#unacuriositàvenezianapervolta 231
SAN GIACOMO DE LA ZUECCA
Lo so che sapete tutto sul Redentore della Giudecca … ma è dell’altra chiesa accanto che vi voglio dire due cose … Si tratta di San Giacomo della Giudecca che oggi non esiste più ovviamente … E’ rimasto solo il nome alle Corti e affibbiato a “quelli del posto” considerati da certe Cronache Veneziane d’epoca come “poco raccomandabili”… Opinioni come sempre, spesso gratuite e buttate là … Esiste per caso una sola persona che possa dirsi davvero “per bene” al 100% ? … Trovatemela: che sono curioso di conoscerla.
Il vero nome di quel chiesone “visto e dipinto” da Canaletto sarebbe stato Santa Maria Novella o Santa Maria Nova della Zueca, ma prevalse l’uso comune dei Giudecchini che la chiamarono sempre San Giacomo dei Servi perché lì da tempi immemori c’era sempre stato un antichissimo Oratorietto con un’annessa antica Schola-Cofradia dedicati proprio a San Giacomo di Galizia: proprio l’Apostolo Maggiore, quello di CampoStella e dei Pellegrinaggi … Squadra vincente non si cambia … I Giudecchini mantennero quell’antico nome.
I Frati Serviti che misero in piedi San Giacomo della Giudecca erano gli stessi presenti a Cannaregio nella loro Chiesa Madre-Abbazia di Santa Maria dei Servi fin dal 1330 … San Giacomo della Giudecca col Convento divenne quindi una specie di loro “distaccamento” dall’altra parte della città, dove nel 1377 e nel 1389 ospitarono anche il Capitolo Generale dell’Ordine dei Servi di Maria di tutta Italia e Europa … proprio lì: alla Giudecca.
Il Convento in cui risiedeva una trentina di Frati Serviti non era proprio “da morti di fame” perché possedeva diverse case e caxette a Sant’Eufemia della Giudecca, ma anche in Contrada di San Barnaba nel Sestiere di Dorsoduro, e a Santa Maria Maggiore in quello di Santa Croce dalle quali ricavavano discrete rendite che mettevano insieme a quelle che avevano in Terraferma a Bagnoli e Strà.
Solo nel 1569 e fino al 1574 i Frati abbandonarono il Convento per lasciar spazio alle Monache abbrustolite della Celestia di Castello per colta dell’incendio per lo scoppio delle polveri dell’Arsenale. Non fu che i Serviti fossero gentile e ospitali con le Suore, ma fu la Serenissima a dare quell’Ordine, che i Frati non poterono se non eseguire ... e alla svelta anche.
Quando nel 1670 colò a picco nell’Adriatico la nave che portava all’Armata Veneziane “molte cassette piene di monete d’oro per le paghe e altre necessità belliche”, fu Giacomo Cavallotti che riuscì nell’opera di tuffarsi di sotto in mare a recuperare quel tesoretto. Il Senato Veneto lo premiò donandogli 3.000 Zecchini … che lui impiegò in parte per offrire suppellettili d’argento proprio all’Altare della Madonna di San Giacomo della Giudecca.
Nel dicembre 1730, invece, in Campo San Giacomo alla Zuecca Antonio Scantarello “teneva Banco de Soldi al gioco del Zurlo ossia de Bianca e Rossa”. Un individuo gli chiese un prestito che Scantarello rifiutò, e i due ebbero però un’accesa discussione che richiamò fuori in strada tutti i Giudecchini della Contrada … A sera Schiantarellocol suo amico Pietro Giachiole andarono armati all’Osteria della Donzella al di là del Canale della Giudecca, e lì si misero a raccontare i fatti della giornata promettendo accesa vendetta contro quell’ignoto pretenzioso di soldi. I presenti cercano di quietarli, ma ormai il vino abbondante aveva fatto il suo effetto. Quando si mise di mezzo anche un certo Tavelli, l’alterato Giachiole gli aprì la gola con una coltellata ...Quindi scappò via da Venezia ovviamente, e si beccò un Bando in Contumacia per 22 anni da tutti gli Stati della Serenissima.
Dai … Ve la faccio brevissima: ho quasi finito … Mi hanno fatto osservare che parlo sempre male dei Francesi con napoleone e del Dominio Austriaco a Venezia … Chissà perché ?
