#unacuriositàvenezianapervolta 229
L’Abbazia di Santa Maria Annunziata o Assunta dei Servi a Venezia nel Sestiere di Cannaregio non esiste più: ne è rimasto solo un pezzetto dove nel 1800 l'Abate Daniele Canal e Donna Anna Morovich ospitarono soprattutto ex detenute e Veneziane disagiate … Poi il posto fino ad oggi ha avuto un’altra storia …
Fu un violentissimo e distruttivo incendio a devastare e azzerare l’intera Abbazia Servita nel 1769, e a chiudere una pagina di storia antica Veneziana iniziata già prima del 1314 quando i Mendicanti Servi di Maria presero possesso di un luogo da bonificare allora affacciato sulla Laguna. Lì allora finiva Venezia. Per più di 150 anni poi i Serviti continuarono ad abbellire e allargare la loro Abbazia facendo concorrenza alle migliori Fabbriche Monastiche Veneziane finanziati e sostenuti anche dalla Comunità dei Mercanti e Setaioli Lucchesi che andarono a insediarsi soprattutto in quell’angolo di Venezia. La rimasta Cappella del Volto Santo dei Lucchesicol Portale di San Pellegrino è segno di quel fruttuoso connubio che portò a mettere in piedi un gran chiesone lungo 75 m e largo 25, con capiente Barco o Coro centrale e imponente cupola lignea sopra, e con ben 22 Altari all’interno: una vera e propria “macchina da guerra” adatta a Riti e al proficuo “Mercato delle Messe”.
Che dirvi ? … Lì dentro come in ogni angolo di Venezia accadde di tutto: un mulinare continuo di presenze, accadimenti e storie.
Basti dire che lì visse e morì il famoso Fra Paolo Sarpi: Storico e Teologo di Stato finanziato dalla Serenissima Repubblica che la portò a contrastare il Papa di Roma incorrendo nella bufera dell’Interdetto beccandosi anche una coltellata nell’autunno del 1607 che quasi l’ha accoppato. Ai Servi venne ospitato anche Galileo Galilei col suo innovativo cannocchiale che era amico dello stesso Fra Sarpi, e che insieme a lui andò a mostrarlo al Doge e a esperimentarlo sul Campanile di San Marco.
Vi dico poi che ai Servi oltre agli illustri Artieri Tintori erano ospitate anche le pettegolissime Schole dei Barbieri, Norcini, Conzaossi, Stuèri, Saonèri, Braghieri e Cavadenti di Venezia: una sorta di Gazzettino ambulante, un conglomerato vivente di allora che faceva confluire in quel sito di Venezia le curiosità e le notizie di tutto e tutti ... Sempre l’Abbazia dei Servi frequentava dopo metà 1600 anche il Nobile Nicolò Erizzo: “vaghissimo nelle sue costumanze: portava calzette rosse, e scarpe bianche, ma soprattutto coprivasi il capo di lunghissima parrucca …tanto più volentieri in quanto era stato libertino in sua gioventù tanto da ricevere un colpo di sciabola in fronte …Adirato suo padre lo diseredò destinando tutti i suoi beni all’Ospedale della Pietà ...”
Nel 1819 gli avidi predatori napoleonici andarono a prendersi i 3.455 libri della Biblioteca dei Servi sopravvissuti all’incendio: 27 andarono ad arricchire il patrimonio della Biblioteca Marciana, mentre i rimanenti li piazzarono sul mercato della carta considerando meri scarti ... poveri mentecatti ignoranti … e la Storia di Venezia andò avanti.
Ad essere pignoli fu del 25 aprile 1810 l’ennesimo Decreto napoleonico che dichiarò la soppressione di altri 14 Conventi-Monasteri Veneziani: San Michele in Isola di Murano, San Clemente degli Eremitani in Isola, San Mattia dei Camaldolesi di Murano, nel Sestiere di Cannaregio: l’Abbazia di Santa Maria dei Servi, Santa Maria di Nazareth dei Carmelitani Scalzi e San Bonaventura dei Riformati; in quello di San Polo: Santa Maria Graziosa dei Frati Minori Conventuali dei Frari; Santa Maria della Consolazione dei Padri Filippini della Favanel Sestiere di San Marco; San Nicola dei Teatini in quello di Santa Croce; i Santi Giovanni e Paolo dei Predicatori e Inquisitori Domenicaninel Sestiere di Castello, e Gesuati, Redentore, La Salute dei Somaschi e San Sebastiano dei Girolamini nel Sestiere di Dorsoduro. Le loro ricche Biblioteche passarono tutte in proprietà e gestione al Demanio: si salvarono solo gli Armeni di San Lazzaro in Isola perchè batteva allora Bandiera Turca: cosa che ancora riusciva a trattenere gli incontenibili Francesi … In poche parole: 1859 tra libri e opuscoli e 477 manoscritti finirono alla Biblioteca Marciana mentre molti libri, manoscritti e documenti famosi e di pregio andarono rubati, nascosti altrove o venduti anche dagli stessi Frati.
Spulciando gli Inventari dell’Abbazia dei Servi ho contato almeno una cinquantina d’Opere d’Arte presenti nella grande chiesa Abbaziale, e almeno altre dieci di notevole pregio collocate all’interno del Convento dei Servi insieme alla presenza di almeno 10 preziosissime e veneratissime Sante Reliquie che catalizzavano di continuo i Veneziani. Di questo immane patrimonio tutto è andato disperso, anzi: depredato praticamente del tutto ... Solo un pugno d’opere d’Arte sono ancora oggi conservate alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Oltre a dispersione del patrimonio librario dei Servi a cui accennavo ieri, nel settembre 1812: altri 6.150 libri degli Scalzi, 4.152 del Convento di San Bonaventura, 1.238 di quello di San Sebastiano, 3.681 del Redentore, 3.089 di San Mattia di Murano per 6.900 lire vennero predati, buttati via, dispersi e venduti all’asta a G.S.B.Ferro per un totale di 21.738 volumi considerati “carta straccia”… i Pescatori e i Biavaroli Veneziani finirono con l’incartare pesce e lugàneghe con alcuni di quei libri.
Giudicate un po’ voi … Alla fine ebbe poca importanza se gli autori materiali di quello scempio si dichiararono filoFrancesi o filoAustriaci, furono solo avidi predatori di turno comparsi sul palcoscenico della Storia Veneziana: “Venezia venne sgretolata e avvilita, spogliata, morsa e vilipesa … buttata in strada e unghiata con rabbia come l’ultima delle più “usate” delle più vecchie prostitute ancora disponibili ma ormai inutili” ... Questo non l’ho detto io.