#unacuriositàvenezianapervolta 236
Santa Cristina: l’isola dietro a Torcello oggi dopo di ieri.
Nel marzo 2017, ancora lì in quella stessa parte della Laguna Nord dove c’erano un tempo Ammiana e Costanziaco, esiste ancora “salvata dalle acque” a 13 km da Venezia: l’Isola di Santa Cristina ... Un tempo veniva chiamata Isola di San Marco di Mani o Imani, ed è stata come le altre isole quasi una Storia nella Storia: un diafano sogno rubato alla memoria di tutti. Santa Cristina oggi, era, invece, compresa in un’occasionissima turistica da non perdere: 17.800euro a coppia più IVA pagata a parte, per poter approfittare di tre giorni in isola su resort extralusso ex Cason di Valle affiliato all’Hotel Veneziano a 6 stelle affacciato sul Canal Grande ... Un pacchetto super: davvero singolare … extra extra ... solo per pochi.
Nell’isola si avrà a disposizione un villino dotato di ogni confort con ameno boschetto, altana, piscina, laghetto e cappellina privata raggiungibili comodamente sia con l’elicottero o piuttosto con un più romantico motoscafo privato spinto ad attraversare: “viste pittoresche mozzafiato fra specchi d’acqua e piccoli canali, su cui volteggiano le ultime Garzette rimaste già fuggite dalle Vignole, dal Lazzaretto Nuovo e da Sant’Erasmo, e luminose quanto tiepide aree visitate da silenziose vele colorate al terzo, e da indigeni caparossolanti e raccoglitori di vongole immersi nella Laguna incantata” ... Un invitante bocconcino prelibato insomm insomma.
Facciamo un balzo, una sorta di capriola all’indietro nei secoli … Perché no ?
In quello stesso “sito d’acque vacue e perse” erano presenti fin dal 1205 alcune Monache Benedettine col loro orto-giardino, e la vigna-frutteto affacciata sulle acque piscatorie circostanti, e soprattutto col loro spoglio ed essenziale Monastero: perso là in fondo al Mondo e alla Laguna ... Mica tanto poi: erano a poche vogate di remi dal trafficatissimo Porto di Treporti: una Porta aperta sul Mondo … e stavano sugli sbocchi delle Vie d’acqua che sfociavano in Laguna scendendo dai Monti e dall’Entroterra Padano … Non erano quindi proprio così tagliate fuori da tutto e tutti …
Erano tenute a riconoscere la loro filiazione e dipendenza dalla vicina Pieve di San Lorenzo di Ammiana... A tal proposito, perché le parole non fossero solo tali, ma anche prassi concreta realizzata, le Monache dovevano ogni anno corrispondere allo stesso Piovano di San Lorenzo una Decima di una libra d’olio e una di cera, e pagargli la tassa di “Martiatica”(cioè di filiazione) il giorno di San Lorenzo come faceva già la vicina Sant’Angelo … Altro dettaglio da non dimenticare: serviva che le Monache pagassero anche: “decem bancis” annui al Vescovo di Torcello che controllava eventuali nuovi ingressi e vocazioni di Monache Nobili che potevano aggregarsi al Convento portando con se pingui doti … Sempre allo stesso spettavano anche 3 libre di vino puro nella festa di San Marco che l’avrebbero di certo raddolcito e reso propizio.
Fu dal 1227 o dal 1252, che la quindicina di Monache residenti iniziò ad ospitare le preziosissime Reliquie della Santa Cristina di Tiro predate dai Veneziani in Oriente dalla chiesa di San Giovanni di Padromio a Costantinopoli ... Strane come sempre certe Devozioni Cristiane tanto attaccate alla venerazione di Preziosissime Sacrosante Reliquie, che in realtà sono nate e sono state frutto spesso di saccheggio, violenze e ruberie … ma questo di solito non è opportuno dirlo e ricordarlo … Fu piuttosto un tentativo di rilancio dell’isola ormai erosa e mangiata dalle acque lagunari ? … Forse … Chissà ?