Lo faccio a posta … La Cute fra gli altri racconta che fra novembre 1806 e marzo 1807: i 7 Monaci Serviti rimasti nel Convento della Giudecca vennero sfrattati e mandati a vivere all’Abbazia di Cannaregio … Pietro Edwards si prese le Portelle dell’Organo della chiesa di San Giacomo della Giudecca dipinte da Veronese, e riservò “alla Corona” il bel soffitto del Refettorio dei Serviti di San Giacomo ... Bastian Franzoniacquistò per lire 44 il Pulpito della chiesa, mentre stoffe, tappeti e arredamenti di chiesa e Convento vennero requisiti dal Governo per addobbare e arredare Palazzo Reale in Piazza San Marco ... Il Murèr Francesco della Santa stimò gli Altari già mezzi smontati e rovinosi di San Giacomo: lire 200 in tutto, e furono quindi venduti ai Conti Leonardo e Bortolo Donà, mentre Antonio Zane fece la stessa cosa con l’organo valutandolo Lire Venete 307,07, che però dopo un tiramolla con Giovanni Maboni si ridusse la cifra a Lire 75,10 vendendolo ... Quelli di Pederobba chiesero di comprare il pavimento in marmo della chiesa stimato 80 lire, ma il Demanio rifiutò preferendo utilizzarlo per la Nuova Casa di Finanza del Demanio ... Girolamo Miani si comprò allora per lire 8: otto quadri di San Giacomo ... Domenico Cerin si comprò il Coro ormai tutto mangiato dai Tarli insieme a tutte le spalliere lignee della Sacrestia ... Il Conte Panciera di Zoppola si prese come a un Supermercato dell’usato l’Altar Maggiore con i due Angeli in marmo che gli stavano accanto e un’artistica Pila dell’Acqua Santa che stava all’ingresso per Lire Italiche 1.165 in tutto … Luigi Maria Pianton si prese in affitto alcuni locali del Convento quando il Prete Santo Cotti da Bergamo provò a comprarsi “in un bòccio unico”tutti i 66 quadri rimasti di San Giacomo, ma senza riuscire a concludere la compra-vendita: tirava troppo al ribasso col prezzo ... Intanto furono inviati a Padova insieme a migliaia di altri volumi e tomi vari, anche i Libri di pregio trovati (rapinati) nella Biblioteca del Convento di San Giacomo: un patrimonio di 1.191 Libri e altre due casse con 447 Libri fra cui: 64 Libri comunque di pregio e 383 Libri mediocri .… Furono inoltre venduti come scarti altri 744 ulteriori Libri al Sacerdote Astolfoni, mentre le librerie che li contenevano vennero smembrate e vendute come legna da ardere.
Bravi … Bravissimi ! … Dei veri e propri delinquenti: altro che Liberatori e Innovatori-Amanti del Mondo Nuovo Moderno !!!
Da tutto quel sfacelo e immane casino, il Piovano di Sant’Eufemia riuscì a farsi donare dal Direttore del Demanio solo un Crocefisso di San Giacomo considerato da secoli “miracoloso”.
Chiesa chiusa e distrutta ovviamente … e orto e convento venduti e affittati dopo essere stati usati un po’ come Caserma... Dieci anni dopo, Vianello Carlo detto Chiodo divenuto proprietario di tutto, chiese la demolizione di chiesa, campanile e monastero “per pericolosità dei ruderi”… ad esclusione dell’antica Scoletta di San Giacomo … Doveva costruire sull’area la sua nuova fabbrica di calce e pietre ... Si costruì, invece, una Fabbrica di bitume e asfalto.
Nel 1837 era già tutto spianato per costruire alcune case popolari per operai, e parte della zona divenne Giardino Checchia.
Nel 1866 le Suore Clarisse Francescane insegnavano nelle Scuole Elementari di San Giacomo della Giudeccain numero di 22, ma vennero ridotte a 13 secondo le nuove Leggi di Soppressione del luglio dello stesso anno.
Notizie più fresche per concludere ? … Va beh …
Al principio del 1900 “atterròssi”gli ultimi resti dell’antico Convento … Nel 1920 due giovani ragazze di San Giacomo morirono di Peste … nel 1939 in un baraccone a San Giacomo si esperimentavano maschere antigas … e la Giudecchina Elisa Lazzaroni in Giosuè con una ricetta di Erbe di sua invenzione suggeritale dai suoi vecchi: guariva sciatiche, dolori lombari, artriti e reumatismi con quasi miracolosi impacchi caldi speciali.
Buona Pasqua a tutti Veneziani e no … dalla Venezia di ieri che non c’è più … Ma anche da quella di oggi che vive, e saprà vivere ancora: ne sono certo.