#unacuriositàvenezianapervolta 243
“Se solo le pietre parlassero … in Salizàda de Santa Giustina.”
Sembra ci sia quasi la nebbia in questa foto in Salizada Santa Giustina a Venezia … o forse c’era per davvero quando l’hanno scattata ormai più di cento anni fa nei pressi del Palazzo Contarini dalla Porta di Ferroper via che avevano fin dal 1400 un portone tutto bugnato a brocchettoni di ferro … Non ci credete ? … Invece: si … Sono io quello al centro della foto … Quello che sta venendo incontro “scappando via dal Tempo”… e sono stato io a fermarmi a far do ciacòe con quelle donnette di Contrada con le verdure e la frutta, e le carabattole in vendita che ho trovato là:
“Bondì Sjora ? … Come andèmo … Dove sèmo qua ?”
“Dove sèmo ? … Ma da dove ti salti fòra ? … Ti xè cusì forèsto da no savèr niente ?”
“No … Ma so da Santa Marta: da stàltra parte de Venèssia.”
“Par carità ! … Sto qua vien dall’Anzolo … El xè un Nicolòtto ! … Dio te pùrga !”
Poi vinta la ritrosia istintiva ha iniziato a dirmi: “Santa Giustina gèra ‘na piccola Contrada “imbusàda de Castèo” dove a vita sembrava scorrer via senza intoppi e senza Tempo … quasi inseguendo se stessa e le ròbe più semplici de ogni giorno: el lavoro, qualche affetto, la sopravvivenza ... Nessun quasi saveva perché sta zona de Venezia se ciamàva cùsì: gèra cùsì e basta … Stretta nei so canali, ne e caètte scure, umide e strette … piccole, basse e strette gèra anca la maggior parte de e caxette de la Contrada: un Rio col stesso nome de qua … el Rio de a Pietà de là, e quello de a Celestia a pochi passi verso el Rio delle Gorne e i muri dell’Arsenal ...”
“Curioso …”
“Già … Qua fin da la Peste del 1600 ghe gèra attive almanco 30 botteghe, e ghe gèra anche un inviamento, un forno da pàn proprio ai Piedi del Ponte del Fontego de a Farina fatto su Terminazion del Magistrato alle Biave par dar el pan ai Veneziani de Casteo fin da 1731… Al centro de tutto ghe gèra e Muneghe Agostianiane che sembrava tante Vergini Giustine decrepite come el so Convento de seconda classe … malridotto, proprio cadente … Perfin e Schole de Arti e Mestieri e Devosiòn sembrava no voler saverghene de farse ospitàr in quel posto: i ghe giràva alla larga … Ghe gèra solo ospite dal 1500 i Soci del Traghetto de Santa Giustina … e alla fine del 1600 e donnette del Suffragio della Madonna de Candia.”
Alle Monache di Santa Giustina era associato un Prete-Cappellano-Piovanoche abitava in una casa di residenza predisposta per lui dalle Monache in Corte delCappellan… Aveva l’obbligo di guidare e assistere al “Coro di 16 Preti” compreso lui che ruotavano intorno alla chiesa della Contrada celebrando 10 Mansionerie di Messe a 7.300 lire annue, di cui lui godeva un supplemento di 62 lire, più altre 14 Messe-Anniversario a 124, 20 lire, di altre 3.927 Messe Perpetue, e 1,700 Avventizie ... Insomma: un capitàl de Messe … Doveva inoltre cantare Messa a tutte le Feste, e Vespro in quelle più solenni per le Monache e il Popolo della Contrada;esporre varie volte il Santissimo; predicare in Quaresima e fra l’Anno; insegnare la Dottrinaalle putte e agli adulti, e celebrare ulteriori due Esequie Annualiper tutte le Monache Morte del Monastero… Per far questo percepiva dalle Monache 250 ducati annui … anche se dichiaravano per scritto solo 848 lire annue ... oggi come allora: in nero insomma … Inizialmente el Capellàn percepiva una tradizionale offerta di unabotte di vino, quattro sacchi di farina, 25 ducati, e metà degli incerti e delle spese per la gestione della chiesa.
