#unacuriositàvenezianapervolta 225
La saga-epopea dei Nobili Pesaro ... Pisaura Gens Venetica
(quinta - ultima parte)
Volete sapere come se la passavano i Nobili Pesaroin uno dei loro Palazzi ?
Eccovi qua un flash del 09 gennaro 1521, con uno loro consueto “festin de Casada in tempo de Carneval” raccontato dal solito celebre Diarista Marin Sanudo: “E da poi disnàr, facendosi una festa a San Beneto in Chà da Pexaro per li Compagni Ortolani a spese dil Conte Antonio da Martinengo Cindutier et Zentilomo nostro che è sta aceptado in dita Compagnia: dove sono da 60 done le prime e più belle di la Terra ... E a tuti dava la cena; pignocàe e pernìse e ostreghe etc … E poi cena fo recità una bella et nova comedia per Ruzante et Menato Padoani, et vi fu assa zente, et cussi a hore 3 di note li Compagni, parte di lhoro et esso Conte Antonio, andò a invidar el dito Signor Principe (il Doge) a la festa e a cena con alcuni di sui: et eravi li 4 Doctori, nostri Zentilhomeni a farli compagnia … Et cussi vene con zerca 10 di soi Primarj, et zònto volse ballar, cussi vestito d’oro, con la mojer di Sjor Zuane Cosaza ch’è sua zermana, et con la mojer di Sjer Andrea Diedo, et Priola dona bellissima, né ballò con altri … E poi la cena che fu preparada nel soler di sopra: tàole atorno el portego e in mezo una dove cenò esso Principe con li Doctori et il Sior Zuane predicto et li soi, tutti in arzenti … E fo molto somptuosa, pur a spese dil prefato Conte Antonio ... Poi fu facta la Comedia, et fo compito a hore undici …”
Che ve ne pare ? … E non è tutto, perché per non annoiarvi tralascio di riportarvi in quale stato quei Nobili uscivano da quelle feste sontuose e di grande baldoria che duravano più di qualche volta fin dopo l’alba … Nobili, Cavalieri, Veneziani, Forèsti e Dame.
Si: anche le donne … eh ! … Si … Si … All’alba se ne uscivano parecchio cotti e sfatti, ubriachi e sopra le righe … Doge e grandi nomi della Signoria, e della Nobiltàcompresi … E se ne tornavano a dormire soddisfatti nei loro pomposi Palazzi, pingui del “tanto … per non dire tantissimo” che la loro dorata condizione loro permetteva … E quel “tanto”, se andate a cercare e vedere: era per davvero proprio tanto ... Insomma: se la spassavano i Pesaro e gli altri Nobili Veneziani.
Prima del famoso Palazzo di San Stàe, i Pesaro possedevano già quello in Contrada di San Benetodall’altra parte del Canal Grande, poco distante da Rialto e San Marco … Era il Palazzo del “festino” di cui vi dicevo poco fa: la Chà Pesaro di San Benetoconosciutissima e ricordata soprattutto per le grandi feste che vi organizzavano e allestivano i Pesaro.
Di sicuro fin dal 1498 nel cortile (lungo 14 m x 06) e all’interno nel Portico del Palazzo(lungo ben 41m x 8), cioè nella così detta Corte degli Orfei, sorgeva un Teatro provvisorio gestito a turno da diverse Compagnie della Calza: gli Eletti, gli Immortali, gli Ortolani... Secondo alcune tracce storiche, ancora nel 1515 e poi nel 1521 si allestivano frequentatissime recite di commedie e “momarìe” per Carnevale ... In se non erano grandissimi gli spazi teatrali, ma neanche piccolissimi: di certo capaci di accogliere un buon pubblico selezionatissimo e d’elite, di certo molto partecipe e solidale con le ambizioni di Famiglia.
