#unacuriositàvenezianapervolta 241
San Bartolomeo di Rialto ... qualche news
San Bartolomio zo del Ponte de Rialto nel 1525 … Scenario: l’elezione del nuovo Piovano-Vicario di San Bartolomio di Rialto giusto ai piedi del famoso “Ponte del Quartarolo o della Monèda”, detto così un tempo forse per via che doveva esserci in zona una Zecca di monete, o forse per il pedaggio di “un quarto” che si doveva pagare per passare da una sponda all’altra del Canal Grando.
Il Patriarca di Venezia di allora, ligio a una sua prerogativa che s’era avvocata circa un secolo prima di eleggere lui col Capitolo della Parrocchia i Piovani di Venezia e non più il Popolo della Contrada come da antichissima tradizione e consuetudine Veneziana,
contrappose un proprio candidato a quello scelto dai Parrocchiani.
Fu il finimondo ! … Patriarca e Clero da una parte … Gente Veneziana della Contrada dall’altra … e non era la prima volta che capitava una cosa del genere a Venezia … Succedeva spesso nelle Contrade, e qualche volta andava a infilarsi in mezzo la Serenissima per pacificare e derimere quello che era un vero e proprio contenzioso.
Nel 1509 nella Contrada ai piedi del Ponte vivevano 712 persone che a fine secolo divennero 903, o forse 1200, con 800 Comunioni … Fra loro abitava anche il Pittore Vincenzo Catena o Caèna, che per testamento lasciò del “suo residuo” alla Schola dei Pittori di Venezia perché si comprasse uno stabile “per le loro riduzioni” smettendo di radunarsi per strada o in osteria ... Il Capitolo dei Preti della Contrada era spendaccione: segno che stava bene economicamente (la chiesa era dotata di ben 5 Mansionerie di Messe del valore di ben 74 ducati) ... I Preti pagavano ogni anno 10 ducati all’organista che suonava in chiesa su un organo doppio, e 1 ½ ducato “a quello che menava i folli per farlo suonare e suonava anche le campane” ... Altri 10 ducati si spendevano per il pranzo dei Preti il giorno della Festa di San Bartolomeo Patrono Titolare, e altri 45 ducati e più per olio, cere, ostie, vino, candele e ampolle compresi Cantori e Strumentisti … Si pagavano anche brocche, acquai e scope sempre e ancora per la stessa sentitissima Festa di San Bartolomeo, e si pagava pure un Prete perché predicasse in chiesa in Lingua Tedesca visto che a due passi c’era il Fontego dei Tedeschi, e che c’era sempr piena la zona di Allemanni, e che frequentavano in buona parte proprio la chiesa di San Bartolomeo … La gente della Contrada, invece, offriva ogni anno 2 ducati “in più e a parte al Vicario, ai Preti e al Diacono de cjesa perchè cantassero il Passio nella Settimana Santa”.
Nella chiesa piena di altari si ospitava un mucchio di Schole con tantissimi Veneziani iscritti: quella del Santissimo, della Madonna del Terremoto e della Madonna Addolorata, San Nicola dei Facchini o Bastàzi Fonteghèri dei Tedeschi, San Leonardo, Santa Caterina, San Mattia dei Mercanti, San Bartolomeo dei Remeri dell’Arsenal, San Nicola di Bari dei Segadòri, Santa Croce dei Fustagneri e Coltrèri, Ognissanti dei Portatori di vino, San Michele dei Bombaseri e de le Faldèlle, San Salvador dei Spizieri da Medicinali, San Giovanni Evangelista degli Stagnèri e Peltrèri… Insomma: per un motivo o per l’altro c’era un bel andirivieni in chiesa ... e anche “un buon giro di palanche.”
Nel luglio 1550 secondo i necrologi del Magistrato alla Sanità morì in Contrada “el camerier dell'Aquila Negra in Calle della Aquila Nera a San Bartolammeo dove s’era abbattuto il Portico esterno della chiesa luogo d’azioni immorali notturne”… dove secondo la Descrizione della Contrada pel 1661 stanziava in Corte: “Bernardo Gerin Alemano Hosto all'Aquila Negra”.
Nel 1582, invece, secondo quanto è scritto nella Cronaca del Savina: “A 4 novembre, zioba de notte, s'accese fuoco a San Bortolo appo la chiesa, nelle case e botteghe di Bombaseri, che durò fino ad hora di nona del dì seguente, et diede grandissimo danno alli habitanti in esse, et alli patroni delli stabili, tra quali furono i Nobilissimi Homeni Almorò e fratelli da Cà Zane fu di Martino, et hanno perso più di 300 ducati di rendita, et il Vicario di San Bartolomio hebbe danno per mille ducati, et altri molti. Corse tutta la Maestranza dell'Arsenale a smorzarlo”.
Dicevamo della baruffa fra quelli di San Bartolomio al Ponte e dei Preti con Patriarca … Si mise di mezzo il Collegio della Serenissima che intervenne nominando un’apposita commissione che confermò l’antica legittimità degli abitanti della Contrada a scegliersi il proprio Prete-Piovano ... Il Patriarca Querini furibondo per quella decisione “non ci vide più”: scomunicò tutti … Commissione, Collegio e Parrocchiani-Contradaioliche avevano osato proporre un Prete a lui non gradito.
Come finì ?
