Venezia la scritta satirica: “Viva el Pesaro dal Caro che l'è sta in presòn per laro (ladro), e per ultima pazzia l'a sposà Dona Maria” … Maria della Contrada di Santa Sofia venne ricordata dal Doge nel testamento inserendo clausole per proteggerla dall’ostilità dei suoi stessi eredi.
In conclusione: con Giovanni Pesaro Doge non accadde granchè a Venezia … Nessuna riforma, nessuno importante intervento legislativo durante il suo mandato … Tutto compreso la Serenissima si trascinò in una lunghissima guerra destinata a logorarne pesantemente risorse e finanze ... e la Famiglia Pesarocontinuò a prosperare in parallelo.
Un’unica curiosità forse sul Doge Pesaro… Fu proprio lui a permettere di completare e dar vita nel 1658 al nuovo insediamento Monastico Veneziano nell’ottagonale chiesa Votiva di Santa Maria del Pianto delle Cappuccine delle Fondamente Nove già sorto nel 1649 (esattamente 300 anni prima che nascessi io). Il Pesaro permise allo Stato Veneziano di patrocinare in primissima persona quell’esperienza Religiosa emettendo uno specifico Voto di Stato alla Madonna in occasione proprio della Guerra di Candia.
Erano passati pochissimi anni dal Voto della Madonna della Salute e della Peste: era un gesto di sicuro vivissimo nella mente di tutti i Veneziani d’allora … Il Doge Pesarovolle a tutti i costi tirar dentro la Madonna per farla partecipare “politicamente” alla Guerra contro il Turco… Insomma: serviva un nuovo miracolo a Venezia per poter vincere contro i Turchi … e quel miracolo poteva arrivare non certo dai soldi che non c’erano, ma di sicuro … magari dal Cielo e dalla Provvidenza Divina e Mariana.
Se non era abilità politica quella ? … E’ come se Zaia oggi chiedesse alla Madonna di liberarci dal Covid … riuscendoci !
Altri tempi … Lo so … Sopra alla porta della chiesa oggi malmessa e inglobata nell’Ospedale Civiledi Venezia si può ancora intravedere e distinguere un’iscrizione che ricorda quei lontani eventi legati al Doge Pesaro, alla Madonna del Pianto e ai Veneziani.
Il Pesaro tuttavia iniziò quasi da subito a soffrire d'una strana malattia sconosciuta che gli fece perdere progressivamente tutti i denti divenuti neri in breve tempo … Fu avvelenato ? ... Chissà ?
Ieri come oggi il gioco della Politica e dell’Economia non guardava mai in faccia a nessuno … A Venezia poi ? … C’erano logiche economiche, storiche e di potere che ben conoscete … Per disposizione testamentaria Giovanni Pesaro legò 12.000 ducati alla costruzione del suo monumento funebre sulla navata sinistra della Basilica dei Frari: Phanteon dei Pesaro dove, come dicevamo, la famiglia possedeva la propria Cappella Funerarianell’abside della Sacrestia.
Ci pensò il nipote Leonardo Pesaro: principale destinatario delle ricchezze del Doge Pesaro morto a seppellirlo onorevolmente: “… Tutti i mobili essistenti in questa città … quadri, statue, libri e scritture … al Signor Leonardo mio nipote et suoi figlioli maschi essendo certo che il medesimo … conserverà tutto a beneficio et honorevolezza della Casa”.