Sta di fatto che circa un secolo dopo: nel 1325, buona parte delle Nobili MonacheVenezianefecero lo stesso fagotto provando a traslocare, Sante Reliquie comprese, presso le Monache Agostiniane di Santa Maria degli Angeli della ben più vispa e salubre Murano.
Apriti cielo ! Tutti furono addosso alle Monache, tanto che lo stesso Senato Veneto, preso atto di quella maldestra novità, impose alle Monache di ritornarsene indietro entro otto giorni tornando ad abitare la loro solita isoletta in fondo alla Laguna … Lì quindi rimasero le Monache a vivere, o sopravvivere, sulle stesse acque impaludate sempre più disertate, circondate da “mala aria … in maxima tribulatione angustia et paupertate”, con le Pantegane che correvano per l’isola, ma anche con i Cavalli che pascolavano a distanza con le zampe immerse nelle fangose barene … Si era quasi “alla frutta”di quella stagione storica “tutta lagunare” così bagnata e dispersa sulle acque: sull’orizzonte di tutto prevaleva e si affermava sempre di più Venezia in tutta la sua magnificenza ... Finchè un secolo dopo circa, l’altrettanto Nobile Filippa Condulmer: l’ultima Monaca rimasta nell’isola a Badessa di se stessa, decise d’arrendersi andando a vivere degradata a semplice Monaca nel Monastero di Sant’Antonio Abatenella non lontana Torcello ... Si portò dietro sia 125 ducati annui di rendita del Monastero lasciato, che le Sante Reliquie di Santa Cristina(passate poi con un travagliato viaggio a San Francesco della Vigna a Venezia dove “abitano”tuttora).
Iniziò così il saccheggio e la depauperazione dell’Isola lasciata a se stessa … Inutilmente la Badessa di Sant’Antonio di Torcello citò in giudizio ad arbitrato presso il Podestà dell’isola il Veneziano Gaspare Saranton affittuario che gestiva le isole di San Marco e Santi Apostoli di Ammiana. Ne aveva fatto fortuna trasformandole in cava di pietra e mattoni che inviava e vendeva a Venezia demolendo via via dormitori, campanili, muri e rive ... con la connivenza neanche tanto tacita e nascosta di Preti e Vescovi che vendevano e compravano a piacimento.
Come finì ? … Il Saranton risarcì la Badessa che si accontentò di sedici ducati, così che lui potè tranquillamente continuare col suo saccheggio.
Dopo metà 1600, il Padre Coronnelli dei Frari di Venezia annotò nel suo famoso Isolario parte dell’Atlante Veneto che in quel luogo soppresso era ancora visibile: cioè una piccola chiesa “di ragione della NobilDonna Bergonci-Anselmi dove si potevano vedere ancora bene molte vestigia di fabbricati antichi sotterranei …”
Poi l’Isola-Valle da Pesca passò di mano in mano affidata a laboriosi contadini e pescatori lagunari quasi senza nome interpretando una storia satura d’oblio che si trascinò per secoli ... Ancora a fine dicembre 1838 secondo un’indagine censuaria, il Fondo dell’isola risultava diviso in“6 appezzamenti di terreno videgati e numerati”… Nella relazione di un sopraluogo di una decina d’anni dopo, si riferì della presenza di lavoratori residenti che sussistevano accanto ai resti delle antiche fabbriche ... Infine nel 1924, quando il Comune di Buranocontava 9.574 abitanti suddivisi fra 5.252 che abitavano il capoluogo, 1.841 a Treporti, 1592 al Cavallino, 288 a Lio Piccolo, 142 a Mesole, 150 a Torcello, 29 appunto nell’Isola di Santa Cristina, 16 al Montiron, 9 alla Cura, 211 a Mazzorbo, 22 a San Francesco del Deserto come nelle Valli Dogado-Grassabò e Cà de Riva … l’isola incominciò il suo progressivo definitivo abbandono ... Nel 1930: non c’era più nessuno.