Finì che quelli della Contrada di San Bartolomio per niente intimoriti dalle esuberanze del Patriarca, se ne fregarono altamente della Scomunica Patriarcale, e in modo molto concreto consegnarono le entrate, le elemosine e le offerte di chiesa direttamente al Vicario da loro scelto ed eletto, che fra l’altro era un Antiluterano convinto, cosa a tanti Veneziani gradita in quanto consideravano San Bartolomio “covo dei Luterani Allemanni del Fontego dei Tedeschi”.
Non era per niente vero … Era gratuita quella accusa diceria, perchè i Tedeschi tenevano in San Bartolomeo la loro Schola di Nazionalità, Mestiere e Devozione detta Schola di Zòia Restàda o di Santa Maria del Rosario ... Più attaccati di così alla Chiesa ?
Protestanti e Rosario poi: strano connubio ! … Non se ne resero conto i Veneziani di allora: né popolino, né Nobili, né Mercanti, né tantomeno quelli della Religione, ma in quel contesto Veneziano sbocciò l’esperienza interiore-mistica legata al Rosario, che via via si è diffuse poi in tutta Europa e oltre. Inutilmente i Cattolici Veneziani cercarono fin da subito, intuendone il successo, di attribuirsene il merito e far propria la scoperta di quella nuova Devozione: il merito e l’iniziativa erano stati del tutto dei Tedeschi di Zoia Restada di San Bartolomeo… Ai Veneziani restò di declinare a loro modo quell’idea iniziale concretizzandola nelle varie Schole del Rosarioche sorsero e si diffusero un po’ ovunque in tutta Venezia a partire da San Domenico di Castello: sede-Convento degli agguerritissimi Padri Domenicani Predicatori e Inquisitori.
Il fenomeno del Rosario quindi “prese strada da se” sulla scia dell’esperienza mistica dei Tedeschi di San Bartolomeo al Ponte di Rialto.
Per la Schola di Zòia Restàda con i suoi 100 Confratelli Tedeschi iscritti, Albrecht Dürer dipinse già nel 1506 un quadro bellissimo: “La Festa del Rosario” ... In ogni caso a Venezia si tenevano occhi e orecchi ben aperti e attenti: c’era chi simpatizzava e chi osteggiava quella presenza Tedesca così assidua nel cuore della Laguna. Secondo alcuni i Tedeschi portavano grande benessere economico, ma secondo altri … non vi dico chi, ma lo sapete di sicuro: “nei Tedeschi c’è la pericolosissima Demoniaca Eresia apportatrice d’Infernale Dannazione”.
Fu per questo che a metà gennaio 1583 il Nunzio Apostolico Lorenzo Campeggi successore di Bolognettiistigato dal Papa di Roma: “procurò di mandare a San Bartolomio un bon Predicatore Gesuita per quei Tedeschi Eretici soliti frequentare tale chiesa Veneziana.”
I risultati furono più che deludenti ... Il Gesuitascrisse un dispaccio a Roma: “… Non vi viene se non poca gente et quella assai bassa et alle volte embriaca; fanno nel tempo della predica diverse insolenze et alle volte con parole ingiuriose s’alzano in mezzo alla predica et la disturbano … Quelli pochi che vengono, vengono solamente per fare un poco di cerca di denari … non per dargli ai poveri, ma se ne servono per fare un banchetto il di Pasquale, dopo che si sono comunicati, in un hosteria et bisogna che io l’inviti tutti a questo banchetto et in pergolo li dichi l’hosteria dove si farà, della qual cosa io me ne vergogno infinitamente, et se in questo non li volesse sodisfar non saria chi mi volesse udire … Di più gli italiani che vengono per curiosità et per sentire predicare in tedesco, restano molto scandalizzati in vedere l’insolenze et immodestie di questi Tedeschi et che un Gesuita li predica et le comporta et non sanno con quanta pena e mortificazione mia …”
Povero Predicatore ! … Quanto può essere frustrante non avere chi ti ascolti almeno un poco ... un minimo. Parlare ed avere una chiesa piena che ti ascolti più o meno rapita dovrebbe essere tutto per uno di “quel Mestiere”.
Termino tornando al Patriarca Queriniimbufalito … Intendeva diventare indipendente dal governo della Repubblica Serenissima, e gestire il Clero Veneziano come meglio gli aggradava: “l’elezione dei Piovani doveva essere deferita a lui, e a lui soltanto” ... Non gli piaceva neanche che in giro per Venezia ci fossero chiese e chiesette di Schole e Oratori privati e di famiglia di ogni tipo, perché andavano tutti a rodere i cespiti e limitare le elemosine e i già magri introiti dei Capitoli Titolari delle Parrocchie dei Preti arrecando loro evidente danno.
Su pressioni dello Stato della Serenissima Repubblica non gli rimase alla fine che ritirare le scomuniche e confermare l’incarico del Piovano-Vicario di San Bòrtolo scelto dai Veneziani … Nel 1541 poi si arrese del tutto rinunciando alle proprie pretese: con la Serenissima era sempre e comunque battaglia persa … Perciò per questo ed altri motivi lo stesso Patriarca rimise l’incarico, lasciò la Città Lagunare, e si trasferì a vivere nel Convento dei Domenicani di San Sebastiano a Vicenza … Alla fine però vinse lui “alla distanza” perché dal 1557 il nuovo Piovano di San Bartolomio venne eletto dai sei Preti Titolati del Capitolo di Chiesa e non più dai Veneziani della Contrada.