Lo stesso Missier Leonardo Pesaro incaricò subito Baldassarre Longhena “architetto di famiglia” della realizzazione del monumento sepolcrale dello zio. La veloce realizzazione avvenne nel 1669 con la collaborazione di Bernardo Falcone da Lugano, di Melchior Barthel da Dresda(realizzò i due gruppi delle Allegorie: Religione e Costanza, e Verità con Giustizia), di Josè De Corte (scolpì gli angioletti che reggono lo stemma Pesaro, la statua del Doge, e altre quattro Allegorie: Intelligenza, Nobiltà, Ricchezza e Studio che volevano alludere alla personalità e ai meriti del Doge), di Francesco Cavrioli(realizzò i due scheletri bronzei che reggono i due rotoli), e Michele Fabris detto “l’Ongaro” (l'Ungherese, che scolpì i due Draghi collocati sotto al trono dogale: simboli dell'eternità secondo il tipico stile e sentire nordico dello stesso scultore): “Su ornatissimi piedistalli di marmo rosso e nero scolpiti a teste di leone unite da festoni, si innalzarono quattro giganteschi telamoni di schiavi mori con braccia e piedi nudi, e vesti logore reggenti sulle spalle una trabeazione ornata a mètope e triglífi. Fra loro, come in nicchie, due neri scheletri presentano una lunga iscrizione incisa a lettere d’oro su marmo bianco. Sopra la trabeazione, quattro colonne di marmo nero sostengono un ricco baldacchino di marmi rossi imitanti un drappo a fasce di broccato. Sul trono sorretto da mostri, tra le Allegorie della Religione e del Valore da una parte, e di Concordia e Giustizia dall’altra, sta seduto il Doge: bello e pieno di vita in atto d’arringare la folla. Ai suoi piedi, sopra l’architrave da sinistra, un genio tende l’arco, due donne presentano corone e un’altra legge un libro. Nel secondo ordine di trabeazione, sei graziosi putti sorreggono l’architrave; al centro di essa due bimbi mostrano lo stemma dei Pesaro con una corona. Caratteristiche le iscrizioni: “Vixit Annos LXX (visse 70 anni) – Devixit Anno MDCLIX (morì nell’anno 1659) – Hic revixit Anno MDCLXIX (qui rivisse nell’anno 1669)”.
E vissero tutti “felici e contenti” verrebbe da dire a questo punto … Fine di quanto avevo da dirvi sui Pesaro.
E, invece: no … Non è affatto così.
Sui Pesaro ce ne sarebbe ancora da dire: almeno “un’altra sporta e mezza”… Ci sarebbe davvero ancora tanto da raccontare ... Ma come si fa ? … Non riuscirò di certo nell’intento di dirvi tutto.
Vi tiro dietro allora i miei appunti: ?
Ci fu un Alessandro Pesaro Governatore di Putignano di Puglia dove un altro Antonio Pesaro o Pisauro fu Ambasciatore di Alfonso il Magnanimo… Un Nicolò Pesaro fu mandato, invece, come Podestà à Crema “dopo l'uscita dei Francesi”... mentre un Pietro Pesaro finì domestico del Re d'Inghilterra, e un Sebastian Bernardo da Chà da Pesaro divenne Conte di Sebenico.
Il Codice Cicognano numero 1333, come la Cronaca Lando, gli Annali Veneti di Domenico Malipiero e una parte del Senato del 21 agosto 1486 parlano di un Andrea Pesaro “qual Sindico et Provisòr Veneto in Levante, Spalato e Dalmazia e Albania per l'anno 1486” ... Lo Statuto di Cherso l’anno seguente lo ricorda qual Sindicus et Provisor “ad partes maris”; mentre indica Missier Girolamo Marcello come Sindico “intra et extra gulfu” dal gennaio 1483 fino al maggio 1486.
Di un altro Pesaro leggo: “… poco innanzi morì Angelo Pesaro Capitano del Golfo d'una botta di schioppo auta nel braccio sinistro, battagliando a Metellino.” … Era lo stesso Pesaro quondam Alvise, forse, che nel maggio 1509, al tempo della disfatta dei Veneziani ad Agnadello era uno dei Cinque Savi agli Ordini del Governo Veneziano ... Un Missier Bortolamio da Chà da Pesaro era Camerlengo della strategica Isola di Pago in Croazia ricca di Saline: “el qual ha de salario Lire 752 all'anno ut supra. Quella camera ha de intrada de diversi Datii ducati 860; la spesa ducati 830; resta dunque 30 in circa in essa camera ... Pago è un'insula, la quale circuisse da miglia cento in circa, molto sterile. La terra, novamente fabricata, è posta sopra l'acqua in un loco basso et paludoso, contiguo alla valle delle Saline; li muri non sono ancora compiti di fabricar, ma tutta via si lavora ... La Signoria vostra traze de questo loco per conto de Sali ogni anno da ducati 3000 in circa, et questo, perchè tutti li Sali che si fanno nella insula, li tre quarti sono della Sublimità Vostra, et uno quarto de li Patroni de le Saline ... Conte al presente se trova in esso loco Missier Nicolò Tiepolo, el qual ha di salario all'anno: lire 1.116 de picoli…”
Nel 1518: nell’Estimo Trevigiano si trovavano presenti otto proprietari della Campagna di Sopra di Sant’Andrea di Cavasagra. Si trattava degli eredi Scarpa e di Giovanni Todesco, di Daniele di Carlo Forner, Leonardo Barbaro, Jacopo Sidonio, Giorgio Venier e Marco di Cà Pesaro … Eccovi quindi: ancora un altro Pesaro in giro per le storie della Storia.