Sono molto interessanti al riguardo le testimonianze ancora dell’immancabile Diarista Marin Sanudo. Nei suoi Diari non mancò di marcare gli eventi, ad esempio, del 24 febbraro 1498: “… et uno Carlevar molto dolce et tuto festoso, sì de mumarie qual di altri piaceri, al dispeto de li inimici. Et fono facte due feste publice, una a Cà Loredan a San Polo sul Canal Grando il zuoba di Carlevar per una Compagnia chiamata Modesti et una altra a Chà da Pesaro a San Beneto il sabato per l’altra Compagnia chiamata li Electi: sichè tutta la Terra fue in festa: et questo a eterna memoria ho voluto qui scriver …”
lo stesso Diarista ricordò ancora nel 1512-1514, che nello stesso Palazzo Pesaro di San Benetoabitò Giovanni Stafileo Vescovo di Sebenico e Ambasciatore del Papa a Venezia inizialmente ospitato nel Palazzo del Marchese di Ferraradove abitava un altro Ambasciatore Papale Vescovo d’Isernia … Stafileos’era spostato a risiedere a Chà Pesaro perché lì abitava un suo amico: Beltrame Spagnol … Sempre nella stessa Chà Pesaro di San Beneto era ospitata e fiorì la celebre Tipografia Albrizziana.
E ancora sempre lo stesso Sanudo non mancò di scrivere quasi pettegolo nei suoi Diari in data: 03 febbraro 1515: “Non voglio restar di scrivere questo, come a questi tempi la Terra nostra è in grandissime feste: prima si fa tre comedie per tre Compagnia: a Muran in Chà Capelo li Zardinieri, a la Zuecha in Chà Trevisan li Ortolani, et la Compagnia de Immortali a San Beneto a Chà da Pexaro …”
E una settimana dopo: “Et in questa sera a San Bento in Chà da Pexaro in Corte fu fato una comedia per li Compagni Immortali, recita per lhoro, qual fo Miles Gloriosus di Plauto. Fu fato bellissimo apparato, maxime il ciello si sopra la Corte, et erano belli vestiti, et nel mezzo di atti Zuam Pollo feva etiam lui un’altra Comedia Nova, fenzando esser Negromante, et stato nel Inferno trovò Domenego Tajacalze, cazava castroni, et qual con li castroni vene fuòra, fe un ballo de castroni, poi vene una musicha di Nymphe, cadauno sopra un incudine a tempo, e fenzando bater un cuor, etcc … Et compita la comedia prinzipal etiam feno la dimostration di Paris e quelle dee, et che dete il pomo a Venere: fu bella cosa, vi fu assa zente de conto, e l’Orator de Franza e il Capetanio di le Fanterie con molti Patricii Vecchi e i Fioli dil Serenissimo, molte done spozade … fo compita a hore 7 di note, poi fu fato la cena e le done e lhoro mariti, et balato.Durò fino dì quasi, et però pochi ozi fo in Pregadi, per andar per tempo e aver bon axio (buon posto).”
Anche il 30 giugno 1522 ci fu un altro memorabilissimo festone a Chà Pesaro di San Beneto in onore di Pietro Pesaro eletto Procuratore di San Marco.
Che ve ne pare ? … Questi erano i Pesaro !
Cà Pesaro, invece, lo sappiamo tutti a Venezia com’è e dov’è. E’ quell’imponente e prestigiosissimo palazzone affacciato sul Canal Grandeall’altezza di quella che è stata un tempo la Contrada di San Stàe-Sant’Isaia.
Che dire ? … E’ una meraviglia in se: una di quelle cose belle Veneziane che ti fanno cadere la mandibola per terra per quanto è sorprendente ... Basti dire che ancora oggi contiene in se non uno, ma ben tre Musei … e già questo la dice lunga ... Palazzo Pesaro con la sua significativa grandezza e sontuosità: rende ulteriormente l’idea di ciò che sono stati i Nobili Pesaro.
Per me abituato a vivere in poche decine di metriquadri e con un solo bagno in quattro: Cà Pesaroè qualcosa in cui perdersi … Una specie di cittadella, una planimetria esagerata di cui non saprei che cosa farmene ... Mi spaurerebbe vivere dentro a qualcosa di così grande: eccede di troppo, secondo i miei parametri, quella che è la normalità, ciò di cui ha bisogno per vivere un qualunque “mortale” come me.
Ma i Pesaro erano la Pisaura Gens Veneta: quelli su cui “Il Sole non tramonta mai”… Quindi ne avevano bisogno di spazio per poter contenere la loro voglia di grandezza … Di sicuro ne serviva loro parecchio: molto più di me ... ed è stato così che hanno dato sfogo a tutta la loro munificenza, tipica da Nobili Veneziani, realizzando la meraviglia che abbiamo davanti ai nostri occhi ancora oggi.
