#unacuriositàvenezianapervolta 242
La Schola per la Redenzione degli Schiavi … a Santa Maria Formosa
Quella di Santa Maria Formosa, come ben sapete, fa parte del Sestiere di Castello, ed è sempre stata storicamente una fra le più vispe, attive e prestigiose Contrade di Venezia.
Fra le quasi infinite cose che si potrebbe ricordare circa quella curiosissima Contrada, ne ricordo una e una soltanto, che di certo non è fra le più conosciute e significative. Nella chiesa della Contrada si è ospitato e dato sede insieme a un’altra trentina di altre Schole, Suffragi, Fraglie, Confraternite, Pie Unioni e Sovegni, anche alla Schola della Trinità per la Redenzione degli Schiavi.
Qualcuno, come mi è già capitato, storcerà di sicuro infastidito il naso dicendo: “Ma come ? … Venezia è stata sempre liberale: niente Schiavi in città ! … La Serenissima è sempre stata sempre modello di Libertà !”… Tutto vero, ma anche: no.
Innanzitutto a Venezia ci sono stati gli Schiavi: più di qualche Nobile aveva “il Moretto”, o più che spesso anche “la Moretta” che gli scaldava il letto e non soltanto quello. In secondo luogo, che piaccia o no, i documenti lo confermano, i Mercanti Veneziani fra le altre “merci” che trattavano in giro per il mondo vendevano e compravano anche Schiavi … Proviamo a non essere sempliciotti, fanatici e ottusi, o solo di parte: gli affari erano affari, e quando i Veneziani li fiutavano non si tiravano mai indietro. Hanno quindi trattato, comprato, scambiato e venduto anche di Schiavi ovviamente cercando poi di salvare la faccia in Patria, magari mettendo in atto qualche buon rimedio e proposito “per sanàr la cronica situazion”… sebbene con colpevole quanto vistoso e voluto limite e ritardo.
E’ un po’ come oggi: non è cambiato niente … Si parla tanto di pace, di “vogliamoci tanto bene” e diritti dei Popoli, e poi paesi civili come noi Italiani vendiamo a piene mani le armi più sofisticate e micidiali capaci di squarciare e distruggere il Mondo … Contraddizioni della Storia ? … Beh: non siamo troppo buonisti: sono carognate … ed è falso qualsiasi governo che si aderge a paladino di Principi e Virtù quando è il primo a calpestarli … e non basta dire: “così fan tutti … Mal comune mezzo gaudio”… L’ipocrisia non ha confini: il Mondo è dei guerrafondai, e noi ne facciamo parte.
Tornando alla Venezia di ieri … Ricordo d’aver letto del caso di un Nobile Veneziano morente che per testamento ha fatto dono della Libertà alla sua Scjàva de casa(Serva)“che per tutta la vita m’ha servito fedelmente rimanendomi accanto per ogni bisogno della mente e del corpo”.
Di Schiavi si trattava normalmente un po’ in tutto il Bacino Cristiano del Mediterraneo: nei Porti di Barcellona, Palermo, Napoli, Piombino, a Corfù, Famagosta, Salonicco e Sebenico… Uno Schiavo corrispondeva a un valore-prezzo, e a una transazione commerciale soggetta a normali quanto precise “leggi di mercato”… Cinquantina Scudi era la tariffa più comune sui mercati dei Turchi per acquistarne uno … Non era difficile finire Schiavi con i Turchi: si passava da prigionieri a Schiavi con relativa facilità, ma non viceversa ... Le donne poi possedevano un “surplus di valore attribuibile” a seconda dell’età, la bellezza e “la veemenza”.
Al mercato poi era normale che si tirasse e contrattasse sul prezzo guardando ai dettagli, alla prestanza, l’aspetto, gli anni, la cultura e altre doti più o meno manifeste ... Un po’ come con i Cavalli che gli si guardava gli zoccoli, il pelo e in bocca.
Esisteva poi “l’altro aspetto della medaglia”: cioè chi nella Cristianità Occidentale si preoccupava di liberarne almeno “un pochi”… mettendo su tutto un altro mercato parallelo fatto di raccolte di soldi per il Riscatto(la compravendita della persona alla fin fine) che coinvolgeva a più livelli e riprese: Curie, Vescovi e Papi, Nobili, Confraternite, famiglie e tanta gente comune “di buoncuore” disposta a sborsare promettenti elemosine. Nella maggior parte di questi casi si faceva anche tutto “un gran bel minestrone” confondendo e sovrapponendo fra loro quelli che erano diventati schiavi per colpa delle conquiste e delle Crociate o degli abbordaggi pirateschi per mare, oppure quelli che erano “da liberare” dalla Schiavitù Interiore del Paganesimo o dell’Islam portandoli a diventare Catecumeni e poi Convertiti ... o perlomeno “rinsaviti” e capaci di abiurare quanto avevano accettato magari per non rimetterci la pelle.
