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Echi di acque vacue, saline, vigne e affari in Laguna

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 Echi di acque vacue, saline, vigne e affari in Laguna

A volte certe Cronache Veneziane antiche sembrano provenire dal niente … Così sembrano quelle di Ammiana e Costanziaco: i due arcipelaghi Veneziani inghiottiti dalle acque lagunari dietro a Torcello … Ma anche altri atti e documenti antichi sembrano aleggiare come fantasmi dentro alla Storia ... Intorno, durante e dopo l’anno 1000 a Venezia e in Laguna ci fu un gran via vai di compravendite di Sale e Saline, nonché una grande lavorio per produrlo ... Nel maggio 1079 firmando sul tavolo di Domenico Clerico Prete-Notaio Realtino: Stefano figlio del defunto Domenico Candiano diede in gestione a Domenico Cerino figlio del defunto Giovanni due saline da lui costruite nel Fondamento di Tresaria in cambio di un “annuo giorno di sale” ...  A dicembre dello stesso anno presso lo stesso Notaro Realtino: Giovanni Bonaldo residente sulla Riva di San Lorenzo a Castello con i cugini Giovanni dal Rio Tornarico(l’attuale Rio del Vin a San Provolo)Pietro, Bono e Domenico da Gemino (San Martino di Castello) e Petronia vedova di Pietro Stornato da Luprio (pressappoco la zona di San Giacomo dell’Orio) donarono a Placido Abate del Monastero di San Giorgio Maggiore due spazi acquei usati come Saline presso il Canale del Vigano (Canale della Giudecca), sui quali il Monastero aveva già istallato da tempo dei Molendini(mulini) ad acqua su sandoni ... Si trattava della zona dell’attuale porticciolo adiacente alla Punta dei Sali e della Dogana di Dorsoduro, e delle acque contigue e circostanti l’isola del Monastero posta sul Bacino di San Marco.

Nel gennaio 1081, infatti, ancora una volta a Rialto, stavolta davanti al Chierico-Notaio Tribunus Calvus Prete a San Simeòn nel Sestiere di Santa Croxe: Pietro Tiepolo Prete-Vicario nella chiesa della Contrada di Santa Maria Formosa di Castello insieme ai suoi fratelli Vitale, Domenico e Creso figli del defunto Orso dalla Contrada di Rio Marin a San Simeon Grande, donarono ancora a Placido Abate di San Giorgio Maggiore ben 7 saline del Fondamento Pietro Mammulo site presso il Lido Marcense detto anche di Sant’Erasmo.

Qualche mese dopo ancora a Rialto, si stipulò un ulteriore documento con cui Domenico Morosini figlio del defunto Stefano, consegnava al solito Placido Abate di San Giorgio Maggiore una vigna murata presso il Canale dello stesso Lido Marcense e Murano perché non gli aveva risarcito un debito di 600 lire prestate ... Chi ha detto che gli Ecclesiastici non prestavano soldi ?

Nell’autunno dello stesso anno presso Tribunus Subdiaconus et Notarius che esercitava nell’Emporio Realtino: il fideiussore Martino Scaruto da Chioggia Minore attestò dell’esistenza di un “vadimonio”tramite il quale Domenico Stania, che si faceva Monaco a San Giorgio Maggiore, si obbligava a consegnare al Monaco Vitale Morario Procuratore del solito Abate Placido: due saline nel Fondamento Da Molino, una salina nel Fondamento De Sablone, e due terre in Chioggia ... Niente male come biglietto da visita e come “prezzo-dote”per diventare Monaco a Venezia !

Venezia già da quell'epoca si faceva il prezioso Sale "in casa"(da molto prima probabilmente) ... Si commerciava in Sale, e col Sale si zavorravano perfino le navi ... Intorno a Sale e Saline non ronzava solo il Governo della neonata Serenissima con i suoi Nobili, Artieri e Mercanti, ma si davano un gran da fare anche gli Ecclesiastici che di certo non mancavano di disponibilità, patrimoni e capitali ... Una parte del prezioso Sale Veneziano era quindi in mano a loro …  Al Monastero Benedettino di San Giorgio Maggiore in particolare, che stava facendo incetta di Saline non solo a Venezia ma anche di fuori in Laguna: a Murano, Pellestrina e Chioggia … A riprova di ciò, anche la dependance Benedettina di San Nicolò del Lido satellite di San Giorgio Maggiore, fece la stessa cosa: nel febbraio 1084 l’Abate Alberto di San Nicolò del Lido comprò dal Popolo dei Chioggiotti per una buona somma di denari veneti: una terra ed acqua “da sale” sita a Chioggia ... Stavolta fu Lecnem Presbiter Sylvium et Notarius a stipulare l’atto di compravendita a Rialto.

A maggio si rogò anche un altro atto davanti al Prete-Notaio Dominicus Clericus con cui Flaviano figlio di Stefano da Luprio non avendo pagato un debito contratto con Pietro Cerbani gli consegnò una vigna sita sul Lido Bianco(Lio Piccolo o Litus Album alle Mesole) che suo padre aveva acquisito dai fratelli Pietro e Giovanni Orseolo della Nobilissima famiglia Dogale.

Negli stessi anni: nel 1086, a Musestre stavolta, Rambaldo Conte dichiarò d’aver lasciato la Selva di Paliaga alla giurisdizione dell’Abate di San Felice di Ammiana… mentre in due riprese: tre e cinque anni dopo, a Treviso davanti al Giudice Lanzo e ad Ammiana davanti a Mainardus Notarius: Vito di Brunone da Silone col consenso della moglie Osanna vendette a Giovanni Abate dei Santi Felice e Fortunato di Ammiana tutti i suoi averi siti in Altino per lire 22 di Denaro Veneto donandogli alcune case e terre site nel suo stesso paese di Silone.