“In verità Santa Giustina gavèva un suo “quid speciale” ... Ogni anno fin da la fine del 1500 el Doge e la Signora veniva qua accompagnai da Ambasciatori e Dignitari stranieri … I veniva solennemente in corteo acqueo proprio nel giorno de Santa Giustina in ottobre, per festeggiare ogni anno la Vittoria de Venezia contro i Turchi a le Curzolari … e par visitar e Muneghe.”
“El famoso scontro navale de Lepanto … le Echinadi o Curzolari del 07 ottobre 1571 …”
“Si … Proprio quello … Il popolo dei Veneziani con e so Schole veniva invesse processionando a pie par e calli, i campi e le fondamente de Castèo partendo da San Marco.”
In quell’occasione i Veneziani della Contrada presi dall’entusiasmo del Trionfo e della Vittoria non si fermarono, e andarono avanti per giorni per le strade e sul ponte dietro alla chiesa chiamato da allora Ponte del Tadèo o Te Deum, a cantare l’antico inno di ringraziamento: appunto il “Te Deum” in compagnia dello stesso Doge.
Ogni anno quindi dopo un gran Messone solenne celebrato da un Canonico della Basilica Dogale di San Marco, si tornava a cantare quell’inno Te Deum, poi lo stesso Doge regalava alle Monache delle monete d’argento appositamente coniate per l’occasione: i “ducatoni”detti anche “Giustine” per via che recavano impressa l’immagine della Santa Giustina col motto “memor ero tui Justina Virgo”… Il Governo Serenissimo inoltre manteneva a spese pubbliche 12 Monache dello stesso Monastero alle quali nello stesso giorno regalava 25 “Giustine”.
“Par questo a Contrada gavèva un nome, e le Mùneghe una certa fortuna …”
“Nel 1535 la Priora di Santa Giustina fece confinare dal Proto Nicolò Del Cortivo un’ampia area da coltura e un bosco in Locco della Credda a Povegliano che le Monache di Santa Giustina avevano appena acquistato. Il funzionario precisò sulle carte: “… senza contare el bosco perché pien de frasche over fronde … il terreno va da Bonisiòl ad Altin.” … Non a caso negli anni seguenti: nel 1587, sorse in Contrada una “Scuola Pubblica” gestita dal Clerico quarantenne Angelus Galetus giunto espressamente da Roma, o meglio: dal Lazio, per insegnare a trenta alunni Veneziani del Sestiere: “Humanità e Oration de Ciceron, Rethorica, Vergilio e Horatio a chi latina et fa concordantie … e a quelli più piccoli che no fa epistole: il Vives …”
“Prima de a Peste: quea de a Salute del 1600, quando qua in Contrada viveva quasi 1600 persone, in cièsa “da e Mùneghe un fià pretensiòse e robèstiche come el so Capellan, no ghe andàva quasi nissun … I andava in pochi insomma … I gavèva solo 800 Comunioni: a zènte andava via ... In quel tempo a Serenissima gha mandà a processo una prostituta Cristina che andava de continuo in cièsa mettendose tutta vistosamente in mostra … No a disturbava … Però a patrocinava sfacciatamente i so affari … Nel 1618 e Cronache Veneziane racconta che proprio qua in Contrada de Santa Giustina xè sta strangolada Orsetta ventottenne moglie de Alberigo Alberighi, sulla casa a do porte sul Ponte senza bande de Cà Cima, che fu detta poi Cà Zatta, e dopo ancora: Cà Zon … e dopo ghe xè sta parfin un Prete processà “per malcostume e appropriasiòn d'effetti”.
Nella stessa Contrada di Santa Giustina nel 1629, in Corte delle Do Porte in Cà Basadonna, abitava in una casa frequentatissima il celebre Pittore Giacomo Palma il Giovane … Fu lì che morì “oppresso dal catarro” ... Già l’anno prima aveva chiesto una matita scrivendo: “Io vèggo e sento, ma non posso favellare!” … Nel testamento disponendo di farsi seppellire ai Santi Giovanni e Paolonell'arca “in faccia alla porta della Sacrestia”, nominò le due figlie: Giulia sposata con Zanantonio Preti, e Cleriarimasta vedova e in povertà. Dispose di dover dare 3.000 ducati e alcuni quadri a Cleria detratta la dote che spettava a sua moglie Andriana, e che suo figlio assumesse il cognome di Palma in sua memoria ... Lasciò inoltre quadri a Domenico Tintoretto per via dell'amicizia che aveva avuto con suo padre Jacopo.