In fondo nella nostra Europa era una cosa buona e regolare no ? … Mica tanto ! … Come in tante situazioni c’era di mezzo tutta una folla d’Intermediari, di raggiri, “magnarie”, furbi e imbroglioni, con: finti prigionieri, finti pellegrini e finti riscattatori e riscattati, e chi più ne ha più ne metta … C’era chi raccoglieva fondi più che spesso emettendo documenti e certificati falsi, chi scriveva lettere e Suppliche, e chi versava quote che si rimpolpavano o riducevano “strada facendo” col risultato che a volte per davvero qualcuno veniva riportato a casa “sano e salvo”… ed era allora “Realtà” tutto quell’arzigogolare industrioso a favore dei Poveri Schiavi Derelitti.
Ma c’era anche chi strada facendo con tutto quel commercio bene o male si riempiva le tasche facendo l’equilibrista fra Fede e Disonestà e tante altre cose del genere … Il Mondo è sempre stato vario, così com’è sempre stato difficile discernere fra sincerità, lealtà, disinteresse e il loro contrario.
Poteva Venezia rimanere fuori da tale proficuo giro d’affari in tanti sensi ? … Ovviamente no.
Anche in Laguna ci fu tutto un giro di soldi, traffici e trattative che coinvolse a lungo Piovani, Priori, Monache e Frati, Confratelli, Trinitari e “traffeghini di ogni tipo” che fecero epoca … e affari … tanti affari.
Su tutto poi c’era anche l’immancabile Ufficio dell’Inquisizione che s’intrufolava e vigilava mettendosi di mezzo ogni volta di più. Andava sempre a controllare “chi, come e perché” cercando d’individuare chi tornava dalla prigionia, ma soprattutto con quali propositi e con quali convinzioni in testa ... L’Inquisizione non scherzava al riguardo: i “liberati” erano un po’ come i Marinai, che spesso venivano considerati “uomini persi” o perlomeno mezzi Eretici, o Eretici per intero “che si fasèvan Turchi par interesse in giro per il Mondo”.
I “Riscattati” quindi erano sospetti, e venivano sottoposti ad esami rigorosi con abiure e conversioni pubbliche e solenni: non si sa mai … L’Islam già allora si preferiva lasciarlo fuori dall’Europa Cristiana ... almeno per quanto possibile. Gli affari, invece: no … e se gli affari erano frammisti con Dottrine e Religioni in modo che non si potevano facilmente districare … Beh: pazienza … Tutti se ne sarebbero fatta in qualche modo una ragione o un guadagno, e la Vita e la Storia sarebbero continuate lo stesso con buona pace di tutti compreso il Padre Eterno di tutti che se ne sta sopra all’Unico Cielo.
Per farci un’idea concreta di tutta questa Storia, basti pensare, ad esempio, che nel febbraio 1557 a Firenze c’era un certo Paolo Corsida Cefalonia che raccoglieva soldi con l’autorizzazione sia del Vicario Civico di Firenze che del Vicario del Vescovo, e con uno specifico “Breve Papale” sempre a portata di mano. Doveva riscattare suo fratello Pietro che era in mano Turca con altri due “soci” Giorgio e Nicola, e per tale scopo serviva racimolare la bella cifra di 500 ducati … Ancora a Firenze una decina d’anni dopo, c’era, invece, il Calabrese Gian Battista Pacelier di Paola che raccoglieva elemosine per riscattare madre, fratelli e tre sorelle: tutti prigionieri dei Turchi. Stavolta servivano complessivamente: 1.500 ducati per coprire “la taglia de liberazion” ... Una bella cifra !
Negli stessi anni a Livorno secondo le notizie raccolte dall’Inquisizione locale, c’era una certa Lucia ch’era stata liberata dopo essere stata “Schiava del Gran Turco”, e girava ora elemosinando affermando anche d’aver “familiarità con Spiriti e Apparizioni straordinarie, sapeva praticare Devozioni Speciali comunicandosi ogni giorno senza confessarsi, sapeva far Miracoli, e aveva fatto nascere un bambino già morto dal grembo materno ... e altre cose del genere.”
Giacinto de Nobili descrisse i “liberati” che parevano quasi dar spettacolo in giro come spot pubblicitario: “… arrivati alle città o castelli, in mezzo alle piazze … fanno scoppi e romòri terribili, mostrano longhe catene e ferri con cui dicono essere stati legati e dalla galera fuggiti, danno ad intendere al volgo d’aver ottenuto ogni dì grandissima quantità di bastonate da’ Turchi, inimici della Fede di Cristo…”
Insomma in giro circolavano lunghe liste d’attesa di uomini e donne: Soldati, Marinai, Galeotti, Comandanti di Navi e Mercanti che erano rimasti inguaiati e aspettavano d’essere “riscattati dal Maghreb, da Algeri o Costantinopoli, o dai tanti luoghi del Turco”… Circolavano anche notizie sui successi delle liberazioni ottenute: nel 1583 erano giunti ad Ancona 150 “riscattati” da Costantinopoli: uomini, giovani, donne, putti e putte ed ex Galeotti Forzati … C’erano casi poi ancora fermi o a metà, o irrisolti: serviva denaro oltre che raccomandazioni, che costavano pure quelle … Il figlio Schiavo di Maria Lena Pichi da Bologna, ad esempio, che era disposta a pagare 25 scudi era stato riscattato e rimesso in libertà, ma il suo padrone Turcategli Sarumbe pretendeva ancora da lui un anno di servizio o un equivalente in denaro ... Sapore di truffa ? … Mah ? … Chissà ? … Magari: no … o forse: si.