Ancora nel gennaio 1089 a Rialto presso Petrus Subdiaconus et Notarius: Icia vedova di Giovanni Lupanico ed esecutrice testamentaria assieme al figlio Stefano Lupanico dal Confinio di Santa Maria Zobenigo (Santa Maria del Giglio nel Sestiere di San Marco) rinunziarono a favore di Carimanno Abate di San Giorgio Maggiore al quintello sulle saline nel Fondamento Plancido lasciate al Monastero da Marcello Ziani già Pievano di Sant'Agata(San Boldo nel Sestiere di San Polo)

A fine autunno di dieci anni dopo a Torcello, dove fervevano ancora vita e commerci, Johannes Diaconus et Notarius rogò un Breviarium che riassumeva la lite fra il Pievano di San Lorenzo di Ammiana e l’Abate di San Felice e Fortunato circa la proprietà dell’acqua Seneza e “Piscis Capti” (i pesci catturati, e soprattutto i catturabili in futuro) ... Pietro Liadi di Giovanni da Torcello poi,nel febbraio 1093 si portò a Corinto in Grecia davanti al Notaio-Prete Johannes Illaro facendo atto di donazione di una sua terra sul Rio Maggiore di Torcello a Domenico di Fuscari anch’esso abitante della stessa isola allora fortunata ...

Nell’estate precedente nell’ormai avviato Emporio di Rialto fu Fiorenzo Flabianicodal Confinio di San Luca di Venezia, esecutore testamentario del padre, a presentarsi davanti a Dominicus Clericus et Notarius per redigere un pubblico atto di valore civile. Suo padre Domenico non aveva pagato un debito a Gosmiro Da Molin dal Confinio di Sant’Isaia(San Stàe), perciò sua moglie Agnese dovette consegnare come rimborso terre e saline che possedevano a Pellestrina ... E ancora una volta a distanza di decenni, a Torcello nel luglio 1105 stavolta, di fronte a Johannes Diaconus et Notarius: Alberto Capetaneo, Domenico da Perotolo, Bonotranco Lesso, Ceno Restaldo, Giovanno Pestello, Salomone Lugnano, Silvestro Ristaldo, Martino Bugaro, Lazzaro Dandaro e Stefano Mayro tutti dal Lido Bianco, avendo ricevuto da Bono Aurio da Costanziaco Gastaldo di Torcello, il Fondamento Pitulo da Rigado di proprietà del Vescovado di Torcello, rogarono un atto con cui si obbligarono a costruirvi delle saline e a pagare un annuo giorno di sale per salina al detto Bono Aurio… Un “giorno di sale” si dovette darlo anche al Vescovo di Torcello ovviamente ... Non penserete mica che l’Ecclesiastico abbia dato le saline per niente ? … Gli affari erano affari, e pure la Carità aveva il suo specifico peso e prezzo con le sue economiche esigenze … con buona pace del “più Alto dei Cieli”, che poteva ancora una volta rimanersene buono buono ad aspettare ... A tal proposito nell’agosto 1107: Stefano Mauro dal Confinio di San Salvador di Muranocomparve in isola davanti a un Notaio venuto appositamente da Venezia per redigere l’atto con cui formalmente donava alla chiesa di Santa Maria di Murano un’acqua di sua proprietà sita proprio dietro a San Matteo di Murano

Alla fine del 1109 Papa Pasquale II si premurò di scrivere due lettere a Stefano Vescovo di Torcello. Una era una lettera buona “tipo contentino”, mentre l’altra era cattiva “per cazziarlo”… Nella prima da Guastalla confermava al Vescovo Torcellano i suoi diritti e la giurisdizione sui Monasteri dei Santi Felice e Fortunato di Ammiana, su San Giovanni Evangelista di Torcello, e sulle Pievi Ammianensi, Bovensi, Costanziacensi, Burianensi (Buranelle), Mazzorbensi ed Amioranesi (Muranesi)... Con la seconda lettera, invece, redatta in Laterano a Roma, lo riprendeva aspramente per aver agito nuovamente contro Pietro Dondi Piovano di San Lorenzo di Ammiana respingendo e non approvando quanto aveva deciso contro di lui ... Sulla scia della stessa lettera, lo stesso Sommo Pasquale ne scrisse una terza a Giovanni Gradenigo Patriarca di Grado circa la disciplina ecclesiastica che come Papa pretendeva nell’ambito del Patriarcato, e quindi anche dalla chiesa di San Lorenzo di Ammiana tirata in ballo dall’esuberante quanto facinoroso Vescovo di Torcello.


E continuando: nell’aprile 1116 a Torcello: Vitale Dauro residente nella stessa isola donò a Facio Abate di San Felice e Fortunato di Ammiana quattro terre site in Altino fra le quali una a lui pervenuta dal Monastero di San Giorgio Maggiore di Venezia… sempre lui … per la quale il Monastero di Ammiana fu a lungo in lite contro l’Abate Tribuno.

Infine nel luglio 1124, a Rialto davanti al banco di Urso Prete-Notaio, toccò a Pietro Gradenigo dal Confinio di San Salvador donare a Rodolfo Priore di San Cipriano di Murano un suo mulino a due ruote sito nella stessa isola.

Insomma: ieri come oggi le acque salmastre e salse continuavano a scorrere pigre nella Laguna: per sei ore di ogni giorno crescevano, e poi per altre sei di nuovo calavano in un gioco senza fine di riflessi e salite e discese … Giravano allo stesso modo la vita, gli affari e le persone nelle isole, nella Laguna e a Venezia in quel susseguo di Vita e Morte che si trasforma in Storia.

 



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