La magnifica Cà Pesaro nel Sestiere di Santa Croce a San Stàe venne edificato tra il 1652 e il 1710 su progetto di Baldassarre Longhena a cui fu commissionata proprio da Giovanni Pesaro: il Doge di Famiglia di cui vi dicevo qualche riga fa.
Già cento anni prima i Pesaro avevano iniziato, forse sulla spinta della Rinascimentale “Renovatio Urbis” che si respirava a Venezia, ad acquistare dai Contarini di San Stàe: “unam Domum magnam ...a duobus turibus”, cioè una gran casa con due torri affacciata sul Canal Grande e sul Rioche portava ai Frari(ancora oggi si chiama “Rio delle due Torri”) ... Si trattava di un palazzo tipico “alla Veneziana”, sul modello del Fondaco dei Turchi per intenderci (già appartenuto ai Pesaro) … Pure Palazzo Ducale aveva un tempo due torri, così come il palazzo che ospitò il Petrarca sulla Riva degli Schiavoni ... A Venezia probabilmente erano un po’ una moda le case-fondaco fatte così.
Negli anni seguenti i Pesarorilevarono ancora un altro edificio contiguo dai Nobili Morosini, poi abbatterono “le do toresèe”, e acquisirono incorporandolo un ulteriore stabile comprato stavolta dal Nobile Andrea Trevisan, che dopo un anno si lamentava ancora col futuro Giovanni Pesaro Doge: “... di già passato un anno che vendetti le case a Vostra Eccellenza Illustrissima, né ancora da lei è statto depositato il denaro per l’ammontar di quelle, se bene lei hà anco fabricato sopra il mio ...”
Fin dal 1551 Leonardo Pesaro affittò una parte dell’abitazione: prima agli Strozzi che rimasero in affitto per più di un anno pagandolo 180 ducati … Poi, due anni dopo, una parte del futuro Palazzo Pesaro venne affittata al Nobile Missier Alvise Bragadin quondam Pietro che pagò ai Pesaro 150 ducati.
I lavori veri e propri della costruzione del Pesauro Palazzo Dominical: la “Domus Granda dei Pesaro di San Stàe” iniziarono nel 1628 col Giovanni “Doge futuro”, che la volle realizzare per i suoi nipoti con due facciate: la principale sul Canal Grande, e la “facciata due” sul Rio delle Due Torri.
Morto prima il Doge Pesaro, e poi nel 1682 anche il progettista-architetto BaldassarreLonghena (quello che realizzò il Tempio della Madonna della Salute, gli Scalzi, Santa Giustina, Cà Rezzonico, le Procuratie Nuove di Piazza San Marco, la Schola Granda dei Carminie molte altre chiese, palazzi e ville), la prosecuzione dei lavori venne affidata ad Antonio Gaspari che li portò a termine con poche modifiche sull’idea iniziale completando scalone, Portego e cortile interno.
La “casa Dominical dei Pesaro”, sebbene ancora incompleta, fu abitata già dal 1664 dai fratelli Vettor, Leonardo, Antonio e Zuanne Cavalier figli di Leonardo e di Marietta Priuli ...La principale facciata a “bugnato a diamante”in stile Barocco si affacciò sul Canal Grande in linea con Palazzo Coccina Giunti Foscarini Giovannelli e Palazzo Correggio, poco distante da Ca' Corner della Regina e dalla Chiesa Contradariale di San Stae o Sant’Isaia ... Doppia “Porta d’acqua” a pianoterra sotto al mezzanino, da lì ci si immetteva nel ricco “Androne Regale” ornato da pavimento marmoreo bianco e rosa … Attorno c’erano ovunque: busti Romani, e lo scalone monumentale faceva salire al Piano Nobile di Rappresentanza diviso dai piani superiori occupati dalla servitù di palazzo … Ovunque: ricchezza di archi, colonne, bassorilievi, statue, fregi, decorazioni e affreschi in un continuo gioco di chiaroscuri ed effetticon mostri, chimere, cartigli, putti, teste e tutti gli ornamenti tipici dell’onirico Barocco … Nel 1732 si lavorava ancora ad abbellire e completare Cà Pesaro: Leonardo Pesaro in occasione del matrimonio del figlio Antonio con Caterina Sagredo commissionò ai “Migliori”di allora, cioè: Giambattista Tiepolo, Giambattista Pitoni, Gerolamo Brusaferro, Angelo Trevisani e Giambattista Crosato l’abbellimento e la decorazione dei soffitti delle stanze prospicenti sul Rio delle Due Torri... Nello stesso secolo, il Cavalier Francesco Pesaro con i fratelli Pietro e Zuanne fecero decorare ulteriormente altre parti del Palazzo con affreschi, tele e ritratti di famiglia ... Nella “Camera della Cittadina Chiara”Giambattista Tiepolo abbellì il soffitto con “il Trionfo di Zefiro e Flora” (oggi esposto al Museo del Settecento di Ca' Rezzonico) … e c’erano poi sparse le “Allegorie” dipinte da Giambattista Pittoni…
Ve lo immaginate solo per un attimo lo scenografico sfarzo, la grandezza, lo splendore con cui i Pesaro ricevevano gli altri Nobili Veneziani invitati a Palazzo ? … Riuscite a immaginare come doveva essere quella Chà quand’era vissuta dai Nobili Pesaro ?
