#unacuriositàvenezianapervolta 238
Lo scomparso Monastero dei Santi Leone e Basso di Malamocco
Come nelle fiabe … C’era una volta al Lido di Veneziain fondo almeno cento anni prima dell’anno 1000, precisamente a due chilometri dal “Porto di Malamocco” sul dorso estremo di quella lingua lagunare Veneziana: un Monastero Femminile dedicato a San Basso… Non doveva essere granchè come Cenobio viste le poche tracce lasciate alle Cronache: una Storia senza squilli.
Ebbe un sussulto però di fama e gloria circa cento anni dopo, perché, come raccontò Pietro de' Natali Vescovo di Equilio (Jesolo), i Veneziani di ritorno dall’Orienteandarono a depositare proprio lì le preziosissime Sante Reliquie di San Leone primo Vescovo di Samos: predate e portate a Venezia “di fresco” dal loro luogo d’origine nel Mare Egeo Greco.
I buoni Veneziani tendenzialmente sempre Devoti e di buon’Animo accorsero subito in massa entusiasti e curiosi a venerare il Grande Martire nonché Taumaturgo… Ma poi, piano piano: “passata la festa … gabbato lo Santo”, il Monastero reinventato col titolo dei Santi Leone e Basso andò incontro a un irrefrenabile quanto buio declino … Venezia straripava d’insigni Reliquie: chi poteva aver mai voglia di andare fin lì in fondo al Lido per venerare quelle di quell’oscuro Santo ? … Che poi ? … Non è che proprio ne facesse così tanti di miracoli … Insomma: Santo e Monastero andarono in dimenticatoio … e le Monache languirono economicamente.
Si giunse così mestamente al febbraio 1109, quando nel solito iperattivo e quasi febbricitante Rialto: Pietro Abate di Sant’Ilario & Benedetto di Fusina che aveva dependance nell’Abbazia di San Gregorio a Dorsoduro, col consenso del Doge Ordelafo Falier concesse a Vita Marengo ultima Badessa dei Santi Leone e Basso di Malamocco di traslocare con le poche Monache rimaste, “armi, bagagli e Reliquie” comprese, in una sua pertinenza: la più salubre Isola di San Servolo o Servilio in Laguna Sud.
Solito discorso un po’ da “mantra Asiatico”: “Niente è niente … Qualcosa è qualcosa”… per cui le Monache scapparono “ab multa perturbationes et maris pericula” nonché a una vita di stenti e fame … Il vecchio Monastero Lidense di Metamaucose lo stavano mangiando le acque marine: le Monache avevano l’acqua alta sotto al letto ! ... Nel 1106 c’era stato anche un furiosissimo maremoto e da quel tempo le acque non si erano ritirate più del tutto ... Povero San Leonecomunque: passato “dalle stesse alle stalle”, e semidimenticato in mezzo alla Laguna … Solo secoli dopo Papa Pio XII pensò di riabilitarlo e rispolverarlo un poco conferendo a memoria il titolo di Vescovo di Samo al Vescovo Ausiliare di Venezia: una specie di contentino per quel Santo dimenticato, e anche per le tasche del ViceSostituto del Patriarca ... Meglio che niente.
Vita grama comunque da quel momento la fecero lo stesso le Monache sopravvissute e trasferite nell’Isola di San Servolo. Starsene là: fuori dal mondo, “infra paludes” in mezzo alla Laguna, e in ristretti spazi … Beh: non era il massimo, anche se la splendida Venezia stava lì a pochi passi … cioè poche remate di barca … Ma dirlo è una cosa: farlo è un’altra … Le Monache andarono di male in peggio: prive di elemosine, lasciti e incentivi, le Cronache Veneziane raccontarono che fecero realmente la fame finendo in estrema miseria … Non era stato un caso se ben 200 anni prima i Benedettini se n’erano già andati lasciando in quell’isola remota e squattrinata solo un vecchio Monaco malandato a far da Priore a se stesso.
Inutilmente la nuova Badessa Auriasi recò a Rialto dal Notaio Petrus Flabianicus che era anche Prete a San Luca per vendere un lascito che aveva fatto il defunto Giovanni Grecoal Monastero. Ne ricavò solo 32 lire di buoni Denari Veneziani dando a Pietro Enzo del Confinio di San Moisè sia un deposito di sale che le 10 saline del Fondamento di Post Castello che le Monache possedevano a Chioggia Minore.
Fu poca cosa: con quei soldi le Monache riuscirono a tirare avanti ancora un po’ … Mentre fu più furbo di loro il compratore Pietro Enzo, che si liberò subito delle saline vendendole a prezzo maggiorato a Tribuno Abate di San Giorgio Maggiore… Come dicevamo: i Monaci di San Giorgio se ne intendevano parecchio di Sale e Saline: sapevano come farle funzionare e soprattutto rendere.
Alla fine il nuovo Doge Sebastiano Ziani s’impietosì per la condizione di quelle grame Monache perse in Laguna, perciò decise di aiutarle dando loro i proventi degli affitti di alcune sue case che possedeva nei pressi dell’ormai rinomato Emporio di Rialto ... Le Monache si ripresero allora, e rimasero in quella sede lagunare per diversi secoli: fino al 1615 precisamente, quando di nuovo a causa del “morso continuo delle acque lagunari” gli edifici del Monastero erano in grande degrado e minacciarono rovina … Povere Monache: sempre disastrate !
Vennero stavolta trasferite di nuovo per volontà del Senato della Serenissima che diede loro il Convento di Santa Maria dell'Umiltà sulle Zattere di Dorsoduro a Venezia… Bellissima pensata ! … Le Monache finirono nel cuore della Venezia che contava … e di problemi economici non ne ebbero più … Anzi: rifiorirono al massimo e vissero una splendida stagione della loro Storia.
Lì recuperò un certo spazio anche il CorpoSanto di quel San Leone da Samos che le Monache s’erano portate dietro in barca … ma non fu per lui mai vera festa … Come avrebbe potuto attirare l’attenzione dei Veneziani abituati com’erano a San Marco, San Giorgio, Sant’Isidoro, e con tutti i loro Grandi Santi e Madonne ? … Rimase quindi per sempre in un angoletto: “coccolato” ogni tanto soltanto dalle sue fedelissime Monache … Chissà dove sarà finito oggi quel SantoCorpo predato in Oriente ?