Nell’estate 1527 il solito celebre Diarista Marin Sanudo ricordava nei suoi scritti che: “i Patrizi Veneziani appartengono a 134 Clan diversi … Solo 9 gruppi Familiari non hanno maschi in età da entrare nel Maggior Consiglio. Alcune famiglie di piccole o medie dimensioni godono di posizione di prestigio perché uno dei membri glielo conferisce col successo personale commerciale o acquisendo benefici importanti ... Fra i “Primi Casati Nobili” ci sono: 11 Nobili Vendramin, 26 Nobili Tron il cui patrimonio è frutti dei commerci con l’Oriente, e 27 Nobili Grimani con Antonio Grimani che fu uno dei più grossi commercianti di pepe arrivando al Dogado e ottenendo per figli e nipoti il Cardinalato” .… scrisse ancora: “Ci sono poi 12 Nobili Foscari, 19 Nobili Zen che fanno incetta d’incarichi Ecclesiastici con relative rendite e Benefici come facevano i 20 Nobili Barbo: “Primi” pure loro, come i 21 Dandolo … e i 25 Nobili Pesaro.”
Taglio via adesso … altrimenti mi odierete.
Un Provveditore Pietro Pesaro stava in stadby inutile insieme col Duca di Urbino Francesco Maria Della Rovere a comandare le Forze dislocate nel Bresciano di una Venezia Serenissima perfettamente immobile e addormentata, incapace d’intervenire quando 12.000 Lanzichenecchimercenari Imperiali Luterani rimasti senza paga e senza Comandante scesero incontrollati in Italia per poi calare a saccheggiare Roma aggirando le altrettanto “addormentate” truppe della Santa Lega in mano al Luogotenente Francesco Guicciardini e ai Condottieri Guido Rangoni e Giovanni delle Bande Nere mummificati in attesa in Emilia ... Il Papa corse a rinchiudersi in Castel Sant'Angelo per salvare il salvabile invocando la pace con Carlo V, mentre caddero in successione come foglie d’autunno: Genova, Bologna e Alessandria, si saccheggiò Pavia, e lo stesso Carlo V andò ad assediare Napoli morendo lì di Peste … I Turchi, intanto, si stavano ringalluzzendo di nuovo, e stavano a bussare con veemenza alle porte dell’Europa.
C’era un Pesaro anche là insomma.
Vi dico di un’altra “pecora nera di Famiglia Pesaro” ? … Eccovela qua, sebbene frammista a notizie un po’ confuse e contradditorie ... Nel febbraio 1562 un Giovanni Andrea Pesaro quondam Bortolo venne impiccato per aver sparato un’archibugiata a suo suocero Carlo Zanepur senza colpirlo ... Due anni dopo però, nel 1564: Tommaso da Treviso venne decapitato fra le colonne della Piazzetta insieme a GiovanFrancesco Emo e GianBattista Pesaro (ancora lui ???, ma non era già morto ??? o è un altro Pesaro ???) appiccandogli l’archibugio ai piedi per aver con quello attentato per due volte alla vita di Carlo Zane suo suocero … Furono due Pesarodiversi ? O uno solo ? … In ogni caso: quanto tremendo doveva essere quel suocero per beccarsi tutte quelle archibugiate ?