Io provo a immaginarmeli con le loro eccentricità, le loro manie, le loro mire sognanti politico-economiche … Li vedo far da Padroniconsapevoli del loro ruolo, così come me li immagino presi dalla gestione delle loro imprese commerciali, politiche e guerresche … Ma me li immagino anche intenti magari nello loro imprese sentimentali, nel loro quotidiano menage familiare: li vedo preoccupati per i figli, l’educazione, il futuro … e vedo il via vai della servitù, e del normale formicolante lavorio quotidiano di Palazzo.
I Pesaro pur potendoselo permettere erano fra quei Casati Nobili che tenevano a servizio un numero “contenuto” di servitori e barcaroli de casàda: solo una ventina, per non eccedere e dare troppo nell’occhio.
Riuscite anche voi nello sforzo dell’immaginazione ? … I barcaroli di casada, le cucine cariche di alimenti, le cantine, i magazzini, e i guardaroba dai ricchi ricami e alla moda per le Dame di famiglia, gli addobbi, le cose preziose e le feste di palazzo … la Musica, le luci, i banchetti ? … ma anche il freddo d’inverno con le grandi stanze da scaldare … o la calura afoso estiva: quando i Pesaro partivano per la Villeggiatura, o qualche “amore rubato e nascosto” in qualche angolo remoto ... che chissà ? … Magari nessuno ha saputo mai.
Nello stesso “Portico Nobile di sopra”ricoperto dagli arazzi delle “Storie Romane”(venduti nel 1832) era collocata la ricchissima pinacoteca di famiglia: lo “Scrigno d’Arte dei Pesaro” che Pietro Pesaro, ultimo discendente del Casato, si ridusse a vendere precipitosamente all’inizio del 1800.
La Collezione dei Pesaro era famosa a Venezia e altrove per le quasi 340 opere che raccoglieva. Fu arricchita a più riprese da diversi lasciti di Familiari e parenti Nobili: soprattutto da parte di Polo Nanidi Cannaregio che testò a favore dei Pesaro lasciando sei quadri di Veronese, Paris Bordone, Salviati e Sebastiano Dal Piombo.
Carlo Ridolfi nel 1648, e Marco Boschini nel 1660 furono unanimi nel decantare la bellezza e la ricchezza di quella collezione posta “nelle regie stanze dei Pesaro”. Progressivamente vennero aggiunte opere di numerosi autori-artisti: Varotari, Peranda, Genoese, Spagnoletto, Ponzon, Mafhio da Verona, Palma il Vecchio, Maffei ... Alcune opere oggi sono andate perdute, come la “Madonna con Bambino e San Giovannino” di Pietro da Cortona donata ai Pesaro da Papa Alessandro VII, o il ritratto del “Serenissimo di Famiglia” realizzato da GirolamoForabosco.
C’erano poi altre opere dei Vivarini, nonché dipinti di: Antonello da Messina, Vittore Carpaccio, Schiavone, Catena, Giorgione, Pordenone, Tiziano, Paolo dei Freschi, Marco Parmezzano, Carletto Caliari, Domenico e Marietta Tintoretto, Alvise Del Friso.