“E gèra antipatiche e 75-80 Mùneghe de Santa Giustina con a so Priora … nonostante ogni anno el giorno de Nadal e regalasse 40 ducati suddivisi fra i poveri della Contrada de Santa Giustina e quella de Santa Marina ... E se lamentava sempre e Mùneghe perché e gavèva poche Messe annue da celebrar … Per cui e domandava de continuo sussidi al Patriarca ... e dopo se disèva: “dodeci Monache sono contrarie a la Priora… e diverse non pratica el Capitolo settimanale de le colpe …”
Le Monache quindi si rifiutavano di confessarsi davanti alla Comunità com’era d’obbligo secondo la Regola, e poi se la vedevano fin troppo con certi Nobili, come era spesso usanza a Venezia … soprattutto con i Cavalieri, Procuratori e Ambasciatori Soranzo del Ramo di Rio Marin che avevano commissionato l’edificazione della facciata della chiesa mettendo a disposizione 10.000 ducati e mettendoci tre loro busti scolpiti da Clemente Moli. In cambio le Monache avrebbero dato loro il privilegio di farsi seppellire nello stesso Luogo Sacro.
Sentite un po’ che cosa lasciò detto nel suo testamento uno dei Nobili Soranzocirca la sua sepoltura e ciò che si sarebbe dovuto fare “con celerità”per la sua Morte. Era davvero preoccupato di garantirsi “l’Aldilà” in qualche modo e a “suon di Messe e preghiere”: “…vestito da Cappuccino (verrò posto) nella tomba di Famiglia a Santa Giustina … Sarà di sera, accompagnato col Capitolo di San Marco al quale saranno dati 50 ducati, e da quello di San Polo al quale saranno dati 20 ducati; accompagnato da 24 torzi da 10 libre l’uno ed in chiesa siano posti su ogni altare due candelotti da 2 libbre e a quello del Santissimo 1 da 4 libbre e 4 all’altare della Madonna per 3 giorni e sopra alla sepoltura per 3 giorni 4 torce da 12 lire l’una cambiandoli ogni mattina e i candelotti per una mattina siano messi anche a San Polo. Siano dette a Santa Giustina 300 Messe con la celerità maggiore possibile; a San Polo siano dette 100 Messe dal Capitolo sull’Altare di Famiglia; altre 100 Messe a San Nicolò dei Frati all’Altare Privilegiato, e siano dati per queste Messe 12 candelotti da 2 lire ciascuno; 100 Messe ai Santi Giovanni e Paolo con la solita elemosina per esse; a Santa Giustina sia cantata una Messa, e a San Polo sia fatto un Esequie e siano dati 5 ducati per luogo in elemosina. In chiesa di San Marco siano dette 200 Messe all’Altare Privilegiato dando candelotti da 2 lire per gli Altari e al Santissimo e alla Madonna: 4 ed inoltre in quella chiesa si deve fare un Esequie come quello dei Procuratori e sia continuato per 5 anni. Gli Ospedali dei Santi Giovanni e Paolo, Incurabili, Pietà, Mendicanti, Convertite ricevano 200 ducati ciascuno, e vengano messi a disposizione 2.000 ducati per una Mansioneria ogni mattina a Santa Giustina dicendo il De Profundis ogni giorno sopra l’Arca della sepoltura. Se non verrà fatto il monumento in facciata entro 4 anni si dovevano dare 1.000 ducati ciascuno agli Ospedali …”
Che ve ne pare ? …. Con quale angoscia si moriva un tempo: si temeva più l’Infernoche la Morte stessa ... e neanche i tanti soldi bastavano a liberare da quella angoscia. Sarebbe servito un buon psicologo … ma a quell’epoca un po’ tutti grandi e piccoli erano “vittime” di quella mentalità epocale.