Del 1541 è poi un interessantissimo “testamento sospetto” di Bernardo Pesaro di Piero reduce da una missione diplomatica come Consigliere a Cipro nel 1543-45. Era sospettato a Venezia di non essere del tutto in linea con la Fede Cattolica… brutta faccenda … e d’aver affermato insieme e di più del Nobile Daniele Barbarigo: “Chi lo accusa non sanno quel che dicono: Lutheràn l’è bon Christiàn…” difendendo il Frate Agostiniano Ambrogio da Milano accusato a sua volta di palese eresia e d’aver dato scandalo a Cipro nella chiesa di Santa Sofia di Nicosia durante il Quaresimale del 1544 … In un colpo solo il Frate s’era inimicato gli Ortodossi Greciparlando male del culto delle Immagini, dei Santi, della Madonna e delle Icone, e poi s’era messo contro anche i Cattolici-Cristianicomportandosi da “vero infetto della setta Lutherana”… In quei casi, e in quell’epoca non si andava molto per il sottile: ti affidavano senza tanti preamboli alla tortura preventiva … e quindi il Frate fu costretto ad abiurare pubblicamente a Venezia nella chiesa di Santa Maria Formosa.
Idue Nobili, invece, cioè anche Bernardo Pesaro, se la cavarono senza fastidi solo perché erano prestigiosi Nobili: così funzionava le cose a Venezia a cavallo fra Inquisizione e Doge.
Mi fermo … Avrei qui almeno un’altra cinquantina di Pesaro di cui dirvi, compreso un altro Generalissimo da Mar e Avogador Estraordinario: Gerolamo Pesaro… Un altro condottiero ? … Un altro “sparòne e bombardone di Famiglia” ? … Si … proprio così: uno che buttava giù a cannonate le mura delle città ... e che aveva fatto spiccar via la testa sopra la proda della sua Galea al Nobile Gabriel Dalla Riva perché aveva mal governato … “e fatto decapitare anche altri Nobili Veneti durante l'assedio di Corfù: perché aveano commesso ribalderie vergognose nella stessa città”.
Due ultime note curiose sui Pesaro … Proprio le ultime due ?
1610 agosto: un Giacomo Pesaro figurava in una lista di 83 Nobili Mercanti Veneziani elencati dai Capi dei Mercanti di Venezia in una “Nota de tutti li Nobeli hanno negotio in Levante come nelli libri de Doàna delle 6% è descritto.” La nota curiosa includeva una supplica dei Mercanti Veneziani rivolta ai Savi alla Mercanzia che chiedeva di respingere, come s’era già fatto sei anni prima con i Mercanti Inglesi, la proposta di Paolo Santonini che intendeva chiedere la Cittadinanza Veneziana per i Mercanti Olandesi.
“La Cittadinanza Venetiana ai Mercatanti Foresti ? … Non fosse mai !”
Nel 1634: il Frate Minore Carlo Pesaro da Venezia ricopriva l’importantissimo incarico Ecclesiastico di Guardiano Grando de Frati Minori della Cà Granda dei Frari: uno dei Conventi più insigni, potenti, ricchi e trafficati di tutta Venezia ... Tre anni prima, il gotico Palazzo Papafavasu quattro piani nel Sestiere di Cannaregio in Contrada de Santa Caterinacon quadrifore, scalone, affreschi sui soffitti dei saloni, balconi sporgenti e pentafora affacciata sul Canale della Misericordia con l’omonima Schola Grande e Abbazia. era divenuto anche dei Pesaro quando Bonifacio Papafava sposò Pesarina Pesaro.
Avete intuito il tenore, il modo d’essere, il grado, il blasone, nonchè la grandezza, e quanto di curioso sono stati i Nobili Pesaro di Venezia ? … Immagino di si.
La prossima volta concluderò su di loro raccontandovi un poco di Cà Pesaro: la Caxa Dominicàl dei Pesaro sul Canal Grande… e di certi magnifici festini che quei Nobili Veneziani di rango sapevano organizzare tirandosi dentro addirittura il Serenissimo Principe Doge in persona.
Pisaura Gens: “Un Sole che non tramonta mai”… e te credo.