E a Venezia ?
Stessa musica … Nello stesso 1583 altri 25 “Riscattati” stavano in Laguna in attesa d’essere condotti ad Ancona dove c’era una specifica Casa che li poteva ospitare e “rieducare e reinserire nella normalità”… Ovviamente servivano soldi per completare quell’operazione.
Cinque anni dopo, il Senato Veneto impose ai Notai Lagunari di far ricordare nei testamenti di sostenere gli Enti che si occupavano in città del Riscatto dei Cristiani Schiavi dei Turchi… Stessa cosa fecero i Provveditori Sopra gli Ospedali e i Luoghi Pii nel 1675 e nel 1692 ... e pure i Provveditori Sopra ai Monasteri nel 1726 che invitarono Piovani e Rettori: “ad attivare apposite questue durante la Quaresima per la liberation de’ poveri schiavi che languiscono tra catene di barbara schiavitù.”
“Pompilio Veneziano imbarcato sulla Galea del Capitano Camillo Stella era diventato schiavo nella battaglia di Famagosta quando la città era caduta, ed era molto considerato dal “Basà” del luogo per le sue doti di saper suonare, cantare, leggere e far di conto ... Lì viveva con la moglie che era autoctona del posto … e con loro c’erano anche altri Veneziani fatti prigionieri e poi riscattati a metà ... che però non potevano, né volevano partire … Avevano bisogno d’aiuto: possibilmente in denaro contante.”
Ancora nel 1733 i Provveditori da Comun di Venezia autorizzarono Giulio Tasca a cercare aiuti e sostegni per riscattare Andrea Pasqualigo “caduto in schiavitù in Tripoli di Barberia”.
Già nel 1619 si era chiesto al pittore Baldassarre D’Annadi realizzare un telero “col Papa Paolo V che concedeva Indulgenze, Privilegi e Indulti all’Ordine della Santissima Trinità del Riscatto degli schiavi, la Santa trinità al centro fra le nubi, e un Ambasciatore Veneziano che trattava col Sultano per la liberazione di un gruppo di schiavi incatenati”… Il bel quadro fu appeso in bella mostra nella chiesa di Santa Maria Formosa…. L’apposita Schola-ArciConfraternita: “antichissima ed unica in Venezia”, sorse e venne riconosciuta legalmente nella Città Lagunare a metà estate 1604 col proposito di “riscatto e liberazione degli Schiavi” ... Finalità dichiarate espressamente nella Mariegola della Schola-Associazione: “somministrar e raccogliere elemosine per impiegarle nella liberazione degli schiavi cristiani, che languiscono sotto la tirannide degli Ottomani”.
Per finanziare le attività caritative della Schola i Confratelli compivano una questua ogni venerdì in ogni angolo e luogo della Contrada accompagnati dal Sacrestano della chiesa e preceduti dallo Stendardo Processionale della Schola … I Preti di Santa Maria Formosa da parte loro si diedero da fare pagando l’organista, chiamando un Predicatore quando serviva, allestendo Solenni Esposizioni del Santissimo, guidando Processioni ogni terza domenica del mese, Messa Solenne Cantata all'Altare Maggiore e Vespro la domenica della Trinità giorno patronimico della Schola, e celebrando un Esequiale per tutti gli Schiavi e i Confratelli Morti della Schola… Cose tutte che avevano un preciso prezzo, che quelli della Schola non si esimevano dal pagare puntualmente ai Preti del Capitolo di Santa Maria Formosa.
SI provò anche a coinvolgere i facoltosi Nobilieleggendoli simbolicamente a Difensori, Protettori e Procuratori dei Poveri Schiavi da redimere e liberare ... E ancora alla fine di dicembre 1816 il Signor Giovanni Battista Carminati che era anche Tesorier e Fabricèr de la Parrocchia di Santa Maria Formosa, amministrava anche la Cassa de la Schola della Trinità per la Liberation e il Riscatto degli Schiavi scrivendo e annotando in apposito "Libro Cassa, Monte cere e Registro Devoti” tutti gli ammontare, i versamenti e le tasse che versavano i Devoti della Schola a favore degli Schiavi.
Ma c’erano ancora gli Schiavi in giro a quell’epoca ? … La Schola però c’era ed era attiva ancora ... e il denaro continuava ad essere raccolto e in qualche modo girare.
Un altro “quadretto” di una Venezia poliedrica ed eterogenea che oggi non c’è più … Di certo una Venezia fantasiosa, amabile, un po’ double face, e anche abile nell’attivarsi e intraprendere “strade” diverse … quasi “utili” alla collettività Lagunare … Non erano stupidi però i vecchi Veneziani: non sempre ci cadevano e si perdevano dentro a certi labirintici propositi e discorsi … Qualcuno magari: si ... ma tanti altri: no … e intanto la Storia correva in avanti.