Durante il 1600 si aggiunsero ulteriori commissioni artistiche: Guercino, Van Dyck, Luca Giordano, Ribera, Saraceni, Padovanino, Tinelli, Strozzi, Pietro Vecchia, Carpioni, Fetti, Regnier, Ruschi, Mazzoni, Negri, Loth, Gallina e Fumiani ... e nel 1700 altri ancora: Gregorio Lazzarini, Andrea Celesti, Antonio Bellucci, Bartolomeo Nazari, Gerolamo Brusaferro, Federico Bencovich, Francesco Zonca, Francesco Battaglioli… Sembra poi che nella stessa collezione siano confluite a inizio secolo anche le raccolte artistiche del Palazzo dei Pesaro di San Beneto: “… ricca di capolavori dei Bonifacio, Paris Bordone, Tintoretto, Giovan Bellino, Paolo Veronese, dei Palma, dei Fiamminghi e dei Bassano”, e forse pure la raccolta dei Pesaro del Palazzo di Santa Sofia di Cannaregio.
Quanto mi piacerebbe poter assistere invisibile in sogno ad una sola giornata “di palazzo Pesaro” in quegli anni là … Chissà quante cose avrei visto e capito ... Di sicuro per di là si affacciava e riassumeva la splendida Venezia di allora.
Ma lasciamoci ora per un attimo pigramente declinare insieme agli ultimi Pesaro.
Alla Redecima del 1740: Ser Lunardo Pesaropur essendo segnato, non era tenuto a pagare tasse … mentre un suo omonimo: Ser Lunardo di Pesaro fu de Ser Antonio di Santa Croce pagava ben: 184 lire, 9 lire e 11 soldi … Ser Antonio Pesaro quondam Ser Zuane Cavalier di Santa Croce pagava: 6 soldi, Ser Marin Pesaro del Sestier di Cannaregio pagava: 16 lire e 2 soldi, mentre Marin Pesaropagava: 16 lire e 1 soldo … La Schola Granda di Santa Maria della Caritàpagava 15 soldi di tasse sulla Commissaria di Antonio di Ca' Pesaro, mentre le Procuratie de Citrae de Supra erano esentate dal pagare per le Commissarie di Ser Marco Morosini, Ser Bertuzzi de Pesaro, e di Ser Anzolo Pesaro… Infine: la Contessa Francesca Superchi relicta Fabio Barni de Chà Pesaro, sebbene “èxtera”doveva pagare: 1 lira e 7 denari, mentre il Conte Zuane Vatieli del Conte Nicolò Carlo de Chà Pesaro,“extero” pure lui, avrebbe dovuto pagare: 1 lira, 6 soldi e 3 denari.
In quello stesso anno di quell’ultima importante Redecima della Serenissima nacque Francesco Pesaro probabilmente a Venezia. Nel 1775 con i fratelli Nicolò, Zuanne e Pietrochiese di poter far uso dell’acqua del Brenta per far girare tre quattro ruote da mulino mentre in precedenza avevano chiesto anche un’investitura per far funzionare un maglio da ferro e una segheria … Consapevoli che “i Tempi stavano ormai cambiando e precipitando”, l’anno seguente provvidero a dividere fra loro le facoltà di famiglia ... Appassionato antesignano del volo in mongolfiera, lo stesso Francesco Pesaro finanziò il 15 aprile 1784la memorabile impresa ricordata nel dipinto di Francesco Guardi che dipinse il pallone aerostatico realizzato dai fratelli Zanchi: “globo aerostatico ad aria infiammabile, librarsi in aria per ben dieci miglia passando sopra al Bacino di San Marco e al Canal Grande.” Il pallone senza equipaggio aveva un diametro di venti piedi veneti, e sosteneva una navicella di tredici piedi. Rimase in aria per due ore e mezza andando poi a cadere sulle barene della Laguna.
Ancora alla fine del gennaio 1787, approfittando della paralisi dei porti francesi, in particolare di Marsiglia, a Venezia si aprirono diverse nuove Società d’Assicurazione. La prima fu la Compagnia Veneta di Sicurtàche emise un pacchetto di 800 azioni da 500 ducati l’una: 126 furono acquistate da Patrizi. 25 ne prese Nicolò Erizzo, 20 Alvise Emo, 10 ciascuno Antonio Duodo, Ludovico Manin, Pietro Vettor Pisani, Francesco Pisani, Vincenzo Tron, Zuanne Pesaro, Francesco Morosini, 5 Sebastiano Zen e Girolamo Ascanio Giustinian, e una Almorò Daniel Pisani.