C’era ancora un’antica ruggine fra i Veneziani della Contrada e le Monache di Santa Giustina ... L’antica chiesa era una delle quasi mitiche “otto protochiese Veneziane” fondate secondo la leggenda da San Magno di Altino fuggiasco da Oderzo approdato in Laguna circa nel 580 ... Si diceva e raccontava che “sognante pecore e buoi che pascolavano insieme” avesse fatto costruire in successione: San Pietro di Castello, San Giovanni in Bragora, Santa Maria Formosa, Santi Apostoli, l’Anzolo Raffael, San Salvador, San Zaccaria e appunto Santa Giustina… Sempre nelle vecchie Cronache Veneziane si legge che nel 1177 c’era una “piscina o palude” in zona Santa Giustina che apparteneva alla “Communis Venetiarum”, una:“mea pissina … de Petrus Cianide la Parròcia de Sancta Giustina.”… Si diceva anche che nell’ottobre 1125 a Torcello davanti a Johannes Zagolino Diaconus et Notarius: Agnesevedova di Domenico Iovardo da Ammiana e le figlie Maria moglie di Pietro Marcello da Torcello e Palma moglie di Giovanni Ziani dal Confinio di Santa Giustina avevano consegnato a Pietro Dondi Chierico Piovano di San Lorenzo di Ammiana un allodio sito nel Lido Bovense sopra il Canale Morsiolo, e un altro allodio sito nel Lido Bianco oltre all’acqua Scampello, avendo detto Piovano pagato i debiti del defunto ... Un allodio era la parte dei beni immobili di un Principe o Signorotto o Nobile liberato da soggezioni e antichi obblighi feudali.
Nel giugno 1322, invece, il Consiglio dei Dieciconfiscò alcuni beni e terreni a Ferrara a due ribelli Nicolò Durante e Tommaso Querini, e affittandoli all’incanto per cinque anni e per canone annuo di Lire 12 di grossi a Ser Marco Stanièr di Santa Giustina… Al tempo del Doge Andrea Contarini, in occasione della Guerra di Chioggia contro i Genovesi nel 1379, ci furono diversi imprestiti allo Stato. La Contrada di Santa Giustina con i suoi 11 Nobili offrì lire 49.400 in tutto soprattutto tramite due Nobili eNicolò Baseggioche diede da solo 6.000 lire, e tramite altri quattro contribuenti abbienti fra i quali primeggiava Alvise Da Becora che contribuì con 15.000 lire.
“Chi gèra mai sti Sjori ? … Mai visti nè sentii … Tutta zènte persa ne a notte dei tempi.”
“Prima dell’arrivo de quelle Mùneghe ghe gèra sta a Santa Giustina dei Canonici Regolari … che neanche se sa ben de che tipo che i fosse nè da dove i gèra venùi fòra ... Dopo de lòri ghe ne xè rivài altri: de un altro tipo … Ma còssa importa ? … A chi interessa ?”
“Alla fine insomma xè arivàe a metà 1400 quee Mùneghe un fià coraggiose da gli Anzoli de Muran … Un bel coraggio ad andàrse impiantàr col Convento in mezzo fra i do colossi de le Mùneghe de San Lorenzo e i Frati de San Francesco de a Vigna … Quee Mùneghe però gèra tòste … Appena arrivàe e gha fatto subito baruffa con a zènte de Santa Giustina imponendoghe i so Capellani e privandoli del diritto de eleggerse el so Piovan … Dee Mùneghe “sparonsòne” insomma …”
“I tempi ciamàva cusì … Santa Giustina dopo gèra anca a “Contrada de le pière.” … Primo perché le Monache detenevano come preziosissima Reliquia “Il sasso di Santa Giustina”, cioè la “Santa Pietra” su cui si era genuflessa pregando al momento del suo martirio sotto Massenzio (oggi si trova custodito in chiesa di San Francesco della Vigna nella Cappella Priuli) ... La Santa Giustina vi lasciò la “Santa Impronta” delle sue ginocchia: tutto era “santo e prezioso” anche per i Veneziani a quell’epoca ... Secondo, in Contrada de Santa Giustina c’era la “pièra rossa de la Peste”, cioè quella nel Sotoportego Zorzi tra Corte Nova e Calle Zorzi ... Si trattava della pietra rossa in cui s’era concentrata e fermata miracolosamente la Peste: chi calpestava poteva in qualche modo incorrere e risvegliare per se quell’antico male … Ci si riferiva alla Peste del 1630: quella del Tempio e del Voto della Madonna della Salute che fece strage a Venezia e in Laguna. Gli abitanti di Corte Nova e Sottoportego Zorzi a Santa Giustina, non si sapeva bene come, s’erano salvati: cioè la Peste s’era bloccata di fronte all’immagine della Madonna dipinta con San Rocco, San Sebastiano e Santa Giustina che dopo una visione aveva fatto realizzare una certa Giovannina ... La Peste venne, passò di là … e si bloccò impiantandosi in quella “Santa Pietra d’inciampo” ... tutta da evitare e non risvegliare ... Le Leggende sono Leggende: belle proprio per questo.”
“Gho sentìo una volta, che a metà 1700, quando ormai a Contrada co a Festa e le Tradizion “andava in calando”: per ordine del Provveditor del Comun se gèra incomincià a metter i masègni in tutto el Campo de Santa Giustina, ma siccome mancava i schèi come adesso, se gha fatto in pièra solo el tochetto che andava da la cièsa a la riva: dove che de solito smontava e passava el Doge ... Dopo metà secolo i gha copà co ‘na manèra Iseppa Ziani, po i a gha fàtta a tòcchi e messa sotto al pavimento de a cusina dove che i abitava. Xè sta Michela Moro Gondetti de 36 anni insieme al so amante Cesare Magretti, che gèra el mario de a donna ...”
“Che storie !”
“In autunno de do anni dopo el Consiglio a gha fàtta decapitar ... Mentre in primavera de sinque anni dopo, i gha trovà sempre qua a Santa Giustina: Maddalena Pastor Tonetti … Strangolàda con un laccio de cuoio in Calle della Pietà. I gha accusà Gasparo Zambler che se morto in prisòn qua a Venezia, e Marco Milio Alberghetti che xe morto mentre ch’el provava a scampàr … e non a xè ancora finita…”
“Quante disgràssie !”
“Si … Ma sènti questa … Verso a fine del 1700 xè venùo zo con un gran boato tutto el soffitto de a ciesa de Santa Giustina … El xè andà a schiantàrse su do altari e su la Cantoria dell'organo: un disàstro … Xè accorsi subito i Nobili Gradenigo che stava de fàsa insieme a un Frate che gèra solito farghe visita … I xè arrivai là giusto in tempo per tiràr fòra da sotto e pière e le macerie a vecietta che fasèva da custode a la cièsa … I la gha soccorsa al so palazzo ... Brava zènte …”
Infine giunse il 1800 quand’era Cappellano-Curato Amovibile salariato dalle Monache il Prete Mario Alessandrini. I Francesi spazzarono via tutto e tutti, soppressero il Convento di Santa Giustina, chiusero la chiesa, mandarono via le 54 Monache rimaste, e inglobarono la Parrocchia in quella contigua di Santa Ternita dov’era appena morto il Piovano … di crepacuore ?
Nel 1841 “venne mazzoccà e tirà sò el campanièl”… Tre anni dopo la chiesa venne divisa in due piani togliendo il timpano della facciata e trasformandola in Scuola della Marina Militare Austriaca...Nell’occasione scomparvero le statue del coronamento, lo stemma di famiglia, e i busti dei Soranzo ... Nel 1851 l’Altar Maggiore ricchissimo di marmi pregiati ma ingombrante venne regalato alla chiesa di Sant’Aponal che doveva essere riaperta (è ancora là) ... Infine l’Istituto Nautico si trasferì nell’ex Monastero di Sant’Iseppo di Castello, e dopo un abbandono durato fino al 1924, Santa Giustina è diventata Liceo Benedetticome lo è ancora oggi.
“Se ti vòl te vèndo un per de autentiche vànvere … proprio originali de e Munèghe de Santa Giustina … Te farò un bòn prèsso … perchè ti xè ti … O se ti vol: te darò do bocài da notte del Convento … Un pèr de brocche col so caìn ? … Una foghèra ?”
“Ma anca no … Bondì Parona … Gràssie de e ciàccoe … Me tògo piuttosto un chio de fasiòi freschi de campagna da to àmia qua davanti.”
“Bòni …”
Poi è uscito il sole del tutto … e noi ombre del passato imprigionati nella fotografia siamo tutti scomparsi … Rimangono le pietre mute, che purtroppo non sanno raccontare … Se solo potessero !