Nel settembre dell’anno prima, nella Corte dell'antico palazzo Pesaro di San Beneto si raccoglieva ancora la Società degli Orfeii cui associati erano deditissimi alla Musica. Si scriveva nel “Il Nuovo Postiglione”: Giornale Veneziano: “Meritano sommo elogio i Signori Soci dell'Accademia d'Orfeo, i quali colle più prudenti e vaste idee ognora più perfezionano il loro Istituto. Corrisponde appunto questo alla loro denominazione, poiché è quello dell'armonia in suono e canto, e nell'ordine della Società loro. Aumentatasi fino a 150 socj, e numeroso essendosi veduto il concorso di distintissime persone anche estere (queste essendo ammesse anche senza biglietto quando sieno introdotte da uno dei soci) alle Accademie e Feste di Ballo, che a loro proprie spese sogliono i medesimi socj dare, conobbero altresì la necessità di più vasto luogo per le loro Assemblee. Quindi con la commendabile Presidenza del zelantissimo Signor Gio. Andrighetti Cassiere, fu trasferita la loro Accademia dalla Contrada di Sant’Angelo a quella di San Beneto in un appartamento di vasto palazzo da loro fornito ed abbellito con singolar eleganza, ma senza un affettato sfarzo. Nella sera del 28 al 29 del mese corrente vi si darà adunque il primo armonioso spettacolo con una cantata intitolata: Deucalione e Pirra, a tre voci di scelti Professori, con Sinfonie, Concerti, e vaga illuminazione. La poesia è dell'eccellente sig.r Antonio Sografi Avvocato Veneto, e la musica del celebre Signor Ferdinando Bertoni Maestro della Cappella Ducale di San Marco”.
Dieci anni dopo la Compagnia degli Orfei inaugurò la loro nuova sede nelle sale annesse al Teatro La Fenice“dando luminosi spettacoli”… ma torniamo a Francesco Pesaro, che fu anche Ambasciatore in Spagna e Procuratore di San Marco, e fu coinvolto nelle ultimissime vicende che portarono alla caduta ultima della Repubblica Serenissima.
Nell’ottobre 1797 Pietro Pesaro col fratello Zuanne furono nel gruppo dei 35 Nobili Patrizi Veneziani presi come ostaggi-complici, e rinchiusi nel Forte di San Giorgio Maggiore di Venezia in occasione della presunta congiura contro i Francesi ... Zuanne Pesaro fece appena a tempo ad inviare al Fratello Francesco il “conto zòge (gioie e pietre preziose) de famègia”, che già erano stati ripuliti e spogliati di tutto ... Francesco Pesaro fuggì nottetempo via mare sino a Fiume in Istria con una grossa borsa di soldi dopo essersi proclamato fino all’ultimo “grande difensore ad oltranza dellaSerenissima Repubblica”… Un mese dopo trovò riparo presso la Corte Imperiale di Vienna… Definito dal Governo della Municipalità Provvisorio di Venezia: “uomo vano e leggero, nemico del Popolo e della Patria”, venne bandito per sempre da Venezia … Il Comitato di Salute Pubblica“eseguì il decreto di confiscazione, senza pregiudizio delle azioni civili di chicchessia a risarcimento dei soprusi subiti dal Popolo Veneziano per tanti secoli.” privandolo di tutto il patrimonio di famiglia ... A nulla era valsa una lettera del Nobile che chiedeva una sospensione della confisca dei beni giustificando la sua fuga come scelta obbligata per il bene della Patria … Durante una solenne cerimonia nella Piazzetta di San Marcosi bruciò l’immagine del Pesaro insieme a quella di del Provveditore Generale in Dalmazia Querini, del Savio alla Scrittura Priuli, e del Responsabile delle Forze Armate Nicolò IV Morosini: tutti accusati di: “fellonia, tradimento, tirannia e inimicizia per la Patria” … Cà Pesaro perse in breve tutta la sua mirabile collezione, e la biblioteca di famiglia venne venduta in blocco per 90.000 lire.
Due anni dopo, nel 1799, Francesco Pesaro rientrò a Venezia come Consigliere e Commissario Straordinario dell’Imperatore Austriaco Francesco II, mentre il fratello Pietro,ultimo rappresentante del Casato dei Pesaro, che era stato l’ultimo Ambasciatore della Serenissima presso il Papa di Roma andò a rifugiarsi in esilio a Londra lasciando i suoi beni ai nipoti Pietro e Leonardo Gradenigo ... Entro e dopo la sua morte del 1830 la favolosa collezione artistica dei Pesaro andò del tutto tristemente alienata e dispersa in parte per sostenere il prezzo de suo ultimo soggiorno nella City Londinese.
Ultimissima noterella curiosa …
Dopo metà giugno 1806, quando venne dato l’ordine di sgombero controfirmato dalla Badessa per la soppressione di Chiesa & Monastero di San Daniele nel Sestiere di Castello “presso le mura dell’Arsenàl, che dovevano per necessità di forza maggiore essere trasformati rispettivamente in Caserma e Magazzino per il Militar di Marina …”, le 26 Nobilissime Monache Agostiniane dette da tutti: “le Canonichesse Bianche di Castello” vennero sfrattate e concentrate assieme a quelle del vicino Monastero Cistercense della Celestia.
Tutte insieme vennero poi stipate in barca con quattro stracci, e inviate nel già superaffollato Monastero Agostiniano di Sant’Andrea della Zirada nella periferia più estrema dall’altra parte della città Lagunare.
Non fosse mai accaduto ! … Le differenti Monache per Regola, ma soprattutto per stampo ed estrazione sociale, iniziarono a contrastare fra loro strappandosi cuffia e capelli e ingiuriandosi reciprocamente … incredibilmente incuranti degli eventi storici che avevano già decretato la fine di quel loro secolare quanto effimero mondo dorato.
Soprattutto le Monache Bianche di Castello non riuscirono, né vollero adeguarsi alla nuova circostanza: andarono a lamentarsi con la Badessa Chiara Madonna Pesaroaffermando delle Consorelle: “… (sono) effetti di vero sovvertimento … un continuo contrasto di esercizi religiosi e pratiche di pietà”.
Eccola là che spunta un’ultima volta ! … Un’altra Donna dei Nobili Pesaro al comando di uno degli storici Monasteri Veneziani ... Ancora una figura altolocata in prima linea quindi, di blasone e prestigio, secondo quanto suggeriva da secoli lo stile di Famiglia Pesaro.
Fu uno degli ultimi lampi … poi il famoso Sole dei Pesaro che non tramonta mai si spense del tutto.
A Cà Pesaro andò a rifugiarsi Ludovico Maninultimo Doge della Serenissima dopo l’abdicazione dal Principato… Poi Cà Pesaro venne comprata dai Padri Armeni Mechitaristi dell’Isola di San Lazzaro che ne fecero Collegio, nel marzo 1847 fu venduto al Cavalier de Liebenberg, e infine nel 1851 venne acquistata dalla famiglia del Duca Guglielmo Bevilacqua la cui Duchessa Felicita Bevilacqua vedova del Generale-Duca Giuseppe La Masa la destinò a Galleria d'Arte Moderna istituendo la Fondazione Bevilacqua La Masa.
Come ben sapete, la Galleria divenne famosa per aver ospitato nei primi due decenni del 1900 i così detti “Ribelli di Ca' Pesaro”, cioè quell’esperienza artistica rivoluzionaria e antiaccademica: “palestra intellettuale alternativa”, che sorse in polemica con i maestri “troppo classici” della Biennale. Frutto di quel movimento artistico è la preziosa raccolta di opere di Arturo Martini, Felice Casorati, Guido Marussig, Gino Rossi, Tullio Garbari, Pio Semeghini, Umberto Moggioli allievo di Guglielmo Ciardi e altri ancora ospitata ancora oggi a Cà Pesaro … Munifico palazzo davvero !
Ho finito …
Finalmente ! direte … Ho provato un po’a sbirciare con voi dentro alla “curiosa saga”, quasi una piccola epopea dei Nobili Pesaro di Venezia.